Kengard: Creature da oltre i confini

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    < Nicholas Riordan. Ti ringrazio caldamente per le cure che mi stai offrendo. Molte grazie. = ) >, disse Leamhan volgendo il capo verso il giovane alchimista. Stava per aggiungere dell’altro, probabilmente qualcosa di relativo alla fasciatura accennata da Nicholas, quando la sua attenzione fu catturata da un’inedita voce femminile. La nuova arrivata, che giunse accompagnata da Nerval, si presentò come Armoria, guaritrice allieva di Ferglarendir dotata di un talento che, ci tenne a precisarlo, poteva dirsi pari solo alla sua disubbidienza. Aggiunse anche che guarire le ferite altrui contribuiva in qualche modo a rafforzarla, dopodiché indicò la manco mozzata di Rovres descrivendola come “un buon pasto”.

    Leamhan esaminò sommariamente Armoria con il sonar, constatando che si trattava di un’umana. Inclinò leggermente la testa da un lato. Trovò la presentazione della guaritrice alquanto bizzarra, parere che, provenendo da lui, poteva dirsi particolarmente audace se non addirittura paradossale. A lasciare perplesso il teramin fu l’affermazione della guaritrice circa la propria capacità di rafforzarsi guarendo le ferite altrui, al punto da considerarle al pari di un pasto. Sfortunatamente, date le circostanze spiacevoli e le ferite più o meno gravi riportate da tutti, di certo quella non era la circostanza adatta per dedicare del tempo ad indagare sulla questione, dunque sarebbe stato decisamente meglio posticipare eventuali domande. Questo ragionamento fu esattamente quello che Leamhan non fece.

    < Signorina Armoria. Salve. Il mio nome è Leamhan. Ti pongo le seguenti domande. >, esordì il teramin con la sua inconfondibile piattezza espressiva.
    < Hai affermato che mendare ferite ti rafforza. In che senso. Poiché ordinariamente usufruire d’abilità magiche è spossante. Hai descritto la ferita di Rovres come un “lauto pasto”. Dunque t’alimenti del suo dolore. Ti domando che sapore abbia. >, Leamhan fece un profondo respiro, come se fosse appena riemerso da una lunga apnea, dopodiché riprese la sua raffica di domande.
    < Sostieni che, a seguito d’un risanamento completo, il beneficiario della cura proverà un dolore triplo in rapporto all’originale. Qual è la sua durata. Ti domando inoltre se t’è possibile sanare lesioni assai passate. Infine ti chiedo di guarire le mie attuali. Molte grazie. >
    Terminato il suo bombardamento di domande più o meno pertinenti, tra le quali curiosamente non si poteva scorgere un singolo punto interrogativo, Leamhan rimase in silenziosa attesa di una risposta, possibilmente anche più di una. Sulla scialba superficie del suo muso si delineò un disegnino di difficile interpretazione che, verosimilmente, voleva ritrarre un qualche tipo di espressione facciale.
    < :^ ] >

    Edited by -Aleph- - 24/10/2022, 10:07
  2. .
    Leamhan non era mai stato un grande estimatore del contatto fisico ma, esausto com’era, questa volta si lasciò volentieri sollevare di peso da Zell, che lo strinse tra le braccia con la delicatezza che si riserverebbe ad gatto da compagnia. Probabilmente entrambi ritenevano che la situazione stava finalmente volgendo verso una distensione, ma ciò che avvenne negli istanti successivi smentì loro pronostico nella maniera più clamorosa possibile. Le parole che l’ibrido e il teramin avevano rivolto al kitsune ebbero, infatti, un effetto diametralmente opposto a quello sperato. La volpe dalle molte code, d’un tratto preda di una rabbia incontenibile, emise dalle fauci una sfera di energia vermiglia che sorvolò i suoi interlocutori abbattendo con un’esplosione due grossi alberi poco distanti. Si trattava evidentemente di un colpo d’avvertimento, perché subito dopo si scagliò in carica su di loro con l’intento di colpirli con una zampata.

    Mentre Lesothos reagì prontamente tentando di rallentare l’attacco con una folata gelida, la quale contribuì se non altro a tenere sotto controllo le fiamme innescate dal proiettile esploso poco prima, Leamhan fu invece colto del tutto alla sprovvista. Agì d’istinto e fece appena in tempo a proiettare la propria ombra davanti a sé e Zell, dalla quale scaturì una fitta schiera di colonne nere. Non si trattava certamente della più ottimale tra le soluzioni, data la mediocre resistenza che caratterizzava tali costrutti d’ombra, ed infatti l’attacco della volpe li infranse senza troppi problemi essendone rallentato solo in parte. Leamhan, centrato in pieno, fu scaraventato dietro Zell per un paio di metri, impattando al suolo come un sacco di patate. Il colpo era stato, in realtà, molto meno vigoroso di quanto poteva sembrare, il kitsune fiammeggiante si era chiaramente trattenuto, ma per sua sfortuna il teramin aveva già diverse costole rotte a causa del precedente scontro con i banditi e dunque il dolore causatogli dall’urto fu lancinante.

    Disteso a terra su un fianco, Leamhan gemeva debolmente. Rimase in quello stato per un lasso di tempo considerevole, finché non riuscì finalmente a trovare le forze per alzarsi sulle sue sottili zampe. Il suo respiro era irregolare e stentato.
    < Ma... ma perché. Perché l’hai fatto. >, domandò, risuonando in qualche modo ancora più monocorde del solito, senza curarsi di volgere il muso in direzione della volpe né tantomeno di imprimere alle sue parole un tono interrogativo.
    < Io m’ero offerto d’aiutare il tuo compare a reperire la sua arma. Si. T’offersi assistenza e tu ora m’hai aggredito. Ma perché. > Il suo intero corpo venne attraversato da un fremito. Di punto in bianco il teramin iniziò a trafiggere ripetutamente il suolo con la punta acuminata della sua zampa anteriore destra.
    < Ma perché! Perché. Perché! Perché l’hai fatto, perché! Ngh! >, ripeteva, pugnalando il manto erboso ogni qualvolta pronunciava la parola “perché”. Poi, improvvisamente, sembrò aver completamente dimenticato come parlare la lingua umana; continuava ad emettere sbuffi d’aria e nitriti come un vero e proprio cavallo privo della facoltà di parola, senza smettere di contorcersi e di perforare rabbiosamente il terreno con la zampa. Proseguì per una decina buona di secondi, verosimilmente preda di una collera che non riusciva a tradurre verbalmente, infine volse il muso in direzione della volpe dalle molte code.
    < Stammi lontano. Non t’avvicinare a me! Le nostre strade si dividono qui. > Nelle sue parole, pur poco espressive come sempre, traspariva un tremito di rabbia.
    < Non voglio più incontrarti. No. Giammai io avrò alcunché da spartire con un soggetto cotanto imprevedibile ed incline alla violenza. Mai. Noialtri lasceremo adesso siffatto luogo e tu non ci seguirai. >

    Per una ragione di posizionamento era inevitabile che ad essere colpito fosse Leamhan, d'altronde Zell lo teneva tra le braccia. :asd:


    Edited by -Aleph- - 22/10/2022, 15:39
  3. .
    La capacità di leggere le espressioni facciali non era esattamente il punto forte di Leamhan, che infatti non seppe come interpretare l’occhiata confusa che Zell gli aveva scoccato. L’ibrido positivo scese dal grosso ramo dov’era appollaiato e si avvicinò con fare protettivo al teramin dal manto nero, esprimendo preoccupazione per il suo precario stato di salute attuale. Leamhan reagì alle sue parole con un piccolo saltello sul posto.
    < Oh. Signor Zell. > disse, < Tu dunque mi consideri un amico. Si. Ti sei avvalso di tale termine due volte consecutivamente. Hehe! >
    Il curioso equino dal manto nero pece zampettò brevemente sul posto descrivendo una rotazione completa attorno al proprio asse, in un moto non dissimile a quello che avrebbe effettuato un cavallino da giostra. La sua lunghissima coda, nel frattempo, dardeggiava alacremente in tutte le direzioni.
    < Hehe. Molto bene. Si. Me ne rallegro alquanto. Hehehe! Si tratta d’una mirabile notizia. >
    L’incontenibile eccitazione che il teramin esprimeva attraverso il linguaggio corporeo strideva nettamente con il suo eloquio, che invece risuonava piatto e monocorde come sempre. Le sue risa, aspre e acute come il gracchiare di un corvo, si stagliavano tremendamente sul timbro basso e cupo della sua voce.
    < Signor Zell. Il nostro legame d’amicizia è dunque ufficialmente suggellato. Poiché d’adesso anch’io ti ritengo mio amico. Eccellente. >
    Leamhan mise fine al suo balletto entusiasta, voltando poi il capo in direzione dell’ibrido positivo. Una proiezione d’ombra rappresentante una faccina sorridente si delineò sulla superficie di porcellana del suo muso.
    < = ) >

    A seguito dell’aspro scambio di battute avvenuto tra Zell e Kestrel, il giovane umano ci tenne a mettere ben in chiaro di non aver affatto apprezzato i commenti caustici che l’ibrido aveva espresso nei confronti suoi e della specie umana nella sua totalità. Si spogliò rapidamente del suo vestiario, che gettò al suolo, dopodiché una densa aura scarlatta proruppe dal suo intero corpo. Il ragazzo scomparve fagocitato dalle lingue di fuoco rosso che lui stesso stava emettendo, le quali fluirono in maniera tale da dar forma ad una creatura simile ad una volpe avente non una, ma bensì nove code fiammeggianti. Questo perlomeno fu ciò che videro tutti i presenti ad eccezione di Leamhan, il quale, per via della sua cecità, non colse gran ché dell’intero processo; siccome tutto ciò che poté percepire fu il sordo boato prodotto dalle fiamme d’aura vermiglia, l’impressione che ebbe fu che Kestrel, semplicemente, fosse improvvisamente esploso.
    Colto alla sprovvista, in un moto istintivo il teramin emise un verso molto simile al nitrito di un cavallo e con un agile balzo da capriolo si allontanò immediatamente dalla fonte della deflagrazione.
    < AH! Cosa accade! >, sbottò, riuscendo incredibilmente a suonare inespressivo anche in una simile circostanza. Impiegò qualche istante per riprendere pieno controllo di sé, continuando nel frattempo a sbuffare fiotti d’aria dalle narici come un cavallo imbizzarrito. Riacquisito il suo sangue freddo, Leamhan esaminò Kestrel con il suo sonar. Non riuscì a figurarsi precisamente che forma avesse, poiché a causa delle fiamme d’aura che costituivano il manto della volpe la sua sagoma gli appariva sfumata e cangiante all’esame del sonar.
    < Signor Entità Fiammeggiante. Ti porgo i miei saluti. La mia supposizione circa la tua natura spirituale era dunque corretta. > esordì rivolgendosi al suo focoso interlocutore.
    < Perché desideri misurarti con Zell. Vi farete del male reciprocamente. >, domandò dimenticandosi di attribuire un tono interrogativo alla frase. < Se è vero che tu ricerchi uno scontro stimolante e paritario, attenderai che le circostanze si facciano più favorevoli. Si. Poiché noialtri c'impegneremo a dividervi qualora voi ingaggiaste un insensato duello. >
    Nonostante il suo eloquio imperturbabile, l’agitazione provata dal teramin era tradita dal moto della sua zampa anteriore destra, la quale, come un aratro, tracciava ripetuti solchi nel terreno sottostante.
    < Inoltre ti chiedo la seguente cosa. Elenca i nomi dei draghi con cui ti sei battuto. È possibile che Zell abbia fatta conoscenza d'alcuni. Ciò gli sarà d’aiuto per appurare la veridicità di quanto affermi. >
    Detto ciò Leamhan rimase in silenzio per alcuni istanti, continuando nel frattempo a martoriare il suolo con la punta acuminata della sua zampa.
    < Signor Zell e signor Entità Fiammeggiante. >, aggiunse infine, < Ho perso molto sangue e necessito quanto prima di cure. Dirigiamoci verso il mio villaggio natale. Esso è ubicato nella zona nord della Tundra del Bianco Meriggio. A sud di questa locazione. Affrettiamoci. Cortesemente. Poiché non voglio morire. >

    Edited by -Aleph- - 25/7/2022, 19:55
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    Arriva un nuovo utente ed è anche un fan di Jojo, è già natale e non me ne ero accorto? xD
    Beh, benvenuto su Kengard. Come avrai notato il gdr procede ad un ritmo fisiologicamente rallentato dato il periodo estivo, ma è ancora assolutamente attivo.
    Ci si becca in gioco. :2cdxwrt:
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    Beh, Aes è una persona ancora più brutta, dato che ha fatto la spia. :fameee:
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    < Arrivederci signor Zenon. T’auguro un buon viaggio. = ) > Il saluto di Leamhan, corredato dal solito disegno sul muso rappresentante una faccina sorridente stilizzata, fu inaspettatamente serafico, specialmente considerando il suo livello di agitazione di poco fa. Il teramin attese che il felino metallico si fosse allontanato dalla radura, dopodiché si voltò verso Kestrel.

    < Signor Kestrel. Tu affermi di poter richiamare il tuo compare in ogni momento. Tuttavia egli non è qui. >, esordì con il più neutrale dei toni.
    < Mi domando s’egli sia uno spirito che ti possiede. Altrimenti uno spettro che t’accompagna. Oppure una personalità alternativa. Non può trattarsi d’una creatura invisibile, giacché io avrei percepito la sua presenza per mezzo del sonar. >
    Leamhan sembrava sovrappensiero. Il suo muso era adesso rivolto verso un punto indefinito davanti a lui, mentre la sua zampa anteriore destra, come un aratro, tracciava lentamente profondi solchi sul morbido mando erboso sottostante.
    < Signor Kestrel. Ciò è molto affascinante. Molto. Ammesso che tu non stia mentendo. Se invece così fosse, allora non sarebbe affascinante. No. Sarebbe infatti deplorevole. Tuttavia l'avrei probabilmente realizzato. >
    Detto ciò rivolse nuovamente il muso in direzione del suo interlocutore. Smise di solcare il terreno con la zampa.
    < In ogni caso, attualmente non ho interesse a conoscere il tuo compare poiché ritengo le circostanze del momento inadeguate. Spiacente. Magari più tardi. =^) >. Sulla candida superficie del suo muso era comparsa la solita faccina sorridente stilizzata, che però, per qualche ragione imperscrutabile, questa volta aveva anche un naso.

