Un progetto originale e un nuovo amico

Nicholas\Leamhan

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    Quel giorno era domenica e quale occasione migliore per Nicholas di iniziare la sua ricerca di notizie su come creare delle pietre cantanti? L'idea lo ispirava già da qualche giorno, fin da quando i suoi genitori non gli avevano spedito per posta uno dei disegni di suo nonno Wando. Rappresentava una pietra e delle note che uscivano. C'era anche una descrizione su come crearla. Quindi il nipote aveva letto la descrizione e gli occhi verdi gli si erano illuminati. Era proprio la cosa ideale da costruire per uno come lui, nonno Wando ci aveva visto giusto.
    Quindi eccolo in piazza con la lettera dei genitori in tasca, vicino alla biblioteca. Aveva in mano un pezzo di pietra di luna che aveva comprato, pagandola meno del prezzo che valeva, da un commerciante lì vicino. Nicholas aveva una candida ingenuità che lo faceva fregare facilmente ma superava facilmente le delusioni avendo un carattere allegro e solidamente ottimista. A lui non importava quanto avesse pagato la pietra di luna, gli importava procurarsi gli ingredienti di cui aveva bisogno. E sarebbe stato piacevole andare sempre in posti diversi a fare quella ricerca. Piacevole perché adorava passeggiare per l'isola e anche coinvolgere qualcuno nella sua ricerca. Era una persona socievole e la sua giovialità lo rendeva simpatico.

    Ora però si chiedeva dove andare. Era in una piazza illuminata dal sole e sorrise vedendo le varie creature. Nicholas tirò fuori la lettera e rilesse il processo di costruzione delle pietre cantanti. Ci voleva anche un pò di palladio che aveva già ma un flauto di legno di faggio non sapeva dove trovarlo. Quindi provò a chiedere a un demone ma quello si infastidì e lo lasciò in asso.
    Stupito dalla sua reazione, Nicholas lesse meglio. Era legno di faggio rosso, il che significava che doveva forse recarsi in un parco. Così si stava per dirigere in una certa direzione quando la lettera gli sfuggì. Lui si mise all'inseguimento del foglio di carta trasportato dal vento.

    Edited by -Aleph- - 8/11/2020, 13:38
     
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    Leamhan viene da qui (nella speranza che esca tutto intero da quella role. :asd:)



    Era raro che Leamhan si muovesse durante il giorno, e ancora di più che lo facesse di prima mattina. Dopotutto i Teramin erano, per ovvie ragioni, creature dalle abitudini principalmente notturne, e lui non costituiva un'eccezione a questa regola. Sentire i raggi del sole scaldare il folto pelo nero del suo manto era un’esperienza abbastanza inusuale per lui, al punto che lo metteva leggermente a disagio. Questo fatto, unito al caos che inevitabilmente accompagnava tutti i grandi centri cittadini, non faceva che contribuire a farlo sentire un pesce fuor d’acqua.

    Tuttavia non aveva alternative, perché oggi era il grande giorno: avrebbe finalmente incontrato di persona il grande Ferglarendir, reggente della vasta biblioteca di Knawr, la quale costituiva per tutti i letterati dell’isola un’imprescindibile punto di riferimento; per quanto avrebbe decisamente preferito, non poteva di certo presentarsi da lui alle quattro di notte. Inoltre Ferglarendir era, con le dovute proporzioni, tecnicamente un suo collega. Era da sempre che voleva fare la sua conoscenza, ma sino ad allora ciò era rimasto un suo sogno nel cassetto.

    < Questa non può che essere la piazza principale. Si. Una disarmonia simile non la si spiega altrimenti. >, commentò tra sé e sé, inespressivo come sempre. Era, in realtà, ormai da almeno un quarto d’ora che aveva raggiunto la piazza, ma non aveva ancora trovato il coraggio di accedervi: rimaneva in prossimità delle mura degli edifici che ne delimitavano in confini, avendo fatto più volte il giro del vasto piazzale senza essersi tuttavia mai deciso ad attraversarlo. Ricordava una di quelle persone che, desiderose di imparare a nuotare ma troppo spaventate dall’acqua alta, non osavano allontanarsi dai bordi della piscina.

    < È il caso ch’io chieda indicazioni. >, disse, ad un certo punto, interrompendo improvvisamente la sua marcia senza meta.
    < Si. Vado. Il momento è propizio. >
    Detto ciò, Leamhan si distaccò finalmente dal rassicurante muro al quale si teneva aggrappato con la coda e si addentrò nella piazza gremita di gente. La sensazione che avvertì fu, in effetti, non troppo diversa da quella che avrebbe provato tuffandosi in un profondo specchio d’acqua: d’un tratto si ritrovò quasi interamente privo di punti di riferimento, tanto che a stento poteva distinguere la destra dalla sinistra e il sopra dal sotto. Mosse qualche timido passetto verso l’interno della piazza, ma si era già pentito della sua decisione.

