Relax nel bosco

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    "Non c'è di che." rispose al coboldo dopo averlo liberato. Lo osservò mentre si allontanava, cercando di capire se era ferito da come camminava, ma non notò nulla.
    Spostò lo sgardo verso la licantropa, che non sembrava aver voluto intervenire nella faccenda ed era ancora li ferma dove l'avevano lasciata. Larry si fece qualche dubbio su cosa volesse effetivamente, anche se probabilmente quell'incontro era più che altro una casualità e se non aveva un motivo per rimanere, si sarebbe rincamminata per la sua strada.
    Notò poi la cobolda dal manto candido avvicinarsi, spiegandogli in breve cosa era successo. "Quindi era suo fratello? Se vivono ancora assieme probabilmente vivono ancora in famiglia." pensò, non gli dispiaceva affatto fare amicizia con altri della sua specie, sopratutto dopo che erano anni che non ne vedeva uno.
    Sentì un urgente bisogno di indietreggiare quando la cobolda gli si posò addosso, nonostante ciò rimase fermo. ""Troppo vicina." pensò nervoso. Da quella distanza si sentiva vulnerabile ma le sue parole lo tranquilizzarono. "Ecco... io... io sono Larry. E tu? balbettò cercando di incrociare i suoi occhi il meno possibile.
    Era così vicina da poter sentire il suo respiro sulla pelle. "Hai un buon profumo." disse.
    "Aspetta, l'ho pensato. Non l'ho detto davvero?" pensò arrossendo un po'.
     
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    La sua richiesta rivolta a Larry di avere la corda non venne soddisfatta. Ed Aesiril sentiva che l'umano era impaziente di fuggire, attaccare o fare qualcosa in quanto il suo nervosismo per più che palpabile nell'aria, oltre che ad aver intimato all'elfo, senza troppe minacce, di farsi gli affari propri.
    Il coboldo che inizialmente era fuggito sull'albero fu ovviamente felice di trovare dei suoi simili e la sua timidezza crollò come una palafitta travolta da uno tsunami. Per quanto riguarda la lincantropa, invece, non fece nulla. Non attaccò l'umano, non attaccò Aesiril, non attaccò i coboldi, non si lucidò la pelliccia. Rimase li ferma a guardare il decorso degli eventi. Prima che l'umano potesse fuggire, attaccare o fare qualsiasi cosa, Aesiril evocò nuovamente la sua tecnica Artigli dell'Albero; un fascio di radici come corde salirono dal terreno ed immobilizzarono gambe e braccia del ladro, consentendogli solo di parlare.
    L'elfo puntò nuovamente la spada contro di lui, senza toccarlo con la lama smeraldina, ed iniziò ad interrogarlo.
    "Non mi fido di te, umano. Dimmi, cosa volevi fare con quei coboldi? Ucciderli? Usarli per esperimenti magici? Torturali? Avanti, confessa! Io sono un elfo della Natura e punisco chiunque faccia del male ingiusto alle creature di questo mondo!" iniziò a torchiarlo.
    Ovviamente, non l'avrebbe ucciso se si fosse rifiutato di rispondere o se avesse mentito, tuttavia nulla vietava ad Aesiril di infliggergli qualche tortura come ricordo.
     
