Un progetto originale e un nuovo amico

Nicholas\Leamhan

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    Sono felice di essere il tuo primo amicodisse Nicholas all'affermazione di Lehaman. Proprio perchè non aveva pregiudizi il ragazzo faceva amicizia con qualsiasi creatura. Un pò garantiva anche la sua visione ottimista del mondo come un posto in cui ognuno era buono. Era ingenuo ma questo gli permetteva di vedere il mondo con gli occhi di un bambino.

    Quindi ascoltò la spiegazione sui pipistrelli di Roves stando ben attento a seguirne ogni passaggio.Non ho mai sentito di creature simili,interessanti quanto letali. Quindi mangiano la linfa delle piante e il terreno. Bene,
    questo mi suggerisce già un modo di rendermi utile perchè uno dei miei poteri è quello di ricostruire la materia ossia riparare il terreno. Inoltre posso rendere forse i batuffoli in condizioni di non nuocere rivestendoli di ferro.Però non l'ho mai fatto su un essere vivente ma ci posso provare.

    Nicholas non era un supereoe e non aveva neanche fatto una prova prima ma era impulsivo quindi tentare a usare i suoi poteri in quel modo gli sembrava una buona idea. Anche se alla fine l'avrebbe stancato quel lavoro ripetitivo sperava comunque che i cuccioli di pipistrello fossero pochi.
    Sì, Flendigar, conosco i posti di cui parlate,anche mio nonno diceva lo stesso della Ginestra d' Ambra quindi io non ho motivo di credere il contrario. Uhm, del Volto di Meridia anche lui ha scritto però io non mi ricordo cosa...fu interotto da Rovers il quale disse che non c'era tempo per le spiegazioni.
    Giusto, dobbiamo combattere, io sono pronto. E quando avrò impiegato le mie energie nel combattimento sarò solo felice di mettermi in poltrona e starvi ad ascoltaredisse all'anziano elfo.
     
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    < Molto bene. = ) >, rispose Leamhan con semplicità.

    --

    < Oh. > Come solo lui sapeva fare, Leamhan riuscì nell’arduo compito di emettere un’esclamazione di sorpresa senza suonare minimamente sorpreso.
    < Dunque tali creature prosciugano, per sostentarsi, la forza vitale dell’ambiente circostante. Molto male. Tuttavia curioso. >, sentenziò.
    < Ferglarendir. Confermo la mia decisione d’unirmi alla spedizione di Rovres. Si. Poiché tali creature debbono essere contrastate ed al contempo studiate sul campo. Apprendendo nel dettaglio la natura d’una minaccia, si diviene capaci di prevenirla qualora si ripresentasse in futuro. >
    Prima che il bibliotecario avesse il tempo di rispondergli, il teramin volse le orecchie verso Nicholas.
    < Nicholas Riordan. >, lo chiamò, inespressivo come sempre, < Ricoprire in metallo le creature che si trovano nello stadio giovanile potrebbe agevolarci l’opera di studio. Si. Tuttavia aggiungerei dei fori per evitare che soffochino. >

    Rovres, che attendeva impaziente sulla soglia dell’ingresso principale, s’intromise nella conversazione per sollecitare i presenti ad incamminarsi, precisando che quanto li aspettava non fosse affatto una faccenda adatta ai deboli di cuore. Leamhan si voltò di scatto verso di lui; esalò un sonoro sbuffo d’aria dalle narici.
    < Ma Rovres. Ma no. >, esclamò con un tono che, ad un esame attento, poteva forse suonare vagamente seccato.
    < Non si tratta d'una perdita di tempo. No. È necessario conoscere la minaccia prima d’affrontarla. Inoltre io non soffro di problemi cardiaci. >
    Detto ciò Leamhan volse il muso verso il bibliotecario. Inclinò leggermente la testa da un lato, emettendo poi un singolo schiocco di sonar.
    < Ferglarendir. Prima ch’io mi appropinqui a partire, ho quattro domande da porti. Procedo. >
    Fece un profondo respiro, come se stesse per immergersi sott’acqua, dopodiché, parlando con gran rapidità e senza mai riprendere fiato, iniziò a tempestare l'elfo di domande.
    < Prima questione: le creature che ci apprestiamo a combattere sono caratterizzate da specifiche debolezze o necessità? Seconda questione: hai delle fialette in vetro? Potrei aver bisogno di fialette in vetro. Terza questione: sarebbe forse opportuno recarci successivamente ad Ahsnaeris alla ricerca della fonte energetica? Quarta questione: cos’è la Nebbia Argentata? >
    Terminato il suo interrogatorio lampo, il teramin aprì le fauci e fece un gran respiro, come se, effettivamente, fosse davvero appena rientrato da un’immersione. Fatto ciò esaminò Ferglarendir con un paio di schiocchi di sonar e, completamente immobile sul posto, attese in religioso silenzio una sua risposta.

    Edited by -Aleph- - 15/12/2020, 09:44
     
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    Quei due non erano solo un po' fuori di testa, erano del tutto matti. Rovres si ritrovò a tornare sui suoi passi nel sentire il teramin cominciare di nuovo a chiaccherare amabilmente con l'elfo. Nicholas, dal canto suo, aveva preso a sciorinare tattiche di combattimento riguardo metalli e altre cose amene.
    Innervosito dalla situazione, e anche un po' ma giusto un po' infastidito, era indeciso su come spiegare che dovevano sbrigarsi perché la gente di Knawr era molto semplicemente a rischio di morire. Non escluse di dover sguainare la spada per minacciarli. Dovevano intercettare le bestiacce fuori dalla città. Stava per aprir bocca, ma nell'osservare Lehahmhan con qualche h di troppo gli venne in mente di porre una domanda.
    "Anch'io ho una questione" asserì fiero, rivolto al teramin. "Come riesci a riprodurre espressioni che non hai mai visto sul tuo volto d'osso?"
    La domanda era utile tanto quanto i discorsi che avevano protratto fino a pochi secondi prima, ma la curiosità era una brutta megera. In fondo li capiva, quelli che chiamava fanulloni, quando passavano tempo sui libri a caccia di informazioni. Semplicemente, le informazioni Rovres le voleva senza dover perdere tempo a leggerle.
    Si rivolse poi a Nicholas.
    "Quel vecchio si chiama Ferglarendir, non Flendigar. Andiamo, sembra il nome di una marca di stivali da quattro soldi. Venite, stivali Flendigar! Offerta della settimana!"
    Aes in realtà non sa nemmeno se le marche esistono a Kengard, ma tanto chi se ne frega. :yea: L'elfo, nel frattempo, si prodigò a rispondere in maniera esaustiva alle domande di Leamhan, scritto bene per la prima volta.
    "Una delle loro debolezze principali è il fuoco, ma Rovres potrà spiegarvi come affrontarli una volta sul campo. Non è facile da descrivere, sono creature estremamente pericolose. Nessuna parola rende a pieno la loro forza e tenacia" cominciò, afferrando tre piccole ampolle di vetro e poggiandole a terra di fronte a lui. "Ecco le fiale, spero siano ciò di cui hai bisogno. Ahsnaeris può aspettare, perlomeno finché saremo certi che altre creature non possano minacciare gli abitanti della nostra città e di quelle a nord dell'isola. Una mia alleata ha già provveduto ad intervenire da quelle parti. Non è escluso la incontrerete fuori dal perimetro di Knawr" ... *per il piacere di Aleph*
    Ferglarendir si voltò dunque verso l'esterno, terminando di rispondere mentre osservava la pace attorno alla quercia e i passanti che parlottavano e sorridevano senza pensieri nefasti ad offuscare loro la mente.
    "La Nebbia argentata non è questione di cui io possa raccontarti adesso con poche parole, ma sarò felice di farlo al vostro ritorno. So che tornerete. Vi ringrazio per il vostro prezioso aiuto" concluse, coronando la frase con un inchino.
    Rovres non si impegnò nuovamente ad invitarli a procedere. Aveva compreso che anche essere rude non equivaleva ad essere convincente, non con quei due almeno. Incrociò quindi le braccia sui pettorali dell'armatura, apparendo molto meno aggressivo di quando era entrato. La sua espressione si era ammorbidita, non di colpo ma in maniera abbastanza evidente.
     
