Itios, suppongo la pace non ti sia di gradimento... vero?

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    Non ho voglia di linkare la scheda di Kestrel. Comunque per ora la role è di Kestrel, Roxium e Makon.


    Qualcuno disse Bramastra, e Bramastra fu.
    Così inizia ogni racconto del mito kengardiano che si rispetti, come ogni cosmogonia leggendaria degna di nota. Prima v'era il nulla, ma prima ancora v'erano Vashnarak e l'intelletto makoniano. Tutto prese una strana piega nel momento in cui l'intelletto cominciò a ragionare; vorticanti miasmi stellari si formarono nella vuota oscurità, fino ad illuminare lo spazio di bagliori fiammeggianti. Vashnarak iniziò a tirare stiaffi a destra e a manca e distribuì le galassie al loro posto, uccidendo per sbaglio Lord Birus nel suo pianeta natale.
    La vita cominciò il suo corso, finché non nacque Kengard e così Itios. Itios, fulcro del tempo e della materia, della vita e della non morte, del delirio e dei soffitti alati. Un paese come tanti altri, ridente e pacifico. Scevro da attacchi di demoni dalle dubbie intenzioni e da irruzioni di losche entità quali volpi codute, nanetti bastardi e elfi piromani.
    ... questo è ciò che Itios sarebbe potuto essere, prima della role precedente.

    "Insomma, com'è stato trovarsi dentro di me?" chiese Kestrel all'elfo piromane, mentre il gruppo si addentrava in un loco ameno per riposare le papille con gustoso idromele barricao.
    Più che una locanda pareva un'osteria, decisamente rifornita vista la quantità di licuori in vista dietro al bancone. Non per dar lezioni di convivenza, ma ad Itios la roba esposta secondo me rischia un bel po'.
    Fehrar dopo l'ultimo discorso del capitano aveva cominciato ad aggiungere parole al suo dizionario evocato. Seduto su uno sgabello a zampe incrociate, se ne stava assorto con il muso chino sulle pagine del tomo con una matita nera fra gli artigli. La folla di guardie guidata dal capitano si era distribuita sui tavoli circostanti, anche se qualcuno si era già allontanato per avvertire i cittadini del pericolo che correvano. I demoni si erano infiltrati tra i funzionari e forse anche nelle abitazioni comuni, la situazione poteva degenerare. Anzi, era già degenerata.
    Dopo un po' di chiacchere e chiacchericci il gruppo si sfoltì; rimasero solo i nostri eroi, i primi e soli fautori di questo delirio, con la sola aggiunta di Vashnarak. Egli era disceso dall'altissimo piano astrale in cui risiedeva la di lui medesimo persona per farsi un drink.
    Makon, Kestrel, Roxium, Fehrar, Lax e il capitano formavano come un circolo attorno ad un tavolino rotondo, roba che manco i cavalieri di re Artù. Vashnarak aveva un tavolo per sé, due per le sue mani e un altro per la spalla sinistra, che in quel momento necessitava di un appoggio per massaggiarsi sullo spigolo di legno.
    Senza che alcuno avesse ancora chiesto una bevuta, troppo impegnati a non porsi domande sull'accaduto, un cameriere giunse con fare disinvolto e portò dei bicchieri ricolmi di Brendy.
    "Offre la casa"
    Si voltò poi verso Roxium. "Lei però ha la faccia di qualcuno che gradirebbe un po' d'assenzio. A pagamento si intende"
    Un giovane ragazzetto sulla ventina, alle cui spalle si trovava una tipetta bionda dallo sguardo perso. Con un sorriso eloquente il cameriere pose anche di fronte all'elfo un bicchierino di Brendy, mentre il gruppo cominciava a percepire uno strano sentore di Deja Vù. Anche Fehrar e gli altri, che l'altra volta non c'erano.
    Tecnicamente al posto di Ksefira c'è Kestrel e Amael non c'è proprio, ma dettagli. Kestrel non diede tempo al ragazzo di allontanarsi, si scolò il bicchiere ancor prima che riuscisse a poggiarlo sul tavolo. Glielo riconsegnò vuoto e schioccò la lingua un paio di volte.
    "Grazie, ancora per favore"
    Il cameriere rimase un attimo interdetto con il bicchiere in mano fermo a mezz'aria.
    "S... si, d'accordo"
    Anche la volpe gradiva quel calore infiammato. #A Kurama piace questo elemento.

    In realtà, adesso dovremmo introdurre la nuova role, riprendere gli ultimi eventi e fare il punto della situazione, ma ci troviamo a Kengard... anzi, ci troviamo ad Itios. Quindi facciamo con calma, che dal prossimo post si rimpiangeranno le role amene! Va beh, quando mai ne abbiamo avute?
     
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    come Aes pure io non ho voglia di postare la scheda.... come se le altre volte ne avessi avuta....


    Il villaggio di Itios versava in quella che si poteva chiamare una confusione organizzata:
    Gente che si affaccendava per le strade cittadine, messaggeri intenti a portare a termine i loro incarichi, guardie che lucidavano e ressettavano le proprie armi...
    Ormai la notizia che il villaggio potesse essere attaccato da un momento all'altro era trapelata.
    In tutte le strade si respirava un'aria febbrile, quasi come se l'idea di combattere contro un'orda di demoni indemoniati, fosse qualcosa da augurarsi...
    E forse, e dico forse, per qualcuno in quella cittadina per ora ridente, era proprio così.

    Makon stava comodamente poggiato con la parte terminale della parte posteriore del suo corpo su una poltrona e sorseggiava distrattamente un bicchierastra di wisky, mentre la sua mente ed il suo intelletto ripercorrevano gli ultimi avvenimenti:
    A pensarci bene, tutto il problema si poteva far risalire a Kestrel come sempre.... se il ragazzo non avesse lanciato del tutto accidentalmente... cof cof.... un bicchiere di brendi contro Makon in quel lontano giorno fatidico.... il giorno prima su per giù, tutto il seguito non sarebbe potuto accadere; il vampiro non si sarebbe avvicinato al ragazzo, forse non avrebbero preso a stiaffi il sindaco, quella povera taverna avrebbe conservato tutti i 4 i muri... ed un sacco di edifici possedevano ancora il loro bel soffitto.
    Per non parlare poi dello scontro con Shanksan... il monadrillo per gli amici....e via discorrendo.
    Riportando la mente al presente il non-morto si guardò attorno, stupendosi quasi della calma che vigeva attualmente in quella piccola osteria....
    Al centro del locale il capitano delle guardie stava dirigendo i propri uomini, mandava messaggeri a destra e a manca ed impartiva ordini ai propri sottoposti.
    Kestrel e Roxium disquisivano amabilmente tra le loro persone, Vashnarak, il nuovo arrivato nella loro compagnia, si guardava attorno con aria annoiata, e Ferar scriveva come un matto sul proprio dizionario.
    Makon quasi quasi si alzò per andare a dire qualche altra favella al gatto antropomorfo, tanto per dispetto, e vedere come avrebbe reagito; poi però si disse che già il capitano gli aveva affollato il cervello, e desistette dal suo intento.

