Finalmente, ghiaccio e pelle fredda!

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Seguito di Quando tutto converge. Finalmente possiamo concludere questo ciclo infinito che va avanti da eoni! Sono presenti Ksefira, Aruksian il grifelfo, Keira la ragazza serpente e Krisal come png mentre Dalla, Void e Elenthyr sono i pg.


    Erano giunti alle fredde lande del bianco meriggio. Non ci erano voluti giorni di cammino in realtà, Elenthyr e Void avevano proseguito velocemente mentre le giovini donzelle avevano sfruttato Krisal e Aruksian per volare in tutta comodità. Non che volare su Aruksian si potesse definire comodo, non pareva abituato a trasportare gente come faceva Krisal, e avere su di sé sia Dalla che Keira sembrò provarlo. Non esternò comunque alcun disagio, sapeva di trovarsi in una situazione decisamente sfavorevole, e non poteva in alcun modo tradire l'ultima possibilità di Aracstor. Come diceva la viverna nera: "la morte sarebbe stata una liberazione non una punizione".
    Non volarono a gran velocità, fortunatamente il viaggio proseguì in maniera abbastanza pacifica. Anna ovviamente era contraria a tutto ciò, ma nessuno pareva fregarsene troppo. Il fatto è che prima o poi a Kengard si comincia a perdere il controllo dello svolgersi degli eventi, anche se si è il magnate di sta gran cippa, e bisogna imparare ad adeguarsi.
    La distesa innevata sostituì il pendio roccioso quando il cielo cominciò a imbrunirsi. Sarebbe potuta sembrare una follia, ma Ksefira sapeva (e forse doveva condividere) il perché di quella scelta. Il cambio di temperatura da in aria lo percepirono piuttosto repentinamente, da terra forse avevano avuto modo di assaporarlo con più leggerezza.
    Quando atterrarono e tutti furono con i piedi nella neve, ancora non particolarmente profonda, Ksefira si decise ad aprir bocca.
    "Ci sono dei vampiri da cacciare. Dobbiamo entrare nel loro covo, recuperare un frammento di eclite e se riusciamo una persona. In quest'ordine d'importanza" Lo disse con troppa spontaneità per non sembrare sincera. "Purtroppo dobbiamo entrare di notte, quando i vampiri sono più forti, perché ogni notte tirano fuori la pietra dal luogo in cui la tengono nascosta ed evocano un rito convinti che possa portarli a qualche arcana conoscenza o magari ricchezza. Insieme ai pezzi restanti l'eclite fa parte dei sette strumenti, che immagino tutti voi conosciate, ma non ha il potere che loro bramano. Non secondo le nostre informazioni"
    Anche quello le uscì con tanta scioltezza da lasciar credere che dovessero realmente sapere di cosa stava parlando. Krisal le scoccò un'occhiata eloquente, qualcosa che andava oltre il loro battibecco di poco prima. Ksefira annuì e distolse lo sguardo. Sapeva cosa stava facendo.
    "Se ci va bene, troveremo anche il ladro dai capelli di luce. Alla Nebbia funziona in maniera diversa. Si chiede aiuto senza spiegare il fine ultimo, ma nel vostro caso dovrò fare un'eccezione. Siete tutti simpatici" spiegò mentre si incamminava verso le candide distese di ghiaccio e licheni. "Stiamo raccogliendo i sette strumenti e ne abbiamo già trovati tre. Sappiamo chi possiede tre di quelli che ci mancano, uno di questi è formato dai frammenti di eclite, mentre l'ultimo è ancora un mistero. Se farete i bravi vi racconterò come intendiamo utilizzarli"
    Ciò detto, con disapprovazione di Krisal e curiosità di Keira e Aruksian tornato elfo, si mossero verso la dimora dei vampiri che non si trovava molto distante. Krisal guidava il gruppo a piedi, sapeva muoversi agevolmente nella tundra e conosceva i percorsi da seguire. Era inoltre l'unica a sapere esattamente dove si trovasse il loro obbiettivo.
