Karna e il Mahabharata

Mitologia indiana

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    Il Mahābhārata è il poema epico più grande-gigantesco-infiniterrimo dell'India, nonché uno dei testi più ampi dell'intera letteratura mondiale.
    Composto originariamente in lingua sanscrita, nelle edizioni pervenute a noi consta di più di 95 mila śloka (versi) nella versione detta "meridionale"; in oltre 82 mila versi nella versione detta "settentrionale"; in circa 75 mila versi nella versione ricostruita in epoca moderna, detta "critica".

    Ora, qui è un vero casino. Io ci proverò a riassumere la trama, che si trova in fonti diverse con svolgimenti completamente diversi, mettendo insieme i vari pezzi. Spero di non lasciare nulla indietro, perché... vi ricordate la guerra dei bijuu? L'intera storia di Eracle? Quella di Teseo?
    Ecco, non sono stati niente rispetto a questo... niente! :knife:
    Finché non parleremo di Karna non ci capirete nulla, è assolutamente normale!

    Shantanu, antenato del sovrano del regno di Hastinapura Janamejaya, ha un breve matrimonio con la dea del fiume Gange, Ganga, e con lei genera un figlio che avrà il nome di Devavrata (chiamato poi Bhishma il grande guerriero ).
    Mi sono già perso...

    Egli diventa l’erede al trono; molti anni dopo, mentre il re Shantanu si trova a caccia, vede una fanciulla a passeggio. Si tratta di Satyavati, la figlia del capo dei pescatori, e lui se ne innamora. La chiede in sposa a suo padre, ma quest'ultimo rifiuta di acconsentire al matrimonio, a meno che Shantanu non prometta di proclamare re qualsiasi futuro figlio che avrà con lei.
    Devavrata accetta anche di abbandonare il suo diritto al trono per far contento il papà e, per fugare ogni dubbio su una possibile ascesa al trono dei suoi eventuali futuri figli, fa anche un voto di castità permanente.

    Shantanu ha due figli da Satyavati, Chitrangada e Vichitravirya; alla morte di Shantanu, Chitrangada diventa re. Egli vive una vita molto breve e tranquilla e poco dopo muore, perché era sfigato.
    Vichitravirya, il figlio più giovane, gli succede dunque al trono del regno.
    Al fine di organizzare il matrimonio del giovane Vichitravirya, Bhishma il grande guerriero si reca alla swayamvara (rito per scegliere il marito vincitore di una battaglia con gli altri pretendenti) delle tre principesse Amba, Ambika e Ambalika, anche se non invitato, e le rapisce.
    Ambika e Ambalika accettano di sposare Vichitravirya. La maggiore delle sorelle, la principessa Amba, supplica Bhishma di poter sposare invece il re di Shalva, che lo stesso Bhishma ha sconfitto durante il rito. Egli le concede il permesso di sposare il re di Shalva, ma quest'ultimo si rifiuta, ancora umiliato per la sconfitta subita.
    Amba allora chiede a Bhisma di prenderla in sposa, ma lui si rifiuta perché non gli va per nulla bene che cambi idea a comodo.

    Quando Vichitravirya muore giovane senza figli, Satyavati chiede al suo primo figlio, Vyasa, di unirsi alle due vedove per procreare degli eredi. Dato il suo aspetto un po' bruttino, con barba ispida e stracci addosso, Ambika chiude gli occhi durante il concepimento e così suo figlio Dhritarashtra nasce cieco.
    Ambalika allora si sforza di tenere gli occhi aperti, ma impallidisce di fronte alla bruttitudine di Vyasa e per questo motivo il figlio Pandu nasce pallido e malsano. A causa dei problemi fisici dei due nuovi nati, Satyavati chiede a Vyasa di tentare ancora, ma Ambika e Ambalika mandano la loro cameriera, al loro posto, nella stanza di Vyasa perché se anche il terzo nasceva problematico le principesse si sarebbero sparate. Un disastro insomma.
    La cameriera dà alla luce il terzo figlio di Vyasa, Vidura, fortunatamente sano e destinato a diventare uno dei personaggi più saggi ed importanti del Mahabharata. Ricoprirà il ruolo di Primo Ministro del re Pandu e, successivamente, anche di Dhritarashtra.
    Quando molti anni dopo Dhritarashtra sta per essere incoronato re, interviene Vidura e afferma che una persona cieca non può essere re in quanto un cieco non può controllare e proteggere i suoi sudditi.
    Il trono viene lasciato allora a Pandu. Egli sposa due donne, Kunti e Madri; Dhritarashtra sposa invece Gandhari, una principessa di Gandhara, che decide di vivere con gli occhi bendati in modo da sentire lo stesso dolore che prova suo marito.

