Ti prego non mangiarmi!

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    Dalla stessa sostanza dei sogni

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    Guardavo il drago dormire.
    Come se nulla fosse, si era accucciato e aveva chiuso gli occhi. Il respiro era diventato profondo e regolare pochi istanti dopo. Io invece ero sveglia. Non avevo alcuna intenzione di abbandonarmi al mondo dei sogni. Non dopo ciò che era successo.

    Aes non mi aveva rivolto altra parola oltre a quel "Tutto bene?", privo di qualsiasi giudizio. Come se fosse la cosa più ovvia da chiedermi. E io non ero riuscita a trovare altre risposta che distogliere lo sguardo. Tutto pur di non specchiarmi ulteriormente nei suoi occhi così limpidi. Cosa potevo dire? Nemmeno io sapevo dire come mi sentissi. Non avevo la più pallida idea di cosa fosse successo. Mi piaceva svolgere il mio lavoro (uccidere) in maniera pulita...senza sporcarmi troppo le mani. Lasciavo che ci pensassero i miei veleni a sistemare tutto. Questa volta...questa volta invece...questo...questa...non ero io.
    << Allontaniamoci da qui, non vorrei che qualcuno ci stesse davvero cercando>>, aveva detto Aesingr, per poi avviarsi verso una grotta, che notavo solo ora. Sembrava esausto. Avevo quindi lanciato un ultimo sguardo verso il corpo di Dree. L'ombra di un corvo vi si stava già approcciando, pregustandosi il banchetto. Mi ero tirata su il cappuccio e avevo seguito il drago. Il tutto nel più totale silenzio.

    Aes si mosse un attimo e sbuffò. Trasalii, per poi rendermi conto che stava ancora dormendo. Nonostante ora il suo fiato non fosse più freddo e anzi fosse un po' caldo/umido, io continuavo a tremare e a stringermi nella mia giacca alla ricerca di un calore che sapevo di non avere. La mia metà cobolda non era in grado di tollerare granchè le temperature basse. Decisi di perlustrare la grotta per tenermi impegnata e per assicurarmi che non fosse già occupata da qualche altro inquilino. C'erano due cunicoli. Li esplorai entrambi ma sembravano essere deserti, o per lo meno privi di una qualsivoglia minaccia. In uno c'era uno specchio d'acqua. Rimasi stupita dalla purezza di quell'acqua, così limpida, che faceva dubitare di trovarsi ancora nei pressi della palude. Scrutai la superficie più da vicino cercando di ignorare il mio riflesso. Tuttavia fu impossibile. Mi vidi: i capelli scarmigliati, le macchie di sangue nel viso,...quel viso deturpato da squame

    << Ugh!>>...<< Che orrore!>>...<< Cosa è?>>...
    << Vattene di qua!>>...<< Tu non sei una di noi>>...
    << Ah! Mi ha morso!>>...<< Attento, potrebbe avere qualche malattia>>...

    << Con il suo aspetto ci credo che l'hanno lasciata qua...di sicuro è maledetta...te lo dico io, quella porta solo rogne>>


    Iniziai a colpire a vuoto l'acqua. Tutto pur di far svanire quell'immagine, pur di farli tacere.

    << E' una bellissima bambina! Sembra una bambolina!>>
    << Così educata e brava! Hai visto come se la coccolano i suoi genitori?>>
    << Vorrei ben vedere! Quella creatura non potrà che migliorare crescendo e farà sicuramente grandi cose. E' un po' l'orgoglio di tutto il paese>>
    << Hai ragione. Ahahahah>>

    ---------------------

    << Avete sentito la notizia?>>
    << Sì! Terribile! Povera bambina>>
    << Chi mai avrebbe potuto fare una cosa simile? Arrivare non solo ad ucciderla ma addirittura a sfregiarla...non posso...>>
    << Pensa a quei poveri genitori...Comunque io credo di sapere chi è il responsabile...>>
    << Ah sì? Chi?...Aspetta...non vorrai dire?>>
    << Certo che sì! Ha sempre odiato tutti e quella bambina in particolar modo. L'ho sempre detto che un giorno ne avrebbe combinata una grossa, dopo tutte le mascalzonate già commesse. Non è altro che una bestia>>


    Le voci e i ricordi non volevano saperne di lasciarmi in pace. Mi portai le mani al volto mentre un urlo esplodeva dal mio petto nel tentativo di soffocare ogni altro suono. Sentivo le lacrime bagnarmi il viso. Era stato un "incidente". Non volevo uccidere quella bambina - o forse sì?- men che meno sfregiarla - ne ero sicura?-, ma lei rideva spensierata e felice. Era orgogliosa dei complimenti che le venivano rivolti e dell'affetto che la circondava. A quel punto...a quel punto cosa era successo? Non riuscivo a ricordare. Forse lo avevo rimosso. Nella disperazione avevo iniziato grattarmi le squame sulla guancia e sul collo nel tentativo di strapparmele via ma senza successo. Mi ferii soltanto le dita. Ripresi la mia testa fra le mani e continuai a singhiozzare.
    Sarà stato il freddo, le lacrime o la stanchezza che finalmente mi sopraffaceva, ma dopo un po' tenere gli occhi aperti si fece sempre più difficile. Mi addormentai. Ero di nuovo al buio. Tuttavia, stavolta non ero da sola; infatti, la bambina che avevo ucciso tanti anni fa era ora di fronte e mi guardava. Con i suoi capelli setosi, la pelle perfetta baciata dal sole, gli enormi occhi azzurro cielo. Era perfetta e mi faceva ribrezzo. "Cosa vuoi? Lasciami in pace". Lei rimase lì dov'era. "Non mi hai sentito? Vattene". Questa volta scosse la testa e parlò: "Tanto non puoi uccidermi. Lo hai già fatto. Puoi riprovarci sempre che tu riesca a prendermi, mostro". Pronunciò quelle parole con scherno e poi corse via, dentro un tunnel comparso dal nulla, lasciandosi dietro una fastidiosa risata squillante. Sentii la rabbia montarmi dentro...qualcosa di simile alle fiamme che già avevo percepito. Le corsi dietro, estraendo uno dei miei pugnali. "Mi libererò di te e di tutti gli altri una volta per tutte, maledetta mocciosa". Continuavo a sentire la sua risata "~Mostro, mostro, pelle di squame. Chi al mondo ti potrebbe mai amare? Sei brutta ed odiosa. Tra i ratti e il liquame dovresti restare...~" Era una canzone dolorosamente familiare, ma nonostante le lacrime la rabbia non faceva che aumentare. Finalmente scorsi la sua figura e con un ultimo slancio le fui addosso. Lei lanciò un grido. "Ah-ah! Ti ho preso finalmente, stronzetta". Le tenni bloccato il corpo con le gambe. Con una mano le premetti la testa a terra, afferrandola per i capelli, mentre con l'altra mi preparavo a pugnalarla.
    Lei mi guardò ma i suoi occhi non erano più pezzi di cielo.
    Erano verde-acqua ed erano gli occhi di un drago.

    Lascio volutamente non chiarito se Engifer si sia svegliata o no,perchè finire così è figo
     
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    "Aes! Aeees... Aesingr!"
    "S... si?"
    Cos'era tutto quel baccano? Accidenti. Possibile non lo lasciassero mai dormire?
    Fossero i granelli di sabbia, il vento, le nuvole nel cielo o le alghe della sera prima, c'era sempre qualcuno che cercava di svegliarlo. Dannazione che fastidio.
    "Ci hanno lasciato due monete d'argento e una d'oro. Bello no?"
    Si stiracchiò, sfregandosi contro la corteccia dell'albero che sotto le sue squame risultava morbida e molto comoda come sostegno.
    "Ah? E io che me ne faccio?"
    "Scemo, ti posso comprare le alghe"
    "Ma... le trovo in mare le alghe"
    "Ma quelle fanno schifo, sanno di muschio andato a male"
    "Cosa cambierebbe? E poi tu come fai a sapere di cosa sa il muschio andato a male?"
    "Eh, io lo so. Comunque andiamo, è già tardi"
    "Ma... ma non abbiamo da fare niente oggi"
    "Lo so! Proprio per questo devi svegliarti, così andiamo a r..."

    Un movimento. Un fruscio. Un suono. Dei passi, una voce.
    "Ti ho preso"
    Non capì nient'altro. Spalancò gli occhi di scatto e si voltò, incrociando nella penombra lo sguardo di una piccola creatura.
    Destarsi così rapidamente lo riempì di adrenalina, mentre brividi gelidi scorrevano lungo il suo corpo, dalla testa alla punta della coda.
    Non distinse granché di quanto stesse accadendo, sentì solo un dolore lancinante alla base del collo. L'acuta fitta gli solcò il dorso e lo spinse a spalancare le ali di riflesso, mentre la sua coda si intirizziva di scatto.
    Dalle sue fauci inizialmente non uscì nessun grido. I suoi occhi manifestavano puro sgomento, ma trascorsero alcuni secondi prima che effettivamente riuscisse a quantificare il dolore.
    La lama, la mano che la impugnava, uno sguardo di ghiaccio.
    Poi arrivò il terrore.
    Ruggì con violenza e si scosse fino a ribaltarsi da un lato, facendo cadere la creatura seduta sul suo dorso.
    Era Engifer, la stessa Engifer che aveva appena cercato a tutti i costi di aiutare. Certo, nessun aiuto avrebbe mai voluto fosse ricambiato, ma non si sarebbe mai aspettato niente del genere e in quel momento percepì un'irrefrenabile bisogno di esternare l'orrore celato nei suoi pensieri. Nel momento stesso in cui l'aveva riconosciuta, migliaia se non milioni di domande gli avevano affollato la mente.
    Non riusciva a crederci, non riusciva a capire. C'era sempre un perché, c'era sempre un motivo.
    Qual'era? Quale diamine poteva essere!
    Sentiva il sangue scivolargli sull'attaccatura delle ali, fino a scendere lungo la spalla e la zampa sinistra sotto al suo muso. Il pugnale non era rimasto conficcato nella sua carne, e non sapeva se fosse un bene o meno. Guizzò con il muso verso la ferita, cercando di avvicinarla con i denti ma senza riuscirci. Provò con le zampe, ma il risultato fu lo stesso. Poteva poggiare solo un'ala sul collo in maniera da comprimerla per alleviare leggermente il dolore.
    Balzò sulle zampe e si lanciò addosso alla parete rocciosa al suo fianco, rannicchiandosi contro di essa con il muso chino. Non era certo se fosse stata l'oscurità, il freddo del pugnale o l'inquietante espressione di Engifer, ma tutto in lui aveva preso a tremare di paura.
    Non ricordava l'ultima volta che era accaduta una cosa del genere. Anche gli artigli vibravano, scossi da fremiti incontrollati e completamente estratti senza che se ne fosse neanche reso conto.
    Perché si era spaventato in quel modo? Non riusciva a capacitarsi della brutale ferocia con cui le emozioni avevano stravolto ogni suo apiglio alla razionalità. Tutto si era fatto distorto e lontano.
    Quando riuscì a riprendere contatto con la realtà in maniera cosciente non si mosse. Le sue membra tremanti cominciarono a rilassarsi, fino a ritrovare un equilibrio e a tornare sotto il suo controllo.
    Difficile dire se fosse scaturita dal dolore, dalla paura o dalla tristezza, ma nel silenzio e nella semi oscurità una lacrima piovve lentamente dal suo muso.
    Se Aesingr non fosse stato Aesingr, probabilmente lui stesso l'avrebbe scambiato per un represso sentimento d'odio. Eppure non c'era disprezzo in lui, non ve n'era mai stato.
    Torcendo in maniera innaturale il collo riuscì a portare una zampa sul taglio. Cercò di evocare l'acqua curativa, ma non si generò niente più di qualche goccia. Non bastò neanche a donargli sollievo.
    Era troppo debole, le energie l'avevano abbandonato durante lo scontro.
    Riportò il collo al suo posto, abbassando la zampa e poggiando il muso a terra. Non si fermò ad osservare Engifer; sapeva che altrimenti l'avrebbe messa in difficoltà.
    Abbassò le palpebre, dischiudendo lentamente le fauci.
    "Credo... ti sarebbe difficile colpirmi ancora mentre ti guardo"
    Restò immobile, voltando semplicemente il muso da un lato. Portò solo la lingua fra le zanne, stringendola e schiacciandola nel tentativo di ignorare il dolore al collo.
    "Posso... posso solo sapere... perché mi vuoi uccidere? Hai fame?"
    Non l'aveva attaccata, quindi non poteva averlo pugnalato per difendersi; per qualche ragione, era convinto che non fosse neanche interessata a mangiare carne di drago.
    E allora, perché stava accadendo una cosa simile?
    Ho dovuto far fondo a tutta la pucciosità di Aes per questo post xD
     
