La luna di sangue

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    :Rabbit3: Il sole era in tramontato nella sua bellezza.
    E la città di Kerus era irradiata di quei raggi.
    Ma figura nera, con uno sbaglio come se si fosse appena svegliata, emergeva dalle tenebre in quegli attimi da una cripta di un tempio dedicato alle due divinità che proteggevano la città.
    la prima raffigurante un imponente umano dal volto d’aquila e con due ali piumate, l’altra una creatura per metà uomo per metà serpente.
    L'essere stiracchiandosi dopo il riposo tra i morti, si disse:
    Che mare di baggianate. Quelli non sono dei.
    E aveva ragione per dire ciò.
    Lui c'era quando quelle due casate rivali per pacificarsi avevano innalzato quelle statue per onorare due dei loro importanti membri.
    Due casate pericolose per la pace di Kengard.
    Due casate che Eidous aveva contribuito a distruggere e mettere in fuga insieme agli Zaelis.
    Eidous ricordò tempi ancora più antichi sulla sua infanzia in secoli precedenti, in cui il quarto re di Kerus, regnava su Kengard in un epoca di pace.
    Poi venne la guerra con Knawr e il resto di Kengard cadde nel caos, coinvolgendo anche la palude.
    Andorix era il riflesso del anima di Eidous: Pericoloso, crudele e oscuro, ma come i fiori di loto germogliano in enormi distese nella palude di Andorix, così le buone azioni perpetrate dal barone Eidous sarebbero spuntate per riportare la quiete nel mondo, e portarvi finalmente la pace.
    Dannata umanità e dannati i suoi dei, solo Eidous e la sua specie erano dei.
    Vampiri, veri dei che camminavano tra gli uomini che un giorno insieme ai fratelli draghi ed elfi loro pari avrebbero dominato quella terra con la razza umana ai loro piedi.
    Ma i tempi non erano maturi per ereditare ciò che al uomo non è mai spettato.
    Eidous passò sotto le statue guardandole con indolenza, e l'indolenza divenne disgusto quando abbassando lo sguardo vide umani in preghiera.
    Poveri sciocchi, quelle statue non hanno mai risposto alle loro preghiere e mai lo faranno.
    Ormai il crepuscolo tanto atteso dal barone venne, poteva usare i suoi poteri.
    Scese lungo le strade, ammantato nella sua tunica da mago nero, si diresse verso una casa con discrezione, si trasformò in nebbia e passò sotto la porta, poco dopo emerse da sotto la porta e si pulì la bocca dal sangue degli abitanti della dimora, che se non altro aveva risparmiato dalla morte succhiando una quantità di sangue da farli svenire, ma non ucciderli.
    Si diresse in periferia e si fermò sedendosi sotto un albero ad osservare la luna ormai alta in cielo.
    Era stupenda, sembrava una falce rossa.
    Rossa di... Sangue, come le labbra del giovane e vecchio barone.
    Ventenne da più di 500 anni.

    ho voluto metterci un po' di storia visto che il nostro Vampiro ha vissuto la storia di Kengard sulla sua pelle.
    Comunque Eidous è nella periferia di Kerus, vi aspetto :3


    Edited by Aesingr - 27/6/2017, 21:29
     
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    Kenshin viene da qui.


