In cerca di una voce

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    Il breve scambio di informazioni tra Gimble e Parilin si concluse lì. D’altronde, non c’era nient’altro da dire. Quindi la strega girò i tacchi e si diresse verso l’uscita della locanda. Aveva bisogno di prendere una boccata d’aria.
    Non appena si trovò nella strada acciottolata, intravide il ragazzo moro. Scelse di non accostarsi a lui. Non le interessava di presentarsi ed eventualmente discutere con lui di tutta quella faccenda. In ogni caso, non poté ignorare la domanda che egli le porse a un certo punto.
    “No. Non mi pare di averti mai visto prima.” Gli rispose in tono piatto, dopo averlo squadrato da capo a piedi. Era sicura di quanto andava dicendo, sebbene fosse prosopognosica.
    La donna non restò ad attendere la risposta del suo interlocutore, che probabilmente non sarebbe arrivata, o almeno, non in quel momento. Preferì, piuttosto, salire su in camera per riposare. L’indomani sarebbe stato un giorno faticoso, soprattutto psicologicamente, poiché avrebbe dovuto addentrarsi nella foresta con due ragazzini.
    Il mattino seguente la strega si fece già trovare puntuale davanti al bancone. Come al solito, l’oste le si avvicinò con del cibo tutt’altro che invitante e, come al solito, lei lo congedò con uno sguardo glaciale e una smorfia di disgusto.
    Partirono pochi istanti più tardi, con il biondo in testa al gruppo. Parilin convenne che fosse più saggio spostarsi con il tappeto, così non si sarebbe stancata e avrebbe potuto concentrarsi meglio su ciò che li circondava. Il tappeto aveva il pregio di poter funzionare anche ad altezze non considerevoli come due metri dal suolo.
    -Camminerò quando sarà strettamente necessario camminare. Fino ad allora, faccio risparmio energetico.-
    Gimble si fermò bruscamente solo quando si trovarono dinnanzi a un fitto groviglio di rovi che formava una specie di cupola. Egli fece spallucce, quindi invitò Kestrel a sradicare i rovi.
    Dal canto suo, la mora si chiese se dovesse dare manforte allo spadaccino, oppure lasciargli fare il proprio lavoro senza dover intervenire. Avrebbe tolto di mezzo i rovi con la polvere esplosiva già utilizzata all’accademia a Kerus.
    Alla fine decretò che avrebbe lasciato spazio al ragazzo dai capelli mori, non solo per non doversi sporcare subito le mani, ma perché era nella propria natura agire quando aveva la certezza di doverlo fare. Non aveva manie di protagonismo. Esattamente come a Klenrung, sarebbe intervenuta qualora avesse ritenuto che fosse strettamente necessario.
     
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    Cos'era, un giardiniere? L'aveva fatto aggiungere alla combriccola per potare due piantine? Almeno fossero state buone!
    Inizialmente pensò di buttarcisi dentro e sradicarle a mano, però non gli conveniva a giudicare dalla quantità di spine sparse qua e là.
    "Non ci avrai riuniti per tagliare le ramaglie" puntualizzò con un mezzo sogghigno, di quelli più di circostanza che ironici.
    Con un sospiro estrasse la spada, poi gli venne in mente che avrebbe fatto prima con gli artigli di Kurama. Non per altro, la spada faceva più male, ma si sarebbe potuta impigliare da una parte e dall'altra quindi non valeva la pena di smanaccare come un idiota per venti minuti. La rinfoderò e concentrò la propria energia nelle mani, finché le sue braccia non si circondarono parzialmente di un manto rosso vermiglio. Come coperto di fiamme pulsanti il suo pugno sembrò incendiarsi, ma non era un calore simile a quello del fuoco bensì rifulgeva di una luce tanto rossa da sembrare linfa splendente.
    Dalle sue mani si generarono gli artigli del demone, con cui cominciò a fare piazza pulita di qualunque cosa si trovasse in mezzo alla strada. Quel che rimase erano erbacce stroncate e fumanti, ma non di cenere bensì d'energia pura. I suoi occhi e la sua espressione si tingevano di una foga spaventosa quando colpiva, quasi fosse fuori di sé. In realtà stava solo concentrando le sue forze per farle confluire con quelle di Kurama. Dovette ammettere che quella volta, per qualche motivo, era stato leggermente diverso.
    Le parole della volpe erano state molto chiare. Non si sarebbe certamente lasciato andare, ma quella decisione avrebbe cambiato molte cose. Si voltò verso i due, indicando il passaggio libero.
    "Dobbiamo infrascarci fin dentro il centro di Ahsnaeris? Mio fratello dice che quel luogo è pieno di cose che non ti aspetteresti in una foresta"
    Ovviamente la cosa lo elettrizzava, soprattutto perché non trovarsi da solo gli permetteva di concentrare i pensieri su altro che non fossero le cocenti affermazioni di Kurama. Lo aveva odiato molte volte, ma mai quanto quella mattina.
    Riprese a camminare e solo allora, genialità portami via, si accorse che il ragazzo non aveva aperto bocca fino a quel momento. Il primo pensiero fu che fosse un tipo molto timido; ci mise quasi un altro paio di minuti per farsi venire il sospetto che forse non fosse proprio quella la questione.
    Si voltò a fissarlo per un istante, poi tornò a concentrarsi sul percorso di fronte a sé.
    C'era solo una spiegazione plausibile: Ginble in realtà voleva trarli d'inganno! Era una trappola! (???????) XD
    Si fermò e fece per attingere al consiglio del demone, un attimo prima di cambiare idea e riprendere a camminare.
    "Dobbiamo proseguire fin dentro l'Ossidiana?"
     
