Un segreto è un segreto

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Probabilmente, correre in quel luogo come un losco malintenzionato di prima categoria non era stata la migliore delle scelte. Lart contava sul suo faccino gioviale per allontanare i sospetti, perlomeno era abituato alle reazioni più pacate quando si trattava di nascondersi ed essere scovati. Quel luogo così tranquillo e sereno però smascherava anche la sua consueta espressione allegra. I suoi modi vivaci si intonavano con i colori e i suoni che lo attorniavano, ma il suo passo svelto e quasi frettoloso era, come dire, poco accordato con tutto il resto.
    Svoltò un paio di volte prima di arrivare ad una porta chiusa rigorosamente a chiave. Non che si aspettasse di trovare tutte le porte aperte; quel luogo pareva una scuola, con zone proibite e tutto il resto.
    In effetti era così probabilmente, ma per lui le stanze chiuse non erano mai state troppo problematiche. Si guardò alle spalle, dedicandosi qualche secondo di ascolto per captare eventuali suoni molesti. Non ne trovò ma non per questo era certo che nessuno lo stesse tenendo d'orecchio, semplicemente agiva con la sua solita disinvoltura. Convincersi che la parte più divertente arriva quando si viene scoperti, era un buon incentivo a non esitare.
    Avvicinò le dita alla serratura e emise una piccola scossa all'interno, ruotando il polso in modo che fosse in linea con il meccanismo. Dovette provare più volte per constatare che era ostica come porta chiusa, faceva decisamente bene il suo lavoro.
    Prese un lungo respiro e riprovò, imprimendo con tutta la mano una scossa notevole. L'impulso gli fece guizzare le dita indietro, ma con un clac finalmente la maniglia si sbloccò.
    Un sospiro di sollievo ci stava bene, quindi lo lasciò uscire. A quel punto poté aprire la porta ed entrare.

    Il proprietario armeggiò con una rastrelliera per chitarre e la spinse meglio contro la parete, per poi tornare da E'riso con un sorriso. E'riso Sorriso!
    Gli era piaciuto il modo in cui aveva posto la sua buona domanda, una via di mezzo tra tutti i modi di fare indiscreti e quelli più diretti.
    "In realtà la differenza di ogni flauto sta nel suono che può emettere e nella pressione necessaria a generarlo. Su alcuni tipi di flauto conta anche l'inclinazione delle labbra. Quel flauto" spiegò, voltandosi verso l'elfo intento a suonare, "richiede un buon uso di diaframma e un soffio molto preciso. Ogni nota è piuttosto complessa da far apparire limpida, bisogna imprimere la giusta pressione. Sulle note più basse però il soffio dev'essere più leggero, questo lo rende uno strumento adatto solo a musicisti esperti"
    Prese uno dei flauti di giada e glielo porse. "Questo invece è più versatile, si adatta a bocche diverse ed è stato studiato appositamente per soddisfare un po' le esigenze di tutti. Se ne compiacciono principianti e maestri. A dire il vero è anche più facile da reperire a prezzi più discreti ultimamente, quindi il costo si è abbassato"
    Sembrava stesse facendo di tutto per venderglielo su due piedi. In effetti era uno strumento di buona fattura, e lui era il proprietario dell'accademia-negozio, quindi non ci sarebbe stato niente di male. Eppure quel flauto nero aveva qualcosa di attraente, E'riso se n'era accorto.
    Forse il fatto che fosse arrivato lì e l'avesse sentito suonare da qualcuno, forse semplicemente perché non v'erano molti altri strumenti di quel colore, o forse perché aveva qualcosa di veramente singolare nella sua semplicità.
    E proprio in quel momento, Lart arrivò correndo da E'riso nella stanza principale. Aveva lo sguardo decisamente stralunato e perso nel vuoto, ma sembrava star ringhiando proprio verso il centauro e il proprietario. Quella non era la sua solita espressione tranquilla; sulle sue braccia si agitavano scariche elettriche e aveva l'aria di essere un po' meno amichevole del solito. Però non disse nulla, riprese a correre fuori dalla stanza in direzione di non si sa dove.
    A quel punto l'uomo sbuffò, infilandosi le mani in tasca.
    "Di nuovo qualcuno che cerca di rubare e finisce nei guai. Dimmi un po', era con te? Eppure tu non hai in testa pensieri malevoli"
    E'riso infatti non sapeva il motivo preciso della loro presenza lì, inoltre si era genuinamente interessato a strumenti e individui lì presenti. Lart ci aveva visto di nuovo giusto, era il soggetto più adatto a quel compito.
    Ma adesso che stava combinando Lart?
     
