Lavinia Inkheart

Lich (in gioco)

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    Ib7Y4HI

    L A V I N I A - I N K H E A R T
    Ciò che è morto dovrebbe rimanere tale il più a lungo possibile

    Il mio mondo... schegge... opache stille... non c'è più niente. Un mucchietto informe di spine di vetro, ed ogni volta che cerco di raccoglierle, sistemarle e compattarle, inevitabilmente si piantano nella pelle, mordendo le carni che di conseguenza sanguinano. Ma non chiedo perdono, voglio solo vendetta.

    ˟Nome Completo: Lavinia Inkheart | ˟Età reale: più di due secoli | ˟Età apparente: 30 anni | ˟Razza: Lich |
    ˟Sesso: Femmina |˟Elemento: Oscurità |˟Allineamento: Neutrale Malvagio (NM): L' Opportunista


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    BIOGRAFIA

    Non sempre le storie che vengono raccontate parlano di lieti fini, di 'vissero per sempre felici e contenti'. Nelle storie nessuno si domanda cosa succeda ai cattivi... e se avessero vinto loro? E se non fossero stati realmente malvagi? In una favola si guarda sempre un solo e cieco punto di vista, non ci si immedesima mai nell'altra versione della storia e si finisce per patteggiare forse per il peggiore dei protagonisti.
    Se il lupo aveva fame ed era in fuga dal cacciatore? Se la strega sentiva la pressione di un mondo che non la desiderava, di una società che vedeva in lei non saggezza ma vecchiaia? Se la bestia non si fosse trasformata nuovamente in qualcosa che non era lui?
    I quesiti sono infiniti e non so se possiedono risposte, ma la mia di storia ha tutte le risposte che si cercano.
    A quel tempo il mio nome era Cheol e vivevo presso la fiorente civiltà di Quetzal. Ero una figlia di zotici contadini nella remota e quasi totalmente sconosciuta città di Tulum su un'isola minore di una nazione che andava espandendosi in grandezza e splendore.
    L'isola era divisa in cinque piccole regioni, ed in quattro di queste si mormorava che Tulum era un luogo non esattamente ospitale, in cui si veneravano le divinità del mondo sotterraneo di Xibalbà e che le terre della piccola regione erano popolate da strani esseri infernali; si diceva che persino gli stessi abitanti del luogo discendessero da qualche demonio e non avevano tutti i torti. Tali dicerie portarono la zona ad un'emarginazione quasi totale, atta ad allontanare e preservare dal male le altre quattro regioni del regno Quetzal.
    Cheol, ordunque, nacque per soddisfare il malcontento delle genti della quinta regione: lei era 'figlia' di una delle matriarche che regnavano all'interno della capitale, ed insieme alle altre donne provenienti dai vari villaggi avevano preparato un astuto piano: presto avrebbero assassinato il reggente e la figlia per far sedere al suo posto la giovane e così donare nuovo lustro agli abitanti di Tulum. E così fu.
    Cheol, all'età di dieci anni, divenne Ixchel, la 'dea bianca' e prima imperatrice di Quetzal una volta che la vera reggente fu assassinato. Per mantenere segreto il complotto ordito dalle matriarche di Tulum, queste celarono a tutti l'aspetto dell'imperatrice e fecero in modo che mai si mostrasse al popolo se non perfettamente velata.
    Sin tanto ch'ella non riuscì a comprendere la grandezza del suo potere e dei suoi doveri venne aiutata ed istruita dalle donne del villaggio in cui era nata; apprese senza alcuna difficoltà i riti che erano utili per diventare la nuova regina.
