E mo soccazzi!

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    Uovo

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    Dalla stessa sostanza dei sogni

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    Un fruscio. Poi qualcosa afferrò la mia spalla destra, costringendomi a fermarmi. Per un attimo il cuore fece un sobbalzo, per poi ritornare a battere regolare. Non era il caso di agitarsi. << Fantastico, non si vedono tutti i giorni certe cose qui. Quelli che ci provano sono incapaci, i meno incapaci non ci provano. >> Disse una bassa voce sottile. La presa si allentò e in quel momento mi voltai. Dove prima vi era solo il via vai del mercato, prese forma un coboldo armato di balestra. Tra gli artigli teneva un mantello. Che fosse opera del medesimo la sua capacità di rendersi invisibile? Dovevo ammetterlo, questa Città si faceva sempre più interessante. Riportai la mia attenzione sul coboldo. Aveva un che di diverso rispetto agli altri della sua specie. Ignorai la vocina dentro la mia testa che mi correggeva dicendomi che in parte ero anche io come loro.
    Occhi rosati spiccavano sul suo viso squamoso e nero antracite e mi osservavano divertiti. Nonostante la bassa statura, notai che riusciva a superarmi di un paio di centimetri. << Ero anch'io un ladro prima di unirmi alla guardia - spiegò, senza che io gli avessi chiesto nulla - << Anche se... sì, diciamo che lo sono ancora >>. Concluse in un bisbiglio e ammiccando divertito. Ero a disagio. Per quanto non apparentemente minaccioso, stavo iniziando a chiedermi cosa volesse da me. Se mi aveva visto, cosa aspettava a sbattermi in una delle prigioni? Non avevo una buona reputazione tra i coboldi, specie se soldati. << Non sono abile come te però. Stai attenta qui attorno, se non si è del luogo e non si è abituati alle guardie invisibili si rischia di rimanere fregati. Nel raggio di mezzo chilometro non dovresti trovarne altre, ma non tutti lasciano passare. Ti consiglio di sfruttare le ombre delle abitazioni. Di solito è così che ci ingannano i bricconcelli! >> Feci un cenno di assenso per dimostrargli che avevo capito. Infine, si rimise il mantello scomparendo di nuovo alla mia vista, lasciandosi dietro una risata divertita e il suono dei suoi passi che venivano inghiottiti dal vociare dei passanti. Rimasi ferma per un po’, indecisa sul da farsi. Cercavo di capire cosa fosse appena successo. Un coboldo…appartenente alle guardie…mi aveva colto in flagrante…e si era semplicemente messo a fare confidenze? La cosa puzzava…come tutto in quel posto…iniziavo a rimpiangere la palude. Aspettai qualche secondo in più per essere certa di non avvertire più sorvegliata, prima di riprendere il mio vagare.
    Se un attimo fa ero pronta a tornare dagli altri, ora lo ero un po’ meno. Insomma Aes non passava inosservato e mi aveva già causato più guai che altro. Egenna non avevo idea di chi fosse ma se era amica del drago poteva voler dire solo una cosa: i guai raddoppiavano. Per quanto riguardava Zakrina…non credevo fosse malintenzionata…ma, da ciò che avevo visto, temevo che fosse troppo invischiata tra coloro che potevano avere ruolo di potere all’interno della Città dei Corvi. Questo poteva voler dire solo una cosa: attenzioni indesiderate. Inoltre tutti e tre sembravano più preoccupati dalle loro ridicole faccende personali, meglio lasciarseli alle spalle. Decisi allora di cercare la Forgia da sola. Iniziai a camminare nella direzione opposta a dove si trovava Aesingr. Tirai fuori la lettera e la rilessi. Diceva di trovarsi a Ovest...mmm… Mi guardai attorno. A destra. Niente. Sinistra? Nulla nemmeno di qua. Nessun punto di riferimento con cui orientarmi. Sospirai. Non restava che seguire, a malincuore, il suggerimento del mittente. Chiedere in giro. Rimisi apposto la lettera, all’interno della giacca. Mi inoltrai in un vicolo. Era giunto il momento di usare Belladonna. Qualche goccia sui polsi e sul collo, subito dietro le orecchie. Presi un bel respiro e abbassai leggermente il cappuccio. Non amavo fare uso del profumo dato che mi costringeva a scoprirmi, a mostrare il mio volto anche se agli occhi degli altri sarebbe apparso distorto. Niente di troppo diverso dalla realtà…suggerì di nuovo quella voce subdola nella mia testa. Non ora. Era arrivato il momento di concentrarsi. Di essere non Engifer, ma nessuno, colei che è disposta a qualsiasi cosa dietro un giusto compenso. Strinsi i pugni e chiusi gli occhi. Feci un bel respiro e mi mescolai nuovamente tra la folla. Questa volta mi fermavo a chiedere ai venditori di armi e armature, ottenendo le informazioni che cercavo. Erano stati piuttosto esaustivi nelle loro indicazioni. Come anticipato nella lettera, chiunque sapeva. Tuttavia, man mano che procedevo, la strada si faceva sempre più spoglia di bancarelle, poi di gente e infine di edifici. Mi fermai. Possibile che mi fossi persa? Scrutai i dintorni, cercando di prestare attenzione al minimo movimento. Al minimo suono…clack-clack! Eccolo! Seguii il rumore metallico e per poco non mi scontrai con un nano, girando l’angolo. Il nano mi guardò col suo grosso naso e volto barbuto. Portava sulla spalla un sacco pieno di asce. << Ehi! Statte attenta a dove va’! >>, disse col suo rauco vocione gorgogliante. << Mi scusi >>, risposi e già mi stava superando quando aggiunsi << Sto cercando la forgia di Algor. Temo di essermi persa >> << Non puoi esserti persa se ci sei arrivata. Stupida inetta gioventù! >>, borbottò proseguendo per la sua strada, senza degnarmi di uno sguardo. Placai la mia irritazione. Per quanto soddisfacente, la sua morte era inutile e comunque a suo modo mi aveva risposto. Continuai per il viottolo, superando un arco di pietra. Mi ritrovai così in uno spiazzo presso le mura e poco più in là, quasi addossata ad esse e nascosta dagli alberi, ecco la forgia! Non mostrava niente di diverso da una comune bottega di un comune fabbro, con il fumo nero che si alzava in pigre volute verso il cielo. Iniziai ad avvicinarmi. C’erano delle statue raffiguranti dei corvi che conducevano verso l’ingresso, quasi a formare un sentiero. I gusti artistici della città stanno iniziando ad annoiarmi, pensai guardando più da vicino una delle sculture. In quel momento uno stormo di corvi si levò da uno degli alberi con un forte gracchiare e frullare di ali. Feci un piccolo salto per lo spavento. I corvi quasi mi investirono per poi dirigersi alcuni verso la cima delle mura, altri verso gli alberi, altri ancora si appollaiarono sul tetto dell’edificio. Gustosamente inquietante (tremendamente Hitchcock). Quando tutto si fu placato, notai il silenzio pesante che pesava sul luogo. Oltre al ritmico martellare sul metallo; infatti non vi erano altri suoni. Le mie squame pizzicavano. Fortuna che avevo ancora gli effetti della Belladonna.
    Lentamente ripresi ad avvicinarmi, questa volta, diretta verso la fucina.
     