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    “Capisco, quindi è fondamentalmente una questione di pressione applicata e di diaframma.” Commentò il centauro grattandosi il mento: “Ah ovviamente è anche una questione dell’inclinazione delle labbra. Certo che, per tornare al discorso della pressione applicata affinché si generino suoni limpidi, penso che chi ha il vizio del tabacco, e quindi, un respiro più pesante, abbia più difficoltà a far uscire le note più basse in maniera decente. Non so se mi spiego.”
    E’riso credeva di aver appena detto una sciocchezza; del resto, accadeva quasi sempre così quando tentava di esplicare ragionamenti un po’ troppo complessi. In ogni caso, confidava nella comprensione e nella bontà del suo interlocutore.
    “Grazie, buon uomo!” Disse, quando il signore gli porse un flauto di giada. Lo prese delicatamente con entrambe le mani come se valesse una fortuna. Non era così, ma siccome quello strumento non era il suo e lui non eccelleva per delicatezza, almeno in quell’occasione voleva fare bella figura. Tuttavia, per fare bella figura di fronte a un musicista e fabbricante di strumenti, non occorreva soltanto dimostrare le proprie doti di delicatezza. Ci voleva ben di più.
    Avvicinò il flauto alle proprie labbra, saggiandone la consistenza, mentre un senso di curiosa euforia lo pervadeva da capo a piedi.
    Soffiò. Un suono flebile si librò incerto nell’aria.
    Soffiò di nuovo, con più decisione, producendo un Do basso.
    Infine si decise: se provare quel benedetto strumento, doveva suonare un brano.
    Inspirò profondamente, dopo di che si cimentò in una melodia tra le sue preferite.
    Il torace del centauro si muoveva in maniera ritmica, mentre le sue dita scivolavano da una nota all’altra.
    Per un attimo smise di pensare al flauto nero e all’eventuale possibilità di procurarselo come se niente fosse per poi darlo a. Lart e terminare con successo la sua missione. Per un attimo non si curò minimamente delle faccende del mondo che lo circondava e della fisiologia della respirazione con i quattro volumi statici e le capacità di cui avrebbe tanto desiderato parlare al tizio, pur di propinargli un qualche argomento da intellettuale.
    All’improvviso, un rumore di passi costrinse E’riso ad interrompere bruscamente il concerto, si fa per dire. Il giovane, sbigottito, sbatté più volte le palpebre, poi fissò l’uomo dalle vesti di seta che gli rivolse una domanda.
    “Sì, era con me. Siamo arrivati insieme, ma io a malapena lo conosco. Perché, cos’è successo” chiese guardandosi attorno. Aveva intravisto Lart, ma soltanto per un nano secondo, perciò eventuali dettagli potevano essergli sfuggiti.
    -Mannaggia! Mi sono messo a suonare pensando solo al brano. E adesso? Se non ho notato qualcosa di importante? Credo che il mio amico abbia combinato qualcosina, aveva un’aria strana…-
     
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    L'uomo annuì. Credeva ad E'riso, in effetti sembrava talmente certo che lui non c'entrasse niente da aver assunto quasi un'espressione compassionevole. Come a dire -quello ti ha messo nei guai e neanche lo sapevi-. Senza troppi giri di parole, mentre l'elfo riponeva il flauto nero e si allontanava, il proprietario spiegò come stavano le cose.
    "Abbiamo un sistema di sicurezza abbastanza efficace, non violento ma particolarmente adatto ai ladruncoli. Probabilmente quel ragazzo voleva prendere qualcosa dalle stanze superiori, vi sono diversi pezzi rari che non esponiamo per paura di ricevere aggressioni che possano rovinarli. Forse è il caso tu vada a recuperarlo, penso stia vedendo tante belle cose"
    Ridacchiò. Sembrava sicuro dei loro sistemi anti-ladruncolo, non appariva minimamente preoccupato. In effetti Lart doveva esser stato ipnotizzato o qualcosa del genere, si comportava in maniera alquanto insolita. Una piccola saetta schizzò dal punto in cui fino a poco prima si trovava Lart e si andò a schiantare su una grande mensola di metallo nella stanza, facendo cadere un paio di poggia carte e altre cianfrusaglie.
    L'uomo stava per avvicinarsi a raccoglierle, quando entrarono nella stanza altri individui, quasi tutti giovani. Uno tra loro fece un cenno al proprietario e lo invitò ad uscire.
    "Non sappiamo dov'è andato, è qui vicino ma si sta spostando velocemente"
    Certo quella gente non sapeva che E'riso fosse insieme a Lart; anche il proprietario stesso non poteva sapere cosa passasse per la testa al centauro, visto e considerato che neanche quest'ultimo lo sapeva. Nessuno quindi gli disse nulla.
    L'elfo seduto con il suo strumento si alzò sbuffando. Riportò il flauto nero dove l'aveva preso sulla rastrelliera e uscì disinvolto. Non voleva trovarsi nei guai probabilmente. Nella stanza E'riso rimase da solo con i vari strumenti e le melodie di sottofondo che ormai erano silenti.
    A terra rimanevano i piccoli fogli di pergamena colpiti da Lart pochi secondi prima, che chi sa dov'era sparito. Su uno di quei fogli, anche dal punto in cui si trovava, E'riso poteva leggere -Cavallino- scritto in lettere abbastanza grandi, insieme ad altri nomi di flauto di svariato tipo.
    Lart sembrava aver studiato tutto nei minimi particolari. Se E'riso avesse raccolto la pergamena e l'avesse aperta, anche solo per rimettere a posto il casino, vi avrebbe letto poche semplici righe:
    "Prendi questo foglio e il flauto nero. Vai verso l'alto dalla scala in fondo al corridoio. Quando sentirai una voce femminile cantare suona il flauto, va bene qualunque melodia. Prosegui oltre le due statue bianche di sirena che troverai nella stanza successiva e sali ancora. Quando sarai nell'attico aspettami, cercherò di fare in fretta. Se dovesse raggiungerti qualcuno intenzionato a fermarti, dovrai combattere e cercare di stordirlo. Niente morti e stai attento. Importantissimo, non fermarti a parlare con nessuno"
    Certo non era molto, ma c'era un motivo se Lart non poteva essere chiaro e dettagliato. Oltre al fatto che qui a Kengard non ci piace spiegare le cose. :yea:
    Fuori dalla stanza vi era un po' di trambusto; umani e folletti si muovevano freneticamente da una parte all'altra, ma nessuno stava facendo caso a E'riso. Almeno per il momento poteva agire indisturbato. Lart aveva capito che non fosse per niente una persona sleale, e che non gli sarebbe stato di gradimento intrufolarsi in luoghi proibiti per rubare, ma era ciò che andava fatto. A giudicare dalle parole del proprietario non era la prima volta che si trovavano in una situazione simile, tuttavia se la Nebbia avesse voluto irrompere di prepotenza in un luogo come quello avrebbe potuto farlo. Come i sistemi di sicurezza anche i metodi di Lart non sembravano violenti, non direttamente perlomeno.
    I luoghi che attraversi seguendo le indicazioni puoi descriverli a piacimento e sbizzarrirti. Puoi usare png che cercano di avvicinare E'riso. Per l'attico invece ci penso io, che da lì si entra nel vivo. Non posso descrivere tutto ora che non ha senso.
     
