Un segreto è un segreto

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Role per Kestrel, E'riso e Kensit
    Non cito E'riso perché non sono sicuro di quale consecutio temporum Rectina dia a questa role.


    Doveva assolutamente bere qualcosa. L'arsura si stava sempre più rafforzando, e quella volta la sete era anche più che giustificata. La faticaccia di quel giorno, così inaspettata eppure così vivace, in altri frangenti lo avrebbe portato a sbirrettare a destra e a sinistra per tutta Kerus. Ora però aveva un altro interesse, ben più intrigante di un semplice bicchierozzo.
    O meglio, il bicchierozzo e il motivo della sua permanenza da quelle parti andavano a braccetto. Come lui sarebbe andato a braccetto con la donzella incandescente ed escandescente, se questa fosse stata un po' meno... emh... incandescente ed escandescente.
    "Qui servono anche ottimi analcolici per le ragazze" scherzò, ridacchiando mentre faceva il suo ingresso nella locanda. Era un luogo piuttosto semplice, in realtà non aveva neanche adocchiato l'insegna e non sapeva un bel nulla di quel posto. Sperava solo non fosse uno di quei covi di pazzi scalmanati, per una volta voleva godersi una compagnia molto più accattivante di un orco da rissa.
    Poggiò una mano sul bancone e si rivolse al tipo strano seduto dall'altra parte, che teoricamente sarebbe dovuto essere il locandiere. Teneva qualche foglio fra le mani ed era intento a leggere con dedizione le notizie del giorno, con lo sguardo fisso fra le righe.
    "Due idromele, per favore" fece Kestrel.
    Quello annuì in silenzio. Era un nanetto dallo sguardo simpatico, non aveva né barba né una chioma di capelli, solo una rada peluria grigiastra a rivestirgli il capo.
    Kestrel non era troppo di buone maniere, non sapeva nemmeno cosa fossero. Prese posto ad un tavolo e invitò Kensit a sedersi, sperando che non gli prendessero gli istinti legnicidi perché in quel luogo tutto pareva fin troppo adatto a prendere fuoco. Aspettò la bevanda sbracciato sulla panca, approcciandosi a lei con la più totale mancanza di riguardo.
    "Cosa ci fa una creatura come te in questo luogo così caotico? Kerus ultimamente è parecchio malfamata mi par di capire. Ne succede una ogni giorno!"
    Non voleva perdersi neanche troppo in chiacchere, era uno che solitamente tendeva ad andare dritto al punto. Anche se a dire il vero non era del tutto convinto di quale delle due domande porre per prima, quindi rimase semplicemente in attesa della sua risposta prima di gettarsi sull'argomento.
     
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  2. Emy Nightfall
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    Dal suo punto di vista, avevano camminato troppo. O meglio, metà della strada l'aveva fatta facendosi portare dal povero Kestrel, mentre la fenice si riprendeva dallo sdoppiamento che erano state costrette ad utilizzare. Una volta ripresa, Khensit aveva ancora il controllo del corpo, mentre Flauros urlava vendetta dentro la loro testa per cercare di tornare a comandare lei.
    - Piccolo uovo di lucertola, ci penso io a distruggerti. Aspetta che io riprenda controllo di questo corp... hey, ma quella è una locanda? - le sue lamentele cessarono appena vide una locanda in lontananza, sperando soltanto che ci entrassero. Flauros andava matta per l'alcol, quando era lei ad avere il controllo del loro corpo la prima cosa che faceva era andare in qualche città umana e rubarne almeno una bottiglia. Khensit, invece, lo detestava. Solo l'odore le faceva venire il voltastomaco, probabilmente perché mentre Flauros si ubriacava, lei stava nella loro testa a subirne le conseguenze.
    - Alcol che noi non berremo - aveva quindi risposto la piccola, sedendosi al tavolo ed aspettando che Kestrel la raggiungesse. Sperava non comprasse nulla di alcolico, e invece... idromele. Cosa poteva inventarsi per farsi portare qualcos altro? Davano qualcosa di diverso da alcol e acqua in una locanda? Pensò a lungo, fino a decidere di provare a dire qualcosa al ragazzo che stava seduto accanto a lei:
    - Sono entrambi per te, vero? Io sono... ehm... allergica al... miele. Sì, allergica al miele -
    - ALLERGICA AL MIELE? Non avevi davvero nulla di meglio in mente? - di quel passo, Flauros sarebbe impazzita. Come poteva rifiutare l'alcol? L'ALCOL!

    Khensit si concentrò poi per trovare una risposta alla domanda di Kestrel. Come poteva dirgli che si stava informando sui metodi e risorse di difesa di quella città per poterla attaccare? O meglio, quello stava facendo Flauros prima che venissero attaccati da un certo leone magico e potentissimo.
    - Beh, mi piace esplorare le città. Inoltre, cercavo un luogo dove la mia famiglia potesse venire a vivere, visto che non abbiamo propriamente una casa ormai. Tu, invece? Mi sembra strano che uno come te giri in posti del genere -.
    Aveva pensato ad una scusa simile alla verità per non mentire fino in fondo. Khensit odiava mentire, ma in alcuni casi ne capiva la necessità, o forse non voleva ricevere la rabbia di Flauros addosso, il che era molto più probabile, in realtà. Le conseguenze della verità la spaventavano meno di quanto la spaventasse il pensiero di rimanere bloccata senza poter usare il suo corpo per chissà quanto tempo, in punizione.

    Blu= parla Khensit, Rosso= parla Flauros, Viola= parlano dicendo qualcosa che entrambe vogliono/pensano. Se non invia bene il messaggio dopo il terzo tentativo, lo lascio così e basta :a23n60:
     
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    E’riso viene dalla Role La tana dei pazzi di Ahsnaeris.