    Zell, che fino ad allora era stato fermamente contrario ad aiutare Kestrel, pur rimanendo sospettoso aveva adesso deciso di unirsi alla ricerca della sua spada. Lesothos si era invece speso in un lungo discorso conciliatore volto a richiamare i presenti alla razionalità e, laddove possibile, alla collaborazione. Zephiros e la dragonessa, dal canto loro, continuavano a confrontarsi animatamente su una certa questione passata di cui Leamhan non sapeva nulla. Il teramin, che nel frattempo si era limitato ad ascoltare silenziosamente il contributo dei presenti, si decise infine a dire la propria.

    < Signori qui presenti. E signore. >, esordì con la sua consueta monotonia rivolto genericamente a tutti.
    < Desidero porvi alcune domande allo scopo di meglio definire la situazione corrente. Poiché vado di fretta dal momento che sono ferito e necessito celermente di cure. >
    Detto ciò si voltò verso Kestrel.
    < Kestrel. Ti faccio la seguente domanda. Qualora ti fornissimo il nostro aiuto nel trovare la tua spada, tu t’impegneresti a supportarci nella nostra missione. Si oppure no. >
    Dopodiché, senza dare a Kestrel il tempo di rispondere, si voltò verso l’umana e la dragonessa di cui non conosceva il nome.
    < Umana e dragonessa di cui tutt’ora non conosco il nome. Noi siamo intenti in una missione di cattura d’un pericoloso individuo. Presumo che ciò non sia di vostro interesse, dunque le nostre strade si divideranno qui e adesso. In caso contrario discuteremo i termini di un accordo. >
    Ancora una volta Leamhan si rivolse ad un altro interlocutore senza attendere una risposta da parte di quello appena interpellato.
    < Zell, Lesothos e Zephiros. Prescindendo dalla decisione che prenderanno Kestrel e le altre due persone di cui ignoro il nome, suggerisco di recarci come prossima tappa nel mio villaggio natale. Saremo accolti da mio fratello. Non lo incontro da lungo tempo. = ) Lo propongo poiché ritengo possibile che nei principali centri abitati dell’isola siano presenti ramificazioni dell’organizzazione criminale alla quale Meno Zell è affiliato. È dunque saggio evitarli. >

    Edited by -Aleph- - 23/4/2022, 19:34
  7. .
    < Nicholas Riordan. >, proferì a mezza voce il teramin con la sua solita inespressività.
    < L’erba medicinale rappresenta un’idea eccellente. Tornerebbe inoltre utile un preparato analgesico. Si. Giacché fa assai male. Tuttavia dove reperirli. Non disponiamo di tempo a sufficienza per ricercare erbe. >
    Prima che Nicholas ebbe il tempo di rispondergli, le sensibili orecchie di Leamhan furono raggiunte da una serie di agghiaccianti stridii, i quali si susseguirono per una manciata di istanti per poi interrompersi bruscamente: qualcuno, evidentemente, era finalmente riuscito a dare il colpo di grazia al demone superstite. La successiva comparsa di Rovres e Gaios confermò l’ipotesi. A giudicare dal loro respiro affannoso entrambi parevano molto provati, e Leamhan notò che Rovres teneva stretto al petto il suo braccio destro. Era ovvio che la sua fosse una brutta ferita, ma con il solo uso del sonar il teramin non riuscì a figurarsi con chiarezza l’entità e la natura del danno.

    < Rovres e Gaios. > esordì, asettico, voltando il muso in direzione dei due guerrieri.
    < Qualora ne aveste il bisogno, dispongo di abilità capaci d’arrestare temporaneamente il sanguinamento. >
    Prese una breve pausa, come per riprendere fiato. Nonostante la piattezza del suo eloquio, era ben chiaro come parlare gli causasse, in quel momento, una certa sofferenza.
    < M’auguro che stiate bene... Relativamente, considerate le circostanze. >, commentò subito dopo, in maniera un po' precipitosa, in un palese quanto abbastanza goffo tentativo di mostrare interesse per la salute dei compagni.
    < Io ritengo di avere delle ossa rotte. Si. Presumo costole. Deambulare m’è difficoltoso tuttavia non impossibile. >
    Come a voler provare immediatamente la veridicità della sua affermazione, Leamhan tentò con grande sforzo di alzarsi sulle sue quattro zampe. Il processo, pur lento e penoso, fu coronato da successo.
    < Suppongo che anche l’ultimo demone sia deceduto. > disse poi rivolto a nessuno in particolare.
    < Tuttavia cosa ne è della sua progenie. Essa è forse stata interamente eliminata. >
    Ritto sulle sue sottili zampe bianche, tremando leggermente a causa del dolore e dello sforzo, Leamhan rimase in silenzio per alcuni istanti in attesa di una risposta.
    < Si tratta d’una domanda. >, aggiunse, dopo un po’, essendosi probabilmente accorto solo in quel momento che aveva dimenticato di imprimere un tono interrogativo alla sua precedente affermazione.
  8. .
    Scusate il ritardo.


    L’umana che era giunta a cavallo del drago spiegò a Leamhan che i membri della Nebbia Argentata non si nascondevano affatto nell’ombra. La loro missione, al contrario, era a suo dire ben nota: diffondere scompiglio e discordia al fine di indurre tutte le specie ad unire le proprie forze per contrastare un male comune, rappresentato da loro stessi, nella speranza di spingerle in tal modo a superare le loro divergenze.
    Leamhan esaminò la sua interlocutrice con una manciata di schiocchi di sonar.
    < Umana di cui non conosco il nome. Il proposito che muove la tua organizzazione mi risulta d’attuazione assai difficile. A quale genere di male comune vi riferite. Poiché una minaccia di simile portata rischierebbe d’alimentare gli egoismi individuai anziché promuovere l’unità tra le differenti specie che abitano l’isola. >

    Il dibattito filosofico intrapreso dal teramin venne tuttavia interrotto dalla voce tonante di Zell, che gridò a pieni polmoni la sua contrarietà ad aiutare Kestrel sospettando che questi fosse in combutta con un cacciatore di draghi.
    < Oh. >, esclamò Leamhan volgendo il capo in direzione di Zell, apparentemente sorpreso dalla sua reazione esplosiva.
    < Signor Zell. Io comprendo la tua rabbia. > disse, inespressivo come sempre, in quello che presumibilmente voleva essere un tentativo di empatizzare con l’ibrido.
    < Si. Poiché anche i miei simili sono diffusamente ostracizzati e marginalizzati dalle specie che vivono nella luce. Nondimeno ritengo auspicabile dare ascolto a quanto suggeriscono Zephiros e Lesothos. Loro propongono di fornire al signor Kestrel la possibilità di esporre le sue ragioni. Successivamente valuteremo se aiutarlo o meno. >
    Fu Kestrel stesso ad inserirsi nel discorso appunto per spiegare le sue ragioni, riuscendo, con poche frasi minuziosamente articolate, nell’impresa di far pentire Leamhan della proposta che aveva appena avanzato.
    < Ma signor Kestrel. Ma come! >, sbottò il teramin emettendo un rumoroso sbuffo d’aria dalle narici. Nella sua voce, pur piatta e poco espressiva, trapelava adesso una sfumatura d’irritazione. < Tu sostieni che si tratta d’un malinteso. Eppure affermi che il tuo amico combatte effettivamente i draghi. Tuttavia non li uccide. Ma in talune occasioni ciò avviene accidentalmente. >
    Leamhan, colto da un impeto di frustrazione, iniziò a trafiggere ripetutamente il suolo con la punta acuminata della sua zampa anteriore sinistra.
    < Ma come signor Kestrel. Ma come, ma come, ma come! >, ripeteva, pugnalando il terreno ad ogni esclamazione.
    < Che senso ha ciò. Dunque li combatte lasciandoli temporaneamente incapacitati. Ma talvolta decedono. Ma perché. Tutto ciò che affermi è privo d’un senso e descrive il tuo amico come uno squilibrato. > Il teramin seguitò ancora per qualche istante a tormentare il manto erboso con le sue zampe, probabilmente bisognoso di sbollire la rabbia prima di prendere nuovamente parola.
    < Signor Kestrel. Ciascuna delle cose che hai detto ha contribuito nella direzione diametralmente opposta allo scagionarti dalle accuse che ti ha mosso Zell. Molto male. Molto, molto male. = ( > Questa fu la monocorde ma inappellabile sentenza emessa dalla creatura dal manto nero. Sulla superficie de suo muso, liscia e candida come la tela di un pittore, era comparso un disegnino rappresentante un’espressione triste.
    < Ti suggerisco di richiamare qui il tuo compare affinché egli o ella tenti di scagionarsi in prima persona. Si. Giacché ritengo improbabile che possa produrre giustificazioni più inefficaci di quelle che ci hai appena fornito tu. >

