| *...* Razza: Ibrido fra un drago e un Kitsune Sesso: Maschio Età: 36 anni Elemento: Veleno
Aspetto fisico: Le sue dimensioni sono simili a quelle di una volpe (altezza 50cm, lunghezza 60cm, con coda 115cm). Riporta in parte le caratteristiche di entrambe le specie. Possiede il corpo, le zampe, la testa e la coda da drago, con due paia di corna aguzze e leggermente piegate verso il dorso. Un paio d'ali piumate nere. Dai candidi ha ricevuto una leggera pelliccia color nero pece che lo ricopre interamente al posto delle scaglie: ha una tonalità più chiara sul ventre ed è anche più folto soprattutto sul pube; sulla punta della coda affiora un ciuffo color rosso fuoco che risale per una criniera fino al cranio, in mezzo alle corna dove nasce una chioma di capelli; dei grandi canini e gli organi genitali (coperti dal folto pelo); ha ereditato anche la particolarità di avere un occhio rosso (destro) e uno giallo (sinistro). È molto robusto e muscoloso. Utilizza questi suoi privilegi in agilità e resistenza. Non può sferrare colpi di elevata potenza, ma con un balzo può stendere un umano. Riesce a portare un peso pari al doppio del suo (fino a 100Kg con grande fatica), in volo non più di 40Kg. Possiede una cicatrice simile a un dente di drago sul pettorale destro. Essa è legata misticamente ad un anello che porta con se. Ha un legame molto potente e non scompare nemmeno dopo una trasformazione rimanendo scoperta dal pelo o dalle scaglie. Emana un leggero odore da cane e rettile mescolati. Vestiario: Porta con se un anello. Ha il potere di controllarlo e ridurlo alla schiavitù ed isola qualsiasi altro artefatto od incantesimo a farlo al posto suo, reagendo anche in modo aggressivo, separandolo dalla fonte del controllo. Si adatta a qualsiasi dimensione della falange. Armi:
Carattere: Non è abituato a vivere in comunità, ma vive solitario. È abituato ad una vita selvaggia, ma sa comportarsi civilmente quando c'è né bisogno. Non ama molto combattere e spesso preferisce giocare sporco per vincere una battaglia oppure semplicemente per trarre profitto da qualcuno. Poi... Non si sa. Nessuno conosce bene le sue abitudini e non le ha mai accennate a nessuno. A volte appare come un cucciolo curioso alla scoperta del mondo; a volte appare come un Generale che ha già pianificato ogni suo movimento. Si può dire che abbia fatto esperienza col tempo: ha anche frequentato un assoldamento nell'esercito fino a finire in situazioni ben più oscure e losche. È un vero esperto in quel settore. Se fa delle promesse le mantiene sempre.