    Un giorno, mentre Pandu si sta rilassando nella foresta, sente il suono di un animale selvatico. Si dirige verso la fonte del rumore e individua due cervi sull'atto di accoppiarsi, e decide di colpire il maschio con una freccia facendo scappare la femmina.
    Il cervo, in realtà, non era altro che il saggio Kindama, esperto di arti mistiche che si stava semplicemente dilettando in un giochino erotico particolare per il suo prossimo accoppiamento con la compagna, anch'ella abile trasformista.
    Il saggio ritorna nella sua forma originaria, infuriato per aver dovuto interrompere i suoi vizi zoofili, e scaglia su di lui una maledizione: quando Pandu si getterà in un atto sessuale, perderà la vita.
    Dopo quell'evento, Pandu si ritira nella foresta con le sue due mogli, e lascia suo fratello Dhritarashtra a governare, nonostante la sua cecità.

    La regina Kunti, la moglie più vecchia di Pandu, aveva il potere di invocare qualunque dio ella volesse con un mantra speciale. Kunti utilizza questa capacità e prega il dio della giustizia Dharma, il dio del vento Vayu e il signore dei cieli Indra per avere figli semidivini in maniera un po' ladra, senza però informare nessuno di aver già partorito e abbandonato un figlio avuto con il dio del sole Surya.
    Ella dà quindi alla luce tre figli, Yudhisthira, Bhima e Arjuna, grazie ai tre dèi. Kunti condivide poi il suo mantra con la più giovane regina Madri, che partorisce i gemelli Nakula e Sahadeva che non si cagherà nessuno.
    Il problema è che Pandu e Madri si mettono a fare sesso, e Pandu a causa della maledizione subita dal povero cervo azzoppato di poco prima muore. Mandri allora si getta sulla sua pira funebre per il rimorso, e muore ella stessa.
    ...
    Si, la scena va esattamente così:
    "Ah, si, ancora, ah, si... anzi no! Ca**o!" e Pandu muore.
    "Nooo! La mia passione ha ucciso il mio amato! Non mi perdonerò mai per questo!" e Mandri si suicida.
    ... va beh, contenti loro :sclero:
    Kunti alleva da sola i cinque fratelli, da allora chiamati i fratelli Pandava, dal nome del padre Pandu.

    Ora avviene qualcosa di molto strano: Dhritarashtra mette incinta Gandhari, ma questa appena sa che Kunti ha ottenuto cinque figli semidivini... per lo sconcerto partorisce un sasso.
    ...
    Ma nessun problema! Vyasa, apparendo dal nulla, arriva e le suggerisce di tagliare il sasso in tante parti e di seminarlo...
    ... lei lo divide in 100 pezzi, e nasceranno così 100 figli.
    ...
    No serio, cosa state leggendo xD

    Questi sono i fratelli Kaurava, il cui primogenito è Duryodhana, e il secondo Dushasana; altri fratelli Kaurava sono Vikarna e Sukarna. La rivalità e l’inimicizia tra loro e i fratelli Pandava, nata sin dalla loro giovinezza, porterà alla grande guerra Kurukshetra.
    I Pandava e la regina Kunti ritornano al palazzo di Hastinapura, dopo la morte del paparino Pandu e della mammina Mandri .
    Yudhisthira viene qui proclamato principe ereditario da Dhritarashtra, sotto la notevole pressione del suo regno. Dhritarashtra avrebbe voluto che il suo proprio figlio Duryodhana diventasse re, ma deve lasciar perdere la propria ambizione.

    Lo zio Shakuni, Duryodhana e Dusasana complottano per sbarazzarsi dei Pandava. Shakuni convoca il celleberrimo architetto Purvanchan (e chi non lo conosce) e gli ordina di costruire un palazzo composto da materiali infiammabili. Egli fa poi in modo che i Pandava e la Regina Madre Kunti vi rimangano chiusi dentro, con l’intenzione di dare fuoco all’edificio.
    Tuttavia, i Pandava vengono avvisati dal saggio zio Vidura del complotto, che invia a loro un minatore per scavare un tunnel di fuga dal palazzo. Essi riescono a fuggire e a nascondersi, e vengono inizialmente creduti morti.