    Edited by -Aleph- - 22/2/2022, 21:49
  9. .
    Hey, è bellissimo,ti ringrazio! :2nbvm6u:
    Penso che colga molto bene lo spirito della role. :2emlg0p:
  10. .
    Mentre Zell gli raccontava le spiacevoli circostanze attraverso le quali aveva conosciuto l’umana, Leamhan seguitava imperterrito a ciondolare avanti e indietro come un cavallo a dondolo.
    < Oh. Comprendo. A me non piacciono le bande, signor Zell. No. A causa dei recenti accadimenti che ti ho narrato pocanzi. >, gli rispose, serafico, senza smettere di oscillare.
    < Di che genere di banda si tratta? >
    Avrebbe posto volentieri altre domande all’ibrido, ma proprio allora Kestrel decise di rivolgersi a lui per spiegargli perché si trovasse nella foresta. Il ragazzo disse un sacco di cose. Parlò di una spada da recuperare, di uno scambio di favori da effettuare con il drago lì presente e infine di una certa persona che viaggiava sempre con lui e che per qualche ragione si dilettava come passatempo ad affrontare quei possenti rettili alati. Leamhan interruppe il suo moto oscillatorio. Si voltò verso Kestrel. Impiegò qualche secondo per decidersi di rispondergli, come se il torrente d’informazioni che quello gli aveva appena riversato addosso lo avesse lasciato leggermente tramortito.
    < Puoi riprenderti l’arma che t’ho precedentemente sottratto. Per ragioni anatomiche mi risulta arduo servirmene. > disse, poi, senza curarsi d’imprimere alle sue parole una qualche intonazione in particolare. Non si curò, tra l’altro, di porgere a Kestrel la sua lama.
    < Dunque la persona che generalmente t’accompagna è attualmente assente. Deduco sia indaffarata alla ricerca della sp- >

    La frase venne interrotta dall’intervento dell’umana che era giunta a cavallo del drago, la quale disse a Kestrel che il suo aiuto era richiesto al “nido”. Aggiunse poi che lei, in quanto affiliata alla Nebbia Argentata, riteneva del tutto normale intrufolarsi in casa altrui. Il ragazzo replicò esprimendo disinteresse, ma Leamhan non poté fare a meno di notare che il suo battito cardiaco aveva subito un’accelerazione improvvisa, come spinto da una scarica di adrenalina. Kestrel inspirò profondamente. Rimase in silenzio per qualche istante, come assorto in uno stato di meditazione, dopodiché svuotò i polmoni con un lento sospiro. Il teramin avvertì chiaramente un’ondata di calore provenire dalla sua direzione. Terminato il suo breve rituale distensivo il ragazzo chiese ai presenti spiegazioni su cosa fosse accaduto in quella radura.

    La domanda ebbe su Leamhan un impatto inatteso. Fu come se, con il suo sospiro, Kestrel avesse trasferito su di lui tutta l’agitazione che lo attanagliava fino a qualche istante prima. L’intero corpo del teramin venne attraversato da un fremito. Le sue orecchie erano basse e orientate all’indietro, il muso rivolto a terra. Allargò le zampe assumendo una postura il più stabile possibile, come nel timore che terreno potesse venire a mancargli sotto i piedi da un momento all’altro.
    < Ha avuto luogo uno scontro. >, borbottò a mezza voce.
    < Nel corso del quale io ho… I-io ho… Ho u-ucc… > Leamhan non riuscì a finire la frase. Era come se in fondo alla gola avesse un nodo che gli impediva fisicamente di articolare quella parola.
    < Ho dovuto farlo. Comprenderete. > Le sottili zampe del teramin avevano iniziato a tremare visibilmente, al punto che sembravano in procinto di cedere in ogni momento. Il suo respiro si faceva sempre più corto e accelerato, mentre la sua lunghissima coda ondeggiava con rapidità crescente disegnando strette curve nell’aria.
    < Tuttavia non volevo. Non volevo farlo. >

    Il turbamento di Leamhan aveva raggiunto il culmine. Mentre Zell chiedeva spiegazioni ai nuovi arrivati e Zephiros e Lesothos discorrevano con il drago da poco atterrato di un qualche evento passato, il teramin pareva essersi completamente estraniato dall’ambiente circostante. Chiusosi in un mutismo inquieto, restava immobile sul posto con il muso rivolto a terra, le orecchie abbassate e il fiato corto. Rimase in quello stato per un paio di minuti abbondanti, poi, d’un tratto, ruppe il silenzio.
    < Voi dunque siete affiliati ad una banda denominata “Nebbia Argentata”. > esordì come se nulla fosse, pacato e inespressivo come sempre. La sua manifestazione di angoscia era terminata tanto bruscamente com’era iniziata.
    < M’astengo dal porvi domande relative alle attività che svolgete. Poiché è inverosimile che mi rispondiate con franchezza. No. Vi faccio la seguente offerta. > Leamhan prese una breve pausa durante la quale inspirò profondamente, come se avesse bisogno di prepararsi psicologicamente prima di dire quello che stava per dire.
    < V’aiuterò a ritrovare l’arma perduta dal signor Kestrel. Ho un’idea su come riuscirvi. Gli altri s’uniranno a me qualora lo desiderino, tuttavia m’auguro lo facciano. In cambio voi ci fornirete informazioni su d’un certo individuo. Si. Egli si chiama Meno Zell. >
    Terminato il suo breve discorso Leamhan esaminò silenziosamente i presenti con una manciata di schiocchi di sonar.
    < Si tratta di un’offerta invero vantaggiosa. Molto. = ) >, aggiunse, dopo un po’, mentre sulla tavolozza candida della sua maschera ossea si delineava un disegnino rappresentante un volto sorridente stilizzato.
  11. .
    Scusate il ritardo abissale, ho passato un periodo parecchio carico di impegni.