    Era una serata piuttosto tranquilla, il vento soffiava dolcemente tra le scaglie blu del dragone che serpeggiava nell'aria spedito, scompigliando a più non posso il folto crine castano che gli percorreva la testa e il collo.
    La Luna che splendeva nel cielo, era rossa come il sangue e dava a quella sera pacata, un tono di macabro e apocalittico. Più Kenshin la guardava, e più la sua mente riportava brutti ricordi. Non per la Luna, ma per il colore che portava quella sera: quando il dragone perse l'occhio, la prima cosa che vide fu solo rosso, rosso e rosso. Il rosso dato dato dal sangue che scorreva fuori come l'acqua da una sorgente.
    Scosse la testa e si mosse bruscamente in aria per mandare via quel brivido che prima stava percorrendo la sua lunga spina dorsale e continuò a guardare in basso, per vedere se erano arrivati a Kerus.
    Alla Ginestra d'Ambra, aveva conosciuto un fabbro-licantropo di nome Nicolai, che aveva la propriia bottega in quella cittadina e aveva proposto a Kenshin, di accompagnarlo. Il dragone accettò subito, anche se il suo obiettivo non era Kerus ma l'Ossidiana d'Argento...
    "Vabeh, con le mie capacità di volo posso raggiungere l'Ossidiana in men che non si dica..."
    Così adesso aveva Nicolai in groppa. Si, stava volando in modo molto veloce, però sperò che il fabbro si reggesse in maniera tale da non cadere.
    Dato che a Kerus ci era già stato giorno addietro, Kenshin riconobbe i tetti della cittadina e una volta avvisato a Nicolai dell'arrivo, il dragone cominciò la sua discesa a spirale verso la periferia.
    Una volta a terra, fece in modo che il fabbro potesse scendere e Kenshin sgattaiolò dietro un angolo di una casa, per poi riuscire dopo venti secondi, trasformato in forma umana, uscendo da lì con una certa disinvoltura.
    "Non mi piace andare al giro nella mia forma originale e suscitare scalpore tra i villaggi, anche se adesso è notte e non ci dovrebbe essere nessuno..." disse, rivolto al fabbro. Ma voltandosi di dietro, si rese conto che Nicolai non era dietro di lui. Quindi stava parlando praticamente da solo....
    Il problema è che non era solo solo: si accorse solo in quel momento che uno strano uomo ammantellato, era seduto sotto un albero che guardava il cielo. Addosso, portava uno strano odore di sangue e di altri umani.
    "Che sia un nukenubi? Eppure di notte dovrebbe viaggiare praticamente senza la testa e invece..."
    Aveva letto pochi bestiari che illustravano le creature oltre la sua terra e in quel momento, non si ricordava e specialmente, non sapeva classificare quello strano individuo... che non sembrava per niente umano.
    Lo lasciò stare momentaneamente e incominciò ad aguzzare la vista tra le vie per intravedere il fabbro.

    Alloooora, se ti colleghi Gatto e leggi questo messaggio, praticamente come ci eravamo messi d'accordo, Kenshin ha accompagnato Nicolai sulla sua groppa a Kerus, e non ho mosso lui. Quindi il tuo fabbro è arrivato alla città e Kenshin non sa dove sia, decidi tu poi come muoverlo.
    Se tutto ciò non ti va bene, cancello le parti in cui nomino il tuo PG ;)
     
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    Zakrina giunge figa e fiera da
    Investigazioni dell'occulto
    Ora glielo scrivo io a gatto, comunque visto che non ha più risposto va bene tranquilla Hawke
    Master grazie, avendo citato la storia ti sei riallacciato anche alla trama e questo mi aiuta!