    -DI SEREEE… NEREEE! NON C’è TEMPO, NON C’è SPAZIO E MAI NESSUNO CAPIRà! POI RIMA… NER…- sprang, sprung, spff, trmp, spff, plff… bang.
    “Ah! ahahahah! è stato divertente!”
    E’riso si era letteralmente schiantato contro un muro. non l’aveva fatto a posta, no no, aveva solo superato il limite di velocità necessario a permettergli di fermarsi appena in tempo per non causare incidenti.
    era arrivato finalmente a Kerus, dopo aver attraversato parte della foresta di Ahsnaeris e costeggiato Itios.
    non aveva la più pallida idea di dove fossero finiti gli altri, dato che aveva galoppato per conto suo, lasciandogli involontariamente indietro. non poteva farci niente se quella era la sua andatura.
    ad ogni modo, dopo lo schianto, il pensiero dell’imminente missione era di colpo sfumato, così come quello di cercare colui che aveva ucciso Calliope.
    “Mamma quanto è spigoloso questo muro, per forza, è di pietra!” prese a commentare fra sé mentre si rialzava e spolverava il manto e la pelliccia: “Ho fatto un bel casotto.” aggiunse osservando il cumulo di terra sotto i suoi zoccoli: “Va bè, male che vada aggiusto come ho fatto con la porta. solo se mi beccano però.” disse abbassando il tono di voce per essere sicuro che nessuno potesse udire l’ultima frase.
    “Dunque: arco con le frecce? c’è! soldi guadagnati con la carne di leone? ci sono! orecchino di mamma? c’è! benissimo, possiamo andare!”
    detto ciò e controllato una seconda volta che tutto fosse esattamente dove doveva trovarsi, il centauro si avviò fischiettando allegramente verso una meta ancora non ben definita, ma tanto l’importante era allontanarsi da lì e farla franca.
    dopo una decina di passi, egli si voltò per vedere bene l’edificio dov’era andato a sbattere.
    “Porcinna!” esclamò nel constatare la crepa che campeggiava sul muro con sotto le macerie.
    Proseguì, sempre fischiettando con l’intento di mantenere un profilo basso, o almeno, lui credeva che quello fosse il comportamento più idoneo alla situazione.
    “Mhh… a me questo edificio sembra sembra…” provò ad ipotizzare giunto a quella che pareva l’entrata: “Boh, non saprei. non ci sono insegne. Ehm…”
    fortunatamente la soluzione al quesito giunse dall’esterno: infatti vide un gruppo di persone addentrarsi nel luogo, dal quale proveniva un certo odorino di alcool e cibo.
    “Ottimo! Vada per una cedrata fresca.”
    Così fu. Entrò nel locale, si diresse verso il bancone senza gettare occhiate al posto e ai presenti e ordinò un bicchiere di cedrata fresca.
    -Sembra un tipo simpatico questo locandiere, ma sicuramente non potrà mai sostituire la mia locandiera preferita.- pensò, mentre aspettava di essere servito.
     
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    Ragasuole, C'è... una minuscola consecutio temporum sfanculata. Kestrel e Kensit mi sembra stiano arrivando dalla stessa role in cui c'era anche E'riso, ma E'riso dopo quella role ne ha fatta un'altra. In realtà è anche durata poco poco a livello temporale, ma è ufficialmente impossibile che si trovino nello stesso punto in questo esatto momento. Risolvo io, però il cavallino deve aspettare un po' per incontrare quegli altri due scemi xD


    Kestrel fissò la ragazza con un'insolita perplessità, tipica espressione di chi non è sicuro di aver capito bene.
    "Al miele? Oh, mi dispiace..."
    Fortunatamente era abbastanza pollo per non notare la stranezza della cosa. In fondo parlare di stranezza da quelle parti sarebbe stato piuttosto insensato, che ne sapeva lui che le galline di fuoco non potessero essere allergiche al miele? Per un attimo pensò di urlare al cameriere di tornare indietro, poi si alzò e si diresse di nuovo personalmente al bancone.
    Stava per ordinare un brendy di prima categoria, quando sentì una tizia a caso ordinare qualcosa di interessante, che non aveva mai sentito prima. Cedrata fresca? Cosa diavolo era? A chiederla era stata una ragazza random che non rivedremo più, quindi sarevve inutile descriverla(?).
    Si rivolse al nano con un sorriso divertito, poggiandosi al bancone.
    "Una cedrata fresca, prima mi sono... dimenticato di ordinarla"
    Non capì neanche lui stesso perché avesse aggiunto quella piccola scusa, in fondo per loro era meglio se qualcuno si sedeva, si rialzava e ordinava altro. Il locandiere continuò a leggere con fare distratto limitandosi ad annuire, mentre con un silenzioso cenno di una mano indicava ad uno dei dipendenti di soddisfare la richiesta di Kestrel. Non aveva neanche domandato se contenesse miele, ma pazienza.
    Recuperata la misteriosa bevanda tornò al tavolo e la porse a Kensit, ovviamente dopo averne assaggiato un sorso di sgamo un attimo prima di voltarsi per tornare al tavolo.
    Aveva un buon sapore fresco, ma non era alcolica. Poco male, sperò che le sarebbe andata bene lo stesso. Non era sicuro che sarebbe tornato al bancone senza sbuffare per ordinare una terza volta. In realtà sarebbe bastato chiederle cosa voleva, ma era troppo banale. La mirabolante Cedrata Fresca avrebbe valicato qualunque allergia; nessuno poteva essere allergico alla cedrata, né al fresco. O forse il fuoco e il fresco non andavano d'accordo?
    "Ecco, questa... non ha il miele. Si chiama Cedrata Fresca, è buona. Purtroppo non è alcolica" spiegò, tutto convinto.
    Si sedette e prese uno dei due bicchieri di idromele. Non lo preoccupava minimamente di doverne bere due, lo avrebbe fatto lo stesso in ogni caso. Dopo essersene scolato mezzo sorrise soddisfatto, leccandosi rozzamente le labbra.
    "Kerus penso non sia il posto migliore per vivere"
    La sua famiglia? Di uccellini di fuoco o di umani? Decise di aspettare a domandarglielo. "Immaginavo fosse caotica, ma sembra quasi delirante! Comunque il motivo per cui sono da queste parti è simile al tuo, mi piace andarmene in giro. Ho sempre vissuto a Knawr con una famiglia che mi ha isolato dal resto del mondo per... varie ragioni, ora sto semplicemente saziando la mia curiosità"
    Nel mentre che rimembrava rapide immagini del passato, si rese conto di qualcosa di abbastanza sconcertante. Era così preso dalla conversazione e dalla Cedrata Fresca che non ci aveva fatto caso subito.
    Kurama se n'era rimasto zitto.
    Anche il semplice pensare al fatto che fosse rimasto in disparte avrebbe dovuto causare una risposta della volpe, ma neanche quella arrivò. Era estremamente raro che la reazione di Kurama si facesse attendere così tanto. Miracolo!
    Non vi diede troppo peso, in fondo non aveva altro che da ringraziare. Però era giunto lì con Kensit soprattutto per la questione -intrusi-, e il volpone non poteva sparirsene proprio adesso.
    "Certamente in questa città non ci si annoia. Anche se credo sentirò presto la mancanza delle case costruite fra i rami, probabilmente non sono fatto per un'eccessiva quantità di gente. Troppo poco spazio, capisci cosa intendo?"
    Gli parve di percepire un sibilo di Kurama in testa, ma non ne capì il motivo né l'intenzione. Per ascoltarlo e rispondergli sarebbe dovuto rimanere in silenzio all'esterno, e non aveva voglia di sembrare sordo o rimbambito. In quell'esatto momento veniva prima l'uccellino di fuoco.