    < Si, Nicholas Riordan. Fui il a scagliare il coltello. >, rispose il teramin con la piattezza espressiva che lo contraddistingueva. Mentre Nicholas gli scompigliava affettuosamente la criniera, un disegno abbozzato rappresentante un volto sorridente si delineò sulla candida superficie di porcellana del suo muso.
    < Sono invero ben lieto di trovarti incolume. Molto. = ) >

    Fu proprio allora che accadde qualcosa d’inaspettato: il demone superstite aprì le fauci irte di denti e, per la prima volta dall’inizio dello scontro, una voce ruvida ed aspra scaturì dalle malsane profondità della sua gola. La creatura schernì i presenti affermando che due dei suoi simili erano ancora in vita nascosti nei paraggi, mentre altri, trasportati dal fiume, si stavano dirigendo verso la città di Knawr. Terminato il suo breve discorso si servì dell’unico braccio rimastogli per afferrare un lungo palo di legno tra quelli che ardevano nella pira che aveva accanto, dopodiché, con uno scatto rapidissimo, partì in carica verso Leamhan con l’ovvio intento di fare di lui uno spiedino.

    Il teramin dal manto nero, distratto dalle parole che il demone aveva inaspettatamente proferito, fu preso in contropiede: quando avvertì la presenza di qualcosa che si avvicinava a lui a folle velocità, la sua pelle era ormai già lambita dal calore emanato dalla punta rovente del lunghissimo palo ligneo brandito dalla creatura alata. Tra lui e il nemico non restava che un metro di distanza o poco più, ormai era troppo tardi per tentare una schivata. Anche se si fosse scansato all’ultimo, infatti, il demone avrebbe potuto facilmente correggere la traiettoria per trafiggerlo, oppure per colpirlo con il palo servendosene come un colossale bastone fiammeggiante.

    A Leamhan restava una sola opzione, ma era una via che molto di rado si concedeva di intraprendere: agire d’istinto. In un battito di ciglia il teramin eresse un muro di colonne d’ombra davanti a sé, nella speranza di proteggersi dall’attacco in arrivo. Fu molto rapido, ma non abbastanza: scaturendo violentemente dalla sua ombra proiettata al suolo, le colonne impattarono con il palo infuocato spezzandolo in due parti, senza però riuscire ad arrestarne la corsa. Un esplosione di schegge incandescenti investì in pieno il demone pipistrello, che finì sbalzato all’indietro colpito da metà della sua stessa arma improvvisata, che fu rispedita al mittente rimbalzando sui pilastri d’ombra. L’altra metà centrò invece Leamhan in pieno, ma di piatto. Il teramin, proiettato a terra dall’urto, emise un nitrito di sofferenza. Provò ad alzarsi, ma una fitta lancinante glielo impedì. Sentiva di avere più di una costola rotta, mentre un dolore acuto e intenso, circoscritto alla zona del costato, era indizio di una grave ustione.

    Nicholas si lanciò subito sull’amico agonizzante. Notata l’ustione corse subito al vicino ruscello e riempì d’acqua una ciotola, versandone poi il contenuto sulla ferita.
    < N-nicholas Riordan… Fa assai male. >, si lamentò debolmente Leamhan.
    < Molte… Molte grazie. Per il trattamento refrigerante.> Nonostante parlasse a stento a causa del terribile dolore che lo attanagliava, la sua voce era comunque monotona e poco espressiva.

    Nel frattempo, a poca distanza dai due, il demone pipistrello si alzava faticosamente in piedi. Metà del suo volto, già sufficientemente ripugnante per conto proprio, era adesso orrendamente sfigurato dalle ustioni. Si trattava tuttavia di mere ferite superficiali. Il braccio che poco fa Leamhan gli aveva amputato, infatti, stava già iniziando a rigenerarsi: a breve la creatura sarebbe guarita completamente, vanificando così tutti gli sforzi fatti sin ora.
    Il demone mosse un primo passo in direzione del giovane umano e del teramin. Era il momento di finire il lavoro che aveva iniziato.
  12. .
    Rispondo io perché Elker mi ha dato il permesso di saltarlo. Ormai è da un bel po’ che me l’ha detto, quindi la responsabilità della lunghissima attesa non è da attribuirsi interamente a lui.


    La spada dello sconosciuto atterrò ai piedi di Leamhan, a pochi centimetri dalle sue zampe anteriori.
    < Eccellente. >, borbottò a mezza voce il Teramin mentre afferrava l’arma con la coda prensile allo scopo di avvicinarla a sé. Era talmente esausto che non ebbe neppure la forza di sollevarla, per cui si limitò a trascinarla per il manico facendo strisciare il piatto della lama al suolo.

    < Signor Giovane Umano. Ti esorto a rispondere celermente alle questioni che ti ho… >
    Leamhan lasciò la frase in sospeso. Le sue lunghe orecchie si rizzarono di scatto, orientandosi in una direzione in cui, almeno apparentemente, non vi era assolutamente nulla. Seguì qualche istante di assoluto silenzio. Poi, dapprima a malapena percettibile poi gradualmente sempre più intenso, il suono che aveva avvertito fu finalmente alla portata dell'udito di tutti i presenti: si trattava di un battito d’ali. Esso si originava proprio dalla direzione verso la quale il Teramin stava puntando le orecchie, ed infatti fu proprio da lì che fece la sua comparsa una creatura alata, la quale si accinse ad atterrare accanto al giovane umano. Con un paio di schiocchi di sonar Leamhan constatò che si trattava di un drago di stazza relativamente contenuta. Non ebbe bisogno di servirsi del sonar per registrare la presenza del suo cavaliere, poiché questi provò a scendere dalla cavalcatura prima ancora che essa avesse ultimato il suo atterraggio finendo, così, per rovinare ingloriosamente al suolo impattando sul manto erboso con il fondoschiena. A giudicare dall’intensità dell’urto Leamhan valutò che doveva trattarsi di una creatura di taglia umanoide, forse proprio un umano; una rapida analisi condotta con l’ausilio del sonar fu sufficiente a confermare la teoria.

    La prima cosa che fece l’umano non appena si levò da terra fu gridare, al misterioso individuo che il Teramin e i suoi nuovi compagni di viaggio si apprestavano ad interrogare, qualcosa circa una spada da trovare. Dopodiché puntò un dito verso Zell affermando di conoscerlo. Fu così che Leamhan apprese tre informazioni decisamente interessanti: l’umano, almeno a giudicare dalla sua voce, era in realtà un umana; lei e Zell si conoscevano, o perlomeno lei conosceva lui; l’individuo alla ricerca della spada si chiamava Kestrel.
    Leamhan volse il capo verso l’ibrido dalle squame blu elettrico. Lo inclinò leggermente da un lato. Il suo volto era interamente privo di tratti somatici, eppure, in qualche modo, riuscì lo stesso nell’incredibile impresa di assumere un’espressione inquisitoria.
    < Signor Zell. Tu dunque conosci questa persona. Di chi si tratta. Quale genere di rapporti intrattieni con ella. >, domandò, ma, come spesso accadeva, si dimenticò di imprimere un tono interrogativo alle sue parole.

