Il drago del mare e la fata delle montagne

Leggenda del Vietnam

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Migliaia di anni fa, nel paese di Linh Nam, viveva un capo clan con una forza sovrumana di nome Loc Tuc. Possedeva grandi poteri: era in grado di camminare sull'acqua come faceva sulla terra ed era in grado di rompere le rocce a mani nude senza sforzo.
    Durante una passeggiata sul lago Dong Dinh, un giorno incontrò Long Nu, figlia del re drago Long Vuong. Giusto il tempo di ammirarla, che se n'era già innamorato.
    Si avvicinò a lei, camminando con leggerezza sulla superficie del lago, ed ella non distolse mai lo sguardo. Pochi giorni dopo erano già l'uno il compagno dell'altra. Dalla loro unione nacque un figlio, che ricevette il nome di Sung Lam.

    Mentre cresceva, Sung Lam dimostrava di non essere un ragazzino comune. In più occasioni fece sfoggio della sua forza erculea, sollevando un blocco di pietra grande tanto da non poter essere abbracciato da due uomini adulti come fosse un ciuffo di paglia e correndo veloce quanto una gazzella in fuga.
    Ereditò i doni soprannaturali di suo padre e gli successe come leader del paese sotto il nome di Lạc Long Quân, ossia Re drago del paese del Lac. A quel tempo, non v'erano né ordine né pace, e Long Quan decise di intraprendere il proprio viaggio da nord a sud, da sud a nord, aiutando il prossimo senza una precisa meta.

    Un giorno incontrò un pesce di dimensioni straordinarie nelle acque del sud. Con un corpo di cento piedi, una coda dalla forma di una vela gigantesca e le zampe di un non-si-sa-cosa-simil-scorpione-brutto, questa creatura poteva ingoiare più di dieci uomini semplicemente spalancando le fauci.
    Quando nuotava in prossimità della riva alzava le onde al cielo, e le barche che scivolavano sull'acqua nelle vicinanze rischiavano di essere spazzate via. I pescatori avevano molta paura di quel pesce demoniaco, il quale viveva in una profonda caverna che conduceva al fondo del mare attraverso un'apertura in cima ad una catena montuosa che divideva in due il paese.
    Il re drago del Lac Costruì una solida barca e forgiò un blocco di metallo con i lati taglienti e incandescenti che avrebbe usato come esca, per poi salpare verso la dimora del mostro. Sollevando il grande pezzo di metallo, dalla forma pressoché umanoide, diede alla bestia l'illusione di stargli lanciando un uomo in carne ed ossa e gliela scagliò in bocca.
    Pazzo di dolore a causa del metallo bollente, il demone si alzò in tutta la sua imponenza cercando di rovesciare la barca. Prima che potesse riuscirci, però, veloce come un fulmine Long Quan lo tagliò in tre parti con la propria spada.
    La testa del mostro si trasformò in un'aragosta ancora in grado di muoversi; Long Quan iniziò a strappare grumi di terra e ne fece una diga per impedire all'animale di fuggire, e poi lo gettò in mezzo ad una pianura facendone un monte.
    Il corpo della creatura fu invece portato via dalla corrente e sbarcò nel paese di Man Cau; la coda, squarciata dall'eroe, avvolge ancora l'isola di Bach Long Vi(Coda del Drago Bianco).

    Il suo viaggio riprese, fino a Long Vien. Una nuova sfida lo attendeva. All'interno di un'oscura grotta ai piedi di una montagna sul lato ovest della città, dimorava una pericolosa creatura in grado di mutare l'aspetto in quello di un umano che attirava le fanciulle nella sua tana per poi farne quello che voleva.
    Tutti lo temevano. Avevano cercato di placarlo con tributi e sacrifici, ma la bestia diveniva sempre più sazia di giovani donne e ben presto molti furono costretti a fuggire, abbandonando campi e case per paura che il mostro si nascondesse tra di loro e che volesse rapire le loro figlie e sorelle.
    Long Quan non sopportava di vedere le persone così spaventate dagli sconosciuti; il fatto che quel mostro li obbligasse a diffidare di chiunque, gli rese difficile anche presentarsi ed offrirsi di sconfiggere la creatura per loro.
    Il popolo tuttavia volle fidarsi, e armato della sua proverbiale spada l'eroe si diresse nella scura caverna in cui la creatura portava le proprie prede. Lo scontro fu incredibile, e durò tre interi giorni. Ad ogni colpo del demone Long Quan rispondeva con grande potenza e maestria, evocando le forze della natura: con i venti lo respingeva, con le piogge lo appesantiva e con i fulmini lo indeboliva, portando fendenti di spada sempre più poderosi e violenti.
    Stremato, il demone cercò di fuggire, ma Long Quan utilizzò i propri poteri per far crollare l'entrata della sua tana, intrappolandolo. Con un balzo gli si avventò addosso, affettandogli la testa con un ultimo tremendo colpo.
    Quando il demone cadde, riassunse la propria forma originale; ai piedi del guerriero era rimasto il corpo di una piccola volpe a nove code.
    Long Quan liberò le prigioniere, che a quanto pareva il mostro teneva rinchiuse per torturarle, ed invocò la potenza dell'acqua per devastare quel luogo maledetto e trasportarne lontano i detriti. Attinse al fiume e alla cascata che scorrevano dal monte, e grazie ad essi generò un potente mulinello che travolse ogni cosa e diede origine ad un enorme lago. Oggi il nome di questo specchio d'acqua è "mare del corpo della volpe", o lago dell'ovest(Tay Ho).
    Dopo che ognuno fu tornato alle proprie abitazioni, e dopo esser stato ringraziato da uomini, donne e bambini, il re drago del Lac ricominciò il suo viaggio attraverso le colline e le foreste per giungere a Phong Chau.