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    Il tempo è un gran furbastro: quando sei immerso in un’attività come suonare una melodia, passa lentissimo; poi, però, accelera di colpo. Ecco, questa era la sensazione che aveva avuto E’riso dopo aver riconsegnato il flauto al signore.
    Gli attimi che seguirono, infatti, furono brevi, ma ben scanditi, come se qualcuno là dentro si fosse messo a suonare il gong. Non era così e lui lo sapeva, ma provava comunque quella sensazione.
    La stanza in cui si trovava si svuotò rapidamente, nel mentre, un fermacarte e dei fogli caddero a terra.
    -Cavallino.- lesse il giovane: -Lart!- si avvicinò al mucchio di fogli che era caduto. Raccolse quello che gli interessava e cominciò a leggere, o meglio, a divorare con gli occhi le righe, fermandosi ogni tanto per voltarsi, caso mai stesse arrivando qualcuno.
    Ripiegò la pergamena con cura, quindi prese il flauto nero e alcuni fogli di carta che sentiva tornargli utili in un futuro non molto lontano.
    Si precipitò fuori dalla stanza senza esitare, giacché se l’avesse fatto, qualcuno avrebbe potuto far caso alla sua figura non proprio abituale.
    Nel corridoio c’era un bel trambusto: umani e folletti si muovevano freneticamente. Arrivare alla scala infondo al corridoio non fu difficile, dopo aver dato alle fiamme qualche pezzo di carta ed averlo lasciato cadere sulla veste di qualche passante.
    Salì la scala il più velocemente possibile, incurante del fatto che qualche anima avrebbe potuto sentirlo. Pregò e sperò.
    Giunto in cima alla scala, si fermò e tese l’orecchio. Non sentiva alcuna voce femminile cantare. Sentì, invece, un rumore di passi.
    Si guardò brevemente intorno: si trovava in una specie di pianerottolo che dava su diverse stanze, mentre alle proprie spalle vi era un’ampia vetrata da cui filtrava una luce abbacinante.
    L’eco dei passi si fece più forte e netto. Un folletto, proveniente da una delle stanze, si stava avvicinando con dei libri rilegati tra le mani.
    E’riso non ci pensò due volte; chiuse gli occhi visualizzando mentalmente la scena. Pochi istanti dopo, una banda d’energia solare attraversò il pianerottolo per schiantarsi contro il muro del lato opposto rispetto a dove si trovava la creatura, che cominciò a sgretolarsi.
    In preda al panico, il folletto fece cadere di colpo i libri a terra e si precipitò giù per la scala. Non notò il centauro solo perché questi era entrato nella stanza più vicina e si era nascosto dietro la parete.
    Trascorsero altri istanti; pezzi di pietra continuavano a cadere seccamente a terra. Poi, la udì finalmente: era la voce femminile che cantava.
    Subito tirò fuori il flauto nero, era bellissimo ed emanava un fascino unico! Prima di suonarlo però, volle godersi un attimo la melodia che di seguito accompagnò.
    Ciò che accadde dopo fu semplicemente sbalorditivo: infatti, come per magia, una luce indefinita indicò al centauro quale strada imboccare.
    Continuò a soffiare nello strumento a tempo di musica per darsi la carica e perché in fondo pensava che qualora fosse sbucato qualcuno, la probabilità che costui lo attaccasse era minima. Della serie: “Sto provando un vostro flauto. Vengo in pace!”
    Tale messa in scena sarebbe servita a poco, se fosse spuntato l’elfo incaricato di saggiare lo strumento, ma come prima: pregare e sperare in un colpo di fortuna cosmico.
    Man mano che procedeva, poteva scorgere le due statue bianche di sirena. Le oltrepassò.
    Raggiunse un altra scala, ma si accorse solo dopo di un uomo anziano che stava giusto uscendo da una porta situata chissà dove.
    “Fermo!” disse l’individuo appena lo vide. L’altro smise di suonare: “Sì, buongiorno buon uomo!”
    “Dove stai andando? Questa è un’area riservata al personale e non mi sembra che tu sia del personale.” Aggiunse scrutandolo attentamente da dietro gli occhiali a mezzaluna.
    “Chi sei?” Domandò il tipo, puntandogli un dito contro. Vedendo che il giovane cavallino non si decideva a rispondergli, tirò fuori da sotto il mantello color fuori una cetra che principiò a pizzicare.
    La musica che ne uscì fu assolutamente dolce, molto dolce; così dolce che le palpebre di E’riso si fecero pesanti pesanti. Tuttavia, egli non mollò mai la presa sul flauto che reggeva in mano.
    -Giovane cavallino… la missione… la nebbia…-
    Tutt’ad un tratto, il riccioluto si ridestò. Si avventò contro l’uomo, il corpo incandescente. Gli strappò di mano la cetra, quindi lo stordì definitivamente, tappandogli la bocca con la pergamena.
    l’uomo provò a scappare, ma più per disperazione che per paura, tanto era il bruciore che si sentiva addosso. Fu inutile, il centauro lo strinse a sé, stordendolo del tutto. Quando percepì che l’altro faticava ad opporre resistenza, raccolse la cetra posata sul pavimento e cominciò a pizzicarla come aveva visto fare poco prima.
    L’effetto fu quello sperato: infatti, il signore si accasciò a terra sfinito.
    -Niente morti, ma non so per quanto resterà fuorigioco.-
    Alla fine decise per legare gambe e braccia del tizio dietro la schiena con il laccio del mantello e di utilizzare quest’ultimo per coprirgli ben bene naso e bocca.
    Terminato il lavoro, per evitare di avere dei ripensamenti, si precipitò verso una seconda scala che salì di corsa, fino a trovarsi in quello che doveva essere l’attico menzionato da Lari.
    -Lart… Porcinna! la pergamena è rimasta nella bocca del tizio!- si maledisse a bassa voce, quindi si mise a zampettare su e giù per l’attico per tenere a freno il nervoso.
    -Prego e spero in troppe botte di culo.-
    E’riso utilizza le tecniche 3 e 8.