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    La bolla in cui mi trovavo esplose.
    Come era apparsa la bambina si dissolse, lasciandosi dietro un "Te l'ho detto! Non puoi prendermi, mostro". Mi ritrovai sbalzata a terra e caddi sulla schiena. Mi ci volle un po' per riuscire a respirare di nuovo e per rendermi conto di dove mi trovassi e di cosa fosse appena successo. Poi la realtà degli eventi mi piovve addosso come una doccia fredda. Tutto accadde molto velocemente: il drago si era buttato di lato per poi balzare sulle zampe e scappare verso la parete vicina della caverna; io mi alzai a sedere di scatto e iniziai a ritrarmi nella parte opposta.
    Respiravo affannosamente. I gemiti della creatura ferita che risuonavano nell'antro. Avevo...avevo appena pugnalato Aes senza alcun motivo. Anzi, un motivo c'era e forse era quello che mi turbava di più. I ricordi del passato erano stati in grado di risvegliare quella rabbia, quelle fiamme, che mi avevano fatto massacrare Dree e prima di lui quella bambina. Le stesse fiamme che ormai capivo si annidavano dentro di me, nell'oscurità, in attesa di sopraffarmi.
    Mi aveva chiamata "Mostro" e aveva ragione. Avevano tutti ragione. Iniziai a tremare. Feci per portarmi le mani alla testa ma, non appena notai il pugnale insanguinato che ancora stringevo in pugno, lo lanciai lontano da me come se scottasse. Mi strinsi le braccia attorno alle gambe. I tremori continuavano. Nonostante fossi pienamente sveglia le voci, le loro voci, continuavano a parlare e parlare e parlare e parlare...non mi lasciavano in pace. Cosa c'era che non andava in me? Cosa stava succedendo? Perché mi perseguitavano?

    "La Corte qui riunita ha decretato...relazione abominevole...atto spregiudicato...ma Sua Maestà misericordiosa...una possibilità...a patto di cedere il simbolo del vostro peccato...vostra figlia...pagherà per voi!" Sentivo sprazzi di parole di un discorso che ero troppo piccola per comprendere appieno. Tanta gente come la mamma, come il papà...nessuno come me, ma i miei genitori erano là...lontano. Perché? Perché non mi guardavano? Si tenevano abbracciati. "Mamma! Papà!", li chiamai. Non si voltarono, sui loro volti apparve una smorfia. Poi delle figure armate si fecero avanti e mi presero per le braccia sollevandomi. Non capivo ma sentivo che ero in pericolo. "Mamma? MAMMA! MAMMAAAA!! PAPA'!!!", urlai. Non si voltarono. Io mi ribellai, mi colpirono e infine arrivo il dolore...lancinante e insopportabile...mentre mi strappavano parte dell'anima

    Cosa era quello? Un ricordo? Erano i miei genitori...l'ultimo ricordo che avevo...l'impassibilità del loro sguardo. Respirare stava diventando sempre più difficile. Sentivo un peso nel petto. La gola era serrata in una morsa. Cercai di spostare l'attenzione su qualcos'altro: Aesingr!
    Non avevo il coraggio di guardare la creatura. Tuttavia, ero in grado di sentirlo. Stava soffrendo. Era spaventato. Lo avevo aggredito eppure ancora non mi aveva uccisa. Cosa stava aspettando?
    Fu questo interrogativo a portarmi a posare lo sguardo sulla sua figura. Lo vidi pietosamente accucciato contro la parete. Mi alzai lentamente, trovando sostegno nella parete. Aspettai che le gambe smettessero di tremare. "Devo finirlo...ormai è debole e non si fiderà più di me...come puoi spiegargli che..." Lo vidi tentare inutilmente di raggiungere la ferita, da cui tuttavia continuava ad perdere sangue, con una zampa. Vi avvicinò anche il muso. Alla fine si rassegnò a stringersi protettivamente contro l'ala. Mi diressi verso il pugnale che avevo scagliato via e mi avvicinai a lui. Ero calma...più o meno...stavo per compiere un atto orribile degno della persona che ero, ma senza un compenso che mi attendeva alla fine. Strinsi più saldamente la presa intorno all'arma pronta a colpire di nuovo, finché Aes non parlò << Credo... ti sarebbe difficile colpirmi ancora mentre ti guardo>>, voltò leggermente il muso, << Posso... posso solo sapere... perché mi vuoi uccidere? Hai fame?>>
    Mi bloccai con il braccio a mezz'aria. Deglutii, ma mi riuscì difficile. << Io...non lo so>>, fu la prima cosa intelligente che mi venne da dire, << Penso...penso che ci sia qualcosa che non va in me>>. Abbassai il pugnale. Perché? Perché non ci riuscivo? Poi iniziai a sentire dei singhiozzi ma Aesingr non stava piangendo, allora chi?...mi portai una mano al viso che scoprii essere bagnato da nuove lacrime. Il clangore della mia arma lasciata cadere a terra si riverberò nello spazio circostante. Caddi in ginocchio lasciandomi andare al pianto. << M-mi d-dispia-ace...>>, fu tutto quello che riuscii a dire. Era raro per me piangere apertamente di fronte a qualcuno ma non riuscivo né a trattenermi né a controllarmi. Ero sfinita sia fisicamente che mentalmente. Mi sentivo in colpa...lo avevo quasi ammazzato; ero stata io ma allo stesso tempo non lo ero. Era tutto così confuso. Dannazione! Tutto aveva iniziato ad andare a rotoli dalla scomparsa di Mòsel. Per la prima volta sentii la sua mancanza...forse lui avrebbe saputo cosa fare e come aiutarmi.
    Non guardavo Aes. Come potevo? Mi vergognavo. In ogni mio gesto mi ero dimostrata l'assassina che ero. Avrei voluto curarlo - non che pensassi che la ferita fosse pericolosa - più che altro volevo fare qualcosa per farmi perdonare, farlo stare meglio, ma allo stesso tempo avevo paura di avvicinarmi...paura di un suo rifiuto. "Non un altro rifiuto. Non anche da uno come Aesingr". Provai ad avvicinare una mano ma ci ripensai. Non sapevo cosa fare. Cosa dovevo fare? La pressione nel petto stava tornando sempre più forte. << N-non...non penso che...la fe-ferita sia grave...>>. Iniziai a rovistare freneticamente dentro la borsa. Tirai fuori un' erba medica che avrebbe rallentato il sanguinamento e aiutato a cicatrizzare la ferita. Gli spiegai con voce spezzata come usarla, sempre tenendo lo sguardo fisso a terra...dove vedevo cadere le mie lacrime. << D-devi m-masticarla. Ha...ha un sapore amaro...p-poi andrebbe m-messa sulla ferita f-fino a farla asso-orbire>> Mi alzai in piedi. << E' m-meglio che le nostre s-strade si dividano...q-qualcosa non v-va e non voglio co-co-coinvolgerti ulteriormente c-coi miei problemi.>> Mi brontolò la pancia e mi venne da ridere nonostante tutto, << F-forse ho fame ma ma io n-non mangio i draghi. Ora è m-meglio che vada...Addio>>
    Fu così che feci la cosa più vigliacca: scappai.
     
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    Non si aspettava nulla. Non si era messo a pensare a cosa avrebbe perso se l'avessero ucciso, a cosa non avrebbe ritrovato, a cosa avrebbe comportato la sua fine.
    Non pensò. Soltanto a Egenna riuscì a rivolgere qualche pensiero, ma anche ciò che di più razionale si trovava nella sua mente sprofondò nel vuoto quando si rese conto di quanto fosse poco attaccato alla vita.
    Sospirò, Engifer l'avrebbe colpito. Non sarebbe sopravvissuto ad un altro paio di pugnalate come quella di prima, se avessero centrato i punti giusti.
    Non la fissò. Sentiva che l'avrebbe messa in difficoltà così. Non riusciva a concepire che fosse sbagliato preoccuparsi per qualcuno che sta per ammazzarti, perché se lo stava per fare doveva esserci un motivo.
    Poi però lei disse qualcosa
    "Non lo so"
    ... non lo so? Non sapeva perché lo stava facendo?
    Ad Aes, improvvisamente, crebbero artigli e zanne. Non che non li avesse mai avuti, ci era nato con artigli e zanne, ma i nquel momento finalmente la sua mente inviò al suo corpo l'impulso di usarle per quello a cui servivano: fare del male.
    Com'era ovvio aspettarsi ignorò quell'impulso, ascoltando le successive parole di Engifer con tutta l'attenzione di cui era capace. Successero molte cose, e molto rapidamente. Da prima sorsero i dubbi, poi le lacrime, le spiegazioni e i singhiozzi. Ogni cosa si mischiava all'altra, in un incomprensibile sequenza di scuse celate dalla tristezza.
    Non era giusto. Ogni volta che aguzzava le orecchie fra le onde o cercava di scrutare oltre qualche corazza sentiva quell'insormontabile e profonda tristezza logorare qualcuno. Ogni volta che si concentrava, che si fermava in silenzio ad ascoltare, trovava sempre molto più dolore di quello che si sarebbe aspettato. Fin troppo spesso era più la sofferenza del piacere, questo non era giusto.
    La ferita faceva male, e perdeva altro sangue; Engifer disse che non era grave e gli consegnò un'erba per curarsi.
    Aes, a suo malgrado, riuscì a percepire un sentimento negativo e di incertezza in quel momento. Nessuno poteva assicurargli che Engifer non avesse infierito ancora perché davvero voleva risparmiarlo, pensò piuttosto che l'avesse fatto perché si era accorta che il primo colpo non era bastato per stecchirlo.
    Non erano da lui tali pensieri, non accettava di sentirsi così sfiduciato. Quel ghiaccio... che avesse parzialmente gelato anche il suo cuore?
    Qualcosa di sbagliato in lei... se era in lei qualcosa di sbagliato, in lui cosa c'era? L'essenza stessa dell'errore?
    Aes allungò il muso e afferrò la foglia, la masticò, e poi la lasciò ricadere a terra. era davvero amarognola, con un sentore abbastanza disgustoso. Brontolò leggermente con la gola, ma non era certo quello il problema. In quel momento per alleviare il dolore avrebbe fatto qualunque cosa; non il proprio dolore, non quello della sua ferita.
    Non gli era chiaro niente di quanto fosse accaduto, e soprattutto non gli era chiaro del perché il suo corpo stesse manifestando così tante sensazioni discordanti e sentimenti contrapposti.
    Si alzò sulle zampe e ruotò il collo. Aiutandosi con l'artiglio in cima all'ala riuscì a portare la foglia sulla ferita, che prese a bruciare intensamente. Questa volta non lasciò andare nessun gemito, sia perché il peggio probabilmente era passato sia perché la stanchezza per assurdo aveva lenito anche il dolore fisico.
    "Aspetta... solo un attimo, per favore"
    Engifer aveva preso a correre. Non la inseguì, fece solo qualche passo e la osservò allontanarsi. Per una manciata di secondi fu convinto di essere sul punto di mettersi a correrle dietro, ma le sue zampe rimasero al loro posto.
    "Engifer" continuò, semplicemente. "Non... non è niente, se non volevi ferirmi non hai motivo di andartene"
    Avanzò di qualche altro passo, uscendo dalla caverna. "Se non lo sai, cerchiamo di capire insieme perché l'hai fatto"
    Fu l'unica cosa che la sua piccola pesciosa mente fu in grado di produrre. Non c'era altro, in effetti, che potesse dire o pensare.
    Non avrebbe cercato di curarlo se davvero avesse voluto ferirlo, non avrebbe allungato la mano verso di lui per poi ritrarla spaventata. Sarebbe scappata, e basta. O avrebbe semplicemente tentato l'affondo finale.
    Farsi avanti o tirarsi indietro. Engifer forse aveva attuato entrambe le cose, ma con scopi chiaramente ben diversi da quelli che Aesingr aveva immaginato istintualmente.
    E lui, di nuovo, non aveva tenuto abbastanza a se stesso da imporsi di reagire. Stava, pian piano, riuscendo a sentirsi stupido.
    Davvero stupido.
    La ferita stava smettendo di gocciolare sangue.
    Ma Engifer no;
    Non la sua anima almeno.
     