    Lart aveva corso dietro a E'riso per un po', prendendolo come un gioco. Il centauro però riusciva a spostarsi ad una velocità decisamente maggiore, e nonostante il ragazzo avesse impresso alle proprie gambe l'energia del fulmine finì presto per stancarsi e dovette rallentare.
    "Accidenti agli zoccoli di tua madre!" sbraitò, più per la sconfitta che per altro.
    Quando lo raggiunse, questo si era infilato prepotentemente in una locanda e aveva ordinato da bere senza ritegno, fregandosene altamente della Nebbia, delle missioni di importale vitanza e...
    Per caso Elsa non gli aveva chiesto se fosse sicuro di unirsi a loro? Forse era il caso di accertarsene di persona. Si si, doveva chiedergli se era sicuro di accettare la missione, perché certameeente, la piccola Elsa, doveva essersi dimenticata di chiedergli se fosse convintissimo di volerli seguire. Vero E'riso?
    Entrato e avvicinatosi al bancone, lo spalleggiò con un ghigno.
    "Bella musata! Dove credevi di scappare? Ah, una Cedrata Fresca anche per me!"
    Lart ansimava leggermente, ma non sembrava per nulla innervosito. Anzi, E'riso era il tipo perfetto per accompagnarlo. Erano entrambi vagamente tanto pazzi.
    Il locandiere, che quel giorno avrebbe finito le scorte di Cedrata Fresca, gli consegnò di persona due alti e straripanti bicchieri di frizzantosa bevanda color lime.
    Si perché Kensit e Kestrel, che l'avevano ordinata diverse ore prima, erano brutti e stronzi. E quindi non si meritavano la Cedrata Fresca dalle mani del fierissimo nanetto dal capello vetusto.
    "Senti un po'" asserì Lart, mentre passeggiava su e giù davanti al bancone con fare nevrotico. "Quel drago, David, deve essersi allontanato poco dopo che tu hai cominciato a correre. Credevo mi stesse seguendo, ma a quanto pare dev'essere successo qualcosa di strano. Non ha senso che si sia allontanato così, non ti pare?"
    Tracannò un po' di Cedrata Fresca, gustandosela avidamente. "Un'altra cosa. Cambio di programma, ho saputo che lo spartito è già stato recuperato. Dobbiamo cercare il flauto"
    Non che a E'riso -Il flauto- dovesse suggerire qualcosa, ma i dettagli li avrebbe forniti strada facendo.
    Lasciò il pagamento sul bancone e lo invitò a seguirlo fuori, sul selciato delle vie che davano all'interno della città.
    Si si, quel giorno si sarebbero divertiti da quelle parti.
     
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  5. Emy Nightfall
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    Khensit si scrive con la acca mannaggia!


    Appena Kestrel la lasciò sola, Flauros ne approfittò per insultare per bene Khensit per il fatto dell'allergia al miele. E se fosse tornato con qualcosa di alcolico, di nuovo, che avrebbe combinato. Già le era andata bene il fatto che avesse creduto alla sua bugia, sperando non l'avrebbe beccata in futuro a mangiare miele. Khensit era quanto meno bella riposata, quindi per un po' Kestrel avrebbe ricevuto un trattamento gentile, anche se la fenice blu continuava a chiedersi se fosse stata violentata o meno.
    Cedrata fresca? Cedrata fresca. Cedro fresco. Stava per bere un limone fresco? Non sapeva cosa fosse, ma fortunatamente Kestrel si fece scappare il fatto che fosse analcolica, cosa per cui entrambe le fenici gioirono, anche se senza darlo troppo a vedere.
    - Oh, peccato... ma non ti preoccupare, non era importante che fosse alcolica - disse quindi al giovane che le aveva gentilmente portato la bevanda probabilmente fatta di frutti aspri. Flauros apprezzava il gusto degli agrumi in generale, mentre Khensit li odiava. Avrebbe davvero dovuto cederle il posto solo perché non voleva bere qualcosa forse aspro, o valeva la pena di assaggiarla prima?
    Assaggiò la bevanda, che la lasciò piacevolmente stupita. Era frizzante, dolce ma al contempo leggermente aspra... non male, in sostanza. Qualcosa di perfetto per abituare la piccola Khensit al gusto degli agrumi.
    - Sì, in effetti è una città parecchio incasinata, ma ad alcune persone piace. Diciamo che io non apprezzo troppo il caos perché... beh, anche solo venti cuccioli di fenice fanno molto più rumore - ammise, quasi con tono imbarazzato, mentre poggiava la sua bevanda sul tavolo. Parlare della loro famiglia in giro era abbastanza pericoloso, ma Khensit tendeva a fidarsi di tutti.
    Per qualche motivo, Flauros aveva deciso di andare a "dormire", insomma, aveva deciso di starsene zitta e buona e lasciare che l'altra se la cavasse da sola, anche se probabilmente avrebbe fatto qualche danno.
    - Quindi sei diventato una specie di avventuriero... E dove sei già stato, oltre a Kerus? Credo che il posto migliore dove io sia mai stata sia Ahsnaeris, dove tutt'ora si trova la mia famiglia. Lì so che sono al sicuro, nascoste tra gli alberi e protette dalle più grandi. Spero solo non diano fuoco agli alberi, cosa che potrebbe succedere per errore e non è così strano. Ci sei mai stato? - improvvisamente tutta la timidezza della fenice sembrava essere sparita. Quando la conversazione la prendeva particolarmente, sembrava diventare la persona con la parlantina più veloce del west, o forse erano le bollicine della cedrata a darle particolarmente alla testa?
    - Dicevi anche che la tua famiglia ti ha isolato dal mondo... perché? Sembri simpatico, e non troppo pericoloso. Sei anche morbido e perfetto per dormire mentre si viaggia - un sorriso si fece strada sul viso di Khensit, mentre cercava di sollevare il morale ad entrambi, nonostante in realtà non sembrassero troppo tristi per qualche motivo strano.
     