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    < Violino? Oh no, no. Conosco le basi, ma gli archetti tendono a rompersi con un po' troppa frequenza intorno a me. - indicò la custodia rigida gettata a tracolla sulle spalle - Il liuto è il mio cavallo di battaglia. >
    Non appena si ricongiunsero con Aes, Genna si staccò da Zakrina e accennò ad avvicinarsi al drago, per poi fermarsi. Non era ancora del tutto certa di cosa pensare riguardo ciò che le aveva detto la ragazza. Il breve periodo che aveva passato a Kengard l'aveva portata a ricredere molte delle sue personali convinzioni (cose del tipo: i draghi sono tutti feroci e cattivi, gli automi non sono in grado di pensare da sé, non è possibile finire in guai peggiori di quelli in cui lei stessa si ficca...), ma come poteva anche solo considerare verosimile che quel drago fosse già morto una volta? Come faceva Aes ad essere lì tra loro in quel momento se era già stato ucciso?
    Non stava dubitando delle parole dell'altra umana, anzi, era evidente che lei credesse di aver visto davvero il drago morire davanti a suoi occhi. Ma allora cosa era successo veramente? Perché Aes era ancora vivo e solo la sua memoria sembrava intaccata da quell'incidente?
    Genna lanciò al drago una lunga occhiata di sbieco, prima di affiancarglisi. Purtroppo, nonostante le nuove info di cui era a conoscenza, guardarlo di traverso si rivelò tanto infruttuoso quanto le altre volte in cui lo aveva fatto in passato.
    A meno che... Aes fosse un drago zombie? Avvicinò il naso alle sue squame e lo annusò per capire se fosse davvero morto e puzzasse di schifezze putrefatte. Inspirò e si rizzò su di colpo. Nop. Niente morte, solo pesce. Probabilmente si era appena bruciata i recettori olfattivi per il resto della sua vita, ma il rischio ne era valso la pena. Si grattò il naso come a cercare di scacciare l'odore. Aveva davvero bisogno di quel nuovo naso, adesso.
    < Zakrina, te per caso conosci la Canzone? > chiese quasi sovrappensiero, come se volesse distrarsi dal pizzicore al naso piuttosto che per reale curiosità.
    Quando si rese conto cosa avesse appena chiesto, cambiò subito idea. Prima o poi avrebbe dovuto smetterla di parlare della Canzone alle prime persone che incontrava che le dicevano di saper suonare uno strumento musicale. Quelle volte in cui questa domanda non la metteva nei guai, la risposta finiva sempre per deluderla a morte.
    < Sai cosa, lasciamo perdere. La tua amica non si vede da nessuna parte... aveva davvero così fretta di raggiungere quella Algor-cosa? - chiese con un sopracciglio alzato, guardandosi attorno - Io non ho bisogno di andare da nessuna parte oggi, posso accompagnarvi laggiù per fare qualche domanda al nostro amico squamato? E' da un po' che non ci vediamo e mi piacerebbe capire il perché. >
    Aveva imparato a conoscere Aes abbastanza da capire che non era a lui a cui doveva chiedere il permesso e non si sentì per nulla in imbarazzo a parlare come se non fosse presente. A lui, invece, destinò un sorrisetto malvagio. Non spiegò ad alta voce il perché, tanto anche il drago sapeva benissimo cosa lo stesse aspettando ora: era arrivato finalmente il momento di una sfilza di domande fatidiche.
    < Allora, drago, spiegami una cosa... > cominciò a dire, mentre passava un braccio intorno al suo garrese e lo indirizzava per una strada totalmente a caso, nella speranza che Zakrina la correggesse verso la giusta direzione.
    Grnna sfruttò tutto il percorso per bombardare Aes di domande. Come aveva fatto a scappare dal castello da solo? Come aveva passato gli ultimi tempi senza il suo costante assillo? Quanti altri pazzi aveva incontrato mentre girovagava da solo sull'isola? Aveva mangiato abbastanza? E la maglia della salute, dov'era? Gli lasciava giusto il tempo necessario per mugugnare qualche parola in croce, poi il fiume di domande ricominciava. Ogni tanto lanciava delle rapide occhiate a Zakrina, per capire quali fossero le questioni che più le interessavano, ma la ragazza si era barricata di nuovo dietro la stessa facciata di studiata inespressività che aveva usato anche per spiegarle la loro situazione.
    < E poi, si può sapere perché diamine sei tornato indietro? Veramente, intendo: quando ti ho visto nella locanda sembravi guardare qualsiasi cosa tranne gli umani che c'erano dentro... >
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    La silente cacciatrice era arrivata. Ad attenderla vi era solo il gracchiare dei corvi, il grigiore della città e un caldo fumo che impregnava l'aria in maniera un po' meno accogliente di un tiepido camino. Sembrava non ci fosse nessuno nei dintorni.
    "Non è stato semplice trovarti"
    In effetti, pareva proprio non si trovasse nessun altro lì accanto. La voce era provenuta dal sottosuolo. Dal punto in cui la forgia sprigionava ceneri e lapilli un secco suono metallico, come di una serratura che si apriva, preannunciò l'arrivo di un volto, di un busto e infine di una coda serpentina. Effettivamente ad una prima occhiata non pareva troppo diverso da un giovane ragazzo qualunque, non fino alla vita almeno; la parte inferiore del corpo non era però al suo posto.
    Se i centauri fossero nati da iguane anziché da cavalli, probabilmente quello sarebbe stato il risultato. Le sue zampe posteriori erano quelle di un rettile bipede e la sua coda non era molto diversa, se non per la lunghezza, a quella di un drago. I suoi occhi riflettevano un'insolita limpidezza, azzurri e schiariti da una lucentezza che pareva la superficie di uno specchio. I suoi capelli castani, raccolti in una coda, presentavano leggere sfumature che forse si erano accumulate per l'esposizione prolungata al fumo della forgia. Aggraziato e a suo modo affascinante, non aveva un aspetto minaccioso.
    "Non mi aspettavo sareste venuta sola"
    La sua voce era decisamente più pacata di quanto qualunque altra voce umana potesse apparire. Scandiva perfettamente ogni sillaba, facendo di tanto in tanto sibilare la lingua fra i denti. Fece cenno a Engifer di seguirlo, in una piccola botola situata esattamente sotto la forgia.
    Al buio sotterraneo tutto sarebbe potuto apparire più lugubre, ma in qualche modo l'interno riusciva ad essere molto più luminoso del cielo diurno di Andorix. Tra torce, lampade e candele, l'illuminazione non mancava. Sembrava una casa come altre, un po' troppo spaziosa forse, dalle cui pareti si dipartivano alcuni corridoi che si immergevano in un'oscurità più fitta.
    Invitò Engifer a sedersi su una comoda poltrona in stoffa bianca, abbastanza ampia da poter essere per lei un divano. Estrasse anche da un contenitore di legno a forma di piramide una bottiglia con un liquido tanto giallo da sembrare quasi incandescente.
    "Posso offrirvi un bicchiere di idromele?" chiese, versandone il contenuto in un piccolo calice e porgendoglielo. "Se quel che so sul vostro conto è vero non avreste problemi a constatare se è avvelenato. Non voglio ingannarvi, non ne gioverei"
    Era piuttosto diretto e coinciso con le parole, ma risuonava abbastanza convincente. "Oppure volete esordire con una vostra domanda? Prima però ne avrei una io. Siete sicura di non esser stata seguita?"

    Aesingr doveva aspettarsi quel che accadde. La tempesta Egenna-questions arrivò implacabile, come un uragano in delirio, come il Ragnarok a cui neanche il destino può opporsi.
    Mentre camminava faceva ondeggiare la coda da una parte all'altra, ascoltando tutto quello che la sua compagna di scleri aveva da riversagli addosso.
    Questa volta però Aes l'avrebbe stupita. Tirò un lungo sospiro, inalando aria e trasformandola in aria che sapeva di pesce, anche se a forza di star lontano dal mare avrebbe perso tutti i suoi meravigliosi aromi salmastri.
    "Si. Mi avevano rinchiuso nell'arena, e mi sono dovuto battere con un altro drago. Lui sembrava voler fuggire come me, quindi dopo averlo capito ho cercato di farlo allontanare. Ci sono riuscito, e quando pensavo di essere nei guai sono stato aiutato e sono riuscito per un soffio ad andarmene via anch'io. Volevo tornare indietro, ma come sai non so volare molto bene. ho volato quanto possibile poi ho proseguito sulle zampe, e stavo pensando a come tornare indietro senza rischiare di finire di nuovo rinchiuso. Nel frattempo ho raggiunto un torrente e ho incontrato alcune creature, una era piuttosto cattiva e voleva far marcire tutti gli alberi. Sembrava Zell, ma arrabbiato. Poi ho deciso che volevo ritrovarti e sono tornato indietro, ma ho trovato Engifer e sono successe diverse cose. Ci hanno attaccati, ci siamo nascosti, io mi sono... si, cioè, mi sono fatto piuttosto male nel cercare di respingerli. In realtà è successo qualcosa di strano, ho iniziato a emettere ghiaccio dalle fauci, alla fine siamo riusciti a respingere l'individuo che stava dando la caccia a Engifer. Quando è arrivata lei" e indicò Zakrina, "è diventato tutto più semplice perché lo ha preso a bastonate. Ne ha data una anche a me, mi fa ancora male!"
    Concluse con l'espressione più pucciosa del mondo, poi esibì uno dei suoi sorrisetti pesciosi.
    Sembrava esser stato capace di riassumere più o meno tutto, e in una manciata di frasi. Aesingr si era davvero evoluto, non solo in termini elementali.
    Zakrina invece, fino a quel momento rimasta impassibile, si voltò e tirò un pugnetto al drago sotto al mento.
    "Dannazione! Allora sei tu!"
    E così dicendo, come nulla fosse, avvolse il busto di Genna con un braccio e con una breve rincorsa balzò su Aesingr. Fu abbastanza complicato coordinarsi fino a far sedere Genna sul dorso del drago di fronte a lei, accomodarsi a sua volta e non rischiare di rompersi la schiena, ma era abbastanza forte da potersi permettere quelle sciocchezze.
    "Quante altre cose mi sono persa in questi giorni? Vai drago, verso dov'è andata Engifer"
    Aes ovviamente non si scompose. Voltò il muso di lato e le fissò con un occhio solo.
    "Ehm... non so dove sia andata"
    "Pazienza. Andiamo a cercarla no?"
    Senza dubbio quella era anche la filosofia di Aes, ma in maniera leggermente distorta e inquietante.
    "Di canzoni ne conosco molte" disse poi per riprendere il discorso di Genna, "ti riferisci ad una in particolare con questo nome?"
     