    Leamhan sembrava sovrappensiero. Aveva iniziato a dondolarsi sulle lunghe bacchette ossee che costituivano le sue zampe, spostando il peso ritmicamente avanti e indietro; somigliava, in quel momento, ad una sorta di tetro cavallo a dondolo, nero e dalle fattezze emaciate.
    < Come può essere tutto ciò. Come. Quante persone. >, disse senza rivolgersi a nessuno in particolare. Non sembrava più spaventato o arrabbiato; ormai, probabilmente, era solo tremendamente confuso.
    < Chi siete voi tutti e cosa andate cercando qui. Desidero comprendere. Si. M’è intollerabile ritrovarmi a non comprendere. >

    Edited by -Aleph- - 8/11/2021, 21:24
  13. .
    Rovres estrasse dal suo borsello di cuoio due oggetti che Leamhan non riuscì ad identificare. Li sfregò vigorosamente tra loro generando un suono secco a cui seguì uno sfrigolio, e, qualche secondo dopo, un’ondata di calore lambì il manto nero del teramin.
    < Il fuoco arresta la loro rigenerazione. Si. Ciò era noto. >, commentò senza voltarsi né in direzione del suo interlocutore e neppure in quella delle fiamme appena divampate.
    < Non sapevo tuttavia che avessero la facoltà di rigenerare ferite di siffatta entità. Mi domando se accatastare… >
    La frase rimase in sospeso, perché la lunga coda del teramin dal manto nero fu scossa da un’improvviso fremito. La sua zampa anteriore sinistra iniziò a sfregare sulla destra come fosse l’archetto di un violino invisibile, generando un suono simile a quello che si otterrebbe strofinando tra loro due bastoncini di legno.
    < Oh no. >
    Leamhan volse il capo verso Rovres.
    < Rovres. Debbo comunicarti una notizia invero preoccupante. Molto. >, annunciò, mentre dalla sua voce non trapelava la benché minima traccia di preoccupazione.
    < Mi limitai a far detonare il capo d’una delle creature da me affrontate. Lo ritenni sufficiente. Tuttavia essa si sarà di certo già rigenerata e dunque a breve tornerà. Si. Tornerà e ci aggredirà quando meno l’attenderemo. >
    Leamhan inclinò il muso da un lato.
    < Molto male, Rovres. >, sentenziò infine.

    Come aveva previsto il teramin, l’assalto del demone superstite non si fece attendere: l’abietto essere, ben celato nella nebbia e silenzioso come un giaguaro che tampina la sua preda, stava infatti seguendo in volo i movimenti di Nicholas. Il giovane fabbro, ignaro della presenza della creatura e distratto dalla pira che Rovres stava accendendo, aveva finito per abbassare la guardia. Eccola, finalmente, l’occasione che tanto attendeva: con gli artigli sguainati e gli occhi vermigli iniettati di quel livore ribollente ma al contempo gelido che solo dal desiderio di vendetta può scaturire, il demone si gettò subito in picchiata sul suo bersaglio.
    Nicholas udì un battito d’ali alle proprie spalle e si voltò di scatto verso l’aggressore. Immediatamente gli scagliò contro un fiotto di schegge di vetro acuminate, ma, colto alla sprovvista da quell’assalto così repentino, non aveva fatto in tempo a preparare a dovere l’incantesimo: i frammenti vitrei si conficcarono in vari punti del corpo dell’essere alato senza rallentarlo. Proprio quando il giovane fabbro sembrava ormai spacciato, un singolo coltello da lancio saettò all’indirizzo del demone pipistrello: Leamhan, non appena alle sue sensibilissime orecchie era giunto l’inconfondibile suono generato dal battito d’ala di quei mostri, gli aveva lanciato uno dei coltelli che portava sempre con sé. Non si era neppure voltato verso bersaglio: aveva semplicemente afferrato un coltello con la sua coda prensile e, sperando per il meglio, lo aveva scagliato nella direzione generale da cui proveniva il battito. La dea bendata volle premiarlo, perché l’arma si conficcò nella spalla destra del pipistrello demoniaco perforandone appena di qualche centimetro la pelle callosa e putrescente. Il mostro rallentò la propria corsa omicida per estrarlo, accorgendosi solo allora che al manico del coltello, tramite una cordicella, era fissato un piccolo rettangolo di pergamena su cui era impresso uno strano ideogramma nero. Quel simbolo gli fu subito mestamente familiare, ma ormai era troppo tardi: udì un lieve “clic” in lontananza e, quasi nello stesso istante, la pergamena esplose tra i suoi artigli percuotendo l’aria con uno schiocco secco simile ad un colpo di frusta. Perso il suo assetto di volo a causa del dolore e della deflagrazione che lo aveva investito, il demone rovinò al suolo terminando la sua corsa proprio accanto alla grande pira alimentata dai cadaveri dei suoi simili che giusto pochi minuti fa Rovres aveva acceso.

    Con un paio di agili balzi da cerbiatto Leamhan si portò accanto a Nicholas. Non disse nulla. Era chiaro quello che stava per accadere: lo scontro con l’ultimo demone pipistrello attendeva lui e il suo amico. Ad una ventina di metri di distanza, nel frattempo, il mostruoso essere si stava levando lentamente da terra. Non appena ebbe ottenuta la postura eretta, contrariamente a quanto ci si poteva attendere, non partì subito in carica verso gli avversari. Con gli occhi color sangue sbarrati e la mascella serrata come una tagliola, il mostro rimaneva immobile sul posto. Gli artigli del suo braccio destro stringevano il moncherino del sinistro, mutilato dal sigillo esplosivo che il teramin dal manto nero pece gli aveva scagliato. Tutto il suo corpo fremeva leggermente ma visibilmente; difficile dire se la causa di ciò era il dolore o piuttosto la rabbia.
    Passò una quantità di tempo imprecisata. Non fu che un pugno di secondi, probabilmente nemmeno una decina, ma sembrò protrarsi per minuti interi. Poi, d’un tratto, il demone mosse un primo passo in avanti. Spalancò di scatto le sue grandi ali da pipistrello. La battaglia finale stava per avere inizio.
  14. .
    < Signor Zell. La mia dieta è strettamente carnivora. >, fu la sintetica risposta di Leamhan alla domanda dell’ibrido.
    < Zephiros e Zenon, dunque. >, disse, poi, senza curarsi di voltare il capo verso le persone delle quali stava pronunciando i nomi; d’altronde, dato che non poteva vederle, a cosa sarebbe servito?
    < Zell, Zenon e Zephiros. Molte Zeta. Kehehe! >. La gracchiante risata da corvo del teramin echeggiò ancora una volta nella radura.
    < Hehe… Ciò è moderatamente dilettevole. Si. = ) > Nonostante le risa e il disegno di un’espressione sorridente che si era tratteggiato sulla superficie liscia e candida del suo muso, il tono di voce era piatto e privo di espressività come sempre.
    < Il mio nome è Kermes Leivhann. Potete tuttavia chiamarmi Leamhan per brevità. Si tratta di un diminutivo. >

    Terminata la presentazione del teramin, Zenon e Zephiros notarono finalmente la gran quantità di carte da gioco che, inspiegabilmente, tappezzavano il terreno erboso della radura. Realizzarono ben presto che la loro disposizione non era affatto casuale: le carte, come le proverbiali briciole di pane di Pollicino, sembravano formare una sorta di breve sentiero. I due lo seguirono, ma la sorpresa che li attendeva al termine del percorso si rivelò tutt’altro che piacevole: circondato da carte da poker e immerso in una pozza di sangue, giaceva il cadavere martoriato di uno gnomo. Non c’era bisogno di un medico per constatare che la fine a cui era andato incontro il malcapitato doveva essere stata una brutale agonia: del suo braccio destro, strappato via chissà come, non restavano che pochi brandelli penzolanti; la stessa sorte era capitata a metà del suo volto, tanto che, nonostante la bocca fosse chiusa, l’arcata dentale era in parte esposta; svariate carte da gioco erano conficcate in vari punti del suo corpo e, infine, una spada gli trafiggeva il cranio da parte a parte.