    < Oh no. >, protestò con la sua voce ovattata e monocorde, < In realtà il momento non era propizio. >

    Leamhan continuava a barcamenarsi goffamente tra la folla, urtando nel suo incedere contro diversi passanti. Accettata la sconfitta, il suo unico obbiettivo era, ormai, unicamente quello di vagare a caso fino a raggiungere sano e salvo l’altro versante della piazza. Il fato, tuttavia, decise d’interferire con il suo brillante piano.

    < AH! >, esclamò quando qualcosa, trascinato da una folata di vento, lo colpì in pieno muso rimanendo impigliato tra le sue lunghe orecchie. Sembrava un foglio di carta di una certa lunghezza. Lui lo afferrò con la sua coda prensile, lo ripose davanti a sé sul selciato di pietra e ne puntellò le due estremità con le bacchette ossee delle zampe anteriori, così da mantenerlo fisso in posizione. Lo esaminò con un paio di schiocchi di sonar.
    < Si tratta di una pergamena. >, constatò. Provò a tastarne la superficie con le appendici prensili della coda, ma non percepì nulla. In uno sfogo di frustrazione emise un sonoro sbuffo d’aria dalle narici, producendo un verso non troppo dissimile da quello che avrebbe emesso un cavallo.
    < Ah! Non è in rilievo. Nulla qui lo è. Ciò inizia a farsi moderatamente seccante. >

    Edited by -Aleph- - 8/11/2020, 23:37
     
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    Nicholas si fermò davanti a una creatura che gli piacque subito e incuriosito si mise a osservare i suoi movimenti. Non ho mai visto qualcosa di simile e come parla,è davvero simpaticopensò.
    Lo vide prendere un foglio che gli era rimasto tra le orecchie con la sua coda prensile. Poteva essere il suo?è una pergamenadisse poi quando la creatura l'avrebbe guardato gli avrebbe spiegato:forse è il foglio che mi è sfuggito per il vento poco fa. Sono io Nicholas Riordan, piacere di conoscere un tipo originale come me si presentò con un sorriso amichevole allungandogli una mano per stringergli la zampa.Quella sarebbe una lettera dei miei genitori e sopratutto le istruzioni per creare le pietre cantanti quindi è rilevante per me. Anche perchè forse creandole potrei divertirmi un sacco,il lavoro più piacevole che abbia mai fatto. Sono un fabbro, lo so che non lo sembro però penso di essere bravo,o almeno così dicono. A proposito,stavo giusto cercando qualcuno che mi indicasse dove...ma certo,la biblioteca!esclamò raggiante.Lì avrò le informazioni che cerco sulle pietre cantanti. Certo, le aveva viste solo mio nonno per quel che io sappia ma lui sapeva quel che faceva. E forse le ha pure fotografate
     
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    Leamhan stava ancora armeggiando con la pergamena, quando qualcuno lo avvicinò, afferrò la bacchetta ossea di una delle sue zampe anteriori e si presentò come Nicholas Riordan. Il teramin dal manto nero inclinò leggermente la testa da un lato, apparentemente un po’ confuso da quel gesto. Emise alcuni schiocchi con il sonar, e constatò che la persona che gli si parava d’innanzi era un giovane umano. Nel corso della sua presentazione il ragazzo disse molte cose su di sé, alcuni delle quali catturarono immediatamente la curiosità di Leamhan.

    < Oh. Nicholas Riordan. Bene. Ti rendo dunque la tua pergamena. >, disse, poco espressivo come sempre, mentre afferrava il foglio di carta con la coda per poi tenderlo al ragazzo.
    < Il mio nome è Kermes Leivhann, ma tutti mi chiamano “Leamhan” per brevità. Salve. = ) Sono lieto di fare la tua conoscenza, molto. >, si presentò a sua volta, mentre il simbolo rappresentante un’occhio che appariva sulla superficie bianca e liscia del suo muso si trasformava nel disegno molto stilizzato di un volto sorridente.

    < Signor Nicholas Riordan. I nostri obbiettivi sono coincidenti, giacché anch’io sono diretto alla biblioteca. Molto bene! > Entusiasta, Leamhan compì un piccolo saltello sul posto.

    < Desidero, a tal proposito, avanzare una proposta. Prima di raggiungere la biblioteca, suggerisco di recarci brevemente ad una taverna per interloquire. Si. Poiché svariate delle cose che mi hai narrato hanno suscitato il mio interesse. >
    Il Teramin volse la testa prima a destra e poi a sinistra, esaminando l’ambiente circostante con il suo sonar. A causa del frastuono sollevato dal costante via vai di gente, sfortunatamente, non riuscì a ricavarne molte informazioni. Un po’ sconfortato, si volse nuovamente verso Nicholas.