    Quando si fermò di fronte al nulla fu piuttosto strano osservarla inchiodarsi davanti ad una spalata di neve apparentemente naturale e monotona. Ksefira invitò con un cenno gli altri ad indietreggiare e con un sorrisetto osservò lo spettacolo di Krisal che, con un ruggito, fscoperchiò letteralmente l'inferno sollevando la neve circostante e depositandola ai lati con la sola energia mentale. Si era andato a formare uno spazio pressoché circolare scavato nel terreno, da cui si intravedeva solo nuda roccia e qualche fiaccola incastonata ai lati delle pareti lungo una scalinata che dava nel lugubre più tetro.
    Era insolito trovare fiaccole e illuminazione in una tana di vampiri. Sicuramente non era roba da Oibohboh, perché la loro disposizione non era comunque abbastanza supponente. Sarebbero dovuti scendere là dentro, e come immaginava non avrebbero potuto contare su Krisal.
    "Se qualcuno di voi ci lascerà piume e peli tornerò a raccogliere il resto" asserì la dragonessa voltandosi e preparandosi al decollo.
    Si concentrò poi un istante su Elenthyr, verso il quale non sembrava davvero provare astio ma nei cui confronti aveva assunto un atteggiamento indecifrabile e unidirezionale.
    "E tu fai attenzione a Ksefira"
    Così dicendo partì in volo diretta di nuovo verso Kerus. Non faticava a volare diverse ore senza fermarsi, quello era il suo ruolo. Non per altro era la creatura più esperta dopo Aracstor nel nido e stancarla o sconfiggerla non era mai stato semplice per nessuno, solo la viverna nera le rimaneva superiore. Anche se a giudicare dal loro rapporto di rivalità era qualcosa che stimolava entrambi. Forse era per quello che non odiava Elenthyr che le aveva in qualche modo rubato Ksefira, c'era della rivalità anche tra di loro.
    Come c'era stata con Liya Neratempesta quand'era giunta nella Nebbia, ma era piuttosto difficile rivaleggiare con qualcuno come lei senza rimanerne spiazzati. In fondo vivevano in tane diverse e entrambe non si trovavano mai davvero nella tana considerando che Krisal collaborava con il nido e Liya si faceva gli affari suoi l'intero giorno finché non era indispensabile il suo aiuto.
    Ksefira era dispiaciuta per non essersi ricordata dell'uovo, ma né Elenthyr né gli altri avevano a che fare con la sua dimenticanza. Era solo stata un po' egoista a trascurare i sentimenti della dragonessa che raramente si scordava di lei. La vicenda dell'eclite era stata più movimentata del previsto.
    "Siete più di quanti io ne possa gestire" disse Ksefira, che non sapeva gestire manco se stessa. "Quindi chiedo a voi, azione furtiva o distruzione di massa?"
     
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    Dalla era irritata. Non il suo personaggio, non Anna. Ma lei, Dalla, e più di quanto avrebbe mai voluto ammettere. Era da parecchio tempo che gli eventi non la imprigionavano in un percorso obbligato in cui lei non aveva alcuna voce in capitolo, e la sensazione non le piaceva per nulla. Non serviva possedere le stessa capacità di leggere le emozioni altrui che possedeva Ksefira per percepire la nube nera che la circondava. Anzi, era abbastanza certa che se il grifelfo su cui stava e la sua compare appena davanti a lei non avessero aperto bocca una sola volta durante il viaggio, in parte era pure colpa della sua cupa influenza.
    Il viaggio durò molto più di quello che lei avrebbe voluto, ma molto meno di quello che si aspettava. Una volta superato il primo step di odio verso tutto e tutti, sfruttò il tempo di volo per sbirciare la mente dei due malcapitati a portata e di innestare nella loro mente dei pensieri per renderli il più mansueti possibile nei suoi confronti. Non che intendesse sprecare troppa energia, eh, soprattutto se non sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare, ma preferiva avere quanto meno la certezza che non la pugnalassero alla schiena nella prima occasione.