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    Corsi senza una meta. Senza avere la più pallida idea di dove stessi andando. Lasciai che fosse la disperazione a guidarmi, a farmi inoltrare più in profondità nella palude. Da quanto tempo scappavo? Non avrei saputo dirlo forse...da qualche ora...forse da solo pochi minuti.
    Mi fermai quando sentii le mie gambe che iniziavano a cedere sotto il peso della fatica. Incespicai un po' verso un gruppo di carici e lì mi lasciai definitivamente crollare a terra esausta. Tremavo come una foglia e il mio respiro era affannoso. La costrizione che mi affliggeva al petto rendeva doloroso ogni nuova boccata d'aria che anelavano disperatamente. Perché? Perché mi stava succedendo tutto questo? Le voci nella testa mi stavano facendo impazzire. Ricordi di un passato e un presente fatto di dolore, rabbia e vendetta si accavallavano gli uni sugli altri senza darmi tregua. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro se non all'inferno che si stava avvicendando dentro di me. Avevo dolore in tutto il corpo, ero priva di forze, non sapevo dove fossi finita e, nonostante fossi in parte consapevole dei pericoli che il luogo serbava, mi lasciai vincere dalla stanchezza senza alcuna voglia di mettermi in alcun modo al riparo. Chiusi gli occhi e rividi Aesingr...il grande drago che avevo sorpreso e ferito nel sonno. Il drago che non mi aveva aggredito neppure per difendersi e che ora ricambiava il mio sguardo aspettando la sua fine. Affondai il pugnale che mi era comparso in mano, ma invece che nel corpo della creatura scomparve come tutto intorno a me. Tutto divenne divorato dall'oscurità per poi ritrovarmi a cadere, ma prima che potessi scontrarmi col terreno questo inizio ad allontanarsi da me sempre più velocemente. Sentivo qualcosa di estraneo all'altezza delle scapole e dall'ombra sotto di me, distinsi la forma di un paio d'ali. Non mi sorpresi, era come se fosse la cosa più normale per me poter volare...quando era mai successo? L'aria mi sferzava il viso e i miei capelli si muovevano liberi nel vento come raggi di sole al tramonto. Ero felice...libera...un senso di completezza mi pervadeva da dentro e lassù, tra le nuvole, nulla sembrava poter nuocermi. All'improvviso comparvero dei tralci verdi che mi si avvilupparono attorno alle gambe e alle braccia. Mi strattonarono verso terra e ogni mio tentativo per liberarmi fu completamente inutile. Erano più forti. Mi ritrovai in poco tempo bloccata e schiacciata contro il tronco spezzato di un albero. La ruvida corteccia che mi graffiava la pelle. Sentii dei passi avvicinarsi e riconobbi un paio di scarpe di foglie dorate, di chiara fattura datata. Poi ci fu l'ordine secco:
    << Strappatele le ali>>

    Mi riscossi improvvisamente urlando per il dolore. Avevo la fronte madida di sudore e il cuore mi batteva all'impazzata. Con le mani andai a toccarmi la schiena, ma come era ovvio non c'era niente, neppure una ferita, solo le vecchie cicatrici. Pian piano mi tranquillizzai, chiudendo gli occhi e facendo profondi respiri. Era la prima volta in vita mia che sognava di volare,...che mi ricordavo di quelle che una volta erano state tra le parti più intime della mia essenza. Deglutii e la mia pancia si fece risentire gurgle. Non avevo niente da mangiare. Che palle. Se tutto fosse andato secondo i piani sarei già dovuta essere ai limitari della palude e invece mi ero stupidamente persa correndo alla cieca...stavo proprio perdendo colpi. Se non fosse che non credevo minimamente in cose come la sorte o il fato, come la si vuol chiamare, avrei detto che il mio incontro con Aesingr mi aveva portato sfiga. Dal momento che, però, ero dell'idea che ognuno fosse artefice delle proprie disgrazie, eccomi vittima della mia stessa idiozia.
    Mi misi faticosamente in piedi. Non avevo più energie. Mi guardai attorno senza riconoscere nulla di familiare (nemmeno la strada da cui ero arrivata) e senza trovare alcun indizio con cui orientarmi. Semplicemente splendido! Per non parlare del fatto che il sole doveva aver raggiunto lo zenit. Eccellente! Sospirai per poi avviarmi nella direzione che mi pareva meno ostile (ahahah). Come questa mattina, mi accompagnavano l'odore nauseante del posto e il rumore dei suoi abitanti. Unica differenza? Lo spirito con cui ora avanzavo. Totalmente priva di ulteriori prospettive pensai che la cosa migliore una volta uscita di lì fosse di trovare un serio rimedio al mio problema...che ne so...magari avrei potuto pagare un mago per farmi cancellare i ricordi. Perché no? Infondo avrei avuto anche un po' di soldi nascosti per permettermi qualcuno di bravo, che facesse un lavoro a modo. Ahhh...Dannato Mòsel...sempre a dare informazioni a metà, che senso aveva andarsene in modo così criptico? Solo per infastidirmi.
    Continuai ad avanzare lentamente...prestando attenzione ad evitare eventuali minacce. Non avrei potuto affrontarli. Quanto sarebbe stato utile avere il drago...ma no! Dovevo fare casino, svalvolare e accoltellarlo nel sonno...assolutamente dovevo liberarmi di tutta quella roba inutile che partoriva la mia mente malata (come poteva essere altrimenti?).
    Ad un certo punto notai un riflesso, ne cercai l'origine con lo sguardo per rimanere rapita dal gioco di luce di alcuni raggi intrufolatisi tra il fogliame. Migliaia di sfaccettature di verde e giallo. Per un attimo la palude non mi parve un posto così brutto, ma quella che era definitivamente iniziata come una giornataccia si riconfermò tale quando la mia gamba sprofondò nel terreno. Provai a tirarla fuori ma più cercavo di liberarmi più questa veniva stretta dalla morsa gelida delle sabbie mobili in cui ero capitata. Persi l'equilibrio e fu così che ci caddi per intero dentro. Fantastico! Ora sì che ero f****ta! Come facevo a venirne fuori? Sapevo solo che più mi muovevo, più peggioravo la situazione. Il luccichio di uno dei raggi mi colpì il viso e ne avvertii il calore, prima che il sole smettesse di illuminare quel luogo. Smisi di muovermi e mi abbandonai alla sua carezza e, nonostante tutto, i miei pensieri si fermarono. Sorrisi chiudendo le palpebre. Dovevo rimanere calma e pensare. Iniziai a fare piccoli spostamenti e movimenti. Poi sentii che mi stavo liberando mentre muovevo le gambe, come a voler pestare la sabbia, e camminando all'indietro...evviva! Mi scappò una mezza risata. Tuttavia, dovetti ricordarmi che era una giornata di merda, pur non credendo nella sfortuna ne stavo avendo in abbondanza.
    << Ehi, lucertola! Serve una mano?>>, disse una voce bassa e gracchiante, seguita da altre che ridevano sguaiatamente.
    << No, mi sono goduta un po' di fanghi. Fanno bene alla pelle...forse ne dovreste approfittare un po' anche voi. Non mi pare abbiate un bell'aspetto>>, risposi acida. Costatai la presenza di sei troll, orridi e armati di mazze. Avevano più o meno tutti la stessa altezza tranne uno che era di qualche spanna più piccolo. Era difficili distinguerli, sembravano tutti uguali. Forse quello acconto al piccoletto aveva gli occhi più piccoli e l'altro ancora il naso più bitorzoluto e arcigno. Uno, quello che aveva parlato, aveva lo sguardo più sveglio, rispetto a quello che stava alla sua destra che si stava piacevolmente gustando...una...caccola? Bleah!
    La mia risposta non parve renderli granché felici...anzi...sembrarono addirittura offesi, ed io che pensavo di fargli un favore con i miei consigli di bellezza!
    << Ti credi forse spiritosa?>>, disse quello che sembrava sveglio (forse il capo) e che portava una collana di ossa a tre fili...com'era cliché...
    << Beh...non che possa dire di avere amici che lo confermino, ma sì spesso riesco a farmi ridere con le mie battute>>, risposi. Questo sembrò farli andare su tutte le furie. Mi ritrovai scaraventata contro un albero da una mazzata in pieno stomaco in un battito di ciglia, meno male che ero digiuna. Provavo un forte senso di nausea aggravata dalla puzza rivoltante che avvertii, prima di sentirmi afferrare per i capelli e sollevare in aria. Gemetti. Gli occhi iniziarono a lacrimarmi per il dolore. Pensa...pensa...
    << Ehi, Guruk aspetta! Non ti pare familiare?>>, disse il piccoletto fermando il caccoloso che mi teneva in pugno (che schifo). A quanto pare "Guruk" era il nome del capo, perché fu lui a rispondere << Che vuoi dire? La conosci?>> << Certo che no! - fece l'altro - ma guarda qua!>>. Vidi che gli mostrava un pezzo di carta...era un mandato di cattura...ca***! Vaff***** a Dree, non aveva bluffato! Guruk scrutò il foglio poi me, poi di nuovo il foglio. Mi chiesi da quando in qua i troll sapessero leggere e da quando poi sapevano comunicare così bene?...questi non dovevano essere tipi comuni. Il capoccia si grattò la testa, gli altri cinque rimanevano in attesa. Alla fine sbuffò.
    << Portala in spalla, Tok. Magari ci faranno un bel prezzo...dopotutto non sembra granché commestibile>>.
    Fu così che mi ritrovai prigioniera. Non provai a ribellarmi anche perché avrei avuto più possibilità di uscire dalla palude con loro. Avrei pensato dopo al da farsi. E nel mentre che venivo sballottata e inebriata dalle loro fragranze, mi chiesi sospirando se Aes si fosse curato e cosa stesse facendo...certo era che avevo fatto un bell'affare ad incontrarlo!

    :Thyen!: Non so dove stiano andando...sono in balia della sorte...anche se Engifer non ci crede :P
     
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    Senza alcun dubbio non era lui il più scemo del GdR, c'era qualcuno che in follia lo vinceva a zampe basse.
    Sbuffò, tirando con il naso e rinfrescando le vie aeree con un flusso di arietta piacevolmente gelida. Uscì dalla grotta con le energie al minimo, per niente riposato, una ferita viva e arrossata e la tristezza addosso.
    "Questo mondo..." pensò fra sé e sé, "...fa schifo"
    (cit. Questoquaderno Èunquaderno)
    Avanzò pesticciando il terreno bagnato in maniera distratta, con il muso chino e le ali abbassate. Non era rimasto più nulla del drago che fino a pochi minuti prima aveva combattuto contro Dree, e Engifer se n'era andata.
    Si fermò di fronte ad una pozza d'acqua che lui stesso aveva generato con la sua energia. Piegò le zampe e vi si immerse per quanto possibile, anche se l'acqua gli arrivava al massimo fin sopra le zampe. Immerse anche il mento e rimase immobile in quella posizione ad attendere la venuta di neanche lui sapeva cosa.
    Quel taglio bruciava; bruciava terribilmente, perché non capiva.
    Eppure non gli era parso di aver sbagliato qualcosa, si era comportato come sempre. In vero aveva combattuto, almeno si era difeso, ed era molto tempo che non dava fondo alle sue energie in quel modo. Era stato quello a punirlo?
    Si accorse solo in quel momento di non aver ancora espirato. Quando lasciò andare l'aria sentì l'acqua schizzare di fronte al suo muso e creare piccole volute concentriche, mentre abbassava le palpebre e si lasciava andare.

    Non riusciva a riposare. Aveva la sensazione di star per essere attaccato da un momento a l'altro, l'immagine del pugnale che lo raggiungeva non gli concedeva di rilassarsi.
    Agitò la coda, grugnendo. Non aveva scelta: non si sarebbe dato pace finché non l'avesse trovata.
    Quando si alzò le idee finalmente gli sembrarono più chiare, come al solito il contatto con l'acqua aveva avuto sul suo spirito effetti notevolmente diretti. Aveva imparato che bere l'acqua da lui stesso prodotta non lo dissetava, non come quella fresca e limpida di un lago di montagna. In ogni caso al suo corpo piaceva immergersi, di qualunque natura fosse.
    Quando riprese a zampettare, si sentiva meglio.