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    scusate la latitanza. Ho avuto settimane dure, ma ora ci sono!


    Sbalorditivo cos'aveva fatto quel Kestrel con quei rovi. E senza nemmeno usare la spada! Gimble non era una persona semplice da stupire, ma che dire, mai aveva assistito ad una cosa simile e lo si poteva capire dal suo volto meravigliato. Avere al proprio fianco un combattente con questo tipo di potere non può che essere un vantaggio nelle situazioni di pericolo, o di giardinaggio.

    Ma non ci fu così tanto tempo per abbandonarsi allo stupore, avevano un'obbiettivo e dovevano raggiungerlo il prima possibile. Quella foresta intricata metteva l'ansia e Gimble era sicuro che più sarebbero stati lì dentro, più si sarebbero avvicinati alla follia o alla morte. Del resto anche Kestrel glielo aveva confermato subito prima di ricominciare a camminare "...è pieno di cose che non ti aspetti in una foresta".
    Il ragazzo si rimise in marcia attraverso la boscaglia seguito dai suoi due compagni d'avventura. Il paesaggio non era particolarmente vario, anzi era decisamente noioso: rovi, ragnatele, arbusti e il continuo fruscio di chissà quali bestie che si muovevano tra i rami, spaventati dal passaggio di quella combriccola.

    Gimble era assorto sei suoi pensieri quando, in maniera completamente inaspettata, le mura di rovi che costeggiavano lo stretto sentiero di terra battuta fecero spazio a un ampio prato verde ben tenuto al centro del quale, cosa più inaspettata, era presente una casa di pietre e legno del tutto simile alla locanda "il lieto cammino" che avevano abbandonato quel mattino. Nella radura si poteva persino scorgere il cielo che stava imbrunendo, facendo risaltare ancora di più la calda luce che fuoriusciva dalle finestre dell'abitazione.
    I tre si fermarono di botto, chi stranito, chi curioso e chi disorientato. Ma nemmeno questa volta Gimble lasciò tempo ai suoi compagni di discutere sul da farsi. Lui pagava e lui aveva il diritto di decidere. Si diresse a passo spedito verso la casa. A quanto pare la notte era prossima e non sarebbe stato male farsi accogliere tra quattro mura piuttosto che dormire alla mercé di chissà quale bestia selvatica.
    Giunto però davanti all'ingesso, il ragazzo non potè che sussultare: sopra la porta era presente l'insegna "il lieto cammino" del tutto uguale a quella della locanda al limitare del bosco. Era impossibile che fossero tornati al punto di partenza e per giunta qui non c'era nemmeno la strada ciottolata che attraversava il bosco.
    Ma la cosa ancora più strana era l'interno di quel posto, in tutto e per tutto uguale al "il lieto cammino", ma più vivo. I tavoli erano quasi tutti pieni di viandanti festosi che bevevano vino e mangiavano quelli che sembravano manicaretti preparati dalle mani di una cuoca sapiente. Dietro il bancone non c'era il vecchio oste decrepito, ma due uomini e due donne che si davano da fare per preparare vassoi e servirli a tutti. Nel camino scoppiettava della legna secca che, oltre a non fare fumo, diffondeva un piacevole aroma di resina. E, dulcis in fundo, un musicante stava suonando una lira mentre cantava le gesta di eroi e cacciatori.

    Per la prima volta dall'inizio dell'avventura Gimble guardò i suoi compagni con sguardo smarrito, in cerca di un po' di conforto o di una spiegazione di ciò che stava succedendo intorno a loro, ma sia Kestrel che Parilin sembravano nella sua stessa situazione.