    Quando finalmente atterrarono, Dalla scese di mala voglia dalla groppa del grifone (e solo perché aveva esplorato la sua testa quanto bastava per capire quanto il viaggio lo avesse provato). L'unica cosa che lei avrebbe voluto fare in quel momento, ma che sarebbe morta piuttosto che farlo in mezzo a quegli sconosciuti, era di massaggiarsi il deretano che le doleva dopo la lunga volata. Invece si strinse nel mantello, si distanziò dagli altri di qualche metro e lanciò a Ksefira un'altra occhiataccia carica di astio, aggiungendo pure il freddo alla lunga lista di torti che l'umana le aveva già fatto.
    Finse di non interessarsi alla spiegazione di Ksefira sul perché fossero venuti lì, ma non riuscì a costringersi a ignorare per molto la sua curiosità. La sua espressione non cambiò: continuò a sfregarsi le mani, a osservare annoiata le nuvolette calde che uscivano dalla bocca di tutti, ma non poteva fare a meno di pensare. Cos'erano quei sette strumenti? Perché erano tanto importanti e perché aveva dato per scontato che tutti li conoscessero? Se un'organizzazione come la Nebbia si era presa la briga di arrivare fin sul tetto del mondo per recuperarne un frammento, a qualcosa dovevano pur servire...
    Il rumore della neve che veniva gettata lontano distolse Dalla dai suoi pensieri. Krisal aveva appena scoperchiato la tana dei vampiri e si apprestava a volare via. Dalla la osservò distrattamente mentre si confondeva sempre di più contro il cielo grigio. E così, se ne andava uno dei loro airbus.
    Solo quando Ksefira parlò di nuovo, Dalla capì che non i suoi livelli di irritazione non avevano ancora raggiunto l'apice. Che cacchio di domanda era se preferivano il furtivo o la distruzione di massa? Ma aveva visto chi aveva attorno? Si era almeno informata su cosa avrebbero incontrato nel dungeon? Il suo sguardo corrucciato si spostò da Ksefira verso gli altri e li squadrò tutti più o meno attentamente. Conosceva lo stile di combattimento di quasi tutti, o perché li aveva visti in prima persona o perché aveva sbirciato nella loro memoria. L'unico in dubbio era Void, ma dalla sua costituzione e armamentario era difficile pensare che fosse un warlock striminzito.
    Dalla sospirò sonoramente e si avvicinò al gruppetto. Anche se lei non aveva nessuna intenzione di aiutare Ksefira o di facilitarle il lavoro, era anche vero che prima finivano e prima avrebbe potuto tornarsene a casa. Con quel suo contegno da prima donna non avrebbe ottenuto nulla se non di finire in una trappola. Si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei presenti.
    < Ma non è ovvio? Meglio una distruzione furtiva di massa. - alzò gli occhi al cielo, come se stesse spiegando la cosa più banale del mondo - Non allontanatevi troppo da me e posso fare in modo che nessuno ci scopra, anche se vi mettete a distruggere ogni cosa. >
    Scrollò le spalle con noncuranza, come se avesse appena proposto una passeggiata in riva al mare e non di nascondere nel nulla una mezza dozzina di persone. Fece cenno a Elenthyr e Aruksian.
    < Voi due procedete davanti. Siete sicuramente i più agili tra noi e nel caso possano percepire le illusioni abbiamo bisogno di colpire in fretta. >
    Si voltò verso la scimmia.
    < Void, te proteggi la retroguardia insieme a lei. - gli disse, indicando Keira - Dobbiamo poter contare su qualcuno che protegga la nostra unica via di fuga mentre avanziamo per quei corridoi. >
    Infine si rivolse a Ksefira. La squadrò da capo a piedi con il mento alzato. Magari, senza spada, l'umana non era tanto letale quanto lo era stata nella loro precedente avventura, ma aveva la sensazione che sapeva comunque come difendersi.
