Le due di notte

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    Splendore celeste

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    Jill viene da... non ne ho idea. Cronologicamente questa role dovrebbe avvenire prima della role "Maledetti incontri" dell'Ossidiana.

    Era arrivata al mercato solo da qualche minuto, quando Jill percepì chiaramente di essere seguita. C'era troppa gente per capire chi potesse essere, ma non riusciva a togliersi dalla testa che qualcuno l'avesse puntata. Prese subito coscienza del pesante borsello che pendeva al suo fianco e delle monete che zio Rodd le aveva dato per gli acquisti della giornata. Qualcuno era davvero così stupido da cercare di prenderglielo? Proprio a lei?
    Fece finta di niente, per non dare a vedere che se ne fosse accorta. Finse di osservare distrattamente le mercanzie di una bancarella vicina e si allontanò con calma in un punto meno affollato. Con la coda dell'occhio notò un movimento: il ladro era pronto a colpire. Si bloccò e, prima che l'ombra potesse mettere le mani sul suo borsello, Jill gli afferrò il polso.
    Si aspettava di dover fare una ramanzina ad un giovane sprovveduto (non tanto sul non rubare, ma piuttosto sul scegliersi meglio le proprie vittime), ma quando si voltò e riconobbe chi fosse, il sorriso le morì sulle labbra.
    < Ciao, Jill. - la salutò con un sorriso - Anch'io sono felice di vederti! >
    Davanti a lei c'era una donna minuta con abiti poco appariscenti. I suoi capelli castani e spettinati incorniciavano un viso che chiunque non avrebbe mai degnato di una seconda occhiata da quanto sembrava ordinario. Solo le orecchie a punta che spuntavano tra un ciuffo e l'altro potevano essere degni di nota, ma non erano abbastanza esotiche da smorzare l'aurea di normalità che la donna si sforzava di indossare.
    Non era molto più alta di lei, il che significava essere abbastanza bassi per gli standard di un umano, figurarsi per quelli di un mezz'elfo. Jill le lanciò un'occhiataccia, ma la donna non sembrò per nulla impressionata; continuò a sorriderle, come se fosse lei ad averla scoperta con le mani nelle proprie tasche. Forse non era poi così lontano da quello che la donna stava pensando veramente, altrimenti non si sarebbe mai abbassata ad una simile tattica per attirare la sua attenzione: in fondo, era pur sempre così che Jill l'aveva conosciuta.
    < Velka? - Jill si guardò attorno circospetta - Cosa ci fai qui? >
    < E' così che si saluta una vecchia amica, eh? >

    Jill non rispose, inclinò la testa di lato e sollevò un sopracciglio. La donna sospirò.
    < Ho un lavoro per te. >
    Mollò il suo polso di colpo, come se si fosse resa conto solo in quel momento di reggerlo nella sua mano.
    < Scordatelo, io non lavoro più per te. Lavoro da sola. >
    Velka non si perse d'animo e incrociò le braccia davanti al petto.
    < Jill, andiamo, nemmeno un pensierino? In onore dei vecchi tempi, almeno... ti devo forse ricordare che se non fosse stato per me, saresti ancora qui a frugare nella saccoccia dei primi disgraziati di turno? >
    Jill distolse di nuovo lo sguardo per osservare i dintorni, ma non c'era nessuno che sembrasse interessato alla loro conversazione.
    < Non ho mai tolto nulla a chi non se lo potesse permettere. Lo sai benissimo, Velka. >
    < Oh giusto, quella scusa delle perle e bla bla bla. Ti ho insegnato tutto quello che sai, Jill, questo varrà almeno un attimo del tuo tempo, no? >