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    Il centauro era intento a tamburellare con le dita sul bancone del locale in attesa della sua Cedrata Fresca, quando una voce familiare gli gridò di fianco in tono amichevole.
    “Vecchio mio, ce l’hai fatta!”
    E’riso aveva riconosciuto Lart, che non appena gli fu abbastanza vicino, si beccò una poderosa pacca sulla spalla, come se il giovane lo conoscesse da una vita.
    Finalmente il locandiere consegnò loro la bevanda; una gustosissima Cedrata Fresca, frizzante al punto giusto e con il sapore del lime che sovrastava in maniera divina su tutto il resto. Era semplicemente deliziosa! Talmente deliziosa che E’riso svuotò il bicchiere tutto d’un fiato.
    “No, non ha decisamente senso.” rispose E’riso, mentre appoggiava il bicchiere sul bancone ed osservava l’altro fare su e giù come se dovesse andare urgentemente in bagno: “Fortuna che ci hai detto dove dovevamo andare, altrimenti avrei dovuto andare a passo d’uomo e schiacciare un pisolino ogni volta che qualcuno rimaneva indietro. E poi scusa, lui è un drago, quindi può volare. Certo che è strano che sia rimasto indietro.” lo disse come se fosse stato il ragionamento più ovvio e, sicuramente, il moro, lo aveva già pensato, ma al centauro tornava meglio fare ragionamenti e collegamenti ad alta voce.
    -Spartito flauto… io neanche mi ricordavo che cosa dovevamo recuperare!
    “Va bene.” si limitò a dire. Non era il caso di fare figuracce, tanto dovevano trovare comunque un oggetto magico, spartito o flauto che fosse.
    Nel frattempo, il ragazzo aveva posato anche lui il bicchiere di Cedrata insieme al pagamento. Ad occhio e croce, sul bancone era stato depositato un numero sufficiente di monete tale da coprire il costo di entrambe le ordinazioni, perciò il giovane decise che per quella volta non avrebbe fatto alla romana, ma che in futuro avrebbe offerto lui una bevuta al Lart.
    Uscirono dall’edificio: una fresca folata di vento investì il corpo di E’riso. Di quella città non gli piaceva tanto la vivacità della gente, quanto il miscuglio dei più svariati sapori provenienti dalle numerose bancarelle che riempivano le vie.
    Non potè fare a meno di esibire un largo sorriso al ricordo dell’ultima avventura vissuta in quel posto. Poi si ricordò di un’altra cosa.
    “Amico.” esordì, abbassando sia la voce, sia il capo per portarsi all’altezza del viso del suo interlocutore: “Non per metterti in testa pensieri che non sono tuoi, ma sappi che la locandiera Elsa mi ha esaminato attentamente e minuziosamente.” a questo proposito, ebbe cura di sillabare i due aggettivi, mentre il suo indice sinistro, in modo del tutto naturale, tracciò un angolo giro nell’aria. “Mi ha chiesto più di una volta se fossi sicuro di voler partecipare a questa missione, mettendomi in guardia.”
    Tacque, aveva detto fin troppo.
     
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    Kestrel, dopo essersi non esattamente sorseggiato gli idromele, alias dopo averli scolati come un alcolizzato, prese con tutta calma atto di quanto gli aveva detto Kensit. In effetti non aveva granché a che fare con quanto si sarebbe aspettato, ma doveva immaginarsi che la sua famiglia sarebbe stata quella di uccelli infuocati che volentieri se ne stanno lontani dai luoghi urbani. Per quanto ne sapeva, il più strano sarebbe dovuto esser stato lui; nel suo piccolo ecosistema gli uccelli non parlavano, non ragionavano, e soprattutto non bevevano cedrate fresche. Knawr probabilmente era ben più grande di quanto ne sapesse, purtroppo quando si era allontanato non si era soffermato a studiarne le meraviglie. Il percorso da casa sua al confine era risultato come una linea retta, che dai suoi ricordi partiva per allontanarsi senza più tornare indietro.
    Con un sospiro si voltò alle sue spalle, Reggeva l'alcol talmente bene da spaventarsi da solo.
    <probabilmente sono io a leggerlo al posto tuo>
    Per qualche ragione, Kurama lo colse di sorpresa. Non si aspettava di sentirlo arrivare così all'improvviso. Era rimasto in silenzio fino a quel momento, impassibile ad ascoltare le parole della ragazza-fenice.
    Non gli rispose. Il volpone però continuò, anche se almeno per una volta non pareva intenzionato a redarguirlo. <lasciami parlare>
    <no> rispose il ragazzo mentalmente, afferrandosi la mano destra con la sinistra e stringendosi le dita come a voler reprimere un insulto. Sapeva dove voleva andare a parare.
    <non ho intenzione di metterti nei guai. Non per ora>
    <come no>
    <credimi, ho molti altri modi per riuscirci. Mi interessa quella creatura>
    Quello in effetti era un valido argomento. Strinse più forte, poi riportò le mani al suo posto e finse di trasformarla in una grattatina.
    <voglio provarci io>
    Kurama se ne rimase buono. Si sarebbe immaginato un ruggito, un ordine perentorio, ma non accadde niente. Davvero lo avrebbe lasciato fare così facilmente?
    In quel lasso di tempo in cui aveva conversato con la volpe era rimasto esteriormente zitto, Kensit avrebbe potuto sospettare che un così prolungato silenzio potesse avere qualcosa di strano. Lo cercò dunque di giustificare con un sospiro.
    "Ti ringrazio" riprese semplicemente, "anche tu sei molto... simpatica... e carina"
    Accennò un sorrisetto. "Il fatto è che non ho avuto un'infanzia del tutto comune da quanto mi dicono. Dato che ho conosciuto pochi altri esseri viventi oltre alla mia famiglia mi sono a lungo ritrovato spaesato, mi è difficile fare un paragone con altri miei coetanei. Mio fratello è la persona che conosco meglio, senza dubbio. Conoscere un mondo così vario e vasto come quello di Kerus mi ha disorientato, ecco perché neanch'io apprezzo la confusione. Sono andato a cercarmela vero?"
    In realtà aveva sempre sognato di poter raggiungere Kerus dal buco in cui era recluso. Non le disse niente a riguardo semplicemente perché non sapeva come introdurre la cosa, avrebbe dovuto scavare molto a fondo per poterle svelare anche il resto. Alla fine però non sapeva se essere deluso o affascinato da quella nuova realtà: da un lato non vedeva l'ora di saperne di più, dall'altro si rendeva pian piano conto che non era così accogliente come si aspettava la vita all'esterno di Knawr.
    "Quindi non sono proprio un avventuriero, ma penso comincerò ad esserlo a breve"
    Kurama fremette, emettendo una calda vibrazione attraverso il suo corpo. Sembrava stesse cercando di uscire autonomamente, ma Kestrel non poteva permetterglielo. "Visiterò Ahsnaeris, sempre se i tuoi fratelli non avranno già incendiato tutto"
    Solo mentre pensavo a cosa avrei detto nella prossima frase compresi la reazione della volpe. Lui aveva capito senza che nemmeno me ne accorgessi io stesso quale piega avrebbe preso la conversazione.
    <no!>
    Kestrel prese un respiro, ignorando le proteste di Kurama. Non capiva perché il demone coduto si stesse letteralmente scaldando in quel modo. Lui adorava mettersi in mostra di solito, perché sarebbe stato un problema di fronte a Kensit?
    "In realtà non sono stato proprio allontanato, diciamo piuttosto che sono stato obbligato ad andarmene o sarei impazzito. Era come una gabbia la mia vecchia casa, in cui rinchiudere me per contenere qualcosa di ben più grande e pricoloso"
    Non capiva perché il demone coduto si stesse letteralmente scaldando in quel modo. Lui adorava mettersi in mostra di solito, perché sarebbe stato un problema di fronte a Kensit?