    Un cameriere, portando un pensate vassoio pieno di piatti e bicchieri, si avvicinò sorridendo "Eccovi! Siete arrivati giusto in tempo, abbiamo giusto un tavolo per tre persone vicino al camino." e con un cenno della testa indicò l'unico tavolo libero della sala "accomodatevi, sù! Arrivo subito da voi." tornando verso il banco il cameriere aggiunse "Ah, se volete c'è anche una stanza. Fossi in voi non lascerei questo posto durante la notte. Non si può mai sapere chi o cosa ci sarà fuori."
    Gimble non fece caso a quest'ultima frase, ma decise che sedersi e bere qualcosa sarebbe stato utile a capire dove si trovassero e come fosse arrivata lì tutta quella gente, o per lo meno a rilassarsi un pochino.
     
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    La strega osservò il ragazzo dai capelli corvini mentre sradicava i rovi per sgomberare il passaggio, ammesso che ci fosse stato un passaggio.
    L’osservava come si osserva qualcuno che sta semplicemente e diligentemente facendo il proprio dovere.
    A lavoro terminato, il giovane si voltò verso di loro ed indicò il passaggio libero. Parilin si limitò a ringraziarlo alzando leggermente la mano in segno di vittoria, tanto per dimostrare di essergli riconoscente. Dopo di che lo seguì, sempre a bordo del tappeto volante, con l’aria di una che voleva darsi una mossa per chiudere quella faccenda il prima possibile, a meno che non fosse successo qualcosa di interessante. Probabilmente presto il suo tono dell’umore sarebbe cambiato, visto che, a quanto diceva Kestrel, la foresta di Ahsnaeris era piena di cose che non ci si aspetterebbe. E in effetti, nessuno si aspetterebbe che nel bel mezzo della foresta si trovi una locanda simile in tutto e per tutto a quella da cui erano partiti, con l’unica eccezione che questa si trovava in una radura.
    Gimble entrò nella casa senza se e senza ma. Poco male, si sarebbero subito tolti un sassolino dalla scarpa.
    L’ambiente era lo stesso della locanda che avevano conosciuto, solo che lì c’erano delle persone sedute ai tavoli che rendevano il luogo un’isola felice. Inoltre, dietro il bancone non c’era l’oste che conoscevano, ma altre persone.
    Tutto ciò diede molto a cui pensare alla strega. Non poteva trattarsi di un’illusione percettiva; forse la locanda era protetta dai rovi e dalla vegetazione per effetto di un incantesimo o roba del genere. Non sarebbe stata certo una novità: più volte aveva assistito ad episodi del genere e ad altri erano narrati in alcuni libri che aveva letto.
    -Molto strano. Decisamente molto strano.- commentò fra sé, mentre si sedeva ad un tavolo insieme agli altri due. Presto un cameriere avrebbe portato loro del cibo, cibo che lei avrebbe rifiutato facendo scoccare la lingua tra i due denti davanti e chiudendo le labbra quasi come per dare un bacio.
    Chiariamolo, il suo rifiuto non era legato alla diffidenza nei confronti di un mondo estraneo, ma alla convinzione che tanto aveva viveri a sufficienza nella borsa. Alla peggio, avrebbe cacciato. Al contrario, avrebbe approfittato della stanza per la notte, d'altronde, le spese della spedizione erano a carico del biondo, ivi compresa la permanenza in quella locanda. Poco importava se ciò significava un minor pagamento al suo contributo, l'importante era non rimetterci di tasca propria. Inoltre, all'idea di condividere una stanza con due sconosciuti non rabbrividiva, tanto avrebbe potuto sempre dormire sul tetto dell'edificio, adagiata sul proprio tappeto.