    < Necessito tuttavia della tua assistenza per lasciare questa piazza. Cortesemente. Dal momento che la luce m’è estranea, navigare in questo luogo mi risulta invero difficoltoso, molto. >


    Nicholas ancora non lo sa, ma Leamhan, come tutti i membri della sua specie, è completamente cieco. Il suo volto è costituito da una sorta di "maschera" ossea stondata e completamente liscia, per non ha nemmeno gli occhi (magari hai visto il disegno sulla sua scheda). Lo preciso qui perché non posso pretendere che tu vada a leggerti l’intero post dedicato ai Teramin, anche perché è una roba abbastanza lunga. :asd:


    Edited by -Aleph- - 10/11/2020, 10:01
     
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    Grazie milledisse Nicholas prendendo la pergamena che il piccolo rettile gli porgeva.Ok, ti chiamerò Lehaman e anche io sono lieto di fare la tua conoscenza. Non ho mai visto una creatura come lei,è davvero carinogli disse sincero. Certo, ad alcune persone Lehaman non sarebbe parso carino ma a Nicholas piacevano le creature originali. Vide il suo unico occhio diventare il disegno di un sorriso. Fantastico,non ho mai visto nulla di simile!esclamò entusiasta. Poi si ricordò che forse suo nonno aveva visto degli animali simili a Lehaman ma il ragazzo non aveva fatto in tempo ancora a guardare ogni suo disegno.

    Bene, possiamo andare in biblioteca insieme disse Nicholas con un sorriso mettendosi la sua piccola pietra o meglio il pezzo di pietra di luna in tasca. Ci stava alla perfezione.
    Poi ascoltò la proposta di Lehaman. Mi sta invitando ad andare a parlare in una taverna? Certo che ci sto. Oh, sono felice di essere riuscito a suscitare l'interesse di qualcuno, conosco anche un locale carino. Vedi buio quindi sei cieco? Nessun problema, prima o poi inveterò l'elisir contro la cecità ma nel frattempo ti posso guidare passandoti una mano sul collo.
    Nicholas lo fece e sentì il pelo della creatura. Gli sembrava di essere un fantino che guidava il suo cavallo, per fortuna Lehaman era poco più basso di un pony.
    Ora andiamo a destragli disse e lo orientò in quella direzione.Non è lontano il locale a cui penso, ci si arriva in dieci minuti.
    Dopo un pò disse: ora dritto e siamo arrivati. è una taverna con sempre una luce crepuscolare quindi dovresti essere meno infastidito. è anche grande anche se non molto rumorosa. Voglio dire, è un locale tranquillo.
     
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    Leamhan, condotto da Nicholas verso la taverna, trotterellava accanto a lui proprio come un piccolo pony nero ed emaciato. Anziché produrre il tipico rumore di zoccoli, calcando il selciato le sue zampe sottili ed appuntite emettevano solo un lieve ticchettio.

    Nel corso de breve tragitto il giovane alchimista fece alcune osservazioni sulla cecità del teramin, il quale apparve leggermente sorpreso.
    < Ma signor Nicholas Riordan! >, esclamò con voce appena un po’ meno monocorde del solito, voltandosi verso il ragazzo < Io non vedo buio. No. Io non vedo affatto. >, precisò.
    < Io non so cosa significa vedere, non essendo munito d’occhi in primo luogo. Essa è una caratteristica che accomuna tutti miei simili. Ciò che campeggia sul mio volto è banalmente un disegno di cui mi servo a fini espressivi. >.
    A dimostrazione della sua affermazione si strofinò il muso con la punta della coda, cancellando così l’occhio stilizzato che vi era impresso. Esso, però, ricomparve spontaneamente dopo qualche istante.
    < Tuttavia, Nicholas Riordan, sono interessato all’elisir che stai sviluppando. Poiché avrei piacere ad ottenere il dono della vista, molto. Ho sempre desiderato percepire i colori. >

    I due impiegarono all’incirca una decina di minuti a raggiungere la taverna. Il locale, come aveva previsto Nicholas, era quasi del tutto vuoto, essendo l’ora della massima affluenza di clientela ancora molto distante.
    < Nicholas Riordan. >, disse Leamhan non appena ebbe varcato la soglia dell’edificio, < Desidero acquistare per te una bevanda a tua scelta al fine di suggellare il nostro nascente legame d’amicizia. Si. > Pronunciò la frase tutta d’un fiato, come se stesse recitando un passo che aveva imparato a memoria. Detto ciò, analizzò brevemente l’ambiente con un paio di schiocchi di sonar e, con il suo passo spedito da piccolo cavallo, raggiunse velocissimo il locandiere al bancone.
    < Signor oste. Salve. Desidero acquistare per il mio amico una bevanda a sua scelta. >, disse, rapido e inespressivo.
    < Per me dell’acqua. Servita in una ciotola. Cortesemente. >
    L’oste, un umano sulla cinquantina, baffuto, un po’ in sovrappeso e dall’aria gioviale, rivolse al teramin uno sguardo che si collocava a metà tra la sorpresa e l’allarme. L’uomo, forse a ragione dell’inusuale aspetto della creatura che gli si parava d’innanzi, o magari per via del suo curioso eloquio – oppure, molto probabilmente, a causa di entrambi – appariva un po’ stranito. Completamente immobile sul posto, Leamhan attendeva in silenzio una risposta che tardava ad arrivare, limitandosi ad emettere sporadicamente qualche schiocco con il suo sonar.
    < Ehm… S-si, certamente, attendo l’ordine del vostro amico. > disse il locandiere rivolgendo a Nicholas un’occhiata interrogativa, come a volergli chiedere silenziosamente conferma di quanto affermava il piccolo cavallo nero.
    < Molto bene. >, commentò asettico Leamhan, e senza aggiungere altro zampettò rapido verso uno dei tavoli.
     