    Il vampiro aveva da poco terminato il suo nettare, quando come evocato dalla sete che attanagliava gli avventori, il cameriere apparve portando seco, dell'ottimo brandi.
    "ohi bho" esordì Makon in direzione del giovane lavorante dopo aver centellinato un sorso di ciò che gli aveva portato, "anche se non sono avvezzo a far entrare nella mia persona codeste bevande, debbo convenire che come sostituto del ben più degno wisky, anche ciò che ci avete servito con cotanta servitudine, poscia essere ritenuto degno di tale onore."
    Per poco il bramastriere non si strozzò con ciò che stava bevendo, quando Kestrel chiese se perfavore gli avessero servito un altro bicchiere di brandi.
    "ohi booboo!!!!!" esclamò sorpreso
    "amico Kestrel, avete fatto si che non abbia più favella dopo codeste liete parole che sono uscite dalle vostre labbra. Qual disastro flagellerà le porte di codesta osteria, dopo che avete domandato perfavore?
     
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    Neanch'io ho voglia di postare la scheda del pg e visto che non l'ha fatto neanche il nostro caro Aes in principio, chi sono io per farlo? PS: scusate se questo mio primo post non sarà scritto bene come i vostri, ma spero che vi piaccia ugualmente XD


    Finalmente, dopo tanta fatica e delirio, l'elfo, insieme agli altri avventurieri, entrò in una confortevole locanda e, con sua enorme soddisfazione, vide che il posto era ben fornito di liquori a sufficienza per soddisfare un intero esercito.
    "Beh, in realtà stare nel tuo corpo è stata una stranissima esperienza, perché sei un umano e quindi mi sentivo goffissimo nei movimenti, ma quello che mi ha dato più fastidio, è stata la voce di quella maledetta volpe che non la smetteva mai di parlare con quel suo tono di superiorità!!" disse in risposta a Kestrel, poi, dandosi una spolverata ai suoi vestiti, si mise a sedere insieme a tutti gli altri in un grande tavolo rotondo. Non fece nemmeno in tempo a mettersi comodo, che un giovane cameriere portò a tutti quanti un invitante bicchiere di brandy... l'elfo stava quasi per berlo, ma si fermò ad ascoltare le parole di quest'ultimo e, con una risata ironica gli rispose: "In effetti l'assenzio lo gradisco molto di più, ma ultimamente il mio oro scarseggia e quindi dovrò accontentarmi di questo!" e detto ciò buttò giù in un sol sorso il liquore.
    Rilassatosi un po', si appoggiò per bene sullo schienale e si perse un po' nei suoi pensieri e, con disgusto per sé stesso, , si accorse che come un cafone, non si era presentato al nuovo possente arrivato che aveva preso a ceffoni il dottoremone come se fosse un bambino di tre anni e non un potente demone .. pensato ciò, si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a lui e, con tutta la nonchalance e spavalderia caratteristica di Roxium gli disse: "Ti chiedo scusa se non mi sono ancora presentato, ma sono successe un sacco di cose tra cui anche quel maledetto demone che si spacciava per dottore, comunque il mio nome è Roxium, molto piacere!!" detto ciò, gli fece un gran sorriso e gli allungò cordialmente una mano.
     