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    Sì, Lehaman, seguirò il tuo consiglio anche se non so ancora bene cosa fare. Potrei anche creare uno scudo prottretivo per tutti. Ah già, scusate per lo sbaglio di nome, non volevo offendererispose Nicholas a Rovres. Il suo tono era di scusa ma per lui gli sbagli di nome avevano una minima importanza. Anzi, erano piuttosto divertenti. Certo,il primo bibliotecario era un personaggio importante però il ragazzo trattava tutti con la stessa cordialità e modestia. Quindi non si sentiva troppo in colpa nello scusarsi.
    In effetti se sono tenaci uno scudo protrettivo potrà tenerli a badaconsiderò poi alle parole dell'anziano elfo che prese tre ampolle posandole per terra.
    Bene, abbiamo anche un aiuto dall'esterno quindi siamo preparati. Certo,io non sono un fuerriero ma immagino che non ci voglia chissà cosaosservò poi con ia sua solita sicurezza. Già si vedeva prendere le creature e coprirle con il metallo. I miei poteri durano venti minuti ma spero che sia un tempo sufficiente e comunque posso fare altre cose che hanno un effetto definitivodisse poi con un sorriso.
    Va bene, allora dopo ascolterò quello che avete da dire. Arrivedercisalutò Nicholas l'elfo senza fare altri gesti poi seguì Rovres.
     
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    < Oh! >, esclamò Leamhan voltandosi verso Rovres, senza minimamente curarsi di aver così dato le spalle a Ferglarendir.
    < Signor Rovres. Eccellente domanda. = ) > Sulla superficie bianca del suo muso osseo comparve il solito disegno stilizzato di un volto sorridente.
    < Ho esaminato per mezzo del mio sonar le espressioni facciali di voi creature che vivono nella luce. Poiché non ho trovato tomi in rilievo al riguardo. Ho inoltre intervistato alcuni di voialtri al fine di mettere in pratica quanto appreso. >, spiegò, con la sua voce piatta e monotona, mentre la sua coda ondeggiava fremente nell’aria segnalando al contrario eccitazione.
    < Chiedevo loro: “Signore. Salve. Posso tastare i tuoi tratti somatici mentre sorridi”. Loro sovente rispondevano: “No”. Allora io specificavo: “Ti darò in cambio alcune monete.” Loro, a seguito di tale aggiunta, rispondevano talvolta: “Va bene”. >
    Leamhan prese una breve pausa, durante la quale esaminò il suo interlocutore con due schiocchi di sonar.
    < Questo è stato il metodo d’indagine attraverso il quale ho appreso come replicare il vostro linguaggio espressivo. = ) >, disse infine.

    Ferglarendir, facendo sfoggio della sua leggendaria pazienza, rispose alle domande del teramin senza dare troppo peso al suo momento di distrazione ed al fatto che, con un gesto non proprio cortese, questi gli aveva appena dato le spalle per narrare a Rovres l’interessantissimo segreto che si celava dietro ai suoi disegnini d’ombra. L’anziano elfo spiegò che una delle principali debolezze delle creature che si accingevano ad affrontare era costituita dal fuoco. Aggiunse, poi, che la Nebbia Argentata era un argomento troppo complesso per essere discusso in poco tempo ed in una situazione di simile urgenza, ma promise ai due improvvisati avventurieri che ne avrebbero parlato nel dettaglio al loro ritorno. Prima di congedare Leamhan e Nicholas con un elegante inchino, l'elfo offrì al teramin le fialette in vetro che questi aveva richiesto poggiandole a terra davanti a lui. Leamhan le esaminò con un rapido schiocco di sonar per accertarsi della loro esatta posizione nello spazio.
    < Eccellente. >, borbottò tra sé e sé, a voce molto bassa, mentre raccoglieva con la coda prensile i piccoli contenitori trasparenti e li incastrava tra le fasce di stoffa che cingevano le sue zampe posteriori; non era ben chiaro se si riferisse all’informazione relativa la debolezza delle creature o, piuttosto, semplicemente alle fialette.
    < Signor Ferglarendir. >, disse, completata l’operazione, voltandosi verso l’elfo.
    < Noi dunque ci congediamo. Io e Nicholas Riordan ci recheremo sul luogo ove risiede la minaccia e la sgomineremo congiungendo i nostri sforzi con quelli di Rovres e dei suoi alleati. Si. > Il tono delle sua parole, più che quello di qualcuno che si accingeva ad affrontare una battaglia, sembrava quello che avrebbe adottato un impiegato del servizio postale di Knawr che si recava a lavoro (ammesso che Knawr abbia un servizio postale fantasy).
    < Molto bene. Arrivederci. = ) >, salutò, dando nuovamente le spalle al bibliotecario senza però rendersi conto che, in tal modo, questi non poteva vedere il disegno del volto sorridente che stava proiettando sulla sua maschera ossea.