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    Allorà sarò la sua vista,le descriverò quello che vedo. Ah quindi hai un disegno per dire se sei felice o triste? Che cosa originale comunque ora qui siamo in una stradina dove ci sono negozi e anche la nostra locanda. Sì, l'elisir della vista. Io sono un fabbro ma mi diletto di alchimia però creo cose alla mia portata come quell'elisir. Mi ci dedico con calma,non è ancora pronto ma appena lo sarà ...bè,posso farterlo provaredisse Nicholas con allegria nella voce. L'elisir della vista era uno dei progetti acui si dedicava dopo il lavoro. Siccome la sua creazione era davvero divertente Nicholas ci si dedicava con più costanza ma la sua goffaginne lo faceva svagliare e ricominciare. Penso che lo finirò prestoaggiunse, ottimista come sempre.


    Infine arrivarono alla taverna. Eccoci qui, andiamo al bancone e poi ci cerchiamo un tavolo liberodisse il ragazzo spensierato come sempre guardandosi intorno.Grazie mille,accetto la tua offerta.
    Facevano una strana coppia il ragazzo e quella creatura ma a Nicholas non importava degli sguardi. Camminò a fianco di Lehaman fino al bancone.
    Io gradirei...mhm...un latte e menta c'è l'avete? Prendo quello. Il locanderie sembrava perplesso. Nicholas non era molto virile come gusti ma non gli importava. E di certo il barista non aveva mai visto una creatura come Lehaman che se ne stava dritto e fiero. Il ragazzo approvavava il suo nuovo amico e il suo orgoglio.
    Lo raggiunse quindi al tavolo. Immagino che tu non abbia bisogno di una sedia quindi se vuoi la tolgo dal tuo postosi offrì gentile.
     
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    < È corretto. Mi servo di tali proiezioni d’ombra al fine di aiutarmi ad esprimere il mio stato d’animo del momento. > disse Leamhan volgendosi verso il suo interlocutore.
    < In tal modo: >
    Sulla tavolozza bianca e liscia del suo volto privo di tratti somatici si delinearono, in rapida successione, una serie di disegni rappresentanti espressioni facciali estremamente stilizzate:

    = )

    = (

    = O

    = \

    = D

    < Kehehe… > Leamhan, divertito, compì un piccolo saltello sul posto. In contrasto con la sua voce, ovattata e dal timbro piuttosto basso, la sua risata suonava acuta e gracchiante come il verso di un corvo.
    < Mi diverte molto, si. Tuttavia mi è impossibile percepirle, giacché non sono in rilievo. > Detto ciò rimase in silenzio qualche istante, come se la sua mente, d'improvviso, fosse stata attraversata da un pensiero inatteso. Inclinò leggermente la testa da un lato.
    < Nicholas Riordan. Mi domando se la loro qualità sia adeguata. >

    --

    Nicholas raggiunse Leamhan al tavolo che questi aveva scelto, offrendosi di rimuovere la sedia sulla quale, in teoria, il teramin avrebbe dovuto accomodarsi.
    < Oh. Molte grazie. Essa m’è infatti d’intralcio, poiché io non ho modo di sedermi. >, spiegò.

    Le ordinazioni non impiegarono molto ad arrivare. D’altronde erano piuttosto semplici, ed inoltre, dato che il locale era mezzo vuoto, l’oste non aveva poi un gran daffare.
    < Ecco a voi signori! >, disse l’uomo sfoggiando un gran sorriso sotto i folti baffi ingrigiti. A Nicholas porse un bicchiere di latte dal colore verdognolo e con delle foglioline di menta che vi galleggiavano sopra, mentre a Leamhan tese una ciotola di terracotta piena d’acqua.
    < Signor oste. >, lo chiamò il teramin, monocorde come sempre.
    < Si? >, rispose questi.
    < Molte grazie. = ) >
    Il locandiere, dapprima un po’ sorpreso, si abbandonò ad una gran risata.
    < Hahaha… di nulla piccoletto! > esclamò gioviale. Prima di allontanarsi per tornare al bancone, scompigliò con una vigorosa carezza la criniera color pece della creatura equina. Colto in contropiede dal quel gesto che non seppe come interpretare, Leamhan si ritrasse istintivamente.

    < Nicholas Riordan. >, disse, poi, volgendosi verso il suo nuovo amico.
    < Mi narravi, all’incirca dieci minuti fa, del fatto che tu sei un fabbro che si diletta altresì nell’alchimia. Mi parlavi, inoltre, di “Pietre Cantanti”. Hai menzionato poi un elisir capace di donare la vista. >
    Sebbene dalla sua voce emergesse ben poco trasporto, il linguaggio corporeo del teramin esprimeva, al contrario, una certa trepidazione: la coda ondeggiava fluidamente nell’aria, mentre le orecchie erano tese verso l’alto come due fusi.
    < Tutto ciò m’incuriosisce assai. Molto. Desidero conoscere più approfonditamente te ed il tuo lavoro, si. Ho ulteriori questioni da porti, ma ciò lo farò in seguito. >
    Detto ciò Leamhan immerse il muso nella ciotola e, esattamente come avrebbe fatto un cavallo, iniziò a berne rapidamente il contenuto.
     