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    Un suono si distinse dal crepitare della forgia. Uno schiocco metallico tipico delle vecchie serrature, che richiedevano pochi tentativi per essere forzate grazie alla ruggine che le ricopriva. Seguì una voce chiara e pacata, solo a tratti sibilante.
    << Non è stato semplice trovarvi. Non mi aspettavo sareste venuta sola >>.
    Socchiusi gli occhi, nel tentativo di intravedere attraverso il sottile strato di calore e fumo provocato dal fuoco. All’inizio mi sembrò un ragazzo. Portava i capelli legati in una coda un po’ disfatta, nata sicuramente dall’esigenza di sfuggire al caldo dell’ambiente. Erano castani, ricoperti da uno strato di fuliggine tale da renderli quasi grigi. Gli occhi azzurri, limpidi come lo specchio d’acqua di un lago…tanto belli quanto possibilmente insidiosi.
    Tuttavia, ciò che mi stupì fu scorgere il resto del corpo. Era un rettile per l’altra metà, con tanto di coda squamosa annessa! Sentii una spinta verso di lui…come se…mi riscossi per concentrarmi su ciò che aveva detto.
    << Se fossi facile da trovare non farei bene il mio lavoro>>, dissi e poco dopo aggiunsi << E lavoro da sola, sia chiaro>>.
    Sembrò soppesare le mie parole e, se non fosse stato per la rifrazione prodotta dall’aria calda che distorceva un po’ la sua figura, avrei giurato di vedergli comparire un mezzo sorriso su quel volto innocente. Non commentò. Si limito semplicemente a farmi un cenno, verso una botola che si trovava sotto la forgia. La tenne aperta per farmi passare. Poi, la richiuse dietro si sé e iniziò a fare strada. Il posto era insolitamente luminoso, a tal punto che mi ci volle un po’ per adattarmi. Torce, lampade e candele erano disseminate nel breve corridoio che ci condusse a quella che sembrava una casa come le altre, dove l’arredatore aveva cercato di trovare un equilibrio tra lo spartano e il lusso ricercato. Una casa come le altre, se non fosse stata sottoterra e piena di corridoi, dando l’idea di essere l’inizio di un labirinto. Non potevo fare a meno di essere guardinga. La luce si fermava esattamente nel salotto dove ci trovavamo e nel corridoio che avevamo appena percorso. Il resto era avvolto nella più completa oscurità, accentuata dalla forte illuminazione presente nella stanza. Per lo stesso motivo la temperatura era alta, questa volta però in maniera piacevole. Essendo in parte coboldo, capivo e apprezzavo un ambiente più tendente al calore. Inoltre le mie squame avevano finalmente smesso di fremere, non che la cosa mi tranquillizzasse granché.
    Il ragazzo si mostrò un ospite cordiale. Mi invitò a sedermi su una poltrona bianca, delle dimensioni di un divano, mentre lui si diresse verso una piramide di legno. Io mi sedetti e mi sforzai di non abbandonarmi alla sua comodità. Sarebbe stato bello riposarsi un istante, avevo la sensazione di non dormire da mesi…ah…giusto, in effetti non dormivo in maniera tale da riposarmi da mesi e gli ultimi avvenimenti non avevano fatto altro che evidenziare questa carenza.
    << Posso offrirvi un bicchiere di idromele?>>. Mi riconcentrai sul ragazzo-rettile, che stava versando il contenuto giallo intenso di una bottiglia in un piccolo calice. Me lo porse. Lo guardai. Molto probabilmente notò il mio sguardo diffidente. << Se quel che so sul vostro conto è vero non avreste problemi a constatare se è avvelenato. Non voglio ingannarvi, non ne gioverei.>> Non aveva tutti i torti, in fondo si trattava di lavoro e se avesse voluto farmi fuori, usare del veleno sarebbe stata la mossa più stupida. Comunque sia, lo studiai un altro po’ guardandolo fisso negli occhi. Resse il mio sguardo, << Oppure volete esordire con una vostra domanda? Prima però ne avrei una io. Siete sicura di non esser stata seguita?>>, aggiunse diretto, coinciso. Abbastanza convincente. La mia bocca assunse una smorfia, in quello che doveva rassomigliare un sorriso. Sarebbe stato interessante lavorare per questo tizio, chissà se anche il compenso lo era.
    Accettai il calice, offertomi, e accavallando lentamente le gambe, mi accomodai nella seduta. << Spero solo per voi che non sia senza glutine, si dice che abbia delle qualità inebrianti tali da stendere anche un drago. Come sapete ero con altri mentre mi dirigevo qui, speravo mi aiutassero nelle indicazioni ma si sono rivelati più una palla al piede. Appena ho potuto li ho lasciati, non hanno alcun motivo per seguirmi. Piuttosto parliamo d’affari. Quanto offrite?>>. Ero rinomata per svolgere qualsiasi compito mi venisse assegnato. I dettagli mi sarebbero stati dati senza bisogno che li chiedessi esplicitamente. Il compenso era ciò che faceva la reale differenza tra l’accettare o meno l’incarico.
    Mi portai il calice alle labbra. Lo sguardo fisso sul mio interlocutore.

    Mi dispiace che sia così corto...*sigh*...spero sia piacevole lo stesso, anche se non accade granché
     
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    Quando Aes cominciò a raccontarle cosa fosse successo, Genna si zittì immediatamente. Non che volesse dargli la soddisfazione di essere riuscito nel miracolo di lasciare un menestrello senza parole, ma Genna non osò comunque disturbare il suo flusso più o meno costante e più o meno coerente di frasi, come se temesse che si potesse interrompere da un momento all'altro e non ricominciare mai più. Si limitò semmai a porgli delle domande nei momenti in cui sembrava fermarsi, ma più per suggerirgli degli spunti su come continuare più che per sapere davvero quello che gli stava chiedendo.
    Non credeva che avrebbe vissuto abbastanza per vivere quel giorno. Aes che rispondeva a delle fatidiche domande? Genna era scioccobasita. Aveva cominciato a credere che l'amnesia del drago colpisse il suo centro del linguaggio ogni volta sentisse un punto interrogativo rivolto nella sua direzione, ma a quanto pareva era davvero capace di rispondere a domande più complesse di "ciao, come stai?".
    < Incredibile. > esclamò Genna.
    Di incredibile, in realtà, c'era solo il fatto che non si fosse chiuso nel suo solito timido mutismo. Quello che Aes le aveva detto era invece incredibilmente in linea con quanto si fosse comportato da quando lei era nei paraggi (e nei paraggi di Zakrina, a giudicare dal suo commento). Per quanto le dolesse ammetterlo, c'era solo una cosa che differenziava quella situazione dalle altre in cui gli aveva chiesto qualcosa: si voltò verso l'altra umana. Aveva davvero dato una bastonata pure al drago?
    < Zakrina, - la chiamò - sei la mia nuova eroina: per qualche strana ragione, da quando ci sei te, Aes si comporta quasi come un drago vero. >
    Poco dopo, sentì qualcosa prenderla per le spalle, sollevarla di peso e metterla a sedere sul dorso del drago. Sentì la spalla e il fianco che si era ferita prima dello scontro con Scorn, scricchiolare per l'impatto poco delicato, ma si costrinse a stringere i denti e nascondere ogni smorfia dietro un sorriso tirato. Non le andava di preoccupare inutilmente l'amico appena ritrovato e accolse la successiva domanda di Zakrina riguardo la Canzone con più entusiasmo di quanto avrebbe mai fatto altrimenti.
    < La Canzone? Ah, nop. O almeno, non credo che sia una qualcosa di particolare. Non lo so, in realtà, te lo saprò dire quando l'avrò finalmente trovata. >
    Cercò Zakrina con lo sguardo e si sorprese nel ritrovarsela dietro di lei e non a terra al fianco del drago. Giusto, doveva essere stata lei ad averla tirata su: era troppo abituata che fosse il drago a permettersi simili licenze per additare qualcun altro. Sospirò. Cominciava a notare una certa somiglianza tra i due...
    Dato che, per una volta, non era stato affidato a lei il compito di scegliere una strada e perdersi nei meandri della città, Genna recuperò la custodia ed estrasse il suo liuto. Non le interessava quanto sarebbero sembrati ridicoli ad aggirarsi per delle viuzze random suonando motivetti altrettanto a random, ma se non aveva bisogno di concentrarsi nel mettere un piede davanti all'altro, tanto valeva sfruttare quell'attimo di pace per esercitare le sue dita. Cominciò a suonare la melodia di una ballata relativamente famosa, senza rifletterci più di tanto.
    < E che ne è stato dell'anello? > chiese Genna, quasi sovrappensiero.
    Non distolse neanche la sua attenzione dalla tastiera del liuto.

    Scusate se non ho scritto granché e se sembra fatto un po' di fretta, ma mi si è rotto il computer e quello che sto utilizzando ora è ottimo praticamente solo come fermacarte ^^" Per una decina di giorni sarò via e non potrò connettermi al forum più di tanto: non volevo bloccare la role per troppo tempo..


    Edited by Tirannosaurorex - 14/6/2020, 19:55
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    L'ibrido scosse leggermente la testa, mentre l'idromele non uccideva Engifer. Era anzi di ottima qualità, di quelli più unici che rari alla Città dei corvi.
    "Non mi riferivo ai vostri compagni. Pare che qualcuno sia giunto nei pressi della forgia poco dopo di voi, ma si nasconde molto bene. Sembra piuttosto inafferrabile"
    Nel mentre che parlava con quel suo tono pacato ed elegante si era avvicinato ad una panca su un lato della stanza. Vi portò le mani sopra e la rovesciò, mostrandone la parte inferiore; la sezione opposta nascondeva una scaffalatura di legno con due soli grandi cassetti, uno chiuso con un lucchetto. Aprì quello libero e ne tirò fuori un grosso sacco grigio, il cui contenuto tintinnava in maniera estremamente gradevole per chi era a caccia di denaro.
    Ripose la panca al suo posto e poggiò il sacco di fronte a Engifer, aprendolo senza rovesciarne il contenuto come erano soliti fare i nobili. Era pieno di pezzi d'oro e d'argento, a centinaia e centinaia. Con un sorrisetto sottile ed indecifrabile ne indicò l'interno per poi estrarne un paio di pezzi d'oro e farseli rimbalzare tra le dita.
    "Questo è il vostro compenso. Anche se probabilmente è un po' pesante da portare in giro, quindi mi offro di custodirlo io per voi se non vi dispiace"
    Coronò la frase con un ghigno talmente eloquente da non poter essere interpretato con serietà. "Ovviamente non mi permetterei mai. Potete portarlo con voi, il pagamento è anticipato. So che saprete onorarlo"
    Aprì ancor di più i lembi del sacco e raccolse dal mucchio di denari una piccola pietra verde, simile ad un'acquamarina orlata di bianco.
    "Questa però non è per voi. Dovreste portarla per me nel luogo che vi indicherò, e graziare l'anima del suo possessore. Comunque perdonate la scortesia di avervi spiata per questi ultimi tempi, non sono interessato né al drago né alle due umane. Il vostro precedente committente dovrebbe ormai non esser più un problema, quindi non dovreste avere distrazioni. Nel caso però posso provvedere a togliere di torno gli impicci, drago e umane compresi"
    Lo disse con tutta la semplicità del mondo. Credeva davvero a quanto stava affermando, non poteva essere più esplicito e convincente.
    Dal sacco poi estrasse anche un foglio di pergamena ripiegato. Chi sa quante altre cose ci aveva nascosto là dentro, Engifer si sarebbe potuta divertire a cercare la sorpresa. Glielo porse e si avvicinò un indice alle labbra.
    "Sssh, non dite a nessuno dove siete diretta" ironizzò con un altro mezzo ghigno. "Ma perché preoccuparsi, in fondo... non avete bisogno di aiuto per il vostro lavoro"
    Ciò detto si fermò per qualche istante a fissare di nuovo la panca. Questa volta però non la raggiunse; rimase in piedi in mezzo alla stanza a scrutare una parete senza apparenti spiegazioni.
    "Volevo presentarmi, sarebbe stato più galante. Purtroppo per quest'oggi non posso avere un nome, domani forse potrò rivelarvelo"
    Come se a lei dovesse per forza interessare. Rimase lì, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Sarebbe stato più semplice spiegarle tutto a voce, invece le aveva fornito soltanto una mappa e una pietra priva di significato. Difficile dire se stesse aspettando una qualche domanda o se si divertisse a mantenere un alone di solenne imperturbabilità, ma non era di certo il più semplice dei clienti per un mercenario.
    "Scoprirete tutto leggendo quella pergamena. Andare per gradi è il modo migliore per giungere all'obbiettivo ritengo, quindi è inutile io vi spieghi adesso ogni dettaglio. Dovete dirigervi al tempio di Ea', dalla parte opposta della città. nNessuno ormai si reca più lì, anche gli abitanti l'hanno dimenticato"