    Edited by -Aleph- - 23/12/2020, 11:03
     
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    Finalmente potevano partire. Rovres non diede troppo peso alle parole e alle spiegazioni di nicholas, preferì piuttosto non dilungare le conversazioni per non rischiare di tardare ancora.
    Uscirono dalla biblioteca e l'uomo li precedette, grattandosi la barba perplesso. Stava davvero portando con sé quei due? Chi gli aveva fatto venire in mente una tale malsana idea? Mentre procedeva lungo le viuzze che antecedevano la biblioteca, non poté fare a meno di domandarsi se fosse il caso di tornare sui suoi passi.
    Solo quando ebbero svoltato un paio di angoli, e all'orizzonte si poté intravedere il bosco che circondava parte di Knawr, negò con il capo in silenzio rivolto a nessuno in particolare. Dopo pochi minuti si aggiunsero a loro altri due uomini, giovani e abbastanza umani da essere in pericolo tanto quanto lui in quella battaglia che stava per volgere al termine ma che per troppo era perdurata.
    Anche costoro erano vestiti in'armatura e avevano un'arma ancorata alla schiena, ma uno dei due sembrava muoversi a passo molto leggero per esser vestito di metallo e con tanto di elmo a differenza di Rovres. Di statura più piccolo, anziché una spada come i suoi compagni portava con sé un'arma piuttosto peculiare fatta di un'asta di legno robusto al centro e due lame ricurve alle estremità. I due non dissero niente, si aggiunsero al trio come nulla fosse e insieme procedettero verso il confine di Knawr.
    "Vuoi saperne riguardo alla Nebbia?" chiese Rovres rivolto a Leamhan, senza voltarsi. "Ti posso accennare qualcosa, senza sia il vecchio a spiegarti tutto. Credevo ormai fosse ben noto ai più che un gruppo di scellerati, nascosti in varie tane sull'isola, abbiano messo zizzania tra le genti e abbiano dato via ad una serie di eventi piuttosto assurdi. Da prima tutti ne avevamo paura, si diceva fossero assassini spietati e senza scrupoli e che qualunque fosse il loro obbiettivo l'avrebbero portato a termine, demolendo ogni legame tra famiglie e amici. Sicuramente avranno dato motivo di pensarla così, ma perlopiù si trattava di voci e io non li ho mai visti di persona fare ciò di cui si ciarla in giro. A Kerus ancora è così, forse anche ad Itios e alla Città sotterranea, ma a Knawr le false verità non sono molto apprezzate. La gente non divulga menzogne, al limite le smentisce"
    Si interruppe e lanciò un occhiata al tizio più basso; fu qualcosa di simile ad un'occhiata d'intesa, ma appariva anche come un'accusa indiretta data l'espressione cruda di Rovres. Anche se, magari, era soltanto il suo tipico volto che esprimeva scazzo costante.
    "Uno di loro era nipote di Ferglarendir, per quanto lo fosse solo nello stesso modo in cui io sono suo figlio. La Nebbia nasconde, ruba, circonda e si insinua negli anfratti, e questo più o meno è sempre stato il loro modo di agire. Ma non si sono mai rivelati pericolosi come i loro avversari, realmente pronti a tutto pur di fermarli. Per fare un paragone immaginate un piromane che guidato dal suo codice decide di appiccare ovunque incendi ma senza mai uccidere o ferire qualcuno. Arrivano, fanno quel che vogliono e se ne vanno, e anche quando qualcuno tenta di fermarli non lasciano odore di morte. Non con questo si possa approvare il loro operato, considerando che si sono appropriati di oggetti molto pericolosi e hanno scatenato più di un conflitto. Quel che è certo è che sono molto potenti, ed è lecito temerli anche se sembrano degli spro..."
    Un'ombra li investì, giungendo loro sopra da est e superandoli a gran velocità. Seguendola con lo sguardo Rovres vide trattarsi di un drago dalle squame blu, la cui scia mosse il cielo in sbuffi di vento. Anche a Knawr volassero molti draghi, e non ve n'erano più di qualche manciata, avrebbe riconosciuto quel vento tra tutti e tra ogni altro. Fortunatamente, per la nostra sanità mentale, come Ferglarendir aveva anticipato era solo di passaggio.
    "Ecco" commentò Rovres mentre ormai si accingevano ad introdursi nella boscaglia. "Lei è una dragonessa che lavora per la Nebbia. Non ho avuto modo di averci a che fare ma il vecchio sembra provare grande rispetto per lei. Ha combinato parecchi disastri in città e per un motivo o per l'altro l'ha sempre perdonata. Anche lei, per quanto non si direbbe, sembra trovare interessante Ferglarendir. Il suo nome è Liya Neratempesta"
    E così abbiamo fatto fare il cameo a Liya pure qui. Nel sentirne parlare, entrambi i compagni di Rovres si fecero irrequieti e presero a sbuffare. Soprattutto il più alto. Ancora non avevano aperto bocca e non si erano presentati, ma per amor di trama aspetteremo sia qualcuno ad interagire con loro.
     
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    Nicholas sorrise quando Lehaman descrisse la storia del suo volto stilizzato e gli venne in mente che l'aveva accarezzato proprio per sondare il suo sonar. E lui non aveva avuto bisogno delle monete,i soldi non gli interessavano.
    Lehaman l'ha chiesto anche a me ma io non ho preteso soldidisse a Rovres.
    Poi l'anziano elfo raccontò loro della Nebbia Argentata. Era molto gentile e Nicholas era ben disposto nei suoi confronti,sapeva delle cose interessati quindi sarebbe valsa la pena collaborare con lui.
    Il ragazzo osservò le fialette con interesse che porgeva a Lehaman. Lui le raccolse con la coda mettendoseli tra le fasce di stoffa. Sicuramente sarebbero state loro utili.
    Bè, non posso che confemare le parole di Lehaman. Andremo e senza dubbio torneremo vincitoridisse poi Nicholas con il suo solito ottimismo. Non lo sfiorava nemmeno il pensiero che avrebbe potuto non tornare. Non aveva mai combatutto ma avrebbe sfruttrato le sue risorse.
    Arrivederci.


    Quando furono fuori, due altri umani si aggiunsero a loro. Nicholas osservò con interesse il più piccolo di loro che aveva un'arma davvero originale. La guardò cercando di capire cosa fosse ma non lo chiese ascoltando invece Rovres parlare della Nebbia. Credo che mio nonno sia stato ucciso da uno del gruppo che dici quindi quello che dicono su di loro è vero disse senza particolare enfasi non essendo vendicativo nè pretendeva di essere creduto. Poi ascoltò il resto del discorso di Rovres. L' avidità ha sempre creato problemidisse alla sua interuzzione gurdando l'ombra che si avvicinava. Nicholas non aveva paura, era solo curioso di sapere cosa fosse. Vide un drago dalle squame blu, maestoso contro il cielo.Uao!gli sfuggì.
    A me piacciono i draghi e però da questo mi terrei alla larga se uccide ma non voglio ucciderla. In fondo dobbiamo occuparci dei demoni. Ci state portando al loro luogo di origine? Ma dobbiamo anche stare attenti alla Nebbia,vero? Ebbene, sono pronto a far fronte a entrambi. Sono solo un fabbro, lo so,però confido nei miei poteri.
    Poi si rivolse all'umano più basso. Complimenti per l'arma,davvero originale, spero di vederla in azione. Quanto a me, i miei poteri sono le mie armi
     
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    Quando Leamhan ebbe terminato la sua interessantissima spiegazione sull’origine dei disegni che utilizzava per simulare le espressioni facciali, Nicholas commentò affermando che poco prima anche lui era stato sottoposto a quella stessa procedura. Leamhan rimase visibilmente confuso da tale affermazione. Inclinò leggermente la testa da un lato, protendendo in avanti le sue lunghe orecchie.
    < Nicholas Riordan. Ciò quando è accaduto. Quando. Non lo rammendo. >
    Rimase in silenzio qualche istante, sovrappensiero. La sua zampa anteriore destra iniziò a picchiettare nervosamente sulla sinistra.
    < Ah! >, esclamò, d’un tratto, compiendo un piccolo saltello.
    < Ma Nicholas Riordan. Ma no. Tu m’hai frainteso… > Le orecchie di Leamhan si afflosciarono come foglie appassite.
    < Si trattava d’un gesto d’amichevole affetto. Si. Quando l’oste della taverna lo ha fatto a me, tu stesso m’hai spiegato che scompigliare il pelo rappresenta un gesto attraverso il quale voi comunicate affetto. >, spiegò. Detto ciò rimase in silenzio per qualche istante, esaminando il ragazzo con un paio di schiocchi di sonar.
    < Dunque io t’ho scompigliato il pelo così come l’oste fece a me. = ) >, precisò, poi, mentre sulla superficie liscia del suo muso compariva l’ormai consueta rappresentazione stilizzata di un volto sorridente.