    Non si fermò per diversi metri. Si, non aveva idea di dove stesse andando, ma chi se ne frega. Proseguì fiero e convinto cercando tracce olfattive, suoni strani, impronte di qualche tipo... in una giornata soleggiata e tersa come quella anche a volersi nascondere si sarebbe faticato molto.
    Non era poi così difficile ricostruire la strada percorsa da Engifer, attraverso le rocce fin dentro la palude, solo che lui era troppo scemo per riuscirci.
    Quando il percorso lo portò davanti ad un albero, di fronte a cui le tracce si interrompevano per poi ripartire verso un'altra direzione, Aes pensò che Engifer avesse corso contro il tronco, ci avesse sbattuto la testa e con una capriola avesse invertito rotta.
    In realtà non v'era un valido motivo che giustificasse tale immagine, ma pazienza.

    I suoi zampettii si interruppero vicino ad una strana e brutta pozza di fango che faceva degli strani versi. Ci poggiò una zampa sopra, sprofondandovi come fosse fatta di neve. Neve calda? No, che roba era quella?
    In effetti era fango, ma emetteva un basso glorf glorf come le pentole di Tolfdir. Furbamente si accorse che era difficile tirar fuori la zampa, e non sapendo cosa fossero le sabbie mobili pensò che la cosa migliore da fare fosse infilarcisi dentro. Perché si, così a caso :sclero:
    Avanzò un po', fino a rimanere con tutte le zampette invischiate e l'impressione di star scendendo sempre più in basso man mano che andava avanti.
    "Uh, bello"
    Con un po' di sforzo tirò fuori la prima zampetta, poi un'altra, e proseguì in quel modo nella direzione sbagliata. Tornare indietro sarebbe stato troppo facile no? No, voleva attraversarsele tutte.
    Le tracce si erano fermate lì, quindi Engifer doveva aver attraversato quei fanghi cattivi. Non aveva le ali, quindi non poteva neanche averli sorvolati.
    E se fosse sprofondata là dentro?
    "Engifer!" chiamò, guardando verso il basso. "Engiiiiifer!"
    Infilò il muso sotto le fanghigliose sabbie, provando a chiamarla anche da là dentro, ma finì solo per impiastricciarsi il muso, la bocca e soprattutto la lingua.
    Che schifo! Il peggio era che non riusciva nemmeno a tirar fuori la testa, si era sbilanciato in avanti e gli erano rimaste solo le ali fuori, insieme ad un tratto di dorso e la coda.
    Iniziò a brontolare, facendo glorf glorf come le sabbie mobili e le pentole di Tolfdir, ma il gorgoglio presto si trasformò in un ruggito "rabbioso" nel mentre che riportava il musetto bruscamente fuori.
    Dopo aver constatato che con la sua forza ed un po' di calma poteva tranquillamente uscirne, tornò indietro e finalmente emerse dalla pozza di fanghi brutti e cattivi che facevano glorf glorf... come le pentole di Tolfdir.
    Solo allora si accorse che le impronte e gli odori si erano trasformati. Le tracce si erano moltiplicate: Engifer era diventata un bestione puzzolente e aveva creato dei cloni giganti perché... già, perché? Quella pozza di fango aveva poteri moltiplicanti e trasformanti? Si sarebbe trasformato anche lui?
    Noooo! Il suo proverbiale aroma pescioso!
    Dopo aver recuperato il contegno, ovvero quello di un draghetto marino infangato con una ferita che minacciava di riaprirsi da un momento all'altro e il dubbio di non saper dove accidenti stesse andando, riprese a seguire la sua pista.
    Con fare fuffosissimo si immerse nell'unico tratto di palude che desse l'idea di sembrare acqua, per togliersi lo schifo che gli si era appiccicato addosso.
    Chi sa in che razza di posto stava andando? Magari una trappola di Dree? No, quell'individuo ci aveva lasciato la pelle. Forse Engifer era tornata indietro dopo aver adempiuto al suo compito, che non ricordava quale fosse.
    Gli era parso di aver capito che fosse venuta lì per uccidere lui, o una cosa simile. Ovviamente per Aes tutto ciò poteva avere un solo significato: "devo darmi una pulita alle orecchie, l'udito è l'unica cosa che mi funziona bene e se mi si tappa pure quello son guai".

    La caccia a Engifer riprese dopo pochi minuti. Dopo altrettanti pochi minuti, a passo spedito e guidato dalle solite impronte strane e dall'odore per nulla invitante, trovò la fonte di tutte le sue confusioni. Un simpatico gruppetto di bei mostroni stava marciando convintissimo verso chi sa quale orizzonte. Engifer era sulle spalle di uno di loro.
    Non ne era del tutto sicuro, ma sembrava sveglia. Ottimo, quindi quelli erano suoi amici che la stavano portando in spalla perché era stanca!
    Corse loro dietro piuttosto rincuorato, chiamandoli zompettante.
    "Ehii! Scusate, potete rallentare?"
    Non era un maestro di volo, allo stesso modo non lo era nella corsa. Se si fossero fermati gli avrebbero fatto un gran favore. "Dove state andando? Potete..." ansimò un po', le zampe chiedevano pietà. "potete trasportare anche me?"
    Si era piuttosto grande rispetto a loro, ma uno di quei cosi non sembrava molto meno alto di lui, e in due forse avrebbero potuto aiutarlo.
    Quando li ebbe raggiunti guardò Engifer con un'espressione pucciosamente rammaricata, indeciso su cosa dire.
    "Perché te ne sei andata così? Se non volevi davvero farmi male... non c'era bisogno che scappassi"
    Non che in caso diverso la creaturina avrebbe dovuto farlo, in quel momento aveva già accettato di star per essere ucciso e non avrebbe reagito in alcun modo anche se lei l'avesse colpito. Sapeva che stava facendo un grave errore, soprattutto dopo quello che aveva scampato nell'arena, ma ancora il ghiaccio non lo aveva desensibilizzato del tutto.
    "Salve. Molto piacere, io sono Aesingr"
    Lanciò ai troll un bel sorrisone, di quelli soliti alla Aes, convinto che fossero davvero molto amichevoli e che avrebbero accettato volentieri di portarlo un po' in spalla.
     
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    "Grunt grunte groan, dro gret gru gran
    go gren di grat gagundre drirà
    gatride gatride derunde durà"

    Fece Tark, il troll "pulce"

    "Griende gorende guruffe gragrà
    gron grondette gorende gruan
    goriette goreno gortaro"

    Rispose la nasale voce di Noro (il troll col setto nasale deviato)

    Stavano andando avanti ripetendo la stessa canzone da...chessò mezz'ora? A me pareva un'eternità. Silenzio. Non feci in tempo a ricordarmi della mia parte (a quanto pare, trovavano entusiasmante il mio coinvolgimento nel loro coretto) che mi arrivò una sonora pacca sul sedere da parte di Tok (fratello di Tark, cugino di Guruk e...dalla intelligenza inversamente proporzionale alla sua stazza). Emisi un "Gruff" infastidito che, come era già avvenuto le trenta volte prima, suscitò una roboante risata collettiva. Non che fosse mia intenzione, avevo provato a rispondere in modi diversi all'inizio ma che fossero parole/versi la loro reazione era sempre la stessa. Ammetto che ero grata in parte di non avere la più pallida idea di cosa stessero cantando.

    "Karam grette garin gheretta
    gron drak gredo koren
    gurande grink go gren"

    Ed ecco che partiva la seconda parte...sospirai mestamente...non sembravano affatto intenzionati ad abbandonare il loro tempo nell'immediato. Inevitabilmente mi ritrovai a pensare a tutto ciò che mi era capitato da quando avevo aperto gli occhi e a cosa avrei potuto fare per non ritrovarmi ora...qui...in spalla ad un peloso e puzzolente troll come se fossi un sacco di patate, circondata da altri cinque rozzi troll, legata da una corda ai polsi e alle caviglie. Mi lasciai sfuggire un altro sospiro. Valutai la situazione. Allora: ero persa nella palude ma fortunatamente avevo trovato un modo per uscirne, grazie alla mia nuova compagnia; ero stanca, affamata e ammaccata...meno male che venivo trasportata; non potevo combattere, sarebbe stato del tutto inutile, non che ce ne fosse vero bisogno...per ora niente e nessuno sembrava voler avere a che fare con quel gruppo di troll; non sapevo bene dove stessimo andando ma sinceramente non mi importava granché...volevo solo andarmene da quel posto e dimenticare. Dai...dopotutto non ero messa così male...ahahahah...sul serio ero simpatica. Sbuffai un altro "Gruff" prima di ricevere un altro sculaccione, dato che anche la seconda strofa era finita. Tok ne sembrò piacevolmente soddisfatto e lo dimostrò dandomi una calorosa scrollata che non fece che farmi ricadere pesantemente sulla sua spalla, conficcandomela nell'addome.
    Tark stava per iniziare per la sedicesima volta la prima parte della canzone quando venne interrotto da una voce...ahimè...familiare. << Ehii! Scusate, potete rallentare? Dove state andando? Potete...potete trasportare anche me?>> si annunciò un Aesingr zompettante e evidentemente a corto di fiato (questo è ciò che riuscii a vedere prima che Tok si girasse) La prima cosa che mi venne in mente ripresami dalla sorpresa iniziale fu "Ma è scemo?"; seriamente non capiva in che situazione mi trovassi? Pensava fossi in gita? E poi che ci faceva lì? Stava bene? Che fosse una coincidenza? O mi stava cercando? Questo pensiero mi stupì...soprattutto per il battito che perse il mio cuore non appena lo formulai. Mi sollevai dalla spalla del troll per cercare di guardare dietro, dove si trovava il drago. I miei occhi incontrarono quelli enormi e verde-acqua di Aes che confermò i miei dubbi quando disse: << Perché te ne sei andata così? Se non volevi davvero farmi male... non c'era bisogno che scappassi>>. A me mancò il fiato. Tutto ciò che era accaduto poche ore fa esplose in un'immagine caotica dentro la mia testa. Vergogna, paura...e altri sentimenti a cui non ero avvezza, a cui non sapevo dare un nome, mi travolsero nuovamente con la loro forza. Inutile dire che non riuscii a sostenere la sincerità e innocenza del suo sguardo, motivo per cui mi riabbandonai nella mia posizione da sacco di patate (forse era più aggraziato definirmi come una fascina?). Pregai una qualsiasi di quelle divinità inesistenti nella speranza che il drago se ne andasse senza provocare altri danni (a me e a se stesso); magari il mio silenzio era valso più di mille parole. Ovviamente no. Non per nulla gli dei non esistevano.
    << Salve. Molto piacere, io sono Aesingr>>, lo sentii presentarsi. Mi coprii il volto con le mani. Non era possibile. Tutto intorno a loro stava dicendo che tirava una brutta aria, possibile che non la percepisse nemmeno un po'? Come era sopravvissuto finora?
    I troll risero. Tutti ad eccezione di Guruk. Fece cessare il chiasso alzando una mano. << Per chi ci hai presi, cerchi rogne? Guarda che ti squamo vivo!>>, fece Noro. Ciò suscitò un altro moto di ilarità. Di nuovo Guruk intervenne. Quando parlò era infastidito e lo si capiva anche senza vederlo direttamente. << Cosa vuoi?>>, disse incrociando le braccia al petto. << Hai qualche affare a mezzo con la lucertolina? Mi dispiace ma sei arrivato tardi il bottino sarà nostro>>. << Già, sei arrivato tardi, ormai è nostra>>, sghignazzò Tark. Sentii il corpo di Tok rombare di approvazione alle parole del fratello. << Non abbiamo tempo da perdere, non voglio essere dentro la palude quando calerà la notte. Forza Noro, Gronta e Dran sistematelo, recuperate ciò che potete dalla sua carcassa, potremmo rivendere qualcosa, e poi raggiungeteci. Andiamo Tok>>. Pronunciate queste parole riprendemmo ad avanzare, tranne per i tre troll che erano stati nominati. Li vidi con la clava e le mazze chiodate approcciarsi minacciosi ad Aes. Aesingr che erano ancora ferito, lo si vedeva dalla postura. Aesingr che nonostante tutto era venuto a cercarmi. Aesingr che era troppo ingenuo.
    Non so perché ma non ci pensai due volte ad urlargli: << Aes, scappa! Vattene! Non fare cazzate!>>
     