    No, non aveva senso. Erano almeno tre anni che non si vedevano, perché Velka era ricomparsa così all'improvviso? Cosa voleva da lei?
    < Ti ho già ripagato più che abbondantemente e non ho nessuna intenzione di lavorare ancora con te. Non dopo quello che mi hai fatto. - le riservò un'occhiata di sbieco per farle intendere che quella conversazione fosse chiusa - Se non ti 'spiace, ho delle commissioni da fare. >
    Accennò ad allontanarsi, ma la donna la prese per un braccio.
    < Il mio committente è molto interessato all'operato di un certo pesciolino: è disposto a pagare una parcella piuttosto alta pur di assicurarsi i suoi servigi. >
    Jill si irrigidì e si voltò di nuovo verso di lei, dopo aver controllato rapidamente i dintorni: Velka aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia e questo non poteva significare nulla di buono. Doveva avere qualcos'altro in mente, non l'avrebbe mai approcciata senza un vero piano per convincerla... ma cosa poteva essere?
    < Lasciami. > le ordinò freddamente. Non voleva saperlo davvero. Doveva andarsene prima che potesse raccontarglielo.
    Obbediente, la donna mollò la presa e Jill iniziò ad allontanarsi. Sentì i passi donna alle sue spalle che ripercorrevano i suoi, la vide affiancarsi, sporgersi in avanti. Jill si fermò infastidita.
    < Il committente mi ha detto che è disposto a fornirti importanti informazioni su un certo ciondolo in tuo possesso... - le disse in un sussurro - sai, quello del tuo ultimo colpo. >
    Jill si paralizzò sul posto, improvvisamente terrorizzata. Fissò Velka negli occhi con un certo astio, cercando di dissimulare quanto l'avesse colpita la sua frase. Sapeva che non ci sarebbe riuscita, Velka le aveva sempre rimproverato di essere troppo espressiva per il mestiere che si era scelta. Distolse lo sguardo anche se ormai era troppo tardi per nasconderle ciò che pensava. Le fece cenno di seguirla e la condusse in un vicolo laterale. Controllò rapidamente che non ci fosse nessuno a portata d'orecchi e, con uno scatto repentino, prese l'altra per il bavero della giacca.
    < Come fai a sapere del ciondolo, Velka? >
    < Jill, lo dovresti sapere che... >
    < Come fai a sapere del ciondolo? >
    ripeté, più forte.
    La strattonò. Non voleva farle male, ma doveva farle capire che non stava scherzando.
    < Perché non ci calmiamo e parliamo come delle persone adulte, eh? >
    < Velka, l'ultima volta che mi hai detto una cosa del genere, mi avevi appena pugnalato alle spalle. >
    < Oh, andiamo! Non cominciamo con queste metafore così... poco lusinghiere. >
    < E' suonato l'allarme e sei scappata con la refurtiva.
    - il suo era quasi un sussurro - "Se cercano te, non cercheranno me", mi hai detto prima di chiuderti alle spalle l'unica via di fuga. - alzò la voce e la strattonò di nuovo - Tu come lo chiameresti? >
    Velka non aveva perso la calma per un solo istante. Magari il suo sorriso era diventato leggermente più teso, ma sapeva bene che Jill non le avrebbe mai fatto del male. Purtroppo conosceva bene la sua indole.
    < Ma dai, ancora con questa vecchia storia? Sei qui a raccontarlo, giusto? E questa volta ti prometto che non mi dovrai sopportare a lungo: il lavoro è solo tuo. Io devo solo fare da intermediario tra te e il committente. >
    Jill era ancora arrabbiata, ma lasciò lentamente il bavero.
    < Interessata? > le chiese Velka.
    < Chi è il committente? >
    E come era arrivato a lei? Come faceva a sapere del ciondolo? Perché voleva proprio lei? Non si era mai occupata di furti su commissione, non le piaceva l'idea di avere a che fare con altre persone come... Velka.
    < Ah, a proposito del committente... >
    La donna si passò una mano sulla giacca per stirare le grinze che si erano formate sul bavero. Se la prese con comodo, assaporando il segreto che solo lei conosceva e sapendo bene che Jill stava faticando parecchio per trattenersi dal strapparglielo con la forza. Dopo un tempo che a Jill parve infinito, Velka tornò a ricambiare il suo sguardo. Anche Jill la conosceva bene, purtroppo, aveva la certezza che non le avrebbe detto niente: il suo sorriso era diventato impercettibilmente più profondo.
    < Se vuoi lavorare per lui, ci sono alcune condizioni. La prima tra tutte, è quella di non sapere chi lui sia... >