    Mentre i due esaminavano i resti dello gnomo, Lesothos invitò garbatamente Leamhan a raccontargli tutto ciò che sapeva rispetto a quanto era successo nella foresta. Il mezzo grifone aveva dato fondo a tutta la sua calma e al suo tatto, ma non era servito a molto: ghermito nuovamente dalla morsa dell’inquietudine, il teramin aveva ricominciato a picchiettare tra loro le lunghe bacchette ossee che costituivano le sue zampe anteriori, turbando quiete della foresta con il loro caratteristico ticchettio da bomba ad orologeria. Il suo muso era rivolto a terra, le grandi orecchie orientate all’indietro.

    < Sono… Sono stato io. Fui io a prendere la sua vita. >, disse poi a mezza voce.
    < Cos’altro avrei potuto fare. Cos’altro. Ho dovuto. Non v’era alternativa alcuna, no. >
    Pur inespressivo come sempre, Leamhan parlava più rapidamente del solito, con voce bassa e tremante.
    < Q-quello gnomo m’avrebbe ucciso! Si. Ho dovuto farlo. Comprenderete. M-ma io non volevo, non volevo. >
    Il ticchettio sollevato dalle zampe di Leamhan aumentava di rapidità ed intensità, e con esso sembrava incrementare anche la sua agitazione.
    < Egli mi ripeteva che la colpa è stata mia. Ma no. Ma come. I-io non ho responsabilità alcuna di quanto accadde qui. >
    Leamhan emise uno sbuffo d’aria dalle narici, producendo un verso del tutto simile a quello che talvolta fanno i cavalli. Il suo intero corpo venne attraversato da un fremito, ed egli smise di picchiettare tra loro le sue zampe anteriori. Con il muso rivolto a terra e le orecchie abbassate, chiusosi in un mutismo inquieto, rimase immobile per una manciata di secondi che tuttavia parve un’eternità. Il silenzio era assoluto, al punto che si poteva udire con chiarezza il respiro del teramin che si era fatto corto e affannoso.

    < Miei nuovi compagni di viaggio. >, esordì, poi, infrangendo quella quiete carica d’attesa. Il suo eloquio era tornato quello di sempre: assolutamente inespressivo nel tono, decisamente piatto e monotono nella cadenza.
    < Desiderate dunque ch’io vi narri seduta stante di quanto accadde. Va bene. Procedo. >
    Leamhan fece un profondo respiro, come se stesse per immergersi sott’acqua, dopodiché iniziò a raccontare.
    < Meno Zell era dapprima mio alleato. Lo gnomo cui ho stroncato la vita non era suo complice, bensì suo avversario. Tecnicamente. > Detto ciò prese una breve pausa; fu abbastanza lunga da consentirgli saggiare la reazione dei presenti a quella sua affermazione così inattesa, ma allo stesso tempo troppo breve perché qualcuno potesse inserirsi.

    < Ingaggiai Meno Zell in una taverna di Kerus. Ciò affinché mi scortasse nella selva Ahsnaeris mentre io compivo degli studi relativi a piante ed insetti. Si. Egli acquisì la mia parziale fiducia per mezzo delle sua parole mendaci e melliflue. Inoltre prese le mie difese contro i rissaioli avventori della taverna che m’aggredirono. Non mi spiego perché lo fecero. >
    Immobile come un animale impagliato, Leamhan parlava senza mai interrompersi e senza mai cambiare intonazione, con il capo orientato verso un punto imprecisato dello spazio in cui non c’era nessuno. Nemmeno per una volta ebbe la minima esitazione nell'individuare la parola più adatta ad esprimersi; se non fosse stato per la sua cecità si sarebbe potuto credere che stesse leggendo un testo scritto che solo lui poteva vedere, forse nascosto da qualche parte tra gli arbusti.
    < Nella foresta c’imbattemmo in dei mercanti. Ci dissero “Possiate soccorrerci. Necessitiamo d’aiuto poiché siamo braccati dai banditi”. Io risposi “Va bene”. Successivamente ci rivelarono che erano in realtà dei membri della criminalità organizzata di Kerus. S’erano serviti di noi come esca allo scopo d’attrarre ulteriori criminali con i quali si trovavano in contrasto. Si. >
    Il teramin prese un’altra breve pausa, questa volta per riprendere fiato, dopodiché riprese il racconto laddove lo aveva interrotto.
    < Gli ulteriori criminali ci raggiunsero in breve. Si trattava del mezz’orco Turak, dello gnomo Shroeder e di molti altri delinquenti. Molti. Ignoro i loro nomi. Fu allora che Meno Zell mi tradì. Passò dalla parte di Turak. Mi percosse con la sua frusta e mi consegnò a lui. Turak covava gran livore nei miei confronti poiché litigammo nella taverna, dunque desiderava uccidermi. Ci rimasi molto male per la defezione di Meno Zell, nuovi compagni di viaggio. Molto. Sicché io m’ero fidato di lui. Gli dissi “Dunque mi tradisci, Meno Zell. Che delusione. = ( ”. Egli non disse alcunché. >

    Leamhan stava nuovamente iniziando a farsi irrequieto: aveva iniziato a zampettare sul posto come se l’erba della foresta si fosse trasformata in sabbia bollente, mente la sua coda dardeggiava nell’aria come una frusta.
    < AH! Ch’egli sia maledetto! >, inveì, accompagnando le sue parole con un verso simile ad un nitrito. Con la zampa anteriore destra, sottile come la lama di un fioretto, iniziò a pugnalare ripetutamente e rabbiosamente il morbido suolo erboso. La sfuriata del teramin ebbe però breve durata, ed egli riprese subito il suo monologo con la consueta, asettica, monotonia.
    < Le due fazioni di malviventi s’aggradirono vicendevolmente. Ebbe luogo una grande battaglia, molto grande, essendo entrambe le parti invero folte e combattive. Tentai dunque di dileguarmi traendo beneficio dal subbuglio imputabile allo scontro in atto. Tuttavia lo gnomo Shroeder m’impedì la fuga. Egli mi disse “La colpa di quanto sta accadendo è da attribuirsi interamente a te.”. Io gli risposi “Ma no!”. Combattemmo. Io ebbi la meglio. Tuttavia mi ferii gravemente e sarei a breve perito se non fosse stato per il vostro fortuito avvento. Si. Mentre fuggivo udii Turak gridare di dolore maledicendo Meno Zell. >

    Leamhan s’interruppe. Volse il muso verso ciascuno dei presenti, scandagliandoli rapidamente con una manciata di schiocchi di sonar.
    < Ritengo che Meno Zell abbia tradito financo Turak, lo abbia ucciso assurgendo a capo della sua banda e sia passato in seno alla criminalità organizzata. Si. Rappresentava la scelta più logica, giacché loro dispongono di mezzi ben più vasti rispetto a quelli cui ha accesso un clan di banditi. Molto vasti. >

    Detto ciò, Leamhan rimase in silenzio. Fissò a lungo i suoi interlocutori con quel suo volto privo d’occhi, come se fosse in attesa di qualcosa.
    < Oh. La narrazione è terminata. >, disse, dopo almeno una quindicina di secondi di imbarazzato silenzio, quando si accorse che nessuno aveva capito che il suo racconto era finito.


    Ho deciso di far raccontare tutto subito a Leamhan per risparmiare tempo. Insomma, mi sembrava un passaggio inutile spostarci ed iniziare una nuova role esordendo con un riassunto di cose che già sapete (ma i vostri pg no XD). Quindi ho fatto fare a Leamhan uno spiegone approssimativo così che anche i vostri pg si siano fatti una vaga idea di cos'è successo.