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    L'umano ribelle insisté nell'agitarsi un altro po', con tanto di espressione ostile. Anche quando Aesiril lo intrappolò fra i rami continuò a dimenarsi senza sosta, cercando di scappare.
    "Ma quali esperimenti magici!" strillò con fare nervoso e aggressivo. "Cosa me ne faccio di queste stupide creature?"
    Il suo volto passava da adirato a preoccupato da un momento all'altro. Solo dopo un intero minuto di versacci e imprecazioni cominciò a calmarsi.
    "Soldi, cos'altro dovrei cercare al mondo d'oggi! Quegli stupidi coboldi hanno accumulato un tesoro enorme, vai a sapere come, e un piccolo riscatto non avrebbe poi fatto male a nessuno! Pensavo anche di non chiedere molto per convincerli a collaborare, ma dovevi arrivare tu a guastare le cose idiota!"
    Non aveva certo l'aria di uno che stava mentendo, anche perché gli sarebbe bastato restarsene in silenzio un po' più a lungo. Senza dubbio però era furioso, quell'elfo ficcanaso non poteva starsene a casa sua quel giorno invece di venire ad intralciarlo? Il coboldo appena liberato non perse tempo a dare o chiedere spiegazioni, si allontanò com'era arrivato borbottando.
    La femmina rimase immobile, scrutando Larry e mantenendo il contatto fisico con lui finché non la colse di sorpresa con una frase piuttosto inaspettata.
    Indietreggiò imbarazzata di un passo, passandosi una zampa sul muso. I suoi occhi, di un acquamarina quasi luccicante, risaltavano sulle sue squame candide e morbide come nuvole. Sul suo dorso correva una cresta di cuspidi nere appena accennata, le cui punte ricurve all'indietro sfumavano in argento. Il muso ricordava quello di un cucciolo di drago, eccezion fatta per le dimensioni degli occhi e per l'assenza di corna. Non pareva assolutamente minacciosa, difficilmente anche con un pugnale in mano sarebbe sembrata un pericolo, ma il suo esile corpo sembrava comunque adatto alla corsa e all'arrampicata a giudicare dagli affilati artigli sulle zampe.
    "Oh, scusa" rispose pacata, senza ribattere al commento di Larry. "Ho esagerato"
    Si voltò e raggiunse Aesiril, fissando astiosa l'umano che non la degnò di uno sguardo.
    "Anche se meriterebbe che qualcuno gli strappasse le dita, non serve ferirlo. In effetti non ci ha fatto del male, ha solo approfittato del fatto che Crowl stesse litigando con un nano e fosse distratto per rapirlo"
    Raccolse dell'erba da terra e con rabbia gliela scagliò in faccia, facendolo agitare più di quanto non avesse fatto prima.
    "Se ci provi ancora te lo farò e come del male!" urlò il ragazzo, con sguardo inferocito.
    Lei sembrò quasi prenderci gusto nel vendicarsi nella maniera più fastidiosa e indolore possibile. Continuò a lanciargli rametti e erbacce addosso, approfittando del fatto che Aesiril lo stesse trattenendo. Solo quando si fu placata e si fu sporcata le zampe a sufficienza, fortunatamente di verde e non di sangue, tornò da Larry dove l'aveva lasciato.
    "Io sono Kael, molto piacere Larry. Quello che diceva quel maledetto è vero, possiamo ripagarvi con un po' del nostro tesoro. Certamente meglio che darlo a lui"
    A differenza di suo fratello non sembrava di poche parole. Il modo disinvolto e leggero in cui fissava Larry era quasi divertente, non pareva dar peso alle sue reazioni e probabilmente neanche si era resa conto di averci dato dentro un bel po'.
    Pharnasius trovava interessante la cobolda, ma sicuramente in maniera molto meno accesa di Larry. Non aveva avuto a che fare con femmine di specie diverse dalla sua, se non per Aidal con cui non aveva certo avuto modo di intavolare conversazioni. Effettivamente non aveva avuto a che fare neanche con altre lupe eccetto sua madre, ancor meno con umane che potessero somigliare a quei licantropi di cui parlavano quando la denigravano e le ricordavano di esser stata un puro fallimento.
    Abbassò una palpebra, avvicinandosi al gruppo senza un preciso motivo in mente. Poteva proseguire, ma poteva anche rimanere dov'era. Non aveva fretta in fondo.
     
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    Come immaginava, aveva fatto una figuraccia. Ancora imbarazzato, non riuscì a mantenere lo sguardo fisso sulla cobolda e ruotò la testa in cerca di un punto vuoto, in cui spostare la sua attenzione.
    Si passò una zampa sulla fronte quando la cobold si allontanò da lui.
    A quanto pare aveva voglia di vendicarsi sul ragazzo, ma anziché punzacchiarlo con il pugnale mentre l'elfo lo teneva fermo, iniziò a tirargli dietro tutto ciò che trovava sul suolo boschivo, cosa che Larry trovò molto divertente.
    Quando torno a parlare con lui, gli fece la proposta di una ricompensa per averli aiutati. "Credo che attualmente non avrei modo di trasportarlo. Non ho ne una borsa, ne vestiti con me. E... sinceramente non ho un buon rapporto con il denaro." Poche volte aveva avuto in mano dei soldi in vita sua e ancora non conosceva bene il valore della merce in denaro.
    "Se però avete del cibo, quello lo accetto volentieri." disse prendendo l'arco. "Come puoi notare sto imparando a cacciare, ma non sono ancora abbastanza bravo da essere autosufficiente." Molto probabilmente qualche pasto lo aveva rubato in giro più che cacciato.
     
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    Le parole dell'umano fecero infuriare Aesiril ancora di più, che lo strattonò usando le corde che gli aveva offerto la Natura stessa.
    "Voi esseri umani, così avidi. Per denaro fate di tutto! Rapire le creature, distruggere la natura, ammazzare, rubare, e molte altre cose fuori legge! Ringrazia che Zell non è qui con me altrimenti ti avrebbe percosso con le sue scariche elettriche fino a farti trasformare in una lanterna! Non biasimo l'odio del draghelfo verso la vostra razza!" gli urlò mentre continuava a strattonarlo e a stringerlo ancora di più nella morsa vegetale.
    La cobolda bianca si prese anche la sua vendetta nei confronti dell'umano, tirandogli addosso terriccio, foglie, pigne, erba e qualsiasi altra cosa trovasse sul terreno. Ovviamente, lo scherzo ebbe l'effetto di far adirare ancora di più l'umano e ridere l'elfo che pensò di bombardare nuovamente l'umano con gli elementi del bosco, tirandoglieli da dietro e ridendo alle spalle dell'umano per ridicolizzarlo davanti a tutti.
    Mentre continuava a tenerlo stretto nella morsa vegetale, Aesiril tornò a guardare i coboldi che si erano riuniti tra loro e provò una commozione di vederli tutti assieme, liberati dall'avidità umana.
    L'elfo della Natura poi si rivolse alla lupa.
    "Potresti aiutarmi a condurre questo qui a Knawr? Voglio che sia consegnato alla giustizia e che venga sbattuto in cella. Vorrei fare in modo che si penta di quello che abbia fatto e che non ripeta in futuro gli stessi errori!" le chiese.
    Aesiril poteva anche condurlo a Kanwr da solo, la cittadina non distava molto da quel punto, ma era meglio essere in due a scortarlo.