    < Io e te, al centro. Puoi percepire anche le emozioni dei non-morti e indirizzarci contro di loro? In ogni caso, io non posso combattere se devo impiegare i miei poteri in maniera troppo estesa: ho bisogno di protezione... - le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio - ...e di parlare. >
    Solo Ksefira aveva potuto sentire quell'ultima parola, o anche solo notare il suo movimento. Per tutti gli altri, lei si era spostata verso l'entrata del covo. Lanciò a Ksefira un sorrisetto sardonico, come se la sfidasse a contraddirla. Forse era vero che chi abitava a Kengard doveva abituarsi ad un minimo di entropia, ma nessuno poteva costringere Dalla a buttarsi in un dungeon zeppo di vampiri senza una vera strategia d'attacco.
    Avanzò di qualche passo, così da coincidere con il fantasma illusorio che tutti gli altri vedevano e indicò l'entrata con il pollice appena sopra la spalla.
    < E ora sbrighiamoci... mi si stanno gelando i piedi. >
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

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    Era uno spettro. Sì ne era consapevole già da un po'... Ma continuava a pensarci e starci male.
    Quando atterrarono in quella desolata landa desolata di ghiaccio gli venne in nodo alla gola, gli mancava il respiro e quando si accorse che nemmeno stava respirando la gola gli si strinse forte... Si sentiva male anche al solo pensiero. Il casinista ed estroverso lemure era più silenzioso che mai, ma la sua testa era come lo scrosciante rombo di pensieri nefasti e tossici man mano che prendeva consapevolezza della propria morte. "oh miei dei! Che cosa ho fatto!? Come mi sono ridotto??! Come ho fatto a ridurmi in questo modo!? Dovrei essere morto ma vivo, dovrei non esistere più, ma esisto! Come mi sono ridotto... Perché non posso semplicemente dormire e riposare per sempre!?" pensava l'anima in pena, ma doveva pensare alla missione, non poteva lasciarsi marcire dentro così. Vampiri, sono vampiri i suoi nemici ora e non si sarebbe arreso così dai propri traumi, e Anna senza saperlo lo aiutò molto alleviandolo da quei pensieri nel cercare di calmarlo. In quel momento Void mentre levita in quella tundra leggiadro, senza atterrare, ma comunque li seguiva. Mentre si avviavano verso la tana di vampiri esaminò la propria mannaia per assicurarsi che fosse in buone condizioni generali, si rese conto che la mannaia era in ottime condizioni e quindi sospirò tranquillo dandosi dello stupido poiché l'arma era in grado di autoripararsi da sola.
    "Sarebbe ora che smetta di usare armi non mie Questa mannaia me la porto dietro da un po', Ma un giorno vorrei un arma mia... Una a qui dare un nome, anche se questa è utile senz'altro."
    Pensò risistemava l'arma pronto a usarla.
    Anna gli chiese di pensare alle retrovie e lui per non perdere quel minimo di etichetta di qui poteva vantarsi fece un inchino elegante (e un po' buffo viste le circostanze) accompagnato con un: si signora. intanto si adentrarono nel buiume assoluto, di certo a un vampiro non servivano torce. Sperava solo che poi la nebbia lo avrebbe perdonato per essere stato fino a ora un coglione completo e che avrebbe potuto stare meglio con loro, si era reso conto che non erano così diversi infondo, quella gente moriva anche per i loro ideali e sentiva che era qualcosa... Qualcosa migliore per tutti, tanto lui era morto, non aveva nulla da perdere, e ora sarebbe morto mille volte per chi moriva per gli altri... Perché tanto non sarebbe mai morto definitivamente, l'unica cosa che ora temeva era che fosse troppo tardi per redimere i propri sbagli.
     
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    Ksefira aveva già valutato che là dentro l'unica con un po' di sale in zucca, per quanto indecifrabile, fosse Anna. Effettivamente stava prendendo la situazione in mano meglio di quanto avrebbe potuto fare lei stessa. Approvò l'opzione che comprendeva entrambe le opzioni, era piuttosto geniale.