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    Itios, loco ameno di'innate virtù. Paese ivi il termine pace s'accendeva dell'ardito desiderio di ogni abitante di mantenere la quiete, tra le candide vie urbane intessute nella tranquillità e nel dolce silenzio.
    ...
    Si va beh. Nella locanda le guardie continuavano ad andare e venire; uno dei messaggeri si avvicinò al capitano e gli sussurrò qualcosa in disparte, poi si allontanò con tutti i suoi compagni.
    Solo il venerabile capitano rimase lì presente, assorto nella contemplazione della volgare favella del messaggero che, con cotanta semplicità, gli aveva rivolto ovvie delucidazioni.
    Vashnarak afferrò la mano di Roxium (o meglio afferrò Roxium) e la strinse con tutta la delicatezza di cui era capace. Probabilmente nel trattenersi gli sfuggì una flautolenza, ma questa distrusse la barriera del suono e trasportò in un'altra dimensione una forchetta nelle vicinanze, quindi nessuno la sentì poiché la distorsione delle onde sonore si annullò generando un buco nero.
    Kestrel si sbracciò come al suo solito sul tavolo, mentre il vampiro lo ammoniva. Inizialmente, nei tre quarti d'ora che Makon impiegò a costruire la prima metà della frase, credeva si fosse stupito della sua velocità nell'ingurgitare alcol. Si perplesse non poco di quanto invece gli rivelò al concludersi del discorso.
    Aveva davvero chiesto per favore? Senza dubbio doveva essere stata una distrazione: una locuzione verbale dettata dalla necessità di elargire una sentenza nei confronti della persona del cameriere nel mentre che la sua mente veniva attratta da fonti esterne, avrebbe favellato Makon al suo posto. Anche se nel suo gergo era semplicemente una distrazione.
    Kurama invece se ne stava voltato, nella sua mente, verso Roxium con sguardo fiammeggiante. Pensò fosse un peccato che l'elfo non potesse vederlo in quel momento, era un'esperienza senza dubbio interessante aver a che fare con una volpe a nove code incazzata rossa.
    "Mi è stato comunicato di farti sapere Roxium..." fece Kestrel, sorseggiando il brandy che il cameriere gli aveva appena riportato, "che la prossima volta che mi trasformerò ti conviene scappare. E aggiungo che non posso farci nulla, quando ci scambiamo non ho più io il controllo"
    Non precisò che le cose in realtà erano un po' più complicate, e che lui e Kurama non si intralciavano a vicenda solo grazie ad un comune accordo di convivenza. Probabilmente Roxium era molto simile a lui, certe cose non le avrebbe capite senza il fogliolino con le istruzioni. Anche se, a guardarlo bene, gli parve uno di quei soggetti che non perde troppo tempo a leggere regolamenti.
    Prima potesse aggiungere altro il capitano si immise.
    "Debbo rendervi partecipi di una desolante consapevolezza. Ciò che m'è stato conferito pare allarmante. Il sedicente dottore, colui che la persona di Makon e i di lui compagni hanno affrontato, anche se il soggetto è la persona del sacro oiboh e non il sacro oiboh in persona indi per cui avrei dovuto favellar di lei e non di lui, era niente più che un empio inviato. Alle sue spalle si cela l'uomo piumato di cui nome si fa appellare Kairus"
    Fehrar chiuse il vocabolario di scatto, sospirando rassegnato. C'erano troppe parole in quella frase, non poteva cercarle tutte. Anche gli articoli avrebbe dovuto ripescare per poter sperare di comprendere il concetto per intero.
    "Kairus? Il garuda d'acciaio? Mi avevano raccontato quando mi rintanavo nelle prigioni che se n'era andato da tempo"
    Vashnarak nel frattempo aveva ordinato una botte di rum e l'aveva impugnata con una sola mano. Mentre se l'avvicinava alle labbra e con eleganza ne scolava il contenuto senza che una sola goccia scivolasse a terra, il cameriere rimaneva in attesa per capire se qualcuno là dentro desiderasse porgli altre richieste. Prese poi l'iniziativa di rivolgersi a Makon. Sembrava si fosse studiato il discorso per un quarto d'ora, dato il modo in cui si schiarì la gola.
    "Considerando che voi non siete avvezzo a far entrare nella vostra persona codeste bevande" sillabò ripetendo le sue stesse parole, "che ne dite di questo soave wisky di glotmir?"
    Così dicendo gli poggiò davanti un bicchiere che conteneva un liquido azzurro semitrasparente, dal quale proveniva un profumato aroma boschivo come se fosse stato rimpinguato con qualche sostanza dal sapore muschiato. "Anche questo l'offre la casa. Se è di vostro gradimento ne porterò ancora, quello però non lo offre più la casa" disse con un sorriso prima di allontanarsi, senza mancare di rivolgere un'occhiata di sghembo a Vashnarak. Quel tipo beveva come un drago.
    Aveva visto qualche volta un drago bere da un baule pieno d'idromele, ma certo non un umano come lo era lui. Anche se, ad una più attenta analisi, non era sicuro di ricordare che quel drago fosse di dimensioni superiori a quell'uomo.
    "In effetti spiegherebbe perché stanno arrivando demoni un po' da per tutto sull'isola" continuò il gattone nero come niente fosse, rivolto soprattutto al capitano. "Ci siamo anche battuti, mi sono dovuto impegnare quella volta"
    Il capitano lo guardò come a chiedere -che tu ti sia dovuto impegnare cosa starebbe a significare?- Tuttavia si limitò a sogghignare e asfruttare la nuova sorgente d'informazioni.
    "Ne convengo dunque che posciate condividere con i qui presenti la vostra esperienza"
    Fehrar attese un paio di secondi, poi annuì.
    "Ah. Questa volta ho capito" asserì, distogliendo lo sguardo per ridacchiare. "Non c'è molto da raccontare, in quei giorni era facile guadagnarsi una nomea se dimostravi di possedere abilità superiori a quelle comuni. Potevi essere un carpentiere, un musicista, un mago o un semplice cuoco, ma se ti eri distinto in qualche modo la gente se ne sarebbe ricordata per molto tempo. In un certo senso lui era il mio scultore, o per meglio dire il mio fabbro"
    Arrotolò la coda ad una delle gambe della panca e si chinò in avanti, arquando il dorso felino e poggiandosi al tavolo. "Io evocavo i golem e lui li lavorava, li armava e mi spiegava come renderli letali. Lo avevo conosciuto durante una competizione artistica fra scultori. Quella volta persi ma poi fummo buoni amici. Come al solito fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, al tempo lo sapevo ma non lo accettavo e finii per permettergli di agire come voleva. Lasciai che mi tradisse, che sfruttasse le mie creazioni per attaccare un'intera città e rovesciare una monarchia che già non stava in piedi. Sapevo che durante uno dei suoi più eclatanti fallimenti fosse rimasto ucciso. Non è forse così?"
    "Non lo è" rispose prontamente il capitano. "Alcuni dei guerrieri al mio seguito conoscono codesto individuo, seppur per favellanza e non per fattualità. Ciò sta inequivocabilmente a significare che la sua sudicia persona si aggira ancora su queste amene terre, donde il sottoscritto intende e sottointende riportar la quiete!"
     
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    Quando il nobile capitano delle guardie tornò a volgere il suo sguardo verso la compagnia dei nostri eroi, Makon comprese scrutandolo in volto che ciò che stava per favellare non sarebbe risultato di alcun gusto a nessuno dei presenti.
    Ed infatti il vampiro ne aveva ben donde di preoccuparsi, poichè Nokam, questo era il possente appellativo con quale usava farsi chiamare il capitano, esordì pronunziando favelle che contenevano la situazione nella quale si trovavano;
    egli parlò di un fantomatico garuda di nome Kairus, che a quanto pareva giostrava le fila dei demoni.
    Nel mezzo delle sagge favelle del capitano, giunse d'innanzi a Makon il ragazzo che poc'anzi avea servito il brandi; in questa seconda apparizione il giovane portava al vampiro un bicchiere ricolmo di una sostanza azzurro-trasparente color del cielo più limpido, ed emanava una fragranza tale che all'odorato fino del non-morto richiamava legna che bruciava in un camino, un bosco notturno.
    Portandosi le mani dietro la nuca, Makon puntò il suo sguardo sul bicchiere che il cameriere stringeva nelle mani, e questo, il bicchiere non il cameriere, si alzò di un paio di centimetri dalle mani di chi lo teneva e rimase lì a galleggiare. Poi rendendosi conto che non aveva ancora potenziato la (prima tecnica), e quindi ancora non poteva far muovere gli oggetti, il vampiro elevò le proprie terga dalla seduta imbottita e dotata di braccioli e di uno schienale, sulla quale erano poggiate, e si avvicinò al bicchiere prendendolo e contemporaneamente portandoselo alle labbra:
    "mirabile bevanda!" esclamò dopo averne assaporata un sorso; "quale favella avete pronunziato con le vostre labbra, che si accompagna a cotanta sublimità?" domandò Makon al cameriere;
    Il cameriere intuendo ciò che lo strano aventore domandava, piu che comprenderne le miriadi di parole, rispose che si chiamava wisky di glotmir.
    "orsù fate si che codesto bhicchiere non sia figlio unico."
    Mentre i due disquisivano di bevande, il discorso del capitano venne ripreso niente popò di meno che dal gattone, che finalmente vedendo un discorso nel quale poteva essere d'aiuto si intromise.
    A quanto pareva Ferar conosceva questo misterioso Kairus, e sembrava che come era ovvio era stato ingannato dal garuda. Quasi quasi Makon iniziò a stimare il loro nemico, ma pensò che non era il caso di esagerare più di tanto con le simpatie.
    Mentre il cameriere tornava con una bottiglia vetusta, che sottolineava la pregevolezza della bevanda contenuta al suo interno, il vampiro pose la domanda che tutti probabilmente si ponevano.
    "quale anima caritatevole saprà dipanare le ombre che circondano il dubbio che mi attanaglia? ovvero donde è svanito il primo cittadino di questa ridente cittadina?"
     