    Zakrina e Genna, intanto, stavano procedendo fiere sul dorso di Aesingr. Il drago non aveva idea di dove dovesse andare, stava assecondando gli ordini delle due che, dal canto loro, non sapendo dove si fosse diretta Engifer non gli stavano dando alcuna indicazione.
    Parlavano invece di lui come nulla fosse, come non si trovassero con le chiappe comodamente poggiate in mezzo alle sue ali.
    "Aesingr un drago vero? No, mai stato. Infatti mi chiedevo con quale specie fosse mischiato. Anche in paragone ad un altro strano drago blu che ho incontrato di recente Aes non è normale. E quello ne aveva di errori, camminava su due zampe, gridava a vanvera e sputava fulmini dalla bocca"
    Assestò un altro pugnetto dietro al collo scaglioso di Aes, che anche quella volta non fece una piega. "Non penso comunque sia merito mio. A meno non l'abbia bastonato troppo forte. In teoria dovrebbe essere abituato ai nunchaku, gliene battevo uno in testa ogni volta che faceva lo stupido"
    Il drago invece si immise per rispondere ad Egenna. Non era sicuro si stesse riferendo a lui, ma già altre volte aveva bofonchiato in quel modo e non tutte erano proseguite in risvolti piacevoli. In realtà il suo sguardo celava molto nitidamente il voler far finta di nulla, per non ritirare fuori anche quell'argomento.
    "L'anello... come dire, l'ho ingoiato"
    A quel punto Aesingr si chiuse in uno dei suoi canonici silenzi. Era tornato quello di sempre, tutto d'un colpo.
    "Ma come! Ti sei mangiato un anello?!" esclamò Zakrina prima di portare l'attenzione sul liuto di Genna.
    Le erano sempre piaciuti gli accompagnamenti a corda, specialmente quelli pizzicati e un po' frizzantini.
    "Non vale, non ho il violino"
    Aveva dovuto lasciarlo al sicuro dopo gli ultimi deliri. le mancava già di per sé, sentire Genna suonare le fece venir voglia di correre a prenderlo e continuare la passeggiata sul drago suonando senza ritegno alcuno in mezzo alla città.
    Già il liuto aveva attirato qualche orecchio. In effetti, sentire il suono di uno strumento aggirarsi per viuzze silenti e quasi lugubri, per di più da due ragazze sul dorso di un dragopesce che camminava in assoluta disinvoltura, era solo un po' vagamente insolito da quelle parti.
    Poteva fare come quella volta con Kenshin, costruirsi un flauto e renderlo perlomeno in grado di produrre suoni gradevoli, ma rimembrare i frammenti della povera finestra le fece cambiare idea. Le venne da ridacchiare a quel ricordo, era senza dubbio stata una delle esperienze più memorabili vissute in quel posto. Per quanto affascinanti i Corvi non erano gente per lei, agivano nell'ombra e facevano le cose in maniera troppo professionale. Da quando era arrivata aveva combinato più disastri che altro, anche se Eidous continuava a volerla tenere con sé.
    In fondo era simpatico, solo un po' troppo esagerato come barone. Mentre cercava di ricordarsi quale fosse la ballata che stava suonando Genna per accompagnarla almeno con la voce, volle cercare di entrare un po' più a fondo nel legame Aesingr-Città dei corvi. Cosa ci faceva da quelle parti?
    "Io dovrei tornare da Eidous fra poco. Voi l'avete conosciuto? Penso sia la persona più logorroica di questo mondo"
     
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    << Non mi riferivo ai vostri compagni. Pare che qualcuno sia giunto nei pressi della forgia poco dopo di voi, ma si nasconde molto bene. Sembra piuttosto inafferrabile.>> Interruppi il lento sorseggio della bevanda. Quella notizia catturava il mio interesse. Voleva dire che non mi ero solo immaginata quella fastidiosa sensazione, che mi aveva fatto vibrare le squame. Qualcuno mi stava seguendo e se non era legato al tizio di fronte a me…di chi si trattava? Nel frattempo il mio interlocutore si era avvicinato verso una delle pareti della stanza dove risiedeva una panca. Era riccamente decorata da intagli, in cui si poteva facilmente nascondere qualche meccanismo segreto. La rovesciò, mostrandone la parte inferiore. Le decorazioni proseguivano anche nel fondo, che presentava una scaffalatura con due grandi cassetti (come pensavo), di cui uno chiuso da un lucchetto. Interessante. Non c’erano niente di più invitante per una ladra di un cassetto ben nascosto e chiuso. Il ragazzo, di cui ancora non conoscevo il nome, aprì quello libero, tirandone fuori un grosso sacco grigio, tintinnante in maniera deliziosa come solo può esserlo il suono del denaro. Mise la panca al suo posto e si riavvicinò a me porgendo il sacco, che aprì con grazia senza rovesciarne il contenuto. Come mi aspettavo, si rivelò essere pieno di pezzi d’oro e d’argento…sarei riuscita ad andare avanti per un bel po’ con quel genere di compenso. Tuttavia, non potei non ripensare a quell’altro cassetto tenuto sotto chiave, cosa poteva mai contenere di più prezioso?
    << Questo è il vostro compenso. Anche se probabilmente è un po' pesante da portare in giro, quindi mi offro di custodirlo io per voi se non vi dispiace.>> Quella frase riportò la mia completa attenzione sul ragazzo, che aveva preso a giocare con alcuni dei pezzi d’oro facendoseli rimbalzare tra le dita. I miei occhi si assottigliarono. << Ovviamente non mi permetterei mai. Potete portarlo con voi, il pagamento è anticipato. So che saprete onorarlo.>> Sorrideva ghignante. << Questa però non è per voi>>, disse aprendo di più i lembi del sacco e estraendone una piccola pietra verde, simile ad un’acquamarina orlata di bianco. << Dovreste portarla per me nel luogo che vi indicherò, e graziare l'anima del suo possessore. Comunque perdonate la scortesia di avervi spiata per questi ultimi tempi, non sono interessato né al drago né alle due umane. Il vostro precedente committente dovrebbe ormai non esser più un problema, quindi non dovreste avere distrazioni. Nel caso però posso provvedere a togliere di torno gli impicci, drago e umane compresi.>> Credeva davvero a quanto stava affermando, non poteva essere più esplicito e convincente. Mi stupiva. Nel suo modo di esprimersi non c’era traccia di rabbia o desiderio. Sotto tutta quella tranquillità sapevo però che nascondeva qualcosa di temibile. Era giovane, ma non dimostrava affatto la sua età. Sotto molti aspetti mi somigliava…e non era un bene. Per questo non potevo assolutamente permettermi di abbassare la guardia. << Non c’è bisogno che vi occupiate di nessuno. Ringrazio per la… “premura”, ma preferirei vi astenesse da azioni inutili. Non hanno nessun legame con me. Odio attirare l’attenzione.>> Se da una parte questa era la verità, dall’altra sentivo che avrei incontrato di nuovo quella compagnia bislacca e rumorosa. Mi sarebbe tornato utile avere qualche pedina da usare, se le cose con questa commissione si fossero messe male…dato che continuavo a non sapere chi era che mi teneva d’occhio. << Piuttosto occupatevi di chi mi sta seguendo…magari non siete stato così cauto come avreste voluto ed è interessato a questa gemma tanto quanto voi. Sono rogne di cui desidero non occuparmi.>>
    Dal sacco poi estrasse anche un foglio di pergamena ripiegato. Me lo porse avvicinando un indice alle labbra.
    << Sssh, non dite a nessuno dove siete diretta>>, ironizzò con un altro mezzo ghigno. << Ma perché preoccuparsi, in fondo... non avete bisogno di aiuto per il vostro lavoro.>> Doveva essere un Don Giovanni, da come si comportava. Peccato per lui che su di me certe smancerie non sortissero l’effetto sperato. Afferrai la pergamena, probabile che ci fossero le indicazioni sulla vittima e su dove trovarla. Guardai il mio committente e il suo sorrisetto si era spento mentre il suo sguardo si era fatto pensieroso. Guardava verso la panca, senza raggiungerla però. Rimase fermo in piedi a fissarla e con essa a scrutare una parete, che non mostrava nessun dettaglio particolare. La situazione si faceva ancora più interessante. Cosa nascondi ragazzino? Pensai. << Volevo presentarmi, sarebbe stato più galante. Purtroppo per quest'oggi non posso avere un nome, domani forse potrò rivelarvelo.>>, aggiunse dopo un po’. Lo disse con voce del tutto diversa da prima. Adesso sembrava più vecchio e stanco. Aspettai che continuasse. Era stato molto riservato sulle informazioni e per quanto brava, rischiavo di brancolare un po’ troppo nel buio con questo incarico.
    Era come se mi stesse mettendo alla prova. Avevo solo una mappa e una pietra come traccia. << Scoprirete tutto leggendo quella pergamena. Andare per gradi è il modo migliore per giungere all'obbiettivo ritengo, quindi è inutile io vi spieghi adesso ogni dettaglio. Dovete dirigervi al tempio di Ea', dalla parte opposta della città. Nessuno ormai si reca più lì, anche gli abitanti l'hanno dimenticato.>> Disse e con questo mi congedò.