In battaglia: Potere speciale:
Polimorfismo: Ha ereditato dalla madre il potere di poter mutare forma, in qualsiasi creatura gli aggrada. Però, non può farlo quando gli pare, ma deve avere in possesso un campione della creatura in cui si deve trasformare. Il drago usa il sangue attinto dalla vittima per replicare la sua struttura chimica, prendendone aspetto e caratteristiche fisiche (agilità, forza, velocita). Più ne attinge, più è il tempo che può mantenere quelle sembianze. La trasformazione va da una durata di 1ora a 20 ore. Attenzione, es. se attinge il 20% del sangue di un licantropo o il 20% di un drago, il tempo della trasformazione rimane invariato nonostante le quantità risulteranno diverse (questione di proporzioni). Può accadere che torni normale prima del tempo dovuto, nel caso in cui abbia perso una grande quantità di sangue. Oppure se è prossimo alla morte. Quando accade tutto il suo corpo si scioglie in una pozza di sangue lasciando solo la sua forma primaria immersa in esso. Il sangue poi evapora senza lasciare traccia. Tutte le ferite che aveva prima scompaiono (tranne le più gravi) e si sommano nel sottrargli energie, fino anche a farlo ritrasformare svenuto. Tecnica I:
Smog: come altre specie di draghi, possiede la sua ghiandola per il soffio elementale. Con essa è in grado di produrre, in vari modi, un veleno. Può emetterlo sotto forma di nuvolette di gas simile al fumo e può crearle più dense o più disperse a suo piacimento. Può emetterlo sotto forma di un getto compresso, mirando principalmente agli occhi dell'avversario, provocando una leggera irritazione ai tessuti deboli. Ha un numero limitato di colpi che varia da 1 a 3, a seconda delle circostanze. Può anche mescolare la sostanza gassosa con la sua saliva e con qualche minuto di attesa, ottiene un liquido semi-trasparente, di colore nero, che spalma sul pelo, facendo finta di pulirsi (si può notare però che la lingua è diventata scura e non più rosea). Quest'ultimo metodo da la possibilità al veleno di evaporare lentamente, rendendolo a malapena percettibile(molto efficace in luoghi chiusi o essendogli molto vicini). Inoltre rende il pelo ignifugo, (non significa che non si scotti o ustioni). Il veleno è leggermente irritante per gli occhi e provoca una lacrimazione se si entra a contatto con esso. Se respirato è inodore, ma la sua capacità di addensare l'aria, lo rende percettibile alle creature sensibili. Tecnica II:
Sotto la lingua possiede una ghiandola in grado di secernere una sostanza che mescolata con la saliva ha effetti rimarginanti estremamente rapidi che può utilizzare per se stesso o per altre creature. In ambiti più violenti, può direttamente spruzzare questa sostanza che da sola è pericolosamente corrosiva. Le sue riserve per questa sostanza sono limitate ad un sol colpo concentrato, con una gittata non superiore ai 2m. Si ricarica molto lentamente e ci vuole qualche ora prima che possa riutilizzarlo, perciò spesso modera la quantità in più colpi scarsi, ma sparati con adeguata precisione. Con un colpo concentrato è in grado di ferire gravemente gli occhi e di ustionare un qualsiasi essere non protetto. Scioglie o rende penetrabili le scaglie di qualsiasi drago e rende inutilizzabili armature "base". Con più colpi scarsi di poco concentrati, provoca un forte bruciore con lacrimazione agli occhi e irritazione ai tessuti delicati. A lungo andare, scalfisce anche il metallo o le scaglie di un drago anche con più efficacia del primo metodo, ma ci vogliono minimo 10m di tempo dopo la primo colpo e che ce ne siano stati di consecutivi. Tecnica III:
Dietro ai canini superiori, possiede un secondo paio di canini, più piccoli e affilati. Durante un morso, mentre i canini principali penetrano le difese, quelli secondari penetrano nella carne iniettando un potente veleno. I primi effetti dopo il morso (istantanei) sono solo una forte accelerazione del battito cardiaco e un fastidioso prurito alla zona morsa. Dopo 10 minuti (su un soggetto di dimensioni umane) compaiono i successivi effetti (per creature dalle dimensioni di un drago questi effetti si fanno sentire dopo 20-25min): tutti i muscoli degli arti si atrofizzano, lasciando "liberi" solo i muscoli del viso e quelli vitali, che però sono ridotti al minimo delle loro funzioni. L'effetto del veleno ha una durata minima di 1h e una massima di 10h (dipende da quanto ne ha iniettato). Può sferrare quanti colpi vuole ma per iniettare una buona dose di veleno in modo che abbia effetto deve rimanere per un certo periodo attaccato alla creatura. Finita la quantità di veleno necessaria per stendere un nemico o più per un totale 10h, deve aspettarne nove per rigenerarlo completamente.