    L'Imperatrice Ixchel non si sposò, nonostante le sue virtù fossero decantate in tutto il regno. Ella si occupò di magia e di stregoneria per la sua intera vita, per poter incantare ed aiutare il popolo, nonché sostenere se stessa e per comprendere le proprie capacità. Imparò ben presto a manipolare la magia oscura di Xibalbà, a farsi amici i potenti della terra dei morti.
    Per il tempo ch'ella rimase sul trono portò splendore e pace al suo regno, come mai nessuno prima di lei. Ma ciò che Xibablbà dona, Xibalbà rivuole. Fu così che, durante una prolungata eclissi, il Gran Sacerdote decretò che Cha chel, la Dea Rossa e controparte divina dell'imperatrice, era adirata e che stava per scagliare su Quetzal la sua ira distruttrice e che l'unico modo per fermarla era di ricongiungerla con la sorella Ixchel. Non valsero a nulla le proteste delle donne di Tulum: le divinità avevano deciso. Il giorno seguente Ixchel fu purificata, vestita e condotta lungo la piramide cerimoniale. Fu deposta con riverenza sull'altare sacrificale ed il suo petto e ventre vennero aperti da parte a parte dal Gran Sacerdote. Ixchel vide ogni cosa prima di morire: dal coltello cerimoniale in ossidiana che scintillava, le sue viscere sparse ai piedi dell'altare ed il ghigno diabolico del sacerdote. Dentro di sé comprese che qualcosa non stava andando nel modo giusto, ma la morte sopraggiunse in fretta. Venne deposta poi all'interno dell'altare a protezione di tutto il popolo Quetzal, così che dall'alto li vegliasse e continuasse a proteggerli ed aiutarli come era avvenuto in vita. Eppure non era ciò che stava accadendo all'anima di Ixchel che, ostinatamente, vagava nel regno di Xibalbà alla ricerca di quelle divinità che l'avevano costretta a qualcosa che andava oltre la sua comprensione. E quando fu al loro cospetto questi le diedero il compito di tornare, di continuare la loro opera come servitrice degli Dei infernali.
    Dunque il corpo di Ixchel nel tumulo rimase intatto, inalterato dal passare del tempo e dal normale degrado. Ixchel, così sacrificata, aveva covato in sé fino all'ultimo istante un odio viscerale verso quel mondo e le sue regole: aveva fatto tanto e non le era stato lasciato nulla. Ma Xibalbà aveva altri piani per la sua devota ed entro il sarcofago la nutrì con le anime di coloro che venivano sacrificati. Il suo sangue divenne oscurità e dolore, un liquido che la teneva in vita e che si ricreava ogni volta che ella mangiava e pian piano riprese le forze. Questo sino a quando, improvvisamente, i sacrifici divennero sempre più sporadici, sino a cessare totalmente nel giro di poche settimane. Fu in quel momento che decisi di uscire, di mostrarmi nuovamente al mondo e lo trovai incredibilmente cambiato e diverso, come le persone che mi trovai davanti, mentre salivano i gradoni della piramide: erano enormi, bianchi, coperti di metallo e così diversi dal resto dei miei compaesani che l'unica cosa che riuscii a fare fu tremare. Non compresi bene cosa mi stessero dicendo, cosa articolassero le loro piccole bocche dalle labbra rosate, ma il mio aspetto doveva avergli fatto credere di essere un'appartenente al loro popolo e mi presero con loro. Da quel momento divenni Lavinia, la ragazza rapita e schiavizzata dagli indigeni, che i conquistatori avevano salvato da morte certa. Sfortunatamente non sapevano cosa avessero liberato nel loro mondo e ben presto mi abituai alla mia nuova condizione, al mondo più civilizzato ed ai nuovi poteri che il Sangue Nero mi forniva ogni giorno.