    Mentre sono nascosti, i Pandava vengono a sapere che si sta svolgendo una swayamvara per la mano della principessa P?ñc?la Draupadi. Partecipano quindi al concorso sotto mentite spoglie come nobili Bramini.
    Il compito della sfida è quello di brandire un potente arco di acciaio e di colpire un bersaglio sul soffitto, l’occhio di un pesce artificiale in movimento, guardando il suo riflesso in una pentola d’ olio.
    Tutti falliscono, molti non essendo nemmeno in grado di sollevare l’arco. Arjuna invece riesce incredibilmente nell'impresa, stupendo la folla e soprattutto Draupadi.
    I Pandava ritornano successivamente a casa e informano la loro madre che Arjuna ha vinto una gara e chiedono a Kunti di guardare ciò che esso ha guadagnato. Senza guardare, Kunti chiede loro di condividere fra loro qualunque cosa Arjuna abbia vinto. Dato che a quei tempi rispettare la parola data era un valore fondamentale, la volontà di Kunti deve essere realizzata. Così Draupadi, ossia il fantomatico premio, finisce per essere la moglie di tutti e cinque i fratelli Pandava.
    ...
    non ho parole ma cosa sta succedendooo!!!!!! :yea:

    Dopo il matrimonio, i fratelli Pandava sono invitati a ritornare ad Hastinapura. Gli anziani negoziano e mediano una divisione del regno, e i Pandava ottengono un nuovo territorio. Yudhishtira ottiene una capitale di nuova costruzione per questo territorio a Indraprastha. Però né i Pandava né i Kaurava sono soddisfatti di questo nuovo accordo, tutti a polemizzare del più e del meno!
    i Pandava ottengono un nuovo palazzo, costruito per loro da Maya il Danava, anch'egli celleberrimo. Mi stupisco non l'abbiate mai sentito :makon:
    Giusto per far baldoria, invitano i loro cugini Kaurava ad Indraprastha, per un the e due chiacchere, ma soprattutto per sfotterli. Mentre Duryodhana sta passeggiando intorno al palazzo cade in uno stagno, e Draupadi vedendolo ride di lui e lo ridicolizza dicendo che questo è dovuto al fatto che suo padre Dhritarashtra era cieco.
    Duryodhana si imbufalisce come un bufalo imbufalito, giustamente, e chiede aiuto allo zio Shakuni. Tale zietto, per vendicare il nipote, organizza un gioco di dadi con Yudhishtira usando dei dadi truccati.
    In questa partita Yudhishtira perde tutta la sua ricchezza, il suo regno e riduce in schiavitù i suoi fratelli, se stesso, e infine sua moglie.
    I Kaurava in festa insultano quindi gli impotenti Pandava cercando anche di spogliare di fronte a tutta la corte la bella Draupadi, tirandole con forza il sari (la veste). Ella però prega nell'aiuto di Vishnu, il quale interviene in sua protezione facendo in modo che la stoffa del vestito si allunghi all’infinito; grazie a questo intervento l’onore di Draupadi è salvo.

    Dhritarashtra, Bhishma e gli altri anziani sono inorriditi per la situazione, ma Duryodhana è fermamente convinto che non ci sia posto per due principi della corona ad Hastinapura. Contro la propria volontà Dhritarashtra è costretto ad un’altra partita ai dadi. I Pandava così vengono addirittura obbligati ad andare in esilio per dodici anni, e durante il tredicesimo anno dovranno rimanere nascosti. Se scoperti dai Kaurava, saranno costretti all’ esilio per altri dodici anni. Cioè un bucio di ciulo assurdo!
    I Pandava trascorrono quindi tredici anni di esilio e succedono varie menate in questo arco di tempo, ma soprattutto preparano alleanze per un possibile conflitto futuro. Passano il loro ultimo anno sotto mentite spoglie alla corte di Virata, e vengono scoperti subito dopo la fine dell’anno. Alla fine del loro esilio, cercano di negoziare il loro ritorno a Indraprastha.
    Tuttavia questo negoziato fallisce, dal momento che Duryodhana obbietta che essi sono stati scoperti mentre erano in clandestinità, e che quindi un loro ritorno non è possibile.
    La guerra quindi diventa inevitabile.