Storia:
Nonostante fosse amore vero, per i suoi genitori fu impossibile concepire un figlio nei metodi classici e semplici. Esattamente un'anno dopo l'uovo si schiuse, dando alla luce una piccola palla di pelo. Il piccolo fu subito accolto tra le membra calde della madre (kitsune) mentre il padre (drago) lo guardava un po' con diffidenza. Egli infatti apparteneva a una classe sociale del suo popolo da non sottovalutare. Nessuno dei suoi simili avrebbe apprezzato un mezzosangue e ne consideravano il padre un traditore. Il padre, dunque, era sempre molto allerta, nascondendo quel cucciolo a chiunque, anche a costo di fargli vivere tutta l'infanzia nella tana. All'età di cinque anni il segreto venne a galla a causa di un capriccio del piccolo che era scappato dalla caverna. Il padre non sapendo cosa fare, decise di cacciare la madre e il cucciolo da quel luogo accusando ella di averlo ingannato mutando forma. Il piccolo non capì perché il padre non avesse rinnegato se stesso pur di averli vicini, ma la madre continuava a ripetergli che se non l'avesse fatto ora non sarebbero vivi. Visse con la madre i successivi dieci anni dove imparò tutto su come comportarsi nella foresta e come sopravvivere e imporre la propia forza sulle altre creature, nonostante le sue piccole dimensioni. Ormai abbastanza grande da essere autonomo volle partire per scoprire nuovi luoghi. Non partì all'istante, ma si fermò per un ultimo insegnamento. In meno di un mese, la madre gli insegno tutto quello che sapeva sul potere degli elementi dei draghi da cui derivava, della loro forza, resistenza e quanti altri pregi. E della capacità eccezionale di cambiare forma dei Kitsune. Si impegno per scoprire a quale elemento apparteneva e se era capace di mutare come la madre ma con scarsi risultati. In compenso aveva però raggiunto un buon grado di muscolatura visti i duri allenamenti a cui si era sottoposto. Infine decise di partire ugualmente e passò l'ultima notte accanto alla madre. Il giorno seguente, mentre finiva la sua colazione in famiglia, entrambi udirono qualcosa muoversi nel bosco. Uscirono dalla tana e si avvicinarono furtivamente al punto in cui proveniva quel suono. Erano due cacciatori: un umano e una specie di lucertola antropomorfa. Uno di loro portava un arco e una fodera per le frecce e l'altro un paio di spade e un coltello. Per quei cacciatori erano solo prede da linciare, mentre per loro i cacciatori erano solo nel loro territorio e dovevano scacciarli. Non solo avrebbero spaventato la selvaggina per giorni, ma avrebbero potuto far del male alla Kitsune e non poteva andarsene con questo timore. L'ibrido fu anche il primo a farsi avanti puntando all'altro compare ibrido. Cercarono di dividerli, facendogli percorrere ad entrambi una pista diversa. Fu solo quando erano abbastanza lontani che allora il piccolo si fece avanti e uscì allo scoperto. Di tutta risposta l'umanoide estrasse una freccia e la caricò sull'arco pronto a colpire. Un istante prima che potesse scoccare la freccia, la Kitsune assalì il cacciatore facendogli perdere la mira e l'equilibrio. Il piccolo n'è approfittò per tentare un'azzanno alla gola che però non ebbe un granché come effetto. I suoi denti infatti non riuscivano a perforare le scaglie di quell'essere che nel frattempo si stava riprendendo dallo sgomento e aveva cominciato ad aggirarsi e a chiamare aiuto. Poi iniziò ad attaccare anche la madre, che, posta sopra di lui per tenerlo a terra era un facile bersaglio per i suoi artigli. In preda alla furia di non essere riuscito a porre fine subito alla sua esistenza, fece per ruggirgli contro tutta l'ira che gli stava provocando. Ma al posto di un suono