    <>=Kurama pensato;
    <>=Kestrel pensato;
    ""=Kestrel parlato.


    Lart rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. Si, aveva ben presente le raccomandazioni della Nebbia, quasi si rimproverò di aver creduto che il compito di spiegare la faccenda al cavallino sarebbe spettato a lui.
    "Locandiera? Elsa? Lei non è la nostra locandiera, è solo una specie di cavallo con le ali. Diciamo che la sfruttiamo per trasportarci in giro quando non servono più di due membri per una missione"
    Presentare la Nebbia come delle teste di mi***ia era il primo dovere di fedeltà, no? Perché tradirlo, quando era così divertente!
    Continuarono ad avanzare fino ad un alto edificio, che sembrava conformarsi a spirale. La facciata non era molto diversa da quella di una chiesa, con fregi orlati di striature bianche screziate d'argento, su cui erano raffigurate varie creature che impugnavano o abbracciavano un qualche strumento musicale. La struttura sembrava in quel momento piuttosto silenziosa, attorno non v'erano rumori molesti e dall'interno non si percepiva udire alcun suono distinto. Non per orecchie umane perlomeno.
    Quando ne raggiunsero l'ingresso, anticipato da una curiosa scalinata su cui erano disegnate le note di un pianoforte, si ritrovarono di fronte ad un arco senza porta. Entrarono in un'ampia stanza fresca e vivacemente colorata, simile all'androne di una chiesa ma ben più spaziosa e con pareti decisamente spoglie se confrontate con quelle esterne.
    "Non male" fece Lart ad alta voce, come al solito incurante di eventuali sguardi circostanti.
    In effetti non c'era nessuno ad accoglierli. Lui però sapeva dove dirigersi.
    C'era un motivo se non aveva ancora detto nulla della missione ad E'riso; in condizioni normali sarebbe stato ben più saggio illustrare con attenzione i vari passaggi di ciò che si accingevano ad attuare, ma non poteva. Era un bene che non sapesse cosa o come avrebbero dovuto portar via. Era stato così facile, il centauro non aveva chiesto nulla. Teoricamente sarebbe stato utile che lui facesse domande a cui poi avrebbe dovuto rispondere in maniera vaga ed approssimativa, ma ormai era tardi.
    Imboccò una scalinata alla sua destra, che saliva a chiocciola verso uno spazio sovrastante da cui proveniva una limpida e decisa melodia di violino. Si fermò a metà scala per alcuni secondi e rimase ad ascoltare, poi riprese a salire.
    Sapeva in parte cosa lo aspettava, ma non lo sapeva del tutto. Ma con il potere della Cedrata fresca sarebbe andato in capo al mondo.

    Volevo fare il post più lungo, ma preferisco concentrarmi più sul prossimo
     
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    “Ahahahahah!” E’riso scoppiò a ridere più o meno fragorosamente quando Lart gli disse che in realtà Elsa non era la loro locandiera, ma una specie di cavallo con le ali sfruttato per trasportare i membri della Nebbia in occasione di missioni.
    -Meglio non dire che Elsa mi ha letteralmente caricato in groppa e portato sul Vlotmir. Magari una volta che io e Lart siamo proprio sbronzi, ahahahahaah!-
    Avanzarono per un po’ fino a trovarsi dinnanzi ad un ampio edificio dalla struttura molto particolare, sebbene ciò che attrasse subito il centauro furono le decorazioni sulla facciata. Salirono una scalinata, anch’essa magnificamente decorata. Dovevano recuperare un flauto e quel posto era pieno zeppo di simboli che riconducevano alla musica; ciò poteva significare soltanto una cosa: era lì che il giovane avrebbe dovuto svolgere la sua missione. Certamente prevedibile come luogo, quantunque la parte più infantile del suo cervello si aspettava un posto dall’aria palesemente oscura.
    “Io lo trovo magnifico!” (Cit.) fece E’riso stupefatto dalla grandiosità dell’arco e dell’edificio in generale. Certo, la stanza in cui si erano fermati lasciava un po’ a desiderare in termini di bellezza, ma là dentro sembrava che la musica impregnasse ogni centimetro d’aria.
    Il ragazzo gli fece strada per una scalinata a chiocciola. Salirono i gradini e man mano che procedevano, le note di un violino sostituirono il silenzio che li aveva accolti, si fa per dire, all’entrata.
    -Ok qua la faccenda inizia a farsi seria… forse è per questo che avverto una certa inquietudine. Meglio comportarmi come sempre ma stando attento. Sono sicuro che comunque vada sarà un successo!-
    Sorrise genuinamente. Al diavolo se qualcuno lo prendeva per scemo o Lart l’avrebbe preso in giro, sostenendo che l’alcool gli stava dando alla testa, lui quella missione l’avrebbe affrontata con l’ottimismo e l’allegria che lo contraddistinguevano.
     