    Scusate se ricomincio con i post divisi a metà, non potevo lasciar andare questa interazione. :asd: Cerco di farla finire rapidamente questa volta.


    --

    Una volta che Leamhan e Nicholas si furono congedati da Ferglarendir, Rovres fece loro strada verso il luogo dell’incontro con i suoi compagni di battaglia. Ne incontrarono due, entrambi umani, in prossimità dei confini della città, che senza dire nulla si unirono al curioso terzetto.
    < Commilitoni di Rovres. Salve. >, li salutò il teramin con la sua tipica piattezza.
    < Il mio nome è Kermes Leivhann. > Dal modo in cui aveva impostato la frase si sarebbe detto che avesse intenzione di aggiungere dell’altro, ma non lo fece. Si limitò ad inclinare leggermente la testa da un lato. Un disegno stilizzato rappresentante un’espressione sorridente, in compenso, si delineò sul suo volto bianco e liscio.
    < = ) >

    Il gruppo proseguì silenzioso la sua marcia, Rovres in testa, seguito dai due guerrieri, mentre a chiudere la coda era il giovane fabbro affiancato dal cavallino nero, che trotterellava baldanzoso accanto al ragazzo. Le zampe della creatura equina, sottili come le lame di un fioretto, calcavano il terreno senza nemmeno smuovere l’erba, così che il suo passo non sollevava alcun suono. La quiete venne interrotta dal capo della spedizione che, ponendo a Leamhan una domanda palesemente retorica, gli chiese se fosse interessato a sapere qualcosa in più sulla Nebbia Argentata.
    < Si. >, fu l’asettica e molto probabilmente superflua risposta del teramin.
    Rovres si disse molto sorpreso del fatto che Leamhan non sapesse nulla dell’organizzazione. Spiegò che la Nebbia Argentata, i cui scopi erano tutt’ora ignoti, agiva seminando discordia e false informazioni tra gli abitanti dell’intera isola, essendosi inoltre appropriata di oggetti molto pericolosi. Gli agenti della misteriosa organizzazione s’insinuavano ovunque, persino il nipote di Ferglarendir ne era stato membro. D’un tratto la spiegazione di Rovres venne interrotta da una vigorosa raffica di vento, che segnalò il passaggio di un drago che era sfrecciato in volo sopra il gruppo; si trattava, guarda caso, di un membro della Nebbia. Del passaggio del drago Leamhan avvertì esclusivamente lo spostamento d’aria causato dalle sue ali, tanto che se non fosse stato per il commento di Rovres avrebbe interpretato la folata come un fenomeno interamente naturale. Percepì, tuttavia, l’irrequietezza che la comparsa della maestosa creatura scatenò nei commilitoni di quest’ultimo, che espressero in maniera consapevole con i loro sbuffi, e in modo inconsapevole con l’accelerazione del loro battito cardiaco.

    < Tale Liya Neratempesta deve dunque essere una creatura invero temibile. Si. Sento che v’infonde gran turbamento. È curioso tuttavia che Ferglarendir la rispetti alquanto. >, commentò Leamhan senza imprimere alla sua voce alcuna intonazione in particolare. Volse il muso verso il cielo ed emise qualche schiocco con il suo sonar, presumibilmente nella speranza di cogliere la presenza della dragonessa. Non vi riuscì.
    < Rovres. Non ho udito della Nebbia Argentata poiché è da lungo tempo che non intrattengo con voi contatti diretti. > aggiunse, poi, senza smettere di scandagliare il cielo con gli schiocchi della sua lingua. Non era ben chiaro a chi si riferisse esattamente con quel “voi”. Leamhan proseguì la sua inutile opera di rastrellamento sonoro ancora per un po’, finché non dovette arrendersi e si voltò verso il suo interlocutore in scintillante armatura. Accelerò brevemente il passo per portarsi accanto a lui, raggiungendolo in un paio di agili balzi da capriolo.
    < Debbo porti delle domande. >, disse asciutto trottandogli accanto.
    < Hai detto che la Nebbia Argentata ha ottenuto certi oggetti invero potenti. Di quali si tratta. Lessi in passato di artefatti dotati di mirabili poteri. Si. Potrebbe trattarsi di quelli. >
    Com’era solito fare, Leamhan passò immediatamente alla successiva domanda senza dare a Rovres il tempo di rispondergli.
    < Hai inoltre detto che il nipote di Ferglarendir è stato un membro della Nebbia Argentata. Ti sei riferito a lui al passato. Egli è dunque deceduto? In tal caso condoglianze. Oppure ha solo abbandonato l’organizzazione. In tal caso ignora le condoglianze. >
    Il tono delle sue parole, come sempre quasi del tutto privo d’ogni espressività, era distante mille miglia da quello che avrebbe adottato una persona che offriva a qualcuno le sue condoglianze.
    < Il fatto che gli affiliati alla Nebbia Argentata non uccidano per conseguire i loro scopi m’induce a supporre ch’essi percepiscano il proprio operato come benevolo. Si. Disseminano dunque discordia allo scopo di sovvertire il corrente ordine sociale costituito, giacché desiderano rimpiazzarlo con uno ritengono maggiormente funzionale. >
    Leamhan fece una breve pausa, sovrappensiero.
    < Ma se hanno istigato dei conflitti, hanno dunque causato sofferenza e morte indirettamente. Si. Ciò è deplorevole in egual misura. Molto. >, sentenziò poi.