    Edited by ZellDragon6 - 22/7/2020, 15:27
     
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    Pharnasius scrutò l'elfo come se le avesse appena proposto di smontare una montagna roccia dopo roccia, ricomporla e costruirci una nuvola in cielo. Per lei giustizia e pentimento non avevano significato, certamente non nel modo in cui lui intendeva.
    Drizzò il collo e sollevò il muso, avvicinandosi all'umano che fortunatamente sembrava mostrare meno intenti ribelli di poco prima.
    "Ti aiuterò" rispose, senza mostrare vero interesse per la cosa.
    In effetti era curiosa più che altro di capire fin dove l'avrebbe condotta, perché avesse bisogno di raggiungere gli abitanti di Knawr e con quali intenzioni. Non era neanche sicura di sapere quale fosse il suo compito, ma intuì di dover azzannare qualora l'umano avesse tentato la fuga.
    In tal caso l'unico problema sarebbe stato non esagerare. L'ultima volta che ricordava di aver giocato, anni prima, si era ritrovata con grumi di peli in bocca e il sapore del sangue sulla lingua.

    La cobolda fece ondeggiare la coda bianca alle sue spalle.
    "Ma certo, tutto il cibo che vuoi"
    Si rivolgeva a Larry come si conoscessero da sempre, come fosse lui suo fratello e non Crowl.
    Dal suo sguardo limpido non trapelava alcuna malizia, sembrava anzi voler comunicare tutta la tranquillità del mondo. Probabilmente Larry avrebbe dovuto semplicemente rilassarsi.
    Si diresse fra i cespugli e accennò una corsetta, per poi avanzare a piccoli balzi verso il limitare del bosco. Prima di immergersi nella periferia rurale di Knawr ci si ritrovava ad attraversare una piana erbosa, che anticipava i verdeggianti pendii in discesa verso le prime abitazioni. Oltre la grande distesa si trovavano alcune dune di sabbia, tra le quali si respirava la frescura di giorni trascorsi senza che soli cocenti infuocassero il clima.
    Dovettero camminare per diversi minuti, durante i quali Kael sembrava voler perder tempo volontariamente per allungare il tragitto, procedendo a zig zag in più occasioni.
    "Ci siamo" abbozzò senza neanche voltarsi, indicando un gruppo di casupole insolitamente piccole che sbucavano dalla sabbia in un'armonia quasi surreale. "Noi però non cacciamo, potresti trovarlo insolito"
    Intessute in legno lavorato di cedro e di faggio, non erano più alte di tre coboldi in piedi uno sull'altro. Le piccole porte, alcune delle quali spalancate, si affacciavano su scalinate che si immergevano nel sottosuolo, da cui proveniva un odore non troppo pungente di umido e sotterraneo.
    Da ogni abitazione proveniva lo stesso odore, la stessa atmosfera, come una rete di gallerie unisse tutto da quelle parti in un unico sistema dall'aspetto allo stesso tempo grazioso e un po' sinistro. Alcune torce illuminavano le pareti fra cui si susseguivano gradini lignei, infondo ai quali si aprivano ampi spazi dove anche passi leggeri rimbombavano veementi. Piccole fontane qui si alternavano a massi di svariate forme e dimensioni e attorno vi erano disposte sedie e arbusti infilati in vasi abbastanza grandi da ospitare un umano al loro interno. Fiaccole incastonate sul soffitto tremolavano a rischiarare lo zampillare dell'acqua sottostante e tappeti di morbido tessuto colorato stesi sul pavimento.
    "Ecco, noi abitiamo qui"
     
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    Zell, continuiamo se vuoi.

    Se non volevano portarselo in braccio Aesiril avrebbe dovuto liberare l'umano, quindi lei doveva fare attenzione che non fuggisse.
    Insieme all'elfo, Pharnasius si avvicinò alla città di Knawr superando il bosco per condurre il prigioniero da Ferglarendir. In breve raggiunsero le vie principali della città e si diressero dove si ergeva la grande biblioteca. Oltrepassarono alcune locande, un paio di negozietti e una bancarella piena di pezzi di armatura e di pugnali affilati ornati di spirali d'argento sull'elsa. Pharnasius, anche se solo per un attimo, ne rimase attratta e si fermò ad osservarli uno accanto all'altro. Non aveva mai visto armi esposte, soltanto imbracciate da qualche bipede. Notò che la fissavano in maniera abbastanza insistente, ma non si aspettava di passare inosservata.
     
