Ti prego non mangiarmi!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Aesingr è attualmente in tre role, quindi lo so che sto violando il regolamento, ma nel prossimo mio post alla città dei corvi uscirà quindi per un post di differenza è mal di poco *tutti iniziano a violare regole a caso per ripicca*

    Viene dal torrente, da Relax e freschezza.
    Non essendo completa quella role ,anzi non essendo nessuna role completa di quelle in cui si trova adesso (penso sia la prima volta U.U solo con Kestrel fo sti bordelli) sfrutto la storyline che avevo in mente.

    Questa role è tra me e Cassidy, se qualcun altro vuole aggiungersi ce lo dica in tag please!


    Incredibile, quasi non poteva credere di essere scampato alle manie di quel folle. A voler tenere il conto delle situazioni assurde in cui era finito nell'arco di un paio di giorni non ci sarebbe riuscito, ma ora era giunto il momento di tornare da Egenna. La prima volta in quella stramaledetta palude si era perso, finendo sotto le mire di una regina fuori di testa, un'infermiera indemoniata e di una robottina troppo amichevole che odiava la solitudine e la propria dipendenza dall'altrui volontà. Era finito nell'arena, aveva dovuto affrontare Maledet e...
    Venne distratto dai suoi pensieri quando del movimento attirò la sua attenzione. Pochi metri sotto le sue zampe, sulla torbida superficie palustre, comparvero delle inquietanti macchie nere celate dalla nebbia; la bruma che rivestiva costantemente il cielo di Andorix rendeva impossibile distinguerne gli esatti contorni, ma era quasi sicuro che, qualunque cosa fosse, si stesse muovendo.
    Aveva già subito un'aggressione quando era giunto da quelle parti per caso, e anche se ora non aveva Egenna da "proteggere" non aveva intenzione di farsi sbranare. Sarebbe dovuto scendere per riposare le ali qualche minuto, ma era decisamente troppo rischioso. Accidenti al suo fisico inadatto al volo!
    Eppure non si trovava ad alta cuota, secondo ciò che aveva imparato a decifrare dei messaggi del suo corpo non sarebbe dovuto rimanere stremato dopo una manciata di minuti in aria.
    Probabilmente gli ultimi sforzi, in rapida successione, non coadiuvavano minimamente la sua inedguatezza all'uso delle ali. Doveva decisamente fermarsi, ma il ponte era l'unico approdo sicuro in quella stramaledettissima palude e l'aveva perso di vista ormai da diverso tempo.
    Fingendo di non volersi curare dei pericoli, o meglio convincendo se stesso di non essere sul punto di essere sbranato, planò su una grande ninfea verdastra, sotto la quale alcune creepy-bioluminescenze riflettevano sull'acqua tenui facelle dall'aspetto sinistro. La grande foglia non sprofondò, per qualche motivo assurdo aveva capito che quegli affari sostenevano il suo peso, anche se sfidare la sorte in simili frangenti non era mai troppo saggio. Con le orecchie pronte a captare qualsiasi segnale di pericolo e i muscoli tesi al massimo si preparò a ricevere qualsivoglia minaccia si trovasse da quelle parti, cercando al contempo di rilassarsi per recuperare le energie.
    "Egenna... sei ancora qui vero?
    Chiese a bassa voce, parlando da solo come il classico personaggio di un anime che deve rendersi poco credibile interloquendo con i propri stessi flashback.
    Percepiva deboli spostamenti sott'acqua, ancora abbastanza lontani da poter essere considerati trascurabili. Il problema era che sapeva perfettamente di non essere reattivo come avrebbe voluto, che combattere non era il suo forte e che pur di non fare male a quei cosi si sarebbe fatto pappare come un imbecille.
    Sospirò, appoggiando il muso fra le zampe anteriori. Se si fosse addormentato lì probabilmente non si sarebbe mai risvegliato. Ma Aesingr è Aesingr, e il non riuscire a capire quando il pericolo è pericoloso era sempre stato il suo forte.
    Distese la coda fino a lasciarne scivolare la punta nell'acqua gelida, un toccasana per il suo corpo abituato agli abissi. Era una tortura per la sua mente il trovarsi così vicino all'acqua seppur schifosa, il non potersi immergere per paura di fare una brutta fine lo stava notevolmente provando. Cercò di non darci troppo peso, limitandosi a rilassarsi per quanto possibile. Infondo per lui era più facile che per altri; essere incoscenti non è sempre un male, ciò che per la massa appare assurdo potrebbe assumere un significato più che valido sotto percorsi mentali alternativi.
    Aesingr ne era l'esempio perfetto: dare un calcio alla ragione per lasciar spazio al puzzo di pesce!

    Edited by Aesingr - 20/12/2018, 15:14
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    Engifer entra in gioco per la prima volta. Viene da Klenrung dove ha preso residenza


    "Engifer! Cosa pensavi di fare cercando di uccidermi?" La voce di maestro Mòsel era a metà tra l'infuriato e l'incredulo. "Cosa volevi dimostrare?" "Che non ho bisogno di nessuno"

    Aprii lentamente gli occhi. Ecco una nuova giornata di merda. Era la settantasettesima volta che sognavo il mio maestro. La settantasettesima volta che non riuscivo a riposare a dovere. Sospirando mi tirai su a sedere dal mio giaciglio improvvisato. La palude si mostrava in tutto il suo magnifico ed inquietante squallore. Odiavo quel posto...mi faceva schifo. Le creature, le persone che vi si aggiravano facevano schifo. Mi venne da ridere...dal momento che io stessa frequentavo puntualmente quel posto, mi ero appena detto che mi schifavo...comunque...basta sciocchezze! Due giorni fa una figura incappucciata mi aveva avvicinata a Klenrung per un incarico, anzi una tale seccatura e ad una simile cifra!

    Iniziai ad incamminarmi mentre succhiavo assorta una radice di liquirizia. Ero stufa di camminare, certo ero abituata alla fatica ma avrei di gran lunga apprezzato potermi spostare con più rapidità e in un posto più pulito...e invece eccomi qua a calpestare questo terreno melmoso e puzzolente. Mi concentrai sul dolce sapore amaro della mia colazione, come a cercarvi conforto, e sui dettagli della commissione. Allora: il cliente aveva detto che l'obiettivo era un drago di corporatura massiccia, interamente coperto di squame blu scuro, eccetto per il ventre di colore celeste; alto poco più di due metri, lungo cinque e con una apertura alare di sette; presenza sul dorso di nere cuspidi ossee, tre artigli in ogni zampa, due aguzze corna e al culmine della coda un aculeo. Certamente un soggettino non semplice, ma che per fortuna pareva non essere un campione di intelligenza...un credulone di buon cuore...ahahah...i miei preferiti! Il drago si stava dirigendo a Kwar, motivo principale per cui ora mi trovavo qua, avvolta da umidità soffocante e aria tossica.
    Tirai fuori un'altra bacchetta di liquirizia, pensando a come potevo agire...La stazza (sebbene non fosse dei più grossi), gli artigli, le corna e l'aculeo mi preoccupavano. Sicuramente non andavano a mio vantaggio. Inoltre la dose dei miei veleni doveva essere ben più massiccia. Mi fermai un attimo a controllare il mio armamentario. I pugnali erano tutti al loro posto e ben affilati, nella borsa che portavo legata al fianco i veleni erano pronti nelle loro boccette e, sì, ce n'erano abbastanza. Anche le erbe medicinali e gli unguenti erano sufficienti. L'ordine e l'organizzazione erano tra le mie parole preferite. Mentre rimettevo tutto a posto notai come ci fosse uno strano silenzio. Non che la palude di Andorix fosse un posto rumoroso, anzi. Tuttavia c'era sempre un leggero movimento o delle piante o delle altre creature che si aggiravano nei d'intorni. Cosa che, invece, mancava al momento. A quanto pare c'era qualcuno che aveva deciso di importunare la ragazza sbagliata. Che bella giornata! Un ghigno comparve sul mio volto, per poi tornare nuovamente serio. Non avevo voglia di giocare al gatto col topo, ma non potevo altrimenti.
    Feci finta di guardarmi attorno allarmata. Prima a destra, poi a sinistra. Girai anche su me stessa, guardando in ogni direzione. "C-chi c'è? Io...io non ho paura", dissi con voce strozzata. Un movimento tra il folto delle piante, ed ecco apparire un kappa adulto. Suvvia! Io odio i Kappa! "E va bene", sospirai. Mi voltai e iniziai a correre. Dovevo essere nel suo territorio perciò dovevo allontanarmi e dovevo trovare un modo per sbarazzarmene senza ricorrere ai veleni (non avevo ancora deciso come eliminare il draghetto infondo). Peccato che la palude fosse tutta uguale...con quella dannata nebbia.
    Ammisi di essere anche un po' curiosa di sapere se quell'essere fosse all'altezza della preda che si era scelto. Mi piacciono le sfide e già mi pregustavo il momento in cui lo avrei fatto diventare la mia di preda.
    Mentre proseguivo in quella palude sempre più bagnata, sentivo il suo respiro sempre più vicino. All'improvviso inciampai in delle canne , lasciandomi scappare un urlo, e mi ritrovai a cadere in dell'acqua stagnante con delle bioluminescenze. Una forte puzza di pesce mi pervase le narici ma in quel momento ero più che mai concentrata ad affrontare il kappa, che ormai mi era addosso. Chissà, magari ero pure finita nella sua tana ("cazzo")! "Pensa! Dannazione"...potevo usare "Costritio" ma mi serviva una superficie solida per poter estrarre uno dei miei pugnali. Nell'acqua ero in svantaggio e non sapendo nuotare bene, la maggior parte della mia concentrazione era fissa nel rimanere a galla. Sentivo il kappa sghignazzare, non mi aveva ancora trovato però .
    Ad un certo punto dietro di me sentii qualcosa sbattermi contro la schiena. Mi girai e vidi il bordo gigante di una foglia di ninfea. Perfetto! Non ci pensai un attimo e mi ci inerpicai, solo che...non ero l'unica inquilina. La foschia mostrava un'ombra, grande. Sfoderai un pugnale e subito mi ci ferii la mano per imbrattarlo col mio sangue. Quando la foschia si diradò un po', fissai ad occhi aperti il drago che avevo di fronte, dall'aspetto familiare, e che a quanto pare si stava svegliando da un sonnellino.
    Presa com'ero dalla creatura di fronte a me, non mi accorsi della mano palmata che mi afferrava per poi strattonarmi giù. Come riscuotendomi dal torpore, urlai mentre finivo sott'acqua.

    Edited by Cassidy - 5/12/2018, 23:46
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Il cielo plumbeo di quel luogo lo disorientava a tal punto da fargli perdere anche la cognizione del tempo. Già lui era portatore indiscusso del senso del disorientamento!
    Scosse il musino, sollevando il collo e guardandosi attorno. Sperava che quella ninfea non ruotasse su se stessa, o in breve non avrebbe più capito un accidente di dove si trovasse. Deconcentrarsi da quelle parti risultava piuttosto fatale, e non avendo lui cercato un punto di riferimento prima di sonnecchiare un po', stava rischiando grosso. Le direzioni possibili comunque erano sostanzialmente quattro, tre di queste l'avrebbero portato fuori dalla palude e l'altra da Egenna, o perlomeno verso la città.

    Non provò neanche a fare mente locale. Se ne sarebbe curato in seguito, come al solito.
    Ripensò a ciò che gli aveva detto il drago nero durante il loro scontro: "Mi hanno gettato qui solo per aver rubato un po' di cibo"; che quel luogo non facesse per lui?
    Non era certo il tipo da atteggiarsi a giudice, tuttavia se bastava così poco per condannarli ad un tanto elevato rischio di morte doveva fare attenzione. Più che per se stesso aveva avuto paura per il suo avversario, che fortunatamente si era dimostrato tutt'altro che indifeso.
    Un fremito del suo lettuccio improvvisato lo riportò bruscamente allerta. Qualcuno stava facendogli visita.
    Tirò indietro le zampe anteriori e il collo, lasciando uno spazio sufficente tra sé e l'intruso per potersi allontanare in tempo. Non distinse nient'altro che una sagoma, ma il suono di qualcosa che attraversava la carne fu inconfondibile alle sue orecchie.
    Quell'individuo non era ferito, l'odore del sangue misto all'aroma putriscente dell'acquitrinio non l'aveva raggiunto in un primo momento. Perché mai impugnava una lama? E perché gli era sembrato che si fosse ferito da solo? Quel luogo dava pure le allucinazioni?
    Fece per sporgersi verso di lui, per poterlo scrutare più attentamente in mezzo alla foschia; purtroppo questo scomparve dalla sua visuale in un istante, con un urlo intriso di terrore. Almeno così gli era parso di capire.
    Qualcosa l'aveva trascinato sott'acqua. Non ragionò su alcuna possibile conseguenza: si gettò all'inseguimento e si immerse a sua volta, seguendo il movimento dell'acqua scura e i suoni sotto di sé per raggiungerli.
    Si spinse vigorosamente verso il basso, impattando con le zampe sul corpo di qualcuno. Difficile dire se fosse il cacciatore o la preda. Infondo sapeva di non doversene curare, per sopravvivere chiunque aveva il diritto di procacciarsi il cibo. Eppure non poteva farci niente, era irrimediabilmente impiccione.
    Ritraendo gli artigli per non ferire nessuno si aggrappò a qualunque cosa avesse raggiunto, tastando rapidamente con le zampe per valutare dove iniziasse il corpo di uno e dove finisse quello dell'altro. Si, lo fece anche in maniera abbastanza invadente, senza nemmeno rendersene conto.
    Gli schiamazzi ovattati dall'acqua lo convinsero che doveva trattarsi di una femmina, gli umani e i simil-umani possedevano una voce acuta come quella. Con poca convinzione assestò un morso all'altra bestiaccia, giusto quanto bastava per invitarla ad allontanarsi senza farle del male. Questa reagì con la consueta reazione di chi si trova di fronte un drago che lo sta minacciando di morte, come se Aesingr ne fosse capace, e fuggì lasciando andare il suo pranzetto. O Cenetta forse? Era mattina o sera? Giorno o notte? Bah, tra le nubi che offuscavano il sole e la sua caparbia e rinomata dimenticanza v'era un'ottima intesa.