    Edited by Rectina - 20/5/2020, 12:41
     
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    Kestrel non era mai stato un tipo che si stupiva, uno di quelli che alla prima aurora rimangono abbagliati per ore come spaventapasseri. Quando però giunsero nella verde radura nascosta dalla vegetazione anche lui cominciò a porsi qualche domanda.
    Cosa stava succedendo? Avevano superato quella locanda poco prima. Era decisamente simile per non essere la stessa, e se il copyright esiste a Kengard era stato troppo violato per non meritare una punizione esemplare. Ceffoni, altro che multe!
    Rimase quasi male del fatto che Gimble ci fosse rimasto male (?). Nel senso, era chiaro che quel ragazzo volesse trarli d'inganno no? *è una trappola* cit.
    Che neanche lui si aspettasse un simile risvolto? Kurama brontolò nella sua testa, mostrandogli di nuovo nella mente Gimble che scriveva sul foglio e cercando di indurre i suoi pensieri verso la soluzione dell'arcano. Solo dopo un altro paio di minuti di silenzio, in cui i neuroni di Kestrel facevano su e giù, la volpe si spazientì e gridò nella sua testa.
    <idiota, non può parlare!>
    Fu come se gliel'avesse gridato in faccia, ma da mille direzioni diverse. Semplicemente, Kestrel rispose:
    "Ah. Capito" ...esprimendosi pure ad alta voce.
    Ovviamente, non potendo gli altri udire la voce di Kurama, sarebbe apparsa come l'ennesima risposta ad un'affermazione inesistente.
    Quando entrarono nella locanda, molti passi avanti rispetto alla precedente, Kestrel volle ordinare qualcosa da bere di decente.
    "Grazie, per me un Brandy" rispose al cameriere in totale scioltezza mentre raggiungeva il tavolo.
    Né il commento di Parilin né l'espressione di Gimble lo misero in allerta o gli fecero venire dubbi sul fatto che avesse da soddisfare una tale arsura. Kurama si era arreso già da mesi, in quel momento dovette constatare quanto sarebbe stato piacevole il giorno in cui avesse potuto deriderlo dall'esterno, muso a muso.
    Ma Kestrel no, era troppo OP per rendersi conto dell'assurdità della situazione. Come se avesse paura della foresta notturna. Non aveva messo in conto di trovare un luogo del genere in mezzo agli alberi, non poteva non approfittarne; un bicchierino in più era sempre gradito
    "Non sapevo che a Ahsnaeris si trovassero posti simili. Bene così" commentò rivolgendosi agli altri due con soddisfazione.
    Il suo unico lato titubante veniva messo a tacere dalla certezza che di spada avrebbe potuto menare qualunque questione pericolosa. Dunque perché preoccuparsene?
     
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    Siccome mi dispiace lasciare role in sospeso che si fa, la porto avanti io? Qualcun altro vuole aggiungersi?
     
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    CITAZIONE (Aesingr @ 11/7/2020, 16:39) 
    Siccome mi dispiace lasciare role in sospeso che si fa, la porto avanti io? Qualcun altro vuole aggiungersi?

    Per me puoi masterare tu. Magari sarebbe gradita un’aggiunta di un personaggio o di un utente proprio.
    In ogni caso, fino al 20 luglio non avrò PC per rispondere.
     
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    Il cameriere tornò, diretto da Kestrel. Pose sul tavolo tre bicchieri vuoti, anche se Gimble e Parilin non avevano chiesto niente, e aggiunse tra di essi una piccola brocca di vetro con del Brandy. Li squadrò per un paio di secondi quasi impercettibili, poi con un piccolo inchino si allontanò.
    Kestrel senza dar adito a dubbi cominciò a versarsi la bevanda, decisamente più allettante di quella robaccia che gli avevano proposto nell'altra locanda. Questa sembrava la versione 2.0! Anche il licuore era notevole a dire il vero.
    Mentre sorseggiava il Brandy cercava di capire senza chiedere, sia mai, il motivo delle espressioni schive dei due compagni. Prima che fosse arrivato a metà bicchiere, e prima che potesse chiedere se ne volevano un po', un altro individuo giunse al tavolo. Indossava un cappuccio che però non gli copriva il volto, semplicemente lo adombrava. Sotto la veste dai colori notturni si intravedeva un fisico snello, e il suo volto era quello di un giovane dagli occhi rossicci e dal visetto angelico. Stretti nel cappuccio capelli neri gli ricadevano lungo i lati della testa e quasi arrivavano alle spalle.
    "Altri avventurieri? Come siete arrivati qui, se non sono indiscreto?" chiese in tono tranquillo, prendendo una sedia e sedendosi al tavolo senza chiedere il permesso.
    Aveva l'aria di chi stava per spiegare quanto quel luogo pululasse di creature mostruose e fosse tutto fuorché sicuro per gente come loro, che erano fortunati ad aver trovato un riparo e come, a giudicare dalla loro confusione stampata su espressioni disperate, fosse comprensibile che avessero di che dubitare. In realtà a guardarli non pareva proprio così: Parilin se ne sbatteva e tutta stoica pensava alle sue cose, Kestrel trincava in totale armonia, e solo Gimble appariva un po' confuso da quanto stava accadendo.
    Kestrel prese l'occasione al volo.
    "Sorso?" chiese allo sconosciuto, porgendogli il Brandy.
    Quello sembrò pensarci un attimo, giusto il tempo di chiedersi per quale motivo non avesse risposto alla sua domanda e gliene avesse anzi posta un'altra, ma poi annuì e ne versò un po' in uno dei due bicchieri vuoti sul tavolo. Kestrel non era bravo con le spiegazioni e avrebbe preferito fossero gli altri a fornirle. Lanciò un'occhiata a Parilin, così anche il nuovo arrivato si concentrò su di lei.
    Fu proprio lo sconosciuto però ad esordire.
    "Venite dalla città?"
    Lo chiese in tono strano, quasi cupo. Che fosse perché le città gli stavano antipatiche o per altro non era possibile saperlo, ma non aveva l'aria di chi voleva mantenere i segreti troppo a lungo.
     