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    L'umano continuava a dimenarsi e a ribellarsi, pur essendo tallonato da un elfo e una licantropa, non intendeva cedere e si dimostrava cocciuto come un mulo. O meglio, come un essere umano. Nonostante i suoi movimenti ribelli, Aesiril e Pharnasius riuscirono a condurlo a Knawr e mentre camminavano per le strade della città, la lupa venne attratta da diverse armi esposte in bella mostra.
    "Belle armi, vero? Le vedo molto adatte per le tue zampe!" le disse l'elfo della Natura, notando l'interesse della creatura pelosa.
    Arrivati ai piedi della grande quercia che coincideva con la grande biblioteca cittadina, Aesiril bussò elegantemente alla massiccia porta ed entrò. Come c'era da aspettarselo, l'anziano elfo era disteso su uno dei massicci rami della quercia, immerso nella sua lettura.
    "Saggio Ferglarendir, mi dispiace disturbarti dalla tua lettura ma vorrei consegnarti questo umano che abbiamo dichiarato in arresto. E' accusato di aver rapito dei coboldi, lo abbiamo colto con le mani nel sacco e ora vogliamo che venga punito a dovere" l'elfo chiamò il suo simile anziano, facendogli il raffinato saluto tipico della loro razza.
    Con decisamente minor raffinatezza, Aesiril scaraventò l'umano dritto disteso contro il bancone della biblioteca, in attesa di capire cosa ne avrebbe fatto di lui l'anziano elfo.
     
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    Scusa Zell, si sono incontrati già Aesiril e Ferglarendir? Se si cambio il post.

    Pharnasius si era soffermata in effetti ad osservare gli armamenti, ma non credeva potessero adattarsi davvero a lei. Soprattutto non era interessata ad utilizzarli. Al massimo ad affrontarne qualcuno, per valutare quanto fossero efficienti e come potesse lei reagire se aggredita con uno di quegli affari. Non poteva che avere un modo parallelo e distante dalla comune visione della realtà di interpretare le cose, quella era una delle molte.
    Aspettò a rispondere all'elfo, doveva ragionare un po' su cosa dire. Alla fine avrebbe semplicemente tirato fuori due parole rapide come al solito.
    Quando arrivarono, volle rimanere fuori ad aspettare. Non solo era la prima volta che si immergeva così in profondità in un centro abitato, e il flusso di persone le appariva del tutto nuovo, ma quello sarebbe stato in assoluto il suo primo ingresso in un luogo chiuso in cui risiedevano bipedi.
    Eccetto la dimora di Shalksiaran, che definire un edificio sarebbe stato oltremodo erroneo, aveva esplorato solo caverne e un paio di casupole comunque situate nel fitto del selvaggio. Quello che le piacque, nonostante tutto, fu come quel grande albero emanasse una serenità inspiegata. Era come se la invitasse ad entrare senza conoscerla, non minacciando di ferirla o di aggredirla in alcun modo. Sentiva non vi fosse motivo di restare all'esterno e che anzi ne sarebbe stata protetta. Di nuovo, l'istinto prese il sopravvento. In fondo lei era l'istinto no? Si avvicinò a passi leggeri, fermandosi però dopo aver fatto solo un paio di passi. Osservò come là dentro fosse tutto strano, nuovo e indecifrabile. Non per i ricordi di Sylverion però, che distingueva gli oggetti lì presenti come tavoli, sedie, libri e scaffali. Quel drago conosceva, seppur il suo aspetto fosse oltremodo ingannevole, la vita dei bipedi.

    Ferglarendir si alzò e accolse l'elfo nuovo arrivato rispondendo con un gesto semplice quanto simbolico. Come ogni volta che incontrava uno sconosciuto, compiva un veloce gesto ad arco con la mano destra e indicava il proprio petto in un saluto rispettoso. Aesiril aveva condotto fin lì un malfattore. Era conosciuto come un individuo caritatevole, saggio e pacifico; ma anche Ferglarendir non perdonava le ingiustizie.
    "Nessun disturbo. Ti ringrazio di essere intervenuto in nome della giustizia. Non spetta però a me punire i criminali, devi condurlo alla guardia di Knawr che si trova poco distante a sud da qui"
    L'umano si rialzò digrignando i denti e fissò in cagnesco Aesiril.
    "Lo vedi? Non sai neanche cosa stai facendo! Come ti permetti di arrestarmi!"
    Ferglarendir con un cenno repentino gli intimò di tacere. Al vederlo, con la sua espressione gentile ma stoica e imperitura, il ragazzo si zittì all'istante.
    "Perché hai rapito dei coboldi?"
    Quello rispose massaggiandosi una spalla e ringhiando.
    "Cosa ti importa? Quel coboldo aveva ficcato il naso dove non doveva e ne ho solo approfittato per un po' d'oro. Non gli ho neanche fatto del male!"
    "Non sembra però tu non l'abbia fatto perché non avevi intenzione di farlo, semplicemente non ne avrai avuto bisogno"
    Seppur non capì subito cosa intendesse, l'umano rimase in silenzio nel considerare che stavano esattamente così le cose.
    "E con questo? Mi aspetto di scontare una pena per rapimento e non per aver ucciso o ferito qualcuno, quindi vediamo di sbrigarci e non ne parliamo più!"
    In qualche modo pareva aver accettato quello strano arresto. Ferglarendir però era del proprio avviso, ben diverso da quello che chiunque si sarebbe aspettato.
    "Hai bisogno così tanto di un po' d'oro da permetterti di giocare con la vita altrui? Se questo elfo non ti avesse acciuffato chi sa fin dove ti saresti spinto"
    Il ragazzo batté un piede a terra e strinse i pugni.
    "Da nessuna parte. Dovevo solo consegnarlo a chi avrebbe saputo cosa fare"
    L'anziano elfo si incupì. Il suo sguardo si fece più truce.
    "Questo vuol dire che sapevi benissimo cosa stavi facendo"
    Quello non proseguì nel dialogo. Si voltò piuttosto da un'altra parte, fingendo di ignorarlo.
    "Quindi" proseguì Ferglarendir, "l'avresti fatto se ci fossi riuscito. A Knawr puniamo solo se necessario e preferiamo insegnare, ma non dai l'idea di voler capire. Se pensi che rapire per dell'oro sia giusto non pretendo di cambiare la tua idea"
    L'umano ne fu confuso. Non tanto per l'impressione che ciò potesse diventare una scappatoia, ma per il modo in cui Ferglarendir si stava esprimendo. Gli stava per caso dicendo che poteva evitare una pena semplicemente considerando il proprio gesto un errore? Aveva un che di stupido.
     
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    Sì, anche se non ci sono role ufficiali tra loro due, Aesiril è andato più volte in biblioteca (anche con Lenrian al seguito) per leggere e cercare informazioni sui libri. Quindi lui e Fergleccetera si conoscono già bene. ^^


    La lupa, inizialmente timorosa, decise di entrare nella biblioteca, guardandosi intorno ed annusando l'ambiente. L'anziano elfo salutò il suo simile più giovane ed iniziò ad indagare riguardo i crimini commessi dall'umano, il quale cercava scappatoie inutili sperando in una condanna più clemente.
    "Sappi che il rapimento è considerato reato grave e se speri in una riduzione della pena, ti sbagli di grosso, umano!" gli sgridò l'elfo della Natura.
    Aesiril poi ascoltò il discorso dell'anziano elfo riguardo all'arresto dell'essere umano, sapeva che Ferglarendir era buono e pacifico ma non poteva permettere che l'umano avesse uno sconto della pena.
    "Saggio Ferglarendir, grazie a me e alla qui presente Pharnasius, ora i coboldi sono liberi di correre nel bosco fuori Knawr e hanno anche incontrato un loro simile molto simpatico. Se non avessimo fermato questo umano, a quest'ora i coboldi sarebbero stati consegnati a qualche schiavista che avrebbe reso la loro vita impossibile, sotto minacce e torture. Un destino peggio della morte! Quindi ora vado a consegnare questo delinquente alla guardia cittadina. Una volta in cella potrà trarre beneficio dai tuoi insegnamenti." e con quelle parole, l'elfo della Natura prese l'umano per il colletto della tunica.
    "Torno subito. Dato che sono qui, devo riferirti degli ultimi avvenimenti che sono successi." aggiunse, invitando l'umano ad uscire dalla biblioteca.
    Il tragitto dalla grande quercia al posto di guardia fu breve ma stressante, in quanto l'umano insisteva a dire che l'anziano elfo aveva decisamente più sale in zucca del suo giovane simile che continuava a pungolarlo con la spada color smeraldo. La fortuna, comunque, continuò a sorridere ad Aesiril perchè in quel momento al posto di guardia c'erano di turno tre guardie elfiche, decisamente meno grezze degli umani o dei nani. Aesiril lasciò in consegna l'umano ribadendo alle guardie le stesse cose che aveva detto a Ferglarendir.
    "Ben fatto, amico! Stai sicuro che qui dentro, questo essere purgherà tutti i suoi crimini!" rispose una delle guardie, sbattendo in cella l'umano.
    L'elfo della Natura poi tornò alla biblioteca dove c'erano sempre ad attenderlo l'anziano elfo e la lupa.
     
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    Quando Aesiril tornò, Aveva appena congedato alcuni lettori, mentre Pharnasius era finalmente entrata e aveva preso posto in un angolo del grosso albero.
    Non aveva pensato fosse una buona idea per la sensazione che le dava trovarsi in mezzo a tutti quei bipedi, estranei e soprattutto molto diversi nel muoversi e nell'occupare lo spazio. Non le parve però troppo male quando si decise ad ignorare l'eccessiva concentrazione dei propri sensi su tutto quello che la circondava.
    Ferglarendir non era troppo diverso da Shalksiaran. La sua voce era calda e non le appariva in alcun modo invadente.
    Ferglarendir attese il ritorno di Aesiril e lo invitò a sedersi accanto a lui.
    Prese una bottiglia da uno scaffale e gli porse un bicchiere, versandone qualche goccio.
    "Hai mai assaggiato l'Arash? A Knawr non è molto conosciuto, è stato importato da alcuni giovani marinai di un'isola vicina"
    Aveva un sentore alcolico, percepibile anche a distanza, ma a primo impatto sarebbe risultato fresco anziché infuocato. Quando anche Aesiril si fu accomodato proseguì.
    "Non volevo graziare quell'individuo" spiegò, con espressione decisa ma quasi rammaricata. "Volevo soltanto cercare di indagare un po'. A volte qualcuno compie errori per motivi a noi sconosciuti, e anche se per gli errori è giusto pagare ci sono volte in cui si può ottenere molto di più da un insegnamento. Ma dimmi, cosa fai da queste parti?"
    Pharnasius trovava innaturale il modo di comportarsi di quel vecchio elfo, abbastanza inconsueto da apparirle piacevolmente affine. Era qualcosa che non aveva mai provato fino ad allora, non con estranei. I compagni da cui si era separata li avrebbe definiti molto meno peculiari, nonostante la loro fosse stata un'alleanza incredibile. Aveva una domanda da porre ad Aesiril, ma prima a quanto pare doveva dialogare con Ferglarendir. Non era interessata a questioni di giustizia, non comprendeva i doveri di una città.
     
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    Aesiril accettò il bicchiere di Arash da parte del suo anziano simile, brindando con lui, usando le parole di buon augurio in lingua elfica. Anzi, a dire il vero tutto il loro dialogo fu in elfico, ma per ovvi motivi qui viene scritto in italiano. L'elfo della Natura assaggiò la bevanda alcolica, che non faceva sputare fuoco come certi liquori umani o nanici, ma dava una prima impressione di freschezza, come se non fosse alcolico.
    Ferglarendir fece notare le sue ragioni riguardo la condanna del rapitore di coboldi e il suo giovane aiutante annuì alle sue parole, per poi chiedergli su cosa facesse da quelle parti.
    Aesiril iniziò a raccontare di tutte le sue ultime avventure da quando aveva visitato la biblioteca l'ultima volta assieme a Lenrian, disse che il suo drago era partito assieme ad altri suoi simili verso l'Ossidiana d'Argento e l'elfo gli concesse di andare da solo, in modo da trascorrere un pò di tempo con gli altri draghi di Kengard e socializzare con loro. Raccontò anche dell'incontro con Zell e Gix, di tutta la loro avventura assieme alle due umane sotto la catena montuosa per aiutare lo Shiura, si soffermò su quella creatura rarissima a Kengard, descrisse i sotterranei dell'Ossidiana d'Argento con tanto di scheletri infiniti, di elfe pazze e di una fata che sarebbe stata un'ottima musicista, se non fosse stato che suonava delle cantilene contro di loro. Ovviamente non mancò di descrivere il loro stile di combattimento contro tutti i nemici. Si soffermò in particolare sulla figura di Zell e della sua stirpe, descrivendo il corpo del draghelfo positivo e di come era disposto ad aiutare i suoi alleati ma che covava rancore verso gli esseri umani, in particolar modo quelli di sesso femminile.
    "Lo sai? E' davvero un tipo particolare, come pochi se ne vedono qui in giro. Chissà se è venuto anche qui da te. E questo è ciò che mi è successo finora. Non ho niente in particolare che mi spingesse qui a Knawr, se non rivedere amici come te, caro Ferglarendir. E' sempre un piacere scambiare quattro parole con te e aggiornarmi su quello che succede. Qui va sempre tutto bene?" chiese infine Aesiril all'anziano elfo.