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    quando si dice una stretta d'acciaio!!! pensò l'elfo non appena Vashnarak gli afferrò la mano e la strinse con vitalità e con questo gesto, Roxium capì come mai il nuovo entrato non avesse versato neanche una goccia di sudore per sconfiggere il dottoremone! Dopo aver dato il suo benvenuto, fece per tornare verso la sedia che aveva lasciato all'inizio e si sbrigò ancora di più quando sentì Kestrel pronunciare il suo nome e una volta che lo ebbe raggiunto, il ragazzo lo mise in guardia dalla volpe a nove code contenuta all'interno del suo corpo. "Ah amico mio, sappi che non ho paura delle fiamme e puoi anche riferirgli che se vuole risolvere i conti, lo aspetto a braccia aperte la prossima volta che vorrà venire fuori a giocare!" Asserì con nonchalance mentre si sedette sulla sedia, mise le braccia dietro la testa e iniziò ad ascoltare le parole del capitano delle guardie.
    Inizialmente l'elfo alzò gli occhi verso il cielo, dato che si era dimenticato che anche il capitano aveva l'abitudine di parlare in maniera arcaica e stava quasi per chiedergli di spiegarsi con parole più semplici, ma quando Nokam nominò un certo "Kairus, il gattone si intromise e, per sua fortuna, lui era schietto e diretto e quindi riuscì a capire il quadro generale. Una volta che la spiegazione fu finita, Roxium aveva molte domande che gli frullavano in testa e stava quasi per porne una, ma il vampiro ne favellò una prima di lui... "In effetti è vero, com'è possibile che una città non abbia un sindaco? e come mai non si è ancora fatto vivo?" Asserì con enfasi e curiosità fissando inizialmente il gattone, poi però il suo istinto gli disse che sarebbe stato il vampiro a rispondere alla sua domanda e con questo si voltò, fissò con sguardo curioso il vampiro e tese le orecchie per sentire la sua risposta.
     
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    Le confabulanze proseguirono ancora per diverso tempo. Tra Makon che faceva danzare i bicchieri, Roxium che intraprendeva la via del suicidio e le guardie che continuavano a defluire dalla locanda, Fehrar si stava addirittura degnando di fornire spiegazioni esaustive. Quella giornata sapeva già di memorabile.
    Il dialogo fra Fehrar e il neonominato capitano Nokam non si prolungò oltre, fu semplicemente quest'ultimo a fornire i dettagli di cui era venuto a conoscenza tramite le sue guardie. Non prima però di aver rivolto una nobile riverenza alla omnipresente favella del sommo Makon, la cui presenza allietava le orecchie di ogni astante.
    "La vostra acuzia vi porterà lontano messer Makon. Il primo cittadino, forse ultimo in onor di coraggio ma certo primo in codardia, era detestato da molti e Kairus ne ha approfittato. Per qual motivo pronunzio il verbo passato? Di certo avrà raggiunto le roboanti fondamenta dell'inferno in questa famelica battaglia che ancora purtroppo non ha raggiunto il suo culmine"
    Con l'ennesima frase permeata di altolocuzie e quasi del tutto priva di spiegazioni, il capitano si affacciò all'esterno ergendosi tra i tavoli per poi voltarsi di nuovo verso il gruppo. "Hadar, il giovane drago, ha deciso di dirigersi lui soltanto nel luogo dove riposa la sua compagna. Si diceva pronto all'evenienza della lotta, ma non ne pareva spaventato. Una voce però dilaga in queste vie..."
    "E dai" si immise Fehrar, incastrandosi a brutto muso tra le favelle del capitano ancora una volta. "Rendiamola breve, per cortesia. Ho sentito parlare di alcuni individui dotati di abilità e nomee decisamente peculiari. Se ho ben capito i demoni si sono infiltrati tra la gente comune, ma non sono riusciti a tenere a freno i loro poteri abbastanza da non essere notati"
    Il capitano, con gli occhi ridotti a due fessure, riprese come nulla fosse.
    "Come mi stavo prodigando nell'elargire, una voce che dilaga in queste vie narra di come il sindaco sapesse dei demoni e da loro avesse ricevuto protezione da coloro che volevano rivoltarsi contro la di lui indegna infamia. Allorché mi sovviene cristallino, evidente più che lapalissiano, che anche costoro ne dovessero trarre un profitto. In tal modo si saranno infiltrati con tale semplicità fra le ridenti amene vie di questa pacata cittadina"
    Vashnarak prese un piatto da un tavolo vicino, tenendolo in equilibrio su un solo dito. Sembrava il cappello di un fungo sollevato in quel modo, il suo dito era il gambo.
    "Oh ma come cazzo parli zio" fece al capitano, mentre Fehrar sospirava rincuorato dal supporto morale.
    Il capitano sembrò neanche comprendere il lontano gergo del bestione. Il gatto però quella volta aveva una mezza idea di provare, almeno provarci intendo, a non essere inutile. Si alzò con fare quasi mistico, e con un cenno invitò tutti a seguirlo. Quando avessero gustato i calienti liquidi saturi di alcol e inebrianza, ovviamente in tutta comodità.
    Pareva aver mutato aspetto, perlomeno modi di fare, da quando si era cominciato a parlare del tale Kairus.
    Uscì dalla locanda in silenzio e attese che gli altri l'avessero raggiunto. Si portò in mezzo al piccolo cortile che costeggiava il viale, raggiungendo una panchina e fermandosi a contemplare il nulla.
    "Se è di Kairus che si tratta, è giunto il momento per me di tornare allo scoperto. Questa potrebbe essere più di una guerra, potrebbe essere il conflitto ultimo. Itios non ne uscirà illesa" annunciò in tono quasi supponente. "Se non altro conosco quello che oggi dobbiamo chiamare nemico, e so fin dove può spingersi"
    Con gesti neanche troppo plateali data la situazione, protese le zampe e generò un vortice d'energia azzurra. Come un perpetuo flusso convergente da ogni direzione su un unico fulcro, raggi lucenti si convogliarono attorno alla sua figura, la quale si stava ricoprendo di un'aura quasi tangibile.
    Incredibile ma vero, Fehrar stava facendo sul serio. Dai turbini azzurri si generarono figure di fattezze inizialmente indefinite, i cui contorni man mano divennero sempre più nitidi. Numerose forme, animali e antropomorfe, si sparsero in ogni direzione andando a tappezzare le strade e i piccoli parchi circostanti. Alcuni di loro erano simili a lupi con corna e artigli di metallo, altri sembravano grossi orchi vestiti di armature di un rosso che pareva d'argilla.
    Mosse poi le zampe artigliate verso Roxium, Makon e Kestrel, e i tre vennero raggiunti da un fascio luminoso che li investì. Come emergendo dal loro stesso nucleo d'energia, vestigia di limpido potere elementale si formarono sui loro corpi: Makon venne rivestito da una pulsante e fumosa armatura di fine oscurità, che a mala pena avrebbe percepito sulla sua pelle vampirica; Roxium venne circondato da una fiamma crepitante, la cui sommità prendeva una tonalità di calore sempre più vicina al bianco; Kestrel invece sentì emergere il rosso manto di Kurama, in forma puramente spirituale.
    Fehrar poi passò lo sguardo su Vashnarak e abbassò le zampe ondeggiando la coda. Come a dire -a te non serve-.
    "Siamo pronti?" chiese infine, troppo intraprendente per sembrare davvero lui.
    L'evocatore di golem era tornato.
    Makon: il manto oscuro ti rende più resistente a colpi magici e più veloce nei movimenti;
    Roxium: la fiamma aumenta la tua potenza di fuoco e brucia chi hai vicino.

    Dai sparate anche voi boiate per la trama su che ora si sfonda Itios!
     
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    scusate il poco Makoniano, ma non ho lo sbatti in questo momento.


    Mentre aspettava la risposta al suo quesito, Makon prese di mano al cameriere la bottiglia che gli avea portato e dopo averne fatto saltare il tappo si mise a sorseggiare la nobile bevvanda contenuta al suo interno.
    Fu proprio il nobile capitano Nokam a fornirgli la deluccidazione:
    A quanto pareva il sindaco si era sdato, e si era alleato con i demoni, per paura, per cordardia, o per qual altro infame motivvo non si poteva dire.
    Il gattone dal canto suo aveva deciso che il suo momento era arrivvato, e tra una spiegazione e l'altra sembrava acquisire sempre più sicurezza in nella sua persona.
    La sua avventatezza si spinse addirittura fino ad interrompere il capitano nel mezzo di uno dei suoi discorsi, e se Makon non fosse stato inebriato dai torposi fumi e dal sapore corposo del Wiskey, gli avrebbe tramutato il terreno in sabbia sotto le zampe; ma fortunatamente per il felino il vampiro era impegnato ad assaporare con supponenza la propria bevanda, ed era talmente impegnato in questa operazione che quasi non si accorse, quando tutti uscirono dalla locanda al seguito dell'antropomorfo.
    Con un certo rimpianto, il non-morto finì d'un sorso ciò che rimanea del sublime nettare, ed ad amalincuore seguì il resto del gruppo.
    Fuori dal locale s'avvide che il gattone era già alle prese con qualcosa di strano, ed egli era assai curioso di scoprire cosa effettivamente fosse in grado di fare quell'individuo.
    "ohi bhoo bhoo!!!!" esclamò Makon quando Ferar asserì che Itios non sarebbe uscita indenne da quella situazione, "mi parrebbe assai strano il contrario, quand'è che Itios esce sana da qualche situazione?" e così dicendo si volse verso Kestrel.
    All'improvviso un fascio di luce azzurrognola scaturita dalle zampe del gatto antropomorfo lo investì in pieno, ma invece che causargli qualche danno gli parve, al vvampiro di essere più leggero come pronto a volare al minimo soffio di vento; poi guardandosi meglio s'accorse anche d'una strana foschia che gli si era adagiata sulla pelle.
    "chi sà quali strani effetti ha questa magia" si chiese tra se e se Makon.
    "dunque se ho inteso le vostre favelle nobile Nokam, debbo supporre che ameni demoniucci, infestano le vie di questta cittadina?" e così dicendo si avviò indirezione opposta al gruppo, alla ricerca di qualche avversario al quale far intendere chi fossero loro, Makon ed il suo supponente intelletto.
     
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    Ancora una volta, il capitano spiegò la situazione, ma visto che anche lui aveva la fissazione di parlare con un linguaggio raffinato, il povero elfo non riuscì a capire molto bene dove fosse sparito il sindaco e stava quasi per imprecare ad alta voce, ma di colpo Fehrar, incitò il capitano ad andare al punto della situazione e dopo un altro paio di minuti di intricate parole del capitano, Vashnarak si esibì in una dimostrazione di rude e semplice linguaggio e tutto ciò fece ridere di gusto l'elfo, che in cuor suo era contento di avere nel gruppo anche persone che non parlassero come dei signorotti altolocati.
    Successivamente vide il gattone alzarsi di colpo e incitarli nel seguirlo fuori da quella locanda e l'elfo lo seguì a ruota, dato che temeva che il capitano ricominciasse di nuovo a parlare. Una volta uscito, alzò le braccia in aria e si stiracchiò per bene e stava quasi per chiedere a Fehrar, quale fosse la prossima mossa da fare, visto che lui conosceva il nemico, quando lo vide puntargli contro le sue zampe e gettargli contro un fascio luminoso. -Ecco, adesso anche il gatto è andato fuori di testa- pensò rapidamente l'elfo, ma dovette ricredersi quando quella stessa energia si trasformò in una fantastica fiamma crepitante, la quale lo ricoprì completamente. "Ora sì che sono tutto un fuoco!!!!" esclamò tutto contento del nuovo potere e stava quasi per scambiare un cinque con lo stesso micione, ma ci rinunciò visto che avrebbe rischiato di bruciargli il pelo.
    Evitata la figuraccia, Roxium vide il vampiro dirigersi nella direzione opposta, allora con un sorriso da un orecchio all'altro, si rivolse verso Kestrel e gli disse: "Che ne dici di raggiungere Makon? Da quel che ho notato, dove va lui succedono cose interessanti".
     