    Jill era su un tetto, seduta nell'ombra di un comignolo. Non c'era nulla di eclatante nell'edificio sulla quale si era appollaiata, se non la sua posizione e il fatto che fosse appena stato acquistato da una nobile straniera che ancora non aveva fatto in tempo ad insediarsi. Era disabitato, quindi nessuno si sarebbe accorto se una figura nera si fosse arrampicata su una delle sue facciate o se fosse rimasta nell'ombra a osservare i dintorni.
    Una mezzaluna scarsa era alta nel cielo e rischiarava a malapena il suo vero obiettivo: il retro del palazzo dall'altra parte della strada. Era di almeno un piano più alto, il tetto spiovente e le finestre si aprivano ad intervalli regolari lungo tutta la parete. Una, in particolare, la stava osservando con più attenzione delle altre: Velka doveva aver pagato una piccola fortuna per convincere uno dei servitori a lasciare aperta una finestra (seppur quella di una stanza non utilizzata) in un periodo così freddo. Non che le dispiacesse, se aveva accettato quel lavoro qualche mese prima non era stato di certo per fare un piacere a lei o al suo misterioso committente. Che pagassero, le sembrava il minimo.
    Jill si sporse discretamente in avanti: tre guardie armate stavano avanzando l'una al fianco dell'altra. Erano comparse da dietro una delle pareti e si accingevano a completare il giro intorno al palazzo. Li osservò con attenzione mentre si guardavano attorno con circospezione. Era la terza ronda che vedeva passare nella mezz'ora che era rimasta lì, una ogni dieci minuti, con una puntualità quasi imbarazzante. Aspettò che superassero l'altro angolo dell'edificio e sparissero dietro il muro esterno. Contò cinque secondi prima di alzarsi in piedi e uscì dalla sua isola d'ombra. Non c'era tempo da perdere: recuperò l'arco appoggiato contro il comignolo e incoccò una freccia con la punta simile a quella di un rampino. Una corda era stata legata sull'asta, poco oltre l'impennaggio. Mirò con attenzione alla finestra. Aveva solo un tentativo. E solo dieci minuti.

    Edited by Tirannosaurorex - 5/12/2020, 21:55
     
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    Lyudmila, prima role (vera).


    < Ti ci voleva così tanto a portarmi in una role come si deve? Idiota sfaticato… > Così avrebbe detto Lyuda sfondando la quarta parete, se questa fosse stata l’ennesima role non canon nella quale si ritrovava suo malgrado inserita. Ma siccome questa volta non è il caso - incredibile ma vero - il vero post comincia con la frase successiva e questa parte verrà prossimamente cancellata.

    Sarà anche stata un’isola piena di stranezze e pericoli nascosti, ma almeno questo doveva ammetterlo: le notti di Kengard non erano affatto male. Nonostante l’inverno fosse infatti ormai inoltrato e l’aria si fosse fatta quantomeno pungente, ciò non era assolutamente nulla a confronto del freddo polare a cui il suo paese natale l’aveva abituata. Il tipo di “attività lavorativa” al quale aveva scelto di dedicarsi imponeva d’altronde un abbigliamento consono, generalmente il più possibile scuro e leggero, regola che gli risultava tuttavia piuttosto penosa da osservare quando fuori facevano oltre venti gradi sotto zero. A Kengard, fortunatamente, questi problemi non esistevano.
    < Praticamente è un’isola tropicale. In fondo poteva andarmi peggio. >
    A questo pensava Lyudmila mentre, avvolta nella sua lunga mantella nera ed appostata da quasi due ore in posizione distesa sul non comodissimo tetto spiovente di un edificio della Kerus elegante, teneva d’occhio con l’ausilio di un piccolo binocolo telescopico il palazzo che si ergeva sull’altro lato dell’ampia strada. Era la sfarzosa reggia di un nobile locale, ed era anche l’obbiettivo di quella sera.