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    Ehi! esclamò una voce fuori campo, le parolacce nel GdR non sono ammesse! Solo violenza sui minori, ingiurie politiche e religiose, pornografia forzata... ma cazzate è severamente viet... oh cazzo qui mi fanno la pelle ^-^
    E Aes morì.
    FINE

    Il drago pesce allungò il muso in avanti, osservando quei tipetti esuberanti. Forse ad un primo pensiero li avrebbe giudicati simpatici, goffi quanto lui probabilmente ma abbastanza coccolosi da essere disponibili per una puccia conversazione amichevole. Quando li vide estrarre mazze, clave, forche e forconi cambiò immediatamente idea.
    Quelli non erano amici di Engifer; non volevano neanche essere amici suoi, a quanto pareva.
    Che fare adesso? Il suo percorso mentale era ben diverso da "posso affrontarli anche con una spalla ferita, stremato e con le zampette piene di tagli?" No, doveva per prima cosa chiedersi "Come faccio a convincerli a parole? Non gli farò troppo male se li prendo a calci?"
    Ahhf, stupidità...
    Tre di quegli energumeni, che per Aes non erano poi così tappetti data la sua statura da drago poco cresciuto, gli si appropinquarono con fare minacciosissimo. Gli altri invece avevano intenzione di andarsene con Engifer.
    Quel risvolto non era di suo gradimento a dire il vero, ma non aveva ancora deciso cosa fare. E quelli ormai gli erano davanti al muso.
    Ora... dovrei rendere la scena in maniera drammatica in effetti, ma richiederebbe un eccessivo dispendio di parole che, al momento, credo di non aver tempo di porre in sequenza :yea:

    I primi colpi arrivarono. Il drago indietreggiò, muovendo la coda come una frusta per respingere le mazzoclavate che i tipastri gli stavano rivolgendo contro. Come difesa era tutto fuorché efficace, sia perché porre la coda davanti al muso implicava una scomoda rotazione del corpo che gli provocava fastidiose fitte alle zampe, sia perché non riusciva a proteggersi da entrambi contemporaneamente. Senza togliere che faceva un male pescecane alla coda. Se si riparava il muso e ci rimetteva la coda non ci avrebbe poi guadagnato molto. Quando si dice avere la faccia come il c...
    ma torniamo a noi.

    Non aveva più energia da utilizzare contro di loro, e non poteva andare avanti in quel modo per molto. Cercò di alzarsi in volo, scelta che per Aesingr solitamente era l'ultima dell'ultimo repertorio, posto in fondo all'ultimo recondito angolo dell'ultima delle sue menti. Provarci non fece altro che rimarcare quanto quella scelta dovesse restare sempre all'ultimo posto, dato che appena cercò di balzare indietro si sbilanciò e venne centrato da una mazza sull'ala destra.
    La superficie ampia dell'ala in parte attutì l'impatto, se fosse stata una spada o la mazza chiodata dell'altro energumeno sarebbe andata molto peggio; tuttavia questo gli impedì di sollevarsi, e i troll gli furono addosso in un attimo. Prima che riuscisse ad alzarsi gli si avventarono contro, e Aes riuscì a respingerne solo uno con una testata. Le sue corna centrarono sul ventre il non-più-simpatico-bestiolo, ma gli altri due lo inchiodarono a terra salendogli letteralmente sopra.
    Si scosse per disarcionarli, mentre con le zampe cercava di spingerli via, e ci sarebbe riuscito se l'altro non fosse tornato alla carica per sedersi con le chiappe sul suo collo. Oh accidenti, che situazione incresciosa.
    Probabilmente sarebbe finito lì, con tre troll seduti sul suo dorso e sulla sua testa. Non aveva mai pensato a come poter morire... in realtà non ricordava nemmeno com'era nato, ma va beh dettagli. Sentì la pressione dei loro arti che facevano leva per sferrare il colpo di grazia, e semplicemente attese la botta. Con quella forza e quegli affari in mano gli avrebbero fracassato il cranio abbastanza facilmente.
    Accadde poi qualcosa:
    le mazze si incontrarono a mezz'aria, picchiando una sull'altra con violenza.
    "... cosa?"
    Neanche lui era così stupido accidenti!
    Tra un'imprecazione e l'altra, una serie di insulti e diversi movimenti inutili che facevano somigliare il loro battibecco a una danza del ventrepeloso sulla sua povera schiena, presero l'iniziativa di spostarsi e continuare a sclerare ad un paio di metri di distanza.
    Era la sua ultima occasione, l'unica che la sorte gli avrebbe concesso... e lui non poteva...
    non poteva sfruttarla, perché era Aesingr.
    "Eih, tranquilli, una è rimasta integra"
    Con un'ala raggiunse le armi che avevano lasciato cadere a terra per azzuffarsi con convinzione, e allontanò i monconi di quelle spezzate. "Ecco!"
    Spinse con la punta dell'ala la mazza verso di loro, facendola rotolare fino ai piedi di Ugo. Aes non aveva capito quali fossero i loro veri nomi, anche se l'altro tizio che se n'era andato li aveva chiaramente pronunciati, quindi attribuiremo loro Ugo, Beppe e Gino come appelli di battesimo. Ma i troll si battezzano? Boh... :theend:
    Dopo essersi contesi la mazza per un po', nel frattempo che Aes provava inutilmente a fuggire, tornarono al loro obbiettivo principale.
    "Dove vai!"
    Dove poteva andare? Gli faceva male tutto e già era un miracolo se si reggeva ancora in piedi.
    ...
    Però accadde qualcosa.

    I due abomini che stavano trasportando Engifer fecero una brutta fine. Una figura vestita di nero, non dissimile dalla morte, si era avvicinata loro in silenzio. Indossava una bianca maschera di lupo ovviamente proveniente dalla città dei corvi, un inutile mantello altrettanto ovviamente proveniente dalla città dei corvi e, soprattutto, odorava di muschio e acqua stagna. Era decisamente reduce da un viaggio attraverso la palude.
    La figura estrasse la propria arma e la fece roteare a mezz'aria. Strinse l'impugnatura di legno e con l'altra metà fracassò la capoccia di uno di quegli affari con un colpo secco e deciso. Altro che Aesingr.
    L'aveva soltanto stordito, oltre ad avergli procurato un bel bernoccolo, ma sicuramente MR. Tok non si sarebbe rialzato. Engifer rotolò per terra e l'altro mega-troll si voltò di scatto, giusto in tempo per ricevere un paio di pugni sullo stomaco e una legnata sui denti di quelle che si ricordano di certo.
    E due fuori.

    N.B. il folclore Tok non ha nulla a che fare con il tizio che è stato appena stecchito vero? (????)
     
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    Inutile dire quanto trovassi patetico lo spettacolo che mi si palesava di fronte. Era anche difficile scegliere chi fosse più penoso da guardare, se il drago o i troll. Mi era già venuto in mente che Aesingr fosse un drago poco sveglio...anzi, ne avevo avuto più volte conferma ma ogni volta mi sorprendeva quanto poco cervello avesse, abbastanza da tenere testa alla stupidità dei troll (gli stereotipi non sono mai del tutto infondati...).
    Per quanto mi riguarda, mi limitavo ad osservare la scena e a sospirare. Non che mi sentissi una damigella in attesa di soccorso, tutt'altro. E' che trovavo oltremodo irritante assistere ad un combattimento tanto ridicolo...se mi dovevo affidare a certe creature per uscire dalla palude tanto valeva affidarmi a me stessa...avrei decisamente avuto più successo.
    Ad un certo punto iniziai a notare come ci stessimo inoltrando dentro una foresta di mangrovie; presto avrei perso di vista il drago che puzzava di pesce...forse per sempre...

    Notai il movimento prima dei miei rapitori. Una figura vestita di nero, con il volto nascosto da una maschera da lupo bianca, sbucò da dietro delle piante alla mia destra. In un lampo la vidi estrarre un'arma dall'impugnatura in legno e scagliarsi contro di me e Tok. Lo colpì in testa e feci giusto in tempo a prepararmi alla caduta. Con la giusta spinta e angolazione evitai un impatto doloroso col terreno e nel momento in cui toccai terra rotolai via per spostarmi dal luogo del confronto e da sotto il corpo di Tok, che si stava afflosciando.
    Mi tirai su in piedi e iniziai ad indietreggiare. Non avevo alcuna intenzione di rimanere coinvolta. Guruk si era girato sentendo il tonfo pesante del corpo del cugino che crollava a peso morto. Lo vidi prepararsi ad affrontare il misterioso aggressore, ma non mi soffermai ulteriormente; dopo essermi voltata, iniziai ad inoltrami tra le mangrovie. Non potevo rischiare mi ricatturassero. Era la mia occasione per fuggire. Poi, chi mi assicurava che "faccia di lupo" non fosse una minaccia? Avevo notato pochi elementi ma sufficienti a farmi capire che: sembrava una ragazza (e nonostante ciò, le proporzioni tra noi giocavano a suo favore); proveniva dalla Città dei Corvi (almeno per il vestiario), comunemente ritrovo di gente non ben intenzionata...nessuno mi assicurava che anch'ella non fosse nelle mie tracce; inoltre, la sua forza...il silenzio con cui ci aveva sorpresi la rendevano ben più temibile dei sei troll, anche se fossi stata in condizioni migliori.

    Purtroppo non riuscii ad allontanarmi granché. Mi sentii afferrare da dietro. << Non pensare di sfuggirmi così facilmente. Ho perso le mie marionette ma ciò non mi impedirà di ottenere lo stesso ciò che voglio>>. Il respiro mi si bloccò e non solo per la stretta improvvisa intorno al torace e addome. Le braccia che mi avevano catturato erano quelle di Guruk ma la sua voce...
    Come? Avevo sentito bene?
    Come era possibile?
    Lo avevo ucciso. Il sangue. Il corpo straziato, fermo, privo di vita.
    Non poteva essere vero.
    << Lo so. Avrai un sacco di domande per la testa al momento, ma capirai bene che non è il caso di perdere tempo restando qui, dolcezza <3 >>.

    Dree...

    Un senso di orrore mi invase. Nel frattempo Guruk/Dree iniziò a trascinarmi dietro senza problemi, non che opponessi chissà quale resistenza...nella mia testa cercavo inutilmente una logica a quello che stava accadendo, senza trovarla.
    << Vedi, dolcezza, io...ti avevo avvisato. Ti avevo detto di avere scagnozzi sparsi per tutta la palude. Sinceramente nemmeno io potevo sperare in un simile risultato. Mi hanno sempre deriso per le mie ricerche alchemiche,...eppure una cosa così semplice...si è rivelata essere quella più soddisfacente. Non ci tengo granché a svelartelo, potrebbe benissimo rivoltarmisi contro. Resti una minaccia, anche se non si direbbe, vedendoti ora così...docile...indifesa>>, disse avvicinandosi al mio orecchio. Provai a divincolarmi per allontanare quell'essere rivoltante da me. Tuttavia, la sua presa su di me si serrò ancora più forte. Trattenni un gemito per il dolore. << Tsk-tsk, buona <3 Non farmi essere sgradevole. So cosa nascondi, me lo hai confermato con la rete metallica...chi lo avrebbe mai detto che sotto questo aspetto deforme scorre del nobile sangue di fata. Il tuo valore sul mercato non potrà che aumentare.>>
    Mi sembrava di essere ripiombata in uno dei miei incubi.
    Però NO...questa volta avrei reagito. La sorte che mi attendeva restando con quel verme sarebbe stato peggio della morte. Iniziai a dimenarmi e ad urlare. Calciavo, mordevo. Un istinto selvaggio di sopravvivenza montava sempre più forte dentro di me. Non mi sarei arresa.

    << Sai, Engifer...si dice che nella Palude i morti ritornino>>, disse Mosèl.
     