    Il suo passo era pacato, tranquillo, come se viaggiare per le strade di Kerus a quell'ora potesse essere una semplice passeggiata come tante altre.
    Finalmente ce l'aveva fatta, era riuscita ad arrivare a Kerus.
    Violino in spalla, Nunchaku recuperati e ben saldi alla vita, era pronta ad affrontare qualunque sfida la sorte avesse deciso di presentarle.
    Aveva momentaneamente, ma solo momentaneamente, scordato il perché della sua presenza lì. Della sua presenza in quel mondo si intende.
    Era intrappolata in un conflitto troppo tremendamente feroce perché potesse decidere. Quella parola, vendetta... quanto sapeva che era tutto sbagliato quello che aveva progettato di fare... quanto sapeva che avrebbe fatto di tutto per attuarlo?
    Era dura da accettare, avrebbe dovuto convivere con i suoi due desideri. Il suo... e quello che sicuramente sarebbe stato quello del suo amico.
    Lasciarsi andare alla collera o...
    un sorriso le curvò le labbra. Aveva incontrato Aiko, era riuscita a giungere a Kerus, lì non c'era nessuno che meritasse la sua collera. Almeno così sperava.
    Con l'investigatrice dell'occulto era andata bene, avrebbe fatto andare bene anche le giornate successive. Tanto più con la sua nuova assurda compagnia.
    "Ei tutto bene?" Le chiese la figura alle sue spalle, oscurata dalla coltre notturna.
    I suoi zoccoli piantati perfettamente sulla terra battuta, il pelo lucente che nonostante le tenebre pareva scintillare.
    "Benissimo, tranquillo. Ti ringrazio di tutto Elcar, puoi andare ora, da qui proseguo da sola"
    Il pegaso inclinò il muso, facendo oscillare la folta e fulva criniera sulla destra del collo.
    "Pensi sia saggio vagare di notte per queste vie?"
    "La saggezza non mi appartiene. E poi sono abituata alla notte, non la temo. Grazie ancora"
    "È stato un piacere, chiama se avrai di nuovo bisogno"
    No, non avrebbe chiamato, non era una grande amante dell'aiuto -o come lo vedeva lei... sfruttamento- altrui, preferiva essere lei ad aiutare. Non volle comunque farglielo notare.
    "Certo, sei stato molto gentile"
    In effetti quella creatura, dopo averla incontrata nella foresta, era stata altro che gentile. Non solo si era offerto di portarla fino a Kerus dato che lei ne ignorava l'ubicazione, ma le aveva anche promesso che sarebbe volato da lei ogni volta che ne avesse avuto la necessità.
    Non solo a gratis e senza volere niente in cambio, ma con un'inspiegabile gentilezza che, se fosse stata più prudente, avrebbe potuto interpretare come pericolosa.
    Aveva sempre seguito quel suo selvaggio istinto di cacciatrice e non l'avrebbe certo tradito adesso, quella creatura gli spirava fiducia e forse era semplicemente... troppo gentile.
    Volare sul suo dorso le aveva fatto ricordare troppe cose, si troppe... e più di un brivido, più di una lacrima avevano minacciato di renderla instabile. Non sarebbe stato il giusto ringraziamento per Elcar.
    Il pegaso fece per allontanarsi, dandole la schiena e piegando gli arti posteriori.
    "Aspetta... posso farti una domanda?"
    Lui si voltò, mostrandole solo uno dei due occhi quasi scarlatti.
    "Certo"
    La ragazza sembrò tirare un sospiro per poter porre quella domanda che era indecisa se esternare o meno.
    "Perché mi hai aiutato?"
    Lui tornò a fissare l'orizzonte.
    "Perché sei triste, anche se non vuoi darlo a vedere"
    E con queste sue ultime parole si alzò in volo, balzando in aria e schizzando fulmineo nella notte tenuemente rischiarata dal rossastro pallore lunare.
    "Ricevuto" Rispose lei, quando ormai la bestia era troppo lontana per sentirla.
    Era vero? Era realmente triste?
    Se lo sarebbe chiesta dopo, ora doveva perlustrare la zona e capire dove si trovava!
    Il buio circostante era quel tipo di buio da cui ci si può aspettare praticamente di tutto. Un uio che non temeva, vagare nelle foreste senza affidarsi a niente più che olfatto e udito era una delle prime cose che aveva imparato a fare, una città così aperta, così... esposta, per lei era come un coniglio bianco da solo in mezzo al verde per un lupo affamato, che fosse notte o giorno.
    Il suo olfatto non aveva niente da invidiare a molte bestie selvatiche, ma quei sentori erano del tlutto nuovi e non sapeva cosa distinguere e quale traccia cercare di seguire.
    Nessun rumore sospetto, nessun movimento rilevante nei dintorni.
    Se non quella frase che arrivò fin troppo chiara alle sue orecchie.
    Forma originale? Nessuno? Era proprio sicuro di non essere solo quel tipo laggiù? E pensava davvero che gli altri non potessero sentirlo se parlava ad alta voce nella notte? Non era in mezzo ad una piazza, non era in una locanda a parlottare, era in piedi sotto la luce sanguigna della luna.
    Se lei si fosse sentita arrivare qualcuno in una simile situazione si sarebbe... no, improbabile, era troppo imprudente... potuta intimorire. Pensò bene quindi di anticipare la sua presenza, tanto per non destare inutile scalpore.
    "C'è qualcuno?" La domanda fin troppo retorica era finalizzata soltanto ad iniziare un qualche dialogo. "Non voglio attaccare"
    Parlò a voce relativamente calma e bassa, ma era abbastanza per farsi sentire nel silenzio.
     
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    Nel cielo che Eidous ammirava erano apparse delle ombre.
    Due creature in differenti posizioni del cielo erano atterrati proprio nei pressi di Eidous.
    Il vampiro grazie tanto ai suoi sensi sviluppatissimi, quanto della sua secolare conoscenza sulle creature magiche li riconobbe a vista.
    Il primo era un drago orientale.
    Il secondo un pegasus.
    Due creature che Eidous trovava stupende.
    Il pegasus atterrò e volò via dopo aver scaricato il suo passeggiero.
    Ma il drago non lo rivide.
    Piuttosto vide nei pressi un uomo che lo guardava piuttosto perplesso.
    Sembrava un samurai con una bella benda sul occhio.
    Non aveva odore di un vero umano e il fatto che prima il drago avesse parlato di forma originale.
    Quindi probabilmente quel tizio doveva essere il drago di prima, anche perché al drago di prima portava una benda se ricordava bene.
    Senza contare che quel tipo era apparso, chi sa come, proprio mentre il drago si era volatilizzato.
    Non poteva esserne certo al 100%, ma molto probabilmente era lui.
    Forse è il drago di prima.
    Ne ho visti molti con quel potere.