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    Parilin scrollò le spalle: -Non sapevi che ad Ahsnaeris si trovassero posti simili. Contento tu. Neanche io pensavo di trovare una casa a forma di ventre a Kerus, poi… e dire a forma di ventre è un eufemismo.-
    Non gli rispose semplicemente perché non gli andava di rispondergli e poi, la sala in cui si trovavano era gremita di persone interessanti da osservare.
    Giunse un cameriere che portò loro tre bicchieri e una brocca di vetro con del Brandy che la strega non toccò, a differenza di Kestrel che non perse tempo.
    “Vogliate scusarmi un attimo.” Disse in tono solenne, notando che la conversazione avrebbe tardato ad avviarsi. Si diresse a passo svelto verso l’uscita della locanda, facendo un cenno con il capo a un cameriere che le chiese se avesse bisogno di qualcosa.
    Una volta fuori dall’edificio, camminò fino a quando le luci della struttura non potessero più illuminare la sua figura, quindi aprì la borsa ed estrasse una scatolina rettangolare contenente delle cartine e del tabacco di fattura magica. Armeggiò un po’ fino a che riuscì a fabbricarsi una sigaretta.
    -DaAvrei potuto tranquillamente farlo prima, ma poi avrebbero tutti voluto e ciao ciao materiale per me. Io mica le compro o le scrocco.-
    Fumò la sigaretta appoggiata ad un albero, guardandosi intorno con circospezione. Possibile che quel posto fosse reale? Oppure che fosse nascosto da incantesimi forti? Una locanda identica alla precedente, ma di qualità molto più alta.
    -Che il biondino abbia taciuto su questo fatto può essere probabile, per quanto non ci creda. In ogni caso, sarà meglio rientrare, prima che qualcuno esca fuori.-
    Così dicendo, rientrò nella locanda, la sigaretta tra le labbra e la borsa in spalla. Nessuno la fermò per rimproverarla e del resto, che motivo avrebbero avuto per farlo, poiché le sue sigarette non sprigionavano fumo.
    Si sedette al tavolo giusto un attimo prima che arrivasse una figura incappucciata. Parilin lo squadrò da capo a piedi, prima Di biascicare qualcosa che suonasse come: “Prima di tutto, buonasera!”
    Al contrario, Kestrel si presentò subito come l’amicone di turno che ti vuole offrire da bere e fare quattro chiacchiere.
    “Ad ogni modo,” proseguì la donna, vedendo che l’individuo incappucciato e il moro reclamavano la sua attenzione: “Siamo appena arrivati seguendo un sentiero che terminava con dei rovi che celavano questo posto.” Fece una pausa, prima di chiudere il discorso con: “Veniamo dalla foresta di Ahsnaeris, al cui ingresso si trova una locanda simile a questa, eccetto per il servizio.”
    Attese che qualcuno proferisse parola. Lei si era già stancata di fornire spiegazioni, spiegazioni che, secondo il suo punto di vista, avrebbe dovuto dare il mandante di quella spedizione.

