Gli Orisha

Mitologia africana

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Nella mitologia yoruba, Olorun è il creatore, il signore del cielo, dell'armonia e della purezza. Incarnato nel bianco, egli è presente in tutto ciò che è di questo colore: fra le nuvole, nelle ossa e nel cervello, nella spuma delle onde, in forma di neve depositata sui monti e nel candido pelo degli animali.
    Portò il giorno e la notte, il freddo e il caldo, fino a generare la morte per gli uomini. Un tempo essi infatti non morivano ma crescevano fino a diventare altissimi, poi iniziavano ad invecchiare diventando sempre più piccoli; dato che la massa di questi esseri era divenuta enorme, gli uomini chiesero a Olorun di liberarli da una vita troppo lunga, ed è per questo che i vecchi muoiono.

    Gli orisha sono creature divine o semidivine che fungono da intermediario fra Olorun e la sua creazione. Ogni orisha veglia su alcuni elementi dell'universo.
    Ognuno di noi ha una madre e un padre orisha, per conoscerli bisogna ricevere la mano di Orula: questa cerimonia consiste nel consultare e farsi consultare da un Babalawo (sacerdote) o da un santero, una persona che abbia ricevuto Ifà(chiamato anche Orula), ovvero colui che presiede alla divinazione.
    Il rito avviene attraverso la "lettura" di 12 o 16 conchiglie legate da una cordicella, denominata collare di Ifá, che vengono gettate su una tavola di legno circolare la quale rappresenta il mondo. Orula, dalle nostre parti, viene sincretizzato con San Francesco; molti altri orisha vengono rappresentati da santi o da divinità grecoromane, come San Lazzaro o Ermes.

    Nomi dei più importanti orisha

    Yemaja: orisha femminile dei laghi, dei mari e della fertilità, madre degli altri orisha
    Obatala: il padre di quasi tutti gli orisha, creatore del mondo e dei corpi umani.
    Shangô: orisha del fuoco e del tuono, protettore della giustizia.
    Eleguà: orisha che presiede gli incroci della vita, aiutando o dirottando il destino in veste di messaggero.
    Oxumarê: orisha della pioggia e dell'arcobaleno.
    Ossaim: orisha delle erbe e dei segreti medicinali.
    Oyá: orisha femminile dei venti, dei fulmini e delle tempeste.
    Orula: orisha della divinazione.
    Oshùm: orisha femminile dei fiumi, dell'oro e dell'amore.
    Nanã: orisha femminile della palude e della morte.
    Yewá: orisha femminile del fiume Yewa, la vergine cacciatrice.
    Obá: orisha femminile del fiume Oba.
    Iyami-Ajé: orisha che rappresenta la sacralizzazione della figura materna.
    Olokun: orisha delle profondità del mare.
    Logunedé: giovane Orisha della caccia e della pesca.
    Xapanã: orisha dei dolori epidermici e delle piaghe.

    SHANGO--yoruba-mythology

    Rappresentato da Zeus, Shango(Xango o Chango) è senza dubbio la divinità più potente e rinomata del panteon yoruba. La tradizione orale lo descrive come re dell'Impero Oyo,figlio del re fondatore Oranian e di sua moglie Torosi. Da un punto di vista storico, questo collocherebbe la sua vita intorno alXV secolo. Il suo regno viene ricordato come un periodo di grande prosperità, durante il quale l'impero crebbe fino a unificare tutto il popolo yoruba.
    Nella trasposizione mitologica, tale prosperità si riflette nella magnificenza tipica dei rituali del culto di Shango, ricchi di colori, forme e simboli.

    Aveva un carattere violento e vendicativo,cacciatore e saccheggiatore,virile e coraggioso; era un giustiziere, castigava i bugiardi, i ladri e i malfattori. Per tali caratteristiche, sia in epoca coloniale che post-coloniale Shango è stato frequentemente considerato come il simbolo della lotta dei neri contro l'oppressione da parte dei bianchi, anche se la sua fama di crudele sovrano era altrettanto ben nota.
    Viene comunemente annoverato come figlio della dea madre Yemaja. Respirava fuoco, quando urlava generava tuoni e fulmini ed era un bel mascalzone con le donne.
    Ebbe numerose mogli e amanti, fra cui spiccano le figure di Obá, che rubò al dio i segreti della magia, Oshùm, l'affascinante dea pluviale, e Oya, la sua preferita poiché gli cucinava le orecchie... va bhe, contento lui! :paninozzo:
    Viene spesso raffigurato con un'arma chiamata Oxê, un'ascia bipenne,che rappresenta l'azione rapida ed efficace della giustizia. Negli altari in suo onore compare spesso una scultura che rappresenta una donna dallosguardo tranquillo e distaccato che dona l'arma alla divinità.
    Per invocarlo si soleva battere sui tamburi con forza e cominciare una danza che ricordasse i suoi movimenti rudi e minacciosi. I sacerdoti mentre danzavano si poggiavano il simbolo dell'ascia sul petto o vicino ai testicoli, compiendo "Quei movimenti che nessun altro avrebbe potuto compiere, balzi ineguagliabili, movenze impareggiabili".

    Il folclore racconta che, quando ancora non era asceso a divinità, in uno dei suoi momenti di rabbia generò un tuono così potente da incenerire la sua intera famiglia e parte del suo palazzo. Per il dispiacere si allontanò dalla sua dimora e abbandonò i suoi sudditi, per poi impiccarsi al ramo di una foresta.
    I suoi nemici ne approfittarono e attaccarono ciò che rimaneva del palazzo, ma un fulmine li ridusse in cenere prima che potessero varcarne le porte. Fu da allora che cominciarono a chiamarlo Dio.

    Edited by Aesingr - 25/9/2019, 01:11
     
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