    Edited by -Aleph- - 27/12/2020, 23:59
     
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    "Nicholas" disse Rovres piattamente, quasi quanto sembrava esser solito rispondere Leaman. "Come ho appena detto loro non uccidono. Non senza esserne davvero costretti. Dubito che abbiano fatto del male a tuo nonno"
    Leamhan gli fece notare che, nonostante non facessero del male direttamente, causando discordia erano comunque da condannare. In un certo senso la pensava come loro, ma sapeva che c'era dell'altro e sarebbe stato difficile spiegarlo senza risultare di parte.
    "Se la cosa non ti turba" e dubitava l'avrebbe fatto, "delle tue condoglianze non me ne faccio granché. Era nipote e amico di Ferglarendir, non mio. Lo conoscevo appena. Il suo nome era Crial e si, è stato ucciso durante una missione in cui non agiva per conto della Nebbia ma per ripagare il debito che aveva con un drago di cui si era conquistato l'odio"
    Rovres diceva di esserne del tutto indifferente, forse era più o meno così, ma sul suo volto si tinse una lieve vena di tristezza. Come se in fondo ci fosse qualcosa della facenda che in un modo o nell'altro gli stava a cuore.
    Volle poi puntualizzare a Nicholas qualcosa che gli era già venuto in mente di dire prima, ma non ne aveva avuto modo.
    "Ragazzo, il tuo entusiasmo mi piace. Ma stiamo debellando una minaccia che sta contagiando l'isola rischiando di demolirla, non si tratta di un gioco. Non siamo qui per sperimentare provette alchemiche e per fabbricare armi, per quanto dal mio punto di vista sia alquanto... mirabile come occupazione"
    Volgendo poi lo sguardo al cielo mentre avanzavano, aggiunse con una punta di stizza.
    "Liya è una creatura tra le più insidiose che volano sulle terre di Kengard. Si dice che i poteri di Ferglarendir siano superiori ai suoi, ma non sono molti a poterle tenere testa in un confronto diretto. Quello che però la rende pericolosa è il suo modo di agire e di scegliere gli alleati. Nessuno sa mai cosa le passi per la testa, neanche lo stesso Ferglarendir che solitamente sa sempre tutto. Un giorno potrebbe decidere di rivoltare un'intera città e poi impegnarsi un mese intero per ricostruirla, come potrebbe esserti nemica e allo stesso tempo compagna senza che tu stesso conosca le sue intenzioni. Lavora con la Nebbia ma anche con gli avversari di quest'ultima, e per quanto ne sappiamo neanche i suoi stessi alleati sanno per chi e se stia portando avanti un qualche doppio gioco"
    Finalmente anche l'uomo al fianco di Rovres, il più alto dei due, si immise nella conversazione.
    "È insopportabile. Ho rischiato di rimanerci secco per colpa delle sue follie" commentò stringendo un pugno. "Se non sapessi che potrebbe farci fuori tutti in pochi minuti le avrei fatto passare io la voglia di divertirsi alle spalle degli altri"
    Con un sospiro aggiunse, irritato.
    "Comunque il mio nome è Gaios. Mi fa piacere avere nuovi compagni in questa battaglia scellerata"
    Nel parlare ormai avevano raggiunto l'esterno del bosco e all'orizzonte si stagliavano i versanti dell'Ossidiana. Ampie praterie si aprivano tutt'attorno, mentre riflessi di luce disegnavano segmenti colorati di verde dove cespugli e arbusti puntinavano il panorama.
    "Secondo me non è una creatura malvagia" rispose Rovres. "Soltanto inevitabilmente fuori di testa ed incontrollabile, ma è un bene avere un'alleata come lei anche dalla nostra parte"
    Fu a quel punto che anche l'individuo più basso, silenzioso abbastanza da divenire talvolta quasi impercettibile eccetto che per Leamhan, fece sentire la sua voce. Era decisamente giovane, quella di un ragazzo poco più che adolescente.
    "Anziché chiaccherare di Liya state attenti, potrebbero comparire da un momento all'altro"
    Si rivolse poi al Teramin, avendo notato il modo in cui scandagliava l'ambiente.
    "Tu puoi percepire presenze viventi nei dintorni? Ci sarebbe molto utile, quelle bestie si nascondono ovunque"
     
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    Oh, volevo dire...mi sono espresso maledisse Nicholas a Lehaman annuendo.Quando ti ho accarezzato. Me l'hai proposto e io...non avevo capito le tue intenzioni,per questo ti chiedo scusa. Non ti ho toccato sul viso ma sulla schienadisse poi preciso ricordando la circostanza.
    Ascoltò poi la piccola creatura spiegargli quello che pensava. Ah, sì, capivo che volevi essere affetuoso quindi non studiarmi. Bè, quando torneremo dalla nostra missione magari mi lascerò studiare da tegli disse poi.
    Rispettò la pausa di silenzio spezzato solo dagli scocchi di sonar e sorrise.


    Poi rivolse a Rovres uno dei suoi soliti sguardi di stupore innocente e sincero. Sembrava che Nicholas fosse sempre colto di sorprersa da qualunque cosa come un bambino.
    Eppure...ma forse io mi riferivo all'altra categoria di assasini. Comunque ne parleremo poi con calma, mi spiace per questo fraintedimentogli disse sincero. Nicholas era un eterno adolescente che non sempre capiva chi era più maturo di lui. Scosse la bella testa mora ma poi riprese il suo buonumore.
    Gli dispiacque di sentire del nipote di Flerglanrendir e si stupì che si fosse guadagnato l'odio di un drago. Nicholas era un'anima pura,non conosceva invidia nè l'avidità dei grandi tesori. Si meravigliava sempre di quanta cattiveria e malvagità c'erano nel mondo.
    Oh, non intendo fabbricare armi, ammiravo solo la fattura di queste. Davvero i danni provocati da questi demoni possono far morire l' isola? Oh. Bè, comunque, stavo parlando anche dei miei poteri ma credo che capirete meglio vedendomi in azione aggiunse poi sempre con quella nota di meraviglia ma minore. Si ricordava di suo nonno che era stato ucciso senz'altro da qualcosa di malvagio. Quindi in fondo la cattiveria esisteva. L'avrebbe combattuta e vinta. In fondo i suoi poteri potevano anche salvargli la vita,pesò Nicholas andando verso il luogo in cui avrebbe visto i responsabili della rovina dell'isola in cui viveva.


    Quanto alla draghessa, Nicholas non era prevenuto verso di lei. Se era la responsabile di quel disastro, forse bastava parlarle. Un soldato disse la sua opnione non proprio lusinghiera su Liya.
    Piacere di conoscerti, Galos,io sono Nicholas. Ammetto che da come parlate della draghessa mi fa quasi paura proprio per il suo misterioso modo di agire tuttavia spero che accosenti ad aiutarcigli disse stringedogli la mano dimostrando ancora una volta la sua incrollabile fiducia in ogni creatura. Anche se ne aveva paura sperava che Liya si rendesse conto del pericolo in cui si trovava il luogo dove viveva anche lei.
    Ammirò poi il luogo dove erano arrivati e si sentì più che mai disposto a salvarlo. Il soldato più piccolo che era un adolescente li mise in guardia. Nicholas dal canto suo attivò la sua vista e il suo udito nonchè cominciò ad annusare l'aria intorno.
     
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    Le lunghe orecchie nere di Leamhan si rizzarono di scatto.
    < Oh! Dunque acconsenti a che io conduca degli studi su di te. >, disse mentre nella sua voce, per una volta, s’intravedeva una punta d’entusiasmo.
    < Eccellente, Nicholas Riordan. = ) >

    --

    Rovres respinse in maniera moderatamente garbata le condoglianze di Leamhan puntualizzando che Crial, il defunto nipote di Ferglarendir, lo conosceva appena e quindi la sua morte non lo toccava particolarmente. Quella risposta lasciò il teramin un po’ perplesso: a parole Rovres ostentava indifferenza per la sorte di Crial, eppure, nella voce dell’uomo, gli pareva di cogliere una sottile venatura di tristezza. Leamhan inclinò leggermente a testa da un lato.
    < Comprendo. >, mentì. In realtà non comprendeva affatto, ma, non riuscendo proprio a spiegarsi quella strana incongruenza, per una volta decise di non indagare.