    Mi scuso molto per il ritardo nella risposta e per non aver avvisato che sarei stata assente per un po' dal forum. E' un periodo del cavolo e cogliere finalmente l'occasione per scrivere mi è quasi terapeutico.
    Mi dispiace per il breve post in cui succede poco o nulla, ma ho in mente alcune cosette che voglio delineare meglio e che ancora non ho ben chiare :10ckfhk:
     
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    Chiedo scusa per l'IMMENSO ritardo. E' stato un periodo un po' complicato, ma spero di poter rispondere più rapidamente per i prossimi post. Questa role non si merita dei turni di attesa così lunghi, scusate ancora ^^"

    Seppur non stesse facendo caso a ciò che suonava, le sue dita scorrevano rapide sulla tastiera del liuto. Genna strimpellava distrattamente qualsiasi combinazione di note le venisse in mente, a volte focalizzandosi su qualche motivetto famoso, ma il più delle volte improvvisando del tutto. Solo un orecchio esperto avrebbe potuto capire che la sua attenzione era rivolta a qualcos'altro, ma a chiunque altro lei stava pigiando i tasti con tanta decisione che non era possibile che stesse davvero sparando a caso ogni singolo accordo.
    Il drago fece appena in tempo a rispondere alla sua curiosità su dove fosse finito l'anello, prima di chiudersi nel suo solito mutismo antipatico. Genna cominciò a squadrargli la nuca con un'intensità tale che avrebbe potuto consumargli le squame da quanto lo stava fissando male. Sospirò. Eppure doveva essersi ormai abituata al fatto che Aes rispondesse ad una domanda ogni settanta, anzi, semmai avrebbe dovuto sorprendersi che si fosse sprecato fino all'istante precedente. Distolse lo sguardo e si focalizzò sul liuto, sulla musica, sulle sue dita, anche se la sua attenzione era su tutt'altro.
    Ascoltò distrattamente ciò che l'umana aveva da dirle, ma Genna rispose solo con qualche "uhu, yep" scarso e poco ragionato. Continuò a ignorarla fino a quando non sentì nominare Eidous. La mano sinistra mancò la giusta corda e ne uscì un suono stridulo.
    < Come! > esclamò Genna, smettendo immediatamente di suonare.
    Zakrina doveva tornare da... per il troll di mezzanotte! Quella donna lavorava per Eidous? Si voltò verso di lei e la squadrò da capo a piedi: non aveva nessuno dei paramenti neri e assurdi che si portavano appresso quegli stramboidi dei Corvi. Era davvero una di loro?
    FRAK, in ogni caso non voleva rischiare: non era ancora pronta a tornare al castello! Era la prima volta che riusciva a sfuggire al controllo ferreo di Atalanta e non aveva nessuna intenzione di sorbirsi la ramanzina della donna meccanica per appena un mezz'oretta d'aria "fresca".
    Dopo qualche secondo di silenzio, Genna si ricordò che Zakrina stava aspettando una risposta e dato che Aes stava facendo l'Aes, era su di lei che ricadeva l'onere di risponderle.
    < Oh, Eidous. Assolutamente no. - disse lei con un po' troppa convinzione - Non conosco per nulla quel vampiro. >
    Ripose con gesti esperti il suo liuto nella custodia e fece cenno al drago di fermarsi con delle pacche leggere alla base del collo. Scese dalla sua groppa con un balzo a terra e si trattenne dal grugnire qualche imprecazione per l'improvvisa fitta al fianco.
    < Aes, grazie del passaggio ma credo di essere arrivata dove dovevo... andare? - si guardò attorno aggrottando la fronte - Ehi, drago, ma dove cavolo ci hai portato? >
    Quel posto era disgustoso. Lo stesso si poteva dire della maggior parte delle strade di quella cittadina in riva ad una palude, ma quello in particolare batteva di gran lunga i pochi ambienti che aveva già visitato. La strada era di terra battuta e irregolare. Delle pozzanghere di un acqua non meglio definita ne rigavano i lati più a ridosso degli edifici e i pochi vicoli che si intersecavano con la strada principale, erano mal illuminati e ingombri di... qualcosa che a Genna sembrava spazzatura, ma non aveva nessuna intenzione di investigare. In realtà anche la strada maestra che lei e gli altri avevano appena percorso, non è che fosse messa tanto meglio, ma aveva almeno il vantaggio di essere abbastanza larga per ricevere un minimo di luce solare. Tentò di capire quanto in là si estendesse la via principale, ma più osservava l'ombra che ne nascondeva la fine e più si convinceva che da un momento all'altro si potessero aprire dozzine di occhietti piccoli ed inquietanti a ricambiare il suo sguardo.
    Tornò a voltarsi verso Aes e Zakrina, gli unici soggetti di cui era sicura che non si sarebbero rivelati qualcosa di diverso e più schifido se solo vi avesse prestato una maggiore attenzione. Avrebbe dovuto tornare indietro? Rimangiarsi la parola e saltare di nuovo in groppa al drago? Scrollò le spalle: nah, ci sarà pur stata una taverna da quelle parti dove rifugiarsi per qualche oretta, no? Non era ancora pronta a tornare al castello!
    Sorrise a Zakrina e ad Aes. Si voltò per affrontare la strada di petto, si issò il liuto a tracolla e con l'altra mano salutò il drago e l'umana con un cenno. Si avventurò lungo la strada principale senza ulteriori ripensamenti, in fondo aveva visto di peggio. Era pur sempre entrata nel castello, per esempio.
     
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    Quando Engifer uscì, diretta verso il tempio, probabilmente non si aspettava quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Questo perché neanche Aesingr-utente che lo sta scrivendo ha idea del perché gli piacciano così tanto i png rompiscatole.
    Ea' non era un luogo molto visitato, né poteva definirsi il più moderno degli edifici alla Città dei corvi. Risaltava, in maniera opposta a tutto il resto, come se da quelle parti il progresso dovesse spiccare sulla quotidianità e quel poco che di banale rimaneva divenisse peculiare. Il percorso per il tempio non era complicato o irto di pericoli, attraversare tutta la città non era così difficile se non ci si impegnava a cercare vicoli troppo loschi o che altro. Poteva essere una meta come lo era una locanda, un luogo da visitare a tempo perso per qualche cristo che ancora da quelle parti si ricordava dei ruderi antichi.
    Ad anticipare la costruzione non v'erano che ruderi e straducole abbandonate, che davano in quello che a primo impatto poteva sembrare uno dei tanti cimiteri di Andorix. A quanto pareva, però, prima di scoprirne i segreti Engifer avrebbe dovuto aver a che fare con un piccolo ulteriore fastidio.
    Svicolando in qua e in là seguendo la mappa, si ritrovò a passare sotto ad un grande cespuglio di mangrovie che scendeva in acqua e proseguiva in un percorso dove, per non bagnarsi, bisognava seguire dei tronchi disposti uno dopo l'altro e incastrati a modino per formare un percorso. Il cinguettio di alcuni uccelli e il gracchiare di qualche bestia amante dei corpi in necrosi risuonava tutt'attorno, rendendo in qualche modo l'ambiente quasi gradevole. Non sembrava celare minacce.
    Fu lì che, da sopra un ramo, il coboldo di poco prima richiamò la sua attenzione.
    "Eih, perdonami" esordì scendendo con un balzo. "Posso dirti senza mezzi termini che vorrei venire con te?"
    Era la guardia dalle squame grigionere che poco prima l'aveva beccata, senza più indumenti indosso che lo riconducessero alle forze dell'ordine né strani mantelli per diventare invisibile. "Posso aiutarti, da queste parti per andare in giro bisogna aggirare regole diverse da quelle comuni. Più tenti di nasconderti più sei esposta, dunque essere naturali è la cosa migliore"
    Poi sospirò. Rimase a debita distanza, avvinghiandosi con la coda ad un ramo e oscillando a testa in giù ad un pelo dall'acqua torbida. "Ti ho persa di vista ad un certo punto, ti sei mossa in una direzione verso cui neanche le guardie si dirigono mai. Mi incuriosisce che tu abbia cambiato direzione, credevo stessi cercando qualcosa"
    Ne parlò con tutta la semplicità di quel mondo e di ogni altro. "Posso aiutarti? Non c'è niente sotto, semplicemente mi annoia giocare alla guardia. Sono mesi che vorrei recitare di nuovo l'altro ruolo, quello che deve nascondersi e non cacciare. Non so se mi spiego. Tutti quelli del nostro lignaggio qui hanno bisogno di qualche dritta, e tu hai il mio stesso odore"
    Sogghignò inclinando il busto e aggrappandosi alla pianta con le piccole zampe. Difficile dire se quell'incontro equivalesse ad un alleato o ad una presenza rompiscatole, dato il modo vivace e sbarazzino in cui la fissava.
    Ok gente. Per voi è ok se faccio così i post, solo al diretto interessato? Tanto comunque le due cose non si influenzano, "per ora", almeno si fa più veloce. Appena risponde Cassidy rispondo di nuovo io, poi sta a Tira e poi a me di nuovo e così via. Prometto di rispondere più veloce prossime volte, così è anche più interattivo.
     