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    La figura passò oltre. Lasciò le due bestiole stecchite per terra, senza curarsi minimamente del fatto che uno dei due non fosse del tutto privo di coscienza e si stava lamentando rumorosamente.
    Rimase in piedi, impassibile per qualche secondo ad osservare i dintorni, cercando con lo sguardo altri segni di movimento. Ci sarebbe stato decisamente da lavorare nei prossimi minuti.
    Proseguì a passo adagio, senza fretta né eccessiva pacatezza. L'aroma palustre inebriava la zona, mischiandosi al soffice e gradevole tanfo di troll che niente aveva da invidiare ai Piedi Di Montevarchi. Si aggiustò la fastidiosa veste nera cercando di non pestarla, ogni volta che compieva un movimento non necessario le finiva sotto ai piedi e doveva inveire contro le sacrestie di ogni antica civiltà. Quel barone non poteva trovare niente di più agevole e adatto ai lunghi tragitti?
    Con uno dei suoi canonici brontolii di stomaco, canonici almeno quanto gli sbadigli di Liya e i sorrisetti pesciosi di Aes, si avvicinò alla più vicina fonte di potenziale cibo. C'era odore di pesce...

    Aes si portò il più distante possibile dalla minaccia di quelle ninja-mazze, con lo sguardo perso nelle immagini di alghe, delfini e altre cose belle. Teoricamente il suo primo pensiero sarebbe dovuto essere Egenna, e in un certo senso lo era, ma con tutto quello che era accaduto nelle ultime ore non sapeva più a cosa dare la priorità. Considerando poi che era quasi del tutto sicuro di rimanerci secco la prospettiva non era delle migliori.
    Sospirò stizzito. Era convinto di aver trovato in sé l'istinto necessario a ribellarsi alla morte, agli eventi nefasti. In quel momento però si sentiva svuotato, l'energia di cui fino a qualche minuto prima era stato saturo adesso era evaporata nell'etere infinito. Fisicamente stava messo abbastanza male, non tanto per le ferite dello scontro precedente quanto per la fatica che ormai lo stava per sopraffare; il suo cervellino gli suggeriva di non restarsene imbambolato ad aspettare l'ultimo istante per reagire, a non procrastinare anche in quel momento, ma non ne aveva voglia. Non aveva voglia di reagire, Engifer gli aveva ricordato perché era sempre risultato impassibile di fronte a simili situazioni di pericolo. Quando l'aveva pugnalato, gli aveva mostrato quello che ogni individuo può essere, può diventare. E lui era sempre stato troppo stupido per fare del male, troppo pigro per combattere il destino. Una lingua più analitica avrebbe potuto definire la sua eccessiva bontà come una ferrea svogliatezza di vivere.
    Perché, perché ancora non sentiva quello stimolo in maniera costante, quel desiderio di combattere per proteggere ciò che aveva? Eppure ne aveva avuti di motivi per reagire, dov'era finito il ghiaccio di prima?
    Rimase immobile, ascoltandosi attorno. Anche la palude poteva involvere suoni piacevoli, simili ad un autunno fresco ed umido, incorniciato da una bassa eufonia di gracidii e vegetazione accarezzata dal vento.
    Il troll era su di lui, e i suoi compari incombevano alle sue spalle. E nonostante tutto la prima cosa che riuscì a dire fu:
    "Un attimo, mi prude il collo!"
    Sarebbe potuta sembrare un'astuta mossa per vincere l'ingenuità di quei bestioni con altrettanta scemenza, ma Aes era davvero stupido. Invece di approfittarne per... boh, fare qualsiasi cosa, si grattò davvero il collo con fare distratto e tranquillo.
    Solitamente riusciva a contrattaccare se la voce del suo avversario gli trasmetteva brividi di rabbia, paura e vigliaccheria, ma quegli affari erano soltanto scemi quanto lui! Non gli facevano paura, forse avrebbe potuto convincerli a paro...
    Un tonfo, due tonfi, tre tonfi. Anche un quarto, un quinto e probabilmente un venticinquesimo. Ottimo. E ora che altro stava capitando?
    Una corta ombra annunciò i passi di un individuo dall'aria tremendamente losca, dalle fattezze occultate da indumenti che gli ricordavano non proprio vagamente la strana gente di Andorix.
    Aes reclinò il collo. Si rese conto che i troll erano finiti scarabentati un po' da per tutto, con le mazze che si erano conficcate in mezzo alle rocce o erano finite a Kerus, passando per le Isole fluttuanti senza fare neanche scalo alla Ginestra d'ambra.
    Socchiuse leggermente le palpebre, emettendo un grugnito dal dubbio significato anche per lui stesso. Chiunque fosse, l'aveva salvato.
    Averlo salvato non significava esattamente -avergli salvato la vita-, piuttosto gli aveva impedito di ricorrere al suo lato istintivo per riversare zanne e artigli su quelle creature dalla mente poco sviluppata. Per questo non poteva che essergli grato.
    "Che tempismo" disse mentre si risollevava sulle zampe. "Non sono le ballate eroiche a dover raccontare di guerrieri che arrivano all'ul..."
    Un altro tonfo. Questa volta però il colpo lo riguardava direttamente. Una fitta lancinante sulla fronte lo costrinse ad abbassare la testa con un guaito.
    Ma che accidenti era successo?
    Non aveva visto assolutamente nulla, la botta però l'aveva sentita e come. Si portò le ali sul muso emettendo un lamento contrariato, mentre con la coda si stringeva una zampa posteriore.
    Quando riaprì le ali trovò la figura intenta a fissarlo da sotto la sua maschera bianca. Portò il collo indietro e si ricompose, drizzando le zampe e bilanciando il peso spingendo con la coda sul terreno. La testa gli pulsava dal dolore, non era sicuro che sarebbe rimasto in piedi a lungo.
    "Mi... mi hai colpito?" domandò, con un'espressione a cui mancava solo il punto interrogativo fra le corna per scalare la classifica delle espressioni più confuse del mondo.
    Quello non si mosse. Neanche Aesingr fece alcun che, limitandosi a non interrompere quell'intenso e pungente scambio di sguardi che racchiudeva molte più emozioni di quanto chiunque avrebbe potuto comprendere. Neanche il drago stesso se ne rendeva del tutto conto, ciò nonostante anche in lui qualcosa stava vibrando.
    Dopo un'altra manciata di secondi l'individuo mascherato si voltò, cominciando a correre nella direzione verso cui si erano diretti gli altri troll con Engifer.
    Aes aveva molte domande, i punti interrogativi si stavano affollando un po' ovunque, ma non riuscì a chiedere niente di concreto. Lo seguì come meglio poteva, facendo di tutto per non crollare di nuovo al suolo. Nonostante le due zampe in più non riusciva a tenere il passo a causa dello stordimento e delle ferite, forse doveva imparare a non essere stupido il prima possibile.
    Il suono di una voce a diversi metri di distanza gli fece poi drizzare tutte le squame.
    Com'era possibile? Ancora quell'umano?
    Non poteva essersi sbagliato, quando percepiva ed odiava una voce non riusciva a dimenticarla. Come animate da nuovo vigore le sue zampe accelerarono, l'andatura claudicante si trasformò in un trotto sostenuto con il preciso obbiettivo di raggiungere Engifer.
    Sentiva di nuovo le priorità fare a cazzotti nella sua mente, spintonandosi per arrivare in cima ad una scala fatta di situazioni troppo articolate e rapide perché lui potesse anche solo provare a capirle.
    Era iniziato tutto da quando aveva incontrato Egenna. Certo, lei avrebbe potuto dire lo stesso di lui, stava di fatto che l'incrociarsi dei loro sentieri aveva dato vita ad una serie di eventi che definire folli non avrebbe reso l'idea manco per un ca...
    OK AES CALMO NON CALARTI TROPPO NELLA PARTE DEL PERSONAGGIO SCLERATO CHE ESCONO PAROLACCE OUT OF CHARACTER

    L'oscura figura arrivò comunque prima di lui. Non si precipitò direttamente addosso a Dree, ne cercò di portare Engifer lontana dalle sue grinfie. Si fermò invece ad una distanza facilmente copribile dal lancio di una freccia.
    Non si mostrò ostile, né imbracciò un'arma. Aveva anzi riposto nella veste quelle con cui aveva malmenato i troll senza ritegno alcuno.
    Osservò come la creaturina si dimenasse fra le braccia dell'uomo, cercando di assestargli morsi e ceffoni. In effetti la cosa appariva anche abbastanza divertente.
    "Engifer!"
    Aes invece si precipitò verso i due, fierissimo come non mai. Caricò verso Dree a testa bassa, senza curarsi di possibili conseguenze o altro. Si, Aes era sempre Aes, c'era poco da fare.
    L'impeto non gli permise di concentrarsi su una qualunque cosa che non fosse il proprio corpo, ma si rese conto di una piccola differenza che non si aspettava di incontrare: Engifer stava lottando.
    Perché tutti trovavano la forza di lottare per se stessi, tranne lui?
     
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    << Smettila di dimenarti così, non hai scampo ormai.>>, strascicò Dree con quella sua odiosa voce.
    << Puoi scordartelo>>, risposi a denti stretti. In quel momento mi diedi la giusta spinta per poi tirargli una testata indietro sul viso. Il colpo rintronò entrambi e la sua presa si allentò. Era la mia occasione, feci per... qualcosa di grosso e dal pungente odore di pesce investì improvvisamente me e l'alchimista, che ci ritrovammo scaraventati a qualche metro più avanti. Il rinnovato violento approccio con l'amato terreno non fece che risvegliare il dolore delle botte ricevute fino dalla mattina. Mi misi faticosamente in piedi. Con lo sguardo cercai Aes...non poteva che appartenere a lui quell'aroma di porto. Lo vidi. Sembrava...stare...bene? Insomma era vivo...non poteva stare poi tanto male, no? Mi resi conto in quel momento di aver trattenuto il respiro. Inconsciamente mossi un passo nella sua direzione. Un sibilo di qualcosa lanciato nella mia direzione mi riscosse. Istintivamente mi abbassai per evitare l'oggetto dai riflessi metallici (?).
    Che cavolo stavo facendo? Non era il momento di distrarsi. Avevo una missione personale da portare a termine.
    Mi voltai verso l'uomo, la causa della mia giornata di merda. A pochi passi da me Dree mi fissava come se la vittoria fosse già in mano sua. Le probabilità erano decisamente a suo favore. Non ero abbastanza forte da affrontarlo in un corpo a corpo, soprattutto ora che si era chissà come impossessato del corpo di un troll. Inoltre lui conosceva il mio modo di combattere. Da parte mia non potevo dire lo stesso. Lo avevo visto guidare le sue pedine e...lo avevo sottovalutato. Dovevo creare dei diversivi, trovare il tempo per studiare, capire fino a dove si spingesse la sua capacità di manipolazione del ferro. Tuttavia, lui non sapeva che a me non piaceva perdere e che raccogliere informazioni era una delle mie specialità.
    Mi misi in posizione di guardia, portando le mani alla cintura dove erano fissati i miei pugnali migliori. Io e Dree continuavamo a guardarci fissi negli occhi, studiandoci. Il suo armamentario consisteva, a differenza dei suoi compari dotati di mazze e morgenstern, in una frusta e un mazzafrusto. Niente mi poteva assicurare che non nascondesse del ferro pronto da usare o manipolare...come...aspetta un momento...l'oggetto che mi aveva sfiorata poco prima!
    Ruotai su me stessa in tempo per respingere il proiettile con un mio pugnale. Dannazione! Dovevo ringraziare gli anni di esperienza per essere riuscita a reagire con prontezza. Non passò molto che tornò all'attacco, senza tregua e ogni volta da direzioni diverse. Quando sentii la risata di Dree mi resi conto di quanto avessi indietreggiato e di quanto stupidamente mi fossi avvicinata a quel verme. Respinsi con forza il proiettile (più simile a una punta di freccia), misi mano alla mia borsa e lanciai uno dei miei funghi fumogeni, dritto, in faccia al troll. Questo sembrò coglierlo di sorpresa mentre stava per colpirmi col mazzafrusto. Indietreggiai il più velocemente impossibile, in modo da aumentare il più possibile la distanza tra me e lui. Pensa...pensa...potevo arrampicarmi su una delle piante che formavano la foresta di mangrovia per avere un vantaggio per un eventuale attacco ma sarei comunque stata un facile bersaglio. Poi vidi l'acqua e l'intrico di radici...mi avvicinai...chissà cosa c'era la sotto...chiusi gli occhi, presi fiato e mi immersi. La palude non era granché profonda per cui mi lasciai affondare. Il cuore mi batteva a mille. Non sapendo nuotare avevo paura. La mancanza di fiato non mi aiutava certo a tranquillizzarmi. Sentivo i polmoni bruciarmi.
    "Coraggio Engifer, reagisci!" Aprii lentamente gli occhi e mi diressi sotto una delle reti legnose formate dalle radici delle piante. Riemersi lentamente e ripresi fiato cercando di limitare al minimo il rumore, nonostante la fame d'aria fosse troppa. "Dannazione!!", pensai sconfortata. Il bastardo non aveva problemi né nella lunga che nella corta distanza e grazie al suo potere riusciva a tenermi costantemente sotto minaccia. Poi...rimaneva l'incognita di come si fosse impossessato del corpo...se lo aveva fatto una volta avrebbe potuto farlo un'altra volta e a quel punto era inutile ammazzarlo. Aveva parlato di ricerche alchemiche...gli alchimisti lavoravano coi metalli, giusto? Magari non solo...però se lui era già in grado di manipolare il ferro...che interesse aveva? Cosa voleva ottenere? Cosa aveva scoperto?
    << Dolcezza, esci fuori! Che c'è? Non hai più voglia di giocare?>>, la voce cantilenante mi distolse dalle mie elucubrazioni. Dovevo agire...almeno ferirlo...per colpa di Aes non avevo più Belladonna a mia disposizione. Questo è quel che succede quando aiuti gli altri.
    << Dolcezzaaaa!>>
    Costritio! Poteva essere un'idea. Certo avrebbe richiesto molto al mio corpo, ma forse ce l'avrei potuta fare a resistere fino a che non avesse avuto effetto...
    << Conterò fino a tre>>
    Possibile che mi fosse rimasta qualche cartuccia deBoia, << Uuno>>, che sarebbero state utili se fossi riuscita di nuovo a sorprenderlo. << Duue...>>
    Afferrai i miei due pugnali e mi ferii con entrambi.
    << TRE!>> La palla con gli acumi del mazzafrusto si abbatté contro il mio riparo. Mi gettai di lato, avendo cura di mettere al riparo le mie armi imbevute del mio sangue.
    << Ahahahahahah! Corri, scappa! Non fai che rendere il tutto più divertente>>, Dree era a dir poco euforico, mi inseguiva dimenando fendenti con la sua arma e bersagliandomi con la sua piccola punta metallica. Io mi concentravo sullo scansare i suoi colpi, piegandomi e facendo gioco di gambe. "Aspetta...aspetta...", continuavo a ripetermi. Attendevo il momento propizio fino a che non arrivò. Giusto dietro il troll si trovava un ammasso di radice ideale per farmi da trampolino. Inspirai. Espirai e corsi contro di lui. Non appena fui a sua portata mi gettai sotto le sue gambe. Mi alzai celermente in piedi, corsi e saltai. Atterrai sulle spalle di Dimple. Estrassi i miei pugnali e li conficcai.