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    Le vie di Itios, un tempo gremite di abitanti, ora risuonavano deserte nella follia del mondo. Ululati di morte riecheggiavano fra le amene e meno amene casupole, ove le fucine ruggivano fiamme e le fondamenta mutavano in soffitti dalla indubbia instabilità.
    Fehrar guidava la nuova generazione di eroi in faccia allo scontro, inviando golem a stanare i demoni per poi sterminarli una volta per tutte. Avrebbe probabilmente lasciato a loro quel compito, il suo era quello di individuare le fonti demoniache che sinuose si infiltravano tra le genti del volgar popolo.
    "Posso percepire attraverso le mie creature se il nostro avversario ha intenzioni ostili, ma non posso sapere se veramente si tratti di mostruosità camuffate o malintenzionati qualunque" spiegò Fehrar a Makon. Anche se il gatto non lo capiva quando parlava, era sicuro che sarebbe stato compreso dal superiore intelletto del di lui interlocutore. "Quindi potrebbe andarci di mezzo qualche bersaglio di troppo"
    Fehrar lanciò dunque un D6, ottenendo un risultato pari a 2. Quello gli costò la perdita di almeno cinque dei suoi golem, su cui perdette il controllo mandandoli a schiantare contro una forgia. Da quella stessa forgia, come un ragno da sotto il cappello di un fungo, sbucò un nanetto più indemoniato dei demoni stessi. Egli cominciò a scagliare da una parte e dall'altra dischi ameni rotanti come ne andasse della sua vita, e probabilmente era proprio ciò a cui doveva star pensando a giudicare dalle sue grida.
    "La guerra! C'è la guerraa!"
    Lax era risorto, non si sa perché se n'era andato solo per ricomparire ma è questo a cui servono i nani no? Piccini piccini infilano qui e là senza timore alcuno, per poi manifestarsi in tutta la loro magnificenza. Forse Kairus non si aspettava che qualcuno come Fehrar si sarebbe di nuovo messo sul suo cammino ad intralciargli la camminanza, perché creature decisamente non evocate dal gatto stavano cominciando ad uscire in fuga dalle case.
    La situazione sarebbe stata surreale anche in un mondo di gironi infernali, a Itios pareva tutto ancor più soffittoso.
    Non erano i demoni che portavano scompiglio, erano le evocazioni di Fehrar a individuare i demoni, che erano costretti ad uscire allo scoperto per combattere. Il caos si stava per impossessare della ridente cittadina, ma un Vashnarak come tanti altri era ora pronto alla battaglia.
    Fherar si rivolse un'ultima volta a Makon, prima di dileguarsi in un balzo.
    "Non posso combattere mentre muovo centinaia di golem, quindi vedete di impegnarvi. Io li farò uscire allo scoperto"
    Vashnarak nel frattempo stava per scaccolarsi, ma nel farlo per sbaglio afferrò Roxium con la mano destra che gli finì vicino al naso. Si accorse dell'errore e lo lanciò via, decollandolo in mezzo alla guerriglia in corso.
    Di monacoccodrilli non ve n'erano questa volta, ma guarda caso un bestio alato simile ad un tasso con membra che non avrebbe dovuto avere si lanciò proprio su Roxium di prepotenza. Sguainò gli artigli e si gettò in picchiata su di lui per aggredirlo dall'alto, nel mentre che due creature di Fehrar armate come fosse la quinta guerra punica si accostavano a Makon per fronteggiare un'orda di demonietti all'apparenza fragili ed innocenti.
    Erano come facelle (non favelle) azzurre, fuochi fatui con piccole ali luminose che guizzavano di qua e di là con una rapidità sorprendente. Non stavano attaccando, ma stavano diventando abbastanza numerosi da circondare l'Oibohboh e i due golem. Stridevano con una vocina così fastidiosamente cantilenante che sarebbe stato bello ficcargli le dita in gola; peccato che non avevano gole, quindi un paio di bramastra potevano bastare.

    Non distante, un'occhio rapace scrutava lo svolgersi della battaglia. Fruscii di vento facevano ondeggiare le sue piume in una vibrante sinfonia di morte.
    "Avevate ragione, non avrei dovuto saperlo"
    Il Monacoccodrillo e il Dottore erano caduti. Non restavano che il cecchino, il cartomante e il folle.
    Loro non avrebbero fallito.
    C'era un fattore però che non aveva considerato; nel lanciare via Roxium, Vashnarak aveva imprecato.
     
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    "ovviamente mio caro richiamante di creature da un'altro piano d'esistenza, mi occuperò con piacere di si fatta facezia" rispose il vampiro all'esortazione di Ferar, e così dicendo pose le estremità dei propri arti inferiori uno d'innanzi allaltro.
    mentre Makon svvoltava per le vie di Itios senza preoccuparsi di avere una meta ben definita, (girava a cazzo per roxium), due golem lo affiancarono.
    Si trovvavano in un viottolo molto empio e nel quale sicuramente la siderale danza delle stelle non aveva mai osato posare la sua divina luce, quando vennero assediati da un'orda di quelli che sembravano lumicini con ali.
    All'apparenza non parevano ne ostili ne tanto meno agressivi, però quando una delle evocazioni di Ferar provò ad avanzare, iniziarono a sibilare e a strillare piu che mai inferociti.
    "ohi bohbohboh!!" esclamò uno dei golem e Makon ad udire un dir si deciso non potè far altro che chinare il capo d'innanzi a somma sapienza.
    "proprio così", rispose il vampiro, "ohi bohbohboh!!!!, non posso essere più d'accordo con voi di si fatta favella"
    Poi affiancato da ogni lato da uno dei golem, si diresse a passo deciso verso le creature urlanti, e lasciando che il proprio istinto venisse in suo aiuto, si scagliò nel mezzo dell'orda;
    facendo estremo ricorso al suo talento più inauge, la destrezza, iniziò ad evitare colpi a destra e a manca, che l'ultra istinto può accompagnare solo, e così facendo alcuni colpi diretti alla sua supponente persona, finirono per colpire gli avversari.
    E in poco tempo l'orda di nemici si dimezzò senza che egli avesse dovuto far ricorso a qualche potere superiore, che preferiva tenersi per qualche nemico degno di tal nomea.
    Proseguirono lungo le strade della cittadella per qualche tempo, finchè non sbucarono in una piazza circondata da palazzi sontuosi e riccamente abbelliti da statue e affreschi sulle facciate esterne.
    Mentre volgeva lo sguardo attorno a sè, Makon s'avvide di una statua al quanto brutta e fuori posto sul tetto di uno degli edifici; stava per comentare quanto fosse abberrante e al quanto fuori luogo una sifatta bruttezza, quando codesta bruttezza spiegò un paio d'ali e berciò in direzione del vampiro:
    ora non stò qui a riportare quali oscenità uscirono da quella gola, ma vi basti sapere che furono sufficenti per far imbestialire il gentil-non-morto, il quale come ben sappiamo non tollerava tal mancanza di linguaggio nemmeno da parte di amenucoli demoniucci qualunque.
    Così dopo aver tirato un D10, il quale gli diede come risultato un 10, saltò in aria e cominciò a sganassarsi col demone.
    Ma questa è un'altra storia, e....
    To be continued!
     