    Trascinò la creatura in superficie, riportandola sulla ninfea. Si aggrappò con le zampe anteriori sulla grande foglia e ve la poggiò sopra con la coda, che aveva utilizzato per trasportarla fuori mentre usava il resto degli arti per muoversi in fretta.
    Finalmente poteva osservarla meglio. Aveva dei peli rossi sulla testa, squame simili alle sue anche se di colore verde e parte del suo corpo era coperto di nuda pelle. Bene, ottimo... fantastico...
    Che diavolo era quella cosa?
    "Sei un'Egenna drago?" chiese, con il proverbiale sorrisetto dragoso Aes-style.
    Non somigliava neanche un po' ad Egenna, ma aveva visto quella ragazza fare cose ben più complesse ed assurde di una metamorfosi.
    Attese un istante.
    "Tutto bene?"
    Salì sulla ninfea con lei e si sedette. Non era mai stato il più giganorme dei draghi, ma quella creaturina gli sembrava decisamente molto piccola. Osservarla dalla sua prospettiva lo faceva sentire a disagio, quasi minaccioso.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    Un suono ovattato...cos'era?
    Fastidioso. Che fossero parole? Chi parlava?

    Tornai alla vita con un forte colpo di tosse, girandomi sul fianco per vomitare l'acqua che avevo aspirato. Feci per passarmi una mano sul viso mentre il mio respiro tornava regolare, per rendermi conto che stavo ancora impugnando saldamente il pugnale. Ahahah...sono proprio tosta. Chissà se ero riuscita ad ammazzare quel bastardo di un kappa...Mi resi conto in quell'istante di essere osservata. Girai lentamente la testa verso il centro della ninfea (come ci ero ritornata sopra??) per incrociare lo sguardo che un paio enorme di occhioni che mi osservavano da vicino, incuriositi. I miei invece si sgranarono. Il drago? Il drago?? Il mio obiettivo?? ...mi aveva...aiutato?? Cazzo!!! Me la potevo cavare benissimo da sola, lo avevo in pugno quel bastardo. Aprii la bocca per urlargli contro...ma ecco che mi sovvenne che adesso dovevo dire addio all'idea di usare la sorpresa per annientare quel bestione. Accidenti! Pensa...pensa...come mi conveniva agire...in fondo mi aveva salvata, quindi forse il piano C poteva ancora funzionare ed era pur sempre più cauto del B. Continuai a fissarlo...sembrava imponente...e le corna...molto più acuminate. Inoltre ero bagnata fradicia e con quell'umidità i vestiti mi si erano incollati addosso, il cappuccio era scivolato rivelando il mio volto, non sapevo come fosse messa la mia borsa...perfetto...davvero...perfetto.

    << Ricordati Ginger, mostrarsi deboli a volte può rivelarsi una strategia vincente>> disse Mòsel

    Vada per la C. Mi prostrai subito alle zampe della creatura e iniziai con voce lacrimevole: -O sommo e possente drago! Mi hai salvata da un tremendo pericolo, ma ora temo di essere finita in uno ancor più grande! Ti prego non mangiarmi! Non sono buona da mangiare. Posso esserti utile invece, sono un'apprendista guaritrice. Mi aggiravo, perduta, in questa palude per recuperare un pianta officinale, come richiestomi dalla mia maestra, quando quel brutto kappa mi ha aggredito! O eccelso drago, ti prego di aiutarmi, saprò come ricompensarti!- A quest'ultima frase mi sfuggì un sorriso, per fortuna avevo il viso volto a terra. Che bella ricompensa ucciderlo. Soprattutto per me.
    Attesi la risposta del drago, sperando di non aver fatto trapelare il mio intento omicida.
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    La osservò per tutto il suo sproloquio, inclinando il muso in avanti con fare fuffoso. Sperava di non apparire minaccioso, anche se da quello che stavano sentendo le sue orecchie doveva farle piuttosto paura.
    "Non mi chiamo Eccelso Drago, mi chiamo Aesingr! Aes per amici... e nemici" esibì il suo sorrisetto, poi rimise al loro posto le zannucce. "Io mangio solo alghe, è brutto mangiare la carne. E poi non mi piace"
    Si fece un po' indietro, portando la coda fra le zampine posteriori.
    "Ti serve aiuto per cercarla?" chiese, riferendosi alla piantina (sicuramente illegale) di cui gli aveva appena parlato. "Sinceramente non penso di poter essere d'aiuto in questo, non sono capace neanche di individuare la città in mezzo a questa nebbia!"
    Fece una pausa, mentre la fogliolona ondeggiava sotto di loro. Qualcos'altro avrebbe potuto attaccarli da un momento all'altro, non poteva distrarsi.
    "Se però vuoi aiuto per scacciare queste strane creature posso provarci"
    Cercò di sembrare il più possibile cordiale, quell'esserino gli sembrava decisamente spaventato. Non gli passò di mente neanche per un momento di dirle che anche lui aveva da fare in realtà, né che il suo obbiettivo-Egenna potesse essere più urgente di un'erbetta medicinale.
    "Sali, se ti porto sul dorso è probabile che ci pensino due volte ad attaccare"
    In effetti era proprio così che era andata, perché i mostri della palude ignoravano che Aes fosse scemo e puccioso; un drago marino, di circa sei metri e con un testone come il suo poteva tranquillamente passare per un predatore acquatico. Era piccolo in paragone a molti suoi simili, ma decisamente grosso agli occhi delle bestioline che abitavano nella palude.
    Emh...
    in realtà no, perché si trattava di Andorix, e aveva visto mostruosità gigantesche e tentacolate in grado di mangiarsi anche lui, se non addirittura qualcosa di ancor più grande. Si aggiravano in quelle torbide acque creature di ogni tipo, probabilmente anche altri draghi cannibali, e esisteva un motivo per cui quella palude veniva considerata mortale da chiunque.
    Sperava di non aver sbagliato i calcoli.
     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    "Non mi chiamo Eccelso Drago, mi chiamo Aesingr! Aes per amici... e nemici. Io mangio solo alghe, è brutto mangiare la carne. E poi non mi piace. Ti serve aiuto per cercarla? Sinceramente non penso di poter essere d'aiuto in questo, non sono capace neanche di individuare la città in mezzo a questa nebbia. Se però vuoi aiuto per scacciare queste strane creature posso provarci! Sali, se ti porto sul dorso è probabile che ci pensino due volte ad attaccare."