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    Lehaman illustrò a un interessato Nicholas come funzionava il suo occhio. è un sistema davvero carino con questi segni ed efficace. Carino e divertentedisse con una risatina.Capisco perchè ti diverte. Non percepisci le tue emozioni? Mi spiace ma non ho nessun problema al riguardoaggiunse poi con lieve perplessità. Comunque Nicholas non avrebbe avuto problemi perchè era così aperto riguardo a ogni cosa e disposto a immaginare ogni situazione possibile. Per questo Kengard era un posto ideale per lui.
    La qualità dei segni è adeguata,non ti preuccuparedisse poi al cavallino nero. Anche se fai dei segni che non capisco ma va bene così. Si sarebbe divertito a immaginare il loro significato.

    Allora la tolgo.Nicholas tolse la sedia dal lato di Lehaman andandosi poi a sedere di fronte a lui. Osservò la sua bevanda trovando l'aspetto di suo gradimento. C'era più menta che latte ma non gli importava. Grazie anche da parte miadisse all'oste con uno dei suoi sorrisi smaglianti. Nicholas sembrava sempre così felice di essere al mondo quindi il suo sorriso era sincero.
    Credo che avesse voluto essere affetuosodisse a Lehaman vedendolo perplesso dopo che l'oste gli aveva scompigliato la criniera.


    Sì, lavoro come fabbro ma mi piace anche l'alchimia così ho fatto una combinazione delle due cose. E sono cose molto interessanti,te lo assicurodisse poi alle parole di Lehaman.
    Sorrise vedendo i suoi movimenti.Mi fa piacere vederti così interessato, cercherò di spiegarti in maniera semplice il tutto in modo che poi tu possa farti un'idea. Vedi, Lehaman,io sono un essere umano. Ho due gambe,due braccia e tutto ciò che hanno gli umani ma ho anche dei poteri. Posso modellare il metallo e riparare ad esempio una pentola rotta. Per questo le pietre mi interessano in modo particolare.
    Fece una pausa per portarsi alle labbra un sorso. Come pensavo, la menta copre il sapore del latte. Ti dicevo del mio lavoro e dei miei poteri. Non che siano chissà cosa ma mi permettono di fare quello che faccio. E come dire la metallurgia è uno degli ambiti dell'alchimia. No,aspetta,forse ti sto confodendo,dovrei dirlo in modo più semplicedisse Nicholas pensieroso. Dunque,l'alchimia è una materia molto vasta che si collega ad altri campi tra cui la fabbricazione di pietre. Ora una volta c'era un' alchimista che ha inventato una pietra in grado di dare la vita eterna ma io sono modesto quindi mi accontento di creare una pietra in grado di cantare sul progetto di mio nonno. Ricreare una pietra della lunga vita richiede mezzi,conoscenze e materiali che io non possiedo. Tutto chiaro fin qui?
     
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    Leamhan si volse di scatto verso il giovane fabbro.
    < Ma no. Ma no, Nicholas Riordan. Ma no! > Il teramin iniziò a saltellare sul posto, sollevando, alternatamente, le zampe a due a due. Il ticchettio ritmato causato dai suoi passi faceva da accompagnamento a quella strana danza.
    < Le mie emozioni le percepisco con chiarezza. >, precisò una volta riacquisita la compostezza.
    < Ciò che rifugge alla mia percezione sono i disegni ch’io stesso proietto sul mio volto, giacché essi sono bidimensionali. Si. Sfortunatamente mi è possibile esperire, attraverso il sonar ed il tatto, unicamente ciò che è tridimensionale. >
    Detto ciò, con un movimento repentino, il teramin avvicinò il muso al viso di Nicholas sino a quasi sfiorargli il naso.
    < T’invito dunque a tastare per verificare personalmente l’autenticità della mia affermazione. >
    Leamhan rimaneva immobile in quella posizione, verosimilmente in attesa che il ragazzo compisse i suoi accertamenti.
    < Tuttavia sono invero contento che tu apprezzi tale mio stratagemma. Molto. = ) >, aggiunse, dopo un po’, mentre il disegno dell’occhio impresso sul suo muso si tramutava in un volto sorridente stilizzato.

    --

    < Oh! >, esclamò Leamhan quando Nicholas gli spiegò che quello del locandiere voleva essere un gesto affettuoso.
    < Ciò è interessante. Ne farò dunque uso io stesso in futuro. Bene. >, disse soddisfatto.

    Con le lunghe orecchie tese in avanti, Leamhan ascoltava Nicholas raccontare delle proprie abilità e del proprio interesse verso la metallurgia e l’alchimia. Era quasi perfettamente immobile, al punto che, se non fosse stato per la sua lunghissima coda che ondeggiava lentamente come un serpente ammaestrato, lo si sarebbe potuto scambiare per un animale impagliato.