    Le due parti riuniscono grandi eserciti in loro aiuto per combattere a Kurukshetra. I regni di Panchala, Dwaraka , Kasi , Kekaya , Magadha , Matsya , Chedi , Pandya , Telinga, e lo Yadu di Mathura e alcuni altri clan, come il Kambojas Parama si alleano con i Pandava; gli alleati dei Kaurava includono invece i re di Pragjyotisha , Anga , Kekaya , Sindhudesa ( compresi Sindhus, le Sauviras e Sivi ), Mahishmati, Avanti in Madhyadesa , Madra , Gandhara , Bahlikas , Kambojas e altri nomi incomprensibili.
    Sebbene inizialmente i due eserciti si attengano alle regole cavalleresche di guerra, ben presto entrambe le fazioni adottano tattiche disonorevoli, tra cui rubare le scorte di succhini alla pesca degli avversari e offrire loro panini alla nutella spacciandoli invece per nutella e Philadelfia.
    Al termine dei diciotto giorni di battaglia, solo i Pandava Satyaki, Kripa, Ashwatthama, Kritavarma, Yuyutsu e l'avatar di Vishnu Krishna sopravvivono.
    Dopo aver assistito alla carneficina, Gandhari, avendo perso tutti i suoi figli, scaglia una maledizione su Krishna affermando che quest'ultimo essendo di origini divine sarebbe stato in grado di fermare la guerra ma non l'aveva fatto. Krishna accetta la maledizione, ed essa darà i suoi frutti solo trentasei anni dopo:
    I Pandava, che dopo la vittoria avevano governato il loro regno, decidono improvvisamente di rinunciare a tutto ciò che avevano.
    Rivestiti di stracci si ritirano sull’Himalaya e salgono verso il cielo nella loro forma corporea accompagnati da un cane randagio. Uno alla volta, tutti i fratelli e Draupadi cadono in mezzo alla via per il cielo a causa dei loro peccati. Solo il virtuoso Yudhisthira, che aveva tentato di tutto per impedire la carneficina, sopravvive insieme al cane.
    L'animale si rivela essere il dio Yama (deva della morte), che conduce Yudhisthira negli inferi per incontrare i suoi fratelli e la moglie.
    In un secondo momento, Yama riporta Yudhishthira in cielo e spiega che è stato necessario esporlo al mondo sotterraneo perché ogni sovrano deve visitare gli inferi almeno una volta. Lo assicura poi che i suoi fratelli e la moglie lo avrebbero raggiunto in cielo dopo essersi epurati dai loro peccati.

    Parîkshit, il nipote di Arjuna, regna dopo di loro e muore morso da un serpente. Suo figlio Janamejaya, furioso, decide di compiere un sacrificio al fine di distruggere tutti i serpenti; durante tale sacrificio gli viene narrata la storia dei suoi antenati, il Bahamarata.


    Karna



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    C'era una volta un re della dinastia Yadava, di nome Surasena; egli aveva una bellissima giovane figlia di nome Pritha (in seguito Kunti).
    Come da tradizione,un rishi (studioso vedico e veggente) di nome Durvasa visitò il re per un lungo soggiorno, che lo ospitò come suo ospite del palazzo. Il re chiese a Pritha di assicurarsi personalmente che il saggio si trovasse a suo agio, ed ella rese il suo soggiorno confortevole come pochi, trattandolo come un signore.
    Prima di andarsene, Durvasa la ringraziò e le donò il mantra Siddha: se mai l'avesse desiderato, avrebbe potuto usare quel mantra per chiamare qualsiasi dio desiderasse come amante.
    dopo la sua prima mestruazione la fanciulla divenne curiosa; si chiedeva se il mantra avrebbe funzionato davvero, e così una bella mattina, mentre il sole dorato sorgeva, chiamò il dio del sole Surya. La divinità giunse veramente; arrivò con una luce dorata, vestito con gioielli e dorato pettorale possente.
    Prima di accettare di fare l'amore con Surya, Pritha gli fece promettere che "il figlio nato dall'unione sarà un eroe con orecchini e pettorale".
    Si, esattamente con queste parole. Il che sarebbe significato che sarebbe stato forte e protetto dagli dei. E niente, il deva del sole la impregnò.

    Nacque così Karna, il figlio della passione amorosa tra la principessa e Surya. Dopo il loro coito, il dio Surya le concesse di tornare vergine dopo la nascita di Karna, il quale venne alla luce con le caratteristiche di entrambi: gli orecchini, l'armatura doro e il bagliore del padre, con i piedi invece che somigliavano a quelli di sua madre.
    L'armatura nacque con lui, già indosso (sai che casino per partorirlo?), e lo avrebbe reso invincibile. Nessuno avrebbe potuto scalfirlo, deva, umano o demone che fosse.