    O almeno, questo è quello che sarebbe dovuto succedere, se non fosse che l'alchimista era riuscito a bloccarmi un arto e a sbilanciarmi, mandando a segno solo uno dei miei colpi. Ciò che avvenne subito dopo fu molto confusionario. Dree mi scaraventò a terra grazie alla presa che aveva su di me. Feci per mettermi in piedi tenendo salda la presa sulle mie armi, quando l'estremità del mazzafrusto impattò sul mio addome mozzandomi il fiato.
    Seguì un calcio.
    Sputai bile e sangue.
    Mi sentii afferrare per i capelli e tirare su in aria. Faccia a faccia con il sardonico ghigno del bastardo.

    Non ho riletto...era tardi e non avevo voglia. Se ci sono errori, provvederò
     
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    Il suo aspetto non era più lo stesso, ma senza dubbio si trattava di Dree.
    Non era l'odore, né i suoi movimenti a farglielo pensare. Lo sapeva e basta.
    Aes perse tempo qualche secondo a guardarsi attorno, incerto di trovare qualcos'altro che potesse attaccarlo.
    Rimase poi immobile, ad ascoltare ogni movimento circostante. Era difficile espandere la propria percezione quando non v'era quiete assoluta, quindi dovette far ricorso a tutte le sue energie residue per scandagliare l'ambiente. Il nuovo arrivato si era appostato con fare schivo a qualche metro di distanza. Aesingr avrebbe scommesso che non se ne stesse restando in disparte per timore di affrontare il bestione, ma non riusciva a leggere i suoi comportamenti.
    In quella breve manciata di istanti captò diverse cose, in prima linea il casino in cui si era infilata Engifer. Non sapeva come agire: era terribilmente stanco e dolorante, uno scontro a muso scoperto sarebbe stato rischioso. Decise comunque di avanzare.
    Fu la figura misteriosa a fermarlo, facendogli cenno di fermarsi. Gli sbarrò la strada con un braccio quando le passò accanto, restandosene taciturna come fino a quel momento.
    "Engifer è nei guai" disse il dragopesce, rivolto più a se stesso che allo sconosciuto. "Devo aiutarla"
    "No"
    Aes ebbe un piccolo sussulto nell'udire la voce dell'individuo mascherato. Risuonava un po' artefatta, ma le sue orecchie filtravano piuttosto nitidamente i suoni anche se ovattati. "Non devi aiutarla. Sei tu che vuoi farlo"
    Il drago non ebbe modo di dar peso al suono e alla fonte della voce, perché quella risposta lo confuse più di quanto già non fosse. Capì dove volesse andare a parare, e non si tirò indietro.
    "Certo che lo voglio. E ora vado"
    Aveva già perso troppo tempo; si scagliò di prepotenza contro il troll, che in quell'esatto momento aveva afferrato Engifer per i capelli e stava minacciando di assestarle il colpo
    definitivo. Possibile che Dree si fosse dimenticato della sua presenza?
    Non dando spazio ad ulteriori indugi, si gettò violentemente su entrambi, ignorando l'impatto che avrebbe potuto sbalzar via Engifer. In altri frangenti avrebbe fatto di tutto per non coinvolgerla, ma non aveva molto tempo per decidere.
    Il mostro se ne accorse e si voltò di scatto, sferzando la sua frusta acuminata verso di lui senza lasciar andare la sua preda. Aes sollevò una zampa e ignorò il colpo, che fortunatamente lo sfiorò senza colpirlo passandogli sopra la testa. Non poteva usare l'acqua per difendersi e attaccare, e non era minaccioso quanto un drago comune senza il suo controllo sull'energia acquatica. Solitamente i draghi possedevano artigli in grado di lacerare le pietre, ali vigorose, punte sul dorso aguzze e taglienti, squame robuste e zanne demolitrici. Lui possedeva appena la metà delle caratteristiche di un drago, e quelle che possedeva non sapeva utilizzarle a modo.
    Tuttavia non gli era mai importato granché. Si lanciò addosso a Dree con gli artigli sguainati, con in testa solo due pensieri: aiutare Engifer, non uccidere Dree.
    Anche se l'aveva già visto crepare dissanguato sotto i colpi di Engifer, Aes non avrebbe mai ucciso con le proprie zampe qualcuno se poteva risparmiarlo. Non gli sarebbe mai nemmeno venuto in mente di ammazzarlo o anche solo di lasciarlo morire.
    Con il proprio peso travolse il troll e lo trascinò diversi metri più avanti, schiantandosi con lui ed Engifer addosso al tronco di una pianta palustre non abbastanza resistente da sostenere lo scontro. Capitombolarono in acqua. Prima di tutti Engifer, su cui Dree perse la presa nel momento in cui il drago gli assestò un morso sulla spalla destra. Quel bestione possedeva una forza notevole, e la sua arma era ancora estremamente pericolosa.
    A causa della vicinanza, Aesingr non riuscì ad evitare i pugni che gli arrivarono sul muso in sequenza. Fu costretto a lasciar andare la presa, ma calciò via Dree con una zampata e lo spedì in mezzo alla melma. Con un balzo fece per raggiungerlo, purtroppo non calcolò attentamente le distanze e atterrò troppo distante dall'avversario. Lanciarsi a piombo sulla fanghiglia non era vantaggioso dato il suo peso, lo scoprì a sue spese sprofondando di almeno mezzo metro.
    Tirò fuori le zampe più rapidamente possibile, ma Dree gli fu addosso con il mazzafrusto pronto a lacerare le sue squame.
    Con un'estrema dose di fortuna riuscì ad afferrare fra le zanne la parte flessibile dell'arma più vicina all' estremità sferica coperta di punte.
    Tremava per la tensione. Con uno strattone tirò indietro il collo e sbilanciò il troll, che si ritrovò obbligato a lasciar andare il manico dell'arma per non finire pancia a terra.
    Aesingr emerse dal fango sfruttando le membrane delle sue zampe palmate, tastando sotto il suolo in cerca di una porzione più solida di terreno. Sentì sibilare qualcosa alle sue spalle, ma non riusci a spingerrsi in tempo in avanti e si ritrovò, per la seconda volta, con un pugnale piantato sul dorso.
    Ecco. Questa volta non sarebbe sopravvissuto. Lanciò un ruggito tremendo, come non ne aveva ancora tirati quel giorno, mentre sul suo fianco destro cominciava a scivolare un denso rivolo di sangue. Il rosso risaltava vivido sul blu del suo corpo, mischiandosi alla sporcizia incuneatasi fra le sue squame quando era caduto nella melma.
    Da dove arrivava quel dannato pugnale? Dree poteva ancora controllare il metallo a distanza?
    Le domande erano molte, ma le risposte venivano offuscate dal dolore. Il rombo della voce di Aesingr si ridusse ad un ringhio, mentre a fatica si tirava fuori dalla palude con la lama ancora piantata tra l'ala sinistra e una cuspide dorsale.
    Ne sentì arrivare un'altra. Questa volta avrebbe potuto evitarla, ma non in quelle condizioni. Non aveva modo di abbassarsi in tempo, non poteva neanche determinarne l'esatta traiettoria.
    Se l'avesse centrato sul collo o sulla testa per lui sarebbe finita. Strinse gli artigli, sperando di riuscire ad attutire il colpo in qualche modo. Attese, attese ancora.
    La lama però non lo raggiunse mai. Udì un colpo sordo, poi scorse una freccia schizzare contro un masso ad un paio di metri di distanza.
    Il dardo aveva impattato con il pugnale mosso da Dree, facendolo cadere a terra. Chiunque l'avesse scagliato aveva sicuramente salvato le sue chiappe dragose (per la seconda volta in cinque minuti), ma non aveva risolto definitivamente il problema. Era dannatamente inquietante, quell'arma poteva muoversi senza che qualcuno la impugnasse.
    A Dree bastava indirizzarla con la mente, e si sarebbe potuta conficcare ovunque. Per evitare ulteriori aggressioni si lanciò con le zampe sul pugnale e lo schiacciò sotto il proprio peso, sperando che non riuscisse a sollevarlo anche in quel modo. Si ricordò poi con orrore di quello ancora conficcato nella sua schiena. Le sue ali ebbero un guizzo. Una fitta lancinante gli attraversò la spina dorsale, dal collo alla coda, facendolo uggiolare dal dolore.
    Perché Dree non aveva usato la lama andata a segno per ferirlo gravemente? In teoria gli sarebbe bastato spingerla più a fondo per farlo fuori senza difficoltà.
    Che quel controllo a distanza avesse dei punti deboli?
    Mosso sia dalla disperazione che dal delirium cinestesico (?), bagnò la punta della coda nel sangue che gli sgorgava dalla ferita e la usò per macchiare il pugnale che teneva ancora sotto le zampe.
    Forse, in quel modo, avrebbe annientato quel maledetto potere che gli consentiva di muovere il metallo a suo piacimento.
    La figura misteriosa ripose il proprio arco sotto la veste, cominciando ad avanzare verso i tre.
     
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    Non mi resi conto del drago, che si era lanciato alla carica, se non quando era ormai troppo tardi (non che avessi avuto modo di evitarlo). L'impatto ci travolse tutti rovinosamente. L'impatto con il tronco di uno degli alberi mi tolse il fiato. Sentii la presa di Dree allentarsi, per poi scivolare di nuovo in acqua insieme alla mia coscienza.


    Freddo.
    Sempre il freddo tornava a tormentarmi.
    Il corpo pesante.