    < Comprendo interamente, Nicholas Riordan. > rispose il teramin, atono come sempre, quando il giovane fabbro ebbe terminato la sua spiegazione.
    < Metallurgia ed alchimia sono strettamente interrelate, in quanto entrambe riguardano lo studio e la manipolazione della materia. Si. Lessi inoltre alcuni tomi riguardanti la Pietra Filosofale di cui parli. >
    Leamhan rimase in silenzio qualche istante, sovrappensiero.
    < Nicholas Riordan. >, esordì poi.
    < Avrei piacere ad aiutarti nella tua ricerca. Si. Ritengo che nella biblioteca della città reperiremo le informazioni di cui necessiti. >

    Leamhan emise un singolo schiocco di sonar in direzione del suo interlocutore.
    < Ho inoltre ulteriori domande da porti. Tuttavia desidero prima terminare la mia acqua. >, disse, ed immerse immediatamente il muso nella ciotola.
     
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    Scusa, non volevo offedertidisse Nicholas guardando il movimento di Lehan,gli sembrava arrabiato. Si preuccupava della sua sensibilità perchè lui era una persona così ingenua da offendere involotariamente qualcuno e poi il suo pentimento era candidamente sincero.
    Poi gli spiegò che i disegni sul suo volto erano di una sola dimensione e a dimostrazione gli sfiorò il naso. Quindi io sono tridimensionale. Non lo sapevo, è una cosa interessante anche se non capisco comegli disse poi al suo invito acarezzò il collo di Lehaman fino alla schiena.
    Io ti sento,come dire, pieno? Spesso? è questo che intedi con tridimensionale?chiese curioso.Una cosa che vale la pena approfondire perchè vorrei sapere quali sono le tre dimensioni. E adesso comunque credo di capire cosa vuoi dire, tu non percepisci i disegni come io percepisco i miei occhi nel mio viso.Ecco perchè sei cieco.


    Sì, si scompigliano i capelli anche a noi umanidisse poi alle parole sul gesto del locandiere. Leham ascoltò Nicholas con le orecchie tese in avanti e la coda che ondeggiava.
    Sono felice che tu abbia capito finora la mia spiegazioneaggiunse poi annuendo. Bevve il suo latte e menta mentre il cavallino nero restava in silenzio. Non c'era bisogno di parlare.
    Grazie mille,accetto volentieri il tuo aiuto. Per cominciare sul mio foglio che hai recuperato ci sono...diciamo i componenti delle Pietre Cantanti e io ne ho solo uno,estrasse dalla tasca il pezzo di pietra di luna color bianco argento. è un pezzo di pietra di luna ma adesso finisci pure la tua acqua.
    Nicholas si guardò intorno per prudenza poi appoggiò il pezzo di pietra sul tavolo vicino
     
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    < Oh! > Leamhan indietreggiò istintivamente di un passo. Sembrava piuttosto sorpreso dal gesto di Nicholas. Il suo intento, d’altronde, era solo quello di invitare il ragazzo a toccare la superficie bianca e liscia del suo muso per verificare che i disegni su di essa impressi non erano in rilievo; egli, invece, iniziò a carezzarlo sul collo e sulla schiena.

    < Ma Nicholas Riordan. Ma no. Io non sono offeso, no. >, lo rassicurò mentre questi continuava lisciargli il pelo con la mano.
    < Ci tenevo tuttavia a precisare tale punto. Giacché in molti faticano a comprendere il mio eloquio ed io non capisco perché. No. Eppure esso è sintatticamente corretto. >
    Leamhan rimase in silenzio qualche istante, sovrappensiero.

    < Nicholas Riordan. Ti espongo brevemente il concetto al quale mi riferivo. > esordì, poi, rompendo il silenzio.
    < È tridimensionale tutto ciò che è dotato d’un volume. Si. Qualsivoglia oggetto solido. > Mentre parlava, sulla maschera ossea che costituiva il suo volto prendeva forma uno scarabocchio rappresentante un cubo stilizzato.
    < Disegni e scritte non lo sono e dunque io non ho modo di percepirli attraverso il sonar ed il tatto. Così come tu non puoi esperire, con il tocco d’un dito, il tratto di un pennino inchiostrato su d’una pergamena. >, sulla tavolozza bianca e liscia del suo muso comparivano, adesso, quelle che parevano essere lettere di un qualche alfabeto incomprensibile.

    Con la testa leggermente inclinata verso l’alto a causa della differenza d’altezza che separava i due, Leamhan esaminò Nicholas con una paio di schiocchi di sonar. Pareva decisamente soddisfatto della propria spiegazione.
    < Molto bene. > borbottò tra sé e sé, a voce piuttosto bassa.

    --

    Leamhan sollevò la testa dalla ciotola in terracotta dalla quale stava bevendo.
    < Oh. Scompiglierò dunque i tuoi capelli nel prossimo futuro. Kehehe! >, disse, lasciandosi sfuggire quella risata acuta e gracchiante che tanto cozzava con il suo normale tono di voce, prima di immergere nuovamente il muso nella scodella.