    Lyuda puntò il suo binocolo verso una delle finestre del terzo ed ultimo piano del palazzo; ne aumentò al massimo l’ingrandimento ruotando la ghiera metallica che ne circondava la lente frontale.
    < Dai su, quanto ti ci vuole... > bisbigliò mordendosi nervosamente il labbro inferiore. La settimana scorsa aveva iniziato a pedinare il membro della servitù che gli era sembrato più propenso ad accettare mazzette, aspettando il momento giusto per scambiare due amabili parole con lui. Poi, dopo aver acquisito familiarità con le sue abitudini, lo aveva “casualmente” incontrato in una taverna e, non prima di averlo fatto bere abbondantemente, lo aveva riempito di soldi per “dimenticarsi” di chiudere quella finestra al calare della notte il giorno successivo. Fin qui nulla di nuovo per Lyuda, la cosa strana è che non aveva nemmeno dovuto insistere: quel tizio sembrava anche fin troppo contento di prendere i suoi soldi, ed aveva accettato immediatamente l’offerta senza battere ciglio e senza nemmeno provare a contrattare.
    < Spero per lui che non mi faccia scherzi, a meno che non ritenga sopravvalutata la facoltà di camminare con le proprie gambe. >, pensò.

    Le apprensioni di Lyuda si rivelarono però infondate: dopo qualche minuto, attraverso il suo binocolo, vide un individuo dai vestiti eleganti e dall’aria assolutamente raggiante spalancare una finestra con un gesto teatrale per poi allontanarsene con passo baldanzoso.
    < Tsk… Ma quel tizio è sempre così allegro? >, bisbigliò schioccando le labbra con dispetto.
    < Mah, buon per lui. L’importante è che abbia fatto il suo lavoro. >
    Aiutandosi con il suo bastone da passeggio, Lyuda abbandonò la propria posizione distesa. Dopo avervi riposto il binocolo frugò brevemente con una mano nel suo piccolo borsello in pelle ed estrasse una piccola bottiglia in vetro rivestita in cuoio, ne rimosse il tappo e mandò giù un singolo ma cospicuo sorso del contenuto.
    < Ah... Niente scalda il corpo e lo spirito come un sano goccio di vodka. >, commentò soddisfatta mentre riponeva il recipiente della tracolla per poi estrarvi un altro oggetto, questa volta una corda arrotolata su se stessa alla cui estremità era legato un gancio metallico.

    < Bene vecchio mio, sarà un lavoro veloce e pulito. I ricconi sono al grande gala, e quando torneranno nella loro umile dimora la troveranno significativamente meno ingombra. >. Lyuda gettò con noncuranza il rampino dietro di sé, dopodiché schioccò le dita: accompagnata da un leggero suono di ingranaggi che si mettono in moto, una sagoma umanoide alta e snella si materializzò istantaneamente alle sue spalle, prendendo al volo la corda ed il gancio. Gli occhi della figura emettevano una debole luminescenza rossa, facendo appena emergere dalle tenebre i tratti inespressivi di un volto cesellato nel metallo.

    < Si parte. > Lyuda portò le mani davanti a sé ed iniziò a muovere le dita come se stesse suonando un pianoforte invisibile e, in quel preciso istante, la figura alle sue spalle si animò: roteò brevemente la corda che stringeva tra le mani e ne lanciò con vigore la testa ad uncino verso la finestra aperta del palazzo sull’altro lato della strada.


    Avrei detto “perdona il ritardo”, ma ormai è diventata una frase che scrivo per abitudine alla fine di ogni post e a questo punto farei prima a mettermela direttamente in firma.

    Comunque Lyuda e Jill stanno entrando dalla stessa finestra, e si, il tizio che l’ha lasciata aperta è di così buon umore perché è stato pagato due volte per fare la stessa cosa, prima da Velka e poi da Lyudmila.
    A te la scelta se farle incontrare direttamente alla finestra oppure in un secondo momento, ho deliberatamente terminato il post prima di descrivere l’irruzione di Lyuda appunto per lasciarti campo aperto. Se decidi di far entrare Jill dopo Lyuda, lei potrà notare i segni lasciati dal rampino sul davanzale; se accade il contrario, Lyuda potrà notare quelli lasciati dalla freccia di Jill. In effetti i loro rampini potrebbero persino scontrarsi a mezz’aria, ma temo che a quel punto la role avrebbe vita breve perché Lyuda batterebbe immediatamente in ritirata. :asd:


    Edited by -Aleph- - 4/2/2021, 14:54
     
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    Il rampino si stagliò contro il cielo stellato per qualche istante, per poi entrare nella finestra aperta con una parabola perfetta. Jill tirò la corda, così da tenderla il più possibile, e ne legò l'estremità opposta sul camino dietro cui si era riparata fino a quel momento. Si accertò che il suo cappuccio fosse calato sul viso e che la maschera fosse ben aderente. Al suo fianco la fialetta aperta avrebbe nascosto il suo odore a chiunque l'avesse cercata e, se fosse andato tutto liscio, non avrebbe avuto bisogno di tirare fuori dal marsupio altri dei suoi gadget. Un lavoro pulito, sarebbe dovuto essere. Entrare e uscire con la refurtiva. Semplice.
    Non sarebbe mai potuta essere più pronta di così, si disse mentalmente. Eh.
    Poteva essere pronta quanto voleva, eppure non si sentiva così sicura: aveva la sensazione persistente che ci fosse qualcosa a cui non aveva pensato. Nonostante le informazioni e le risorse fornite dal misterioso committente, sentiva che non le sarebbero bastate ad uscirne indenne con ciò che cercava. Ok che era da parecchi mesi che non vestiva i panni del pesce pagliaccio, ma era la prima volta che non aveva un chiaro obiettivo in mente.
    Sospirò e scosse la testa. Era colpa di Velka, senza dubbio. Il suo ritorno improvviso l'aveva scossa più di quello che avrebbe mai voluto ammettere... in ogni piano c'era sempre un dettaglio che sfuggiva, che fosse un errore imprevedibile o la sfortuna del momento. Anche questa consapevolezza non l'aveva mai fermata. E cos'era cambiato dall'ultima volta? Il fatto di non farlo per se stessa ma per qualcun altro? E allora!? Se era riuscita nell'impresa di organizzare quel colpo senza che zio Rodd si rendesse conto delle sue intenzioni, allora era in grado di fare qualsiasi cosa.
    Forse. Probabilmente.

    Lanciò un'ultima occhiata verso il basso, così da accertarsi che la freccia non avesse allertato nessuno. Per esperienza sapeva che le guardie avevano la stupida tendenza a non guardare mai verso l'alto, ma era meglio evitare di farsi scoprire in modo tanto idiota. Recuperò un manubrio di legno portato apposta per l'occasione e lo passò sopra la corda. Si lanciò nel vuoto reggendosi al manubrio e si lasciò trasportare silenziosamente fino all'altro edificio, attutendo poi l'impatto con le gambe. Dopo un'ultima occhiata verso il basso, si issò su e dentro la finestra.
    L'aria nella stanza era tanto fredda quanto quella all'esterno e, mentre si guardava attorno, si chiese se non avesse sbagliato ad aspettare così tanto prima di entrare: sarebbe stato difficile trovare un nuovo accesso se qualcuno della servitù se ne fosse accorto e l'avesse chiusa.
    La stanza era una camera da letto vuota e la poca luce che la illuminava filtrava direttamente dall'esterno. I pochi elementi del mobilio che si intravedevano apparivano disposti con eleganza, anche se l'oscurità li dipingeva più tetri di quello che sarebbero dovuti essere. Non sembrava che fosse stata utilizzata di recente; il letto era fatto e sembrava pronto per l'uso, ma probabilmente le lenzuola erano state aggiunte da tempo e solo per evitare che il materasso prendesse polvere.
    Jill si avvicinò alla finestra aperta, tagliò la corda che l'aveva condotta nel palazzo e ne osservò il moncone che si perse nell'oscurità, fino alla facciata dell'altro edificio usato come rampa di lancio. Era vero che le guardie si aspettavano solo attacchi frontali, ma non voleva rischiare di essere scoperta solo per un caso fortuito. Se un qualche uccello notturno si fosse appollaiato là sopra, avrebbe allertato anche le sentinelle più tonte.
    Si chiuse la finestra alle spalle e nascose rampino, arco, corda e manubrio, pronti per essere utilizzati per scappare a furto compiuto. Erano troppo ingombranti da portare appresso, e aveva studiato la mappa del palazzo a sufficienza per sapere come ritrovarli.
    Sospirò, non restava altro che avventurarsi per i corridoi del palazzo. Temporeggiò giusto mezzo secondo davanti alla porta, prima di aprirla e uscire dalla stanza.

    Chiedo venia per il ritardo, ma almeno sono dentro all'obiettivo di una risposta per anno ^^"

    Per coerenza con quanto ho scritto nello scorso messaggio, Jill è arrivata 20-30 minuti dopo Lyuda. Dato che è rimasta appollaiata sul tetto per un po' e non ha visto nulla, non potevo inventarmi ora che si era appisolata per quei due minuti che servivano al tuo pg di intrufolarsi. Non ha nessun motivo di sospettare qualcun altro possa essersi infiltrato oltre a lei, è l'ultima cosa che le verrebbe in mente.


    Edited by Tirannosaurorex - 5/12/2021, 16:30
     
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    In un’altra situazione mi sarei scusato per il ritardo assolutamente abissale, ma io e Tira abbiamo già concordato che rispondere una volta ogni morte di papa è una delle regole di questa role.



    Con un balzo silenzioso, Lyuda atterrò sull’elegante pavimento in pregiato marmo rosa del corridoio. Con un movimento rapido e metodico che aveva già compiuto decine di volte avvolse la corda in un compatto gomitolo, dopodiché la ripose nella sua bisaccia in cuoio e chiuse delicatamente la finestra. Era dentro. Si trovava nel terzo ed ultimo piano del palazzo, quello che ospitava le stanze private dei suoi facoltosi abitanti. Ciò, inutile dirlo, la favoriva decisamente nel lavoro che si apprestava a svolgere.
    < Beh, si comincia. >, pensò Lyuda estraendo dalla sua bisaccia un ampio sacco di tela. Le informazioni che aveva ottenuto non le indicavano un obbiettivo preciso a cui dare priorità: la casa, semplicemente, era imbottita di quegli inutili quanto preziosi ninnoli che tanto piacciono ai gran signori, ragion per cui tutto ciò che le restava da fare era intrufolarsi nelle stanze più promettenti per poi agguantare quanti più oggetti preziosi le consentiva la capienza del suo sacco e delle sue tasche.

    Il corridoio nel quale si trovava era piuttosto lungo, tanto che, trovandosi all’incirca nel mezzo, Lyuda riusciva a malapena ad intravedere le sue due estremità nella fioca e polverosa luce lunare. Colonne in pietra rossastra addossate al muro che dava all'esterno, la cui funzione era con ogni probabilità più estetica che strutturale, s'innalzavano ad intervalli regolari di circa tre metri l’una dall’altra. In ciascuno di questi spazi, leggermente più vicina al soffitto di quanto lo fosse al pavimento, si apriva una finestra. La zona inferiore del muro era invece ornata nei modi più disparati: Lyuda distinse quadri, grandi vasi in porcellana, mensole cariche di soprammobili d’argento, e una gran varietà di altri oggetti che non seppe bene come classificare ma che, su questo poteva scommettere, dovevano valere quanto una piccola casa nei quartieri esterni della città.

    D’innanzi a Lyuda si parava una porta in legno scuro riccamente intarsiata con motivi barocchi. Sembrava decisamente promettente. Poiché guardare dalla serratura sarebbe stato del tutto inutile a causa della scarsa illuminazione, pose un orecchio sulla sua superficie. Non udì alcun suono. Stringendo il pomello con entrambe le mani, Lyuda aprì con lenta cautela la porta e la varcò per poi chiuderla alle sue spalle con la medesima attenzione. L’espressione estatica che le illuminava il volto si tramutò, istantaneamente, in quella di più assoluta delusione. La flebile luce che filtrava da una piccola e stretta finestra rettangolare, la quale apriva presumibilmente sul cortile interno del palazzo, schiariva un’accozzaglia disordinata di scope, secchi e vari altri utensili da lavoro in legno. Lyuda non riuscì a trattenere uno sbuffo di stizza.
    < Perché mai uno schifosissimo magazzino dovrebbe avere una porta così decorata. > pensava mentre, ponendo la massima attenzione nel non fare rumore, si apprestava ad uscire dall’angusto stanzino.

    Non appena chiuse la porta dietro di sé, una strana sensazione di disagio, indefinita eppure intensa, le strinse improvvisamente il petto. Qualcosa non andava. Non aveva la minima idea di quale fosse il problema, ma, ad un livello puramente istintivo, sentiva con assoluta sicurezza che qualcosa di molto strano era appena accaduto. Decise di dare un’occhiata più approfondita all’elegante porta in legno chiaro che aveva appena varcato. Se la ricordava leggermente diversa, ma la scarsa illuminazione le rendeva difficile stabilire esattamente in che modo. I suoi occhi caddero su delle curiose macchie scure situate vicino alla maniglia, abbastanza definite per essere visibili nonostante la penombra. Sembravano due impronte digitali impresse da una mano sporca d’inchiostro o di grasso. Era stata lei a lasciarle? Si esaminò le mani, ma erano pulite.

    Lyuda si guardò rapidamente attorno. In fondo al corridoio, appena irradiata dai raggi lunari, intravedeva una rampa di scale che dava al piano superiore.
    < Cosa ci fanno delle scale all'ultimo piano? >, si domandò, ma non ebbe modo di approfondire ulteriormente il suo ragionamento poiché un suono, proveniente dall’estremità opposta del corridoio, raggiunse d'un tratto le sue orecchie. Con uno scatto rapidissimo, Lyuda si appiattì accanto alla più vicina tra le colonne in marmo bianco che si ergevano regolarmente lungo il muro. Il rumore che aveva udito era stato tanto fugace quanto lieve. Che si trattasse di una guardia che faceva la ronda? O forse di un topo?
    < Qualunque cosa sia >, pensò Lyuda, < è andata dalla parte opposta. >.

    Edited by -Aleph- - 29/4/2022, 14:05
     
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    Mi dispiace solo di non aver aspettato di nuovo il 5 di dicembre ^^"


    Due erano le informazioni che il committente aveva condiviso con lei: una descrizione sommaria dell'oggetto che Jill doveva procurargli e uno schizzo della mappa dei tre piani del palazzo. Certo, era più di quanto aveva di solito con cui cominciare, ma era un altro piccolo dettaglio che la infastidiva. Era appena un dubbietto, neanche degno di essere menzionato. Eppure...
    Eppure, di tutti i momenti, era proprio quello in cui stava riemergendo.
    < Aspetta, in che senso? > aveva chiesto a Velka, dopo aver "sentito" la sua spiegazione. Si era focalizzata sulla mappa e non l'aveva ascoltata davvero.
    Velka aveva alzato gli occhi al cielo, ma le aveva fatto la grazia di non commentare.
    < Il committente, no? Ha detto che nel palazzo c'è uno strano sistema di difesa che si attiva contro chi non è autorizzato ad entrare. >
    < Che genere di sistema? >
    < Non ha voluto specificarlo.
    - scrollata di spalle - Non ho capito se è perché non lo sapesse o perché non volesse dirmelo. Non lo ha detto con molta convinzione, comunque, lo ha solo accennato. >