    In qualche modo era riuscita a condensare il casino centro avanti sfondamento con i suoi poteri, di cui effettivamente la stessa Ksefira continuava a non sapere molto. Se riuscivano a combinare disastro rimanendo più o meno invisibili sarebbe stato fantastico.
    Aveva anche trovato un ruolo più o meno a tutti, e aveva messo Void nella retroguardia come lei stessa avrebbe fatto. Quando le chiese se potesse percepire le emozioni dei non morti attese alcuni secondi per rispondere. Aveva i pensieri affollati, e c'era altro che la stava distraendo.
    "Posso percepire le emozioni dei vampiri, ma non sarà facile localizzarli. Non sono in grado di individuare una fonte a distanza, né senza avere un contatto diretto con uno di loro. Non devono esserci pareti o ostacoli a dividerci"
    Non commentò il fatto che dovessero parlare. In realtà non vedeva l'ora.
    Sentì poi un forte impulso venire da breve distanza. Esattamente da Void, aveva la testa più labirintica del mondo. E questo la faceva impazzire. Non era mai riuscita a concentrarsi su di lui per più di qualche secondo.
    I due elfi avanzarono sotto le direttive di Anna. Dovevano aprire la fila, anche se scendere in quel grosso buco dava una strana sensazione. Come se, effettivamente, gettarsi là dentro con o senza un piano non potesse fare una gran differenza. Tanto valeva provarci, era evidente che sarebbe finito tutto in caciara comunque.
    Non avevano bisogno di buttarsi di sotto. Scendere lungo la parete non era difficile, era come costruita in pendenza e dava l'impressione di essere la discesa verso un inferno di ghiaccio più che una tana di vampirelli.
    L'interno della caverna era più semplice del previsto. Proseguiva in un corridoio piuttosto diritto, eccezion fatta per alcune digressioni che davano in delle nicchie scavate sulle pareti. Quello che complicava le cose era il poter udire alcune voci provenire da diverse direzioni, nascoste dalle mura rocciose che in apparenza non sembravano presentare ingressi.
    Sembrava che a ritmo di qualche passo, ogni venti secondi circa, vi fossero delle stanze dentro cui si trovava qualcuno. Però quelle stanze non avevano porte e il pavimento era liscio e compatto. Proseguendo si ritrovarono di fronte ad un vicolo cieco. Il corridoio terminava con una parete altrettanto invalicabile e altrettanto chiusa; ad anticiparla, però, si trovava un fuoco verde luminescente su di un piedistallo a forma di mano.
    Ksefira aveva già visto qualcosa del genere, ma non sapeva spiegarsi cosa ci facesse lì un fuoco spirituale come quello. Sospirò. Aveva pensato sarebbe stato semplice, quei vampiri invece erano più organizzati del previsto.
    "C'è un problema" asserì a bassa voce. "Questa mano appartiene al loro culto, ed ha origini complesse. Non credevo si trattasse proprio della Mano della voce. Abbiamo già avuto a che fare con qualche pazzo che aveva fatto degli spiriti un'arma e un contatto con altri mondi, tanto da aver trovato in essi compagnia e alleanza. Temo dovremmo toccare quel fuoco prima ci si scateni contro. Potrebbe proiettarci in un luogo diverso, per meglio dire lo stesso ma in un piano differente. Non chiedetemi spiegazioni, non ne capisco molto. So soltanto che le nostre abilità non ne verranno influenzate e so che non vi sono tranelli, è un portale troppo potente per essere condizionato"
    C'era la possibilità che l'avessero imitato per ingannare eventuali intrusi, ma sarebbe stato assurdo posizionare qualcosa del genere così in vista per far credere si trattasse proprio di ciò a cui Ksefira stava pensando. Se vi fossero state illusioni Anna le avrebbe percepite, inoltre non stava captando un vero pericolo. Per quanto non ne avesse mai fatto parola con alcuno, se non con i membri della Nebbia, c'erano molti segreti riguardo la sua capacità di percepire emozioni e pericoli a cui nemmeno lei riusciva a trovare risposta.