    Pritha si sentiva confusa e impaurita, preoccupata di ciò che tutti avrebbero pensato e di come avrebbe imbarazzato la sua famiglia.
    Così mise il neonato in un cestino imbottito, lo sigillò con cera d'api e lo mise alla deriva nel piccolo fiume Ashvanadi vicino al palazzo.
    Mentre abbandonava il bambino indesiderato sul fiume, intonò un canto i cui versetti epici descrivono le sue emozioni, con poesie strazianti. Il cesto galleggiando raggiunse il fiume Charmanavati, che lo portò fino al fiume Yamuna. Da qui giunse al fiume Gange , e poi nel regno di Anga (antico Bengala). Lì, venne trovato da una donna di nome Radha, che portò il bimbo dal marito auriga Adhiratha Nandana.
    I due lo adottarono e lo chiamarono Vasushena, amandolo e allevandolo come fosse il loro vero figlio.
    Non gli nascosero mai di averlo trovato in un fiume. Ciò colpì nel profondo Karna, che una volta abbastanza grande da comprendere la crudeltà del gesto cominciò ad odiare i propri reali genitori che l'avevano abbandonato nella cesta, e si vergognò di loro.
    Il ragazzo andò a scuola ad Hastinapura e studiò le arti marziali con i saggi Drona, Kripa e con uno dei sei avatar di Vishnu, Parashurama.
    Drona però non accettava allievi che non fossero guerrieri, anche se rimase colpito dalla voglia di Karna di apprendere. Il giovane si rivolse quindi al maestro di Drona, appunto Parashurama, presentandosi a lui come un grande nobile vestito d'armatura scintillante poiché egli accettava solo i nobili.
    Karna apprendeva, apprendeva e apprendeva, divenendo un abile guerriero di lancia, di pugnali e di arco, talmente abile da poter essere considerato capace di rivaleggiare con dodici deva guerrieri contemporaneamente.
    Stupito dalla sua bravura, Parashurama consegnò a Karna l'arco divino Vijaya , e gli insegnò un mantra segreto, il Bramastra: un colpo dalla potenza devastante, che racchiudeva in sé il potere di un intero universo all'interno di una singola freccia.
    Avendolo eseguito per mostrarglielo, il maestro aveva sprecato molte energie. Karna gli propose di addormentarsi sulle sue ginocchia per riposare, ed egli lo fece. Dopo qualche minuto però si svegliò e notò che Karna era stato avvicinato ed attaccato da insetti e serpenti, essendo rimasto completamente immobile per non svegliarlo.
    Infuriato capì che il suo allievo non era un nobile, perché un nobile sarebbe impazzito appena un insetto gli si fosse posato a dosso, mentre lui era rimasto impassibile e ciò dimostrava che apparteneva ad una delle più basse caste.
    Quando Karna ammise di essere figlio di un cocchiere, Parashurama lo maledì in tutte le maniere possibili immaginabili, annunciando che non solo nella più grande guerra una ruota del suo carro si sarebbe inceppata, ma che si sarebbe dimenticato del nuovo mantra nel momento più cruciale della sua vita.

    Karna se ne ritornò a casa un po' sconsolato, ma ormai era diventato una bestia in tutte le arti del guerriero, e non temeva nessuno. Suo rivale, o per meglio dire nemesi, divenne Arjuna. Si, quello di là sopra, figlio di Kunti e quindi fratello di Karna, anche se ad insaputa di quest'ultimo.
    Karna fu noto per le sue solitarie abitudini, il duro lavoro, il fatto che praticasse yoga come un nerd, la compassione e la generosità nei confronti del prossimo. Allo stesso tempo però venne riconosciuto come qualcuno che bramava rispetto, amore e attenzione, eccessivamente suscettibile alle critiche e spavaldo di fronte ad altri guerrieri.

    Incontrò Duryodhana per la prima volta a Hastinapura, durante uno dei giochi sportivi di tiro con l'arco a cui amava partecipare per mostrare la sua bravura.
    Duryodhana vide in Karna un uomo pari a Arjuna nelle abilità di combattimento, se non addirittura superiore. Prima che la competizione avesse inizio, i concorrenti dovevano annunciare il loro lignaggio in modo tale che uomini di pari livello fossero messi a confronto.
    Quando arrivò il turno di Karna di ammettere la propria discendenza di auriga, Duryodhana intervenne e disse che Karna era un Arajna (un non-ancora-re) e annunciò di starsi offrendo di ungere Karna come re di Angas.
    Karna chiese in privato a Duryodhana ciò che avrebbe voluto in cambio del regno che gli aveva appena offerto, e Duryodhana rispose: "Voglio la tua infinita amicizia, Karna".

    Alla cerimonia di consacrazione, arrivò il padre adottivo di Karna. Bhima, uno dei Pandava, lo cominciò ad insultare e a ridicolizzarlo per il suo basso status, chiamandolo cane davanti a tutti.
    In quell'esatto momento, nacque l'odio viscerale di Karna nei confronti dei Pandava, che ancora non sapeva essere suoi fratellastri.

    Al concludersi della competizione, mentre tutti respingevano Karna, Duryodhana lo prese per mano in maniera non molto etero e divennero intimi amici.
    In Karna, Duryodhana trovò un valido guerriero e un comandante di talento che poteva aiutarlo a mantenere il potere su un impero. In Duryodhana, Karna trovò un amico premuroso e un uomo che, nonostante la sua discendenza nobile, gli mostrava benevolenza.
    Karna condivise con lui soprattutto l'odio per i Pandawa, e cominciò a progettare la loro caduta con violenti piani di guerra: Duryodhana forniva gli obiettivi, Karna cospirava i mezzi per raggiungerli.
    Bhisma e Drona suggerirono una pace di riconciliazione, ovvero dividendo il regno in due: metà per i Kaurava e metà per i Pandava, ma Karna al contrario adottò il così detto "approccio del falco" e fu il primo a suggerire uno scontro diretto, preparandosi alla guerra di Kurukshetra. Voleva risolvere le cose con la violenza una volta per tutte, da bravo guerriero coraggioso.
    Accusò inoltre Bhisma e Drona di essere avidi materialisti, disonesti nel consigliare Duryodhana con strategie nonviolente. Karna alimentava le ambizioni di Duryodhana e combatteva le sue battaglie, ma quest'ultimo approvava i suoi metodi violenti e li appoggiava.