    Edited by Rectina - 27/8/2020, 17:38
     
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    "Capisco" asserì il tizio incappucciato, drizzando la schiena sulla sedia. "Quindi avete vissuto il passaggio, la luce nell'ombra e l'ombra nella luce nel Lieto cammino"
    Kestrel sentì Kurama ridestarsi. Un calore leggero e formicolante lo pervase, come ogni volta in cui la volpe si sospendeva prima di metà della trasformazione. In quello stato Kurama poteva sentire ogni cosa senza essere visibile, anche se ad uno sguardo attento la pelle di Kestrel sarebbe apparsa di colpo arrossata come anche i suoi occhi.
    "Sarebbe?" chiese Kestrel, scolandosi un altro mezzo bicchiere.
    "Il cammino che vi ha condotti dalla locanda trasandata della foresta tranquilla fino alla locanda radiosa della foresta in tumulto"
    Kestrel si scrocchiò le dita e si voltò verso Parilin, per poi tornare a fissare il losco figuro.
    "Icchett'hadetto?"
    Oltrepassati aforismi toscani e amenità d'altrettanta rilevanza, l'individuo riprese a parlare.
    "Se siete qui per il tesoro potete lasciar perdere. Ve ne sono molti altri in giro, forse di più grande valore. Quello che si ciela in fondo al Lieto cammino non è per tutti. Men che meno per voi, anche se sembrate estranei alla cosa"
    Kestrel ticchettò sul tavolo con le dita. Non capiva perché ma Kurama era insolitamente interessato alla faccenda. Quando cercò di scrutare attraverso l'espressione del nuovo arrivato, si sentì come penetrare da uno sguardo che voleva sondargli l'anima. Rispose comunque con la sua solita non chalance.
    "Io sono venuto per fare un po' di casino" puntualizzò ad alta voce, senza curarsi di esser sentito. "Come ho detto al qui presente Gimble l'importante è il viaggio, no?"
    A quelle parole, l'individuo si tolse il cappuccio e si mostrò in tutta la sua giovanile avvenenza.
    "Il mio nome è Fless, benvenuti al Lieto cammino. Volete riposare per la notte? Fuori non sopravvivereste"
    Anziché rispondergli si era presentato, senza nessuno avesse mostrato interesse nella cosa. Per quanto non gli fosse per niente chiaro l'atteggiamento di quel Fless, Kestrel stava incuriosendosi a sua volta.
    "Ci sono creature feroci? Mostri affamati?"
    Il ragazzo inclinò la testa e abbozzò un sorriso.
    "Magari. C'è ben di peggio, ma vi consiglio di tenere la vostra curiosità a freno"
    Kestrel stava già fremendo. Non potevano dirgli che là fuori si sarebbe scatenato qualcosa di assurdo per poi proporgli di starsene a dormire al riparo.
    "Se proprio non ci riuscissimo a contenere la curiosità" fece Kestrel con fare sardonico, "Cosa ci accadrebbe?"
    Fless infilò una mano nella veste e tirò fuori una pietra luminosa. La porse a Kestrel, poi cambiò idea e la lanciò a Parilin.
    "Quella vi farà luce e non si spegnerà fino al mattino. Se siete così scellerati da andare lì fuori prendetela, almeno non mi sentirò in colpa quando dovrò venire a raccattare i vostri corpi"
    Kestrel non sicurò del fatto che Fless avesse cambiato bersaglio all'ultimo, non sembrò nemmeno accorgersene. Si stava invece perdendo nelle immagini di foreste notturne pululanti di spiriti e follie, cose che aveva sempre voluto sperimentare da quando aveva messo il naso fuori da Knawr.
    "Mi dicono sempre di non parlarne, di lasciar andare chiunque sia di passaggio, ma ne ho già vista troppa di gente scomparire per non tornare. Prima o poi anche ad un sadico viene voglia di salvare un paio di persone. Voi siete i tre fortunati"
    Lo disse quasi ridacchiando. Non sembrava davvero malintenzionato, ma neanche si poteva dire stesse facilitando loro le cose. Aveva detto poco e niente, instillando solo curiosità e spacciando quel luogo come la notte del delirio.
    Rectina, se ti va puoi aggiungere cose alla trama e aiutarmi a portarla avanti. Un paio di idee ce l'ho ma se qualcuno mi stravolge le cose mi diverto di più ed è anche più semplice. Se no fa nulla, vado avanti io.
     
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    La strega seguì lo scambio di battute tra il suo compagno di viaggio e il nuovo arrivato, scostando lo sguardo sull’interlocutore del momento e tirando boccate d’aria. Si trattenne dall’esibire un sorriso quando il moro se ne uscì con una frase dialettale, o almeno, così avrebbe saputo definirla.
    “A onor del vero, neppure io posso dirmi effettivamente interessata al fantomatico tesoro a cui mi ha accennato il signor Gimble.” Dichiarò sulla scia di quanto detto da Kestrel. “Ciò non toglie che io non voglia tornare a casa a mani vuote.” Continuò in tono affabile. “Intendo sia in senso materiale, o culturale/spirituale.”
    Fortunatamente, anche il ragazzo con i capelli corvini era del suo stesso parere, malgrado il tizio avesse tentato di dissuaderli dall’addentrarsi nella foresta.
    “Vi ringrazio per questo dono.” Disse, prendendo la pietra al volo. “Ce la caveremo egregiamente.” Aggiunse, facendo l’occhiolino a Kestrel. Dopo di che si alzò senza aggiungere altro e si diresse verso la porta della locanda. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che il giovane l’avrebbe seguita.
    Fuori la notte era la padrona indiscussa dell’ambiente. Non si udivano rumori consueti o strani.
    La donna tirò fuori il tappeto volante dalla borsa senza tuttavia aprirlo, semplicemente lo teneva sottobraccio, mentre la mano reggeva la pietra che emanava una luce che consentiva di vedere a malapena dove stesse mettendo i piedi.
    Mosse una decina di passi nella stessa direzione in cui era certa di essere andata poco prima; nel frattempo, si era appuntata mentalmente che in caso di estrema necessità avrebbe potenziato la luce della pietra con uno specchio che aveva in borsa.
    “Io propongo di continuare su questo sentiero, se…” non fece in tempo a terminare la frase, che un’impetuosa folata di vento le strappò di mano la pietra che volò via. Poco mancò che non le portasse via anche il tappeto.
    La folata si faceva sempre più intensa, talmente intensa che era impossibile continuare a camminare, almeno per lei, che decise di rimanere dov’era.
    Era buio pesto, il cielo ingombro di nuvole; il vento forte non permetteva di tenere gli occhi aperti per più di un secondo.