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    Dopo tutto ciò che mi era successo nelle ultime ore, trovavo davvero strana la calma e la tranquillità con cui mi dirigevo al tempio di Ea’. Diedi nuovamente un’occhiata alla mappa del mio committente, cercando di imprimermela bene a memoria. Per quanto assurda fosse Città dei Corvi, non era saggio far vedere che ero alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno come nel mio caso. Dovevo ammettere che questo era una delle più strane commissioni. Nessun nome o descrizione su chi dovessi freddare…solo una pietra, carina, forse anche di un certo valore, ma nulla di più. L’avevo studiata attentamente prima di partire; mettendola alla luce e al buio, a vedere se succedeva qualcosa, magari era dotata di qualche fluorescenza (non era così). L’avevo pure morsa ma con lo stesso risultato.
    Ripiegai la mappa e la infilai nella borsa, dove avevo riposto anche il sacco con le monete, la pietra si trovava invece in una tasca nascosta della giacca.
    La strada da seguire era la principale, il che era un bene dato che avrei attirato meno l’attenzione, inoltre mi consentì di poter far uso delle monete per rifocillarmi con qualche involtino speziato e per rifornirmi di erbe e radici. Procedevo tranquilla, dopotutto non il tizio non aveva specificato una scadenza. A proposito del tizio…considerati alcuni dettagli come il suo comportamento e le ricchezze sembrava provenisse da una famiglia benestante o che, quantomeno, fosse un arricchito. Se i ricchi erano costretti a nascondersi, le guardie di qua non dovevano poi essere granché utili. Magari ero stata coinvolta in un regolamento dei conti…chissà che non ci potessi guadagnare di più facendomi assoldare dalla mia vittima. Non era raro, bastava solo offrire qualcosa di molto più allettante della somma pattuita con l’altra parte.
    Fu mentre attraversavo una passerella improvvisata con dei tronchi che mi accorsi della presenza di qualcuno. Non proveniva dall’acqua. No…proveniva da sopra! Dal cespuglio di mangrovie che mi sovrastava. Espirai. Dovevo continuare come se niente fosse, lasciandogli pensare che non me ne fossi accorta. Fu così che, da sopra un ramo, un coboldo apparve a testa in giù. << Ehi, perdonami>> esordì scendendo con un balzo. << Posso dirti senza mezzi termini che vorrei venire con te?>>. Lo fissai tra il basito e il disgusto. << No>>, risposi senza mezzi termini. Era la guardia dalle squame grigio antracite del banchino, che senza divisa ne mantello sembrava un teppista qualunque. Feci per superarlo ma mi afferrò per il braccio, con la forza necessaria a fermarmi ma non a farmi del male. << Posso aiutarti, da queste parti per andare in giro bisogna aggirare regole diverse da quelle comuni. Più tenti di nasconderti più sei esposta, dunque essere naturali è la cosa migliore>>. Me lo scrollai di dosso. Odiavo essere toccata. Aprii la bocca per cacciarlo quando questi sospirando si allontanò. Lo osservai avvinghiarsi con la coda ad un ramo e iniziare a dondolarsi a testa in giù quasi a sfiorare l’acqua torbida. << Ti ho persa di vista ad un certo punto, ti sei mossa in una direzione verso cui neanche le guardie si dirigono mai. Mi incuriosisce che tu abbia cambiato direzione, credevo stessi cercando qualcosa>> Possibile che fosse lui quello a cui il tizio aveva fatto riferimento? Non mi avrebbe stupito. << Posso aiutarti? Non c'è niente sotto, semplicemente mi annoia giocare alla guardia. Sono mesi che vorrei recitare di nuovo l'altro ruolo, quello che deve nascondersi e non cacciare. Non so se mi spiego. Tutti quelli del nostro lignaggio qui hanno bisogno di qualche dritta, e tu hai il mio stesso odore>> aggiunse sogghignando. << Io e te non siamo uguali>>, precisai. << Come preferisci>>, rispose mentre continuava a stare appeso alla pianta con coda e zampe. Ripresi a camminare, consapevole della presenza tra i rami. << Smettila di seguirmi>>. << Non ti sto seguendo, anche io vado per questa strada.>> Lo fulminai con lo sguardo. << Eh va bene, lo ammetto ti sto seguendo ma giuro, potrei esserti utile e sembri troppo interessante per farmi sfuggire l’occasione di divertirmi un po’>>. Cercai di ignorare le sue domande, ma ad ogni suo quesito si rispondeva da solo in maniera sempre più prolissa e rumorosa.
    Alla fine sbottai. << Ok! Ok! Ok! Ho capito! Puoi venire con me, ma devi tacere e non interferire. Se anche una sola volta dovessi avere la vaga idea che tu possa essere di intralcio, giuro che ti ammazzo e farò in modo che sia lento e doloroso. Sono stata chiara?>> Il coboldo, fermo e a penzoloni, mi fissò con gli occhi sgranati. Poi fischiò. << Accidenti che caratterino! Non mi stupisce che tu sia da sola. Hai degli amici? Scommetto che non hai nemmeno mai avuto un ragazzo…figurati se hai mai sc->>. La pressione di una punta acuminata lo interruppe. << Un’altra parola e la prossima volta non mi fermerò>>. Annuì e io nascosi nuovamente la lama dentro la manica. Superai l’appeso e proseguii. Eravamo arrivati alla fine della piccola palude ma il luogo non era dissimile da uno dei tanti cimiteri di Andorix. << Stai andando ad Ea’>>, disse il coboldo. Non era una domanda ma una constatazione. << Fa parte della parte vecchia di Città dei Corvi. Si preferì abbandonare questa zona e andare ad occupare quella più moderna. Inevitabilmente questa zona è diventata sempre più degradata e simile ad un rudere, forse il tempio è l’unica cosa che richiama ancora qualcuno. Solo chi si ricorda ancora della sua esistenza>>, concluse calciando via un sasso. Per quanto lasciato all’incuria il posto possedeva un certo fascino e un occhio esperto avrebbe potuto riconoscerne i fasti di un tempo. << Non ho chiesto una visita guidata>>, dissi. << Pensavo potesse esserti uti->>. << Non fare cose non richieste>>. << Sai, penso che dovresti correggere questa tua brutta abitudine di interrompere le persone. Ci sono dei turni da rispettare nelle conversazioni. Non ti capita spesso di parlare con qualcuno, vero?>>. Feci per rispondergli nuovamente in maniera acida, quando mi fermò. Il suo sguardo si era fatto serio. << Impara ad ascoltare, c’è molto di più da scoprire in una conversazione diretta che ad origliare dietro una porta>>.
     
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    Aesingr rimase immobile e un pochino perplesso ad ascoltare Egenna. Si guardò attorno e con un sorrisino pescioso constatò che l'avevano lasciato viaggiare fin lì per non avere alcuna idea di dove si stessero dirigendo. Probabilmente, non sapevano nemmeno dove sarebbero dovuti andare. Questo poteva essere un problema anche più grande, specialmente ad Andorix.
    Inclinò il collo e mosse lentamente la coda, strofinandola a terra.
    "Non mi avete dato molte indicazioni"
    Come risposta era già qualcosa da parte sua, ma rimaneva la perplessità della situazione. Effettivamente, non aveva idea di dove volessero andare e la nuova ragazza sembrava fidarsi di lui per nessun motivo. Se lo avesse conosciuto, sapeva non si sarebbe dovuta mai fidare del suo orientamento anche se, magari, il suo senso del disorientamento poteva condurli da qualche parte se unito al non avere alcuna meta precisa.
    Un suono leggero giunse da non molto distante. Oscurato alla vista dalla costante penombra e da qualche ingombro di troppo nel casino che era la Città dei corvi, qualcuno stava schiamazzando e suonando. Cantando forse, ma non nel modo in cui lo stesso Aes pensava si dovesse cantare per piacere alla gente o almeno essere orecchiabili.
    Drizzò un orecchio, voltandosi nella direzione da cui proveniva il flebile strimpellare di chitarra e di un altro strumento di cui non distingueva il suono. Dovevano esserci anche delle percussioni, aguzzando l'udito poté sentire anche alcuni suoni metallici echeggianti.
    "Qualcuno sta suonando e cantando. Più o meno. Penso vengano da là in fondo" disse indicando dove l'intrico di strade scendeva in un lieve dislivello verso il basso e si allontanava dal centro città.
    In qualche modo aveva capito che anche per lui, o soprattutto per lui, serviva un punto di riferimento centrale e ampio da tenere in considerazione quando si spostava. Muoversi in quel luogo per allontanarsi dal centro significava immergersi nell'oscurità, in tutti i sensi. Intraprese comunque quella direzione senza aspettare ulteriori conferme.
    Da come si stavano comportando, almeno Zakrina, non sembravano avere fretta quelle due.
    "Egenna, andiamo a vedere?"
    Ripensò alla volta in cui avevano cantato il Pugnale di Ravenfort. Era stato fantastico, e non solo perché si era divertito e qualcuno aveva detto che era anche capace di cantare in maniera decente. In quel momento aveva pensato alcune cose che secondo la sua mente dovevano appartenere ad un ricordo ma secondo i suoi ricordi non potevano appartenere alla sua mente. E ne era stato ancor più confuso.
    Però lo fece stare bene. In quei ricordi, fra l'altro, sembrava che vi fosse qualcosa di quell'umana che si trovava sul suo dorso. Qualcosa di piccolissimo, pochi frammenti, ma anche Aes era in grado di capire che se aveva incontrato qualcuno già visto nei propri pensieri non poteva essere tutta una sua impressione. C'era qualcosa però che per la prima volta lo frenava e teneva i suoi pensieri al loro posto. In altri frangenti avrebbe esternato i suoi dubbi; sentiva però di non doverlo o di non volerlo fare.
    Quando raggiunsero la nuova destinazione sentì alcune voci ergersi sopra ad altre, provenire da dentro una locanda di cui, di spalle, non si leggeva l'insegna.
    "Tu no? Ma smettila. Avanti! Il pubblico decreterà il vincitore, e chi vincerà avrà vitto e alloggio per i prossimi tre giorni!"
    "Ma ti reggi appena in piedi!"
    Il tono si alzò di mezza ottava.
    "Meglio così no? Vedrai che assoli!"
    "Si, al massimo con il naso sui tamburi di Grindel!"
    Risate e tintinnio di bicchieri. Stava per accadere qualcosa di divertente lì dentro.
    "Quanto costa partecipare?" chiese un'altra voce.
    "Non si paga per partecipare, si paga dopo aver perso!"
     