    Sentiva d'istinto che era sulla pista giusta e che non c'era alcun inganno. Si sarebbero semplicemente diretti più vicini all'obbiettivo.
    Prima doveva risolvere una questione però. Si avvicinò a Void superando la silenziosa Keira e con la sua delicatezza da scaricatrice lo portò di lato verso una parete afferrandolo per un braccio (o zampa che fosse).
    Gli accostò la testa al muso e lo sfiorò con i lunghi capelli neri, soffiando dal naso e bisbigliandogli lentamente frasi su frasi.
    "Mi stai facendo impazzire. In testa hai il caos più totale. Non riesco a concentrarmi. O ti rilassi e ti concentri su come esserci d'aiuto o te ne vai. Non puoi tormentarti continuamente. Mi è stato detto che volevi unirti a noi, che volevi avere un ruolo in tutto questo. Non ho capito cosa intendessero finché non ho percepito la confusione che ti porti dietro. Se vuoi davvero aiutarci, sii te stesso e non curarti di niente. Le cose andranno al loro posto, un tassello dopo l'altro. Ho bisogno che tu mi ascolti e che ti rilassi, d'accordo?"
    L'aveva fatto con Ickym, poteva farlo anche con lui. Avrebbe indagato, sempre più a fondo. Stava tornando la Ksefira che era stata fino a prima che le cose alla Nebbia cambiassero. Lei però non era cambiata, né lei né i suoi membri. Era cambiato solo il loro obbiettivo. Anche se, in realtà, si era soltanto evoluto.
    Tornò quindi da gli altri, dedicandogli prima un'occhiata rassicurante. In qualche modo, fece star meglio anche lei.
    Prima di aggiungere altro allungò un braccio nelle fiamme verdi e un guizzo splendente scaturì dalla mano. Quello che si trovava attorno a lei era completamente mutato, ma non quanto si aspettava. Il corridoio era lo stesso, la temperatura rimaneva bassa, ma in lontananza notò che le nicchie adesso si addentravano in ingressi bui. Tolse la mano e tutto scomparve. Solo lei aveva potuto assistere al cambiamento.
    "Va bene" disse, rivolta al gruppo. "Dovete stringere la mano di pietra e rimanere a contatto con essa per alcuni secondi. Uno alla volta. Non è l'unico metodo per arrivare dall'altra parte, ma sarebbe molto più complicato entrare all'unisono. Spero che non abbiano progettato il tutto per anticipare intrusi, da quel che ne so questa gente è convinta che nessuno conosca questo luogo e non profanerebbero mai la Mano della voce per sporchi trucchi"
    In realtà non rassicurava del tutto neanche lei, ma in fondo non era ancora accaduto niente. Forse si stava facendo troppi pensieri per niente, anche se la prudenza non era mai troppa. Non c'erano guardie all'ingresso, non c'erano ostacoli complessi da valicare e nessuno sembrava averli individuati ancora, solo il dubbio che qualcuno li stesse aspettando. In tal caso, non potevano che entrare.
     
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    Scusate l'incredibile ritardo. E' un periodo un po'... carico questo e finché non mi finiscono le lezioni, ho zero tempo per rispondere alle role ^^"

    Dalla alzò un sopracciglio, come se non credesse davvero che quei pazzi attorno a lei potessero o fossero anche solo in grado di ascoltarla. Forse fu per il viso irritato che non lasciava spazio a repliche, forse per l'atteggiamento scazzato più affine al loro o forse perché nessun altro aveva davvero voglia di pensare ad una strategia alternativa... qualunque fosse la ragione, gli altri seguirono docilmente le sue direttive e nessuno osò sindacare la formazione da lei scelta. Nemmeno Ksefira sembrò offendersi per averle sottratto la posizione di comando. Non che la credesse capace di una bassezza simile quando era palese che non sapesse nemmeno lei che pesci pigliare, ma non era del tutto sicura di averla ancora capita del tutto.