    Dato che Aesiril ha citato Zell, Fergleccettera potrebbe citargli Meno Zell, se lo ha visto. Il draghelfo negativo ha messo i suoi piedi luridi anche nella tranquilla cittadina e ha già preso di mira la grande quercia XDDD
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    L'aroma alcolico e barricato dell'Arash inebriò ambiente e papille. Era una delle sue bevande preferite, forse quella che prediligeva in assoluto.
    Aesiril gli raccontò di quello che aveva vissuto di recente e Ferglarendir non mancò di sottolineare quanto approvasse in particolar modo la scelta di separarsi da Lenrian per lasciar che vivesse le sue esperienze.
    "Il vostro legame è ammirevole. Non è mai facile separarsi dai propri compagni, poco cambia se per breve o lungo tempo. In quest'isola volano draghi saggi e potenti, ma qualche volta anche molto pericolosi. I guai si concentrano a Kerus come ben saprai, anche se la stessa Knawr non è più scevra dal chiasso ultimamente"
    Pensò alle ultime aggressioni, solitamente distanti dalla città ma ormai abbastanza vicine da poterla coinvolgere. Sorseggiò altro Arash, poi proseguì.
    "Mi lusinga tu sia tornato a farmi visita. A Knawr le cose non vanno mai troppo male, in fondo questa brava gente vive per gli altri oltre che per se stessa. Gli scambi proseguono bene e la mano d'opera non manca. Non subiamo attacchi se non per qualche raro movimento in periferia, e a dire il vero sembra che lo Zell di cui parli possa aver a che fare con uno di questi sporadici eventi. Lui però non è un ragazzotto simpatico, non credo proprio si tratti dello stesso individuo. In ogni caso gli ultimi eventi che hanno stravolto l'isola hanno tirato in ballo anche noi. Non potevo nascondermi con quello che sta accadendo aldilà dell'Ossidiana"
    Prese una pausa, poi si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù ripensando agli ultimi tempi.
    "Quelle creature uscite dal sottosuolo sono spaventose. Si stavano nutrendo dei germogli e del verde che ricopre Kengard, da sempre rigogliosa anche se connubio di habitat molto diversi. La Nebbia è intervenuta e adesso siamo in molti a star tenendo a bada la minaccia seppur la sorgente ne rimanga sconosciuta"
    Lo disse con un filo di malinconia.
    "Fortunatamente abbiamo alleati potenti, il pericolo non è riuscito ad attecchire. Stiamo cercando il responsabile. La Nebbia argentata sa più di quel che può o vuol condividere. Ma dimmi una cosa, hai avuto a che fare con uno di loro? Un membro della Nebbia intendo. O qualcuno che avesse avuto a che fare con la loro famiglia"
    Glielo chiese questa volta con curiosità nell'espressione e nella voce. Ferglarendir conosceva alcuni dei loro segreti, seppur la gran parte gli restassero oscuri. Era forse venuto il momento di condividerli. Non sarebbe stata la prima volta, e come le precedenti sapeva di potersi fidare del suo interlocutore.
    Poi riprendo il discorso Meno Zell XD
     
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    Incubo infernale

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    Aesiril ascoltò con attenzione il discorso del suo anziano simile e più proseguiva nel discorso, più il suo volto assumeva un'aria preoccupata. Mentre lui era impegnato nel sottosuolo ad aiutare lo Shiura, in superficie i boschi e le foreste erano minacciate da delle ripugnanti creature che aggredivano la natura di Kengard, il suo primario elemento. Inoltre, c'era in giro un "secondo Zell", una sorta di omonimo del suo amico bipede scaglioso che però non era visto di buon occhio da Ferglarendir. I nemici della natura, per quanto essi siano forti, non erano comunque riusciti a fare molti danni in quanto avevano trovato una certa resistenza e tra questa resistenza c'era anche la Nebbia Argentata, e tale affermazione fece strabuzzare gli occhi ad Aesiril. Il giovane elfo della Natura aveva visto la Nebbia come un'organizzazione oscura alleata del male, e per questo motivo si era tenuto sempre a distanza, e per questo motivo non aveva mai interagito personalmente con loro.
    "No...a meno che io creda. Non ho mai avuto a che fare con loro perchè non mi è mai piaciuta come organizzazione però se la Nebbia sta combattendo contro queste creature ripugnanti che vogliono distruggere la natura di Kengard, allora potrei momentaneamente allearmi. Prima però devo ritrovare Lenrian. Mi fermerò qui a Knawr in attesa che ritorni. La tua biblioteca è sempre stata un punto di riferimento anche per lui e come ben sai è venuto sempre a chiedere consiglio, quando ne aveva bisogno." rispose l'elfo della Natura, finendo di bere la bevanda alcolica.
    Si girò per un attimo verso la lupa, che era rimasta in disparte.
    "E avrei bisogno anche di Zell, se potessi....a proposito...dicevi che c'è un altro Zell qui attorno? Chi è costui?" chiese poi all'anziano elfo. C'erano ben pochi che avevano un omonimo a Kengard, proprio a causa della diversità dei nomi che venivano assegnati sull'isola, a differenza di un altro mondo dove chiami uno per nome e si girano in cinquantamila.