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    Non si era allontanata più di qualche passo quando Aes esclamò di sentire della musica provenire da uno dei vicoli laterali. Genna si bloccò, indecisa sul da farsi. Il muro di oscurità che si ergeva tra lei e la fine della strada maestra la invogliava sempre di meno ad avventurarsi da sola per le vie traverse di quella strana cittadina e doveva ammettere che l'intrigava la prospettiva di aver a che fare finalmente con qualcosa che le fosse più congegnale. Cosa fare? Avrebbe dovuto rimanere o continuare a seguirli? Era davvero così importante che si allontanasse da Zakrina per la remota possibilità che la costringesse a tornare al castello?
    Come se avesse percepito a chi stesse pensando, Zakrina le domandò cosa intendesse fare. Genna si voltò verso i due. Rimanere o seguirli? Musica o oscurità? Una cosa la sapeva per certo: non aveva poi così tanta voglia di perdersi per i meandri della Città dei Corvi. Era troppo brava a cacciarsi nei guai per sfuggire volontariamente dalla supervisione di un adulto.
    < Certo che vengo, era proprio là che intendevo andare! > mentì spudoratamente e senza impegnarsi molto per nasconderlo.
    Seguì il drago rimanendo appena alle sue spalle, facendo attenzione a non mettere i piedi in un qualche pozza che era meglio non identificare e sperando che la coda del drago non l'azzoppasse. Procedettero lungo il vicolo, finché anche lei non fu in grado di sentire il vocio, le note e gli stridori tipici di una taverna. Un paio di voci si levarono sulle altre, rivelando che c'era effettivamente qualcosa che bolliva in pentola: il più delle voci erano confuse, ma il poco che Genna riuscì ad intendere fu più che sufficiente a far pentire Aes di averla portata lì. Partecipare era gratis, aveva sentito? E si pagava solo in caso di sconfitta? La sua giornata si illuminò: non aveva importanza che fosse ancora nel quartiere più degradato del posto più orribile del mondo. Partecipare era gratis e si pagava solo dopo aver perso... poteva esistere una frase che descrivesse meglio la sua esistenza?
    < Zak, Aes. Ho deciso! >
    Si voltò per mezzo secondo verso i suoi compagni, con un sorriso che il drago conosceva benissimo: era lo stesso che precedeva qualsiasi evento fosse andato storto da quando si erano incontrati.
    < Oggi suoneremo davanti a qualche bifolco di palude! > esclamò entusiasta.
    Senza nemmeno lasciare ai due abbastanza tempo per chiedersi che intendesse (o perché anche loro fossero coinvolti), Genna prese Aes per le corna e cominciò a tirarlo verso l'entrata. Il povero drago riuscì ad assecondarla fino a che la porta non si rivelò un avversario un po' troppo piccolo e ostico per poterla attraversare. Genna si voltò irritata, per lamentarsi della resistenza del drago, solo per scoprirlo mezzo incastrato sull'ingresso della locanda. Yep, probabilmente era di un paio di centimetri troppo bassa rispetto alla media. E forse anche con qualche scalino di troppo (?).
    Si guardò attorno all'interno della sala comune: a parte qualche persona con lo sguardo perplesso incollato su di lei e il suo ingombrante compagno, non erano pochi gli avventori che parlottavano tra loro ignorando completamente il poveretto dall'altra parte dell'ampia sala che cercava di far ascoltare... qualsiasi cosa stesse tentando di suonare. Alcuni dei tavoli erano stati ammassati disordinatamente di lato per fare spazio alla pedana improvvisata che doveva fungere da palco e molti di essi erano occupati da bottiglie vuote e gente probabilmente brilla, accasciata in modo scomposto. La cosa che sorprese davvero Genna era la quantità imbarazzante di strumenti musicali concentrati in quei pochi metri quadrati: quasi tutte le superfici avevano almeno una chitarra o flauto e in ogni angolo c'era almeno un tizio con un archetto che spuntava da una tasca o con una custodia al fianco. Non si aspettava di trovare una perla del genere in quella città...
    Giusto, si era dimenticata di Aes e Zak. Genna si voltò sorridendo. Anche se il drago fosse riuscito a passare, non sembrava che l'interno fosse molto adatto per qualcuno della sua stazza...
    < Aes, perché non fai il giro del locale? Forse puoi trovare una finestra per partecipare anche te? >
    Con un cenno della mano, gli indicò nella direzione della parete: non c'era niente di prezioso come del vetro, ma delle pesanti pelli erano state accostate all'apertura, così da tenere fuori dal locale l'umidità della palude. La stanza era illuminata da un paio di torce appese alle pareti. Genna aspettò pazientemente l'altra umana per circa mezzo secondo, poi si tuffò nella calca.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Il coboldo dalle squame grigionere seguiva Engifer con un sorrisetto abbastanza indecifrabile, ma che non stonava nella sua figura. Non dava l'idea di avere intenzioni pericolose o secondi fini, anche se i suoi modi e le sue espressioni continuavano a risultare ambigui. La scortò oltre la zona paludosa e le mangrovie, dove nuovamente le strade e il selciato si facevano preponderanti. Quel che si notava, procedendo, era che la zona diveniva sempre più silenziosa o comunque meno viva.
    Non che Andorix fosse un luogo allegro e pieno di vita, non si udivano canzoncine e festicciole ogni due per tre. Al massimo qualche macabra danza di zombie a coronare viuzze oscurate nell'ombra. Nell'avvicinarsi ad Ea' l'atmosfera si faceva però man mano più spenta, come se neanche gli animali e il vento volessero disturbare la quiete del luogo.
    Era un silenzio diverso, più religioso che sinistro. Nella Città dei corvi qualunque mancanza di suono era inquietante, anche nel dormire la notte senza facelle a rischiarare l'ambiente. La piana oscura che si profilava di fronte ai due però non cercava di essere spaventosa, al limite cupa e spenta, ma solenne nella sua presenza. Era semplicemente una distesa di terra battuta, con alcune macerie che sbucavano da terra semisommerse dalla vegetazione.
    Il tempio si trovava là, solitario e maestoso, con un colonnato nero a costituire un semicerchio che fungeva da sostegno per un'architrave screpolata. Su di essa si potevano intravedere affreschi di corvi in picchiata o in piedi su masse deformi, che quando lustre dovevano probabilmente appartenere a raffigurazioni di carcasse e cadaveri. L'ingresso del tempio di Ea' era semplice quanto poteva esserlo quello di un edificio tanto insolito, con un arco grigio e scarno che probabilmente sarebbe caduto a pezzi se la pietra di cui era composto fosse stata presa anche solo a pugni. Avevano la fissa di costruire con l'ossidiana da quelle parti e questo non portava a risultati stabili, la macabra estetica dei Corvi doveva essere d'impatto per chi apprezzava quello stile darkettone.
    "Sicura di voler entrare là dentro?" chiese il coboldo, quando si furono portati a meno di una cinquantina di metri dall'obbiettivo. "Ammetto che non ne so poi molto, cercavo solo una scusa per accompagnarti. Se qualcosa però è ben noto è che la pietra di Ea' che in molti cercavano non è ancora stata ritrovata. Ha un valore inestimabile, sei qui per quella?"
    Lo chiese con un cipiglio sinceramente interessato. Senza addosso le vesti da guardia e il mantello che rendeva invisibili quel coboldo appariva piuttosto consueto, quasi carino. Anche se Engifer non pareva avere occhi per quel genere di cose.
    "È curioso. Molti la cercano ma tutti hanno paura di trovarla, come si trattasse di un tesoro maledetto. Probabilmente sperano di ottenerla per poi sbarazzarsene"

    Sulla pergamena, dove si trova il tempio, finiscono le indicazioni.
     
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    Arrivo.

    Punto.