    Dato che Dalla non aveva idea di cosa potesse fare un vampiro (in parte perché non aveva mai avuto nessun contatto con vampiri e in parte perché era troppo orgogliosa per chiedere), doveva per forza partire dal presupposto che fossero in grado di fare tutto. Il che non era un problema: era sufficiente trovare una contromisura a qualsiasi cosa le potesse venire in mente, prepararsi come meglio potevano con i loro mezzi randomissimi e incrociare le dita... il che era una strategia che ben si accoppiava con la loro completa ignoranza riguardo alle insidie che si nascondevano in quello stupido dungeon ghiacciato. Era un peccato non poter contare sull'abilità di Ksefira per cercare i nemici a distanza, ma che ci poteva fare? Era questo che succedeva quando si aveva a che fare con dei principianti. E l'unico motivo che la spingeva a provare un minimo di preoccupazione era dato dal fatto che, se non ci pensava lei, nessun'altro lo avrebbe fatto.
    Il gruppo cominciò la sua lenta discesa nei meandri della caverna. Dalla era al fianco di Ksefira, qualche metro più indietro rispetto ai due elfi. Si addentrarono sempre più in profondità, seguendo un corridoio principale e ignorando le aperture che immettevano in alcune stanze.
    Con il suo più annoiato stupore, non incontrarono nessuno. NESSUNO.
    Dalla rilasciò gradualmente le sue illusioni per risparmiare energia, finché non si ritrovò a mantenere solo quelle più basic e che impedivano di sentire a distanza il suono dei loro passi o altri rumori. Nessuno li venne comunque a disturbare. Quel posto era deserto. Dannatamente deserto.
    Più procedevano e più Dalla sentiva crescere in lei una spirale di irritazione senza fine. Non le piaceva essere presa per i fondelli, non le piaceva essere costretta a fare ciò che non voleva e soprattutto non le piaceva agire senza uno scopo preciso. Quando il percorso li portò in un corridoio a fondo cieco, Dalla si bloccò. Era incredula: erano davvero arrivati fino a lì solo per tornare indietro con un pugno di mosche? Il suo sguardo si focalizzò su Ksefira. Se fosse stato un altro tipo di pg, i suoi occhietti si sarebbero assottigliati fino a diventare un paio di fessure. Dalla invece incrociò le braccia al petto con un certo nervosismo.
    Ksefira avanzò verso l'unico ornamento della zona: un fuoco verde posto su un piedistallo a forma di mano. Per qualche minuto la ragazza si sprecò in una vaga spiegazione sul fatto che i nemici li stavano aspettando in un'altra dimensione... o qualche altra sciocchezza del genere. Lei non se ne intendeva granché di portali magici e non sembrava che nemmeno Ksefira eccellesse nel rendere sensata la materia. Quello che ritenne necessario capire era che dovevano toccare quel piedistallo, uno per volta, e che qualcosa li avrebbe accolti dall'altra parte.
    Dalla sospirò profondamente e si voltò nella direzione di Keira.
    < Vai te per prima. - le disse freddamente - Aspettaci dall'altra parte, ma cerca di evitare di esporti. >
    La donna annuì e toccò il piedistallo senza protestare. Strategicamente avrebbe avuto più senso se fosse andata lei per prima, dato che poteva nascondere se stessa e chiunque l'avrebbe seguita con un velo illusorio, ma non aveva nessuna intenzione di fare anche da cavia...
    Quando si accertò che il processo fosse sicuro e che Keira non era bruciata male, si avvicinò anche lei al piedistallo. Si voltò un'ultima volta verso Ksefira, come se volesse dirle qualcosa, ma alla fine ci rinunciò. Non era da lei farsi trasportare così tanto dalle emozioni e sicuramente lamentarsi avrebbe solo allungato quella spiacevole esperienza. Scosse la testa come a voler cancellare i suoi ultimi pensieri e toccò il piedistallo.
     
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4 replies since 31/10/2020, 11:03   1513 views
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