    Un albero di nome Chien don, alto duemila metri, svettava nel bel mezzo della regione. La vegetazione circostante, da sempre rigogliosa e lussureggiante, aveva cominciato ad appassire per un qualche inspiegabile motivo.
    In breve tempo l'albero assunse le sembianze di un genio malvagio, che portava morte ovunque mettesse i piedi e causava l'avvizzimento di qualsiasi cosa toccasse.
    Con trucchi diabolici il demone spostava continuamente la propria tana, mutava il proprio aspetto e divorava le prede che riusciva a catturare, nascosto fra i boschi da cui si sentivano provenire le grida dei poveri malcapitati che avevano la sfortuna di incontrarlo.

    Per giorni e notti, Long Quan entrò silenziosamente nella foresta e scrutò di albero in albero in cerca del demone. Infine lo trovò.
    Il combattimento questa volta durò cento giorni; Migliaia di alberi furono sradicati, innumerevoli rocce si infransero e nuvole di polvere oscurarono il cielo, senza che lo spirito malvagio cedesse. Resosi conto che non poteva affrontarlo con la sola forza, Long Quan ebbe l'idea di produrre forti rumori con grandi strumenti a percussione costruiti con il legno degli alberi per spaventarlo.
    Il chiasso fu tale che il genio fuggì terrorizzato verso il sud, dove si dice ancora viva oggi nascosto per paura di udire ancora i tonanti gong dei tamburi.
    Gli abitanti, riconoscenti, costruirono una fortezza per il loro benefattore su un'alta montagna. Ma per poco Long Quan vi rimase, tornando dopo qualche tempo nel castello sotto al mare dove viveva sua madre con le sembianze di un dragone marino, le sue vere origini. aveva comunque incaricato la gente di chiamarlo se qualche pericolo li avesse minacciati di nuovo.

    Un capo del nord, De Lai, un giorno partì alla conquista del sud. La sua bellissima figlia, Au Co, lo accompagnò nella sua spedizione.
    Abbagliato dallo splendore della terra, della fauna e della flora di Linh Nam, ordinò alle sue truppe di costruire una fortezza con lo scopo di stabilirvisi.
    Incapaci di respingere l'invasore, gli abitanti si voltarono verso sud per fare appello a Long Quân, gridando il suo nome.
    "Oh padre! Perché non vieni in nostro aiuto?"
    In un batter d'occhio, Long Quan tornò indietro. Si trasformò nel bel ragazzo che già era stato e si diresse alla fortezza di De Lai, pronto alla battaglia.
    Al suo posto però trovò solo la splendida Au Co, che appena lo vide lo implorò di portarla via con sé. L'eroe la accontentò e con lei si diresse nella propria dimora in montagna, dove la nascose all'invasore, che appena scoprì della scomparsa di sua figlia inviò centinaia di truppe per scovarla.
    Long Quan, senza timore, affrontò l'esercito nemico evocando con i suoi poteri tante bestie feroci quanti erano gli avversari, per poi aumentarne ancora il numero e costringerli alla resa. De Lai fu costretto a ritirarsi a nord, sconfitto e con il proprio esercito dimezzato.

    Au Co visse con Long Quan per qualche tempo e rimase incinta. Diede alla luce una borsa piena di cento uova, ognuna delle quali produsse un bambino al termine di sette giorni. I ragazzi divennero forti, veloci ed intelligenti, molto più dei loro coetanei.
    Per decine di anni la coppia visse in completa armonia, mentre i loro figli crescevano nella beatitudine. Long Quan però aveva nostalgia della propria casa nelle profondità del mare, e un giorno decise di salutare i figli e la sua amata per tornare alla propria dimora.
    Ritornò ad essere un drago e si immerse, mentre la sua famiglia riprese tristemente la strada di montagna. Per un po' sopportarono la sua assenza, ma la nostalgia non aveva colto solo l'eroe e Au Co lo rivoleva al più presto a casa.
    Raggiunse la cima del più alto monte, e si voltò verso l'oceano per gridare al suo amato.
    "Oh Long Quan, perché non torni a casa?"
    Il dragone fu immediatamente al suo fianco. Lei lo rimproverò con dolcezza, seppur rammaricata.
    "Sono natia delle alte montagne e delle grandi grotte. Ho portato un centinaio di figli al mondo per vivere con te in perfetta armonia, ma questo non ti ha impedito di lasciarci"
    "Io sono un drago, tu una fata. Non possiamo restare ancora insieme. Io prenderò con me cinquanta dei nostri figli per condurli nel castello marino, e tu prenderai gli altri cinquanta per portarli nelle foreste"

    I figli capirono, e anche Au Co si convinse che fosse la cosa giusta. Fu così che si separarono.
    I cento ragazzi divennero gli antenati dei Viet; solo il primogenito viveva nel Phong Chau, e fu proclamato Re Hung Vuong. Egli divise il paese in quindici province, ciascuna delle quali divenne la culla di una tribù. Diciotto re della dinastia Hung gli succedettero al trono.
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Fiera!!!! Questo mito è fierissimo!
     
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