    La relazione tra Karna e i Pandava, in particolare con Arjuna, divenne sempre più ostile. Durante gli eventi sportivi marziali Arjuna e Karna erano spesso al pari, sebbene Karna un giorno ammise di voler fare tutto ciò che la sua nemesi sapeva fare per poterlo fare meglio.
    Alla competizione svayambara di Draupadi (si quella di sopra della veste allungata) per la scelta del marito, erano presenti sia Arjuna che Karna. Arjuna e i suoi fratelli, tuttavia, erano camuffati da mendicanti bramini, perché erano stati esiliati e non potevano farsi riconoscere.
    In molti cercarono di sollevare un pesante arco metallico, ma a riuscirci fu proprio Arjuna che così conquistò la mano della fanciulla. Ella, attirata dalla sua calma e dalla sua fermezza, lo volle subito come sposo.
    Karna si innervosì, lamentandosi che la competizione era intesa solo per gli Kshatriya, cioè i guerrieri, e non per i Brahmini come quello che aveva appena preso l'arco in mano.
    Iniziò quindi ad insultare Draupadi, dandole della *parolaccia brutta*, e invitando i presenti a spogliarla e a violentarla senza alcun ritegno. Ovviamente si arrivò alle mani, e anche peggio, e vi fu il primo scontro tra Karna e Arjuna, che rivelò la sua vera identità sancendo così l'inizio della grande guerra.
    Notate un po' di incoerenze con il riassunto raccontato sopra? Ebbene si...

    Karna poco dopo si rese conto di aver esagerato, e che non avrebbe dovuto insultare la donna in quel modo. Ammise di averlo fatto solo per compiacere Duryodhana, suo amico (stronzo aggiungerei), ma non ritirò ciò che aveva detto ad Arjuna ovvero "la tua morte è così vicina che non mi laverò i piedi prima di averti ucciso!"
    ... ah, bono. Lo voleva uccidere a suon di piedi poco profumati? ^_^

    L'avatar Krishna si avvicinò a Karna in veste di ambasciatore, e cercò di parlare con lui in maniera calma. Gli spiegò che la pace era la miglior cosa per tutti, che Kunti era la sua vera madre e che, soprattutto, coloro che aveva appena scacciato erano i suoi fratellastri.
    Karna declinò l'offerta, rispondendo che sebbene fosse nato da Kunti, sua madre era la moglie di un auriga e questo la rendeva la sua vera madre, poiché era stata lei ad accudirlo.
    Allo stesso modo, era dall'amore e dall'affetto e non dal proprio sangue che riconosceva Adhiratha come il suo vero padre; si era sposato e aveva avuto due figli, poi dei nipoti, perché il padre lo aveva aiutato a stabilirsi in una splendida vita matrimoniale.
    "Non sono i legami di sangue a contare realmente, ma quelli di chi ti ha amato e voluto bene" rispose, alludendo anche a Duryodhana oltre che alla propria famiglia. E poi ormai sarebbe stato suo dovere combattere Arjuna, dopo la promessa fatta.

    Anche Kunti raggiunse in seguito Karna, e lo trovò in ginocchio di fronte ad un masso in preghiera. Il guerriero la salutò con scioltezza, dicendole che sapeva che fosse sua madre, ribadendo che non l'avrebbe seguita.
    Si manifestò anche il dio Surya, il quale confermò la sua discendenza divina e lo invitò a seguire la sua stirpe per rispettare le sue origini, ma Karna rifiutò anche d'innanzi al dio del sole.
    Rivolgendosi alla donna, disse semplicemente:
    "Non preoccuparti, non ucciderò i tuoi altri quattro figli. Ma tra me e Arjuna, uno morirà. Potrai in questo modo dire di avere cinque figli come hai sempre fatto"