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    Arrivarono in cima. Quello che si trovarono davanti era un ampio spazio quadrangolare, la cui pavimentazione lignea color ocra si estendeva a perdita d'occhio. Il rivestimento era stato invecchiato con una mano di castano scuro e ruvido che conferiva al luogo un aspetto tanto grezzo quanto curato; alle pareti, decorate con affreschi e intarsi che ricordavano chiavi musicali e e scale pentatonali, erano appesi alcuni strumenti in rastrelliere che, come fossero spade, reggevano flauti e liuti dalle più disparate forme.
    Chitarre, violini e cornamuse erano debitamente messi in mostra lungo ciascun lato, in un angolo si ergeva austero un grande pianoforte di noce, mentre armoniche e percussioni si trovavano sulla parete alle loro spalle. Alcuni corridoi si dipartivano da in mezzo alle miriadi di strumenti, procedendo tal volta in linea retta tal volta in altre scale a chiocciola che salivano verso luoghi ameni e meno ameni.
    Ora che si trovavano in mezzo a quel paradiso, capirono che non v'era solo un violino ad esprimere la sua meravigliosa melodia. Il suono proveniva da una delle stanze adiacenti, occlusa alla vista, ma da cui la musica si espandeva in una perfetta armonia di corde vibranti e flauti d'infinita dolcezza. Quell'attimo portò a Lart uno sprazzo di nostalgia; l'odore del legno e degli strumenti nell'aria, l'atmosfera rilassante e pacifica, la sensazione di aver messo piede in un luogo fuori dal mondo... tutto contribuiva ad immergerlo in ricordi ormai vecchi di anni.
    Sospirò silenziosamente. Un uomo di bell'aspetto si avvicinò lentamente, sbucando da uno dei corridoi sulla sinistra. Con un inchino si fermò loro di fronte; indossava abiti che ricordavano lo scorrere dei ruscelli e il frusciar delle foglie, quasi come una ninfa. Se non fosse stato evidente che erano intessuti in morbida seta verde decorata con filamenti di pizzo colorato, si sarebbero potuti scambiare per grandi dita di palma sapientemente intrecciate.
    "Salve, come posso esservi d'aiuto?"
    Lart si voltò verso E'riso per un attimo, poi sorrise all'uomo.
    "Il mio amico voleva provare alcuni strumenti, credo sia interessato ad acquistarne uno"
    Non perché parlare al posto del centauro sarebbe stato sospetto, quanto perché pensava che E'riso potesse davvero interessarsi ad uno di quegli affari, lasciò che fosse lui a continuare. Non conosceva metodo migliore per introdurre nella mente di un alleato un'informazione complessa se non tramite terzi. In quel momento fu sicuro di aver lasciato confuso il centauro, ma l'aveva visto reagire prontamente quando erano alla tana ed era certo che sarebbe andata bene.
     
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    “ehm… sì sì!” si affrettò a dire E’riso, dopo che Lart aveva risposto alla domanda di un tizio vestito di tutto punto. Va detto che i colori degli abiti indossati dall’uomo appena comparso da uno dei corridoio ricordavano le tonalità delle. squame e degli occhi di Elsa. Certo, non si trattava propriamente degli stessi colori, ma il centauro trovava naturale associarli a lei.
    “Vorrei provare degli strumenti a fiato, in particolar modo zufoli e flauti.” soggiunse con un sorriso smagliante: “Sa, noi centauri amiamo molto cantare durante le nostre galoppate nelle foreste e gli strumenti a fiato sono facili da trasportare.”
    L’ultima parte del discorso avrebbe anche potuto evitarla, ma d’altro canto una vocina nel suo cervello gli suggeriva che era meglio recitare la parte del cliente intenditore che parlava tanto per dimostrare di essere uno del settore.
    inspirò profondamente, assaporando il profumo del legno fresco e degli strumenti esposti intorno a loro. Nel frattempo, il suono del violino, proveniente da una stanza vicina, gli suscitava sensazioni contrastanti: da un lato, apprezzava quella musica che rendeva il posto in cui si trovavano ancora più magnifico; dall’altro essa gli procurava una certa inquietudine, che però rimaneva confinata nello spazio dell’inconscio. Scrollò lievemente il capo per cacciare quel sentimento che non avrebbe portato a niente, se non a fallire nella missione prima ancora di averla incominciata.
    Fissò il signore in attesa di una risposta; un candido sorriso genuino perennemente stampato sul viso. Questo non per apparire chissà chi, ma per trasmettere carisma.
     
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    Siccome Emy se n'è andata, Ceres potrebbe prendere il suo posto nella zona Kestrel. Intanto rispondo io, giusto perché non ho altre role al momento, e mi sembra assurdo... sono tre anni che non ho meno di cinque role a cui rispondere :yea: pensavo di aspettare l'ingresso di Ceres ma a questo punto tanto vale...

    La conversazione con Kensit fece una brutta fine, e Kestrel si ritrovò ad alzarsi per un bisogno impellente. Ovviamente non si trattava di urgenze fisiologiche, non di scarti da espletare almeno. Il suo bisogno era quello di prendere a ceffoni qualcuno. Purtroppo non c'era nessuno di abbastanza disdicevole da suscitargli intenzioni bellicose in quel posto, una cedrata fresca non sarebbe stata un giusto incentivo senza un forte movente.