    Per il mio prossimo post mi è venuta un'idea XD :zumzumzum:
     
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    Credo sia meglio se la frase in cui Ferglarendir parla di Meno Zell la scrivi tu, puoi usarlo tranquillamente. Così magari sei più specifico e hai più dettagli da fornire. Comunque fai quel che ti va, ma se vuoi muovo la trama che ho in mente alcune cose da fare. Anche perché a Knawr dovrebbe a breve avvenire un qualcosa di importante.


    Ferglarendir sospirò. Si voltò verso Pharnasius come aveva fatto lo stesso Aesiril, ma questa li fissava impassibile ed imperturbabile. I ciuffi d'argento le ricadevano sul muso mentre con i suoi occhi caldi e profondi studiava ogni loro gesto.
    "La Nebbia. In realtà neanch'io posso dirti molto su di loro, ma quel poco che posso raccontarti non è certo spaventoso" ammise portandosi una mano al mento.
    Sembrava stesse riflettendo attentamente su quali pensieri esternare. Solitamente Ferglarendir era diretto, schietto e semplice; in quel momento però sembrava si stesse accingendo ad un ardua impresa.
    "Sono anni che vengono considerati il male che si muove in quest'isola, forse è venuto il momento che qualcuno metta le cose in chiaro"
    Dovette tirare un lungo sorso di Arash. Non certo per parlarne incoscientemente, forse per darsi la carica quanto bastava per farlo con meno pensieri. Anche un elfo del suo calibro aveva di che rimuginare.
    "I membri della Nebbia hanno fatto in modo di essere odiati, o per meglio dire hanno dato motivo di essere temuti. Si sono fatti un nome, hanno rubato oggetti pericolosi e hanno in mente qualcosa di grosso. Posso assicurarti però che anche mio nipote, Crial, per quanto facesse parte della loro famiglia non è mai stato un cattivo ragazzo. Se si ripercorrono tutte le gesta della Nebbia, ovunque siano andati non vi sono morti e non vi sono gravi danni, al massimo qualche ferito e un gran soqquadro. Il loro è sicuramente un operato pericoloso, ambiguo se vogliamo, ma il loro modo di agire è singolare. Non ci sono tracce che facciano pensare si tratti di gente crudele, nonostante loro stessi si siano esposti più volte e non abbiano mai cercato di far cambiare idea a chi non li vedeva di buon occhio"
    Fece una piccola pausa, perdendosi nei ricordi. Qualche giovane di Knawr si era avvicinato all'ingresso della biblioteca ma nessuno entrò, chi era rimasto si era allontanato. Avevano capito che Ferglarendir voleva rimanere solo con Aesiril.
    "Non posso approvare atti illeciti, ma non posso neanche far a meno di notare quanto si stiano dando da fare per difendere ciò che amiamo di quest'isola. Quando più Kengard si trova in difficoltà loro compaiono, uno dopo l'altro, e ci aiutano a proteggerla. Kengard non è fatta di male e bene, ma di ogni zona grigia che si trova tra di essi. Questa volta però stiamo avendo a che fare con una fonte maligna la cui origine ci è sconosciuta, nessuno meglio di loro che conoscono l'oscurità può accompagnarci in questa battaglia e in quelle future"
    Di fatto, da Valen a Crial, fino a Liya e Krisal, nessuno si era mai tirato indietro di fronte ad una minaccia. Spesso erano proprio loro a pagare con la vita.
    "Devo confessarti Aesiril che conoscevo alcuni di loro, ma non i loro segreti. Chi è caduto in battaglia l'ha fatto per proteggerci. Può essere difficile da credere, ma è così. Sembra che vogliano in ogni modo essere disprezzati, e come ben sai in molti si sono alleati per fronteggiare la Nebbia. Quello che credo io è che abbiano portato la gente ad allearsi perché le specie si unissero in vista di qualcosa di grandioso, un evento epocale che potrebbe portare alla catastrofe o alla salvezza. Sfortunatamente non posso averne la certezza, né so dirti di più. Solamente che non v'è un vero motivo per temerli, se i tuoi fini sono nobili"
    Effettivamente, erano in molti ad esser rimasti senza uno scopo, senza un obbiettivo da raggiungere. Temere la Nebbia era ciò che aveva spinto famiglie ad unirsi, specie ad avvicinarsi e potenze ad allearsi per proteggersi dal pericolo. Se la Nebbia avesse voluto tutto questo? E se non fossero loro il nemico comune da cui avevano sempre voluto metterli in guardia? In fondo non tutti erano disposti a lasciarsi aiutare senza un fronte comune.
    Pharnasius a quel punto si avvicinò. I suoi artigli ticchettarono sul legno. Rimase a pochi passi dai due, immobile come una statua.
    "Ho conosciuto individui con obbiettivi molto diversi, ma alla fine ci siamo uniti. Non credevo avrei trovato un branco, e anche se non posso considerarlo tale ho capito cosa si può provare. Se l'intera Kengard fosse un solo branco, saremmo molto potenti"
    Ferglarendir rimase alcuni secondi in silenzio, poi annuì.
    "Sì. Molto potenti"
     
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