    I fratelli di Arjuna, insieme ad Indra, nel frattempo cercavano un modo per rendere Karna mortale con l'inganno.
    Surya incontrò di nuovo Karna e lo avvertì del piano di Indra, ossia apparire travestito da bramino per togliergli gli orecchini e la corazza, e quindi la sua immortalità.
    Karna se ne sbatté altamente, convinto della sua abilità in battaglia, ammettendo che avrebbe preferito combattere con Arjuna ad armi pari. E poi se ci fosse stato bisogno dell'intervento del dio Indra per fermarlo, la sua fama sarebbe cresciuta ancora.
    Quando Indra arrivò, Karna lo riconobbe nonostante le sue spoglie mortali di vecchio mendicante malato. Quando egli chiese "cosa mi puoi offrire per permettermi di sopravvivere?", il guerriero rispose "qualunque cosa di cui tu abbia bisogno".
    Indra, ovviamente, chiese la sua armatura. Per Karna essa era come una seconda pelle, ma senza indugio afferrò un pugnale e se la strappò di dosso, dandogliela anche se imbevuta di sangue.
    Colpito dal suo coraggio, Indra si sentì di dover ricambiare. Donò al guerriero un dardo esplosivo infallibile, affermando che chiunque fosse stato bersagliato da quel colpo sarebbe stato ucciso, fosse stato esso un dio o un mortale.
    Karna ringraziò, considerando di conservarlo per uccidere Argjuna, anche se ancora in parte influenzato dal suo desiderio di combattere alla pari con lui.

    Durante la guerra numerosi soldati, re, fratelli e figli Kaurava e Pandava vennero uccisi.
    Gli scontri si erano fatti brutali; il quattordicesimo giorno, Arjuna si vendicò della morte del proprio figlio, mentre Bhima e suo figlio Ghatotkacha seminarono il panico su numerosi battaglioni Kaurava.
    "La guerra che in precedenza era iniziata dopo l'alba e si era fermata al tramonto, non si fermò al tramonto del quattordicesimo giorno, quando entrambi gli eserciti continuarono la feroce guerra per uccidersi a vicenda"
    Ghatotkacha era in realtà un demone rakshasa. I suoi poteri illusori cominciarono a mietere vittime nelle truppe di Karna, che cominciò a spaventarsi quando anche Duryodhana ammise che sarebbe stata la fine se non avessero trovato al più presto una soluzione.
    Karna fu così costretto ad estrarre il dardo donatogli da Indra, poiché non v'era alternativa, e lo scagliò contro il demone appurato che gli altri colpi su di lui parevano inutili.
    Questa vittoria riportò energia fra le truppe di Duryodhana, anche se avevano subito ingenti perdite.
    Karna, la notte seguente, chiese a Duryodhana di convincere il re Shalya dell'India del sud a divenire il suo auriga, poiché progettava di uccidere Arjuna all'alba.
    Shalya chiaramente si sentì insultato, perché non poteva abbassarsi a fare l'auriga lui che era un re. Accettò solo perché fu Duryodhana a chiederglielo, lodandolo e spiegandogli che guidare il carro di Karna sarebbe stato il più grande degli onori, ben più grande di un regno.
    Il problema è che i due non collaborarono mai. Entrarono in guerra sbraitandosi a vicenda insulti e parolacce a go go, criticando l'uno le idee dell'altro con parole pesanti e bestemmie da far impallidire Germano Mosconi.

    Volete sapere come va a finire?
    Beh, immagino l'abbiate già intuito:
    Lo scontro decisivo fu durissimo. Arjuna e Karna si affrontarono senza esclusione di colpi, con eguale rabbia e maestria.
    Karna affrontò ogni colpo di Arjuna senza batter ciglio: respinse un Agneya astra (missile di fuoco) con un Varun astra (missile d'acqua); scagliò un Bhargavastra (tempesta di frecce talmente ampia da oscurare il sole) per deviare un Mahendra astra (enorme dardo di fulmine); attaccò con un Nagastra (dardo che muta in un serpente dalla forza d'impatto distruttiva) e l'avversario rispose con altrettanta veemenza.
    Fu ad un certo punto che una ruota del carro di Karna si incagliò e si ruppe, facendo inclinare il veicolo e mandando nel panico i soldati e Karna stesso, che in preda alla confusione e allo sconforto si dimenticò di come evocare il mantra del Bramastra.
    Arjuna inizialmente si fermò, non volendo concludere il loro epico scontro a causa di una ruota, non lo trovava giusto. Si ricordò però che qualcosa di simile era accaduto anche ad uno dei suoi guerrieri, e soprattutto Krishna gli fece tornare alla mente che Karna era stato tutt'altro che giusto con Draupadi quando l'aveva insultata e derisa.
    Fu così che, mentre Karna era distratto a risollevare il carro, affondò il colpo mortale.

    Interpretazione della guerra del Mahabaratha

    Brahmastra e Brahmashirsha astra (la versione 4 volte più potente del bramastra, una cosa tipo in grado di distruggere le galassie), si dice che siano equivalenti rispettivamente alle moderne armi atomiche nucleari e alle bombe termonucleari, mentre i così detti Vimana sembrano descritti come macchine volanti utilizzate nelle ultime fasi della guerra anche dalle stesse divinità. Non esattamente in quest’opera, ma in generale nelle antiche guerre dei poemi indiani.