    A quelle parole alzai la testa da terra e guardai quella creatura, nonostante avessi la vista offuscata dalle lacrime, dato che l'acqua della palude mi stava bruciando gli occhi. Aes, ora sì che non vi erano dubbi, era proprio lui! Inoltre non potevo fare a meno di trovarlo sempre più bizzarro a ogni secondo che passava. Un drago che non mangiava carne! Ma davvero? Nemmeno del pesce si cibava? Eppure, sembrava sincero e volenteroso nello "aiutarmi". Oioi...sarebbe stata così facile? Sembrava di avere a che fare con un cucciolo, altro che bestione di sei metri! A stento riuscivo a non far trapelare la mia euforia. Stava andando tutto secondo il piano! Ero riuscita a farmi offrire addirittura il suo aiuto! Lo avrei condotto verso la sua stessa rovina. Sicuramente il mio cliente sarebbe stato più che contento di ricevere la sua merce ancora calda (per qualsiasi cosa lo avesse voluto usare) e io avrei avuto un passaggio gratis fuori da quella palude.
    Mi strofinai gli occhi ma il bruciore non accennava ad attenuarsi, in aggiunta il naso prese a gocciolarmi. Continuando a tamponarmi gli occhi con la manica (ahimè, bagnata!) della giacca e tirando su col naso, mi rivolsi ad Aesingr.
    "Saresti davvero, così gentile?" Il fastidio agli occhi non passava...cosa diamine c'era nell'acqua? "Nessuno si è mai mostrato gentile con me! Ho avuto davvero paura di quel mostro. Poi sono giorni che cammino e sono molto stanca! Sarei davvero sollevata di avere qualcuno al mio fianco. Però devo avvisarti che non ho molto da darti in cambio, la mia maestra è crudele e di sicuro si arrabbierà...Oh povera me!" A questo punto mi coprii il viso con entrambe le mani nel tentativo di dare sollievo agli occhi...era davvero insopportabile! Forse era il caso di usare un po' dell'acqua potabile che avevo con me, anche se ne avevo poche scorte. Diedi le spalle al drago e aprii la borsetta, colta da un'idea. Mi pareva infatti di avere un po' di mocallami, che trovai con gioia. Presi un pezzo di stoffa e lo bagnai con un po' di estratto, poi me lo passai sugli occhi chiusi come a pulire delicatamente tutta la zona. Rimasi qualche secondo con le palpebre ancora abbassate. Il prurito sparì pian piano. Rimisi tutto apposto con il dolce odore del mocallami che mi avvolgeva per qualche altro istante. Colsi anche l'occasione per prelevare un po' dell'acqua della palude.
    Mi voltai nuovamente verso il drago e, avvicinandomi cautamente, aprii la bocca per continuare nel mio patema quando venni interrotta dal brusco muoversi della foglia su cui galleggiavamo. Istintivamente, mi avvicinai di più ad Aesingr, in caso fossi rifinita in acqua. Da questa provenivano delle bollicine, che aumentavano di numero all'aumentare delle increspature sulla sua superficie. Con mio grande orrore vidi il kappa riemergere. Tutto il suo corpo era scosso da forti tremori intermittenti. Ogni sua fibra si contraeva e contorceva in maniera dolorosa. La bestia riusciva ad emettere solo qualche verso strozzato, mentre dalla bocca a becco fuoriusciva saliva. A quanto pare, durante la collutazione lo avevo preso il bastardo e il veleno stava ormai facendo effetto...peggio per lui, Costritio non perdona. Peccato però che la sua comparsa rischiava di rovinare il piano, sarebbe stato un bel guaio se ora il drago avesse voluto soccorrerlo...dato che io ero una "guaritrice" buona e indifesa...Dovevo scegliere: salvarlo (mostrandomi misericordiosa e geniale) o lasciarlo morire? Ugh...la scelta era evidente...per la prima volta in vita mia avrei dovuto fare una cosa così meschina e ripugnante!
    Presa questa decisione, sospirai e ripresi la messinscena. "Oh, no!" Mi avvicinai un po' riluttante al Kappa, che mi guardava con occhi strabuzzanti. Quando fui abbastanza vicina gli sussurrai "Non sai chi ti sei fatto nemica. Questa volta ti salvo perché mi serve, ma la prossima volta che rivedrò te o un della tua specie giuro che io, Engifer, vi farò fuori". A quel punto mi feci una piccola puntura nel dito, giusto per avere una goccia del mio sangue che mischiai con una delle mie boccette, per poi versarne il contenuto nel becco di quell'essere. Adesso, non restava che aspettare.
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Aesingr rimase immobile a fissare la creaturina. Il suo atteggiamento era così bizzarro, così divertente! Sapeva di dolce, semplice e gentile.
    Talmente gentile, da spegnere per un attimo il suo sorrisetto. Nel profondo sentiva, forse sapeva, che c'era qualcosa di strano nell'aria. Eppure non era minimamente in grado di trasformare quella primordiale sensazione d'allerta in un pensiero negativo.
    Chinò il muso in avanti, mentre la sua mente registrava messaggi che lui non era in grado di decifrare, in quanto scemo, puccio e puscemo. Certo che l'avrebbe aiutata, perché si stupiva così tanto? Che veramente nessuno fosse mai stato gentile con lei?
    Era sul punto di fargli una semplice domanda, quando la bestiolina palustre tornò all'attacco. Si preparò a scacciarla di nuovo, anche se sembrava terribilmente malconcia. Era sicuro di non aver rovinato così male quel kappa, che diamine era successo? Sempre pronto ad agire, attese che la piccola Egenna semi-squamata facesse qualunque cosa avesse in mente di fare.
    Non capì esattamente cosa accadde, ma in breve il mostro smise di schiumare dalla bocca, roteò i grandi occhi gialli verso di lui ed emise un orribile ringhio aggressivo. Poteva voler dire di tutto: ho fame, vi sbrano, ho perso i sandali... poteva davvero voler dire di tutto.
    In ogni caso non lo seppero mai; dopo esser rimasta distesa con parte del corpo sulla ninfea, la grottesca creatura tornò ad immergersi tanto rapidamente come era riemersa. Senza dubbio meglio così.
    Al drago sfuggì un basso verso gutturale di mero stupore, quel tipo di sensazione felice che non ci si aspetta di provare e che giunge come un inspiegabile ed istantaneo sollievo.
    Era chiaro, la piccola Egenna l'aveva aiutato.
    "Cosa gli hai fatto? È incredibile!" ammise entusiasta, con il musetto che trasudava vivace allegria da tutti i pori. Ondeggiò placidamente la coda, guardandosi attorno in mezzo alla fitta nebbia e ascoltando i suoni gracchianti della palude. "Volevo chiederti... qual'è il tuo nome?"
    Fece appena in tempo a posizionarsi più comodamente sulla grande foglia, che un suono non molto distante raggiunse le sue orecchie. Drizzò il muso e concentrò l'attenzione in quella direzione, ma l'umidità di Andorix e le miriadi di suoni insistenti che li attorniavano non gli resero le cose semplici.
    "Andiamo" disse, invitando la curatrice a salire. Per un attimo gli aveva dato la stessa impressione provata quando si era risvegliato dopo esser stato tramortito da Xarza, nel trovarsi di fronte la dragonessa che... gli aveva fatto i dispetti.
    Quando si fu issata sulla sua groppa raccolse le zampe e distese le ali, muovendosi rapidamente sulla superficie dell'acqua. Le torbide increspature non riflettevano nessuna luce celeste, solo eteree ombre puntinate di colori sbiaditi e spenti.
    Seguì la fonte del suono. Ancora una volta sembrava un lamento, ma diverso da quello della creatura che aveva aiutato. Di primo acchito, pareva un uccello con le ali troppo appesantite dall'acqua per risollevarsi in volo.
    Spinse con le zampe e la coda ancor più rapidamente, scivolando fra le mangrovie con molta più eleganza di quanta ne avesse all'esterno. Si muoveva goffamente sulla terra ferma, in aria ancora peggio, ma non aveva alcuna difficoltà nello spostarsi in acqua. Stette ben attento a non attraversare tratti di mangrovie troppo fitti, così da non rendere difficoltoso il tragitto alla sua nuova compagna di viaggio.
    Furono sufficenti un'altra dozzina di spinte perché si trovasse davanti il suo obbiettivo: un uomo stava cercando di tirar fuori dall'acqua un ragazzino, che decisamente non apprezzava fare il bagno nella palude.
    L'infelice situazione precipitò, quando Aesingr si avvicinò ai due. A strillare questa volta però fu l'umano adulto.
    Il cucciolo finalmente era riuscito a tornare all'esterno, aggrappandosi al frammento di legno galleggiante da cui l'uomo stava cercando di aiutarlo. Aveva intravisto qualche baita allontanandosi dalla palude per dirigersi lontano dall'arena, quello probabilmente doveva essere un detrito appartenuto ad una costruzione non molto recente.
    Sicuramente non era una buona idea stanziare da quelle parti, né erano molti i motivi che avrebbero potuto spingere qualcuno a rischiare la vita così apertamente. Chiunque si sarebbe guardato bene dal costruirsi la casa in mezzo alla palude. Da dove proveniva quel pezzo di legno?
    A dire il vero ne aveva incontrata di gente strana in un lasso di tempo brevissimo, e per considerare lui qualcuno strano doveva davvero trattarsi di qualcuno senza speranze.
    "Tranquilli, vi serve un aiuto?"
    Contava sul fatto che gli umani e le creature della loro taglia sapessero quali fossero le capacità di un drago. Era un notevole vantaggio, seppur non da subito, sapere di esser considerato più potente di quello che era in realtà. Semplicemente, convincere un umano che non voleva mangiare nessuno era più facile del previsto.
    Sapendo che avrebbe potuto mangiarselo in qualunque momento, e associando questo al fatto che non se l'era ancora mangiato, qualunque umano con un minimo di alghe in zucca avrebbe capito che effettivamente non voleva fargli alcun male. Non avrebbe avuto bisogno di sotterfugi o altro qualora avesse avuto fame di carne.
    "S... si, do... dovremmo andare... alla città" balbettò l'uomo in risposta, mentre il bambino infreddolito si stringeva tutto fradicio alle sue gambe.
    "Oh. Penso di poter provare a darvi un passaggio, ma temo di non sapermi orientare in mezzo a questa nebbia"
    Il problema non era la nebbia in sé. Tutto quel bioma lo disorientava, confondendo ogni suo senso e ogni sua percezione.
    "Sappiamo dov'è! Sa... sappiamo dov'è la città" continuò l'umano, indicando alla sua sinistra.
    "Bene, allora salite!"
    Senza domandarsi come fossero finiti lì, perché non stessero attraversando il ponte principale e quale stupida scintilla mentale li avesse spinti ad addentrarsi a piedi ad Andorix, Aesingr si accostò al loro rudere di salvataggio e li lasciò montare sul suo dorso insieme alla sua ospite.
    Dopo un primo momento di titubanza l'uomo accettò, aiutando in silenzio il cucciolo umano a salire, posizionandosi a cavallo delle ali con le gambe ai lati del suo collo. Sperava lo spazio fosse sufficente per tutti, ma soprattutto di riuscire a sostenerli mentre si muoveva.
    Con orrore si accorse di star affondando e si aggrappò velocemente al detrito ligneo coperto di muschio scivoloso, dandosi una rapida spinta e cominciando a muovere freneticamente gli arti per restare a galla.
    Impiegò quasi un minuto intero per trovare il giusto assetto ed ingranare la velocità ottimale, conciliando le spinte delle zampe con quelle della coda e accompagnando il tutto con le ali, che contribuivano a tenere tutti in superficie.
    Miracolosamente non subirono aggressioni di alcun genere, e questa fu la loro più grande fortuna. Seguendo le indicazioni dell'umano tracciò un percorso a spirale in mezzo alla folta vegetazione acquatica, conservando quante più energie possibile in ogni spostamento.
    Quando il profilo scuro delle mura della città si palesò all'orizzonte, seppur confuso nella foschia, Aes tirò un sospiro di sollievo interiore. Sentiva di non poter andare avanti per molto.
    Non fu difficile a quel punto individuare il ponte d'ingresso, che si innalzava fin sopra la città e si gettava oltre le guglie delle torri di vedetta.
    L'unico problema era che il ponte si trovava a diversi metri dall'acqua, per evitare che le bestie aggredissero i passanti, e non sapeva come portarli là sopra. Non avrebbe potuto volare, né tantomeno lanciarceli da quella distanza.
    Emise un mugugno stizzito, come si stesse pentendo di non aver pensato prima a quell'evenienza. Un modo per aiutarli ce l'aveva, ma oltre a non essere a prova di fallimento sarebbe stato anche dannatamente faticoso.
    "Reggetevi, faremo un bel salto"
    Sentì le dita del bambino sfiorargli le squame del collo, solleticandolo delicatamente; non aveva mai avuto troppa affinità con gli esseri umani, ma le piccole zampette rosee dei cuccioli lo avevano sempre affascinato.
    Con un ruggito spinse con tutte le sue forze verso il basso, evocando sotto di sé una colonna d'acqua gigantesca. La propulsione li scagliò in alto a gran velocità, proiettandoli ben oltre il ponte e sollevandoli a diversi metri d'altezza.
    Planò verso il lato del ponte più vicino, separando l'acqua da sé per alleggerirsi. Il geiser piombò giù con un violento scroscio, come una chioma carica di pioggia scossa dal vento.
    Quando le sue zampe entrarono a contatto con la pietra si sentì sollevato. Solitamente era il contrario, provava piacere nell'allontanarsi dal suolo per gettarsi in acqua. Quel luogo però stravolgeva ogni sensazione, dalla più impercettibile alla più nitida.
    Come attraversato da una scossa l'uomo scese dalla sua schiena, tirando con forza il bambino con sé. Rimasero qualche istante ad osservarsi, indecisi su cosa fare.
    "Devo condurvi oltre? Non conosco bene questo luogo" asserì il drago, alzando una zampa per grattarsi il collo con gli artigli.
    "No, certo che no. Grazie infinite, noi... ecco"
    L'uomo tirò fuori di tasca un pezzo d'oro e alcuni d'argento, porgendoli ad Aes con convinzione. "Non ho altro per ripagare il tuo aiuto"
    Aesingr li fissò con una punta di curiosità, poi sorrise alla sua pesce-maniera.
    "Ma non mi servono, non preoccuparti"
    Si chiese se sarebbero potuti servire alla sua compagna di viaggio, ma non aggiunse altro. Si voltò a guardarla con la coda dell'occhio per un momento, per poi flettere le zampe e prepararsi a tornare in acqua.

    La via del ritorno, per varie ragioni, fu più semplice del previsto.
    Aveva deciso di non utilizzare il ponte. Semplicemente perché aveva capito che, grazie alle sue dimensioni probabilmente, era piuttosto improbabile che lo aggredissero.
    Restò comunque sempre nei pressi del ponte, così da percorrere il tragitto in linea retta senza perdersi ancora nel tortuoso acquitrinio. Raggiunsero velocemente l'esterno della palude, dove finalmente la nebbia cominciò a diradarsi.
    "Ci siamo. Dove vuoi che andia..."
    Un brivido pervase tutto il suo corpo. La sua coda guizzò di scatto, mentre si voltava di nuovo verso l'interno della palude. Accidenti, Egenna!
    Si era lasciato coinvolgere da quanto accaduto e aveva scordato del perché si trovasse da quelle parti. Si maledisse a ripetizione, grugnendo e ticchettando con gli artigli sul terreno sotto le sue zampe. "Dove vuoi che andiamo?"

    Nello spazio vuoto durante il "saluto" all'uomo puoi fare quello che vuoi, e per la piantina puoi raccoglierla in qualunque momento se Engifer l'ha individuata ^_^
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    << Cosa gli hai fatto? E' incredibile!>> mi chiese Aesingr una volta che quell'orrida creatura scomparve sotto il profilo dell'acqua. << L'ho guarito>> risposi semplicemente. Mi voltai a guardarlo nel modo più innocente possibile. Ad essere sincera, non era nemmeno necessario che mi sforzassi troppo...aveva la guardia completamente abbassata, la recita era riuscita con successo. << Volevo chiederti... qual è il tuo nome?">> Rimasi interdetta sul da farsi, ero sempre scettica a dare il mio nome...già il mio aspetto bastava ad essere peculiare e facilmente riconoscibile, e intanto il drago aspettava. Aprii la bocca ma un suono distolse la nostra attenzione. Il drago drizzò il muso e parve cercare di identificare il rumore. Doveva essere bello avere i sensi più sviluppati per natura. << Andiamo>> disse infine. Chissà cosa aveva percepito. Mi invitò a salire abbassando il collo e accucciandosi sulle zampe. Aveva disteso anche un'ala che mi permise di issarmi sopra. Una volta in groppa e prestata la dovuta attenzione alle nere cuspidi, che percorrevano l'intero dorso, dovetti ammettere a me stessa di provare un brivido d'eccitazione. Per la prima volta in vita mia stavo per cavalcare un drago! Un drago che non avrei rivisto mai più se la missione fosse andata a buon fine...quasi quasi,...se ci fosse stato un modo,...lo avrei tenuto con me...ma ciò non era possibile, pensai amaramente.
    Quando il drago sentì che ero pronta raccolse le zampe e distendendo le ali si lasciò scivolare sulla superficie dell'acqua paludosa. Mi aggrappai a due cuspidi e strinsi forte le gambe per paura di finire di nuovo a mollo. Avevo un po' di timore ma la piacevole sensazione di galleggiare, senza peso e di sentirsi in qualche modo al sicuro alla fine prevalse. Sotto di me percepivo i muscoli guizzanti del drago, nettamente in contrasto con i movimenti placidi e cauti con cui avanzava. Un nuovo lamento mi distolse dai miei pensieri, sembravano delle persone in difficoltà e dannazione! Stavamo andando giusto verso di loro. "Ma porca miseria! Questo drago non sa proprio cosa voglia dire farsi gli affari propri!" pensai perdendo subito il mio buon umore. Velocemente mi tirai su il cappuccio e cercai di coprirmi il più possibile il volto coi capelli.

    Ben presto ci trovammo davanti ad un uomo, che stava tirando fuori dall'acqua un moccioso e che strillò come una donnetta appena ci vide. Mi scappò un sorrisetto...avere un drago poteva essere utile...ingombrante...ma utile. Seriamente ci dovevo fare un pensierino.
    Il ragazzino era riuscito a uscire dalla palude grazie al bastone offertogli dal...padre? E intanto Aes aveva brillantemente deciso di fare amicizia...yeah...che fortuna! << Tranquilli, vi serve un aiuto?>> "No, non gli serve" pensai spazientita ma per mia somma gioia quelli risposero affermativamente. Dovevano andare in città...beh...almeno non sconvolgeva troppo il mio tragitto. Quando poi Aesingr disse di non sapere dove andare per poco non caddi dal suo dorso. Scherzava!? Cioè...era un drago per la miseria! I draghi non dovrebbero avere...chessò...un senso dell'orientamento? Come tutti gli animali? A quanto pare o non era così o lui era una frana ad essere un drago. Nel tempo del mio sbalordimento mi ritrovai a condividere lo spazio con gli altri due intrusi. Sentivo il poppante dietro di me. Stava per cingermi la vita quando mi voltai a guardarlo di traverso con la coda dell'occhio << Non osare toccarmi>> Tanto bastò a sistemarlo. Mi rivoltai velocemente avendo notato come invece l'uomo mi squadrasse con gli occhi socchiusi. Cercai di riportare l'attenzione sull'ambiente circostante e sul drago che sembrava avere problemi a trasportare il nostro peso. Mmm...non mi piaceva la cosa. Poi sentii qualcosa tirarmi la manica. Mi girai. L'uomo mi guardava serio e mi stava porgendo una busta in maniera quasi meccanica. L'afferrai e mi misi a scrutarne il contenuto:

    Ottimo lavoro. Rimani con la merce nella palude. Ti sto raggiungendo.


    Scrutai l'uomo. << Chi te l'ha data? Dove e quando?>> sussurrai, ma lo sguardo del tizio si fece assente come se io non esistessi. Tornai a guardare davanti a me. Qualcosa non quadrava. Affatto. Non mi piaceva questa sensazione come di essere controllata, come se qualcuno mi stesse osservando, mi faceva sentire vulnerabile e io odiavo essere vulnerabile. Non era solo una fortuita coincidenza, me lo sentivo e il biglietto era stato più che chiaro. Questo tizio, il mio cliente, sapeva il fatto suo. Poteva farmi fuori? Forse...dopotutto non lo conoscevo. Di solito non mi interessavo di chi commissionava i lavori ma solo degli obiettivi. Iniziai a pensare. Che quella missione avesse un doppio intento in realtà? Che anche io potessi essere un obiettivo?

    "Ginger! Stai bene?" Maestro Mòsel mi abbracciava e mi scrutava alla ricerca di danni. Dietro di lui due uomini erano stesi a terra in posizioni innaturali. Era la prima volta che usavo Costritio, o meglio, che scoprivo che il mio sangue era velenoso. Era la prima volta che tentavano di rapirmi a causa del mio aspetto..."peculiare". Continuavo a guardare impassibile i cadaveri, immune alle parole di conforto del mio maestro. Non lo ascoltavo. Non mi interessava. Volevo solo stare in pace ma a quanto pare io non meritavo la pace. Ancora una volta maledissi il mio corpo e la mia vita.

    Sussultai quando Aesingr si apprestò a saltare e feci appena in tempo ad aggrapparmi. Mi ero totalmente estraniata. "Dannazione! Ora più che mai dovevo rimanere concentrata" mi rimproverai.
    Eravamo arrivati alla città e ci trovavamo a lato di un ponte. Non mi ero accorta di nulla. Ricordi e pensieri affollavano la mia mente. Una parte di me era parzialmente consapevole che padre e figlio erano scesi. Guardavo con distacco lo scambio di battute con il drago, senza ascoltare realmente. L'uomo gli aveva porto un pezzo d'oro e alcuni d'argento che il drago parve rifiutare. Mi intromisi prima che potesse rimetterseli in tasca << Grazie mille, questi possono bastare>>, dissi prendendo quel misero bottino. I soldi...servono...sempre.
    Ci congedammo dai due e tornammo indietro. Raggiungemmo l'esterno della palude. Ero ancora stordita quando Aes mi chiese dove volessi andare. Lo guardai negli occhi. Era agitato, lo si capiva benissimo anche da come agitava la coda e muoveva gli artigli. Che avesse percepito qualcosa? Mah! Che importava? Di lui non mi interessava più niente ormai. Se era vero ciò che temevo, rischiavamo di morire entrambi. Sospirai chiudendo gli occhi. Quando li riaprii, balzai giù dal suo dorso. << Da nessuna parte. Siamo esattamente dove dobbiamo essere>> Non mi presi la briga di continuare la recita. La mia voce era tornata al suo tono piatto e freddo. Mi tolsi il cappuccio giusto per legarmi i capelli. << Preparati>>. Come se fosse stato un mio ordine, intorno a noi i rumori aumentarono, l'aria si fece tesa e la terra cominciò a tremare. Dal fogliame cominciarono a comparire tutte le più disparate e infime creature che popolavano la palude di Andorix e non solo, fino a che non ci trovammo completamente e inevitabilmente circondati.
    << Ciao, dolcezza! Sapevo che non mi avresti deluso. Le voci sul tuo conto sono vere, sei davvero infallibile>> disse una voce disgustosamente stucchevole, appartenente ad un uomo avvolto in un mantello color prugna e appoggiato ad un lungo bastone di rame. Non si riusciva ad intravederne bene il volto, giusto un pizzetto e lo scintillio di alcuni denti d'oro.
    << Ho il drago come richiestomi, mi domando a cosa ti servi tutta quest'altra gente>>
    << Beh,...vedi...ecco...il drago mi serve vivo per condurvi alcuni esperimenti e mi serve aiuto a trasportarlo>>
    << Dammi i soldi che mi spettano>>
    << Aspetta, aspetta...non così in fretta, dolcezza. Il tuo lavoro non è ancora finito. O meglio, alcuni dei qui presenti signori hanno bisogno di te e diciamo pure che...i tuoi soldi sono i loro adesso. Spero che tu non faccia troppe storie e non te la prenda a male. Ho dei progetti per te per cui desidererei averti in salute e tutta intera...non che possano sfregiarti di più di quanto tu non sia già>>
    Sentii la rabbia montarmi dentro...sempre di più. Odiavo essere presa in giro. Odiavo essere sfruttata senza averne un tornaconto. Odiavo...tante cose che ora si sommavano ad aumentare esponenzialmente la mia irritazione.
    Era giunto il momento di uccidere il mio cliente. Sentivo le mie squame fremere e il sangue ribollirmi nelle vene.
    << Se sei interessato Aesingr, posso offrirti i miei servigi ad un buon prezzo>>, dissi portando mano ai pugnali.

    Edited by Cassidy - 16/12/2018, 21:03
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Aes non era mai stato capace di compiere titanici sforzi mentali. Si limitava a captare ciò che accadeva, trasporlo nella propria mente nella maniera più lineare possibile e reagire di conseguenza, come una sorta di istinto accostato ai più elementari ragionamenti concepibili.
    In quel momento non capiva davvero cosa stesse accadendo. Perché non dovevano andare da nessuna parte? Non doveva cercare una pianta curativa?
    Sentì a ridosso del ponte qualcosa muoversi. Sotto l'acqua in agitazione e sotto le foglie qualcuno si stava portando in superficie, e celati com'erano alla vista sarebbe stato difficile anticiparne la venuta con sensi comuni.
    Socchiuse le palpebre. Non gli davano l'impressione di essere lì per una conversazione amichevole, né per scambiarsi un paio di alghe in allegria. Ma soprattutto erano tanti, davvero tanti.
    Fra di loro c'era un umano, che si distingueva per l'aroma di lindo nobile e di città lussureggiante. Appena cominciò a parlare Aesingr si rese conto che qualcosa non andava.
    Ci mise un po' a capire che il drago a cui si riferivano era proprio lui, e soprattutto che volevano trasportarlo da qualche parte per dei fantomatici esperimenti. Non aveva mai sentito parlare di esperimenti, di cosa si trattava? Data la conversazione non credeva li avrebbe trovati simpatici, il tutto suonava alquanto pericoloso. Inoltre per quale motivo smuovere mezza palude per scortarlo.
    "Vi serve aiuto? posso camminare da solo! D'accordo, non corro molto veloce, ma posso impegnarmi. Dove volete che vada?"
    Fissò le losche mostruosità che si erano palesate dalla tetra vegetazione andorixiana, reclinando il muso di lato.
    Fra quelle creature c'erano anche suoi simili amfibi, bestie alate che non aveva mai visto e grandi kelpie dall'aspetto grottesco.
    Si sentiva a disagio, per qualche strano motivo. Cosa voleva intendere la mini-Egenna con buon prezzo? Ancora soldi?
    Prima prendeva il denaro di quel povero umano e poi voleva consegnarlo a lui? Le aveva già detto che l'avrebbe aiutata a trovare la piantina, quali altri servigi desiderava da lui?
    Non si sarebbe tirato indietro se avesse potuto aiutarla, però non gli piacque molto vederla tirar fuori due pugnali con quell'espressione non esattamente rassicurante sul viso.
    Anche il muso di Aes si distorse; il suo consueto sorrisetto si spense per lasciar posto ad un'espressione più seria e molto meno pucciosa, i suoi occhi si assottigliarono in direzione dell'umano dalle rosse vesti e il suo udito si concentrò su ogni possibile minaccia circostante. Con la coda tracciò alcune linee ad arco sul terreno umido, sbuffando piccole nubi di vapore dal naso.
    "Cosa sta succedendo?"
    Si voltò a fissare la dolcezza squamosa, per poi riportare l'attenzione su quell'individuo che gli trasmetteva ben poca fiducia. "Ho detto che posso venire, perché volete combattere? Basta farsi male, non voglio sentir combattere qualcuno di nuovo. E soprattutto non voglio combattere io"
    Tra "ci servi intera", "esperimenti" e "sfregiarti" non era stato proprio un dialogo piacevole, ma dubitava dello scontro come unica alternativa. Anche a lui appariva strana la presenza di tutta quella gente.
    Avevano forse paura che potesse mordere? Lui non voleva mordere nessuno! Nondimeno continuava ad ignorare il significato delle parole della creaturina la quale, oltretutto, non gli aveva ancora detto il suo nome.

    In tutto ciò, Aes... non aveva ancora minimamente intuito che volevano fargli la pelle :yea:
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    Seriamente...quel drago c'era o faceva solo finta di essere un totale sprovveduto e sempliciotto? Possibile che non avesse capito che eravamo nella m***a? Inutile dire che le sue parole non avevano fatto altro che provocare l'ilarità generale del nostro amabile pubblico. La situazione buttava male, parecchio male. Lui non sembrava intenzionato a combattere, loro erano in netto vantaggio numerico e io non potevo fare altro che osservare basita quel drago scervellandomi sul da farsi.
    Fu questa mia distrazione a cogliermi di sorpresa; infatti non avevo notato il kelpie che caricava contro di me e che mi travolse scagliandomi in aria. L'impatto fu attutito dai corpi delle creature alle mie spalle, che non ci misero più di due secondi a cercare di immobilizzarmi. Con mia grande fortuna alcuni dei calci e delle mie gomitate andarono a segno. Non appena sentii che allentavano la presa tirai una testata all'indietro, liberai le braccia e, impugnando a rovescio i miei pugnali con la pressione del pollice sul crasher, prima colpii all'altezza dell'addome qualsiasi cosa si trovasse alle mie spalle. Poi, non soddisfatta, ruotai su me stessa facendo perno sulle gambe, che avevo ancora bloccate, e glieli conficcai entrambi negli occhi. La creatura (cosa diamine fosse non mi importava) cadde al suolo e alcuni dei suoi compagni si scostarono, lasciandomi libera. Feci qualche passo indietro in direzione di Aes che...che continuava a blaterare!! "Ma porca miseria!" pensai. << Si può sapere che ca**o stai facendo?>>, gli urlai, << pensi di darmi una mano in giornata o devo portarti delle fottute alghe da offrire ai tuoi nuovi amichetti?>>. Il drago sembrò sorpreso di sentirmi parlare così, ma a questo punto che importava? La missione era fallita. Tanta fatica e niente soldi. Perfetto!
    Evitai per un soffio un altro (o lo stesso?) kelpie e la sua coda. Tentai un affondo ma quella bestia era veloce e insistente. << Aesingr, voglio essere sincera>>, ripresi, << sono stata assoldata da quell'uomo. Quell'uomo. E'. Cattivo.- sfuggii alla presa di una bestia dall'aspetto di ranocchia - Quell'uomo mi ha preso in giro e vuole farci del male, come tutti i qui presenti.>> Da qualche parte alle mie spalle sentii il mio ex-cliente ridere. << Dolcezza, non deve per forza andare così. Fai la brava e consegnati senza troppe storie>>, disse. Se credeva che sarei stata docile, si sbagliava alla grande. Avrei venduto cara la mia pelle. Aprii la mia borsa ed estrassi dei funghi dal cappello sferico e il gambo cilindrico, di color giallo-marone. Ne presi cinque e li lanciai. Appena questi si infrangevano contro una superficie, si rompevano rilasciando una coltre di fumo; ciò creò un po' di scompiglio tra i nemici, che mi diede l'opportunità di farne fuori qualcuno e di nascondermi dietro una delle zampe posteriori di Aes. Mi concessi un attimo di pausa per respirare e tirare fuori la cerbottana con le cartucce di deBoia. Dalla posizione in cui mi trovavo cominciai a colpire stando riparata, ma ci sarebbe comunque voluto del tempo prima che il veleno facesse effetto. Aes sembrava agitato...insomma aveva riiniziato a muovere la coda in modo...scattoso? Che avesse capito la situazione?
    Poi la sentii, la voce mielosa dell'uomo avvolto nel manto viola che parlava con il drago. Doveva essergli di fronte << Ehi, Aesingr! Io non voglio combattere...vedi...voglio che noi siamo...amici, sono anche disarmato! E anzi, mi presento, sono Dimple Dree. Quell'essere con i capelli rossi lì, si chiama Engifer ed è una spietata assassina, nonché ladra e truffatrice. Lei è LA cattiva. Guarda come ci aggredisce! E' disposta a fare tutto per soldi, pure uccidere bambini/cuccioli. Noi vogliamo solo consegnarla alla giustizia, affinché venga punita come merita! Ci aiuterai? Prometto che nessuno si farà male, in fondo tu sei un drago buono, onesto e gentile.>>
    "Ca**o...Quel bastardo..."
    Con mio grande orrore vidi il drago che sembrava soppesare la sua offerta. "No..."
    Aesingr si scostò, lasciandomi allo scoperto. C'era solo una cosa da fare a quel punto. Tentare il tutto per tutto e tagliare la testa al toro: uccidendo Dimple gli altri se ne sarebbero andati...forse. Mi accucciai. Portai una mano alla borsa, riponendo la cerbottana e tirando fuori un altro fungo. Dimple Dree mi guardava con scherno, certo di avermi ormai in pugno. Fu un attimo: io che facevo esplodere il fumo del fungo; io che estraevo il pugnale da uno stivale e iniziavo a correre verso il mio obiettivo; io che mi ferivo il braccio opposto per impregnare l'arma col mio sangue; io ad un passo da quell'uomo, i suoi occhi sgranati dalla sorpresa; io che assaporavo la sua morte. Poi ecco un ostacolo frapporsi, una zampa di drago. Non potevo evitarla. Ci sbattei contro con forza e l'impatto mi schiantò a terra. Lo sentii risuonare dolorosamente in tutto il corpo. Guardai Aesingr. Lui ricambiava il mio sguardo, ma era indecifrabile. I nemici si affollarono intorno a me. Chiusi gli occhi.
    "Ecco perché odio i buoni", pensai.
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Il fumo lentamente si diradò. Le sagome dello sconosciuto e della piccola creatura squamosa si fecero sempre più vivide, in mezzo ad un silenzio carico di tensione.
    "Engifer! Allora è così che ti chiami"
    Aesingr riportò la zampa a terra, e batté la coda sul suolo umettato dai muschi sgocciolanti della palude. Fece un passo indietro e fissò l'uomo con un'espressione in parte vuota in parte triste, come ad indicare che neanche lui era del tutto sicuro di come agire.
    Forse era abituato a non contrattaccare, forse il suo fare passivo lo aveva messo in pericolo più volte; in ogni caso non avrebbe lasciato che quei due si ammazzassero, a costo di rimetterci le squame.
    "Mi state mentendo entrambi, quindi non posso permettere a nessuno dei due di fare del male all'altro"
    Portò il collo in avanti, dischiudendo le ali. Non si prese la briga di proteggersi, né di analizzare la ferita che si era procurato. Il dolore però arrivò, seppur non da subito prorompente, e lo costrinse a schiacciarsi la zampa squarciata contro il terreno con l'altra.
    Sulla zampa anteriore sinistra, utilizzata per arrestare l'impeto di Engifer, si era procurato un taglio non proprio trascurabile che stava cominciando a bruciare più di quanto avrebbe dovuto. Pensò che la lama avesse centrato un tessuto sensibile, e si limitò a grugnire trattenendosi dall'esprimere la sua disapprovazione in altro modo.
    Si voltò verso Engifer.
    Buono, cattivo... amico, assoldata. Alghe. Alghe? Buone le alghe!
    Qualcuno che gli proponeva alghe non poteva essere cattivo, no? No, non era il momento.
    Purtroppo anche Aesingr, finalmente, entrò in modalità Non-Aesingr. Riconosceva quella sensazione, quel che di sbagliato farsi strada su per la sua gola, quel pizzicore fastidioso che ronzava nelle sue orecchie ed in cima alla sua coda.
    Il formicolio scaturito dalla pungente sensazione di voler fare qualcosa, qualcosa che odiava fare. Strinse gli artigli, inspirando con vigoria e distendendo le membra.
    A Kerus ci era riuscito. Era stato capace di intimidire quel cacciatore. Nuovamente l'oblio, la breccia delle scintille che solcavano scuri dedali immersi nell'ombra. Di nuovo, stava per accadere.
    Ma prima che il suo pensiero si ottenebrasse gli tornarono in mente alcune strofe. Di nuovo, come per la sua dimenticanza non era affatto la prima volta che accadeva. Eppure quello era un ricordo recente, vivido e soprattutto chiaro:


    < Ed ecco che cominciava ad emergere da una scura foschia,
    un vecchio e una giovane, che nella sua strana fantasia
    somigliavano tantissimo al vecchio del carro e sua nipote.
    Anzi, erano loro! Cosa ci facevano tra quelle sale ormai vuote?

    Ma il drago non voleva mostrarsi troppo sorpreso,
    così rispose semplicemente: "Non si era già inteso?"
    Il vecchio sbuffò irritato, ma bastò un piccolo istante,
    perché, guardando la regina, si facesse quasi titubante.

    "Drago, hai superato la mia prova: so che userai il pugnale con onore.
    Ma prima di cederti il fardello, metterti in guardia mi sta a cuore:
    se accetti, potrai disporre del suo pugnale come ti fa più comodo,
    Se accetti, la tua vita precedente dovrai appendere ad un chiodo.>


    Sorrrise, digrignando le zanne mentre il dolore alla zampa lo manteneva coscente.


    <salvare l'amata era sua intenzione,
    Ma necessitava di qualche spiegazione.
    Era disposto a tutto, però ad ogni modo,
    La vita doveva appendere a quale chiodo?

    "Che succederà quando avrò promesso?"
    "Avrai accettato di offrire te stesso"
    Di enigmaticho quelle parole avevano ben poco
    Il pugnale di Ravenfort non era certo un gioco.

    "Il miracolo gratuito non esiste,
    Ma il tuo animo, che di fronte al dolore non desiste,
    Senza timore può brandire quel pugnale
    E combattere ad armi pari ogni male">

    Cominciò a respirare con energia, quasi affannosamente. Percepiva il corpo non rispondere in maniera ottimale, ma non se ne curò. La canzone lo manteneva a galla.

    <levatosi nell'azzurro infinito, ormai solo,
    Assaporò ogni singolo istante del suo ultimo volo
    Il sole sulle scaglie, le ali squarciavano il vento
    Era con quell'ultimo ricordo che si sarebbe spento.

    Il suo cuore era sereno perché la compagna avrebbe salvato
    Ad attenderlo c'era Solkan'an il drago dorato
    La lama scura gli mostrò con fierezza,
    Mentre davanti alla grotta spirava una cupa brezza.

    Solkan'an annuì lasciando sgombro il cammino
    Così che il drago fronteggiasse il suo destino
    Nessun consiglio, parola o comando...
    Lei era lì che lo stava aspettando>


    Certo, come sempre. Il finale delle canzoni non cambiava mai. Si, poteva cambiare, ognuno la interpretava a suo modo; l'originale però rimaneva quella dell'autore, e il significato poteva essere solo distorto ma non ribaltato.
    Avrebbe proposto ad Egenna un'alternativa a quella ballata, gli si era troppo radicata in testa per non sfruttarla come futuro diletto per qualche locandiere come quel simpatico uomo che li aveva ospitati.

    Si girò di scatto e stese la coda verso Engifer, afferrandola con forza e traendola verso di sé. Non aveva idea di quale sostanza avesse cosparso sul pugnale, ma minacciava di farlo impazzire. Ringraziò la destabilizzazione causata dal dolore, perché la sua mente non perse lucidità neanche per un momento.
    Se la issò sul dorso e con un ruggito fece esplodere sotto di sé una prorompente massa d'acqua.
    Vennero sollevati rapidamente a diversi metri da terra. Sentì la voce dell'uomo levarsi assieme ai grugniti e aimormorii delle bestie, alcune delle quali si lanciarono in volo per afferrarlo da ogni direzione. Creature alate simili a corvi tentarono di ghermirlo con artigli rapaci, mentre i loro becchi acuminati lo puntavano bramosi di... qualsiasi cosa di cui fossero bramosi, non ce ne frega nulla. :yea:
    Un'esplosione d'acqua proruppe tutt'attorno, sbalzando via i mostruosi volatili nelle strette vicinanze e allontanando temporaneamente quelli in seconda fila, alcuni dei quali sbatterono sui loro compagni con violenza. Aes si piegò in avanti, curvando il getto sotto di sé e balzando in aria, spiegando le ali e cercando di accogliere una rada folata di vento che non lo tradisse proprio sul punto di spiccare il volo.
    Non poteva affidarsi unicamente alle sue ali. In volo era troppo precario, senza la giusta quantità di vento sarebbero colati a picco.
    Non appena si scagliò dalla colonna d'acqua le bestie furono loro addosso. C'era una sola cosa che Aes sapeva fare bene, difendersi.
    Convogliò quanta più energia possibile attorno a sé e ad Engifer, seduta sulla sua schiena, generando un vortice turbinante d'acqua in movimento. Due corvacci impattarono sulla barriera e vennero scagliati a diversi metri di distanza, mentre l'assalto di un terzo venne respinto senza troppa difficoltà. Dovette rallentare il volo. Mantenere la barriera in aria era estremamente faticoso, ma non poteva lasciar andare.
    Un'improvvisa fitta gli ricordò che il suo corpo era debilitato, anche se non era del tutto consapevole di cosa lo stesse corrodendo a tal punto da inviare così pesanti scariche di dolore al suo cervello. Emise un basso guaito, intirizzendo la coda e dispiegando le ali. All'interno della barriera Engifer poteva respirare e difficilmente sarebbe potuta cadere, quindi non si preoccupò per lei durante le brusche cabrate successive, tuttavia sentiva che non avrebbe resistito per molto.


    "In città stavano per giungere decine di persone
    Armati da sembrar uno sconfinato plotone
    Anche se non sperava certo in un'alleanza,
    Niente poteva infrangere la sua speranza

    Mentre il sole lo baciava con il suo calore,
    Si gettò verso di loro senza alcun timore
    I corvi si scrutarono, dubbiosi sul da farsi
    Impicciarsi del destino del drago o ritirarsi?

    Il nero delle loro piume la via avrebbe oscurato
    O la creatura il suo desiderio avrebbe realizzato?
    Anche la sua stessa vita era disposto ad offrire,
    Per annientare ciò che la sua amata aveva dovuto soffrire"


    Già, proprio così. Ma perché non si faceva mai gli affaracci suoi? Doveva fare la fine dei draghi delle ballate per un'Engifer a caso sbucata dal nulla, e che da quanto aveva capito non teneva esattamente ad aiutarlo?
    "Cre... credo tu debba aiutar..."
    Si interruppe. Portò la zampa vicino alle fauci, mordendola con un ennesimo grugnito. "Credo tu debba aiutarmi!"
    Alzò la voce per farsi udire oltre gli scrosci d'acqua. "Se si avvicinano quando la barriera è abbassata, colpiscili con quella cosa che hai usato prima!"
    Doveva scendere, non poteva farcela.
    Sicuramente l'umano non poteva averlo seguito, non era veloce quanto un fiume in piena. Sperava non stesse sfruttando una cavalcatura volante per raggiungerli, ma confidò nel fatto che molti si erano ritirati e i pochi rimasti trovavano difficoltà a superare la sua barriera.

    Fu un minuto di volo interminabile. Si ritrovò a scendere in picchiata senza neanche capire come. D'improvviso lo scudo doveva essersi annullato e le sue forze esser venute meno, ma se ne rese conto solo quando vide il terreno roccioso avvicinarsi pericolosamente sotto di sé.
    Non sapeva su quale elemento affondare i propri pensieri: doveva essere grato di trovare suolo compatto sotto di sé? Certo non avrebbe potuto gettarsi nella palude, lo avrebbero attaccato da ogni parte. In città probabilmente Xarza lo avrebbe punito per tutti i problemi che le aveva causato, e altri luoghi in cui andare non c'erano.
    C'era solo un problema. Per quanto resistenti, anche le ossa dei draghi si spezzavano se impattavano contro qualcosa di più duro. E, probabilmente, la roccia era un po' più dura. Considerando poi che le sue più che squame di drago erano scaglie di pesce...
    Le sue palpebre si abbassarono per un istante. Quando le riaprì di scatto, con orrore si accorse di trovarsi con il versante di una montagna a pochi metri dal muso.
    Si ributolò a mezz'aria, afferrò Engifer con la forza di non sapeva neanche lui quale disperazione (forse quella dovuta alla scemenza del cacciarsi sempre nei guai) e si riversò di schiena, facendo in modo che la creaturina squamosa non si scontrasse direttamente con la nuda terra.
    Lui invece intrattenne un rapporto decisamente molto intimo con la madre terra, e nonostante avesse attutito la caduta a picco spalancando le ali e la coda non riuscì ad evitare la botta.
    Si ritrovò a capitombolare di lato, mentre percepiva Engifer staccarsi da lui a causa dell'impatto.
    Rimase a terra.
    Non era del tutto sicuro di essere ancora vivo.
    Era ancora vivo?
    Si, perché sentiva male un po' da per tutto, e poi se mi crepa Aes io come faccio a ruolare i personaggi scemi? Gli altri sono tutti troppo seri! :sclero:

    Edited by Aesingr - 19/12/2018, 11:06
     
    Top
    .
  12.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    Per l'ennesima volta, quel giorno, mi ritrovai scaraventata a terra. Stava diventando una brutta abitudine. L'impatto non fu dei migliori ma nemmeno dei peggiori. Aprii lentamente gli occhi. La mia visuale era intralciata dalla macchia scomposta e rossa dei miei capelli. Richiusi gli occhi e mi misi a pancia in su, in ascolto. Sentivo le botte, che avrebbero causato più di qualche livido all'indomani, e la caviglia destra pulsarmi fastidiosamente. Mi sentivo inoltre stranamente debole. Attorno a me c'erano solo l'ululare del vento, alcuni sassolini che si rotolavano e...rantoli. Mi alzai con cautela in piedi e venni colta da un violento giramento di testa insieme ad una fitta lancinante alla gamba destra appena provai a metterci peso. "Merda!", imprecai tra me e me...dovevo essermi slogata la caviglia con l'ultima caduta. Portai una mano alla testa e notai come il sangue ricoprisse il mio braccio. Ah già, avevo usato Costritio in maniera massiccia. A quel punto mi tornò alla mente. La fuga. Il volo. L'acqua che mi circondava ma che mi proteggeva.
    Aesingr!
    Mi aveva...salvata o, meglio, prima quasi mi ammazzava poi ci faceva scappare. Perché lo aveva fatto?
    Un altro rantolo sofferente interruppe il filo dei miei pensieri. Mi girai verso il suono. Eccolo il drago, giacere a qualche metro di distanza, ai piedi della parete rocciosa contro cui ci eravamo schiantati. Immobile, fatta eccezione per qualche fremito che scuoteva il corpo possente. Era ancora vivo. Iniziai ad approcciarmi, per quanto me lo consentisse il dolore che attraversava la mia gamba ad ogni passo. Arrivatagli di fronte mi accasciai esausta davanti a lui. << Aes?>>, tentai titubante. Nessuna risposta. Guardai alla ricerca di eventuali ferite. Non c'era garanzia che Dimple si sarebbe arreso per così poco...con i soldi che disponeva poteva metterci contro tutta Kengard, perciò dovevo rimettere in sesto il drago il prima possibile. Era la mia unica via di fuga, considerata la situazione.
    "Poi dovrei ricambiare" scacciai via quel pensiero molesto. Aesingr mi serviva e basta. Notai il modo con cui si teneva una delle zampe. Se la stringeva e a ragione, dato il grosso graffio che la percorreva, ma il poco sangue che ne era fuoriuscito si era come cristallizzato. Mi era familiare quella reazione. "deBoia". C***o! Mi avvicinai lentamente alla zampa per osservarla più da vicino. Con rammarico notai la punta spezzata del mio pugnale, impregnato del mio sangue, conficcata all'interno della ferita, come un insetto imprigionato dentro un pezzo d'ambra...Doveva ringraziare la sua stazza se ancora respirava, ma se non fossi intervenuta al più presto...la morte non sarebbe stata la cosa peggiore. C'erano gli spasmi, le allucinazioni...
    Aprii la borsetta (niente di rotto, ottimo lavoro, mia fedele borsetta) e mi apprestai a trattarlo. Appena mi avvicinai alla zampa lui cercò di ritrarla. << Aesingr>>, non aveva senso parlargli ma ci provai ugualmente, << ascoltami, devo togliere il veleno o morirai soffrendo>> feci una pausa << lascia che ti aiuti>>. Sembrò tranquillizzarsi. Continuai a parlargli il più dolcemente possibile mentre rompevo la barriera di sangue e riaprivo il taglio. Presi delle pinze e iniziai ad estrarre il pugnale. << Sei proprio bravo. Così, va tutto bene. Vedrai che passerà presto. Pensa a qualcosa di bello>>, non so davvero perché mi stessi preoccupando così.

    << Ma fa maleeeee!>>
    << Shh...stringi la mano della mamma mentre qui ci pensa il babbo a scacciare il male>>
    La figura che doveva essere mio padre, estrasse lentamente la spina continuando a sussurrare parole di conforto, mentre lacrimoni continuavano a solcarmi il viso. Il calore di mia madre che mi avvolgeva in un abbraccio.
    << Bravissima così, piccola! Sei molto coraggiosa. Va tutto bene, abbiamo quasi finito. Pensa a qualcosa di bello>>


    Un ricordo che avrei preferito dimenticare, come tanti altri. Scrollai la testa come a tentare di scacciarlo, insieme al fastidioso pizzicore agli occhi, e mi concentrai su ciò che dovevo fare. Allora...avevo degli antidoti da preparare. Guardai il taglio nel mio braccio, che continuava a perdere un po' di sangue, e le boccette con il necessario per preparare gli antidoti...bastavano per una piccola dose che lo avrebbe salvato ma bloccando solo momentaneamente l'avanzare dei sintomi. A casa avevo delle altre scorte. Sospirai...a me bastava che sopravvivesse per portarmi via da lì, poi le nostre strade si sarebbero separate. Inoltre non ero sicura di quanto avrei durato dopo aver usato tanto sangue.
    Ci volle un po' per preparare il tutto (considerando che il drago aveva due veleni in corpo). Iniettai parte dell'antidoto incidendo le squame. Aesingr parve riscuotersi un po' ed emise un lamento/brontolio/ringhio << Shh...calmo>>. Dopodiché pulii tutta la zona e la fasciai. Zoppicando, mi misi di fronte alla sua testa. Gli accarezzai il muso, ammirandolo nei colori e nell'aspetto. Avevo inconsapevolmente steso una creatura simile...se lo avessi lasciato morire e le voci si fossero diffuse...la mia nomea sarebbe aumentata...

    Presi il resto della dose e la guardai...dovevo farglielo ingerire perché facesse effetto più velocemente. Provai ad aprirgli le fauci ma in vano. Ci provai ancora e ancora. Scivolai a terra sulla caviglia slogata. A stento trattenni un urlo di dolore. Alla fine mi arresi, avrei dovuto aspettare che si riscuotesse. Il pericolo maggiore forse era scampato. Tuttavia, lo sforzo mi aveva lasciato completamente priva di forze. Mi trascinai contro il collo di Aes e mi misi a sedere con la testa fra le ginocchia. Respirai. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Chiusi gli occhi e li riaprii. Quando il dolore diminuì di intensità e ripresi lucidità, ragionai sul da farsi.
    Ero stanca, non dormivo bene da mesi. Avevo abusato con Costritio. Non potevo muovermi con una caviglia slogata, che iniziavo a sospettare potesse essere anche rotta. Le mie scorte si stavano esaurendo perché mi ero messa in testa di fare la buona samaritana. Il drago mi era inutile se non si riprendeva...la dose poteva bastare...doveva bastare. Eravamo in pericolo e totalmente allo scoperto. Eravamo un bersaglio facile e non solo per chi ci inseguiva.
    Stancamente presi dell'essenza di Belladonna. Dovevo cospargerla intorno ad Aesingr...poi mi sarei nascosta sotto la sua ala e avrei sperato che ci facesse passare inosservati.
    Con enorme sforzo mi rimisi in piedi. Il dolore alla gamba e la mancanza di forze mi facevano vedere le stelle. Iniziai a bagnare il drago con l'essenza. "Speriamo basti, ti prego, fa che sia sufficiente", pregavo. Il tempo continuava a scorrere ma sentivo che era ormai agli sgoccioli. Le mie scaglie frizzavano sentendo che qualcosa stava per accadere. Dopo aver percorso tutto il perimetro dell'area occupata da Aes, mi allontanai di qualche passo per vedere il risultato. La puzza di pesce era ancora presente sebbene attenuata. Come temevo non lo copriva come avrebbe dovuto, ma per lo meno il suo aspetto appariva un po' più confuso. Perché facevo tutto questo? Perché ti serve...perché ti ha salvata, nonostante non ne avesse motivo...perché mi serve...mi serve.
    Un altro giramento di testa. Caddi in ginocchio. Ero allo stremo. In quel momento sentii un battito di ali. Alzai lo sguardo e vidi le creature simili a corvi che ci avevano inseguito. Tra loro ve5 ne era uno più grande, cavalcato da niente meno che Dimple stesso. << Prendetela>>. Una sola parola (non sembrava aver notato il drago) e una rete mi venne lanciata addosso e non potei evitarla. Poi un dolore bruciante mi attanagliò ovunque le corde metalliche erano venute a contatto con il mio corpo. Urlai. Tentai inutilmente di liberarmene, disperata. << Ti avevo consigliato di non opporre resistenza, ma tu non mi hai voluto ascoltare. Ora fai la brava e dimmi dove è il drago? Sappi che tanto è spacciato. Ho pagato l'intera palude perché lo rintraccino. Ha le ore contate>>
    A stento lo ascoltavo, il dolore era insopportabile, sentivo quella trappola mangiarmi la pelle. Quelle nere creature erano atterrate e la tiravano da ogni parte costringendomi a terra. Dimple continuava a parlare ma i rumori si facevano sempre più confusi, fino a che non sentii più niente. Niente dolore, solo torpore. I suoni da soffusi divennero ovattati. La vista si annebbiò.
    C'ero solo io e i miei respiri irregolari.
    Io che guardavo la parete rocciosa. Io che guardavo in direzione di Aes...la cosa mi sembrava familiare.
    Ad un certo punto persi conoscenza.
    L'ultimo mio pensiero fu "Se Aes..."
     
    Top
    .
  13.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Tutto sembrava lontano, come se si trovasse immerso sotto metri d'acqua e all'esterno le voci e i movimenti cercassero di comunicare con lui. Non c'era niente aldilà della sua percezione, tutto sembrava convergere in un unico, soffocante, acutissimo dolore.
    Non ricordava di essersi mai sentito così... non lo ricordava, ciò non voleva dire che non fosse mai accaduto. Non ne aveva memoria, tutto qui.
    Solitamente trovandosi in un sogno da cui non ci si vuole svegliare cerchiamo di aggrapparci ad un qualsiasi appiglio, ma è molto più difficile, se non impossibile, rimanere all'interno del sogno di quanto lo sia uscirne volontariamente.
    Prendere consapevolezza di sé e di ciò che si sta manifestando all'interno della propria mente rende un essere vivente in grado di manipolare il tessuto del sogno, a volte parzialmente a volte completamente; questo può portare anche ad interrompere il sogno stesso, in alcuni casi. Eppure l'opposto è quasi impossibile, voler rimanere dormienti quando uno stimolo cerca di destarci porta inevitabilmente ad un fallimento.
    La sua mente vagava, si aggrappava e balzava, nuotava e planava. Fra una sensazione e l'altra non si era neanche reso conto di aver perso conoscenza, ma soprattutto non si era reso conto che alcune tra quelle visioni fossero radicate in qualche remoto anfratto della sua mente. Gli passarono davanti, ma neanche se ne accorse.
    In un qualsiasi altro momento si sarebbe sentito terribilmente stupido, vedendosi ignorare l'obbiettivo di una disperata ricerca che lo aveva martoriato per anni. Eppure ignorò tutto: la mano della ragazza, il suono del violino, quel prato così verde e soleggiato. Infondo aveva già ricordato qualcosa, ma non era stato capace di collegare il tutto. Grazie alla musica di Egenna, al loro cantare insieme e a quei giorni passati in totale armonia aveva sentito un guizzo riaffiorare, ma la goccia non era mai esplosa del tutto, era rimasta una semplice goccia. In quel momento fu quasi certo di averla sentita scivolare a terra, per infrangersi sul suolo di una caverna vuota ed immersa nell'ombra.
    La goccia formò una pozza, non così ampia da poter inondare l'intera grotta ma abbastanza da umettarne il centro.
    "Aes"
    Lo stava chiamando.
    ...
    "Aes"
    Due voci lo chiamarono, prima una e poi l'altra. Una la riconobbe, l'altra la udì troppo ovattata per poter essere distinta. Eppure le sue orecchie funzionavano piuttosto bene.
    Di nuovo dolore. Questa volta non era una fitta, ma un dolore discontinuo che gli stava dilaniando tutto il corpo.
    La zampa, la sentiva in fiamme. Cercò di spostarla senza capire se c'era effettivamente riuscito, mentre la voce di prima comunicava con lui attraverso gli strati dell'incoscienza. Non seppe quanti secondi passarono, ma ad un certo punto si ritrovò ad aprire di scatto gli occhi come colto da uno spavento improvviso.
    Dree. Li aveva raggiunti.
    L'esplosione di sensazioni fu troppo repentina perché potesse decifrarla, e come prima mossa scelse quella di rimanere immobile. Richiuse le palpebre, strizzando gli occhi a causa della forte luce, ma rimase perfettamente fermo. Non v'era un reale motivo per cui lo fece, semplicemente non si mosse. Cercò di decifrare tutto attraverso l'udito, dopo aver lentamente avvicinato la coda alle zampe posteriori per esser sicuro che le percezioni tattili non fossero andate a gamberetti e anguille (è diventato il motto ufficiale di Aes ormai U.U).
    Il cielo, il suolo, la montagna. I seguenti istanti gli servirono per fare mente locale e rendersi conto che a svegliarlo era stato l'urlo di Engifer. Per un attimo arrivò a chiedersi chi fosse questa fantomatica Engifer, poi si ricordò che ci aveva messo mezz'ora per capire come diamine si chiamasse e quindi ora non poteva scordarselo!
    Attorno a sé percepiva come una sottile fresca membrana. Emanava un piacevole odore di erbetta profumosa, e lo faceva sentire bene. Talmente bene che per poco non si lasciò andare di nuovo al sonno.
    No, non poteva assolutamente lasciarsi andare. Non si erano accorti di lui? Avevano veramente chiesto dove si trovava il drago o era un'altra allucinazione?
    Forse era quella sostanza che lo circondava a renderlo invisibile. Il problema era che non avrebbe potuto captare i dettagli della situazione circostante se non si fosse alzato.
    O forse si?
    Digrignò le zanne, con un mezzo sorriso ad increspargli le labbra. Qualunque cosa fosse successa, per qualunque motivo stesse ancora succedendo, si trovava vicino alle creature della palude cacciatrici e loro non l'avevano individuato. Questo significava che era in netto vantaggio.
    Trattenne il respiro.
    1... 2... 3... 4...
    L'intera palude? No, era un bugiardo. Aveva già capito che quell'umano diceva le bugie, non lo avrebbe ascoltato.
    5... 6... 7..
    Espirò un po' daria. Rilassò i muscoli, distendendo di nuovo il torace, e poi inspirò ancora.
    8... 9.
    Erano nove, nove battiti di cuori escluso quello di Dree. Uno era irregolare, era più accelerato degli altri, ed era molto più piccolo e morbido. Avrebbe dovuto escluderlo.
    Non erano tutta la palude intera, e quel tipo non poteva aver pagato nessuno in quel breve lasso di tempo. Non era certo di quanti minuti fossero passati, ma sicuramente non abbastanza per pagare tutta Andorix intera!
    Inoltre... pagare? Quali bestie si sarebbero fatte pagare? Il denaro per quelle creature che valore doveva avere?
    Qualcosa non andava. Anche se entrambi avevano mentito, Engifer sembrava aver detto molte meno falsità di quel tizio. Aes odiava le cose false.
    Non capiva mai se vi fosse un motivo alle menzogne, ma doveva pur esistere un perché. Esisteva per tutto.
    Ringhiò, cercando di alzarsi. La zampa tornò a lamentarsi come poco prima. Il dolore però sembrava molto più lieve, molto più attenuato, o almeno non gli era d'ostacolo quanto si sarebbe aspettato dopo essersi ricordato che si era sfracellato sulle rocce.
    Non poteva esser stata altri che Engifer ad averlo aiutato.
    Non aprì gli occhi, si sarebbe soltanto stordito da solo.
    L'energia che prima aveva accumulato ormai se n'era andata, e non gliene rimaneva molta. Strano, non pensava di averne consumata così tanta; che fosse stata la sostanza che lo aveva ridotto in quel modo a sottrargliene ancora?
    Ad ogni modo doveva attaccare. Sentiva distintamente dove si trovasse Engifer, ma sapeva anche che l'avrebbe coinvolta.
    Non poteva aiutarla senza rischiare di ferire anche lei. Forse qualche giorno prima quella consapevolezza lo avrebbe fatto desistere dall'attaccare, ma dopo lo scontro con Maledet aveva capito che rimanere sempre e comunque passivi nei confronti degli eventi, solo per paura di far male a qualcuno, avrebbe potuto far ancora più male a chi non lo meritava.
    Continuò a rimanere in quella posizione mentre concentrava tutte le sue energie, sia quelle che sapeva di avere che quelle sepolte negli angolini più oscuri del suo spirito. Tutta quella prorompente potenza inumata dal timore di ferire qualcuno, che per una volta sarebbe potuta esplodere senza alcun rimorso.
    Quella persona... era cattiva. E a lui non andava bene.
    Lo videro. Videro l'acqua che si generava e ruotava attorno alla sua figura, videro una pioggerella generarsi sopra di lui e creare una pozza sotto il suo ventre. Lo videro anche mentre si alzava e balzava in avanti per riversare su di loro la forza del suo elemento.
    "Eccolo! Attaccate senza ucciderlo!"
    Non ce l'avrebbero fatta, ne era certo. Lo scatto lo portò di fronte alle creature, che stridettero confuse e sorprese da quell'assalto repentino. Con uno scroscio fece esplodere il vortice d'acqua attorno a sé, scarabentandone alcune a diversi metri di distanza.
    Vennero colti abbastanza di sorpresa da permettergli di guadagnare una manciata di secondi, che sfruttò per dirigersi sul punto in cui credeva si trovasse Engifer. Ormai lo stato di concentrazione non poteva più aiutarlo, non udiva più il battito del suo cuore, e voleva evitare di dover perdere tempo ad abituare gli occhi alla luce.
    Fortunatamente il primo tentativo fu anche quello giusto, e con sollievo si accorse di esserle atterrato esattamente accanto. Engifer si trovava alla sua sinistra, sotto alcuni strani fili di metallo. Cosa le avevano fatto?
    Le creature si erano allontanate grazie al suo impeto, ma ora stavano di nuovo per balzargli addosso. Non ebbe tempo per ragionare né per fare altro: si gettò di lato ed evitò per un istante la prima aggressione, afferrando il mostro-corvo con la coda e trattenendolo a mezz'aria.
    Era inutile, non riusciva ad assestargli il colpo di grazia. La sua mente gli suggeriva di farsi ammazzare piuttosto che ucciderli, ma fortunatamente ci pensò l'istinto a spiegargli quanto fosse stupido preoccuparsi di quegli abomini in quel momento.
    Poteva farcela, poteva fermarli senza ucciderli. Doveva tenere sotto orecchio solo otto bestie e quel maledetto umano. Trovò la forza di sbattere a terra quello che era riuscito a catturare e sperò con tutto se stesso di averlo soltanto stordito, mentre si voltava e con una zampata deviava l'attacco di un secondo.
    Per loro non era semplice intuire quale punto attaccare, Aes non li stava guardando e si limitava a difendersi. Le energie erano sul punto di svuotarsi, ma non si sarebbe fermato.
    Due di loro provarono ad afferare Engifer, ma lui le si posizionò sopra e impedì a qualunque assalitore di toccarla. Ne arrivarono altri, in massa, e perse temporaneamente la cognizione degli spazi. Le zampe gli facevano un male pescecane.
    Un altro avversario gli si parò davanti, e si ritrovò a proteggersi il collo con un'ala senza neanche capire come avesse fatto a respingerlo. Tentò di ghermirlo, ma qualcosa gli si conficcò sulla membrana fra le dita quando cercò di stringere la zampa su di lui.
    Un tintinnio portò la sua attenzione su una sottile scheggia di metallo appuntita, che era uscita dal corpo dell'uccello cadendo a terra, non appena aveva ritratto la zampa. Che roba era? Eppure non sembrava ferito.
    Ma che accidenti gli importava in quel momento? Sapeva quanti ne rimanevano, ma adesso era difficile prevedere da dove avrebbero colpito. Non se ne curò, continuando a reagire ad ogni loro fendente e ad ogni loro picchiata con la forza dei soli arti, senza attingere ancora all'acqua per mantenere il più possibile il flusso d'energia attivo.
    In breve i tagli cominciarono a sommarsi. Difendersi e stare attento a non ferire gravemente era l'accoppiata meno vincente a cui potesse pensare. Tuttavia insisté con tutta la convinzione di cui era capace. Sentì il becco di uno dei corvi sfiorargli una spalla, mentre gli artigli di un altro solcavano il suo fianco sinistro.
    Con uno scatto delle fauci intrappolò fra le zanne la bestia più vicina per il collo, sentendo il sapore disgustoso del sangue imbrattargli le fauci. Non voleva ucciderlo, ma temeva di aver colpito l'unica zona irreparabile del corpo e le riaprì di scatto per l'orrore.
    Quando lo lasciò cadere a terra ebbe quasi l'impulso di vomitare, invece ad uscire dalla sua gola fu un ruggito di veemenza assoluta. Se glielo avessero raccontato, non avrebbe mai creduto di aver ruggito in quel modo.
    Quella distrazione gli sarebbe potuta essere fatale, se solo anche le creature mostruose non fossero rimaste terrorizzate da quella manifestazione di possanza e non fossero indietreggiate.
    Accadde tutto molto rapidamente. Sentì la coda venir afferrata da qualcosa, e la ignorò; si ricordò che Engifer si trovava svenuta sotto di lui, e cercò di afferrarla con una zampa anteriore; strattonò in avanti, lacerandosi le squame e ruggendo ancor più prepotentemente; avvicinò Engifer al petto, e fece esplodere tutta la rabbia accumulata in un singolo, devastante fiume in piena.
    Qualunque cosa si trovasse lì attorno venne travolta e spazzata via, dai sassolini alle creature pronte a riversarsi su di loro per un attacco definitivo.
    Soltanto una delle bestie non venne sommersa dall'acqua, ma per qualche motivo non attaccò. Si era stranamente allontanata, sollevandosi di un paio di metri in volo.
    Lo riconobbe, era lo stesso da cui aveva estratto la scheggia di metallo. Pensò che stesse per scagliarglisi addosso da quell'altezza, mirando al suo dorso, ma non accadde nulla.
    Si voltò quindi verso l'uomo, ancora con le palpebre abbassate. Non poteva vederlo ma lo sentiva chiaramente: questo teneva una mano puntata verso di lui, mentre lo fissava con odio ormai non più celato dalle pregiate vesti. Solo in quel momento Aes si accorse che la rete metallica stava cercando di avvolgerlo, e che non era solo la coda ad esservi rimasta impigliata.
    Si agitò con tutte le sue forze, concentrandosi sulle maglie della rete che circondavano Engifer e riuscendo a spezzarle con gli artigli. La tirò su facendo attenzione a non ferirla più di quanto non fosse già, ed ebbe un attimo di titubanza.
    Adesso cosa gli rimaneva da fare? Sentiva di non avere alcuna speranza di proteggerla, la rete ormai gli aveva stretto un'ala e nonostante cercasse di dimenarsi prima o poi avrebbe dovuto cedere. Se gli fosse bastato scuotersi forse sarebbe riuscito a fuggire, in fondo i suoi erano i muscoli di un fottuto drago d'acqua, ma aveva soltanto una zampa su cui fare perno considerando che quelle posteriori erano quasi del tutto bloccate e una di quelle anteriori sorreggeva Engifer molto precariamente. A causa della conformazione palmata della zampa faceva molta fatica a tenerla schiacciata contro il proprio petto per non farla cadere.
    Alzò lo sguardo. Eccolo lì il corvo, stava scendendo. Non c'era più speranza.
    Mentre con frustrazione si rendeva conto di trovarsi in una situazione senza via d'uscita, si avvide di quanto effettivamente Engifer fosse ferita. I tagli non erano poi molti, ma quelli presenti erano notevoli.
    Con le ultime energie residue bagnò il suo corpo con l'acqua che utilizzava per darsi sollievo quando si faceva male, sperava sarebbe servita almeno per aiutarla. La fece scivolare sulle zone scoperte e danneggiate, dalle sue spalle alle sue zampe, mentre ancora si divincolava dalla morsa del metallo sul proprio corpo.
    Sentiva quell'acqua molto fredda. Non aveva mai percepito una temperatura così bassa nell'acqua generata dal suo corpo.
    Si rese conto che anche dal suo naso stava uscendo dell'aria gelida, che formava delle piccole nuvolette di brina attorno al suo muso. Cosa stava succedendo?
    La goccia.

    La goccia era scivolata sul pavimento della caverna, e ne aveva bagnato il pavimento. Non l'aveva inondata, ma qualcosa era accaduto.
    Si era espansa fino alle pareti, cominciando a salire lentamente di livello, fino a creare un piccolo lago. Il lago non si era espanso, era rimasto completamente immoto.
    Talmente immoto e trasparente, da cristallizzarsi.

    Il dolore se n'era andato.
    Più simile ad un torpore, ogni sensazione si era tramutata in un sussurro.
    Dalle sue fauci, quel gelo si stava manifestando per la prima volta. Non sapeva come fosse accaduto, ma sapeva assolutamente come utilizzarlo.
    Come fosse la cosa più naturale del mondo, come l'avesse sempre fatto, reclinò il muso su Engifer e accostò le labbra alla sua zampa piegata in maniera innaturale. Soffiò delicatamente fra le zanne, ed un'azzurra voluta d'aria gelida avvolse l'intero arto della creaturina squamosa.
    Almeno in quel modo sarebbe riuscita ad allontanarsi. Contava sul fatto che Dree, impegnato con lui, non avrebbe potuto colpirla e l'avrebbe lasciata stare.
    La rete l'aveva quasi catturato. Una strenua resistenza la sua, ma sufficente per prendere ancora tempo.
    Fece del suo meglio, curando e anestetizzando quante più lesioni sul corpo di Engifer, mentre il mostruoso volatile nero atterrava su una pozza formatasi al suo fianco dopo l'esplosione d'acqua.
    Il corvo si avvicinò ed afferrò Engifer per le spalle, stringendola con gli artigli mentre Aes faceva di tutto per tenerla lontana dalle sue grinfie. La sensazione che ebbe in quel momento però non fu di vero pericolo.
    Quando cercò di tirarsi indietro, il mostro piumato invece di lacerarla per tirarla verso di sé emise un suono stridente e contrariato, senza infierire.
    Allora il drago la lasciò andare.
    Fu uno scambio di messaggi paraverbale, consumatosi in un unico istante. Quel corvo non era più loro nemico.
    Perché? Che accidenti stava succedendo?
    Finalmente si costrinse ad aprire le palpebre. Digrignò le zanne, ringhiando contrariato quando la luce lo travolse. Le sagome delle montagne si fecero sempre più nitide, assieme al disastro che aveva combinato e alle pozze circostanti che ricoprivano gran parte degli anfratti fra i massi.
    Un leggero scintillio attirò il suo sguardo a qualche metro dalle sue zampe.
    La scheggia di metallo. Che fosse a causa di quella che...
    Non aveva tempo per pensare granché. Probabilmente era finita. Che lo volesse vivo o morto ora Dree poteva scegliere, e non aveva più la forza di ribellarsi.
     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Uovo

    Group
    Kengardiano
    Posts
    56
    STIMA
    +20
    Location
    Dalla stessa sostanza dei sogni

    Status
    Anonymous
    Tum...tum...tum...

    Era un suono forte, ritmico, che mi risuonava dentro.

    Tum...tum...tu-tum...

    Mi lasciai cullare da quel suono.
    Ero così stanca. Dove ero? Cos'era successo? Non ricordavo...era faticoso...ricordare era doloroso.
    Mi riconcentrai su quel regolare "tum-tum". Ero lì ma allo stesso tempo no. C'erano i miei pensieri ma non il mio corpo...che finalmente mi fossi liberata di quell'involucro che tanto mi disgustava? Ero forse morta? Non sarebbe stato male...

    "Engifer,
    so che dopo aver letto queste mie parole verrai sicuramente a cercarmi. Non farlo. Spero vivamente che le nostre strade non si debbano mai più incrociare. Il nostro tempo è finito. Devi ricordare il tuo nome. Sei perfettamente i grado di sopravvivere, non c'è bisogno che ti faccia delle raccomandazioni.
    Non ascolti mai quello che gli altri hanno da dirti. Tuttavia, questa volta è diverso. Devi cercare la verità, che ti è stata troppo a lungo celata. Sei troppo rara, prima o poi, inevitabilmente, attirerai l'attenzione e dovrai essere pronta. Questa sarà la tua missione più importante.
    Devi scoprire. Devi ricordare.
    Chi sei tu?


    Con queste parole Mòsel se ne andò senza lasciare nessuna traccia. Dal giorno alla notte la sua esistenza scomparve. Lessi tante volte quella lettera, fino ad impararla a memoria, senza riuscire a trovarne un senso, senza riuscire a decifrarla. Ci provai...come tentai di scoprire qualcosa sul mio maestro, ma inutilmente. Trovai altri che erano "mezzi-coboldi" ma nessuno aveva il mio aspetto e gli incontri non si conclusero mai in maniera pacifica. Di parlare con le fate non se ne parlava...erano anni che su Kengard non se ne avvistavano. Alla fine lasciai perdere. I giorni divennero settimane e le settimane lasciarono il posto ai mesi. Continuai a lavorare ma quelle parole mi perseguitavano ogni volta che arrivava il momento di coricarmi. Poi iniziarono gli incubi. Dapprima frammenti di cose che non ero sicura fossero realmente accadute. In seguito ricordi di un passato che odiavo e che preferivo dimenticare. I volti dei genitori che mi avevano tradito e che avevo imparato a detestare. Le vessazioni e le sevizie subite per il mio aspetto e per ciò che ero. Le mie ali. Il dolore...la rabbia che si tramutava lentamente ma profondamente in odio. Ben presto dormire divenne impossibile e la mancanza di sonno comprometteva la mia lucidità. Iniziai ad avere ossessioni persecutorie. Presi quindi dimora a Klenrung...lì chi ci abitava sapeva non intromettersi, mentre chi osava avventurarsi, o era in cerca di guai o era solo ben disposto a pagare per qualche "lavoretto". Incarichi più importanti ad un prezzo decisamente maggiore, che mi permettevano di sopravvivere. Tenevo un profilo basso, per non attirare l'attenzione. Già questo mi sarebbe dovuto bastare a farmi insospettire quando quel ricco tizio di città si era presentato davanti alla mia porta. Cercava me...per un incarico riguardante un drago ed era disposto a pagare profusamente. Il punto era che cercava me e mi aveva trovato.

    A ripensarci ora ero stata davvero un'idiota.
    Pagare quella cifra per un drago che non era nemmeno pericoloso...una trappola perfetta stupida e io c'ero cascata come un'inetta. Ad essere sincera la cosa mi faceva imbestialire. Non potevo morire così stupidamente. Senza poi portare a termine la missione.
    All'improvviso: freddo.
    Sentivo freddo.
    Freddo ovunque e che penetrava e mi avvolgeva nella sua gelida morsa. Freddo. Io odiavo il freddo e questo era insistente, non mi lasciava in pace. Che la morte fosse davvero così gelida come si dice? C***o, faceva schifo anche morire. A questo punto era meglio vivere, stare al tepore del sole era così piacevole...Qualcosa iniziò a farsi strada dentro di me, come un fuoco che mi lambiva con le sue fiamme. Fiamme nere che assorbivano tutte le altre sensazioni e lasciavano solo il desiderio di distruggere. Un nome si fece largo: Dimple Dree.

    Iniziai a cercare di svegliarmi o meglio a ribellarmi a quel torpore, a sottrarmi al gelo. Tuttavia, era difficile. Provai ad aprire gli occhi. Buio. Sbattei le palpebre. Ancora buio. Ci riprovai. Sentivo le palpebre che si richiudevano. Lottavo contro di loro e il mio stesso corpo, che non rispondeva. Provai ad aprire un occhio alla volta. Sprazzi di verde, blu. Gli occhi si richiusero, non mi arresi. Questa volta vidi piume nere. Buio di nuovo. Sentivo qualcosa che mi teneva per le spalle, il resto del mio corpo era completamente abbandonato come sospeso. Il vento mi sfiorava il viso, scompigliando ulteriormente i miei capelli. Almeno stavo riprendendo consapevolezza di ciò che mi circondava. Strizzai gli occhi cercando di aprirne almeno uno alla volta. Mi scappò un ringhio pieno di frustrazione. Sembrava di essere in uno dei miei incubi.
    Poi ecco che i miei occhi finalmente si spalancarono. C'erano i corvi riversi a terra privi di sensi...difficile dire se fossero morti o ancora vivi. Erano immobili. Al centro di tutto ci stava Aesingr. Aveva un brutto aspetto, era ferito e la maglia di metallo, che mi aveva catturata, ora lo stava avvolgendo nella sua morsa. Come era possibile? La mia attenzione si rivolse allora all'altra figura: Dree. Aveva il braccio proteso in avanti, il pugno serrato. Mi ci volle poco per collegare i suoi gesti alla rete: era in grado di manipolare i metalli!
    In quell'istante mi resi conto che qualcosa mi stava portando via da lì. Era uno dei volatili seguaci di quello stregone (?). Afferrai un pugnale da sotto la giacca e senza pensarci un secondo di più lo conficcai nel ventre della creatura che immediatamente mi lasciò cadere a terra. Sentii un leggero fastidio alla caviglia, che scomparve velocemente e quando mi misi in piedi era come se non ci fosse mai stato. Strano...avevo la sensazione di essermela rotta. Notai come anche altre mie ferite fossero migliori di come le ricordavo...ci avrei pensato più tardi. Al momento avevo un solo obiettivo: uccidere. Riportai l'attenzione su Dimple. Lo vidi sollevare una scheggia dal terreno e puntarlo contro Aes. Aes era in pericolo. Potevo vedere il trionfo nella faccia di quel tizio...ci avrei pensato io a farlo fuori. Avevo ancora qualche fungo Vescia, che mi sarebbe stato utile a distrarlo.
    Iniziai ad avvicinarmi lentamente, senza fare rumore...questo era il mio elemento. L'assassinio. In poco tempo mi trovai ad una distanza ravvicinata. Feci esplodere il fungo che rilasciò la sua coltre di fumo. Estrassi velocemente il coltellaccio che tenevo nello stivale e corsi. Ci ritrovammo faccia a faccia e gli sorrisi. In quel momento fece per colpirmi ma io mi abbassai, allungai una gamba e gli feci sgambetto. Cadde a terra. Provò a rialzarsi ma io gli ero già montata sopra e con il coltello gli immobilizzai un braccio al terreno mentre tenevo l'altro bloccato con la mia mano libera.
    << Dree!~>>, risi euforica << Dimple, Dimple Dree~...che nome buffo...ahahah...mi hai fatto del male lo sai? Ti sei preso gioco di me e a me non piace essere trattata da stupida. No no. Non si fa. Ora devo ucciderti>>
    Sentivo che si dimenava sotto di me, che cercava di controllare il metallo della mia arma. Iniziai quindi a muoverela all'interno del braccio. Le sue urla di dolore erano per me brividi di piacere. << Suvvia...non fa così male.>>, continuai con voce stucchevole, << Sai Dree? La morte non è per nulla piacevole. E' fredda ed è tutto buio. Tu mi hai quasi uccisa e a me il freddo non piace, lo capisci? Vedi dove hai sbagliato? Capirai che è giusto che tu ora soffra il doppio e che tu paghi anche per quello scherzetto col ferro.>> Il mio sorriso si allargò sentendolo tremare sotto di me. Provò a parlare ma lo fermai, poggiandogli un dito sulle labbra << Shh shh...hai già parlato più che abbastanza>>.
    Affondai la mia lama fino all'impugnatura. Un altro urlo lacerò l'aria e mi morse con forza il dito facendomi uscire del sangue. Per il dolore e la sorpresa allentai la mia presa e, in un disperato tentativo di liberarsi, Dimple riuscì a sbalzarmi via da sopra di lui facendomi cadere di lato. Non feci in tempo a reagire che lo vidi estrarsi l'arma dall'arto e fiondarsi sopra di me. Il peso del suo corpo sopra di me mi tolse il respiro. Mi diede un pugno in pieno viso. << Non pensare che te lo lascerò fare, str***a>>. Continuò a colpirmi ma io non provai a difendermi. Volevo che credesse di avere il controllo, nonostante io ridessi e la mia risata non faceva che aumentare la sua frustrazione. Ad un certo punto si fermò. Respirava affannosamente. Era stravolto. Ormai solo l'ombra dell'uomo composto con il mantello. Lo vidi attirare a sé qualcosa di scintillante, il mio coltello. Me lo puntò alla gola e io lo guardai con aria impassibile. Il mio respiro era calmo. La mente lucida. Era da tempo che non mi sentivo così viva. Fissai il suo viso arrossato, gli occhi spiritati e i capelli ricci incollati alla fronte. Non distolsi lo sguardo nemmeno per un secondo fino a che finalmente non lo vidi. La mandibola che si serrava. La bocca che tentava di aprirsi in un grido strozzato. La mano che si stringeva in maniera convulsa intorno all'impugnatura del coltello. Liberai un braccio e scansai l'arma che era ancora puntata al mio collo. Nel frattempo Dree aveva iniziato a sudare in maniera profusa e a contorcersi. Me lo tolsi di dosso e lui rotolò a terra, mugugnando. Mi alzai e mi tolsi la polvere di dosso. Non era abbastanza. Sapevo di star esagerando, di star abusando del mio corpo, ma volevo che soffrisse di più. Estrassi uno stiletto...ne serviva giusto un altro po'. Riaprii uno dei graffi e lo imbevetti bene col mio sangue. Poi mi avvicinai a lui e lo trafissi al petto evitando punti vitali. A questo punto, ripulii lo stiletto, recuperai il coltello e li rimisi apposto. Persi tempo a darmi anche una sistemata mentre continuavo ad ammirare come il corpo dell'uomo si inarcasse, la testa reclinata all'indietro. Sarebbe stata una monte lenta e sofferta. << Avevi detto di volermi...ora hai il privilegio di essere ucciso dal mio stesso sangue>>. Mi presi la briga di assestargli anche qualche calcio...giusto per sfizio. Poi sentii di nuovo le fiamme nel petto e il desiderio di distruggere. Un attimo dopo avevo il pugnale in mano. Ora ero sopra a Dimple e lo sgozzavo. Il pugnale continuava a infilzarsi nel corpo privo di vita.

    Chi sei tu?


    Mi resi conto di quello che stavo facendo come risvegliandomi da un sogno. Lasciai cadere il pugnale. Ero ricoperta di sangue. Le mani iniziarono a tremarmi. Il corpo sotto di me era dilaniato. Mi alzai lentamente. Cosa era successo? Mi sentivo prosciugata. Le fiamme si erano estinte.
    Fu uno sbuffo di aria fredda, con qualche cristallo di ghiaccio, a ricordarmi che non ero sola. Mi girai per trovarmi di fronte al muso di Aes che mi guardava, ma il suo sguardo mi era indecifrabile.

    Edited by Cassidy - 22/12/2018, 23:29
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Chiedo scusa per la risposta poco ispirata U.U


    Ne successero molte in pochissimo tempo. Forse troppe.
    Quella dannata rete stava stringendo sempre più inesorabilmente, ma ora finalmente poteva dedicarsi a se stesso. Quando mai pensare prima a sé e poi agli altri? No eh?
    Sentiva un massiccio desiderio di lasciarsi afferrare e di non opporre altra resistenta, le sue energie erano ormai ridotte al minimo e Engifer era salva. Non era mai stato abbastanza attaccato alla vita da poter...
    "Aesingr!"
    Quello strillo acutissimo lo ridestò. Cos'era stato?
    Chi l'aveva rimproverato? Tutti lo sgridavano, ma che aveva fatto di male per meritarsi tutti questi tizi che disapprovavano le sue decisioni? Voleva solo... lasciar perdere.
    Beh, certo che c'era della stupidità davvero latitante nella sua testolona blu e squamosa. Quando anche lui riusciva a rendersene conto, significava che questa aveva raggiunto livelli tali da essere quasi irreparabili. Quasi...
    Sorrise.

    Puntò le zampe anteriori a terra e spinse con tutta la sua forza; non gliene rimaneva molta, ma la sua potenza fisica e quella mentale di quell'umano non potevano equivalersi. Nel pieno delle forze sapeva di poterlo affrontare e di potersi difendere dai suoi attacchi.
    Anche considerando che era estremamente indebolito, ciò non significava che non potesse difendersi. Forse Dree avrebbe vinto, approfittandosi di tutti gli sforzi a cui era stato sottoposto in quegli ultimi minuti, ma non si sarebbe arreso.
    "Non arrenderti. Capito? Non arrenderti! Mai arrendersi, fuggire e arrendersi sono due cose molto diverse. Tu non devi fare nessuna delle due"
    Quante parole, quanti suoni e carezze.
    Delicati fruscii sfioravano gli orli dei precipizi della sua mente, dando nuova luce e nuova voce a momenti ormai sopiti e dormienti.
    Resistette. Ancora, ancora e ancora. Sentiva solo il suo corpo venir avviluppato dalle corde metalliche, ma non mollò neanche per un secondo. Il contatto con il terreno, il suo flusso d'energia, il suo respiro... tutto era ancora in grado di perdurare seppur incrinato dalla mancanza di forze.
    D'improvviso poi si sentì leggero. Le sue zampe scattarono da sole, cercando istintivamente la libertà come fosse ciò che più bramavano al mondo.
    Certo, forse lo era. Talvolta privare qualcuno della sua libertà era ben più terribile di privarlo della vita. Concetti complessi per lui quelli, ma non del tutto astratti.
    Dree l'aveva lasciato andare. Notò del fumo sollevarsi dal punto in cui fino a poco prima aveva visto quell'uomo. Quella era la tecnica che aveva usato prima Engifer, ne era certo.

    Non riuscì a far nulla. Si limitò ad osservare, nuovamente passivo, ciò che la sua piccola compagna di viaggio aveva in mente di fare.
    Di una sola cosa era sicuro: tanto sangue venne versato. Osservò Engifer atterrare il suo avversario, osservò la situazione ribaltarsi, osservò il corpo dell'uomo contorcersi fra spasmi incontrollati e acute fitte di dolore.
    Soltanto quando il pugnale di Engifer si conficcò ripetutamente sul corpo dell'umano distolse l'attenzione, rivolgendola al corvo appollaiatosi su uno sperone roccioso ad osservare la scena. Forse sperava di banchettare con un cadavere, o forse anche lui si domandava semplicemente "perché?"
    Si avvicinò ad Engifer, mentre il pungente odore ferroso del sangue gli permeava le narici.
    Non le disse niente, non sapeva cosa chiedere. Impiegò diversi secondi per trovare le parole.
    "Tutto bene?"
    Pose la domanda con una naturalezza tale da farla stonare in mezzo a quella desolata radura satura di morte. Ma in fondo cos'altro avrebbe dovuto chiedere? Doveva biasimarla? C'era davvero motivo di utilizzare un tono di voce triste, grave o anche solo titubante?
    No, non ve n'era.
    "Allontaniamoci da qui, non vorrei che qualcuno ci stesse davvero cercando"
    Aes gettò un'occhiata a quello che ormai era stato ridotto ad un cadavere grondante sangue. Pensò a cosa avrebbe potuto fare per lui, ma non gli venne in mente niente. Si voltò di nuovo verso il corvo, che con il becco si stava lisciando le nere ali piumate.
    Il cielo forse si sarebbe saziato quel giorno.

    Invitò Engifer a nascondersi all'interno di una caverna, scavata nel fondo del versante della montagna. Quando vi si addentrò non pensò a niente, né alla possibilità di star invadendo la casetta di qualcun altro né a quanto fosse accaduto. Raggiunse un angolo dell'antro immerso nel buio e distese le zampe, scivolando con il ventre a terra.
    Reclinò il muso da un lato, chiudendo nuovamente gli occhi. Questa volta per fortuna lo fece di sua spontanea volontà.
    Il suo cuore batteva all'impazzata, accennando solo dopo diversi secondi a rallentare; il suo respiro, lentamente, era tornato quello tiepido di sempre.
     
    Top
    .
35 replies since 4/12/2018, 00:24   2026 views
  Share  
.