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    Come al solito, le parole dell'elfo non vennero ascoltate né da Kestrel, né dal vampiro, il quale se ne andò per le strade della cittadina. "Oh, al diavolo!" pensò l'elfo un po' rammaricato, ma dato che si trovava a Itios, non dovette aspettare nemmeno cinque secondi per assistere a un'altra scena totalmente delirante: vide alcuni golem del micione schiantarsi contro una forgia e, da essa, ne sbucò fuori un nanetto indemoniato che urlava a destra e a manca del ritorno della guerra... incredibilmente Lax era tornato in tutta la sua ignoranza da nano e Roxium ne fu felice, poiché una mano in più fa sempre comodo, soprattutto se è quella di un potente alleato.
    A quel punto l'elfo si scricchiolò le nocche e iniziò a pensare a una plausibile mossa per far finire tutto quel delirio il più velocemente possibile , ma non sapendo se per sua fortuna o sfortuna, venne afferrato da un'enorme mano e si sbalordì parecchio poiché capì che quella era la mano di Vashnarak, il quale lo stava portando verso il suo naso, ma una volta capito che lo aveva afferrato per sbaglio, con nonchalance, lo lanciò nel mezzo della mischia.
    Partì come un missile e onestamente non si aspettava tutta quella forza, nonostante glie ne aveva data una piccola dimostrazione quando nello stringergli la mano nella taverna lo aveva sollevato di peso, ma dovette rapidamente tornare alla realtà , poiché nonostante l'incredibile lancio, la forza di gravità stava facendo il suo sporco lavoro e quindi iniziò a scendere di quota e se non avesse trovato un modo per atterrare in maniera decente, si sarebbe sfracellato al suolo come un meteorite, ma data la sua immensa sfortuna, a peggiorare la situazione ci si mise anche un enorme bestione alato simile a un tasso che sguainò gli artigli e si gettò in picchiata per fargli letteralmente il culo.
    Di colpo gli venne il lampo di genio, l'elfo sguainò rapidamente la spada, la circondò con le proprie fiamme e la tenne pronta... la creatura si avvicinò sempre di più e quando fu a tiro, Roxium impugnò l'arma infuocata con entrambe le mani e con un colpo poderoso, trafisse l'orrida creatura al ventre, e, con uno sforzo ulteriore, puntò la spada verso il basso, e quando alla fine la gravità ebbe la meglio, l'elfo ebbe un comodo cuscino su cui atterrare... la bestia stessa! Sbalordito esso stesso del suo ingegno, l'elfo si rialzò dalla creatura e, per essere sicuro di non ricevere sgraditi scherzi, lo decapitò e fatto ciò, iniziò la risalita verso la città , dato che la sua caduta aveva generato un cratere profondo qualche metro, ma non così profondo da impedirgli il ritorno in battaglia.
     
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    C'era un solo, singolo fattore che la sua fervida mente ultraterrena non aveva considerato, soltanto uno: Vashnarak aveva imprecato.
    "Per quel budello arrosolato sbeffeggiatore dinoccolato irriverente di un...!!!!!!!!!!!!!!!!"
    Fu Thor quella volta a discendere, accompagnato da Poseidone in persona. Intanto Roxium era sopravvissuto al lancio del martello di cui era stato vittima, Makon aveva schivato l'essenza stessa del mondo e aveva ingaggiato una sorta di battaglia aerea con una statua ben poco amena, mentre Lax, incurante di quanto stesse accadendo, aveva cominciato a falciare nemici e alleati indiscriminatamente con utensili dalla dubbia fattura.
    Un disco rotante di Xeena roteò a mezz'aria per alcuni secondi e falciò un arto della statua affrontata dall'Oibohboh, dirigendosi poi contro lo stesso vampiro. Ancora in volo, senza un appoggio su cui destreggiare la sua destrezza, anche Makon avrebbe potuto avere qualche problema a evitare una lama circolare rotante dai movimenti imprevedibili.
    Successero varie cose nel frattanto che non vi starò qui a narrare. Ciò che però avvenne di decisamente più memorabile, evento di portata biblica, verità dal significato epocale, fu che l'elfo piromane in qualche modo era riuscito a utilizzare assoni e dendriti neuronali con tale intensità da trovare una soluzione pressoché intelligente; con la sua spada fiammeggiante aveva utilizzato il demone tasso per atterrare, e anche se le sue rozze movenze sarebbero potute risultare un insulto alla persona di Makon, bisognò ammettere che quel dì anche Roxium si fu impegnato.
    Un'onda assai prepotente, accompagnata da un violento fulmine a ciel sereno, travolse il campo di battaglia in un tripudio di flutti sfrigolanti. Poseidone e Thor avevano abbattuto tutta la loro potenza su alcuni demoni minori, facendoli letteralmente scomparire dal campo di battaglia. Se ne andarono poi com'erano venuti, salutando Vashnarak che rispose con un cenno della mano.
    Nel farlo urtò un palazzo e lo inclinò di 6 gradi ad ovest. Aveva intenzione di afferrare l'abitazione ed usarla come arma, il problema era che era troppo impegnato con l'altra mano a sorreggere il pianeta affinché non proseguisse sulla traiettoria imboccata il giorno prima, in rotta di collisione con un bramastra scagliato mesi addietro da Makon del passato.
    Si diresse quindi verso le orde avversarie, alle prese con i golem di Fehrar che stavano mettendo in difficoltà solo i demoni meno antipatici, e cominciò a sferrare pugni dove gli capitava di notar movimento. Le creature di Kairus non erano tutte uscite allo scoperto; alcune seguitavano nel celarsi fra cespugli e frattaglie, nascondendo la loro energia ai golem che non riuscivano a rintracciarli.
    Aggredivano di sorpresa. Solo sibilanti fruscii preannunciavano il loro attacco. Non erano pochi tuttavia quelli che venivano sminuzzati dai dischi rotanti di Lax prima di poter diventare una minaccia, scagliati a random con la cattiveria di un nanetto da battaglia.
    Roxium era ormai tornato fuori dal cratere, più fiero che mai e pronto alla battaglia. Qualcosa però gli venne scagliato contro da un punto non ben definito a velocità inaudita.
    Era un bicchiere, e non uno come altri. Aveva tutta l'aria di essere un bicchierastra. La sua superficie cristallina rifletté il bagliore degli sguardi demoniaci, preannunciando la venuta di un nuovo nemico. In quello stesso momento, verso Makon si diressero altre due lame rotanti. Non era Lax però quella volta il fautore di tale insolenza; quelle erano due carte. E dato che Hisoka era troppo impegnato in un briscolino con Shikamaru, di certo quello non era un buon segno.
    In qualche modo, Lax era stato ferito alla guancia sinistra dall'artiglio di un demone dalla pelle grigiastra. La sua espressione mutò, improvvisamente sembrò non esser più molto pelato, tanto il suo viso si adombrò. Un silenzio tombale calò attorno alla sua piccola figura. Dalla tasca tirò fuori un acciarino e lo gettò a terra. Rimbalzando sul selciato l'oggetto produsse un tintinnio sordo, per poi scomporsi in tanti frammenti che a loro volta crepitarono in un insieme di ingranaggi e meccanismi.
    In meno di una decina di secondi, di fronte a Lax si era formato quello che oggi verrebbe chiamato Carro armato.
    Per il demone grigio fu la fine.
     