    "Vuoi morire?"
    Come?
    "O vuoi andare?" Andare?...dove?
    "Vuoi volare? Dov'è la tua anima, dov'è il tuo sogno? Pensi di essere viva?"
    Chi stava parlando? Tutto era nero. Provai a guardarmi intorno...inutilmente.
    "Chi sei?" Di nuovo quella stessa domanda. La domanda che mi tormentava da mesi ma che forse portavo dentro di me da tutta la vita.
    "Chi sta parlando? Esci fuori, fatti vedere!", dissi. Di fronte a me si iniziò a materializzare una figura. All'inizio non era che una macchia, che stava diventando via via più nitida. Una ragazza minuta sporca di sangue con folti capelli color zenzero...
    "Io sono te", rispose la mia sosia.
    Ok, stavo impazzendo o stavo morendo...una delle due.
    "Posso assicurarti che ancora non siamo morte, ma riguardo al fatto di essere pazze...non saprei. Io sono te, come ho già detto. So ciò che sai te."
    "Voglio andarmene da qui" Era come stare davanti ad uno specchio...odiavo gli specchi. "Possiamo andarcene quando vogliamo. Sei te che decidi. Io rimarrò qui. Avrai bisogno di me"



    Aprii gli occhi con il cuore che mi batteva all'impazzata. In maniera alquanto sgraziata e roccambolesca riuscii a riemergere dalle acque della palude, arrampicandomi su una delle radici che si gettavano in quel liquido oscuro.
    Mi issai definitivamente fuori a fatica e sputando acqua. Mi distesi sulla schiena a riprendere fiato. Ogni nuova boccata d'aria mi provocava fitte lancinanti al torace.
    Lentamente iniziai a riprendere consapevolezza di ció che mi circondava.
    Vuoi morire?
    Qualcuno stava lottando. Mi tirai su a sedere. Aes stava affrontando Dree, nonostante un pugnale conficcato sul dorso.
    O vuoi andare?
    Dree era intento a controllare qualcosa. Fu allora che notai il pugnale. Aes non avrebbe potuto evitarlo e io non ce l'avrei fatta ad aiutarlo.
    Vuoi volare?
    Una freccia deviò la traiettoria del pugnale, mentre il suo proprietario usciva dal fitto della boscaglia. Notai che era la stessa misteriosa figura con la maschera di lupo che aveva steso gli altri troll. Amica o nemica? Probabile che fosse interessata a catturare me o Aes...o entrambi...a quel punto la situazione non sarebbe poi tanto cambiata, anche sconfiggento Dree.
    Mi rimisi faticosamente in posizione di guardia.
    Avevo bisogno di aiuto. C'era solo una creatura di cui potessi fidarmi in simile circostanza...e quella creatura era Aesingr.
    "Pensa Engifer..."
    Dovevo raggiungere il drago e curarlo. Avrei pensato dopo al resto.
    Scattai sorprendendo (penso) tutti i presenti. Appena fui abbastanza vicina, feci leva sulle gambe e balzai in groppa ad Aes.
    <<io aiuto te e tu aiuti me, ok? Ti prometto che usciti di qui ti offro quello che vuoi>> (forse non proprio, ma ne avremmo discusso a tempo debito).
    Aprii la mia borsetta (era fradicia! Alcune delle boccette si erano rotto e delle piante essiccate beh...erano nuovamente idratate). Speravo vivamente che almeno qualcosa si fosse salvato. Nel mentre osservavo e analizzavo la ferita. Notai come non fosse un pugnale ma, bensì, la scheggia che avevo evitato prima.
    Era un'arma molto strana, sottile e particolare...ma soprattutto...non era un'arma da troll. All'improvviso iniziò a muoversi e a penetrare dentro. Senza pensarci due volte la estrassi e la ferita si richiuse come se non fosse mai esistita.
    Assistei stupefatta il fenomeno ma ancor più ciò che mi sconvolse fu il percepire dell'essenza vitale in quello strano oggetto.
    Un'essenza molto simile a quella del troll.
    Esperimenti...alchimia...elementali del metallo...

    Ora tutto mi era chiaro.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Beata lei, che ora tutto le era chiaro...

    Engifer gli si era avvicinata, con chi sa quali intenzioni per la testa. Gli stava estraendo il pugnale, di quello ne era sicuro, ed in quel momento era la cosa più importante.
    Non avevano molto tempo, e se la losca figura non fosse intervenuta avrebbero dovuto combattere ancora. Il drago prese un lungo respiro, un arci-mega-alfa-turbo-lungo respiro, e drizzò il muso verso quel pazzo di Dree. Sentì uno strano sollievo provenire dalla ferita, nel momento in cui Engifer tolse la lama dal suo corpo. Che stava succedendo? Lo aveva curato con una delle sue tecniche? Non sembrava in condizioni adeguate per dar fondo ai suoi poteri, che per in ciso non sapeva quali fossero, ma soprattutto gli risultava strano avesse deciso di usarli proprio adesso. Nella caverna gli aveva lasciato delle foglie per alleviare il dolore, invece di operare qualunque cosa stesse operando in quel momento.
    In ogni caso era molto confuso. Come facevano a sconfiggere Dree? Non potevano esser sicuri che non si sarebbe ripresentato di nuovo come aveva fatto entrando nel corpo di quel troll. Era tutto troppo strano perché la semplice mente di Aes potesse anche solo sperare di comprendere, ma era sicuro di voler portar via Engifer da lui.
    L'individuo mascherato dal canto suo non mostrava grande interesse per le loro condizioni, ma teneva lo sguardo fisso sul loro avversario. Non avrebbe lasciato che qualcuno prendesse il loro posto nella battaglia, non voleva altri rischiassero per qualcosa che, non che il dragopesce l'avesse voluto, avevano cominciato lui e Engifer.
    Si ritrovò anche quella volta a restare sulla difensiva; il mostro si stava avvicinando, ma siccome Engifer ha capito e Aes no (né Aes io né Aes PG), non aveva idea di come contrattaccare.
    Si stava avvicinando a passi piuttosto insicuri, quasi come l'avessero messo in seria difficoltà. Che stesse esaurendo i propri poteri? In fondo aveva combattuto utilizzando sia il proprio corpo che un pericoloso controllo sul metallo a distanza, era probabile che le sue energie non fossero più al massimo. Non era questo però che interessava ad Aesingr.
    "Eih, basta! Perché non la s... smettiamo di... ucciderci?" Sentiva ancora dolore in diverse parti del corpo, ma lo ignorò e avanzò. Era sicuro di odiarlo, di detestarlo. Ma Aesingr non ragionava come gli altri, non come quella che veniva considerata la norma. "Engifer non vuole più combattere, fermati! Vattene e lasciaci
    in pace"
    Nella sua mente tutto ciò non risuonava assolutamente patetico. Voleva far cessare quello scontro. In cuor suo sapeva non ci sarebbe riuscito, e uno di loro se ne sarebbe andato in quello spruzzo di palude ai confini di Andorix, ai piedi dell'Ossidiana d'argento che li osservava imperitura e magnificente.
    Quanto sarebbe stato bello essere una montagna: nessun pensiero, nessun rischio di crollare. Qualunque civiltà avrebbe avuto bisogno di te, indaffarandosi sopra ai tuoi versanti e alle tue vette per raccogliere, viaggiare, costruire.
    Aesingr non era un drago con l'aspetto di una montagna. Non ne condivideva la forza, né l'incrollabilità. Eppure voleva ad ogni costo tirar fuori tutti da quella battaglia senza versare altro sangue, evenienza impossibile date le circostanze.
    "Dree!" esclamò, mentre attorno a lui si manifestava una tenue aura azzurrina e l'aria che circondava il suo corpo si faceva sempre più fredda. "Combatterò fino all'ultimo respiro se non te ne andrai!
    Non erano parole che si poteva udire tutti i giorni provenire da Aes. Quell'evento sarebbe stato più unico che raro, da incidere a caratteri runici sulla storia di Kengard. Ciò che rendeva il tutto ancor più incredibile, era che questa volta anche Aesingr stesso ne era convinto.

    E la figura mascherata era orgogliosa...
     
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    Le parole di Aesingr mi stupirono. Fino ad ora si era dimostrato un po' ingenuo...e patetico nel suo modo di evitare in ogni modo qualsiasi lotta. Senza contare il suo ostinato rifiuto all'uccidere era stata un ostacolo non da poco. Chissà cosa lo stava animando proprio adesso. Un'aura azzurrina iniziò ad avvolgerlo...che quella forza misteriosa e fredda, che lo aveva ammantato nello scontro precedente, si stesse risvegliando?
    Sarebbe stato perfetto.
    Lui il corpo e io la mente contro un Dree, che avanzava incerto e intimorito, forse da quello che potevo aver intuito.
    Potevamo farcela. Le nostre possibilità di prevalere non erano poi più così minime. Nel frattempo la figura misteriosa continuava a restare in disparte, mera spettatrice della nostra lotta. Meglio...una seccatura era più che sufficiente.
    Dalla mia posizione seduta in groppa al drago, mi sporsi verso il suo muso << Ascoltami bene Aes. Dree non controlla solo i metalli ma è anche un alchimista. Credo, e temo di aver ragione, che in uno dei suoi esperimenti sia riuscito a trovare un modo in cui trasmigrare la sua volontà in delle schegge di metallo, simili a questa. Ne hai notate altre, per caso, quando lo abbiamo affrontato la prima volta? >> chiesi in un sussurro, mentre mostravo la sottile lama che gli avevo estratto << Dobbiamo distruggerle, evitando di essere colpiti, hai capito? Potrebbe altrimenti prendere il controllo del nostro corpo, della nostra mente, come sta facendo ora con quel troll>>. Sperai con tutta me stessa che il drago avesse capito e che magari mi potesse aiutare...perché sebbene avessi scoperto il segreto del nostro avversario, restava ancora da capire come sconfiggerlo.
    Odiavo questo genere di situazioni, per questo ero diventata un'assassina...specializzata in veleni. Semplice, veloce, letale, privo di scontri frontali. Minima percentuale di essere colta impreparata.
    "Pensa..." mi ripetei per l'ennesima volta.
    << Ho in mente un piano. Tenterò un nuovo corpo a corpo. Verificherò la mia ipotesi cercando la scheggia che sta manipolando il troll>> Scesi a terra. Poi un po' reclutante mi misi di fronte a lui, nascondendo ciò che stavo facendo alla vista di Dree, e gli porsi la lama che gli avevo estratto. << Vedi di andartene da qui...lontano...dove lui non riesca a controllarla e trova un modo per distruggerla>>, deglutii, << poi torna indietro. Sei già riuscito a trovarmi una volta, ci riuscirai anche una seconda>> Con l'altra mano mi avvicinai lentamente al muso e glielo accarezzai con le punte delle dita. Era una sensazione strana, difficile da descrivere. Sentii le squame, fredde. Durò un attimo. Lo guardai un'ultima volta nei suoi enormi occhi verde-acqua, prima di voltarmi verso il mio persecutore.
    Stavo seriamente per affidarmi ad un drago come Aesingr? Da quando mi fidavo di qualcuno? Da quando ne sentivo la necessità? Eppure non era proprio quello che stavo facendo?
    Aes era imprevedibile...poteva anche non rispettare il piano e agire...o scappare e non tornare più. Era un'incognita imprevedibile, che però era diventata una costante (XDXD) nei miei pensieri.
    Estrassi dei pugnali dalla casacca e li afferrai come fossero artigli.
    Chissà da quando avevo iniziato a pensare che non era poi male ragionare seguendo un "noi" piuttosto che solo un "io".
    Fu l'ultimo quesito che mi posi prima di scagliarmi contro Dree. La testa, ormai libera da ogni altro pensiero, era rivolta allo scontro.
    Combattere. Uccidere. Sopravvivere.

    Mi scuso per il ritardo e la brevità :sclero:
    Non sono brava negli scontri :mc9jxe: per questo nella parte finale...non sono stati narrati... :Vashnarak: :155ryj7: :2mz37p:
    Inooooltre...Engifer ha la tendenza a fare ciò che le pare e a pensare ciò che vuole a dispetto della volontà dell'autrice stessa...mi fa seriamente dannare


    Edited by Cassidy - 2/6/2019, 23:22
     
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35 replies since 4/12/2018, 00:24   2027 views
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