Un progetto originale e un nuovo amico

Nicholas\Leamhan

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    Nicholas non si fece molte domande sulla scomparsa di Lehaman certo che fosse andato a calvacare le ombre come aveva detto e poi doveva combattere. Aveva dalla sua il suo fin troppo forte coraggio che lo spingeva ad andare in battaglia senza una protezione nè la certezza della durata dei suoi poteri. Rovres si mise vicino a lui. Ok, allora attachiamo insiemedisse poi osservò il demone che aveva colpito andare verso il basso per poi essere soccorso dal suo compagno liberandolo. Lo spettacolo non lo impesierì.
    Uno sbaglio può sempre capitarecommentò con filosofia pronto a rimediare. Cercò di rinchiudere la bocca alla seconda creatura ma non ci riuscì. Quel demone pipistrello si muoveva come se studiasse una sua strategia. In effetti i demoni sembravano intelligenti come Nicholas, Rovres e i loro compagni di battaglia.
    Toglierli di mezzo? Va bene, lo lascio fare a voi intanto che io li tengo sotto controllodisse scostandosi leggermente per permettere loro di usare le spade. Ma era difficile perchè quelli rotolavano via scomparendo tra la vegetazione.
    Ok, non li perderò di vistarispose Nicholas a Rovres. Si mise a pensare velocemente a un modo perchè quei cuccioli non si spaventassero. Falciarli con le spade e minacciarli era la cosa sbagliata da farsi, forse bisognava usare più gentilezza. Forse bisognava attirarli con il proprio odore. Il ragazzo quindi pensò di seguirle. Posso provare a vedere dove vannodisse a voce alta a nessuno in particolare,era solo per comunicare con il resto del gruppo. Ci teneva a far sapere le sue idee per quanto bizzarre fossero. E quella non era un' idea poi così strampalata a parte il rischio di farsi attacare dalle madri di quei cuccioli, cosa che il giovane fabbro non aveva calcolato nella sua scarsa attenzione ai dettagli. Quindi si avviò camminando finchè non trovò un basso albero. Le palline dovevano essere su un ramo così Nicholas si arrampicò con agilità finchè un pipistrello non puntò su di lui. Con altrettanta agilità il ragazzo scartò perdendo la presa sul ramo e precipitando. Non aveva paura,c'era il terreno a pochi metri da lui. Poteva fare incatesimi anche così quindi evocò velocemente un vetro che coprì l'attacatura della zampa del pipistrello tagliandola via.
    Però nel cadere il ragazzo dovette rannichiarsi per non sbattere la testa, allora sì che sarebbero stati dolori. Urtò le ginocchia e le mani restando stordito per qualche secondo alla faccia dell'atteraggio morbido che aveva pensato di fare. La sua impulsiva ingenuità colpiva ancora.
    La zampa del demone cadde vicino a lui. Nicholas sorrise non per sadismo ma perchè c'è l'aveva fatta. Nonostante fosse dolorante poteva essere felice.
    Ok,lo posso faredisse poi a Rovres. Quindi si mise in piedi e cercò di concetrarsi sull'essere un esca. Compito che non gli riusciva poi così difficile: con lentezza sollevò le braccia e le mani sbucciate caminando in questo modo. Ehi, coso, guarda: carne frescagli disse con allegra ironia.
     
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    Alle orecchie di Leamhan giungeva il fragore della battaglia che infuriava tra i suoi compagni e i mostruosi pipistrelli demoniaci. Non si trovava molto distante da loro, ma l’innaturale coltre di nebbia che era calata sul terreno di scontro sembrava capace di velare non solo la luce ma anche i rumori. Spinto dal desiderio di avvicinarsi ai suoi alleati per avere da loro manforte, il teramin fece per incamminarsi nella direzione da cui provenivano le urla di furia battagliera lanciate da Rovres. Le sue zampe avevano appena iniziato a smuovere l’erba, quando un repentino spostamento d’aria proveniente dalla propria destra attirò la sua attenzione. In un moto istintivo compì immediatamente un balzo nella direzione opposta: riuscì così a schivare per un soffio il fulmineo colpo d’artigli sferratogli dallo stesso pipistrello demoniaco che poco fa lo aveva aggredito, che andando a vuoto fendette l'aria accompagnato da un fischio acuto. Il mostruoso essere emise un ringhio di rabbia e si apprestò a caricare nuovamente, ma questa volta Leamhan si immerse nella propria stessa ombra riaffiorando istantaneamente una mezza dozzina di metri più in là.

    Fu quello il momento in cui realizzò che, nonostante i suoi compagni si trovassero ad appena manciata di metri di distanza da lui, in realtà era completamente solo: il demone alato che l’aveva preso di mira aveva dimostrato di possedere un udito sensibile almeno quanto il suo, ed era quindi in grado di rilevare ogni suo spostamento; non importava, dunque, quanto fossero vicini i suoi alleati, la creatura non gli avrebbe mai permesso di raggiungerli. Doveva farcela da solo.

    Perso in una foschia innaturale che attutiva i suoni, completamente immobile, Leamhan tratteneva il respiro. Le sue orecchie, tese in allerta verso l’alto come le antenne di un insetto, scandagliavano i dintorni con minuzia, mentre la sua coda saettava nervosamente in tutte le direzioni. Perché la creatura non lo stava attaccando di nuovo? Eppure, dalle informazioni che aveva a disposizione, non gli risultava che quei mostri fossero ciechi come lo era lui. La spiegazione possibile era soltanto una: la nebbia. Per ovvie ragioni lui non era in grado di percepirla, ma evidentemente la foschia evocata dai demoni alati era abbastanza fitta per ammantare anche la loro stessa vista. Quando poco fa si era servito della propria ombra per spostarsi era scomparso dal ridotto campo visivo dell’avversario, e finché restava immobile questi non poteva localizzarlo. Di converso, però, anche lui non riusciva ancora a rilevare la sua presenza: il pipistrello, evidentemente, stava giocando al suo stesso gioco, rimanendo immobile in paziente attesa di un suono che segnalasse la posizione del teramin. Esisteva un modo per volgere a proprio vantaggio quella situazione?
    Immerso nelle sue riflessioni, Leamhan si sforzava di sopprimere l’impulso di picchiettarsi l’una con l’altra le bacchette ossee delle zampe anteriori, come in genere faceva quando era agitato. Si tastò la ferita con le appendici prensili della coda. Constatò che, fortunatamente, i tagli non erano molto profondi, ma da essi il sangue sgorgava con una certa abbondanza. Servendosi delle sue abilità magiche usò proprio quel sangue come inchiostro per tracciare sopra le ferite alcuni ideogrammi vermigli, il cui effetto sarebbe dovuto essere proprio quello di fermare l’emorragia. Rimase piuttosto sorpreso quando si accorse che non era accaduto assolutamente nulla.

    L’istinto di picchiettare tra loro le sue zampe lunghe e sottili come le lame di un fioretto diveniva per Leamhan sempre più incontenibile. Perché il glifo Thurisaz non stava avendo effetto? Qualcosa stava forse inibendo il suo potere di arrestare le emorragie? Avrebbe dovuto trattare quanto prima la ferita in modo tradizionale, fasciandola con la sua sciarpa di stoffa, ma in tal modo avrebbe rischiato di fare rumore esponendosi così ad un attacco. Mentre il teramin era intento a porsi tutte quelle domande, un altro repentino spostamento d'aria segnalò un nuovo assalto in arrivo da parte del pipistrello demoniaco. Pur colto alla sprovvista, Leamhan riuscì anche questa volta ad evaderlo per un soffio con un agile balzo, e così il fendente avversario andò a vuoto segnando tre profondi solchi nel terreno. Non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione. Mentre si trovava ancora a mezz'aria intinse la punta della coda nella propria ferita e menò una sferzata nella direzione generale in cui si trovava il demone, schizzandogli contro un cospicuo fiotto di sangue. Sfortunatamente, fu tutto inutile: il mostro, facendo sfoggio di una straordinaria reattività, schivò le gocce senza la benché minima difficoltà. Era pronto a partire di nuovo all'assalto, ma non aveva notato che, poco dopo aver macchiato il terreno, il sangue era fluito per dar forma ad alcuni ideogrammi esplosivi. La loro deflagrazione lo colse alla sprovvista, inducendolo a coprirsi istintivamente il muso con le zampe. Essendo sufficientemente distante dalla detonazione non subì alcun danno, ma quando si ricompose vide che il teramin, ancora una volta, era scomparso nel nulla.

    Nuovamente disperso nella nebbia, Leamhan tentava disperatamente di gestire il caotico flusso di pensieri e domande che turbinavano nella sua mente, sforzandosi al contempo di resistere all’urgenza impellente di sfogare la propria frustrazione saltellando sul posto o picchiettando le zampe tra loro. Non aveva considerato che la creatura aveva un vantaggio enorme su di lui: poteva vederlo. Sebbene la nebbia fosse fitta, il suo ultimo attacco aveva dimostrato che, aguzzando lo sguardo, il mostruoso essere poteva scorgere la sua sagoma senza dover correre il rischio di fare rumore compiendo grandi spostamenti. Leamhan, dal canto suo, non poteva neppure servirsi del sonar, perché schioccando la lingua avrebbe rivelato la propria posizione. L’avversario, essendo sprovvisto di un cuore funzionante, era tra l’altro completamente invisibile per lui finché restava immobile. Fu proprio quando cominciava a pensare di essere definitivamente spacciato che un’idea, inattesa come il proverbiale fulmine a ciel sereno, balenò nella sua mente; forse esisteva davvero un modo per capovolgere quella situazione a suo vantaggio.

    Il piano aveva inizio: Leamhan afferrò con la coda una delle fialette in vetro donategli da Ferglarendir e la premette su una delle sue ferite, riempiendola così di sangue; dopodiché tracciò sul terreno, l’uno accanto all’altro, quattro ideogrammi di oscurità, ricoprendoli subito dopo con del fogliame curandosi di fare meno rumore possibile; fatto ciò s’immerse nella propria ombra riaffiorando qualche metro più in là, poi si distese pancia a terra sull’erba alta appiattendosi quanto più possibile al suolo in modo che fosse più difficile intravederlo attraverso la foschia. Infine attese.
    Rimase fermo in quella posizione per circa un minuto o poco più, ignorando il fragore ovattato della battaglia che infuriava a poca distanza da lui ma che in quella coltre innaturale sembrava infinitamente distante. Poi attivò gli ideogrammi: quattro pilastri di oscurità solida eruttarono dal terreno nei punti in cui poco fa erano stati tracciati quegli stani simboli, sparpagliando in tutte le direzioni la piccola pila di foglie che li ricopriva. Era passato solo qualche istante, quando uno schianto improvviso segnalò che qualcosa aveva appena distrutto i pilastri: il demone pipistrello, attratto dal fruscio delle foglie, si era scagliato rapidissimo verso la fonte del suono e aveva falciato con i suoi terribili artigli le colonne d’ombra, avendo scambiato per il teramin la loro sagoma nera confusa dalla foschia. Eccola, finalmente, l’occasione che Leamhan stava aspettando: con un balzo si levò dal suo approssimativo nascondiglio e, menando una frustata con la sua lunghissima coda, scagliò l’ampolla piena di sangue verso la creatura alata. Il contenitore s’infranse sulla sua fronte, inzuppandogli di sangue il muso zannuto. Colto alla sprovvista, il pipistrello demone si voltò verso il teramin, che si trovava a pochi passi da lui. I suoi occhi erano sgranati e iniettati di sangue, i tratti bestiali del suo volto contratti in una smorfia che, in qualche modo, comunicava allo stesso tempo una furia primordiale e la più nera disperazione: si sarebbe detto che avesse capito quello che stava per succedere.

    < È finita. >, scandì inespressivo Leamhan.
    L’immondo demone pipistrello sollevò entrambi gli artigli sopra di lui, fremente dalla brama farlo a pezzi, mentre nel frattempo il sangue che gli inzaccherava il viso si disponeva in modo tale da tracciare una moltitudine di segni d’un intenso rosso cremisi. I suoi terribili unghioni fendettero l'aria. Stavano ormai per squarciare le carni del teramin dal manto nero, quando una deflagrazione secca lacerò l’aria: la testa della creatura era esplosa in mille pezzi. Il suo corpo decapitato rimase in piedi ancora per qualche secondo, come animato da un’ultima scintilla di vita che rifiutava testardamente di spegnersi, finché non si accasciò a terra esanime ai piedi del suo avversario.
    < Sono dunque sopravvissuto. Molto bene! >
    Detto ciò, ancora un po’ ansimante per lo sforzo e per tutta l’adrenalina che aveva in circolo, Leamhan si diresse di gran carriera verso i suoi alleati facendosi guidare dal clangore delle loro spade e dalle loro grida di guerra.


    Non so se si capisce quello che è successo, ma Leamhan ha sconfitto il pipistrello usando le tecniche 1, 2, 3 e 5 e poi si è riunito con gli altri.


    Edited by -Aleph- - 22/2/2021, 16:45
     
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    In qualche modo, Nicholas aveva avuto successo a suo modo. Si era poi messo a giocare con il demone birbone, cercando di attirare la sua attenzione per poterlo cogliere di sorpresa. Rovres sapeva di poter approfittare di quel momento di stallo per fare il punto della situazione, ma non sarebbe stato semplice.
    L'occasione giusta arrivò poco dopo. Il giovane guerriero si era rialzato, dedicando una veloce occhiata a Nicholas e ai suoi amichevoli tentativi di apparire cordiale. Non aveva perso tempo, posizionandosi con le ginocchia chine e l'arma di fronte al corpo immobile ad osservare la bestiaccia non infastidita dal fabbro un bel po' loquace. C'era però qualcosa di ancor meno simpatico dei demoni pipistrello in quella situazione, ovvero il fatto che gli arti dei due demoni pipistrello si stessero lentamente rigenerando. Senza sgomento dei guerrieri, che a quanto pareva erano a conoscenza di quel minuscolo e trascurabilissimo dettaglio, dai moncherini si stavano formando nuove ossa, muscoli, peli e artigli. Soprattutto artigli.
    Rovres sentì che qualcosa si stava muovendo non distante. Era Leamhan, di ritorno dalle più arcane amenità del nulla. A quanto pareva era solo, dunque doveva aver sconfitto il proprio avversario. Rovres ne rimase sorpreso. Stropicciò le dita attorno al foglietto che il teramin gli aveva consegnato e cercò di esaminare nuovamente l'ambiente circostante. Era tutto piuttosto aperto, un attacco diretto sarebbe potuto essere fatale. E questo valeva per tutti i presenti, nessuno escluso.
    "Nerval!" gridò in direzione del ragazzo più giovane, che si voltò e seguì la linea del suo sguardo.
    Stavano fissando Leamhan; il pipistrello stava fissando loro. Avevano lavorato in squadra per molto tempo, capire cosa ronzasse nella mente l'uno dell'altro era la norma.
    Rovres si mosse proprio verso Leamhan, a quel punto Nerval fece ruotare la propria asta in direzione del suo avversario volante. Gaios era preso dal suo batuffolicidio e stava pensando ai problemi di contorno.
    Quando Nerval scagliò l'arma rotante verso il mostro questo la evitò facilmente, lanciandosi verso Rovres che gli stava dando le spalle; quest'ultimo cominciò a correre all'impazzata, come ne andasse della sua vita. Ah già, ne andava della sua vita. Raggiunse Leamhan prima che il pipistrello lo ghermisse, pochi metri lo dividevano sia dal teramin che dalla creatura demoniaca. Con un balzo riuscì a lanciarsi contro Leamhan, ma si ricordò anche di avvertirlo che stava arrivando. Giusto perché, praticamente, gli si stava scagliando addosso.
    "Leamhan non muoverti!"
    Accadde tutto molto rapidamente, e Aes non è sicuro che questa cosa si potesse fare ma Aleph disconfermerà quando sarà troppo tardi ^_^. In un istante Rovres scomparve dove cominciava l'ombra del teramin e riapparve a non più di qualche centimetro di distanza, al centro dell'ombra stessa. Aveva calcolato perfettamente il tempismo, lo spazio retrostante e la velocità della creatura in volo perché quest'ultima lo superasse nel momento giusto. Quando Rovres ricomparve, la bestia era con gli artigli praticamente ad un istante dalla maschera ossea di Leamhan, sospeso a mezz'aria. Aveva proteso le zampe per colpire, ma adesso si stava agitando tra strilli acuti e bestemmie in qualunque fosse la sua non-lingua. La spada di Rovres lo stava attraversando dal ventre e sbucava dal suo dorso, impalandolo come un top spiedino demoniaco. Potevano sapersi rigenerare, potevano non possedere organi, ma il dolore lo percepivano nitidamente. Anche per loro era necessaria una risposta dolorosa ad un danno al fine di evitarlo in seguito, per ciò non erano invulnerabili. Potevano essere sconfitti, se danneggiati seriamente.
    L'uomo ansimava, e la sua espressione lasciava trasparire quel guizzo di stupore per l'impresa compiuta tale da deturpare anche la sua impassibilità. Se ne stava con le braccia dritte di fronte a sé e il pipistrello infilzato dalla lama che agitava disperatamente le ali davanti alla sua faccia. Dovette chinarsi e chiudere gli occhi per non rischiare danni al volto, anche il solo sbattere le ali di quei cosi riusciva ad essere pericoloso.
    "Potresti farlo fuori?" chiese nella massima tranquillità a Leamhan, come la caricatura dell'individuo più stoico del mondo e di ogni altro. "Aiutami a ridurlo in pezzi o potrebbe rigenerarsi"
    Poteva ancora dimenarsi, ma la testa rimaneva abbastanza esposta. Accortosi di quanto stesse accadendo, l'altro pipistrello lasciò perdere Nicholas e decollò nella loro direzione. Gli altri potevano approfittarne. Nerval si rivolse proprio al maghetto fabbretto mentre recuperava di nuovo l'arma.
    "Rallentalo, cercherò di colpirlo"

    Nel frattempo, dal corpo esanime del precedente avversario di Leamhan stava spuntando una nuova testa.
     
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    Nicholas vide per un attimo Lehaman cercare di avvicinarsi alla battaglia e sperò che ci riuscisse ma essendo troppo impegnato a far cambiare direzione al demone che lo stava importando decise di concentrarsi su quello.Era importante mantenere la concetrazione sopratutto in una situazione come questa.Nicholas poi era una persona dalla distrazione facile anche se lo coinvolgeva quello che stava facendo. Però non gli sfuggì che Lehaman era sparito e riapparso un attimo dopo qualche centimetro più in là.Era una cosa più stupefacente e geniale della macchina volante che il giovane fabbro aveva ereditato dal nonno.
    Il ragazzo comunque non perse tempo a stupirsi,in primo luogo perchè cominciava a dare un senso ai fogli che aveva dato Lehaman a lui e agli altri compagni di battaglia,servivano per scostarsi dagli attacchi dei demoni pipistrello.In secondo luogo perchè era molto pericoloso distogliere l'attenzione dalla situazione in cui era.Il terzo motivo erano i suoi poteri,doveva stare attento a non sprecare la sua energia magica. Comunque ebbe successo combattendo in quel suo modo strampalato proprio da lui così come era da lui l'allegra cordialità con cui parlò a Rovres e agli altri.Sì,stavano combattendo insieme e questa era una buona ragione per essere gentili.Nicholas in realtà non aveva bisogno di ragioni specifiche per essere cordiale,era la sua natra.
    Dopo che ebbe fatto il suo dovere,vide Lehaman da solo e si avvicinò per congratularsi con lui.Sei stato grandedisse e gli scompigliò il pelo sulla testa.
    poi riunendosi con gli altri il ragazzo dagli occhi verdi vide che demone che non aveva sconfitto si stava rapidamente rigenerando quindi avevano bisogno di una strategia su come fare.Nicholas però non era un soldato e non aveva idea di come fare.Rovres però a quanto pare sì.
    Il giovane fabbro osservò quindi un certo Nevral far muovere la sua arma verso il demone in questione che si lanciò verso Rovres.Nicholas pensò di aiutrlo ma era sicuro che avesse qualche asso nella manica.Il capo della loro spedizione di battagla si mise a correre lanciadosi verso Lehaman che lo avvertì del suo arrivo per poi scomparire nella sua ombra.
    Nel frattempo Nicholas era riuscito a colpire di striscio con la sua magia una zampa del pipistrelli che si accaniva contro di lui con una scheggia di vetro. continuava a cercare di colpirlo anche se così facendo vietrificava anche un pò di terreno e alberi intorno.Tuttavia il giovane fabbro fece una pausa poichè il pipistrello puntava verso il gruppo.lui lo inseguì puntadolo come un cane punta un osso.Ok,lo rallento.Non sta fermo ma nessun problema.Nicholas osservò la traiettora della creatura poi spiccò un salto per portarsi vicino al demone.Si mise in piedi su un vecchio ceppo e cercò di fare uno dei salti più lunghi.Da lì sparò schegge di vetro che colpirono la schiena del deone.
     
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    Non appena Leamhan si riunì ai suoi alleati Nicholas gli si portò accanto per fargli i complimenti, scompigliandogli la criniera con una mano.
    < Molte grazie, Nicholas Riordan. = ) >, rispose inespressivo il teramin esibendo, sulla superficie liscia del muso, il solito disegnino stilizzato di un sorriso.

    In quello stesso istante Leamhan sentì dei passi pesanti che si approssimavano a lui a gran velocità, seguiti a breve distanza dal caratteristico suono generato dallo sbattere d’ali dei pipistrelli demoniaci. Udì un grido.
    < Leamhan non muoverti! > Era la voce di Rovres.
    < Va bene. >, replicò impassibile lui.
    Subito dopo avvertì la presenza di Rovres scomparire nel nulla per poi ricomparirgli proprio accanto, evidentemente aveva appena utilizzato il foglio di carta con impresso il glifo che poco fa lui gli aveva donato. Lo sbattere d’ali, nel frattempo, si faceva sempre più vicino, tanto che Leamhan poteva già distinguere chiaramente il respiro pesante della creatura; ciò che udì subito dopo fu il fischio dei suoi artigli che fendevano l’aria, pronti a ridurlo a brandelli. Fu proprio allora che alle sue sensibili orecchie giunse un suono simile a quello che avrebbe prodotto uno spesso tessuto che viene lacerato: la spada di Rovres aveva trafitto da parte a parte il corpo della bestia.
    Leamhan si voltò verso di lui. Emise un singolo schiocco con il suo sonar. La creatura, impalata dalla lama del guerriero, nel frattempo si dimenava rabbiosamente nel vano tentativo di liberarsi.
    < Potresti farlo fuori? > gli chiese Rovres con ostentata tranquillità, mentre stringeva saldamente l’impugnatura della sua spada con entrambe le mani così da evitare che il mostro si liberasse.
    < Certamente, Rovres. >, fu l’altrettanto serafica replica di Leamhan.

    Sfortunatamente uno degli altri pipistrelli demoniaci aveva assistito alla scena. La creatura distolse la propria attenzione da Nicholas, suo attuale avversario, e con un repentino colpo d’ali si scagliò verso il teramin per impedirgli di dare il colpo di grazia al suo compagno. Il giovane fabbro, però, reagì con prontezza: con un agile balzo si portò sulla sommità di un vecchio ceppo e da lì scagliò sul mostro una pioggia di affilatissime schegge di vetro. Ferito e colto di sorpresa, il demone perse il suo assetto di volo e rovinò al suolo. Certamente questo non era bastato ad ucciderlo, ma adesso Leamhan aveva tutto il tempo per finire il lavoro iniziato da Rovres.

    Come se avesse intuito quello che stava per accadere, il pipistrello impalato dallo spadone del guerriero aveva iniziato a dimenarsi con sempre più vigore, tanto che la lama dell’arma, nonostante il notevole spessore, adesso vibrava e si fletteva paurosamente. Leamhan estrasse il suo falcetto impugnandolo con le appendici prensili della coda. Vibrò un colpo fulmineo come una frustata mirando al collo del mostro: la testa della creatura cadde a terra con un tonfo; il suo corpo, inerme, scivolò lungo la lama della spada di Rovres accasciandosi al suolo ai suoi piedi.
    < Dunque è necessario operare un sezionamento. >, borbottava Leamhan tra sé e sé mentre si portava accanto al corpo apparentemente senza vita dell’essere demoniaco, < Poiché essi sono in grado di rigenerare ferite e amputazioni. Si. >
    Lo tastò un paio di volte con la punta della zampa anteriore sinistra, come a volersi accertare che, pur decapitato, il mostro non stesse meramente fingendosi morto. Non ottenne alcuna reazione. Rassicurato da ciò, si servì della stessa zampa come una sorta di lunghissimo pennino d’oca per tracciare sul cadavere alcuni strani simboli neri. Ne impresse uno sul torace, due su entrambe le spalle ed altrettanti sulle anche; il tutto fu sorprendentemente rapido, come se fosse stata una procedura che aveva già compiuto centinaia di volte.

    Soddisfatto del risultato, Leamhan si allontanò da lì di qualche metro con un paio di saltelli da cerbiatto. Tese le lunghe orecchie all'indietro facendone aderire i lobi ai lati del collo, come a volersele tappare.

    < Rovres. Procedo. Ti suggerisco di distanziarti dal corpo dell'essere. >

    Non pensò al fatto che probabilmente sarebbe stato il caso di fornire a Rovres qualche dettaglio in più, o perlomeno di assicurarsi che avesse ben compreso il suo avvertimento: una deflagrazione di notevole potenza, accompagnata da un boato secco, sparse ovunque i brandelli lacerati di quello che, fino a qualche istante fa, era stato il corpo del pipistrello demoniaco. Evidentemente Leamhan non si era allontanato abbastanza, perché diversi frammenti di disgustosa carne putrescente lo centrarono in pieno muso.
    Il teramin scosse la testa, emettendo un sonoro sbuffo dalle narici.
    < AH! Un effluvio invero nauseabondo. Molto, molto sgradevole. >, si lamentò con la sua caratteristica piattezza espressiva.


    Dal momento che Nicholas ha rallentato l’altro pipistrello, ho fatto eliminare a Leamhan quello ferito da Rovres. Sui danni effettivi causati dall’esplosione chiaramente l’ultima parola sta a te Aes: io ho descritto svariati pezzi della creatura volare da tutte le parti, ma se il pipistrello non è morto quelli saltati per aria possono essere semplicemente parti di una zampa o qualcosa del genere. Insomma, se vuoi che sia morta allora è esplosa, altrimenti puoi dire che ha solo subito danni pesanti (tanto poi si rigenera).

    Comunque se Rovres si allontana o si getta a terra potrebbe evitare di sporcarsi come è successo a Leamhan. u_u


    Edited by -Aleph- - 5/5/2021, 09:44
     
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    Rovres non si rilassò neanche per un istante. Lo fece solo quando LHEHAHMHAHNH ebbe fatto la sua parte per far saltare per aria il mostro. Gli aveva detto di allontanarsi e l'aveva fatto, osservando il suo stile. Lo trovò affascinante e soprattutto esplosivo, la cosa gli piacque. Fortunatamente aveva intuito cosa stava per accadere e si era tirato indietro tenendo comunque sott'occhio la creatura.
    Brandelli mostruosi erano volati in giro, ma senza che visceri e budella piovessero ovunque. Non perché non ci piace losplatter, ma perché di organi non ne ve n'erano nel corpo del demone. Rovres non si impegnò con complimenti e altre inezie varie, si voltò semplicemente verso il resto del gruppo per controllare la situazione e per evitare che frammenti d'osso gli schizzassero sul viso.
    Nicholas aveva bersagliato di schegge l'altro pipistrello che indignato aveva preso a strillare e aveva deviato per tornare indietro e togliere di mezzo quel fastidio una volta per tutte. Aveva però perso di vista Nerval.
    Il giovane guerriero gli si lanciò addosso con l'asta dell'arma impugnata con entrambe le mani. La fece ruotare con forza e la avventò sulla schiena del mostro, che impegnato a gridare non si accorse della minaccia. Nerval era diverso dagli altri. Ne diede conferma quando con pochi rapidi movimenti tranciò a fette il resistente corpo del demone facendogli fare la fine che Leamhan aveva fatto fare all'altro ma con un po' di casino in meno. Più o meno una scena alla Trunks che affetta Freezer, giusto per dare l'idea ^_^
    Non ebbe nemmeno bisogno di ripulire la lama dal sangue quella volta, ma il gesto di strofinarci sopra le dita mentre la riponeva sulla schiena gli venne automatico. Rovres non perse tempo e prese da una tasca della pesante armatura un oggetto metallico di forma prismatica e una pietra nera. Con esso afferrò anche un mazzo di piume bianche e si avvicinò ai pezzi di pipistrello volati in giro per raggrupparli in una catasta raccapricciante. Strofinò la pietra sullo strano acciarino e fiotti di scintille sprizzarono sulle piume accendendo un fuoco con cui arse i resti dei due mostri prima che si rigenerassero.
    "Se non li bruciamo si rigenereranno. Possono far rispuntare anche la testa" spiegò semplicemente, forse con giusto un po' di ritardo.
    E, guarda caso, il precedente avversario di Leamhan stava tornando all'attacco. Né Rovres né Nerval lo percepirono. Gaios era impegnato a spappolare le ultime palline pelose. Poteva essere un problema, dato che erano tutti convinti che i guai fossero finiti.
    Il mostro non si annunciò. Volò rapidamente ed in silenzio verso Nicholas, attualmente il più isolato. Gaios era ormai troppo distante. Il povero fabbro era la preda migliore.
     
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    Non c'è di chedisse Nicholas in risposta a Leamhan con un sorriso fiducioso. Dopotutto stavano combattendo bene anche se i nemici erano tanti comunque non si facevano scorragiare. Il ragazzo osservò i brandelli e fu felice che il suo amico non avesse sacrificato i suoi organi. Forse però voleva dire che Leahman non aveva organi interni? Se questo era il caso,un giorno Nicholas gli avrebbe chiesto come faceva a respirare e a vivere. Sentì uno sbattere d'ali ed era pronto a intevenire quando fu Rovres a tranciare con la spada il demone volante. Nicholas non era un soldato e quindi non abituato a vedere cose del genere, si allontanò di qualche passo dal corpo del pipistrello trafitto dalla spada per tornare a occuparsi del suo avversario.
    Ma purtroppo quella lotta che sembrava un allegro gioco finì perchè l'altro demone alato voleva vendicare il suo compagno. Nicholas difese l'amico con agilità per poi sorridere guardandolo scendere sul terreno.
    Fuori uno anche se non è mortoosservò con un minimo di soddisfazione nel farlo semplicemente svenire. Quindi cercò di finire il suo lavoro non sprecando energie a lanciare schegge anche dove non era necessario,una cosa che gli riusciva davvero difficile. Però le ali del mostro si rigenerarono e Nicholas spalancò gli occhi verdi in un'espressione di innocente sorpresa.
    Si rigenera, questo non l'avevo previstodisse tra sè immaginandosi di doverlo colpire all'infinito. Fece quindi una pausa di riflessione pensando a come fare. Nel frattempo vide Lehaman disegnare strani simboli sul pipistrello di cui si stava occupando. Nicholas diede un'occhiata al suo e vide uno degli uomini di Rovres gettarglisi adosso. Per fortuna perchè il giovane fabbro non avrebbe saputo proprio cosa fare visto che non è un guerriero. Distolse lo sguardo quando l'altro tranciò il pipistrello puntandolo sulla radura lì intorno.
    Ma volse lo sguardo verso Rovres quando con un oggetto, una pietra nera e delle piume bianche si avvicinò al cadavere. Nicholas si spostò mentre divampava il fuoco.
    Capisco, il fuoco impedisce loro di rigenerarsidisse e si guardò intorno alla ricerca di legna per alimentarlo. Non si accorse del demone finchè non tentò di attacarlo. Nicholas era piuttosto stanco perciò forse il suo attacco non fu all'altezza dei precedenti, sprizzò solo qualche piccola scheggia di vetro in aria.
     
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    Rovres estrasse dal suo borsello di cuoio due oggetti che Leamhan non riuscì ad identificare. Li sfregò vigorosamente tra loro generando un suono secco a cui seguì uno sfrigolio, e, qualche secondo dopo, un’ondata di calore lambì il manto nero del teramin.
    < Il fuoco arresta la loro rigenerazione. Si. Ciò era noto. >, commentò senza voltarsi né in direzione del suo interlocutore e neppure in quella delle fiamme appena divampate.
    < Non sapevo tuttavia che avessero la facoltà di rigenerare ferite di siffatta entità. Mi domando se accatastare… >
    La frase rimase in sospeso, perché la lunga coda del teramin dal manto nero fu scossa da un’improvviso fremito. La sua zampa anteriore sinistra iniziò a sfregare sulla destra come fosse l’archetto di un violino invisibile, generando un suono simile a quello che si otterrebbe strofinando tra loro due bastoncini di legno.
    < Oh no. >
    Leamhan volse il capo verso Rovres.
    < Rovres. Debbo comunicarti una notizia invero preoccupante. Molto. >, annunciò, mentre dalla sua voce non trapelava la benché minima traccia di preoccupazione.
    < Mi limitai a far detonare il capo d’una delle creature da me affrontate. Lo ritenni sufficiente. Tuttavia essa si sarà di certo già rigenerata e dunque a breve tornerà. Si. Tornerà e ci aggredirà quando meno l’attenderemo. >
    Leamhan inclinò il muso da un lato.
    < Molto male, Rovres. >, sentenziò infine.

    Come aveva previsto il teramin, l’assalto del demone superstite non si fece attendere: l’abietto essere, ben celato nella nebbia e silenzioso come un giaguaro che tampina la sua preda, stava infatti seguendo in volo i movimenti di Nicholas. Il giovane fabbro, ignaro della presenza della creatura e distratto dalla pira che Rovres stava accendendo, aveva finito per abbassare la guardia. Eccola, finalmente, l’occasione che tanto attendeva: con gli artigli sguainati e gli occhi vermigli iniettati di quel livore ribollente ma al contempo gelido che solo dal desiderio di vendetta può scaturire, il demone si gettò subito in picchiata sul suo bersaglio.
    Nicholas udì un battito d’ali alle proprie spalle e si voltò di scatto verso l’aggressore. Immediatamente gli scagliò contro un fiotto di schegge di vetro acuminate, ma, colto alla sprovvista da quell’assalto così repentino, non aveva fatto in tempo a preparare a dovere l’incantesimo: i frammenti vitrei si conficcarono in vari punti del corpo dell’essere alato senza rallentarlo. Proprio quando il giovane fabbro sembrava ormai spacciato, un singolo coltello da lancio saettò all’indirizzo del demone pipistrello: Leamhan, non appena alle sue sensibilissime orecchie era giunto l’inconfondibile suono generato dal battito d’ala di quei mostri, gli aveva lanciato uno dei coltelli che portava sempre con sé. Non si era neppure voltato verso bersaglio: aveva semplicemente afferrato un coltello con la sua coda prensile e, sperando per il meglio, lo aveva scagliato nella direzione generale da cui proveniva il battito. La dea bendata volle premiarlo, perché l’arma si conficcò nella spalla destra del pipistrello demoniaco perforandone appena di qualche centimetro la pelle callosa e putrescente. Il mostro rallentò la propria corsa omicida per estrarlo, accorgendosi solo allora che al manico del coltello, tramite una cordicella, era fissato un piccolo rettangolo di pergamena su cui era impresso uno strano ideogramma nero. Quel simbolo gli fu subito mestamente familiare, ma ormai era troppo tardi: udì un lieve “clic” in lontananza e, quasi nello stesso istante, la pergamena esplose tra i suoi artigli percuotendo l’aria con uno schiocco secco simile ad un colpo di frusta. Perso il suo assetto di volo a causa del dolore e della deflagrazione che lo aveva investito, il demone rovinò al suolo terminando la sua corsa proprio accanto alla grande pira alimentata dai cadaveri dei suoi simili che giusto pochi minuti fa Rovres aveva acceso.

    Con un paio di agili balzi da cerbiatto Leamhan si portò accanto a Nicholas. Non disse nulla. Era chiaro quello che stava per accadere: lo scontro con l’ultimo demone pipistrello attendeva lui e il suo amico. Ad una ventina di metri di distanza, nel frattempo, il mostruoso essere si stava levando lentamente da terra. Non appena ebbe ottenuta la postura eretta, contrariamente a quanto ci si poteva attendere, non partì subito in carica verso gli avversari. Con gli occhi color sangue sbarrati e la mascella serrata come una tagliola, il mostro rimaneva immobile sul posto. Gli artigli del suo braccio destro stringevano il moncherino del sinistro, mutilato dal sigillo esplosivo che il teramin dal manto nero pece gli aveva scagliato. Tutto il suo corpo fremeva leggermente ma visibilmente; difficile dire se la causa di ciò era il dolore o piuttosto la rabbia.
    Passò una quantità di tempo imprecisata. Non fu che un pugno di secondi, probabilmente nemmeno una decina, ma sembrò protrarsi per minuti interi. Poi, d’un tratto, il demone mosse un primo passo in avanti. Spalancò di scatto le sue grandi ali da pipistrello. La battaglia finale stava per avere inizio.
     
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    Gaios tornò finalmente indietro. Sembrava stremato. Ansimava vistosamente, pensare che aveva dovuto impiegare tutte le sue forze per spappolare delle palline pelose era allarmante. Non erano assolutamente un bersaglio facile. Di imprevisto, tuttavia, vi furono le ferite che Gaios si era procurato durante la disinfestazione. Anche se erano tante e veloci, le palline non sembravano in grado di danneggiare un aggressore. Era accaduto qualcosa.
    Rovres si accostò a Nerval e i due osservarono i loro strani alleati che avevano svolto un ottimo lavoro. Uno dei mostri però era ancora vivo e più infuriato che mai. La nebbia lo precedeva, i suoi occhi giuravano vendetta. Poi il mostro pipistrello aprì la bocca ed emise un suono stridulo, seguito da un ghigno inquietante.
    "Morirò combattendo ancora. Sono sopravvissuti due dei miei figli, cercateli ed uccideteli prima diventino adulti. Gli altri si stanno dirigendo verso Knawr, sono nel fiume. La corente li trasporta"
    Rovres, colto del tutto alla sprovvista, perse la sua baldanza da condottiero e cercò da Nerval una qualche conferma di aver capito cosa stesse succedendo. Nerval aveva un'aria abbastanza fischiettante, del tipo -sei tu il capo... a me è stato chiesto di tagliare non di capire-.
    Non ebbero comunque modo di preoccuparsene, perché la creatura si gettò addosso a Leamhan che gli aveva fatto scoppiare la testa poco prima. Schivò Nicholas e con gli artigli sguainati afferrò un legno bollente dalla pira ignorando il dolore e, puntandoglielo contro, schizzò ad ali spianate sul teramin per trafiggerlo. Persino Nerval, agile e veloce, non fece in tempo a far nulla e dovette assistere alla scena nella speranza che Leamhan sapesse come difendersi. Nonostante l'arto mozzato, quell'essere era ancora rapido e implacabile. Anche da solo rimaneva pericoloso, e con uno spiedo infuocato fra gli artigli faceva anche abbastanza paura.
     
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    Nicholas non temeva la morte. Anzi dal suo punto di vista morire in certe circostanze poteva avere una qualche sua utilità. Ma non in quel momento in mezzo alla battaglia eppure lui non si sentiva in colpa. Morire in battaglia era una cosa che capitava. No, era più dispiaciuto per Lehaman perchè avrebbero potuto avere davvero un'ottima e lunga amicizia. E pensava a cosa avrebbe potuto lasciargli in eredità perchè ci teneva comunque che avesse qualcosa di lui quando vide un coltello infilarsi nel corpo del demone. Il giovane fabbro emise un sospiro di sollievo, dopotutto non avrebbe dovuto preuccuparsi di cosa lasciare in eredità all'amico. Osservò interessato tutto il processo della morte del demone seguendolo con lo sguardo rallentare il volo e poi atterare nella pila di cadaveri. Quel pezzetto di pergamena era davvero potente e Nicholas ne era impressionato non avendo mai visto nulla di simile.

    Lehaman si mise vicino a lui. Suppongo che il coltello sia merito tuo quindi grazie mille,mi hai salvato la vita.Gli scompigliò affetuosamente la criniera pensando di organizzare una cena per l'amico prima che si dedicassero all'ultimo scontro. Il pipstrello demone però sembrava non aver molta voglia di combattere.Nicholas pensò che era anche ora perchè le battaglie lo divertivano ma lo spaventano e lo stancavano allo stesso tempo. Erano un mix di emozioni e lui adesso aveva un'immensa stanchezza. Anche la sua magia sembrava essersi fatta più debole quindi non era attento quanto gli altri. Forse però il trucco dell'avversario sarebbe stato quello di attaccare all'imprvviso quindi doveva essere pronto. Con un sospiro di rassegnazione raccolse le sue ultime energie magiche restando allo stesso tempo fermo. Quindi quando il demone spalancò le ali Nicholas si mise in posizione con le mani verso di lui. Prima di fare un'espressione dispiaciuta e un pò disgustata di fronte all'attacco di Lehaman. La soluzione è l'acqua disse agli altri quindi si diresse veloce a prendere un pò d'acqua dal fiume con una ciotolo che si portava dietro. La riempì poi corse a versala sul terhamin pensando fosse l'occasione di salvargli la vita a sua volta. Bene, ho bisogno del vostro aiuto. L'acqua spegnerà il fuoco e poi dovremmo solo togliere i pezzi di ceppo da Lehaman
     
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    Scusate il ritardo abissale, ho passato un periodo parecchio carico di impegni.


    < Si, Nicholas Riordan. Fui il a scagliare il coltello. >, rispose il teramin con la piattezza espressiva che lo contraddistingueva. Mentre Nicholas gli scompigliava affettuosamente la criniera, un disegno abbozzato rappresentante un volto sorridente si delineò sulla candida superficie di porcellana del suo muso.
    < Sono invero ben lieto di trovarti incolume. Molto. = ) >

    Fu proprio allora che accadde qualcosa d’inaspettato: il demone superstite aprì le fauci irte di denti e, per la prima volta dall’inizio dello scontro, una voce ruvida ed aspra scaturì dalle malsane profondità della sua gola. La creatura schernì i presenti affermando che due dei suoi simili erano ancora in vita nascosti nei paraggi, mentre altri, trasportati dal fiume, si stavano dirigendo verso la città di Knawr. Terminato il suo breve discorso si servì dell’unico braccio rimastogli per afferrare un lungo palo di legno tra quelli che ardevano nella pira che aveva accanto, dopodiché, con uno scatto rapidissimo, partì in carica verso Leamhan con l’ovvio intento di fare di lui uno spiedino.

    Il teramin dal manto nero, distratto dalle parole che il demone aveva inaspettatamente proferito, fu preso in contropiede: quando avvertì la presenza di qualcosa che si avvicinava a lui a folle velocità, la sua pelle era ormai già lambita dal calore emanato dalla punta rovente del lunghissimo palo ligneo brandito dalla creatura alata. Tra lui e il nemico non restava che un metro di distanza o poco più, ormai era troppo tardi per tentare una schivata. Anche se si fosse scansato all’ultimo, infatti, il demone avrebbe potuto facilmente correggere la traiettoria per trafiggerlo, oppure per colpirlo con il palo servendosene come un colossale bastone fiammeggiante.

    A Leamhan restava una sola opzione, ma era una via che molto di rado si concedeva di intraprendere: agire d’istinto. In un battito di ciglia il teramin eresse un muro di colonne d’ombra davanti a sé, nella speranza di proteggersi dall’attacco in arrivo. Fu molto rapido, ma non abbastanza: scaturendo violentemente dalla sua ombra proiettata al suolo, le colonne impattarono con il palo infuocato spezzandolo in due parti, senza però riuscire ad arrestarne la corsa. Un esplosione di schegge incandescenti investì in pieno il demone pipistrello, che finì sbalzato all’indietro colpito da metà della sua stessa arma improvvisata, che fu rispedita al mittente rimbalzando sui pilastri d’ombra. L’altra metà centrò invece Leamhan in pieno, ma di piatto. Il teramin, proiettato a terra dall’urto, emise un nitrito di sofferenza. Provò ad alzarsi, ma una fitta lancinante glielo impedì. Sentiva di avere più di una costola rotta, mentre un dolore acuto e intenso, circoscritto alla zona del costato, era indizio di una grave ustione.

    Nicholas si lanciò subito sull’amico agonizzante. Notata l’ustione corse subito al vicino ruscello e riempì d’acqua una ciotola, versandone poi il contenuto sulla ferita.
    < N-nicholas Riordan… Fa assai male. >, si lamentò debolmente Leamhan.
    < Molte… Molte grazie. Per il trattamento refrigerante.> Nonostante parlasse a stento a causa del terribile dolore che lo attanagliava, la sua voce era comunque monotona e poco espressiva.

    Nel frattempo, a poca distanza dai due, il demone pipistrello si alzava faticosamente in piedi. Metà del suo volto, già sufficientemente ripugnante per conto proprio, era adesso orrendamente sfigurato dalle ustioni. Si trattava tuttavia di mere ferite superficiali. Il braccio che poco fa Leamhan gli aveva amputato, infatti, stava già iniziando a rigenerarsi: a breve la creatura sarebbe guarita completamente, vanificando così tutti gli sforzi fatti sin ora.
    Il demone mosse un primo passo in direzione del giovane umano e del teramin. Era il momento di finire il lavoro che aveva iniziato.
     
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    Il demone non disse nient'altro. Sembrava aver raggiunto uno stato di equilibrio tra ogni sentimento che una mente poteva provare e ogni sensazione che un corpo poteva percepire: dolore, piacere, risolutezza, rabbia, paura, indifferenza, desiderio di vivere e di morire... eppure rimaneva inespressivo. Erano creature imprevedibili, plasmate dalla malvagità e da solo Ferglarendir sapeva cosa, anzi nemmeno lui lo sapeva, ma la coscienza che li guidava era ben più complessa del mero desiderio di fare del male. Fin dall'inizio era stato chiaro che non fossero bestie prive di ragione, il loro stile di combattimento e il loro lavoro di gruppo li assimilava ad una specie complessa in grado di fare branco e allo stesso tempo di pensare individualmente, ma c'era dell'altro. Rovres non ne sembrava particolarmente turbato, non più di quanto lo fosse di vedere Leamhan accasciato a terra.
    Infuriato almeno quanto il pipistrello si gettò un rapido sguardo attorno, individuò una spada per terra che in quel momento poteva esser stata di Nerval, di Gaios o di Ginopippo e si scagliò all'attacco. La raccolse gettandovisi praticamente sopra e senza riflettere si buttò sul mostro con tutta la prepotenza di cui un condottiero poteva esser capace. Si accorse appena che Nerval era partito con lui all'attacco, quel ragazzo non rispettava alcun aregola o preconcetto e agiva sempre di testa propria. Probabilmente aveva ragionato quel tanto in più che bastava per capire che il demone avrebbe schivato il colpo, perché così accadde: Rovres sentì la spada lacerare l'aria e niente più. Il pipistrello era balzato con la zampa sana e spalancando le ali gli aveva sferrato un artigliata al braccio. Rovres strabuzzò gli occhi e lanciò un grido selvaggio. Qualcosa era decisamente andato storto. Il demone gli aveva letteralmente strappato la spada di mano, ma non aveva afferrato soltanto la spada.
    Nerval non si fece intimorire da ciò che vide e saltò come se le vestigia che indossava pesassero poco e nulla, o era così o si trattava di un personaggio di Skyrim di quelli che nuotano in armatura pesante e saltano per gli irti colli anche con corazze d'ebano di settordici chili e mezzo, e si appese alla zampa del mostro. Lo tirò di peso per terra, afferrò l'elsa della spada e con tutta la sua forza riuscì a togliergliela dagli artigli. Chiunque altro sarebbe stato incredulo dell'impresa appena compiuta, ma non Nerval; se la rigirò fra le dita e con violenza gli piantò la lama sul collo, poi sul torace, poi da qualunque altra parte ritenesse di dover tagliare tagliare e tagliare. Non mozzò l'altra zampa, gli serviva per trattenerlo al suolo anche mentre continuava ad agitare le ali in preda ad un delirio di stridii. La scena era raccapricciante, e un silenzioso Rovres nello sfondo con una mano mozzata ed un moncherino sanguinante rendeva il tutto ancor più tetro. L'uomo aveva smesso velocemente di lamentarsi. Non poteva mostrarsi debole anche se quel giorno la propria vita la doveva palesemente ai suoi alleati. Fu Gaios ad intervenire. Nerval gli consegnò la spada e lui la utilizzò per tagliare un lembo della veste sotto l'armatura. Avvolse strettamente il braccio di Rovres dopo averlo liberato da alcuni pezzi della corazza e mentre Nerval provvedeva ad accendere l'ultima pira urlante provvedette a tenergli il gomito verso l'alto cercando di non far defluire troppo sangue.
    "Mi dispiace" disse poi Rovres con un leggero cenno del capo, rivolto a Nicholas e al cavallino. "Questo è il nostro compito. Prima di partire in missione ripetiamo che ci piace, ma in fondo fa schifo a tutti farsi infilare ferro nella carne"
    Non lo ammise con rammarico, non per sé stesso almeno. Era più una mezza confessione dettata dalle dolorose circostanze. Aveva coinvolto estranei in un combattimento a rischio della vita per un motivo che non era in grado di spiegare loro e questo non gli piaceva. Fu Gaios a proseguire.
    "Una delle palline pelose stava crescendo. Aveva già piccole zampe e artigli, un esoscheletro e ali in miniatura. Mi ha ferito mentre gli altri cercavano di scappare. Queste bestiacce hanno invaso l'isola da ogni parte e la Nebbia sta operando per liberarsene, ma è la loro sorgente il vero guaio. Poi quell'essere ha parlato. Non era mai accaduto prima, anche se Ferglarendir sospettava che qualcosa li spingesse oltre alla loro natura efferata"
    Rovres strinse i denti per trattenere una fitta e indicò al compagno il punto dove si trovavano Leamhan e Nicholas. Gaios capì e lo lasciò andare per avvicinarsi al cavallino.
    "Ci ha chiesto di uccidere i suoi figli" aggiunse Rovres. "Non capisco"
    Intanto Gaios si era portato al fianco di Leamhan e aveva fatto cenno a Nicholas di spostarsi. Il cavallino era troppo grosso per esser trasportato in spalla. Si chinò e poggiò le mani per terra.
    "Hai qualche osso rotto? Dobbiamo chiamare rinforzi. Anche Rovres è messo male"
    Non si capiva se parlasse da solo, se fosse una domanda retorica o cosa. Stava di fatto che dovevano sbrigarsi. Ovviamente, Nerval era già partito di corsa in direzione di Knawr. In altri frangenti avrebbero avuto alle spalle una squadra ausiliaria, medici e mezzi per portare in giro i feriti, ma quando si trattava di quei mostri nessuno voleva saperne di dare una mano. Knawr era una città libera, guardie e funzionari erano più un supporto che un'istituzione, ma questo non era sempre un bene. Soprattutto quando tutti nell'indolenza erano convinti di essere al sicuro.
     
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    Grazie mille,mi hai salvato la vitadisse Nicholas con una scompigliata della criniera ricambiando il sorriso di Lehaman, felice di quel momento di pausa perchè lui decisamente non era fatto per le battaglie, a quella partecipava solo perchè voleva aiutare il suo amico. A proposito, non gli aveva ancora chiesto che creatura fosse ma non era importante al momento,magari gliel'avrebbe chiesto dopo che tutto quel caos fosse finito, sempre se fossero ancora vivi. Nicholas aveva fiducia in se stesso ma qualcosa poteva sempre andare storto in queste circostanze pericolose quindi si doveva essere preparati a tutto.
    Sobbalzò quando il demone superstite parlò perchè non si aspettava che quelle creature parlassero nè che avessero una voce così graffiante. Quindi erano intelligenti e sezienti, pensò il ragazzo ascoltando il demone. Li prese in giro ma lui si concentrò più sul fatto che due dei demoni erano ancora in giro. Ora, Nicholas non sempre aveva prontezza e decisione quindi non potè evitare che il tronco incendiato partisse verso Lehaman ma poi scagliò una piccola scheggia di vetro contro il braccio del demone con una leggera rabbia. Comunque vide Lehaman erigere delle colonne d'ombra per proteggersi dall'attacco del demone e riuscì a far incediare il suo nemico.Facciamolo fuori!esclamò Nicholas prima di lanciare altre scheggie di vetro per poi precitiparsi a soccorere l'amico con dell'acqua. Se ti fa male, devi prendere qualcosa che ti guariscadisse a Lehaman poi gli venne un'idea meno bislacca delle altre.Le erbe anti-scottature! Sì, mio nonno le ha disegnate, devono essere qui da qualche partedisse guardandosi intorno ma c'era solo cenere ovunque. Poi osservò lo spettacolo di Rovres e Nevral che cercavano di uccidere il mostro e fece una smorfia alla scena del moncherino sanguinante del primo.
    Immagino che siano i rischi del mestiere comunque come dicevo a Lehaman qui intorno forse crescono delle erbe guaritrici quindi anche il moncherino non dovrebbe sanguinare più se vengono applicate sulla zona.Nicholas non aveva particolari conoscenze come guaritore ma si era ricordato in quel momento cosa suo nonno aveva scritto a proposito delle erbe guaritrici. Ora tentava di ricordarsi quali erbe potessero essere.Sì, sono stato molto stupito sentendo le parole del demone, non mi aspettavo che parlasse anche se so che non si può mai dare niente per scontato. Quindi l'isola è infestata? Capisco.Annuì,gli sembrava proprio come un'invasione di topi grandi e pronti a uccidere. Con una parte della mente Nocholas ascoltava, con l'altra cercava di ricordarsi il nome delle erbe guaritrici con molta serenità anche se Lehaman gli sembrava proprio in condizioni gravi. Quindi sarebbe stato meglio che si sbrigasse a ricordare.
    Gaios poi gli disse di spostarsi dal cavallino e Nicholas lo fece.Credo che abbia qualche problema alle costole comunque io non ho toccato il suo fiancodisse. Per quanto volesse bene al teramin, Nicholas non l'avrebbe mai toccato dove gli faceva male e anzi forse proprio perchè gli voleva bene.
     
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    < Nicholas Riordan. >, proferì a mezza voce il teramin con la sua solita inespressività.
    < L’erba medicinale rappresenta un’idea eccellente. Tornerebbe inoltre utile un preparato analgesico. Si. Giacché fa assai male. Tuttavia dove reperirli. Non disponiamo di tempo a sufficienza per ricercare erbe. >
    Prima che Nicholas ebbe il tempo di rispondergli, le sensibili orecchie di Leamhan furono raggiunte da una serie di agghiaccianti stridii, i quali si susseguirono per una manciata di istanti per poi interrompersi bruscamente: qualcuno, evidentemente, era finalmente riuscito a dare il colpo di grazia al demone superstite. La successiva comparsa di Rovres e Gaios confermò l’ipotesi. A giudicare dal loro respiro affannoso entrambi parevano molto provati, e Leamhan notò che Rovres teneva stretto al petto il suo braccio destro. Era ovvio che la sua fosse una brutta ferita, ma con il solo uso del sonar il teramin non riuscì a figurarsi con chiarezza l’entità e la natura del danno.

    < Rovres e Gaios. > esordì, asettico, voltando il muso in direzione dei due guerrieri.
    < Qualora ne aveste il bisogno, dispongo di abilità capaci d’arrestare temporaneamente il sanguinamento. >
    Prese una breve pausa, come per riprendere fiato. Nonostante la piattezza del suo eloquio, era ben chiaro come parlare gli causasse, in quel momento, una certa sofferenza.
    < M’auguro che stiate bene... Relativamente, considerate le circostanze. >, commentò subito dopo, in maniera un po' precipitosa, in un palese quanto abbastanza goffo tentativo di mostrare interesse per la salute dei compagni.
    < Io ritengo di avere delle ossa rotte. Si. Presumo costole. Deambulare m’è difficoltoso tuttavia non impossibile. >
    Come a voler provare immediatamente la veridicità della sua affermazione, Leamhan tentò con grande sforzo di alzarsi sulle sue quattro zampe. Il processo, pur lento e penoso, fu coronato da successo.
    < Suppongo che anche l’ultimo demone sia deceduto. > disse poi rivolto a nessuno in particolare.
    < Tuttavia cosa ne è della sua progenie. Essa è forse stata interamente eliminata. >
    Ritto sulle sue sottili zampe bianche, tremando leggermente a causa del dolore e dello sforzo, Leamhan rimase in silenzio per alcuni istanti in attesa di una risposta.
    < Si tratta d’una domanda. >, aggiunse, dopo un po’, essendosi probabilmente accorto solo in quel momento che aveva dimenticato di imprimere un tono interrogativo alla sua precedente affermazione.
     
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    In effetti, nonostante le ferite riportate, la missione era stata un successo. La paura che gli abitanti provavano per quegli esseri era fondata, ma le squadre speciali di Knawr erano sempre pronte ad intervenire. Peccato che quelle stesse squadre speciali erano composte da poco più che un manipolo di umani esperti nel combattimento, addestrati a sopportare il dolore e a maneggiare le armi. Niente di più. Qualcuno affermava che fosse proprio questo a renderli temibili, altri pensavano che un solo elfo sarebbe stato più efficace di cinquanta umani. Poi c'era chi pensava il contrario e c'era persino chi invidiava Kerus per il nido in cui potenti creature erano appostate e pronte in ogni momento a risolvere i guai più pericolosi.
    Nerval era partito di corsa per raggiungere Knawr. Tuttavia poco dopo la nostra banda di baldi e baldanzosi giovini lo vide tornare indietro, insieme ad una figura inaspettata. Rovres la riconobbe immediatamente e scosse la testa.
    "Questo potrebbe essere un problema" disse Gaios, unendosi al compagno nell'accorato dissenzo. "Era diretta qui? Abbiamo finito giusto in tempo"
    Quella con Nerval era decisamente una ragazza. I suoi capelli neri striati di blu erano piuttosto vistosi alla luce del giorno e risaltavano sul verde dello sfondo. Anche i suoi occhi di pece erano ben riconoscibili a loro modo, sapevano di abisso cupo. Era vestita con abiti semplici, una maglia di seta bianca senza maniche e un morbido drappo dello stesso colore diviso lateralmente a coprirle le cosce. Camminava come se non ci fosse nessuna fretta. Anche Nerval, al suo fianco, aveva perso parte della sua frizzante baldanza.
    "Signorina Armoria?" la chiamò Rovres, cercando goffamente di voltarsi di profilo come a nascondere la mano mozzata.
    Lei si avvicinò lentamente, passando lo sguardo dal teramin a Rovres solo un paio di volte. Infine si soffermò su Gaios.
    "Strano tu non sia ferito" disse curvando le labbra in un ghigno. "A parte Nerval non pensavo ci fosse qualcuno a Knawr in grado di non farsi male"
    Così dicendo raggiunse Leamhan e Nicholas.
    "E voi? Che danni avete riportato?"
    Allungò una mano verso il Teramin, con Rovres che la fissava dubbioso.
    "Dovreste spiegare loro che..."
    La ragazza gli fece cenno di stare zitto con una mano e riprese a parlare.
    "Sono una delle allieve più disobbedienti di Ferglarendir. Nonché una delle più promettenti. Con la mia energia posso curare ogni ferita non mortale in pochi istanti, senza lasciare nessuna traccia. Questo al prezzo di un dolore pari a circa tre volte quello provato nel procurarsi le ferite stesse. Quindi vi chiedo... volete il mio aiuto?"
    Sia Gaios che Rovres stavano per dire qualcosa, tuttavia lei con un'occhiataccia li mise di nuovo a nanna. Solo Nerval ebbe l'ardire di farsi avanti e di aprir bocca.
    "Ovviamente questo è vantaggioso per lei più che per voi. Non è vero Armoria?"
    Lei non reagì bruscamente come con gli altri due, invece abbozzò un sorrisetto.
    "Sono la signorina Armoria. Un po' di rispetto bamboccio"
    Nerval si voltò e si incamminò verso la città, dopo aver assestato un colpetto di mano alla propria arma. Equivaleva ad un -e io sono Nerval, un po' di rispetto ragazzina spocchiosa-. Lei tuttavia si rivolse di nuovo al teramin.
    "Senz'altro è vero. Più ferite pericolose curo più mi rafforzo. Quel braccio ad esempio..." disse indicando Rovres, "sarebbe un buon pasto. Non credete anche voi?"
    Ecco uno dei motivi per i quali tre uomini scalmanati di Knawr sopravvivevano alle missioni più atroci. Ed era solo uno dei tanti che sarebbero emersi a breve.
     
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