    Il samurai orbo lo aveva guardato con il suo unico occhio ancora prima di voltarsi e andarsene.
    Si dirigeva la zona il distretto come se cercasse qualcuno.
    Eidous pensò di lasciarlo in pace. I samurai sono pericolosi.
    Eidous poté fare in tempo a fare tale considerazione che in fondo alla via era apparsa un altra umana.
    Molto singolare.
    Aveva un violino in spalla e una strana arma con sé.
    Eidous aveva voglia di assaggiarla.
    Però l'umana disse "C'è qualcuno?".
    Le tenebre gli impedivano di vederlo, ma lui la vedeva perfettamente.
    Eidous protetto dalle tenebre balzò rapidissimo sul albero nel totale silenzio dei suoi passi felpati sulla corteccia.
    "Non voglio attaccare"
    A quelle parole Eidous sorrise.
    Solo per averle dette provava che non era una cattiva persona, per questo non la voleva uccidere.
    Aspetto che fosse proprio sotto il ramo del albero, Eidous poi si trasformò in nebbia per calarsi alle sue spalle e stringerla da dietro come una sorta di abbraccio.
    Avrebbe potuto morderla subito, ma dopotutto si era già sfamato con una intera famiglia, quindi se l'avesse morda lo avrebbe fatto più per gola che per altro.
    Senza contare che la notte era ancora giovane, cioè: Tante
    prede dormienti nelle proprie case che senza troppa fatica poteva lui poteva insediare.
    "Si ce qualcuno qui."
    Sussurrò al orecchio del umana come farebbe un amante nel letto, e intanto la stringeva in un abbraccio delicato quanto ferreo.
    Eidous ora aveva un po' voglia di chiacchierare.
    Anche i morti dopotutto a volte hanno voglia di parlare con i vivi.
    Poi lei, anche se era un umana, era diversa dagli uomini che odiava per la loro superbia e ignoranza, lei non sembrava ne superba, ne ignorante.
    Aveva un aroma selvaggio di muschio, a Eidous piaceva quel odore muschiato.
    Poi il corpo di quella donna era così caldo mentre il suo era così freddo... Gli dava tepore il suo corpo.
    Eidous amava molto il freddo, ma il calore di un corpo era così piacevole... Lo faceva sentire vivo.
    Non era un desiderio carnale il suo, ma semplicemente una voglia di quel calore umano.
    "Nemmeno io vorrei farti male, dentro di me provo assaporare il tuo dolce sangue mortale, però cercherò di non morderti.
    Voglio solo parlare e sentire il tepore della carne tua viva.".
    Aggiunse usando il proprio potere per soggiogarla un pochino in modo che non lo attaccasse o cercasse di scappare da lui, però ella aveva ancora grande parte del libero arbitrio e quindi Eidous la seduceva con carezze e gesti sensuali per tenerla a sé.
    Il vampiro lottava contro il desiderio di azzannarla, ma come detto ne era più incuriosito che affamato.
    "Tu non mi sembri come gli altri umani.
    Come ti chiami dolce mortale?"
    Chiese bisbigliando in modo che nessuno li disturbasse.

    Aedsingr se vuoi puoi rompere il soggiogamento per attaccarlo o scappare, ma Eidous vuole solo scaldarsi con lei e parlare un po' :3
    Invece tu Hawke ti ho lasciato capo libero. Fai come preferisci per la risposta ;)