    ASPETTO FISICO

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    Creatura di celestiali e sovrumane apparenze, par discendente diretta di qualche divinità dimenticata, una figlia di qualche pagana leggenda o antica credenza; possiede sembianze incantevoli ed ammalianti, cariche di ultraterreno carisma. Figlia e paladina del fremente ventre del Tempo. Il suo intero essere è simulacro della bellezza incarnata, una dea o un demonio dallo splendore divino per attirare gli uomini nella perdizione eterna.
    La pelle è serica e liscia, luminosa come se miriadi di stelle splendessero sul suo derma o che questo fosse stato intessuto con polvere di diamanti, e come tale gelido al tocco.
    Una driade snaturata, creatura splendida eppure incomparabile, dalle sembianze più uniche che rare.
    Dall’avvenenza comparabile alla selvatica e indomabile beltà delle linci, il cui aspetto si riflette nelle sensuali movenze del corpo. Un’aggraziata libellula bianca in un mondo di goffi insetti neri, come essa si distingue dagli altri per il portamento austero ed autoritario, l’importante figura avvinta dal carisma delle spoglie fiere e la semplicità delle vesti che sfoggia con disinvoltura. Il corpo, dalle ferine movenze, mostra la medesima forza inafferrabile dei venti, quasi ne animassero le membra di una vitalità poco comune in qualsiasi altra creatura. Il passo, i movimenti che compie o comunque qualsiasi azione legata al moto mostra di lei una vigoria sorprendente, nonché la prestanza di un corpo ancora pervaso del vigore sfrontato della giovane età.
    Il suo aspetto appare stranamente inquieto e vibrante, dai movimenti dinamici e scattanti. Questi gesti sono possibili solamente grazie alla particolare tonicità muscolare ed a ciò che nelle vene le scorre.
    Possiede un’aura di malinconico splendore carismatico, investita di un'aura ardente e dalla delicatezza raffinata ed algida; e tale sensazione l’avvolge come un manto fascinoso che attrae, non solo lo sguardo, ma l’intera persona. Sono rare quelle creature che riescono a sopportare a lungo la sua presenza, in quanto l'ardente carisma si muta in un’aura di gelida indifferenza.
    Si presenta come una donna sul metro e ottanta, composta e posata, nonostante nasconda sotto il suo aspetto una forza d'animo che, più che da fanciulla, pare sottratta ad un vero e proprio cavaliere in armatura scintillante. Il suo corpo è femmineo, squisitamente cesellato, sempre in mostra con abiti provocanti; possiede forme slanciate, dalle curve dei fianchi e del seno, ma pare incredibilmente magra per la sua altezza, dando la parvenza all’osservatore che ella non possegga un filo di carne sulle ossa. Tale magrezza è dovuta all’anima bestiale che consuma energie e nutrimento.
    Ha una chioma nivea che le ricade dolcemente sulle spalle, lucida e soffice, caratterizzata da ciocche immacolate, del medesimo tono della nebbia mattutina, rimandando con il sole luminosi e fluidi riverberi d’argento, avorio e bianco. Similmente a fili di ragnatela, leggeri ed impalpabili, che le scendono attorno alle guance come una cascata d’argento le cui estremità mostrano un leggero color grigiastro, quasi avesse cercato di stingere le chiome.
    Il viso, incorniciato dai capelli spesso scarmigliati, è ovaleggiante ed affilato, dai lineamenti fini, alti e squadrati, tipici dei popoli delle terre fredde, su cui le labbra primeggiano per la forma morbida e l'innaturale color violaceo, continuamente piegate in un sorriso divertito e spavaldo. I sottili occhi ferini, dal taglio fine e dalla curvatura seducente, sono di un disarmante color argento, imperscrutabili ed impenetrabili, solcati da una pupilla minuscola e statica. Occasionalmente si accendono di una sfumatura arancio-dorata, mostrando per qualche istante cosa si cela sotto il suo aspetto.
    La ritta schiena bianca è solcata da un tatuaggio dorato, quasi inciso o marchiato a fuoco nella pelle, in glifi che riportano il patto stretto con il demone Iblis nell'ancestrale lingua della sotterranea Xibalbà.
    E' solita vestirsi unicamente di nero, con abiti dalle ampie scollature e spacchi, potendo permettersi di mantenere queste mise in qualsiasi periodo dell'anno vista la sua natura di rediviva. Ama i gioielli, sopratutto antichi, ciò che ha come colore l'oro ed il bronzo. Possiede una collana da cui non si separa mai e con cui è stata sepolta nell'altare sacrificale. Ha svariati anelli e bracciali.


    PSICOLOGIA

    Il suo umore è come il flusso e il riflusso della marea: mai stabile o duraturo, ma in continuo tumulto ed infinitamente imperscrutabile. Quando vuole il suo contegno è in grado di toccare vette di freddezza e noncuranza impensabili, mentre nel suo classico modo di atteggiarsi vi è sempre presente una lieve traccia di sfrontatezza e supponenza. Dotata di una misurata curiosità, tipica degli studiosi, che le permette di non trascendere la linea che divide il curioso dal ficcanaso. Lavinia è una donna di buone maniere e sa come comportarsi in qualsiasi situazione.
    E' una donna di natura frivola ed attenta al suo aspetto, che in apparenza sembra non curante ma in verità è acuta ed attenta, nascondendo sotto una maschera il suo io indomabile. E' una donna emancipata, che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno: sa di valere a tal punto che nulla le è impossibile da fare. Non lascia che nessuno la comandi, che il suo pensiero possa venir sviato o manipolato, ed è fiera di ciò che riesce a fare con le proprie forze. Eppure, come ogni medaglia, anche lei ha un'altra faccia: nonostante il carattere inflessibile, spesso e volentieri può apparir più adattabile e volubile, anche se rimane egocentrica ed egoista.
    E’ una donna indipendente, trasgressiva ed anarchica. Non sopporta di dover sottostare a canoni che le vanno stretti, regole ferree e schemi. Esteta, vanesia e narcisista: ama se stessa oltre ogni limite.
    Vive di passionalità, di emozioni forti che possano accendere la sua anima colma di odio e farla bruciare sin nel profondo, del sesso più animalesco e doloroso, di cattiveria e rabbia. Si rivela essere una donna totalmente fuori dagli schemi. L'aura che la circonda trasuda sfrontatezza sbarazzina e noncurante. Smaliziata ed incredibilmente crudele, non si considera una puritana e tanto meno una santa, ammettendolo senza pudore e remore.
    E' una fredda calcolatrice, astuta e tendenzialmente poco incline a farsi scrupoli. La sua linea offensiva è basata sulla legge di sopravvivenza: il più debole è destinato a perire, sia questo compagno o amico. Eppure non disdegna aiutare chi possa tornarle utile.


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    STRUMENTI DEL MESTIERE
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    "La sua lama è creata da me stessa, è la mia anima... è ciò che sono" Ad un primo sguardo sembrerebbe uno strano osso appeso alla cintura di Lavinia, ma una volta impugnato e appoggiato all'abito, prende vita una lama di ossidiana nera, i cui bordi rilucono di un'aura violacea[Spada in ossidiana]

    K'ICHE
    "Senza mi sentirei nuda...mi pare di esserci nata, di averla sempre avuta indosso." Appare come un semplice abito nero, nulla più che tessuto, ma in realtà è ciò che scorre anche nelle vene di Lavinia: K'iche, la morte. Viene così chiamato questo particolare fluido che pare fatto di pura oscurità solida e da cui la Lich trae in parte il suo potere. [Abito mutabile a livello scenico fatto di oscurità solida]

    "Qui dentro c'è tutta la mia umanità. Direi che per quanto è piccolo non ne avevo molta da conservare una volta tornata in vita" Un anello come tanti altri, che fra quelli che porta normalmente si confonde molto bene. Si presenta come una fascia di metallo scuro, rodiato, su cui è incastonata una gemma quadrata che ad un primo sguardo può apparire simile ad un'ametista, ma ad un'occhiata più approfondita si può notare come questa sembri viva. Le sfumature della pietra mutano continuamente, quasi si guardasse direttamente l'universo ed in esso i suoi cambiamenti. [Filatterio a forma di anello]


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    COMPETENZE
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    « Lascia che la polvere ti si attacchi addosso, che null'altro però ti fermi o ferisca. Gli sguardi altrui vanno lasciati scivolare sul corpo, sui vestiti come pioggia, ma non lasciarti spogliare... »



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    XIBINEN - L'Orrore
    Lavinia ha alle spalle una storia tragica e spaventosa. Sacrificata in giovane età, è stata poi catapultata a Xibalbà, il regno degli inferi, dove ha affrontato ogni sorta di prova per raggiungerne i suoi Signori e da loro ha ricevuto in dono la non-vita. Attorno a lei si è dunque venuta a creare un'aura di freddo e spaventoso carisma, che nei momenti di pericolo muta in vero e proprio terrore. Come certi animali anche lei, sotto minaccia, comunica a chi le sta intorno di andarsene: il suo corpo inizia ad emanare un'energia maligna, tale da suscitare un profondo e primordiale terrore, sempre più intenso man mano che passa il tempo vicino a lei, e la mente della Lich si riempie delle immagini degli orrori subiti in Xibalbà da mostrare a chiunque provi a violare la sua mente. Chi viene influenzato dall'aura di terrore inizierà a provare un leggero senso di disagio, che in brevissimo tempo muterà in paura e panico, nonché la necessità di fuggire o allontanarsi. E' un meccanismo che si attiva nel momento in cui il K'iche avverte pericolo. Il terrore svanisce nel momento in cui Lavinia non deve più difendersi.

    [Potere Speciale: Aura e immagini di Terrore quando Lavinia è in pericolo]



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    COHUATL - Il Serpente

    Lavinia attinge alle ombre dall'antagonista per creare serpenti oscuri, creature il cui corpo nero si fa solido e scintillante come i piccoli occhietti di cui sono provvisti. Il loro scopo è avvilupparsi attorno ai bersagli, rallentandone i movimenti in un continuo serrarsi di membra e corpi e causando danni contenuti simili a quelli dell'acido. Malus: Possono essere facilmente rimossi. Utilizzo 1 turno; riposo 2 turni.

    [I° Tecnica_Serpenti d'ombra che rallentano e causano contenuti danni da acido]



    Non pervenuto.

    [I° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [II° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [III° Potenziamento]





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    TOHLI - L'Ossidiana


    Nel corpo di Lavinia scorre il K'iche, oscurità allo stato liquido, di cui è composto anche il suo abito. Nonostante la sua forza limitata a livello fisico è supportata da questa particolare sostanza e la può manipolare a proprio piacimento: l'abito muta a seconda di ciò che la propria padrona desidera ed il suo sangue diviene un'arma micidiale, modellata per divenire spiedi da lanciare, spine sulla pelle o lacci con cui strangolare le proprie vittime. Malus: Maggiore è l'utilizzo della tecnica, più energie perde.

    [II° Tecnica_ Manipolazione del K'iche]



    Non pervenuto.

    [I° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [II° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [III° Potenziamento]





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    K'A - Il Potere


    Xibalbà è un regno di terrore e tormento e Lavinia lo ha conosciuto intimamente. Sa quanto la paura possa essere una buona leva per fare ciò che desidera, per rendersi maggiormente letale, e la sfrutta fintanto che può. Più le persone attorno a lei sono terrorizzate da Xibinen, maggiore è il potere delle sue tecniche ed i danni che essi possono causare.

    [II° Tecnica_ Power-up di danno alle tec in presenza di personaggi ed npc terrorizzati]



    Non pervenuto.

    [I° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [II° Potenziamento]



    Non pervenuto.

    [III° Potenziamento]





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    COMPAGNIA
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    SOFERENZIO
    "Questa non-vita finirà per uccidermi o peggio... resuscitarmi!"
    Soferenzio appare esteriormente come un esemplare massiccio e forse troppo sviluppato di Avvoltoio degli Anelli. Ha un piumaggio che varia dal nero, al rosso carminio fino al bianco, un becco uncinato e dalla forza tale da poter rompere le ossa per cibarsene, occhietti piccoli e rossi, nonché una vocetta petulante e fastidiosa. Soferenzio si mostra per essere un rapace sul metro e venti, dall'apertura alare di quasi tre metri, ma con una caratteristica davvero peculiare (oltre alla possibilità di parlare): è quasi totalmente privo di peso. Questo è dovuto al fatto che il volatile in realtà è una creatura proveniente da Xibalbà, un'anima che si è 'attaccata' a Lavinia ed è tornata alla vita sottoforma di avvoltoio non morto.
    Possiede un carattere apertamente nichilista e dal pensiero tendenzialmente pessimista: vede catastrofi ovunque, augura le peggio cose e odia indistintamente tutti, trattando con sufficienza le persone che lo circondano. Come già accennato possiede una voce dal timbro fastidioso e nasale, che usa di tanto in tanto per buttarsi in sproloqui o battute dal sarcasmo tagliente. Ogni tanto entra inspiegabilmente in contatto con certe anime di Xibalbà, dando l'impressione che letteralmente parli da solo dei più svariati e assurdi argomenti.
    [Companion di Lavinia e Sirion]





    Edited by Aesingr - 17/2/2019, 04:00
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Ok, scusa il ritardo.

    Anche tu ti sei dilettata a incasinare la scheda e quindi TOP, comunque nelle tecniche non c'è nulla da riaggiustare. Solo la seconda, hai messo un malus che in realtà è intrinseco di qualsiasi tecnica, ovvero il consumo di energia.
    Qualunque tecnica consuma energia, diciamo che non siamo in un videogioco dove carichi l'aura e poi la scagli di nuovo... se le energie se ne vanno utilizzare le tecniche sarà più difficile, indipendentemente dalla presenza o dall'assenza di malus.

    Quindi puoi direttamente toglierlo o se preferisci modificarlo.
    Lavinia è in gioco!
     
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    PippiripippiS: dimenticavo... che vuol dire, per la tecnica dei serpenti, "danni contenuti simili a quelli dell'acido"?
    Che lo sputano?
     
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2 replies since 13/2/2019, 13:55   202 views
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