    Ok, non è granché, ma non volevo mettere su una catastrofe o un attacco a sorpresa appena usciti fuori. Vediamo come va.
    Scusa gli errori di battitura.


    Edited by Rectina - 10/9/2020, 15:14
     
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    Fortunatamente, Parilin era più o meno del suo stesso avviso. Quello semplificava notevolmente le cose. Kestrel rimase qualche istante a fissare l'interno della locanda una volta raggiunto l'uscio, tra cui l'individuo che avevano lasciato seduto al tavolo.
    Quest'ultimo non pareva minimamente infastidito dalla cosa, dava anzi l'impressione di starsene con i pensieri concentrati ben oltre la loro ostinazione. Con un sospiro si voltò verso l'esterno, dove la notte era solenne e rigida. Se non fosse stato Kestrel, e se dentro di sé non avesse racchiuso Kurama pronto a salvargli le chiappe anche contro la propria volontà, avrebbe percepito lo smarrimento che si prova davanti ad una porta chiusa che da in un luogo accogliente mentre alle spalle s'avventa la tempesta.
    Gli vennero in mente diverse cose. Avrebbe voluto parlarne con la volpe, ma questa rimaneva silenziosa in un angolino. Dovette arrendersi al dover aspettare che fosse lui a decidere di tornare.
    Parilin era già fuori tutta fiera e concentrata. Soprappensiero, non si era accorto che Gimble fosse rimasto dentro. Valutò che dovesse esser stato inquietato dal racconto del losco individuo, in fondo era lecito tenere alla propria vita e Kestrel era consapevole di costituire un'eccezione ad ogni regola del mondo.
    Si avvicinò alla giovane donna, che nella sua testa era ancora associata ad un -già visto-, ma non appena l'ebbe accostata una folata impetuosa li investì. Si lanciò in avanti e cadde a terra, recuperando la sfera luminosa prima scomparisse nel fogliame e rotolò per un paio di metri a causa del vento. I guai però non erano affatto finiti, piuttosto erano appena cominciati. Viticci e zanne si levarono dalle radici delle piante come del tutto naturalmente avessero preso vita, plasmandosi in forme amene e un po' meno amene. Fauci di fiori giganteschi e liane pericolosamente flessibili si mossero dal suolo come risvegliati da un sonno che sarebbe dovuto rimanere tale. Rami acuminati si diressero verso Parilin, allungandosi e deformandosi mentre si scagliavano contro la strega.
    A Kestrel non fu donato destino meno avverso, infatti il suolo si crepò sotto di lui mentre si rialzava e lo inghiottì, scoperchiandosi come un tappo friabile di una botola rotante. Si aggrappò all'orlo del baratro, senza voler sapere quanto fosse profondo, e con tutte le sue forze più istintive si tirò su. Ansimò una volta in piedi, più per lo spavento che per la fatica. Era stato colto di sorpresa e questo accadeva molto di rado.
    "Bene così. Ancora giardinaggio"
    Impugnò la spada, sempre assicurata alla sua schiena, e si preparò a una nuova sessione di potatura; questa volta in grande stile.
     