    Edited by Master of Void - 3/10/2015, 14:13
     
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    Kenshin sentì una voce di origine femminile, provenire da qualche isolato non molto distante.
    "C'è qualcuno?" diceva ella.
    Il dragone essendo in forma umana, non sospettava niente di che anzi, ad essere sospettoso sembrava proprio la sorgente della voce sentita poco fa.
    Per l'esattezza si trattava di una umana, Kenshim ne aveva percepito l'odore. Addosso, aveva anche un altro che riconduceva a quello di un cavallo, ma non ne era sicuro.
    Ignorò momentaneamente la presenza per tornare a concentrarsi sull'improvvisa scomparsa di Nicolai, il quale, non sapeva più dove cercarlo. Come diamine era riuscito ad imboscarsi se fino a pochi attimi prima, era sopra la sua groppa draconica che volavano nel cielo?
    Il samurai da un occhio solo si rassegnò e si mise a sedere per riposare la schiena, a dritto sul selciato della periferia di Kerus, con la schiena contro il muro.
    "Prima o poi deve sbucare da qualche parte...."
    Appoggiò la testa castana sormontata da una lunga coda di cavallo, al muro, osservando ancora una volta quella luna dai colori lugubri. Sospirò, cercando di non far capo al brutto ricordo che pensava prima quando era in volo.
    Ma fortunatamente, qualcosa distolse la sua mente.
    O meglio, qualcuno...
    Kenshin sentì un fruscìo passare sopra la testa, per andare a finire dietro un angolo.
    Il ragazzo si alzò e con curiosità, seguì il rumore a passi silenziosi, appostandosi di nascosto dietro la parete che dava sull'angolo.
    Dunque, l'uomo col mantello che aveva visto prima, adesso era lì...Quindi, era stato lui a fare quel fruscio?
    Kenshin rimase a guardare in silenzio la strana creatura che odorava di sangue, che andò dritta dritta a come dire, abbracciare una ragazza che si trovava lì.
    "Forse la voce femminile di prima veniva da lei...
    Kenshin con orrore, sentì che quell'uomo ammantellato di una innata bellezza, sembrava avere intenzioni non molto buone...anche perchè aveva sentito a proposito di "succhiare sangue".
    "Si nutre di sangue umano! pensò.
    Non ebbe modo di pensare, snche perchè l'umana era in pericolo(ed era compito di un buon samurai proteggere chi era in quella situazione), così Kenshin fulmineo, si mostrò da dove era nascosto e portò la mano destra sopra l'elsa della sua fidata katana. Non voleva attaccare, voleva solo mettere fine a quella faccenda.
    "Ehi tu, creatura. Lasciala andare". disse il ragazzo-drago. La voce era calma e leggermente tesa, mentre la pupilla del suo unico occhio, era diventata stretta...come quella di un drago.

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    Avanzò di qualche passo, cercando di apparire il più visibile possibile e alzando per un momento un braccio. Lo riabbassò solo nell'udire alcuni leggeri fruscii, flebili movimenti attorno a sé che le ricordavano lo slittare di uno scoiattolo tra i rami della sua foresta, la sua vecchia casa.
    Ormai l'aveva laciata da tempo, ma la ricordava come fosse lì, di fronte a lei. Quando qualcuno gli disse... "ma tutte le foreste non sono uguali?"... quel qualcuno rischiò di ricevere in faccia due pancali e un tavolino, o comunque quello che Zakrina in quel momento si era trovata davanti.
    Fortunatamente la ragione non si nascondeva mai in quell'angolino remoto della sua testa per nulla, a volte si prendeva pure il permesso di emergere... timidamente, ma di emergere.
    Sentì qualcosa... si, qualcosa. Percepì uno strano movimento che non era né di uno scoiattolo ne di un'altra innocente creaturina, era di qualche tipo che voleva essere preso innarrabilmente a schiaffi.
    Un tipo che apparve non si sa come e non si sa da dove... proprio alle sue spalle. Non si limitò ad apparire, ma la cinse con le braccia, con una stretta potenzialmente pericolosa, data la forza esercitata. Non era tanto... pressante, ma decisa e convinta.
    E poi un secondo tipo giunse dal nulla. Perfetto, quella era la nottata dei germogli in festa? Se si univa qualc'unaltro e non avesse portato in mano un boccale di birra o un boccione di vino si sarebbe quasi offesa.
    "Ehi tu, creatura. Lasciala andare" Sentenziò quello, brandendo con altrettanta convinzione la sua fiera spada lesta, che in quel momento lasciava alla scena un tocco che rasentava il fiabesco.
    Una di quelle storielle in cui il principe con il suo fedele destriero salva la principessa dal cattivo di turno, una scena che la fece sogghignare.
    "Tu, laggiù... buono con quell'arma" Disse, alzando un braccio e indicando il figo cavaliere con tanto di benda in stile fin troppo pirata, dettaglio che la distolse dalla simpatica idea iniziale.
    "E tu..." Continuò, rivolgendo lo stesso dito verso il viso, muso, grugno... da quella posizione non poteva capirlo... dell'... uomo ne dubitava fortemente ammeno che non fosse un cannibale, essere strano, creatura antropomorfa... non poteva capire nemmeno quello. "sei stato molto galante con questo tuo improvvisato appuntamento, ma... solo per dire, potresti far venire un infarto a qualcuno. Puoi gentilmente togliermi le mani di dosso? Non vorrei ricorrere alla tattica del dito nell'occhio, da qui mi riuscirebbe anche molto bene" Chiaramente, tutto scandito con voce sensuale come quella del suo oscuro interlocutore, tanto per prenderlo per i fondelli in maniera plateale.
    Da quando era comparso si era sentita come stranamente inibita, non tanto nei sensi quanto nella volontà di infuriarsi, ma la sua pazzia interiore era tosta da contenere. E poi non l'avrebbe colpito comunque. A patto che... si fosse immediatamente tolto da lì.
    Sospettò che fosse opera sua e che quel lieve torpore fosse una sua sorta di... abilità, accentuata dai sospetti che gli erano venuti su chi ci stesse provando con lei.
    Ne sapeva davvero poco, ma aveva sentito molti racconti sui vampiri e sul loro bramoso desiderio di sangue. Nei racconti non c'era niente che alludesse ad apparizioni dal nulla alle spalle della prima venuta, ma la cosa non la turbava poi molto.
    Il suo nome? Glielo avrebbe detto quando avesse potuto guardarlo in faccia. Non tanto che le interessasse la sua faccia, ma almeno avrebbe avuto più senso come dialogo.
    caro Eidous, hai da farne di strada prima di riuscirci con Zakrina XD
     