    Sulla pergamena non vi erano altre indicazioni e adesso mi ritrovavo in questo posto dimenticato dagli dei in compagnia di un coboldo che non ne voleva proprio sapere di starsene zitto! Dannazione!
    Iniziai a guardarmi in torno. Non avevo intenzione di entrare là dentro...quel posto cadeva a pezzi, che fosse una trappola?
    << Sicura di voler entrare là dentro?>>, chiese il mio molesto accompagnatore. << Ti pare?>>, sussurrai.
    << Ammetto che non ne so poi molto, cercavo solo una scusa per accompagnarti. Se qualcosa però è ben noto è che la pietra di Ea' che in molti cercavano non è ancora stata ritrovata. Ha un valore inestimabile, sei qui per quella?>> Quelle parole mi fermarono. Avevo registrato solo "pietra" e "inestimabile". La pietra...possibile che si trattasse della stessa gemma? << Di che gemma parli?>> Dovevo saperne di più.
    << È curioso. Molti la cercano ma tutti hanno paura di trovarla, come si trattasse di un tesoro maledetto. Probabilmente sperano di ottenerla per poi sbarazzarsene>>, mi rispose pensoso. << Non ha senso, perché dovrei cercare qualcosa di maledetto? Con quella nomea chi potrebbe mai volerla?>> Fece spallucce e cominciò a gironzolare calciando qualche pezzo di muro caduto sgretolandosi.
    Portai la mano alla tasca contenente la pietra. Mille pensieri mi scorrevano nella mente e quella vibrazione alle squame era tornata più fastidiosa che mai. No, qualcosa non tornava. Lo sapevo sin dall'inizio, però non riuscivo ancora a vederne il disegno generale. Desiderare una pietra per poi sbarazzarsene...non riuscivo davvero a capacitarmene, non aveva senso. Niente aveva senso da quando avevo incontrato quel drago!
    Un dolore lancinante alla testa mi colse alla sprovvista, dandomi anche un senso di nausea. Il coboldo si accorse che qualcosa non andava. << Ehi, tutto bene?>> e si avvicinò. Lo fermai con una mano e scossi la testa. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
    << Sai che aspetto abbia questa pietra?>>, dissi a bassa voce. << Allora, ci ho visto giusto! Stai cercando la famosa pietra di Ea', Ea' e la sua famosa pietr- -lo fulminai con lo sguardo- quella pietra. Beh...ci sono diverse voci, la più accreditata è che sia simile ad un'acquamarina e sono abbastanza sicuro di quello che dico, sissignore, perché si dà il caso che il sottoscritto abbia un'ottima memoria (insieme a tante altre qualità troppo lunghe da elencarti). Sono così sicuro che oserei aggiungere che sia anche orlata di bianco!>> annuì soddisfatto. Stava per aggiungere altro quando gli misi sotto il muso quel maledetto sasso. << Questa pietra?>> << Oh tu guarda, è esattamente così! Tuttavia, cara mia, sono fortemente spinto in cuor mio a dissuaderti dal perseguire quest'impresa, non ne ricaveresti che guai>> concluse. Continuai a fissarlo tendendogli la pietra. Lui guardò me, la pietra e poi di nuovo me. Poi vidi la luce, sprigionata dal suo cervello che si connetteva, risplendere nei suoi occhi. A questo seguì un salto indietro clamoroso << Woah, woah, woah!! Fermi tutti! Cosa hai lì? Dove...dove l'hai raccattata?>>, disse iniziando a guardarsi in giro per terra, come se da un momento all'altro potessero spuntare ovunque pietre maledette (come margherite!!).
    << No -esitai un istante- mi è stato commissionato di freddare il suo proprietario>>. A quel punto il coboldo (com'è che si chiamava?) si calmò dal suo panico e mi guardò con uno sguardo che non mi piaceva per niente. Poi si fissò i piedi scuotendo la testa e frustando nervosamente il terreno con la coda. << Oh mia piccola amica, ti hanno proprio fregata>>.
    Dato che non aggiungeva altro, lo incalzai << Che vorresti dire?>> Temevo già la risposta che stava per giungermi << Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è...

    E con questi bei tre puntini di sospensione saluto tutti quanti, dopo mesi di attesa!
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Da quanto tempo! Riuniamo i post va, così dopo di me sta a Tira e poi a Cassidy.


    "Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è..."
    Il coboldo non riuscì a terminare la frase. In un primo momento rimase semplicemente con l'espressione stralunata persa nel vuoto, poi una smorfia che sapeva di stupore e paura si dipinse rapidamente sul suo muso. Abbassò lo sguardo come a voler nascondere alla propria vista qualunque cosa l'avesse sconvolto e senza aprir bocca indicò oltre Engifer per avvisarla di una presenza alle sue spalle.
    "Se non sopravviveremo sappi che mi sei simpatica" fu tutto ciò che gli uscì dalle labbra dopo qualche secondo di silenzio.
    Una creatura fumosa di volute di tenebra si era generata dove il coboldo spaventato stava puntando l'artiglio. Era fin troppo simile a qualcuno che Engifer già conosceva per non averci niente a che fare. Il suo corpo era più sinuoso e fluttuante della controparte originale, e forse il colore era un tantino più ingrigito, ma quello che si era materializzato alle sue spalle era un drago decisamente molto simile a Aesingr. Non gli somigliava soltanto nell'espressione del muso, congelata nell'oscurità di due occhi neri come la Città dei corvi. Inizialmente era parso di forma eterea, poi si era concretizzato in un Aesingr di squame grigie e senza emettere alcun ruggito aveva sollevato una zampa per abbatterla su Engifer. Il coboldo fece per intervenire, poi capì che non avrebbe fatto in tempo e si ritrasse di colpo.
    "Via!" le gridò, sperando fosse pronta di riflessi.
    Fece per cominciare a correre, ma nel voltarsi scoprì che anche dietro di lui erano sbucate delle presenze. Erano perlopiù coboldi simili a lui, dal corpo nudo e grigio e dall'espressione vuota quanto quella del drago. Due gli saltarono incontro con silenziosa ferocia intenzionati a dilaniarlo. Fu l'adrenalina a permettergli di evitare l'assalto dei loro sottili e affilati artigli, ma sentì lo spostamento d'aria del taglio delle zampe grigie sulle squame. Per poco non piombò addosso a Engifer e non perse l'equilibrio. Riuscì a non travolgerla balzando di lato e facendo perno sulla coda.
    "Loro sono... come... com'è..."
    Cercò di esternare una frase di senso compiuto senza successo, sembrava sprofondato nello sconforto. Roteò gli occhi violacei verso Engifer e il drago ormai completamente materializzato, come anche quelli che stavano per diventare i suoi aguzzini, e dedicò alla strana mezza cobolda uno sguardo di commiserazione. Forse non era esattamente ciò che intendeva esprimere, difficile dirlo quando il terrore e il dispiacere riempono un volto, ma non aveva grande importanza. Non ci sarebbe comunque stato tempo di porsi domande, perché gli altri coboldi che erano almeno una decina si lanciarono verso di lui e lo colsero alla sprovvista. Soltanto due riuscirono a ferirlo, ma fu sufficiente perché un terzo potesse avvicinarsi; poi un quarto, un quinto e...
    Il suo musetto vivace perse improvvisamente di tonalità. Sembrava essersi improvvisamente spento, intristito in un modo quasi agghiacciante. Le ferite causate dai suoi avversari erano leggere, dai tagli stillava solo qualche goccia di sangue. ad esser stato lacerato era qualcos'altro.
    Se il drago ferirà Engifer, i ricordi positivi che lei ha di Aesingr si corromperanno e li vedrà sottoforma di incubi. Se ci sono persone con cui Engifer ha stretto un qualche legame compariranno e accadrà la stessa cosa. Se Engifer non ha amici o niente di simile a cui si è affezionata non comparirà nient'altro. Tanto meno solido è/è stato il legame con Aesingr "secondo lei" tanto più sarà facile distruggerlo e stessa cosa per le altre apparizioni. Puoi interpretare la faccenda come preferisci, per la pietra ho già la trama in mente.


    Doveva ammetterlo, farsi trascinare per le corna da Egenna era una delle cose più strane che potessero accadere a Kengard. Ce n'erano di assurdità, più di quante avrebbe pensato possibile, ma quella ne batteva molte; quasi tutte. Per starle dietro doveva fare attenzione a non strofinare il mento squamoso per terra e allo stesso tempo a non tenere la testa troppo in alto o lei non ci sarebbe più arrivata. In realtà era piuttosto alta come umana, il problema stava nel fatto che tenere il collo dritto in avanti gli faceva venire dei leggeri dolorini alle spalle e per assecondare i suoi movimenti finiva per incurvare il dorso e farsi più piccolo tra le ali. Egenna non se n'era mai accorta, per lei sembrava naturale tirare un drago per le corna. Forse lo faceva di professione!
    Quando arrivarono alla locanda, la fonte del rumore, Aes si accorse della porta in avvicinamento anche con il muso puntato verso il basso. Egenna invece dovette farci caso con un po' di ritardo, perché Aes si ritrovò a sbattere con un corno su uno stipite e sussultò. Il tonfo era stato lieve, ma vicino vicino al suo orecchio destro. Non si tirò indietro per paura di decollare Egenna con un movimento brusco. Zakrina lo oltrepassò sghignazzando mentre Egenna gli suggeriva-Ordinava di cercare una finestra. Ad Aes piacevano le finestre, erano una delle più belle invenzioni per i luoghi chiusi costruiti dai bipedi. Poteva infilarci il muso da dentro e da fuori e appoggiarsi comodamente se la cornice non era troppo sottile. Mentre si allontanava di qualche passo e cercava di capire dove appostarsi, dando anche un'ascoltata rapida nei dintorni giusto per scrupolo, sentì dall'interno un fischio sorpreso di quelli da presa in giro stile umano sobrio solo in parte o troppo birbante per farsi gli affari propri.
    "Una donzella? Due donzelle! Non potrete essere il premio di consolazione stasera, mi dispiace. Solo chi..."
    Aes sentì un frastuono, qualcosa che veniva scagliato e un paio di voci alzarsi seguite dalla discesa lenta ma prepotente del silenzio. Quando riuscì a fare il giro e ad individuare un pertugio che sembrava una finestra anche se occlusa da qualcosa, ancora non si sentivano rumori strani di oggetti contundenti in fase di decollo. Era cessato anche il tintinnare dei bicchieri. Gli tornò in mente la birra infinita. Quando capì che l'ovulo era tappato da un tessuto appositamente installato per non essere spostato proseguì nella sua perlustrazione e infine trovò una vera finestra. Infilò il muso dentro per controllare cosa stesse succedendo e, anche se la cosa non lo stupì, lo scenario che si ritrovò davanti era troppo diverso da quello di qualche secondo prima. Era così facile cambiare la posizione di individui e oggetti? E anche di ribaltarli? :sclero:
    Tira, divertiti tu a descrivere cos'è successo nei... quindici secondi in cui Aes faceva il giro.
     
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30 replies since 6/1/2020, 17:19   2012 views
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