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    La strega ebbe appena il tempo di accorgersi che Kestrel aveva recuperato la pietra luminosa, che venne assalita da dei rami acuminati. Uno la investì in pieno volto, graffiandola. D’istinto srotolò il tappeto con una mano. Riuscì ad aggrapparvisi giusto in tempo.
    Ci fu una seconda folata di vento che spinse letteralmente il tappeto volante facendolo schiantare contro un grosso tronco. Parilin dovette reggersi forte al proprio mezzo, mentre una pioggia di detriti terribilmente appuntiti si riversava sulla zona.
    La donna si guardò intorno in cerca del ragazzo moro. Finalmente lo vide, aveva una spada in mano.
    “Attento, dietro di te!” Gli gridò dall’alto, prima che un massiccio ramo potesse travolgerla in pieno. Riuscì a schivarlo, ma se ne presentò un altro, o forse era lo stesso che era stato stregato per essere incredibilmente veloce ed agile.
    -Non posso continuare a saettare di qua e di là con il tappeto. Devo uscire da questa trappola.- pensò fra sé. Sicuramente a muoversi erano più rami dello stesso albero, ma era impossibile risalire o scendere; i rami si muovevano in maniera sincrona, in modo da non permetterle di scappare da quella specie di gabbia. Doveva assolutamente trovare un modo per neutralizzarli.

    Decidi tu cosa si trova dietro a Kestrel.
     
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    Se vogliamo scriverla insieme dovresti darli anche tu alcuni dettagli. Se no a questo punto faccio io, no problem.

    La sfera luminosa in una mano, la spada nell'altra, Kestrel cominciò a menare fendenti come un dannato per fare piazza pulita delle erbacce.
    "Da dove esce tutta questa roba?"
    Si avvicinò con un balzo a Parilin e prima di venir afferrato da qualche ramo fece attenzione a tenersi più lontano possibile dalle radici degli alberi. Non che fosse sufficiente, ma perlomeno gli dava modo di ragionare. Ok, Kestrel e ragionare erano due dimensioni parallele; diciamo che gli dava modo di agire con un po' di preavviso, niente di più.
    Le prepotenti folate di vento erano fastidiose, ma non tanto violente da sbilanciarlo. Udì tuttavia qualcosa di indistinto provenire attraverso di esse come se l'ululato del cielo stesse inviando un messaggio alle loro orecchie. Non riuscì a comprendere, l'unica cosa che capì fu che doveva estirpare quegli abomini arborei al più presto.
    Notando come i rami si fossero concentrati ad attorniare Parilin, ne afferrò uno con una mano e sferrò un taglio netto che lo tranciò a metà. Prima che si potesse formarne un altro si lanciò verso la strega e afferrò il tappeto, la prima cosa che riuscì a sfiorare, cominciando a tirare verso di sé.
    "Reggiti!"
    Solo allora si voltò. Rimase a bocca aperta: di fronte a lui si trovava un gigantesco albero che prima era sicuro non fosse presente. Una bocca irta di zanne acuminate era spalancata verso di loro e stava impastando qualcosa fra le fauci. Quando capì che li avrebbe attaccati, Kestrel cercò di tirarsi Parilin vicina per proteggerla da galantuomo qual era. Non è vero, Kestrel è un minchione XD
    "Giù!"
    Una sfera d'energia di un verde luminescente venne scagliata loro contro a velocità incredibile, ebbero appena il tempo di abbassarsi. In qualche modo Kestrel, gettandosi per terra, notò che il colpo aveva impattato con gli alberi retrostanti e aveva distrutto parte delle radici e dei rampicanti pericolosi. I guai però erano solo iniziati.
     
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    Kestrel la sollevò dall’incarico di doversi liberare con le proprie forze dalla gabbia di rami in cui era finita: infatti, riuscì a tranciare a metà un ramo per poi tirarla per il tappeto (nuovo modo di dire XD).
    Il ragazzo le disse di reggersi, evidentemente sperava di fuggire, peccato che a sbarrare loro la strada c’era un gigantesco albero spuntato dal sottosuolo ad una velocità irreale.
    Una sfera di energia verde venne scagliata contro di loro dalla grossa pianta.
    “Sali!” gridò la strega, afferrando il giovane per un braccio e spingendolo verso di sé. Dopo di che comandò al tappeto di dirigersi verso l’alto, precisamente nel punto dov’erano stati distrutti alcuni dei rami pericolosi.
    Riuscirono a levarsi in volo prima che un’altra sfera di energia più grande potesse colpirli. Parilin si sforzò di vincere le forti raffiche di vento che tentavano di spingerli verso l’albero.
    “Qui c’è da sradicare questa pianta marcia.” Disse. “Bisogna colpire le radici, magari così si presenta anche chi ha creato quell’abominio. Tanto succede sempre così.” Concluse con una risatina di scherno.
    L’istinto le suggeriva che qualora avessero scelto di allontanarsi dalla scena, si sarebbe manifestato un altro evento potenzialmente mortale, perciò tanto valeva sradicare l’albero ed attendere l’eventuale sadico di turno con manie di grandezza e di distruzione.
     
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