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    quella donna mi fa paura :blink:


    Il vampiro venne disturbato dal tizzo di prima.
    "Ehi tu, creatura. Lasciala andare".
    Poi la donna gli fece notare che non era riuscito a soggiogarla molto bene.
    Così il vampiro si trasformò nuovamente in coltre di fumo dicendo:
    "Grazie mortale ma hai miei occhi tengo, piuttosto cercherò di non importunarti oltre."
    Poi strisciò come nebbia rapido verso l'albero di prima.
    Si ricondensò appoggiato alla pianta con un piede sollevato e poggiato sulla corteccia mentre le braccia erano incrociate sul petto.
    "Pare che qui ho ha che fare con due guerrieri.
    Di certo persone onorevoli come voi non vorranno prendersela con un vecchio come me."
    Disse facendo un breve monologo, con la testa china in modo che non la testa china in modo che non la vedessero.
    "Si, sono MOLTO vecchio.
    Nella mia lunghissima vita di guerrieri ne ho visti molti... Dopotutto ho moltissimi anni alle spalle, Buhwahahaha..."

    Disse continuando il monologo in modo ironico, sollevando il capo mentre rideva, ma il suo cappuccino gli copriva ancora mezzo viso.
    Poi si diresse verso i due.
    "cosa che non pensereste, ma è da più di 500 anni... Che ho vent'anni..."
    Fece teatrale sollevando il cappuccio e mostrando il suo viso pallido, ma di una bellezza divina, con un naso lievemente al insù e delicati linearmenti.
    I lunghi capelli di nera seta ricaddero sulle spalle.
    Le uniche cose inquietanti di quella visione erano gli occhi rosso brillante, e i canini così lunghi che le punte uscivano dalle carnose labbra rosse come petali rose.
    Eidous guardò poi i due con una certa freddezza, ma poi fece un sorrisetto carismatico.
    "Io sono il Barone Eidous, ultimo signore di Andorix, cavaliere della notte, mago oscuro nonché esperto di magia nera, studioso, biologo, filantropo, ambientalista, scrittore e soprattutto... Vampiro."
    Disse orgoglioso a testa alta mentre metteva le mani sui fianchi.
    Poi vide che il samurai teneva la mano sulla sua katana.
    " Che fai mortale? Vuoi sfidarmi per l'onore di questa donna?"
    Domandò il vampiro guardandolo con superbia.
    "ma si tanto sono immortale e poi sono curioso di vedere se gli spadaccini di oggi sono meglio di noi antichi, ma ne dubito."