    Rovres stava condividendo il proprio parere rispetto a quella dragonessa di nome Liya, quando il più alto di statura tra i suoi due compagni d’arme, che si presentò come Gaios, s’intromise nella conversazione per sottolineare l’astio che provava nei confronti della creatura alata. Aveva, evidentemente, già avuto a che fare con lei, presumibilmente in una circostanza che non doveva essere stata tra le più piacevoli. Rovres, che pure aveva appena tratteggiato un quadro non esattamente lusinghiero della dragonessa, curiosamente si disse in disaccordo con l’amico; secondo lui Liya era forse un po’ fuori di testa ma non era malvagia, giungendo persino a definirla un’alleata.
    Leamhan, dal canto suo, aveva ascoltato l’intera conversazione senza dire nulla. Procedeva accanto a Rovres con il muso rivolto ad un punto imprecisato davanti a sé, mentre le sue orecchie saettavano a destra e a sinistra orientandosi alternatamente tra i due interlocutori.
    < Si tratta dunque di una potenziale alleata. Tuttavia inaffidabile. >, si limitò a borbottare tra sé e sé.
    < Ciò è da rammendarsi. >
    L’amabile scambio di battute tra Rovres e Gaios venne presto interrotto dall’altro guerriero in armatura, quello che sino ad allora era rimasto silenzioso, il quale redarguì i compagni suggerendogli di parlare meno e fare più attenzione all’ambiente circostante. Dopodiché si rivolse a Leamhan, chiedendogli se i suoi sensi sviluppati gli permettessero di percepire la presenza di creature viventi nei dintorni.
    < Si. Lo sto facendo attualmente. >, gli rispose il teramin, orientando l’orecchio destro verso di lui senza però voltare il capo.
    < Io posso rilevare la presenza d’esseri viventi dotati d’un battito cardiaco. Entro all’incirca venti metri attorno a me. Inoltre qualsiasi movimento che generi suoni nell’aria o vibrazioni nel suolo. >, spiegò senza dare alla sua voce una qualche specifica intonazione.
    Fu solo quando ebbe finito di parlare che finalmente si voltò verso l’uomo in armatura. Lo fissò per qualche secondo con quel suo volto senz’occhi, in silenzio. Poi, d’un tratto, interruppe di colpo la sua marcia.

    < Oh! >, esclamò, compiendo un piccolo saltello sul posto.
    < Quasi lo dimenticavo. >
    Con le appendici prensili della sua lunghissima coda, Leamhan raggiunse il libro che teneva assicurato con una fascia di stoffa alla sua zampa posteriore sinistra. Lo aprì in un punto a caso senza rimuoverlo dal supporto e ne strappò via quattro pagine, che ripose a terra davanti a sé. Erano completamente bianche. Servendosi della sua zampa anteriore destra come di una sorta di lunghissimo pennino d’oca, tracciò poi su ciascuna pagina uno strano ideogramma con quello che pareva inchiostro nero; il tutto avvenne con sorprendente rapidità, attuato con la sicurezza indifferente di chi sta compiendo un’operazione di routine ripetuta chissà quante volte.

    < Compagni d’arme. >, disse, infine, rivolgendosi a tutti i presenti.
    < Prendetene con voi una ciascuno. Si. Vi consentirà di viaggiare nell’ombra ch’io proietto. Una singola volta. Al bisogno la calcherete mentre stringete la pagina nelle vostre mani. >.
    Al termine di quella laconica spiegazione della strana procedura che aveva appena messo in atto, Leamhan raccolse i fogli di carta con la sua lunghissima coda e li tese d’innanzi a sé, offrendoli a chi volesse prenderli.
    < Molto bene. = ) >, commentò a bassa voce, visibilmente soddisfatto.
     
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    I tre soldati, Rovres compreso, presero i fogli che diede loro. Non sembravano tre tipi affini alla magia o ad un approccio furtivo, ma qualunque aiuto era benaccetto soprattutto contro quelle bestie assetate di linfa.
    Avanzarono nelle distese di verde accompagnati dal suono di qualche ruscello in lontananza, mentre il sole si faceva alto nel cielo. Quel paesaggio quasi idilliaco mal si addiceva alle creature che dovevano affrontare, e che proprio per questo stonavano pesantemente stridendo di efferatezza Dove la vita era più rigogliosa.
    Gaios Aveva già impugnato la spada e si stava preparando, a quanto pareva I pipistrelli avevano nidificato non molto distante A giudicare dall'affluenza degli ultimi giorni vicino alla città. Avevano rallentato il passo, pur sapendo che quelle creature non faticavano ad udire la Presenza di avversari o comunque esseri viventi in avvicinamento. Quello che Leamhan disse non fu del tutto convincente, e il guerriero più giovane glielo fece notare.
    "Purtroppo nessun cuore batte nel loro corpo. Però ci sarà sicuramente utile averti con noi"
    Fruscii fra le fronde Scuotevano dolcemente i rami di alcuni arbusti Nei dintorni, radi e non superiori in altezza ai tre metri. Guardarsi attorno in quell'ambiente risultava piuttosto semplice e non pareva che vi fossero nascondigli troppo efficienti, eccezion fatta per qualche cespuglio o accumulo di foglie e ramoscelli nei pressi dei tronchi. Quello rendeva tutto ancora più ansioso, lo scontro sarebbe sicuramente Dovuto consumarsi In uno spiazzo aperto dove non vi erano particolari maniere di sfruttare l'ambiente.
    Fu proprio in tal modo, a muso scoperto, che i grossi pipistrelli si palesarono. Avevano percepito avvicinarsi una minaccia e non avevano tardato a fare la prima mossa. Una leggera foschia invase la zona adombrandola di un grigiore surreale, mentre sagome scure si avvicinavano rasoterra. Stavano giungendo frontalmente, due grandi femmine con le loro palline batuffolose di pelo nero. Non sarebbero state visibili fin da subito a causa della fitta nebbia che portavano con sé, e che come spiegato da Ferglarendir schermava qualsiasi tentativo di individuarli tramite Abilità magiche o che comunque fossero diverse dai semplici sensi fisici. Essendo la vista indebolita dalla bruma, rimanevano udito ed olfatto. Lasciavano tracce odorose piuttosto evidenti, un Insieme malsano di Aromi dolciastri e infernali come di carbone. Assieme ad essi vi era l'odore della morte, palpabile nella sua violenza.
    Planarono dritti contro il gruppo, con uno strano verso ad annunciarli. Pareva il gracchiare di un corvo amplificato di diverse ottave mischiato ad un fischio ronzante che sarebbe stato difficile attribuire ad una creatura vivente. Non che lo fossero, infondo non avevano un cuore…
    Soltanto Leamhan si sarebbe accorto che una terza creatura li stava attaccando alle spalle, silenziosa e nascosta dalla nebbia che offuscava completamente la vista a lungo raggio e limitava lo sguardo a pochi metri circostanti.
    I piccoli figli pelosi rotolavano velocemente sull'erba, apparentemente innocui ed insignificanti sotto le ali delle madri, grigie e segmentate di punte dosso sporgenti. Era difficile intravederli attraverso l'alone di nebbia che si portavano dietro, ma erano in tutto e per tutto simili a grandi pipistrelli con corna e cuspidi ossee che sbucavano dal dorso e da quelle che sarebbero dovute essere le spalle, oltre che ai lati della coda. Erano giunti velocemente, tanto che Rovres ebbe solo tempo di avvertire gli altri quando ormai la minaccia era già ben evidente.
    Anziché gettarsi su qualcuno i grossi pipistrelli volarono in direzioni opposte, accerchiandoli dall'alto come predatori famelici. Per quanto fosse impossibile definirli senzienti ragionavano in maniera complessa ed efficace, tanto da sembrare ancor più pericolosi di quanto le loro descrizioni Lasciassero intuire.
    Scusate per errori e maiuscole a caso del messaggio, ma devo scrivere dal telefono perché il computer è senza caricabatterie ed è un disagio… cerco di scrivere con questo a fare ma è problematico già di per sé e pensare di scriverci qualcosa di più lungo di due righe è follia. Ma siccome siamo masochisti Via così!