    Il brahmastra, descritto chiaramente nel Mahabharata, è un'arma che si dice essere un singolo proiettile carico di tutta la potenza dell'universo. L’evento Brahmastra è spiegato come "una colonna incandescente di fumo e fiamme brillante come diecimila soli rosa in tutto il loro splendore: un'arma sconosciuta, un fulmine di ferro, un gigantesco messaggero di morte, che ha ridotto in cenere ogni cosa... i cadaveri erano così bruciati da essere irriconoscibili. I loro capelli e unghie caddero; gli oggetti si rompevano senza causa apparente. Dopo un paio d'ore tutti i prodotti alimentari sono stati corrotti. Per uscire da questo fuoco i soldati si gettavano nei torrenti per lavare se stessi e le loro attrezzature".
    Si racconta che la terra in cui è stato evocato il Bramastra diventa sterile e tutta la vita in essa ed intorno ad essa cessa di esistere. Diminuiscono le precipitazioni, il suolo sviluppa crepe come in un periodo di siccità.
    Non so voi, ma una simile descrizione in un antico manoscritto mi inquieta :theend:

    Interessante è anche il sistema di propulsione delle macchine, che pare avvenga per mezzo di motori a combustione interna o tramite un propulsore che utilizzava come combustibile il mercurio. In alcuni passi del manoscritto si parla persino di sistemi antigravitazionali controllabili con la forza della mente mediante tecniche di meditazione.
    Viene descritto anche l'interno della cabina di pilotaggio dove si trovano 3 sedili, 3 leve e 3 anelli rotanti; questi servivano rispettivamente a sollevare il veicolo, a dare la direzione e ad accelerare.
    "Shounaka dice che ci sono tre tipi di metalli detti Somaka, Soundaalika e Mourthwika che, opportunamente miscelati, danno origine a sedici tipi di leghe che assorbono molto bene il calore. Manibhadra dice che i metalli che sono luminosi sono adatti per produrre aeroplani e questi metalli sono sedici. Saambara dice ancora che sedici metalli formati da leghe di metalli del gruppo Soma, Soundaala e Mourthwika non sono conduttori di calore e sono utili per costruire vymaana."

    Ci sono anche alcuni poteri ottenibili con specifici mantra, da utilizzare tramite i veicoli volanti, e qui ci allontaniamo dalla credibilità fortunatamente perché mi stavo preoccupando:
    -GOODHA: rendere il veicolo invisibile;
    -PAROKSHA: bloccare il movimento di un altro veicolo per farlo cadere;
    -APAROKSHA: raffica di fasci lucenti dal fronte del veicolo, utili ad illuminare la strada;
    -VIROOPA KARANA: riempe il cielo circostante di fumo e da al veicolo un aspetto terrificante e spaventoso per chi lo osserva;
    -ROOPAANARA: trasforma il veicolo in una montagna, in un leone, in una tigre o in un serpente per nascondersi agli avversari;
    -PRALAYA: una sorta di potentissima tempesta elettrica, emessa attraverso il tubo frontale del veicolo;
    -TAARA: un altro metodo per eludere il contatto col nemico o per nascondere i propri intendimenti agli osservatori : Miscelando con la forza eterea 10 parti di forza aerea , 7 parti di forza acquea e 16 parti di capacità solare , e poi proiettandole attraverso il tubo frontale del veicolo, apparirà un cielo stellato. Un’interpretazione moderna di ciò è il nascondersi ai radar;
    -GAMANA : attrarre le forze dell’aria, unirle ai raggi solari e compiere grazie ad essi movimenti serpeggianti. Questo risulta particolarmente interessante se lo paragoniamo ai più accreditati avvistamenti di UFO. Il procedere a zig- zag è una delle principali caratteristiche di autenticità in un avvistamento alieno;
    -Altri nomi a caso ma sono troppi quindi stop!
    Inserirei anche tutti i vari Astra, ma siccome c'è un altro racconto indiano a mio parere molto più interessante e comprensibile, li riporterò lì quando lo farò.

    Edited by Aesingr - 22/5/2019, 22:43
     
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    Praticamente è una telenovela a sfondo vagamente erotico, però con i superpoteri e con semidivinità che si picchiano brutalmente tra loro. E, apparentemente, anche UFO e armi nucleari...

    Insomma, quindi è un anime. No dai sul serio, è al 100% un moderno shonen anime, gli mancano solo qualche mech e una opening in stile metal ultra diluito.
    Per me è un 10. :Vashnarak:
     
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    Se questo sembra un anime, quando porterò il viaggio di Rama... quello si che sarà un anime in piena regola. Serio, lì non manca proprio nulla. Nemmeno la opening (?) xD
     
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