    Lart non fece altro che assecondare le parole di E'riso con un inchino. Era un buon chiaccherone quel centauro, sarebbe stato perfetto per lo scopo. Inoltre non era per nulla ingenuo, dilungava i discorsi senza risultare troppo banale.
    Che parlasse di boschi, di strumenti a fiato facilmente trasportabili o di altro, a lui bastava che tenesse impegnato qualcuno. Il gentil uomo gli sorrise amabilmente e lo invitò a seguirlo, facendogli cenno di entrare in una delle stanze sulla sinistra. Dall'esterno si sentivano provenire diversi sentori, dal legno lucidato al muschio profumato che decorava le pareti. In un certo senso, per quanto avrebbe rischiato di combinare un casino sarebbe stato meglio se E'riso si fossemesso a far casino o anche a suonare. Sicuramente avrebbe attratto più orecchie su di sé di quante non ne avrebbe catturate lui, e non poteva chiedere di meglio.
    Il luogo in cui l'uomo portò il centauro era il paradiso dei fiatisti; contralti e soprani, traversi e diritti, ce n'erano per tutti i gusti. Alcuni flauti erano in legno, altri in metallo colorato e alcuni sembravano forgiati in una luccicante pietra verde acqua.
    "Vuoi provare o sai già quel che stai cercando?" chiese l'uomo quando furono entrati.
    In un angolo, un giovane elfo stava tastando le note di un lungo flauto nero. Non sembrava intento a suonare, probabilmente ne stava solo saggiando la robustezza o qualche altra componente di natura materiale. Quando vi poggiò le labbra fece vibrare soltanto alcune note singole, senza esibirsi in un pezzo in particolare.
    Lart, dopo esser rimasto alcuni secondi immobile, cominciò ad avanzare nella direzione opposta. Sentì che l'uomo si era voltato a fissarlo prima di scomparire nella sala dei flauti con E'riso, ma se si fosse dimostrato circospetto avrebbe complicato le cose inutilmente. Il suo sguardo vivace e il suo fare spigliato erano un decente tampone per il suo attuale stato d'animo in allerta, come si dice da noi... poggio e buca fa piano!
    In ogni caso doveva confidare nelle capacità oratorie di E'riso. Se li avesse intrattenuti per qualche minuto, lui avrebbe fatto il resto; o almeno parte del resto. Purtroppo non sarebbe stato così semplice.
     
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    Come era arrivato in quella città era una lunga storia, abbastanza strana e complicata, che contava una lettera da consegnare, un corvo gigante e un uovo di iguana. Insomma, un qualsiasi terzo giorno del mese.

    Il piccolo ibrido, verde melma e dall'odore floreale, era seduto su uno sgabello nel negozio di strumenti. Non che la sua missione principale richiedesse quella sosta, ma farsi qualche moneta in più era sempre un buon passatempo, come cucinare uno stufato yin yang, topo e gatto. Le piccole gioie della vita insomma!

    Una giovane elfa era intenta a maneggiare il violino dove lui aveva modificato le cord. La musica era piacevole, viva ed anche un po' inquietante, come se ci fosse un vago sentore di foresta e un cinguettio di sottofondo.

    - Come le dicefo Fignovina, fono covde magiche, fpecialmente cveate pev i clienti più efiggenti - il piccolo mostriattolo si toglie il cappello a tuba e lo posa sulle ginocchia, spolverandolo con fare distratto, come se avesse l'abitudine di esporre la propria merce. - La noftva piccola gilda può pvovvedeve a tali piccoli incanti, pvevio avvifo a tempo, ovviamente - il sorriso che si allargava su quel viso brutto era forse l'ultimo tocco all'insieme per rendere il mercante veramente flippante. Denti aguzzi, dall'aria estremamente tagliante, si profilavano tra quelle labbra sottile e la lingua violacea.

    Distrattamente, Diciassette, tolse una piuma di usignolo dalla tesa del cappello. La soppesò per alcuni secondi e infine le soffiò sopra, mandandola a volare. Gli occhi gialli, globulosi, ne seguivano la traiettoria fino a incontrare lo sguardo, palesemente inorridito, del proprietario del negozio. - La voftva aiutante è molto abile con le dita, mai ho fentito quefte covde fuonave cofì mevavigliofamente-, si alza dalla sedia, in tutta la sua bassezza e nel suo vestito con cappello, tutto di un colore viola acido e con degli stivali verdi, in pelle di qualche rettile. Uno sguardo viene lanciato a E'Riso, un centauro enorme rispetto al metro e venti dello sgorbio. E' uno sguardo puramente famelico, un misto tra un venditore di grimori porta a porta e quello di un lupo, Diciassette ne studiava le forme, chiedendosi quanto avrebbe reso al chilo e che sapore aveva la carne di centauro; tutti i pensieri era racchiusi in un sorriso famelico e tutto denti, con appena una piccola piuma tra i molari più sul fondo.
     
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    Il signore gli sorrise amabilmente. Forse gli era sembrato un tipo simpatico; d’altronde, quella non sarebbe stata ne la prima, ne l’ultima volta che qualcuno lo considerasse simpatico. L’uomo lo condusse in una delle stanze sulla sinistra, più precisamente in una stanza colma fino all’inverosimile di flauti.
    Il centauro non potè fare a meno di spalancare la bocca stupefatto: quel posto era semplicemente magnifico con tutti quei flauti di ogni genere e fattura. Il labbro inferiore prese a tremargli per l’eccitazione, mentre le pupille saettavano di qua e di là per captare ogni minima peculiarità degli strumenti. Ciò che lo colpì maggiormente erano dei flauti ottenuti dalla lavorazione di quella che pareva una pietra color verde smeraldo. Li studiò a lungo, contenendo a stento l’emozione di provarli anche solo per un attimo.
    L’uomo con le vesti di seta lo riportò più o meno bruscamente alla realtà. Più o meno perché infondo gli aveva fatto una domanda più che lecita.
    “Beh… Sicuramente vorrei provare uno dei flauti color verde smeraldo. Suppongo che siano molto pregiati, per non dire un’autentica rarità. Non ne ho mai visti prima d’ora.” Rispose, sforzandosi di rimanere calmo. Solo in quel momento si era accorto che Lart non era più al suo fianco, perciò qualora avesse combinato un pasticcio, era sicuro che il tizio l’avrebbe accompagnato alla porta senza se e senza ma. Questo, naturalmente, nella migliore delle ipotesi. E’riso non avrebbe saputo dire quale sarebbe stata la peggiore, ma di una cosa era certo: si trovava di nuovo a Kerus, una città popolata da pazzi.
    Fortunatamente, la vista di un flauto nero tra le mani di un giovane elfo gli fece passare ogni sorta di pensiero negativo, ivi compresa la fugace visione di un nano con un cappello che lo scrutava da lontano in modo tutt’altro che amichevole.
    -Mhh! Non so perché, ma quel flauto è particolare e non è solo per via del colore. Me lo sento… una cosa alla volta però.-

    Edited by Rectina - 10/12/2019, 07:52
     
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    Il gentil uomo vestito di colori del bosco, che qui ognuno considera un po' come preferisce (chi gli da dell'anziano, chi del proprietario xD), non teneva lo sguardo fisso su qualcosa nello specifico. Era chiaro non volesse fissare con persistenza i clienti, doveva essersi abituato al fatto che esser scrutati non mettesse a proprio agio nessuno.
    Era incuriosito dal modo in cui E'riso si era illuminato al veder tutto quel ben di Liya, probabilmente Dea anche nel suo piccolo microcosmo mentale. Nondimeno la sua espressione rilassata, tipica di una chiaccherata fra amici, dava al suo aspetto un tocco rassicurante. Purtroppo non era altrettanto rassicurante la presenza dell'a dir poco inconsueto omino dalla pelle verdastra che a quanto pareva era venuto a smerciare strumenti senza alcun riguardo.
    Non l'aveva mai visto prima, non era sicuramente un cliente abituale. In un primo momento non riuscì a trattenere uno sguardo tendenzialmente disgustato, ma volle comunque dissolverlo in un sorrisetto affabile. Nonostante l'idea che un simile sgorbio potesse deturpare qualcuno degli strumenti dell'accademia lo costringesse a stare in allerta, la musica era per tutti e non era dall'aspetto che si poteva giudicare l'abilità di un artista.
    Non sapeva come interpretare la piuma svolazzante, né come proporgli di restare tutto il tempo che voleva.
    "Incanti? Qui di solito non utiliziamo incanti o stregonerie per perfezionare i nostri strumenti, le nostre esperienze a riguardo ci tengono lontani da affari dubbiosi"
    Poi, per non risultare scortese, aggiunse: "In ogni caso se la sua merce è apprezzata è libero di cercare clienti nella nostra gilda"
    Non volle precisare che l'elfa a cui si stava riferendo, effettivamente abile con le dita, non era la sua assistente ma una dei molti che entravano per provare ed acquistare strumenti. Non avevano nulla in contrario ad ospitare traffici di materiale musicale, anche se non era solito aver a che fare con la magia. Non nel senso in cui la intendevano i maghi almeno.
    I denti in mostra della creatura lo mettevano a disagio. Si chiese come potesse adattarsi quel chiostro disarticolato al bocchino di uno dei suoi flauti, per quanto fosse certo che quell'individuo non si trovasse da quelle parti per lo stesso motivo di E'riso. Si rivolse quindi al centauro, indicando uno dei flauti acquamarina appesi alla parete.
    "Questi flauti provengono dall'isola di Ermel, terra natia delle pietre di ellora e di eclite. Il colore rassomiglia a quello di giada e non di smeraldo" disse come quasi a rimproverarlo per la sua sbadataggine, "ma risulta più fragile e diffonde il suono in maniera particolarmente nitida"
    Qualcosa nell'atmosfera stava cambiando. Difficile dissezionare l'aria per scostare la quiete dalla tensione, ma pareva che entrambe si stessero sorreggendo a vicenda in uno strano equilibrio. Il suono del flauto nero non aveva nulla di diverso da quello di una canna finemente lavorata e resa capace di esprimere melodie soavemente dolci.
    L'elfo cominciò a suonare in maniera più decisa, senza destreggiarsi in brani troppo complessi. Pareva stesse testando unicamente le potenzialità dello strumento. La piuma d'usignolo arrivò fino a lui, e con un gesto fluido allungò il braccio per far sì che si poggiasse sulla sua mano destra. Che non fosse un principiante lo dimostrava il fatto che con le tre dita rimaste sulle note più alte del flauto stesse ancora improvvisando.

    Ceres una cosa, muovi il tuo pg e i tuoi png, ma non muovere se non è proprio necessario i png degli altri come il "proprietario". Se no mi ci sbucano incoerenze.
    Comunque intanto rispondete voi, dal prossimo post combiniamo il delirio :sclero:
     
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    Fortunatamente, il signore con le vesti color seta ruppe il silenzio e distrasse il centauro dai pensieri riguardanti il tizio che aveva intravisto pochi istanti prima.
    “Ehm… sì, in effetti assomigliano di più al colore della giada.” Disse E’riso, dandosi una leggera manata sulla fronte come se volesse darsi dello scemo per aver sbagliato l’associazione dei colori.
    “E mi dica, buon uomo: questi flauti color giada, che appaiono più fragili, ma diffondono il suono in maniera più nitida, cos’hanno di differente, in termini di caratteristiche tecniche, rispetto, per esempio, a quel flauto nero?” Domandò, indicando lo strumento adagiato tra le mani dell’elfo. “Chiedo per capire come orientarmi per la scelta.” Si affrettò ad aggiungere con un sorriso ingenuo. “Sa, sennò qui si fa notte se mi metto a provare tutti i flauti presenti in questa stanza.” Concluse, facendo una risatina imbarazzata e sfregandosi le mani.
    L’elfo che saggiava il flauto nero doveva essere un fabbricante assai esperto, giacché era immerso in quell’attività da diverso tempo e sembrava proprio un musicista che prova più e più volte il suo strumento prima di un concerto. Inoltre, la piuma d’usignolo che gli era finita sulla mano, gli conferiva un aspetto da concertista di corte. Sarebbe stata una scena da dipingere assolutamente: la piuma che cade su un braccio dell’elfo, lui che la fa scivolare sulla mano e nel frattempo continua a suonare assorto nei suoi pensieri. Certo, egli non stava eseguendo brani complessi, come si potrebbe aspettare uno spettatore che guardi il quadro, ma tale scena sarebbe stata d’effetto lo stesso.
    -Ma dove caspiterina è finito Lart? Qui va a finire che mi metto seriamente a provare i flauti e le bacchette per le batterie, se hanno anche quelle. Sono proprio curioso di discutere con quel signore sulla differenza tra il suono prodotto da delle bacchette di evano e quello prodotto da delle bacchette di abete bianco bagnato.-
     
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