    Edited by Rectina - 27/3/2020, 19:43
     
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    Il così detto attico aveva l'aspetto di... di un attico, ma leggermente diverso dalle altre stanze e soprattutto dall'ambiente principale della struttura. Il lucernario in alto forniva la giusta illuminazione, lo spazio si apriva sia verso l'alto sia in senso longitudinale. Non si sentivano provenire molti suoni, forse qualche melodia non ben distinguibile in lontananza e il vociare di qualcuno che stava correndo da una parte all'altra in cerca degli intrusi.
    Passi frettolosi raggiunsero la scala che portava alla stanza in cui si trovava E'riso. Non avrebbe dovuto attendere molto, chiunque fosse stava decisamente avanzando di tutta furia. Quando comparve sulla penombra fornita dalla scalinata, il centauro poté scorgere le fattezze della figura, piuttosto alta e slanciata, di carnagione pallida e vestita di larghi abiti. Non poté comprendere altro, perché un leggero suono frizzante e un tonfo annunciarono la sua caduta giù per terra. Alle sue spalle, baldanzoso e convinto, era comparso Lart. Con un balzo si portò vicino a E'riso e in silenzio lo invitò a seguirlo indicandogli il lato opposto dell'attico.
    L'uomo caduto a terra era quello che ci si sarebbe aspettati da un mago, vestito di blu e con la faccia da schiaffi. Si ogni mago è fatto così, che non lo sapevate?
    Lart condusse E'riso attraverso un'ultima rampa di scale che dava su un punto veramente molto alto della struttura, talmente in alto che da fuori si sarebbe dubitato di poter raggiungere quella posizione. La scalinata bianca terminava su un vicolo cieco, una parete che non dava l'impressione certo di potersi aprire all'esterno.
    "Mettere un'uscita del genere anticipata da una scala. Se avessero voluto nasconderla... va beh" bisbigliò ad Eriso, indicandogli verso l'alto. "Suona il flauto"
    Sapeva che i veri problemi sarebbero giunti una volta fuori, ma per il momento non poteva preoccuparsene. Qualcuno stava salendo di corsa come il mago di poco prima, doveva essere pronto.
    Non sembrava pericoloso questa volta, non dal passo e dall'aspetto. Era un piccolo folletto dalla pelle verdastra, non diverso da altri che lavoravano in quella struttura. Erano troppe le stanze in cui gli intrusi potevano essersi infilati, i proprietari non potevano controllare tutti nello stesso posto e mandavano anche creature più piccole e indifese a pattugliare le zone ai limiti della struttura.
    Lart lo puntò con un dito e gli intimò di stare zitto, avvicinandosi l'indice alle labbra. Un po' troppo fomentato e convinto, prese il flauto dalle mani di E'riso e mise le dita in una posizione abbastanza a caso.
    "Attento che non si allontani"
    Forse contava che essendo un centauro potesse correre più velocemente di lui, se il folletto fosse fuggito avrebbe potuto inseguirlo in un attimo. Quello in realtà era piuttosto spaventato e aveva capito solo di dover stare in silenzio, quindi con il musetto timido si era seduto pazientemente in un angolo. Lart provò a suonare una nota ma uscì un casino; storse le labbra e lo restituì a E'riso, non era stata una buona idea.
    Mentre lo riconsegnava al centauro, il folletto tirò velocemente fuori dalla tasca qualcosa di simile ad un piccolo piffero. In un istante se l'era portato alle labbra e prima che Lart potesse gettarglisi addosso aveva emesso un acutissimo fischio che era riecheggiato tutt'attorno.
    Ci mise meno di dieci secondi a prendere il folletto, stordirlo con una scossa micidialearrabbiata e lasciarlo steso a terra, ma il danno ormai era fatto.
    "E'riso sbrigati per favore"

