Nike, la protettrice dei numeri uno

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    nike
    La dea Nike, o dea alata, era la dea della velocità, della forza, ma soprattutto della vittoria nell'antica Grecia. Il suo equivalente nell'antica Roma era la dea Victoria.
    Nike era la personificazione della vittoria. Rappresentava il massimo successo e il trionfo. Vincente come nessun altro, la dea Nike era la protettrice dei numeri uno.
    Figlia del Titano Pallante e della ninfa Stige/Oceanina e sorella di Kratos, Bia e Zelus.
    Secondo fonti minori, invece, Nike è stata descritta come la figlia di Ares, il dio della guerra; tuttavia, la maggior parte degli storici non ritiene verosimile questa teoria.
    Purtroppo non si sa molto di suo padre, in quanto ha un ruolo secondario nella mitologia greca. Mentre sua madre era la figlia del titano Oceano, il quale era il dio dell'oceano prima di Poseidone. Oceano e Teti, ovvero i nonni di Nike, scelsero di non prendere parte alla guerra fra Dèi e Titani.
    E’ noto che Stige aiutò Zeus nella sua battaglia contro i Titani. Ciò le valse la nomina di protettrice dei giuramenti. In seguito, tutte le divinità avrebbero prestato giuramento vincolante sul fiume Stige. Tale corso d’acqua era uno dei fiumi che separava il pianeta Terra dalle porte del regno degli Inferi.
    Nell’antica Grecia si credeva che l'acqua dello Stige, conosciuto anche come Fiume dell’odio, avesse poteri magici: infatti, chiunque vi si bagnasse sarebbe diventato invulnerabile.
    Tornando alla guerra fra Dèi e Titani, anche Nike stessa fu coinvolta e, per l’occasione, si schierò con Zeus e i nuovi sovrani divini, che ovviamente vinsero la battaglia. :asd: Da quel momento, Victoria divenne una buona compagna del padre degli déi, il quale le offrì la sua protezione, ma soprattutto divenne una fedele amica di Atena.

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    Le due, infatti, furono raffigurate frequentemente l’una di fianco all’altra: in diverse rappresentazioni, Atena veniva mostrata con la dea Nike in mano. Il messaggio era chiaro: l’astuzia e la sapienza che tenevano in pugno la vittoria!
    Un esempio è la statua di Atena situata di fronte al Parlamento austriaco, dove Atena è vestita in armatura con un elmo dorato, la sua mano destra sorregge la dea Nike.
    Inoltre, sembrerebbe che una scultura della vittoria si trovasse nella mano tesa della dea della sapienza nella statua di quest’ultima situata nel Partenone.
    Gli antichi Greci adoravano la Nike perché credevano che non potesse mai farli morire ed era in grado di garantire agli umani la forza e la velocità necessarie per essere vittoriosi in qualsiasi compito intrapreso, specialmente se si trattava di vincere scontri o gare sportive. Non a caso, sulle medaglie olimpiche vi era incisa un’immagine della dea.
    Quando Nike appariva da sola, aveva sempre le ali e sfoggiava un ramo di palma nella mano destra. Se veniva vista con un altro dio, ella era sempre senza ali. Secondo molti resoconti, la Nike è ritratta senza ali ad Atene in modo che non potesse mai volare via dalla loro città.
    La maggior parte delle sculture che la ritraevano furono realizzate dal nucleo di un pezzo di legno racchiuso in avorio e oro. Una di queste è stimata per 29 piedi di altezza.
    L'abbigliamento tipico di Nike nei dipinti e nelle sculture era un abito fluente di oro e ali che simboleggiava il suo diritto di concedere la vittoria o di rimuoverlo in seguito se il vincitore non dovesse rimanerne degno. Veniva dipinta come una giovane ragazza che portava sempre un ramo di palma nella mano destra come simbolo di pace.
    Un'altra cosa molto importante che ella portava con sè era una ghirlanda, in modo da apparire sempre pronta a incoronare un vincitore in battaglia o in giochi di sfida.
    Alle volte, però, era raffigurata con lo Staff di Hermes, poiché uno dei suoi ruoli era quello di servire come messaggera degli dei quando si trattava di annunciare una vittoria.
    La Nike raffigurata mentre tiene in mano una corona ci ricorda che, essendo la Dea della Vittoria, era sempre pronta a racchiudere il collo e le spalle di un vincitore in una ghirlanda di vittoria. Inoltre veniva spesso vista con una tazza o una brocca e una ciotola da cui veniva consumato un brindisi alla vittoria.
    Era vista altresì con uno scudo, sul quale si diceva che avesse scritto il nome di il vincitore di una battaglia.

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    Ai giorni nostri, molte persone scelgono di avere una statua di Nike a casa loro. Una statua della dea della vittoria serve come incitamento per non mollare mai, quasi a voler dire: “Avrai il tuo giorno di gloria e enorme successo!”
    Queste statue sembrano essere più popolari tra gli atleti, anche se persone di ogni estrazione sociale hanno iniziato a rendersi conto del potente simbolismo di essere imbattibili, essendo i migliori nel loro campo prescelto.
    Alcuni scelgono di avere un amuleto o una moneta con la sua immagine di un talismano fortunato nella loro ricerca per raggiungere la cima della loro arena.
    Dal 1928, la medaglia delle Olimpiadi ha sfoggiato la Nike sul lato opposto con la sua corona di vittoria e lo scudo su cui è inciso il nome del vincitore.
    Inoltre, una parte dell'ornamento del cofano su tutti i veicoli Rolls-Royce include una rappresentazione di Nike.
    Infine, Nike è il simbolo utilizzato dal 1945 dal sistema missilistico anti-aereo americano. Le sue statue includono spesso una lira o un kithara usato per celebrare una vittoria con canti e balli.

    Da notare anche che la dea greca viene inserita all’interno del quinto libro della saga Eroi dell’Olimpo dello scrittore statunitense Rick Riordan. Di seguito è riportato un breve passo estratto da tale libro.
    …la biga e i due cavalli bianchi. Non aveva problemi con la scintillante veste senza maniche della dea (un modello che a Calipso stava molto meglio, ma pazienza), né con la sua alta acconciatura di trecce scure, cinta da una corona d’alloro dorata.
    Nike aveva gli occhi sgranati e un’espressione un po’ folle, come se fosse appena scesa dalle montagne russe dopo essersi scolata venti caffè, ma Leo poteva farsi andare bene pure quello. Anche la lancia dorata che la dea gli puntava al petto alla fin fine era accettabile.
    Ma quelle ali… erano d’oro lucido, fino all’ultima piuma. Anche se ne apprezzava la fattura elaborata, erano davvero eccessive: troppo appariscenti, troppo sfavillanti. Se fossero state dei pannelli solari, Nike avrebbe prodotto energia sufficiente a illuminare tutta Miami.

    — Dobbiamo stabilire la vittoria! — strepitò Nike. — La gara deve avere un esito! Siete venuti qui a determinare il vincitore, vero?
    Frank si schiarì la voce. — Lei è Nike o Vittoria?
    — Aaargh! — La dea si strinse le tempie fra le mani. I suoi cavalli si impennarono, e Arion li imitò.
    Nike fu scossa da un brivido e si spezzò in due immagini distinte. A Leo venne in mente – per una ridicola associazione – quando da piccolo si stendeva sul pavimento e giocava con la molla del fermaporta fissata al battiscopa. La tirava al massimo e poi la lasciava andare – boing! – e la molla vibrava avanti e indietro così velocemente che sembrava sdoppiarsi in due riccioli separati.
    Ecco a cosa somigliava Nike: a un fermaporta divino diviso in due.
    A sinistra c’era la prima versione: veste senza maniche scintillante, trecce scure cinte d’alloro, ali dorate ripiegate sulle spalle. A destra c’era una versione differente, con il pettorale e gli schinieri di un’armatura romana, pronta per la guerra. Corti capelli castani spuntavano dal bordo di un alto elmo. Le ali erano bianchissime, la veste color porpora, mentre sull’asta della lancia campeggiava l’insegna romana, la scritta SPQR cinta d’alloro.
    — Io sono Nike! — gridò l’immagine a sinistra.
    — Io sono Vittoria! — gridò quella a destra.
    Quando si dice “avere una doppia personalità”. La dea incarnava l’espressione alla lettera, pensò Leo, più di tutti gli altri dei. I suoi due aspetti parlavano in contemporanea, e la sua figura continuava a tremare e a dividersi. Leo aveva le vertigini. Fu tentato di tirare fuori gli attrezzi per regolare al minimo il suo carburatore divino, perché tutto quel vibrare rischiava di farle saltare il motore.
    — Sono io a stabilire la vittoria! — gridò Nike. — Un tempo mi ergevo qui, all’angolo del tempio di Zeus, venerata da tutti! Vegliavo sui giochi olimpici. Le offerte di tutte le città-stato si accumulavano ai miei piedi!
    — I giochi sono irrilevanti! — strillò Vittoria. — Io sono la dea del successo in battaglia! I generali romani mi adoravano! Augusto stesso mi eresse un altare nel Senato!
    — Aaaah! — urlarono le voci all’unisono. — Dobbiamo decidere! Dobbiamo stabilire la vittoria!
    Arion sgroppò così violentemente che Hazel dovette smontare per non cadere. E prima che riuscisse a calmarlo, il cavallo scomparve, lasciando una scia di vapore sulle rovine.
    — Divina Nike — disse Hazel, avvicinandosi piano — lei è confusa, come tutti gli dei. Greci e Romani sono sull’orlo della guerra. Per questo i suoi due aspetti sono in conflitto.
    — Lo so! — La dea scosse la lancia, e la punta vibrò come un elastico, sdoppiandosi. — E io non posso tollerare un conflitto irrisolto! Chi è il più forte? Chi è il vincitore?
    — Signora, non ci sarà nessun vincitore — rispose Leo. — Se scoppia la guerra, perderanno tutti.
    — Nessun vincitore? — Nike lo guardò con un’espressione così scioccata che Leo per un attimo fu certo di avere davvero il naso in fiamme. — C’è sempre un vincitore! Un unico vincitore. Tutti gli altri perdono! Altrimenti la vittoria non ha senso. Che volete da me, che mi metta a distribuire certificati a ogni contendente? Piccoli trofei di plastica ai singoli atleti o soldati per la partecipazione? Ci mettiamo in fila e ci stringiamo la mano dicendo: “Bella partita”? No! La vittoria deve essere reale. Va meritata. E questo significa che deve essere straordinaria e difficile, ottenuta a dispetto di molte avversità, e che la sconfitta deve essere l’unica alternativa possibile.
    I due cavalli della dea fecero per darsi un morso a vicenda, come per entrare nello spirito del suo discorso.
     
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