    Comunque ottime proposte, me gusta. Magari Zenon potrebbe andare a Kerus per tenere d'occhio Meno Zell ed eventualmente mettergli i bastoni tra le ruote in una missione sotto copertura (la vedo dura per Lesothos e Zephiros di unirsi a lui, è difficile per loro passare inosservati in città. :asd:). Cosa fanno nel frattempo Leamhan, Zell, Zephiros e Lesothos? Vanno subito a mettere indirettamente i bastoni tra le ruote a Meno Zell senza farsi notare (come suggerisce Elker), oppure si spostano in un luogo non troppo distante distante per mettere a punto un piano d'azione? Vi avverto però che Leamhan è molto stanco, sarebbe poco plausibile se lo facessi partecipare a delle scene d'azione.

    Se avete altre idee sparate pure, tanto personalmente io non ho ancora organizzato nulla. Il mio obbiettivo generale è quello di mettere a punto tra i nostri pg ed eventualmente altri (ad esempio sarebbe interessante inserire nel disegno anche Nicholas (il pg di Fantasia), perché ha conosciuto sia Leamhan che Meno Zell) una task force per scovare Meno Zell mentre, nel frattempo, quest'ultimo sta continuando a diventare sempre più influente grazie all'Organizzazione e l'ex banda di Turak. Tutto, chiaramente, in vista dello scontro finale tra le due fazioni e tra lo Zell positivo e quello negativo. u_u
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    Rassicurati dalla ritrovata calma del teramin, Zell e il quadrupede dalle sembianze lupine, di cui Leamhan ignorava il nome, trovarono il coraggio di avvicinarglisi per tentare di trattare le sue numerose ferite. Constatarono subito che il manto nero della creatura equina era completamente zuppo di sangue. Sforzandosi di celare il proprio comprensibile disgusto, l’ibrido positivo iniziò ad applicare delle foglie curative sulle ferite di Leamhan. Mentre era intento nella sua opera di medicazione ne approfittò per parlargli del vincolo che lo legava con la sua controparte negativa: i due si odiavano profondamente a vicenda, eppure le loro esistenze erano collegate in maniera così indissolubile che la morte dell’uno avrebbe comportato necessariamente quella dell’altro.

    Leamhan, dal canto suo, non appariva particolarmente colpito dalla sconcertante rivelazione appena fatta da Zell. Anzi, in verità non era nemmeno ben chiaro se lo stesse ascoltando: invaso da un moto incontenibile d’eccitazione il teramin ondeggiava febbrile la coda nell’aria, mentre le sue sottili zampe da insetto si sollevavano alternatamente a due a due come se il terreno erboso della foresta si fosse fatto rovente.
    < Signor Zell. Stai dunque trattando le mie ferite. Molte grazie. >, disse con la consueta monotonia, senza, evidentemente, rendersi conto di quanto la sua irrequietezza stesse complicando l’opera di pronto soccorso in cui era impegnato l’ibrido positivo.
    < Kehehehe! > La risata del teramin, il cui timbro acuto strideva tremendamente con il tono di voce cupo e ovattato da lui abitualmente adottato, giunse improvvisa come il proverbiale fulmine a ciel sereno.
    < Dunque non morrò quest’oggi. Bene! >
    Il teramin non riusciva più a contenere il proprio fermento: iniziò a saltellare sul posto come un capriolo, finendo così per mandare all’aria il lavoro di Zell inzaccherandogli le zampe di sangue.
    < Eheh! Molto bene, signor Zell e compagni. Molto, molto bene! = D >
    Evento più unico che raro, dalle sue parole trapelava adesso una leggera sfumatura d'entusiasmo. Sulla superficie bianca del suo volto privo di tratti somatici, adesso costellata di macchioline cremisi, aveva preso forma un disegno rappresentante un volto gioioso stilizzato.

    La grande creatura piumata che Leamhan aveva identificato come una sorta di grifone, fortunatamente, corse prontamente in aiuto di Zell: facendo sfoggio di straordinarie doti curative, l’essere piumato guarì in pochi minuti le molte ferite di Leamhan, le quali scomparvero magicamente senza lasciare la benché minima traccia. Il teramin non sentì alcun dolore, perché il grifone, instaurando con lui un contatto telepatico, riuscì a procurargli un effetto analgesico generalizzato. Visibilmente sorpreso dall’abilità del suo simile l’altro grosso quadrupede piumato si complimentò con lui, e così Leamhan conobbe il nome del suo guaritore.

    < Oh. Mirabile pratica curativa, Lesothos. >, commentò inespressivo; era, finalmente, riuscito a dominare il proprio entusiasmo e a ricomporsi.
    < Bene. >
    Se solo fosse stato meno stremato, Leamhan avrebbe certamente tempestato di domande il mezzo grifone per conoscere il funzionamento di quella stupefacente tecnica medicinale, ma, sentendosi ancora molto debole a causa di tutto il sangue che aveva perso, per una volta preferì lasciar perdere. C’erano questioni decisamente più urgenti da discutere.

    < Signor Più Zell, Lesothos ed altre persone di cui ignoro il nome. Devo a voi la mia vita. Si. >, scandì con la sua inconfondibile voce cupa e imperturbabile.
    < Molte grazie. >
    Terminato il suo sintetico e francamente piuttosto deludente discorso di ringraziamento, Leamhan rimase in silenzio per qualche istante. Sembrava sovrappensiero. Sulla maschera bianca che costituiva il suo muso, nel frattempo, si era delineato un approssimativo disegno che ritraeva un volto sorridente.
    < = ) >

    Poi, come se la sua mente fosse stata attraversata da un pensiero improvviso, il teramin si volse di scatto verso Zell.
    < Signor Zell. >, lo chiamò dopo averlo esaminato con uno schiocco di sonar così da avere la certezza di non essersi voltato verso la persona sbagliata.
    < Il tuo fatidico legame con l’infido Meno Zell rappresenta una circostanza infelice. >
    Contrariamente ad ogni previsione, Leamhan aveva effettivamente prestato attenzione al racconto dell’ibrido positivo.
    < Tuttavia ritengo che esista un modo per trarne un vantaggio. Si. V’è un modo. Debbo tuttavia porti alcune domande atte ad indagare la natura del vincolo che v’unisce. >
    Detto ciò, Leamhan prese una breve pausa. Volse il muso in direzione degli altri presenti, passandoli rapidamente al vaglio del suo sonar come per assicurarsi che fossero ancora lì.
    < Vi narrerò di quanto è accaduto qui. Ordiremo inoltre un piano atto a scovare Meno Zell. Si. Lo faremo tuttavia in seguito. In altra sede. >, sentenziò poi.
    < Sono attualmente molto stanco, Zell e compagni. Molto. Ho sonno ed ho inoltre molta fame, si. Vi chiederei dunque di condurmi presso un luogo ove è possibile rifocillarsi. Cortesemente. >


    Che si fa, ci spostiamo da un'altra parte finito il prossimo giro di post? Io direi che non è il caso di mettersi immediatamente sulle tracce di Meno Zell, perché incontrandolo rischieremmo di creare delle enormi incongruenze nella continuity dal momento che dopo questa role lui è arrivato a Kerus aprendone un'altra e poi ne ha iniziata un'altra ancora a Knawr (che tra l'altro è ancora in corso). Si accettano proposte. u_u


    Edited by -Aleph- - 8/3/2021, 11:16
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