    Edited by Aesingr - 31/3/2020, 00:05
     
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    E’riso avrebbe tanto voluto gridare: “Bel colpo, vecchio mio!”, ma l’altro gli aveva fatto cenno di rimanere in silenzio e di seguirlo verso il lato opposto dell’attico. I due salirono una rampa di scale che terminava su un muro compatto, che a prima vista non sembrava essere altro che un muro.
    Il moro bisbigliò al suo orecchio ed E’riso si portò il flauto alla bocca, indugiando per un istante, non tanto perché non si ricordava la nota iniziale della melodia che intendeva suonare e ciò costituiva un problema serio per lui in quel momento; quanto perché gli era appena venuta in mente una storiella in cui oggetti comuni si mettevano a parlare e una parte del suo cervello stava pensando: “Ma se questo muro potesse parlare, cosa direbbe? Non so, magari… ehi, se ti aspetti che mi apra in due, mettiti comodo!”
    Rortunatamente, il vortice di pensieri deliranti s’interruppe, in ritardo e nel bel mezzo di un casino, ma s’interruppe. Infatti, tutt’ad un tratto, Lart gli prese bruscamente il flauto nero dalle mani, mentre i suoi occhi captavano solo in quell’istante la presenza di un folletto dalla pelle verdastra.
    Lart intimò alla creatura di stare zitta, poi suonò il flauto, azione incomprensibile agli occhi del centauro, che non perdeva d’occhio il folletto, che si era seduto in un angolo.
    un attimo dopo, il moro restituì lo strumento al centauro che però non fece in tempo ad afferrarlo, in quanto si era precipitato giù per la scalinata notando i movimenti sospetti del folletto.
    Un fischio acuto si propagò nell’aria. Il riccioluto agguantò la creatura per spedirla da dov’era arrivata, ma Lart fu più lesto di lui e stordì il malcapitato con una scarica elettrica.
    A quel punto, senza perdere un attimo di più, il giovane cavallino risalì la scalinata a una velocità sorprendente, fermandosi solo per raccattare il flauto nero. Suonò brevemente la melodia, della quale gli era tornata in mente la nota iniziale.
    -Dai dai dai, muoviti muro!- pensò con un misto di nervosismo ed eccitazione.
    Scusa per la risposta non particolarmente ispirata.
     
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    Le cose si fecero rapide, quasi fulminee. Lart doveva ragionare più in fretta di quanto non avesse mai fatto. La parete non si aprì quando E'riso cominciò a suonare; qualcosa stava accadendo, ma non quello che lui si aspettava.
    Eppure aveva studiato a fondo le caratteristiche di quel luogo, avevano persino preso libri dalla biblioteca e chiesto per giorni, quella -porta- si sarebbe dovuta aprire al suono di quel flauto. Gli era sempre parso molto strano che un flauto generasse brecce sulle pareti, ma dato che più fonti gli avevano dato gli stessi suggerimenti non poteva pensare di esser stato ingannato da tutti loro.
    Emise un basso ringhio, poi una sorta di clic dall'esterno anticipò l'apertura letteralmente di un ingresso sulla parete di fronte a loro. Una guardia era apparsa su quella che fino ad un attimo prima sembrava una semplice parete, ma che in realtà era l'anta interna di un portone che, a quanto pareva, si poteva aprire solo dall'esterno.
    Ora cominciava a capire, era un'uscita d'emergenza nei pressi delle stanze che contenevano i segreti più complessi da nascondere. Così gli intrusi non avrebbero saputo come uscire, mentre dall'esterno altri uomini avrebbero potuto aprire se ve ne fosse stata necessità; quel flauto era come un fischio, un richiamo alle armi travestito da espediente magico.
    "Dannazione" bofonchiò il ragazzo, indeciso sul da farsi. "Salve! Dovremmo..."
    La guardia sguainò la spada e gli si scagliò addosso. Perfetto, aveva sbagliato i calcoli anche quella volta. Era lecito che quell'individuo fosse lì per attaccare qualunque sconosciuto avesse richiesto l'apertura della porta. I suoi pensieri si rivolsero ad E'riso; quel cavallino sprovveduto si era messo decisamente nei guai. Dall'esterno percepì del movimento, capì che altri si stavano muovendo mentre anche dai piani inferiori li stavano raggiungendo per accerchiarli.
    Lart non utilizzava trucchetti o archibugi per scomparire da un momento all'altro, se esistevano teletrasporti in grado di trarlo via da quell'impiccio di certo si sarebbe fatto spiegare come apprenderlo. In ogni caso, i problemi dovevano esser risolti in qualche modo no?
    Sperando che il cavallino non si fosse fatto riconoscere, o meglio che non fosse stato associato al furto del flauto, ingaggiò battaglia con la guardia. Una volta tanto l'avversario sembrava meno sprovveduto del solito: a Kerus le guardie erano di un imbranato assurdo, e il semplice fatto che quella avesse affondato due colpi che l'avevano sfiorato gli faceva guadagnare punti. Deviò con un calcio un fendente e si portò indietro, poi prese la rincorsa e balzò con tutta la sua energia alle spalle della guardia sfruttando il soffitto per spingersi rapidamente a terra. Rannicchiò le gambe e le intrise di energia elettrica. Sapeva che con un balzo del genere si sarebbe fatto venire i lividi a una caviglia perlomeno, ma non se ne curò e sferrò un calcio sul volto della guardia che si era appena voltata per contrattaccare. Fu sufficiente: fece segno ad E'riso di uscire in fretta e con lui si avviò verso l'esterno, dove come immaginava manipoli di uomini in armatura stavano per avvicinarsi.
    Si trovavano in alto, decisamente in alto, da lì l'accademia di musica appariva come se dal basso fosse dovuta dimostrarsi più imponente di quanto non fosse. Quando erano arrivati avevano senz'altro trovato ad aspettarli una struttura piuttosto ampia e distinta da quelle circostanti, ma dal tetto sembrava svettasse più in alto del dovuto. Niente ali, niente teletrasporto, perché mandavano lui in luoghi del genere a rubare oggetti mistici di cui non avrebbe mai neanche compreso l'utilizzo essendo ignorante in fatto di strumenti musicali?
    Quella volta però non si fece trovare impreparato. Aveva studiato con Elsa tutto alla perfezione, non si sarebbe lasciato acchiappare proprio in quel momento. Si voltò sorridendo verso E'riso, che ancora si trovava dietro di lui. Voleva spiegargli che sarebbe stato meglio si fosse nascosto il volto e che aveva fatto di tutto per non farlo riconoscere. Non sarebbe stato carino buttare tra le pannocchie ogni sforzo di farlo agire in maniera circospetta.
    Non gli aveva spiegato come la missione si sarebbe svolta così che, se qualcuno avesse cercato di scandagliare i suoi pensieri tramite la magia, non avrebbe trovato informazioni a riguardo; inoltre non sarebbe sembrato volontariamente parte del furto e per lui non vi sarebbero state conseguenze notevoli. Nessuno sano di mente avrebbe agito in quel modo, sarebbe stato più semplice cercare di far dimenticare con qualche abilità di psichemansia l'accaduto a chi ne era stato coinvolto, ma erano le persone comuni che l'avrebbero pensata in quel modo.
    Per la Nebbia, il non convenzionale e il meno sicuro si riunivano nella via migliore per portare a compimento le missioni. Non conoscevano fino in fondo quali magie ricoprissero quel luogo, se vi fossero sistemi di sicurezza ulteriori a quelli che avevano studiato prima che Lart e E'riso si intrufolassero all'interno, dunque trovare il modo di portare avanti propositi diversi era il metodo più semplice per depistare eventuali ficcanaso.
    E'riso li aveva aiutati senza conoscere perfettamente i piani della Nebbia, in quel modo sia per lui che per loro sarebbe risultato più semplice nascondere i propri intenti. Adesso erano lì, sul tetto dell'accademia, con decine di guardie che si stavano avvicinando da ogni direzione. In breve sarebbero stati circondati, alle loro spalle sarebbero accorsi entro pochi secondi i proprietari dell'accademia.
    Lart scoccò un'occhiata decisa al centauro e gli indicò verso il basso. Alcuni uomini avevano già tirato fuori arco e frecce, altri erano pronti con le spade; anche alcuni maghi stavano caricando i loro incantesimi pronti a colpire. E lui, ovviamente, non se ne curò.
    "Salta"
    Prese la rincorsa e si scagliò con tutta la forza delle sue gambe in avanti, permeandole di energia elettrica per guizzare scattante come un'anguilla a velocità elevatissima. Anche E'riso era un buon saltatore, immaginava che non avrebbe avuto problemi.
    Era in quei momenti, volando senz'ali con guardie pronte a colpirlo da un momento all'altro, che gli tornava in mente il motivo per cui si era unito alla Nebbia con gioia. Nessun timore, nessun ripensamento, solo l'adrenalinica sensazione di star compiendo una follia in nome di una follia superiore.
    Sia lui che E'riso si sarebbero sfracellati a terra senza un intervento esterno, ma se il cavallino si era fidato senza alcun motivo fino a quel momento perché avrebbe dovuto avere ripensamenti di fronte alla morte?
     
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    -Apriti apriti apriti!- continuava a ripetere dentro di sé il centauro mentre le sue dita e la sua bocca passavano da una nota all’altra con foga, fino ad accelerare il ritmo della melodia in una maniera assurda, talmente assurda che poi iniziò a suonarla da capo senza neanche rendersene conto.
    -Dai dai dai!- ma niente, quella dannata parete non voleva aprirsi, spaccarsi, sgretolarsi, qualunque cosa andava bene, purché facesse qualcosa che risultasse a loro favorevole.
    Ecco, appunto, a loro favorevole. -’Na. Parola! No non la dico.- pensò E’riso non appena vide la guardia dinnanzi a sé. -Però che forza! Funziona tipo una porta blindata.- la parete, infatti, poteva essere azionata soltanto dall’esterno, o almeno, così gli era parso di capire.
    -Eh, salve! Dovremmo… seee!- fece per lanciarsi contro la guardia che aveva sguainato la spada, ma si bloccò giusto in tempo per lasciar agire Lart. Poco male, avrebbe potuto tenere a bada gli altri spadaccini che stavano sopraggiungendo da sotto. Si diresse verso la scala e la colpì con una scia di fuoco, quindi tentò di spingere il corrimano verso il basso e, dopo un po’ di tiratine avanti e indietro, riuscì ad incendiarlo e a buttarlo giù.
    Nel frattempo, la scala era tutta carbonizzata e una coltre di fumo si stava levando verso il soffitto. Da lì non potevano di certo raggiungerli, perciò era assai probabile, secondo E’riso, che si sarebbero gettati tutti all’esterno per poi accerchiarli.
    Lart gli fece cenno di seguirlo, aveva messo temporaneamente al tappeto l’avversario, ma il bello doveva ancora venire e bisognava essere sprezzanti del pericolo per poterlo apprezzare.
    Giunsero in un punto molto alto dell’edificio, forse il più alto. Il moro si fermò e lo fissò sorridendo. Chissà che cosa avrebbe voluto comunicargli di preciso con quel sorriso; una cosa era certa per E’riso e cioè che si era cacciato in un bel guaio, ma bello! Lui non rimpiangeva niente di quella missione, l’importante era non morire da scemo e avrebbe lottato con tutte le sue forze per uscire da quella situazione con dignità, costi quel che costi. Lui non aveva niente da perdere. Si era unito alla Nebbia Argentata perché alla fine quella banda di pazzi scalmanati gli era subito sembrata simpatica, ma soprattutto, per vivere avventure e imparare altro dalla natura, sua maestra di vita fin dal principio. Poi certo, si poteva discutere sul fatto che in fondo provava una cottarella per Elsa, ma quella era un’altra storia.
    Finalmente, din mezzo al frastuono generale, Lart gli scoccò un’occhiata decisa indicando in basso. Il centauro annuì.
    “Salta”
    Non se lo fece ripetere due volte. Tornò un po’ indietro, prese la rincorsa e saltò giù.
    Sotto, una miriade di guardie armate fino ai denti presero a scagliare frecce e dardi. Lui fissò per un nano secondo il sole per trarne dell’energia che si tramutò in sfere esplosive che lanciò verso il basso, benché ciò significasse perdere quota. Non a caso, non lanciò più di due sfere esplosive, che esplosero a contatto con il terreno, sollevando della polvere e creando il caos per qualche istante.
    Istante in cui egli cercò di essere più rapido della luce: infatti, agguantò Lart per la vita e se lo caricò in groppa senza nemmeno chiedersi come ci era riuscito, seppur dotato di una buona muscolatura e adrenalina a mille.
    “Forza! Dimmi quello che devo fare e io lo faccio!” Disse quando erano ancora in aria, ma ben presto sarebbero finiti a terra e, per quanto fosse un esperto non amatoriale di atterraggi, non era mai atterrato su una strada di città.
    E'riso utilizza la settima tecnica.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Gli avrebbe chiesto personalmente di colpire a distanza quando fossero stati al sicuro, o comunque non in caduta libera, ma E'riso fu più perspicace di quanto immaginasse. Lart lanciò un fiero grido di convinzione, mentre la dragonessa per la quale, non diciamolo in giro, E'riso si era preso una cottarella arrivò a gran velocità; generò fra le fauci una palla di fuoco che si unì alla pioggia stellare del centauro, creando un gran frastuono all'impatto con le guardie.
    Non c'era bisogno di infierire, non avevano tempo ne intenzione di colpire più dello stretto necessario. Il peso di E'riso e di Lart, che aveva appena fatto in tempo a capire di esser stato afferrato dal centauro, non furono di facile approccio per Elsa che dovette cabrare improvvisamente per poi lanciarsi verso il basso.
    Vennero bersagliati da alcune frecce e da un fascio d'energia azzurra, ma Elsa era pronta. Avevano simulato più volte quella situazione, e anche se il peso di E'riso non era previsto non ebbe grossi problemi ad atterrare illesa. Forse per un colpo di fortuna o forse perché sia Lart che E'riso erano piuttosto agili nei movimenti, erano riusciti entrambi ad accomodarsi sul dorso della dragonessa senza sbilanciarla. Al galoppo si allontanò fra gli insulti e le grida delle guardie alle loro spalle; Anche se avrebbe preferito alzarsi in volo non poteva farlo con entrambi sulla schiena. Lart appena lo capì si voltò e puntò ad alcune guardie armate di arco che si stavano avvicinando di corsa.
    "Vai cavallino colpisci!"
    Ironia della sorte, anche Elsa a volte veniva chiamata cavallino da Lart e appena sentì quel nomignolo un sorrisetto le increspò le labbra. Tra fulmini alla Zeus e bombe incendiarie alla Youko si allontanarono di tutta lena fra le strade di Kerus. Qualche passante applaudiva per motivi ignoti, parevano starsi divertendo nel vederli sclerare in quel modo. Solo quando furono al limitare con la foresta Elsa cominciò a rallentare ansimando, e dopo una breve pausa si lanciò con un balzo in volo per diventare meno visibile in lontananza.
    Non l'avrebbe mai ammesso, ma fu impegnativo alzarsi anche solo di una decina di metri e proseguire fino alla tana. Scese di nuovo e la fece passare come una maniera per nascondersi fra gli alberi, che in effetti dato il suo manto di squame la mimetizzavano meglio di quanto facesse un cielo al tramonto.
    Quando furono al sicuro Lart scivolò giù dal suo dorso e batté una pacca sulla spalla di E'riso.
    "Grande! Guarda un po'?"
    Da una tasca tirò fuori un trombino, una testata e un corpo di flauto completamente grigi. Non sembrava di metallo poiché non rifletteva la luce in alcun modo, appariva anzi di un colore spento e opaco. Solo alcune placche nere, di un materiale non ben definito, ne rivestivano parte della superficie conferendogli un aspetto insolitamente robusto. "Non sembra divertente da suonare. E infatti non lo suoneremo, non ho idea di quali deliri potrebbero venir fuori. Io dovevo solo recuperarlo"
    Li ripose in tasca come fossero sassolini raccolti in un sentiero a caso, con la più totale semplicità. Era così che riusciva a portare a termine ogni compito, semplicemente facendolo passare per una scampagnata in collina con tanto di cestino del pranzo e cedrata fresca.
    Si voltò verso Elsa e le afferrò la coda, emettendo una leggera scarica elettrica dalle mani per fargliela guizzare di scatto.
    "Grazie Elsa, tempismo perfetto"
    Lei annuì, poi però fece tornare la coda indietro con abbastanza forza da cappottare Lart a tre o quattro metri di distanza.
    "Di niente Lart"
    Sghignazzando si rivolse ad E'riso. "Non ho idea di come tu abbia fatto a collaborare con lui, ma complimenti. A quanto pare siete riusciti a recuperarlo"
    Lart si rialzò pulendosi i vestiti da qualche fora sacchi incagliatosi un po' da per tutto tra i vestiti e i capelli.
    "Che permalosa. Neanche una scossetta! Dai andiamo"
    In realtà Elsa c'era abituata, lo faceva così spesso che ormai avrebbe potuto tranquillamente spostarsi in anticipo di mezz'ora. Glielo lasciava fare perché poi lui si dimenticava sempre che si sarebbe preso una frustata di coda sulle natiche.
    "Ah E'riso, puoi tenerti il flauto nero. Potrebbe tornare più utile a te che a me, alla tana abbiamo solo qualche pizzicatore di corde e nessun flautista"
    La missione era compiuta. Potevano rientrare. A quanto pareva Lart non avrebbe svelato il mistero celato in quello strumento, perché andava ben oltre il suo ruolo. A lui neanche interessava, sapeva quale fosse l'obbiettivo finale e il suo funzionamento nello specifico non era poi così rilevante.
    Stava di fatto che erano sempre più vicini alla meta finale.

    Role conclusa! Puoi rispondere se vuoi prima di concludere, così fai uscire E'riso per benino.
    Il cavallino ha ottenuto un bel flauto fiero, che in condizioni normali non ha effetti particolari ma che, con grande concentrazione, può emettere un suono leggermente più dolce che rilasserà lo spirito di chi si trova nei paraggi e invoglierà a non combattere.
     
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    Anche con Lart in groppa, E’riso volle scahgliare una terza palla di energia solare, sebbene non fu affatto semplice, visto che in primis doveva pensare ad evitare le frecce che gli stavano piombando addosso. Poi accadde qualcosa di meraviglioso, talmente meraviglioso che il centauro dovette sbattere per diverse volte le palpebre: erano arrivati i rinforzi. E che rinforzi ragazzi!
    Non appena egli scorse la figura di Elsa, il volto del giovane s’illuminò di sorpresa. Ma non c’era tempo per gridare allo stupore; bisognava andare via di lì e l’intervento della dragonessa si rivelò provvidenziale: infatti, caricò lui e Lart sul proprio dorso e si fece largo tra le guardie.
    “Vai cavallino colpisci!” disse il moro, e, in un primo momento, il centauro non capì se si stesse riferendo a lui oppure noi, poi vide Elsa schizzare via. Dal canto suo, il riccioluto si lasciò andare ad un sospiro di sollievo: ce l’avevano fatta e che avventura! Per non parlare del fatto che quella era la seconda volta che si trovava sul dorso dell’incantevole dragonessa. Al solo pensiero, il suo cuore perse un battito, ma si riprese subito dopo.
    Finalmente giunsero nei pressi della foresta; poté capirlo dalla presenza degli alberi. Elsa scese di quota. Quando furono in prossimità della tana della Nebbia, E’riso si precipitò giù con un balzo, trovandosi a rotolare per terra.
    “Ahahahah!” Rise come uno scemo mentre agitava gli zoccoli, quindi si rassettò, prima di andare in contro a Lart.
    “Wow! Bella roba!” Esclamò quando il ragazzo gli mostrò un trombino, una testata e un corpo di flauto grigio recuperati mentre lui faceva amicizia con il signore vestito di seta. Quegli strumenti, a prima vista, non sembravano particolarmente apprezzabili, almeno non dal punto di vista estetico. Certo, lui non era un critico d’arte ed estetica, ma quegli aggeggi potevano essere definiti più terrificanti che altro. In ogni caso, l’argomento era chiuso. Come Lart stesso aveva detto, “lui doveva solo recuperarli”, e lo stesso valeva per E’riso. Al massimo avrebbe chiesto delucidazioni ad Elsa, qualora si fossero trovati nuovamente a tu per tu sul ramo di un albero di Vlotmir.
    “Ah beh… credo che abbiamo le stesse idee in fatto di recuperi e scampagnate.” Rispose E’riso, grattandosi la testa, quando Elsa espresse la propria opinione in merito alla sua collaborazione con il ragazzo.
    “Piuttosto, grazie per essere stata la nostra artiglieria pesante.” Le disse sorridendo: “Senza di te, sarebbe stato tutto molto più complicato.” Concluse, avvicinandosi per darle un leggero bacio da gentiluomo su una guancia.
    Dopo di che si rivolse a Lart: “Grazie amico! Direi che ci si becca in giro per un’altra Cedrata fresca, eh!”
    Detto ciò, gli batté una vigorosa pacca su una spalla: “Adesso come funziona, ti fai vivo tu per altri lavoretti, tipo sistemare porte ed altro? In ogni caso, mi trovi in giro, soprattutto per le foreste.”
    A meno di altre commissioni da sbrigare, il suo lavoro lì era finito, benché non sapesse ancora dove andare di preciso. Sicuramente avrebbe girato alla larga da Kerus per un po’ di tempo, considerato che della gente aveva assistito alla loro battaglia contro le guardie, peraltro applaudendo.

    E’riso esce. Grazie del flauto e… Perino <3
     
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