    Edited by Aesingr - 4/2/2021, 02:36
     
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    Sì, mi piacerebbe che condussi delle ricerche su di me gratisannuì Nicholas alle parole di Lehaman. Non aveva bisogno di spiegargli che chi gli dava del denaro l'aveva scambiato per qualcuno che si faceva toccare per professione e non reputava necessario dirlo. Dopotutto il piccolo cavallino nero non si era mostrato in imbarazzo a raccontarlo.

    Rovres non sembrava toccato dalla morte di Crial eppure sembrava triste. Nicholas però sapeva che qualunque sua parola sarebbe stata innopurtuna quindi non disse nulla. Il ragazzo smise di annusare quando Lehaman disse che poteva rilevare la presenza di creature con un battito cardiaco entro venti metri. Allora smetto di annusare,penso sia più utile questo tuo poteredisse al cavallino nero.
    Poi lo osservò prendere il libro appeso alla sua zampa posteriore sinistra con la coda, strapparne quattro pagine e metterle davanti a sè.
    Grazie, mi piacerebbe approfondire il discorso dell' ombra che calvachi ma immagino ci sia poco tempo. Ne parleremo dopo la battaglia.
    Il ragazzo l' aveva appena detto quando si rese conto che poteva anche morire. Non aveva paura della morte ma si preuoccupava alla possibilità di lasciare incompiuti i suoi progetti e sopratutto di dover lasciare un amico così presto. Ma in Nicholas le preuoccupazioni duravano un secondo, pensò che i suoi poteri lo avrebbero protretto dagli attacchi dei demoni.
    Quindi cominciò a pensare a una strategia di difesa e poco dopo ebbe pane per i suoi denti. Appena vide i pipistrelli, Nicholas non perse tempo cercando di ricordare il nome della sua tecnica di difesa.
    Era la trasormazione della materia ma aspettò che gli avversari fossero vicini prima di esercitare i suoi poteri. Poteva essere goffo e non badare alle regole però non avrebbe sprecato le sue energie colpendo a vuoto.
    Vetrificò così un'ala di un pipistrello che non potè più muoverla poi la bocca di un altro. Il vetro è un materiale resistente e lì intorno non c'era cosa che potesse infraerlo.
    Quanto ai cuccioli di quelle creature Nicholas ne coprì i dorsi di due con il vetro in modo da rallentarli. Era piuttosto in forma ma i nemici erano tanti quindi confidava in qualche aiuto dagli altri.
     
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    Scusate l'attesa.


    Nicholas afferrò la pagina marchiata che Leamhan gli aveva teso, commentando che, dato lo scarso tempo rimasto a disposizione, avrebbe preferito approfondire il discorso dopo la battaglia. Il teramin, visibilmente interdetto, inclinò leggermente la testa da un lato.
    < Oh. Ma Nicholas Riordan. Ti suggerisco di adoperalo. >, replicò, inespressivo come sempre, non riuscendo proprio a capacitarsi del fatto che l’esigua spiegazione di poco prima, fornita a delle persone che non avevano idea di come funzionassero le sue abilità, potesse risultare quantomeno di difficile comprensione.
    < Tale sigillo ha appunto uso in battaglia. Si. Esso consente di cavalcare l’ombra di modo che… >
    Leamhan s’interruppe di colpo. Le sue lunghe orecchie si rizzarono repentine come tirate per la punta da un filo invisibile.
    < Siamo attualmente circondati. >, sentenziò con il tono di qualcuno che non era minimamente toccato dalla notizia.
    < Due creature grandi d’innanzi a noi. Una dietro di noi. Svariate piccole. >

    L’avvertimento fu però tardivo, perché, appena pochi istanti dopo, una fitta cortina di nebbia avvolse rapidamente l’improvvisato manipolo di guerrieri. Attraverso la foschia si palesarono presto le sagome scure di alcune grosse creature alate, che, planando a pochi metri d’altezza da terra, iniziarono a disegnare un cerchio attorno ai loro obbiettivi: questi ultimi, da cacciatori, erano divenuti delle prede.
    Fu solo allora che Leamhan si rese conto del motivo esatto per cui non era riuscito a percepire prima la loro presenza. I pipistrelli demoniaci, infatti, si libravano nell’aria in maniera incredibilmente silenziosa, e, poiché le loro zampe non calcavano il terreno, muovendosi non generavano alcuna vibrazione. Adesso non erano più molto distanti, eppure il teramin ancora non riusciva ad identificare con precisione la loro posizione nello spazio. Che si trattasse di un effetto della nebbia di cui parlava Rovres, che era dunque capace di attutire anche i suoni? Oppure il loro volo era davvero così silenzioso? L’odore nauseabondo di carne putrida che emanavano, per quanto sgradevole, era fortunatamente di grande aiuto per localizzarli.

    Leamhan si avvicinò con passetto ai compagni. Non si aspettava che gli avversari li avrebbero circondati in campo aperto senza nemmeno permettergli di addentrarsi nella foresta. In un luogo come quello, così spoglio e privo di coperture da sfruttare, gli risultava difficile elaborare una strategia di combattimento efficace.
    Mentre il teramin era distratto dalla fiumana di pensieri ed ipotesi che si accalcavano disordinatamente nella sua mente, uno dei pipistrelli, senza il minimo preavviso e con uno scatto fulmineo, si scagliò in picchiata verso di lui. Percepito all’ultimo secondo il lievissimo spostamento d’aria causato dalle ali della creatura volante, Leamhan riuscì per un soffio ad evitare l’assalto sprofondando nella propria stessa ombra per poi riemergere, un istante dopo, qualche metro più in là. Mancato il bersaglio l’attacco del demone impattò con il terreno, ed i suoi artigli lo trafissero con tale vigore che la sua zampa sprofondò fin quasi all’altezza del gomito.

    Leamhan esaminò immediatamente la situazione con una manciata di rapidi schiocchi di sonar e, con sua grande sorpresa, constatò che il demone aveva iniziato a dimenarsi sul posto apparentemente incapace di muoversi: il suo braccio era rimasto incastrato nel terreno.
    < Oh. >, si lasciò sfuggire; stentava a credere che davanti a lui si presentasse un’occasione così perfetta. Deciso a non farsela sfuggire, Leamhan sfoderò immediatamente il suo falcetto afferrandolo con la coda prensile e vibrò una fulminea sciabolata dritta al collo della creatura, con l’intento di sgozzarla in un sol colpo adesso che la sua guardia era abbassata.
    Fu proprio in quel preciso istante che si rese conto che l’occasione era in effetti troppo bella per essere vera, ma ormai troppo tardi: senza incontrare alcuna difficoltà e con un movimento tanto improvviso quanto repentino, la creatura estrasse gli artigli dal terreno e menò al teramin una violenta sferzata. Nel momento stesso in cui percepì lo spostamento d’aria Leamhan realizzò che non sarebbe riuscito ad evadere l’attacco: con uno sforzo disperato si gettò a terra, nella speranza di evitare di esserne centrato in pieno, e così gli artigli della creatura lo ferirono sul fianco destro aprendovi tre squarci lunghi ma non molto profondi.