    Pensò Eidous generando dalle tenebre una katana di materia oscura con elaborati gesti delle braccia.
    Poi creò una versione leggera della sua armatura del medesimo materiale, in modo da poter essere più alla pari con il samurai.
    "Guarda se non te la senti capirò, dopotutto è difficile non temere un dio della notte. Buhwahahaha!"
    Propose al rivale divertito dal suo coraggio, che oltretutto era ammirevole.
    Non voleva usare i suoi poteri, ma solo il suo talento antico e ancestrale della spada.
    Voleva uno scontro alla pari, sempre se il samurai non si ritirasse.
    Ma lo sapeva era troppo orgoglioso.
    Orgoglioso e coraggioso due cose in qui il Barone ci si rispecchiava.
    Non lo avrebbe eliminato, ma quel impertinente aveva bisogno che imparasse a farsi gli affari suoi.
    Una lezione che Eidous sarebbe stato più che felice di impartirgli.


    DUELLO D'ONORE SAMURAI CON LE KATANE *w*


    Edited by Master of Void - 4/10/2015, 14:17
     
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    "Tu, laggiù... buono con quell'arma" disse la donna con un certo atteggiamento troppo irritante e irrispettoso nei confronti di Kenshin. Insomma, non era una cosa piacevole sentir una frase del genere nei confronti del samurai!
    Il drago tenne ancora la mano sopra l'elsa dell'arma e osservò l'umana e in quattro e due sei, parole sensuali e convincenti, si fece lasciare andare dall'uomo incappucciato. Quest'ultimo si era trasformato in una nube di fumo che si diresse nell'albero di prima, riprendendo forma come se niente fosse.
    "Ma che razza di creatura sei...." pensò perplesso.
    Poi l'apparente uomo incominciò a fare un monologo, troppo lungo e noioso per i gusti di Kenshin. Odiava le persone logoroiche o con una parlantina troppo sviluppata, quindi questo fece ancora di più stringere la mano sopra la sua katana, fino a far sbiancare le nocche.
    Si, aveva cinquecento anni, ne dimostrava venti e così via. Discorsi che Kenshin aveva sentiro e risentito. Cosa erano cinquecento anni per lui, quando aveva conosciuto draghi più vecchi che si aggiravano intorno ai mille anni? Niente.
    Lui stesso ne aveva 200 e per quelli della sua specie erano ancora pochi! Di fatto era un esemplare giovane di dragone orientale, ancora i baffi non gli si erano sviluppati. Intorno ai mille anni un dragone incomincia ad avere lughi baffi e le famigerate ali divine, bramate da qualsiasi esemplare di questa specie.
    Finalmente poi l'interlocutore decise di togliersi il cappuccio, lasciando mostrare il suo viso e degli occhi tremendamente rossi...come la luna di quella sera. E i suoi denti, specialmente i canini erano appuntiti.
    Kenshin continuava a domandarsi cosa fosse, fino a quanto l"uomo" parlò di nuovo:
    "Io sono il Barone Eidous, ultimo signore di Anderix, cavaliere della notte, mago oscuro nonché esperto di magia nera, studioso, biologo, filantropo, ambientalista, scrittore e soprattutto... Vampiro."
    Diede importanza solo all'ultima parola pronunciata. Vampiro.
    "E' un vampiro! Adesso ricordo... lo lessi anni fa in un libro. Sono creature di questa parte di mondo che si cibano solo di sangue, prediligendo quello umano. Ecco perchè prima aveva stretto la donna in quello strano abbraccio... voleva il suo sangue!"
    Kenshin rimase in quella stessa posizione assunta da prima, guardando di sottecchi il subdolo vampiro.
    " Che fai mortale? Vuoi sfidarmi per l'onore di questa donna?"
    Non disse nulla, scoccando un'occhiata la donna che era dietro. Da ciò che aveva sentito prima, l'umana sembrava cavarsela bene da sola, ma non era forse il compito di un buon samurai battersi per coloro che erano in pericolo? L'interna Kerus poteva esserlo per quell'essere succhiasangue, che si aggirava ogni notte in cerca di esso. Quindi si, l'avrebbe battuto.
    Lo osservò evocare dalle ombre una katana simile alla sua, ma con un aspetto molto più dark, assieme ad un'armatura.
    "Guarda se non te la senti capirò, dopotutto è difficile non temere un dio della notte. Buhwahahaha!"
    Nuovamente, