Le due di notte

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  1. -Aleph-
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    In un’altra situazione mi sarei scusato per il ritardo assolutamente abissale, ma io e Tira abbiamo già concordato che rispondere una volta ogni morte di papa è una delle regole di questa role.



    Con un balzo silenzioso, Lyuda atterrò sull’elegante pavimento in pregiato marmo rosa del corridoio. Con un movimento rapido e metodico che aveva già compiuto decine di volte avvolse la corda in un compatto gomitolo, dopodiché la ripose nella sua bisaccia in cuoio e chiuse delicatamente la finestra. Era dentro. Si trovava nel terzo ed ultimo piano del palazzo, quello che ospitava le stanze private dei suoi facoltosi abitanti. Ciò, inutile dirlo, la favoriva decisamente nel lavoro che si apprestava a svolgere.
    < Beh, si comincia. >, pensò Lyuda estraendo dalla sua bisaccia un ampio sacco di tela. Le informazioni che aveva ottenuto non le indicavano un obbiettivo preciso a cui dare priorità: la casa, semplicemente, era imbottita di quegli inutili quanto preziosi ninnoli che tanto piacciono ai gran signori, ragion per cui tutto ciò che le restava da fare era intrufolarsi nelle stanze più promettenti per poi agguantare quanti più oggetti preziosi le consentiva la capienza del suo sacco e delle sue tasche.

    Il corridoio nel quale si trovava era piuttosto lungo, tanto che, trovandosi all’incirca nel mezzo, Lyuda riusciva a malapena ad intravedere le sue due estremità nella fioca e polverosa luce lunare. Colonne in pietra rossastra addossate al muro che dava all'esterno, la cui funzione era con ogni probabilità più estetica che strutturale, s'innalzavano ad intervalli regolari di circa tre metri l’una dall’altra. In ciascuno di questi spazi, leggermente più vicina al soffitto di quanto lo fosse al pavimento, si apriva una finestra. La zona inferiore del muro era invece ornata nei modi più disparati: Lyuda distinse quadri, grandi vasi in porcellana, mensole cariche di soprammobili d’argento, e una gran varietà di altri oggetti che non seppe bene come classificare ma che, su questo poteva scommettere, dovevano valere quanto una piccola casa nei quartieri esterni della città.

    D’innanzi a Lyuda si parava una porta in legno scuro riccamente intarsiata con motivi barocchi. Sembrava decisamente promettente. Poiché guardare dalla serratura sarebbe stato del tutto inutile a causa della scarsa illuminazione, pose un orecchio sulla sua superficie. Non udì alcun suono. Stringendo il pomello con entrambe le mani, Lyuda aprì con lenta cautela la porta e la varcò per poi chiuderla alle sue spalle con la medesima attenzione. L’espressione estatica che le illuminava il volto si tramutò, istantaneamente, in quella di più assoluta delusione. La flebile luce che filtrava da una piccola e stretta finestra rettangolare, la quale apriva presumibilmente sul cortile interno del palazzo, schiariva un’accozzaglia disordinata di scope, secchi e vari altri utensili da lavoro in legno. Lyuda non riuscì a trattenere uno sbuffo di stizza.
    < Perché mai uno schifosissimo magazzino dovrebbe avere una porta così decorata. > pensava mentre, ponendo la massima attenzione nel non fare rumore, si apprestava ad uscire dall’angusto stanzino.

    Non appena chiuse la porta dietro di sé, una strana sensazione di disagio, indefinita eppure intensa, le strinse improvvisamente il petto. Qualcosa non andava. Non aveva la minima idea di quale fosse il problema, ma, ad un livello puramente istintivo, sentiva con assoluta sicurezza che qualcosa di molto strano era appena accaduto. Decise di dare un’occhiata più approfondita all’elegante porta in legno chiaro che aveva appena varcato. Se la ricordava leggermente diversa, ma la scarsa illuminazione le rendeva difficile stabilire esattamente in che modo. I suoi occhi caddero su delle curiose macchie scure situate vicino alla maniglia, abbastanza definite per essere visibili nonostante la penombra. Sembravano due impronte digitali impresse da una mano sporca d’inchiostro o di grasso. Era stata lei a lasciarle? Si esaminò le mani, ma erano pulite.

    Lyuda si guardò rapidamente attorno. In fondo al corridoio, appena irradiata dai raggi lunari, intravedeva una rampa di scale che dava al piano superiore.
    < Cosa ci fanno delle scale all'ultimo piano? >, si domandò, ma non ebbe modo di approfondire ulteriormente il suo ragionamento poiché un suono, proveniente dall’estremità opposta del corridoio, raggiunse d'un tratto le sue orecchie. Con uno scatto rapidissimo, Lyuda si appiattì accanto alla più vicina tra le colonne in marmo bianco che si ergevano regolarmente lungo il muro. Il rumore che aveva udito era stato tanto fugace quanto lieve. Che si trattasse di una guardia che faceva la ronda? O forse di un topo?
    < Qualunque cosa sia >, pensò Lyuda, < è andata dalla parte opposta. >.

    Edited by -Aleph- - 29/4/2022, 14:05
     
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