    Emettendo un verso acuto simile al nitrito di un cavallo, Leamhan stramazzò a terra. Fu immediatamente colto da una fitta lancinante, decisamente più intensa di quanto si sarebbe aspettato; era come se gli unghioni con cui la creatura l’aveva ferito fossero stati fatti di metallo rovente. Non riusciva a capacitarsi di quanto era appena successo: quel demone stava solo fingendo di essere rimasto immobilizzato.

    Fu il mostruoso pipistrello, questa volta, a non farsi sfuggire la ghiotta occasione: strinse l’uno accanto all’altro gli artigli della mano con cui aveva appena ferito l’avversario, come a voler formare una sorta di punta di lancia, e poi menò un affondo con tutte le sue forze diretto al teramin disteso inerte al suolo. Sembrava che ormai nulla potesse fermare quel colpo, quando, d’un tratto, una violenta deflagrazione investì la zampa del pipistrello demoniaco arrestandone all’ultimo la corsa: usando il proprio stesso sangue, che poco prima aveva macchiato gli artigli della creatura, Leamhan era riuscito a generare su di essi alcuni sigilli esplosivi, che detonando avevano deviato l’attacco salvandolo da morte certa. Folgorata da un dolore pungente, la creatura lanciò un grido acuto e ritrasse istintivamente la zampa. La ispezionò rapidamente con un’occhiata sommaria, constatando che non aveva subito alcun danno significativo, ma, quando in preda ad una furia cieca fece per sferrare un nuovo colpo di grazia al suo avversario, si accorse che questi non era più lì. Davanti a lui, adesso, vi era solo nebbia; sul terreno s’intravedeva una traccia di sangue che s’interrompeva in maniera improvvisa ed inspiegabile dopo pochi metri. Il demone pipistrello digrignò la sua schiera di denti acuminati. Annusò rapidamente l’aria alla ricerca di una traccia e si gettò poi nella foschia con un agile balzo, determinato a stroncare una volta per tutte quel fastidioso teramin dal manto nero.

    Leamhan è scomparso nella nebbia, e il pipistrello l’ha seguito a ruota. Nicholas, Rovres e company li hanno quindi persi di vista entrambi.


    Edited by -Aleph- - 15/1/2021, 15:03
     
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    A quanto pareva erano partiti tutti all'attacco. Rovres si tenne da prima a distanza per studiare la situazione. Si avvicinò solo dopo che Nicholas ebbe cercato di attaccare con i suoi strani poteri uno dei demoni e, in realtà, solo quando Leamhan fu scomparso insieme al suo avversario si fece davvero avanti. Aveva impugnato la spada e si era accostato allo strano tipo che era Nicholas, spalleggiandolo per un attacco più serio.
    Il pipistrello aveva perso l'assetto di volo, essendosi la sua ala ricoperta di uno strato vitreo che l'aveva intrappolata temporaneamente. Il problema era che Nicholas aveva certamente sottovalutato la forza fisica e l'intelligenza ferina di quelle bestie, e anziché agitarsi a mezz'aria il pipistrello si lasciò cadere verso il basso. Il suo compagno lo afferrò e gli fornì quei due o tre secondi di tempo per liberarsi con gli artigli, che conficcò nello strato trasparente frantumandolo. La seconda creatura aveva evitato il tentativo di Nicholas di sigillargli le fauci, muovendosi tanto rapidamente da impedire a chiunque di prendere la mira o prevedere la sua traiettoria. Si muovevano con un volo incrociato terribilmente perfetto, sincrono e talmente ben studiato da non lasciar credere si trattasse di bestie prive di ragione.
    Non potevano in alcun modo considerarsi esseri non senzienti, ma non v'era dubbio che fossero costituiti di pura malvagità. Non si facevano scrupoli ad attaccare e, mentre avanzavano, le palline batuffolose consumavano l'erba su cui rotolavano silenziosamente.
    Nicholas stava cercando di trattenere anche loro e, forse, quello poteva essere utile almeno per il momento.
    "Se quei cosi crescono siamo rovinati, dobbiamo toglierli di mezzo" asserì Rovres al ragazzo, indicando i batuffoli neri. Gaios si stava già prodigando per falciarli con la spada, approfittando del fatto che le madri ce l'avessero con gli altri, ma appena si sentivano minacciate alcune palline cominciavano a rotolare più velocemente e si sparpagliavano, scomparendo fra la vegetazione.
    "Non perderli di vista. Se anche uno dovesse fuggire sarebbe un guaio"
    Era rivolto a Gaios, ma anche a Nicholas. Non gridava ordini e suggerimenti, ma il tono di Rovres era comunque deciso e forte. Aveva l'atteggiamento del capo che mantiene il sangue freddo, sempre e comunque, ma che in realtà si sta cagando sotto e non vuole farlo notare. Come ogni capo che si rispetti.
    Il più giovane dei tre invece era scomparso, proprio come Leamhan e uno dei pipistrelli. Nessuno l'aveva visto allontanarsi, probabilmente neanche le creature dall'alto. Quando uno dei mostri si gettò velocemente su Nicholas, il ragazzo schizzò fuori dai rami di un basso albero e mirò al dorso del demone. Era probabilmente l'unica pianta nello spazio di trenta metri, la cosa incredibile era che vi si fosse riuscito a nascondere tanto rapidamente e senza farsi notare. L'affondo volante sfortunatamente andò a vuoto e il ragazzo precipitò, ma con uno slancio roteò il busto in caduta libera e scagliò la sua arma sul pipistrello tranciandogli un arto con violenza. Quando cadde a terra, la sua armatura seppur leggera non aiutò. L'impatto con il terreno fu abbastanza pesante e dovette rannicchiarsi per picchiare al suolo uno schiniere e non la testa. La botta fu comunque notevole e ne rimase stordito per diversi secondi, ma con piacere notò che una delle zampe artigliate del mostro era caduta poco lontano da lui. Non colava sangue dalla menomazione sul corpo della creatura, che aveva preso a stridere la sua indignazione e il suo dolore a squarcia gola.
    Rovres scrutò Nicholas fermamente e si aspettò che facesse qualcosa, ora che il demone sembrava in difficoltà e si era abbassato di quota.
    "Se riesci a farlo avvicinare prima che si sia rigenerato posso assestargli altri colpi. Devi impedirgli di volare via"
    Gli bastava che prendesse tempo. Intanto l'avrebbe protetto dall'altra bestia, che li fissava muovendo lentamente le ali membranacee con i piccoli occhi spaventosi fissi su ciascuno di loro.
     
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