    Quando Jill aprì la porta, pensò che il committente non le avesse fornito informazioni così attendibili. Aveva memorizzato la piantina ed era abbastanza certa che quella stanza dovesse affacciarsi su un corridoio, non su un'altra stanza. L'ambiente davanti a lei era riccamente decorato, con mobili antichi, intarsi preziosi e suppellettili che si sarebbe aspettata da un salotto signoresco dove invitare gli ospiti, non da una camera da letto dei piani superiori. Oltre alla porta dalla quale era entrata, ce n'erano altre due. Forse la mappa non era aggiornata? Avevano aggiunto dei muri da quando era stata disegnata?
    Jill ricacciò il dubbio da dove era venuto e si guardò attorno. Chiuse delicatamente la porta alle sue spalle, si portò in punta di piedi verso quella dritta davanti a lei. Il corridoio doveva essere in quella direzione, no? Nop, finì in un'altra stanza. Chiuse la porta senza nemmeno sbirciare al di là della soglia e andò verso l'altra. Strano, perché le era così difficile orientarsi? Non era la prima volta che si aggirava in palazzi del genere, eppure... il dubbio tornò ad insinuarsi nella sua mente.
    La seconda porta dava effettivamente in un corridoio. Tirò un sospiro di sollievo virtuale. Non che si stesse impanicando, ma odiava quando la situazione andava storta fin dall'inizio: l'esperienza le aveva insegnato che raramente poteva aspettarsi una soluzione felice. Non doveva scoraggiarsi, però. Per il momento era di gran lunga più semplice seppellire quel dubbio sul fondo-fondo della sua mente, per quanto le risultasse strano che una camera da letto fosse attaccata direttamente ad un salotto. Ma in fondo... non era ben tre piani di palazzo? Ci stava che l'interior designer avesse perso ispirazione ad una certa. Lei non era capace nemmeno di scegliere come disporre due quadretti random nelle sole quattro pareti della sua stanza, figurarsi un intero palazzo!
    Chiuse la porta e si diresse con cautela verso destra, verso il suo obiettivo, pronta a confondersi tra le ombre al primo rumore sospetto. Non era ancora il momento di valutare se le cose stessero procedendo bene o male..
     
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    Per quanto si sforzasse di ricacciarla indietro, Lyuda non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di angoscia indefinita che aveva iniziato a stringergli il petto nel momento stesso in cui aveva messo piede in quel palazzo. Si disse tra sé che non era il caso di perdere altro tempo: qualcosa gli stava dicendo che sarebbe stato meglio fare un lavoro veloce e poi darsela a gambe, anche a costo di lasciare indietro qualcosa. D’altronde la notte era appena iniziata, eppure i presagi di sventura erano stati già troppi per i suoi gusti.

    Si diresse silenziosamente verso un’altra porta riccamente ornata, simile in tutto a quella che aveva varcato pochi minuti prima. Strinse le dita attorno all’elegante pomello d’argento intarsiato e lo ruotò delicatamente, così da attutire il sonoro scatto metallico normalmente causato dal meccanismo d’apertura. Mentre dischiudeva lentamente la porta davanti a sé, un inaspettato brivido di tensione, simile a quella che aveva provato poco fa uscendo dal magazzino, la attraversò per un’istante. La sgradevole sensazione si sciolse nel momento in cui constatò che, questa volta, la stanza che gli si parava d’innanzi era congruente nei fasti con il suo ingresso. Si trattava di un’ampia camera da letto che, come spesso accadeva nelle dimore degli individui altolocati, era arredata con più opulenza che buon gusto.

    < Finalmente! >, sibilò Lyuda con un misto di sollievo e stizza. Con un gesto veloce che l’esperienza aveva ormai trasformato in automatismo, estrasse un grosso sacco di tela dalla sua bisaccia e con un movimento di polso lo strattonò per massimizzarne la capienza. Era giunto il momento di rinnovare l'arredo secondo un gusto più minimal, ispirandosi un canone estetico capace di combinare l'eleganza alla sobrietà. In altre parole, svuotare tutto.

    Perdona il messaggio molto breve, ma stavo pensando che prima di far accadere altre cose forse sarebbe meglio che Lyuda e Jill s’incontrassero. Secondo me se proseguiamo parallelamente potrebbe diventare sempre più difficile farle incrociare in maniera naturale, perché continuerebbero ad essere introdotti elementi che non coinvolgono entrambe. D'altronde adesso è chiaro a tutte e due che nel palazzo sta succedendo qualcosa di strano, quindi potremmo passare alla fase in cui cercano di capire insieme cosa sta succedendo. Se per te va bene potrebbero incontrarsi in questa stanza, se invece hai altre idee nel prossimo post posso “casualmente” far capitare Lyuda nel posto in cui si trova Jill.
     
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5 replies since 5/12/2020, 19:17   1441 views
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