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    I due avversari erano talmente decisi a mettersi fuori combattimento che lo scontro iniziò subito ferocemente;
    il demone portò un affondo con l'arto destro terminante con artigli puntuti, che se avessero colto nel bersaglio avrebbero potuto recare danni alle vesti del vampiro.
    Fortunatamente per la statua alata, questo non avvenne dato che Makon afferrato suddetto arto mentre lo stava per cogliere all'altezza del petto, ne sfruttò l'energia per compiere una capovolta all'indietro che lo portò ad un paio di metri di distanza:
    "orsù servo inutile di una ben più alta entità, codesta pugna mi sta arrecando la discesa di un liquido contenente del calcio fino all'articolazione che unisce la parte alta del mio arto inferiore, alla sua estremità bassa."
    "non ho capito..." rispose l'aversario dimostrando quale proprietà di idioma possedesse;
    "la qual cosa non reca alcuna espressione di sopracciglia alzate e sguardo interrogativo sul mio volto" rispose Makon da parte sua;
    "è giunto il momento di giungere alla fine della tenzone" mormorò tra sè e sè il vampiro.
    stava per portare uno dei suoi attacchi preferiti, e già la sfera oscura vorticava sulla palma della mano pronta a squassare ogni hosa, quando un lampo metallico entrò nel suo campo visivo:
    una lama rotante andò ad impattare con il braccio della statua staccandolo di netto.
    Questa cosa avrebbe fatto piacere al nostro Makon se il disco una volta compiuto il suo dovere non si fosse diretto allegramente verso la sua persona.
    "ohi bohboh!" esclamò, "codesto risv... capovolgimento non me lo attendevo."
    Mentre la forza di gravità finalmente entrava in funzione, ed egli era ormai a pochi passi dal suolo, ed il moto del disco rotante lo avea portato a pochi palmi dal petto del non-morto, questi estrasse la spada che portava al fianco, e con mossa rapida colpì col piatto dell'arma;
    Colpito da si fatta possanza e maestria il cerchio prese a circolare tornando dalla traiettoria dalla quale era venuto, e incontrò sulla sua strada il collo della statua, che così andò ad aggiungersi al numero ormai straripante delle statue senza testa che popolavano Itios.
    Pensando che il pericolo fosse passato Makon si volse verso un viottolo che usciva dalla piazza;
    ma non aveva fatto i conti con i loro avversari.
    Altri due oggetti taglienti e volanti gli si fecero incontro con evidenti velleità belliche nei confronti della sua persona:
    il vampiro agì velocemente:
    dato che le ombre delle carte, poichè di questo si trattava, erano praticamente sovrapposte, il signore dell'oscurità le bloccò a pochi pollici da sè, e facendo un piccolo balzo pose ognuno dei suoi piedi sopra ciascuna carta,e lasciandone andare l'ombra le usò per sfrecciare per i vicoli della cittadina.
    stava compiendo uno slalom tra i gargoille posti su un tetto di un palazzo, quando lorbe gli cadde su una scena...
    Roxium facendo sfoggio di una parvenza di intelletto aveva sfruttato il suo avversario a guisa di comodo atterraggio, e tale era lo stupore che il vampiro provò che non si accorse che la facciata di un palazzo gli si era maleducatamente posta d'innanzi.
    A nulla valsero tutti i suoi bonus accomulati in destrezza, ed infatti prese una labbrata clamorosa contro una finestra, la quale frantumandosi all'impatto accolse il corpo inerte del non-morto al suo interno.
    Libere ormai dal giogo di Makon le carte furono libere di scorazzare aggiro per Itios.
     
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    dopo il suo colpo di genio, il quale gli aveva permesso di aver salva la pellaccia, rinfoderò la spada per aver libere entrambe le mani, poiché gli servivano per uscire da quel cratere che lui stesso aveva creato.
    Una volta tornato in superficie, ciò che vide lo lasciò molto perplesso: cioè, si aspettava di trovare delirio e distruzione visto che si trovava nel bel mezzo di una battaglia, ma dato che si trovava ad Itios, il livello di distruzione era molto più alto del solito, come se divinità o demoni superiori si fossero divertiti a sua insaputa. Mentre rifletteva sul da farsi, il povero elfo non riuscì a schivare un oggetto misterioso, il quale lo colpì con decisione sul petto e lo fece cadere a terra.
    Fortunatamente non era stato colpito in testa, sennò avrebbe rischiato di svenire nel bel mezzo del combattimento e mentre pensava ciò, riuscì a capire finalmente cosa lo aveva colpito: uno strano bicchiere, il quale, non si sa come, non si era minimamente scheggiato e, dopo una più attenta occhiata, vide che c'era del liquido verde al suo interno che emanava uno strano bagliore, nonostante fosse pieno giorno.
    Stava quasi per alzarsi e riorganizzarsi per continuare a combattere, ma non sapendo nemmeno lui il perché, prese il bicchiere e, portandoselo alle labbra, lo svuotò in un sol sorso.
     
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