ne uscì un liquido trasparente, che appena venne a contatto con le scaglie di quell'ibrido, egli cominciò ad urlare. Le scaglie infatti si stavano squagliando e di conseguenza anche la pelle sottostante, provocando un evidente dolore. Dunque non perse tempo e un secondo dopo i sui canini erano già immersi nella carne e nel sangue. Già. Il sangue, una sostanza calda e fluida da un gusto particolare. Non ci aveva mai fatto caso, ma il sangue che sgorgava in gola era veramente piacevole e senza rendersi conto di ciò che faceva iniziò a prosciugare la preda. Si sentiva diverso, completamente diverso. Tutto quello che sentiva prima ora non aveva più senso. Quando fu sazio, alzò lo sguardo e osservò la madre che lo guardava con evidente preoccupazione e ammirazione allo stesso tempo. Cosa c'era di tanto curioso in lui che non lo avesse notato in anticipo. Un po' a disagio si guardò le zampe, poi il corpo e infine la coda. No, c'era proprio qualcosa che non andava. Questo corpo non era il suo, non lo riconosceva, che cosa gli era successo? Cercò spiegazione dalla madre che però lo ammutolì con una semplice risposta "hai ereditato un mio dono". Non fu sicuro di come funzionava la cosa, ma ne era certo, poteva trasformarsi. Nei secondi a venire fu tutto molto veloce. Uditi i passi del secondo cacciatore la madre si liquidò dal figlio augurandogli una buona vita. Il figlio invece nascose in fretta e furia il cadavere uguale a lui e n'è prese arco e frecce. Quando l'umano gli fu a portata d'occhio lo vide fargli dei cenni e corrergli incontro. Diversamente da come accadeva prima, riuscì a capire perfettamente ciò che diceva: "Zendrik! Dov'eri finito? Hai trovato qualcosa almeno? Uh. Ma che fine hanno fatto i tuoi vestiti?" "Vestiti?" Fin da allora non aveva mai sentito questa parola, ma stranamente ne capiva il significato e ripensando a ciò che aveva addosso il cadavere di prima. Poi abbassando lo sguardo vide qualche le po' di pelle di animale strappato. "Me li ha strappati quell'animale che stavo cercando di prendere." Disse raccogliendo uno dei lembi dei vestiti. L'altro lo studio un po' sospettoso "Vedo che non hai perso le abitudini del tuo vecchio popolo. Quante volte te lo devo dire che mordere le prede rovina le pellicce e dopo le dobbiamo vendere a metà del prezzo! E non provare a mentire, quella bocca sporca di sangue non mente" Poi si accovaccio davanti a lui facendo cadere una sacca dalla schiena e tirandone fuori una fascia e inizio ad avvolgerla alla vita dell'ibrido. "Ma che stai facendo?" Chiese quest'ultimo. "Mi assicuro che non te ne vai in giro troppo scoperto, lo sai bene che quando torniamo in città bisogna coprire certe parti del corpo. È la legge. E se eri abituato in diverso modo con il tuo popolo, vedi di dimenticarlo. Ora sei in una nuova città." Poi quando ebbe finito fece eloquentemente capire di seguirlo. Pochi minuti dopo raggiunsero la fine della foresta e al posto di essa davanti a loro si erigeva una grande città. La lucertola riuscì a trattenere a fatica lo stupore e l'orrore che stava osservando. Vista la situazione confusionale, decise di continuare a seguire l'umano. Imboccarono un vicolo stretto fino a raggiungere un edificio con su scritto "taverna dei grifoni d'oro" ed entrarono. Li trovò una marea di creature simili a lui, tra le quali alcune anche gli fecero dei cenni che identificò come una richiesta nell'avvicinarsi. Obbedì quasi istantaneamente, avvicinandosi e sedendosi al loro tavolo. Era strano come quelle cose gli riuscissero così semplici, come se il suo corpo sapesse già come comportarsi: ma quello non era il suo corpo. Si sentì sopraffare di domande che i suoi simili gli ponevano sull'andamento della giornata. Provò a rispondere ad alcune di esse lasciando sempre il discorso a metà, fino a quando uno di loro non lo fermò. Avevano notato che c'era qualcosa che non andava. "È da un po' di giorni che ti vediamo strano sai? Credo che troppa aria di città ti abbia fatto male per un tipo forestiero come te... Credo ti ci voglia una carica alla vecchia maniera.... LOCANDIERE!" Urlò rivolto a un umano dietro a un bancone, indaffarato a lavare alcuni oggetti trasparenti di forma cilindrica. Ecco, quelli non aveva idea di che nome avessero. "LOCANDIERE!" Continuò l'altro fino a quando l'umano non fu giunto da loro. "Il mio amico è molto stressato ultimamente, gli serve una carica... Selvaggia!" Disse facendo l'occhiolino. "Bene!" Rispose la voce grossa del locandiere. "È questo il giovanotto? Guarda che qui si servono taglie forti!" Disse rivolto all'ibrido in questione. L'amico rispose al posto suo "Tranquillo! A Zendrik non spaventa nulla! Anzi portagli un bel bicchiere di Whisky così non ci pensiamo più. Offro io." È detto questo batte la mano sulla spalla di Zendrik che cominciava a sentirsi a disagio. Cosa era questo Whisky? Cos'era questa carica selvaggia? Cercò risposte negli occhi dei suoi compari poi nel bicchiere che gli fu dato. Non ci volle tanto a capire che doveva berlo visto che praticamente glielo fecero ingoiare. E subito un esplosione di calore lo travolse facendolo quasi sudare. Cos'era quella bevanda? Che cosa gli stava succedendo? Perché aveva caldo? Cercò nuovamente risposta negli occhi dei compagni che questa volta erano rivolti verso qualcosa alle sue spalle, alcuni sbavavano come a voler sbranare una preda, ad altri si poteva notare un filo di invidia che però fino ad ora non aveva ancora un significato per lui. Poi un odore particolare colpi i suoi sensi, un odore che nonostante non l'avesse mai sentito, senti ogni nervo pulsare come se quel corpo estraneo volesse dirgli qualcosa. Uno dei suoi compagni gli sussurrò all'orecchio "La selvaggina e pronta, non aspetta altro che essere sbranata!" Zendrik si girò per osservare che cosa mai ci fosse di così prezioso che i suoi compari tanto bramavano e che il suo stesso corpo era impaziente di avere. Di colpo il suo respiro si fermò. Cos'era quella creatura? Spalancò gli occhi stupito. Gli metteva un certo timore ed ansia, ma era di una bellezza tale che il suo sguardo avrebbe potuto scioglierlo. Dopo una lenta osservazione di ciò che aveva davanti, prese la decisione più sensata per lui: tagliare la corda. Cercò quindi di formulare una frase per liquidarsi da quell'imbarazzante situazione, ma fu subito interrotto dalla creatura che gli chiuse la bocca legando la con un nastro di stoffa per poi tirarlo a se. A questo punto si rese conto di non poter fare altro che assecondarla, ma cosa doveva mai fare di tanto importante? Fu strattonato dal nastro di stoffa fino ad una porta che sembrava condurre al retro della locanda. Qualcosa però li fermo entrambi. La porta davanti a loro si spalancò, e la scansarono per poco. Da li entrarono un umano ed un... Un... Una specie di ibrido tra un lupo e un umano, una creatura che "Zendrik" non aveva mai visto, entrambi ricoperti di una splendente armatura. Avanzarono fino al centro della sala dove ora era sceso il silenzio più totale. L'umano prese una pergamena e la porse all'ibrido lupo. Questo la prese e con una voce possente iniziò a leggerla: "Attenzione a tutti i cittadini. È stato riscontrato un possibile allarme vampiro. Un cittadino è stato ritrovato morto dissanguato nella foresta ad Est della città. Invitiamo ai giovani di rimanere nelle case sotto sorveglianza di un adulto. Inoltre non è permesso a nessuno lasciare la città. Sono in corso delle indagini sul malcapitato..." Una voce si levò dalla locanda, "E chi sarebbe questo malcapitato?" I soldati si guardarono l'un l'altro decidendo se dare una risposta o no. In fine disse: "Un ibrido drago-umano, maschio, sui 20 anni. Pelle bianca, scaglie verdi, occhi marroni. Sangue: rosso." Conclusero rimettendo la pergamena al suo posto e attesero. Molte delle creature presenti in quella stanza avevano ripreso tranquillamente a chiacchierare. Solo il tavolo in cui prima era seduto c'era ancora silenzio. Tutti gli ibridi si guardavano l'un l'altro, come se avessero visto un fantasma. Uno di loro si fece avanti, raggiunse le guardie e parlò sottovoce. Da dove si trovava "Zendrik" non riuscì a sentire cosa dicevano, ma da gli sguardi che gli arrivavano a tratti da quell'ibrido, capì che se non si dava una mossa sarebbe finito nei guai. Si voltò di scatto dando le spalle ai due soldati che ancora confabulavano nel tentativo di capire quello strano evento. Intanto lui si slegò il nastro dal muso sperando solo di fare in tempo prima che qualcun altro si accorgesse di quella somiglianza con la descrizione della vittima. Purtroppo si. Qual un'altro se ne era accorto, qualcuno che stava dando per scontato, eppure gli era accanto. Un forte bruciore gli attraversò il fianco, strappandogli un ruggito soffocato. Mise una mano sul fianco che iniziava a pulsare, per poi voltarsi verso chi lo aveva colpito: la creatura che prima lo aveva tanto attirato e che il suo corpo era disposto a fidarsi ciecamente, ora lo terrorizzava. Osservò con orrore la lama che impugnava, imprinta del suo sangue, mentre la creatura sussurrava le ultime parole della guardia "...Sangue: rosso". Spostò lentamente lo sguardo sulla mano che copriva la presunta ferita. Il sangue ormai aveva imbrattato tutta la mano e ora scendeva sul fianco lungo l'arto. Ma al destino questo non bastava. Quella piccola frazione di tempo era stata sufficente per far capire alle guardie che in lui qualcosa non quadrava. Appena si voltò per capire se aveva ancora tempo, li vide venirgli incontro con aria poco amichevole. "Ehi tu!..." Disse l'umano ma "Zendrik" si era catapultato contro la porta sfondandola. L'ibrido si ritrovo in un lungo corridoio di legno, pieno di altre porte come quella da cui proveniva. Dove andare? Non poté aspettare molto per decidere e iniziò a correre verso la fine del corridoio. C'era un rientro nella parete, con dei gradini che sembravano portare al piano superiore. Non le utilizzò affatto. Si limitò a saltare contro il muro e nuovamente saltare sul pianerottolo superiore. Il salto era venuto bene, l'atterraggio un po' meno, rovinando pericolosamente a terra. Fare acrobazie in quelle condizioni non ne garantiva un esecuzione perfetta. Si rialzò a fatica sentendo ancora le voci delle guardie che salivano le scale di corsa. "Fermati! È un ordine!". Al contrario lui era già in piedi, impegnato a cercare una via di fuga in quel secondo corridoio uguale al precedente, tranne che da un particolare: questo sul fondo aveva un buco rettangolare da cui si vedeva l'esterno della taverna. Senza pensarci due volte si lanciò contro la finestra mandandola in frantumi. Le ali in quel momento sarebbero state utili, anzi, essenziali per garantirgli una fuga decente. Ma si rese conto troppo tardi di non averle e si aspettò una dolorosa caduta. Per la prima volta, poté capire cosa provavano gli scoiattoli quando li lanciava in aria per gioco, cercando di fare centro nella sua gola. Cercò di bilanciarsi al meglio per farsi meno male possibile, ma non servì a nulla. Sentì qualcosa sotto di lui fendere l'aria, poi un tessuto nero lo strappo dallo schianto imminente, facendogli trovare una culla morbida e membranosa. Quando riemerse da quel tessuto, osservò meglio che cosa lo aveva salvato. "Un'ala?" penso "Zendrik" con un po' di stupore. Quella creatura, che ora lo stava osservando con evidente preoccupazione, doveva avere dei riflessi fulminei per esser intervenuta con quella velocità. "Tutto bene?" gli domandò. Non sapeva cosa rispondere, in effetti non andava propio tutto bene. Si limitò a scendere dall'ala cercando di inventarsi una risposta gesticolando con le mani, ma l'unica cosa che ottenne fu un secondo intervento. "Acc...! Sei ferito! Aspetta non ti muovere... Cerco un medico." Mentre il drago si voltava per cercare chi sa cosa, "Zendrik" ne approfittò per esaminarlo meglio: Era grande parecchie volte lui, ali nere cosparse di... Tatuaggi? Simili a fulmini e luminosi per di più! E tutto il resto del corpo? Come aveva fatto a non accorgersene prima? Un drago a strisce nere e blu non si vedeva tanto in giro. Notò anche un'ultimo particolare, che lo fece indietreggiare: indossava un armatura, molto simile alle guardie che c'erano prima, a differenza che la pettorina aveva uno stemma simile ad un artiglio di drago e l'elmo che portava era adornato con più corna d'oro, facendolo assomigliare ad una corona di spine. Quel piccolo momento di pace si interruppe, anche per l'arrivo di tutte e due le guardie che sembrava avessero preferito fare il giro della taverna che buttarsi dalla finestra. Ma ora non correvano, si limitarono a camminare tranquillamente verso di lui, per poi fermarsi a una decina di metri di distanza. L'umano poi si rivolse al drago che prima lo aveva aiutato, chiamandolo probabilmente per nome. Questo si avvicinò un pò frettoloso per poi abbassare la testa, allora il soldato lo mise al corrente della situazione. Adesso era il drago, seduto accanto alle guardie che lo studiava attentamente. "Tranquillo. Non abbiamo alcuna intenzione di farti del male." iniziò il licantropo. "Vogliamo solo parlare." L'umano si avvicino di qualche passo, ma "Zendrik" non si fidò ed iniziò nuovamente a correre in direzione opposta a loro. "Thunder! Prendilo!" Il drago si alzò e con un elegante balzo, gli fu subito alle spalle. Ci avrebbe messo un attimo ad afferrarlo se non fosse svoltato all'improvviso, lasciando al drago solo aria mista a polvere tra le zampe. La lucertola riuscì a trovare ristoro per qualche secondo. Quel corpo gli aveva già procurato abbastanza problemi, era il momento di liberarsene. "Ma come?" Non vide oltre alternative se non provare a toglierselo con la forza. Con gli artigli affilati che si ritrovava cercó un punto delle scaglie su cui far presa, graffiandosi e squarciando la pelle. Infine inpiantò profondamente gli artigli nel petto e tirò con forza dilaniando il torace in due parti. Il sangue iniziò a scendere impetuoso dal suo corpo e anche le scaglie iniziarono a cadere e sciogliersi. Il tutto terminò in una grossa pozzanghera di sangue che a poco a poco scompariva evaporando. Sul terreno polveroso rimase solo una piccola, innocua, pelosa creatura, munita di ali piumate di un nero intenso. Finalmente era tornato se stesso. Si rialzò con l'intenzione di dileguarsi prima che il drago lo raggiungesse nuovamente. Ma questo era già sopra di lui:lo poteva vedere fra la fessura dei due edifici che componevano il vicolo. Probabile che avesse assistito a tutta la scena. Stava per scappare quando un fulmine lo travolse e in preda a violente e dolorose contrazioni, svenì.
Edited by Zampa di lupo - 7/7/2015, 09:03 |
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