    < Ho terminato la mia acqua. >, sentenziò, monocorde come sempre, quando la ciotola fu finalmente vuota. Esaminò con qualche schiocco di sonar la pietra che Nicholas aveva appena riposto sul tavolo.
    < Si tratta dunque d'una Pietra di Luna. Mirabile. > Avvicinò il muso al minerale. Vi pose un orecchio accanto, come a voler verificare se per caso esso emettesse un suono di qualche sorta; essendo incompleta, tuttavia, la pietra non cantava ancora.
    < Nicholas Riordan. Quali sono gli altri ingredienti. > domandò poi al giovane fabbro, dimenticandosi però di imprimere un tono interrogativo alla propria affermazione.
    < Vi è la possibilità ch’io sia a conoscenza del luogo ove essi possono essere reperiti. >, spiegò.
    < Suggerisco tuttavia di recarci in ogni caso in biblioteca. Essa detiene molte risposte, si. Molte. >
     
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    Meno male che non sei offesodisse Nicholas con un sorriso di sollievo a Lehaman.Uhm, forse usi parole che non tutti capiscono. O meglio, non sempre si capiscono però io cercherò di capirle, credo che il modo in cui parli sia interessante a suo modo. Un pò di difficle compresione ma interessantegli disse poi sincero. Non aveva mai incontrato qualcuno che parlasse così e ne era gradevolmente stupito. Lehaman parlava in un modo raffinato che lo affascinava davvero. Era elegante e formale quindi incuriosova il ragazzo abituato a un linguaggio semplice e comune.

    Ah,non lo sapevo, nessuno me l'aveva mai detto prima. Capisco, le scritte e i segni non hanno volume quindi non le percepiamo.Nicholas ci pensl un attimo poi disse: perchè non sono solidi,certo. Guardò quello che compariva sulla maschera di Lehaman a seconda delle sue spiegazioni. Prima un cubo poi delle lettere di uno strano alfabeto.
    Bè, credo che le lettere non abbiano volume a meno che tu non le costruisci. Ti faccio...ne costruisco una con un rametto.
    Nicholas raccolse un rametto e lo modellò. Ecco,ho appena fatto una L con il rametto. Certo,non è una L perfetta ma è un esempio. Potrei anche fare una O con più ramettidisse avvicinandola al cavallino nero.

    Poi alla locanda spiegò a Lehaman il proprio lavoro, lui lo guardò con i suoi occhi sonar per poi dire che andava molto bene. Sono felice che tu abbia capito. Va benissimo che mi scompigli i capelli, non sono mai troppo ordinati quindi non importa, accolgo volentieri un gesto di affettogli disse poi con un sorriso divertito e dolce.
    Poi finì il suo latte e menta lasciando il suo amico finire l'acqua. Sì, sono d' accordo con te, è mirabileannuì quando si espresse a propisito della pietra.
    Lo vide posargli l'orecchio. Credo sia solo un componente. Io mescolo pietre per creare altre pietre, mi piace crearle cosìgli spiegò poi.
    Sono...uhm...vediamo la lista,Nicholas la tirò fuori e la spiegò sul tavolo. Musica di una voce, un pezzo di strumento fresco, del quarzo brillante e un pezzo di intonaco azzurro. C'è quindi un posto dove si trovano tutte queste cose? Bè,la musica di una voce è il canto quindi io canterò perchè si trova dentro di me. Comunque sì meglio andare in biblioteca per maggiori informazioni
     
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    Quando Nicholas diede il proprio parere rispetto al suo modo di parlare, Leamhan, perlomeno a giudicare dall’irrequietezza della sua coda e dalla rapidità con cui le sue orecchie si erano subito tese verso l’alto, sembrò piuttosto sorpreso. Ciò, tuttavia, non si riflesse in maniera particolarmente evidente sul tono della sua voce.
    < Oh. Comprendo. Tenterò dunque di usare parole che si capiscono. >, fu la sua monocorde risposta.
    < Il linguaggio di voi creature vedenti non m’è ancora interamente familiare. Compirò una ricerca bibliografica al fine d’individuare le parole che più si capiscono. Si. >

    Riprendendo la questione della tridimensionalità degli oggetti dotati di volume, che tanto aveva catturato il suo interesse, Nicholas raccolse dei rametti da terra e li utilizzò per dare forma alla lettera L. La mostrò a Leamhan, provandogli così che anche le lettere dell’alfabeto, se riprodotte per mezzo di oggetti solidi, erano dotate di un volume essendo dunque tridimensionali.
    Il teramin esaminò l’oggetto con un paio di schiocchi di sonar. Dopodiché volse la testa verso Nicholas, inclinandola leggermente da un lato. Pareva un po’ confuso. Rimase in silenzio per qualche istante, rivolgendo, alternatamente, uno schiocco di sonar prima alla lettera fatta di rametti e poi al giovane fabbro, poi di nuovo alla lettera e poi ancora al ragazzo.
    < Si. >, sentenziò infine.
    < Essa è tridimensionale. = ) >

    --

    Immobile sul posto con le lunghe orecchie tese verso l’alto, Leamhan ascoltava interessato Nicholas mentre questi elencava gli ingredienti della pietra.
    < Uno strumento fresco. S’intende forse uno strumento musicale a bassa temperatura? >, domandò, mentre sulla superficie bianca e liscia del suo muso prendeva forma un punto interrogativo.
    < Nicholas Riordan. Suggerisco di recarci immantinente in biblioteca così da fugare tali dubbi. Si. >
    Sebbene la sua fosse, in teoria, solo una proposta, Leamhan si allontanò subito dal tavolo e zampettò rapidissimo verso il bancone della taverna, senza dare a Nicholas il tempo di replicare.

    < Signor Oste. > chiamò affacciandosi al bancone. Il locandiere ci mise un po’ ad individuare chi lo stava chiamando; data la piccola taglia della creatura equina, dall’altro lato del pianale facevano capolino solo la parte superiore del suo muso e le lunghe orecchie nere.
    < Oh, eccoti. Serve qualcosa? >, domandò cordiale l’oste.
    < Desidero pagare le bevande che ho acquistato. >, disse Leamhan con la sua solita cadenza monotona e inespressiva. < Ti darò due monete. Si. Giacché ho acquistato due bevande. >
    Detto ciò, servendosi delle appendici prensili della sua lunghissima coda, estrasse due monete dal borsello che teneva assicurato con una fascetta alla zampa posteriore destra e le pose sulla pianale del bancone. Una moneta era di bronzo, l’altra d’argento.
    < Bene. >, commentò a bassa voce.
    L’oste, dapprima un po’ sorpreso, non riuscì a trattenere una risata.
    < Hahaha… sei fortunato che io sia una persona onesta piccoletto, perché mi stai pagando decisamente troppo. Basta una moneta di bronzo e stiamo apposto. >
    La notizia colse Leamhan alla sprovvista.
    < Oh! >, esclamò compiendo un piccolo saltello sul posto. < Ma le bevande erano due. >
    Un sorriso paziente si delineò sotto i folti baffi grigi del locandiere.
    < Si, ma una era d’argento e quindi valeva di più. >, spiegò. < E poi l’acqua, ovviamente, non te la faccio pagare. >
    Questo flusso di esaltanti rivelazioni fu accolto dal teramin con un inatteso moto d’eccitazione; compì un altro saltello, emise uno sbuffo d’aria dalle narici e poi, allo stesso modo di un pony da circo ammaestrato, trotterellò brevemente sul posto descrivendo un piccolo cerchio.
    < Molto bene, signor oste. Molto, molto bene. = ) >, disse, una volta terminato il suo balletto, mentre il disegno dell’occhio impresso sulla sua maschera si tramutava in un volto sorridente stilizzato. Il tono delle sue parole, come sempre piatto e inespressivo, cozzava tremendamente con il suo linguaggio corporeo attuale.
    < Rivolgerò d’ora in avanti maggiore attenzione al metallo che costituisce le mie monete. Si. >
    Detto ciò fece per allontanarsi dal bancone, ma ci ripensò immediatamente.
    < Qual è il tuo nome? >, domandò a bruciapelo all’oste.
    Questi, evidentemente colto in contropiede dalla domanda improvvisa, esitò.
    < Ehm.. Rupert. Perché me lo chiedi? >, rispose, un po’ a disagio.
    < Rupert, dunque. Arrivederci. = ) >, salutò Leamhan, e allontanandosi dal bancone si portò accanto a Nicholas.
    < Nicholas Riordan. Quest’oggi la mia cerchia di conoscenze si sta ampliando considerevolmente. >, gli disse.
    < Eccellente. >
     
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    Oltre a fare la ricerca, ti posso aiutare io a capire il mio linguaggiodisse Nicholas all'affermazione di Lehaman. Poi con un rametto fece una L a modo suo mostrandola poi al cavallino nero in modo che la esaminasse con il suo sonar. Lo so, non mi è venuta perfetta ma era per farti vederedisse il giovane fabbro al suo silenzio confuso. Prima dicevi che sei a disagio perchè non percepisci le lettere che compaiono sulla tua maschera ma penso che se si trovasse un modo per appogiarci sopra quelle che costruisco non avrai più problemi.
    Era da Nicholas proporre soluzioni un pò campate in aria per risolvere i problemi. Quella sembrava buona ma c'era un dettaglio che non aveva considerato, come attacare le lettere alla maschera. Era una questione a cui non aveva pensato. Guardò il rametto pensieroso per poi metteserlo in tasca. Esiste sempre la collapensò nella sua assoluta spensieratezza.


    Me lo chiedo anche io. Forse non so,uno strumento nuovo, appena fatto o comprato. Così intepreto io la frasedisse Nicholas alla domanda di Lehaman.Buona idea, andiamo in bibliotecadisse poi alzandosi. Anche lui andò al bancone e lo vide pagare.
    Osservò come pagava le bevande ma non intervenne.Sorrise vedendo l' entusiasmo del piccolo cavallino alla notizia che la moneta d'argento valeva di più.
    Sono felice che hai risolto il poblema del pagamento da solo. L'oste ha ragione, due bevande costano una moneta. E sono felice che tu faccia nuove conoscenze.
    Nicholas controllò che la sua Pietra di Luna fosse in tasca. Sì, il pezzo della pietra di luna c'è l'ho. Sai, sono un pò distratto però in questo caso non me la sono dimenticata
     
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