Un momento di relax alla Ginestra d'Ambra

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  1. Aesingr
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Coccodrillo di che? In effetti Aesingr non aveva capito esattamente se quel tipo lo stesse prendendo in giro o se fosse serio, stava di fatto che non aveva mai sentito parlare di nulla del genere. Cercò di esporre un sorriso dei suoi e di non mostrarsi per niente ostile, anche se il suo concetto di non apparire ostile era sempre esacerbato dal non rendersi conto che, già di consueto, non era una creatura all'apparenza pericolosa.
    Quel coccodrillo era alto più o meno quanto lui a dire il vero, decisamente molto più grande della maggior parte degli individui con cui aveva avuto a che fare. Non che avesse conosciuto molti altri draghi eccetto che ad Andorix, dove forse sarebbe stato meglio non averli conosciuti. Si sentiva grande in confronto agli abitanti dell'isola, e non si rendeva conto in realtà di essere dannatamente piccolo per la sua specie. Esclusa la coda, non superava di molto i tre metri.
    Udì del movimento in lontananza, crepitii di frantumi e passi in avvicinamento. Anche il coccodrillo, che aveva detto chiamarsi Edgar, sembrò darci peso e di tutta risposta lo afferrò e se lo portò a sé. Aes non capì molto di quel che accadde, soprattutto non capì come potesse essere accaduto. Si ritrovò circondato da un ambiente viscido e decisamente inquietante per i suoi standard, non aveva mai avuto una tana del genere. Lo spazio era ristretto, anche troppo probabilmente, e non aveva decisamente margine per muoversi inglobato in quella sorta di schifo che somigliava decisamente troppo alla carne di cui si nutrivano i suoi simili.
    Cercò di sollevare la testa nel buio, ma in risposta trovò solo altre pareti di quella... qualunque cosa fosse. Sentì soltanto la voce di Edgar accennare una spiegazione riguardo al fatto che voleva proteggerlo. E dov'è che lo stava proteggendo? Temeva piuttosto che l'avesse catturato qualche bestia cattiva!
    In effetti non si era reso conto di niente, solo di venir tirato verso di lui. Poi aveva respirato con le branchie per mezzo secondo, la coda gli era finita contro un fianco... e poi? In ogni caso doveva essere al sicuro da qualunque cosa stesse avvicinandosi là fuori, purtroppo non aveva modo di constatarlo. Spalancò le membrane palmate delle zampe anteriori e cercò senza successo di far presa da qualche parte, ma per qualche ragione cominciò a credere che avrebbe potuto ferire Edgar stesso agitandosi. Gli pareva di esser finito dentro di lui. Santi Maestri del vuoto, era finito dentro di lui? Se lo stava mangiando?
    Ma perché non l'aveva avvertito? Accidenti, qualsiasi predatore prima di mangiarsi una preda la avverte no? Un ruggito, un balzo, una chiacchera tra amici... nessun cenno che fosse affamato, niente di niente.
    "E dai, perché vuoi mangiarmi? Ti piace così tanto il pesce? Cioè, il drago? Insomma hai capito"
    Sbuffando lottò col desiderio di cercare una via di fuga. Edgar sembrava carino, non voleva fargli davvero del male. Non si chiese come avesse fatto ad ingurgitarlo e come facesse a tenerlo dentro il suo corpo in quel modo, ma in effetti non era troppo rilevante. Voleva capire tuttavia il motivo di quella mangiata improvvisa, gli era per caso venuto un languorino e voleva assaggiare un Aes?
    Era decisamente fastidioso essere intrappolato lì dentro. Non era tanto il buio, neanche il trovarsi quasi del tutto bloccato, Piuttosto voleva sapere cosa stesse accadendo lì fuori! Per quanto il suo udito fosse sviluppato non riusciva a capire nulla con le orecchie schiacciate.

    Nel frattempo, la Ginestra crepitava. Rilucevano cristalli alla luce del sole, cristalli di color arancio che andavano a formare zampe artigliate emergenti dal terreno. Un essere gigantesco e metallico si stava muovendo sulla superficie vitrea, scagliando enormi manciate di sabbia ogni volta che sollevava un piede da terra. Offuscato alla vista dal pulviscolo mosso dal vento, l'inquietante abominio si ergeva maestoso e proseguiva imperterrito nel suo incedere. Le zampe di cristallo arancione sporgevano dal suolo e cercavano di trattenerlo, ma dopo pochi secondi il bestione se ne liberava e continuava ad avanzare.
    Ogni volta che il mostro scacciava gli arti d'ambra che tentavano in vano di ferirlo, il suolo stesso della Ginestra pareva ruggire di rabbia e frustrazione. Forse di dolore. Qualcosa di aberrante stava affliggendo la Ginestra, qualcosa che valicava il concetto di pericolo naturale e andava ben oltre il concepibile da mente comune.
    Di fronte ad Egar, prima che la creatura fosse troppo vicina, sbucarono le stesse zampe artigliate; senza esitare lo afferrarono saldamente per gli arti inferiori, prima di creparsi leggermente sulla lucente superficie arancione.
    "Aiutami, non riesco a fermarlo. Per favore"
    La voce che Edgar percepì era complessa. Difficile dire se fosse femminile o maschile, senz'altro era vibrante e potente per quanto incrinata dalla sofferenza. La Ginestra stava comunicando con lui, gli stava chiedendo aiuto come avrebbe fatto una creatura senziente in difficoltà. Le zampe lo lasciarono andare e si ritirarono nel sottosuolo, stridendo in maniera inquietante. Al loro posto rimasero due buchi nella sabbia.
    L'essere era decisamente più grande di un Aesingr: privo d'espressione, pareva un'armatura d'acciaio semovente, indossata da un corpo metallico tanto grande da scuotere il terreno ad ogni passo. Aguzze punte gli sporgevano dalle spalle e dalla schiena, come creste di montagne corrotte da mano umana e rese frammenti di materia artificiale. C'era qualcosa di tremendamente sbagliato in quella creatura, bastava osservarla per un istante per rendersene conto; non aveva volto, forse una semplice maschera nel centro del petto rassomigliante al muso di un toro, pietrificato nell'attimo di ruggire. Paragonarlo a qualcosa di noto sarebbe stato difficile, e ancor più difficile era capire come e perché potesse esistere.
    Altro che momento di relax, Edgar era approdato nel luogo sbagliato al momento sbagliato. O forse no?
     
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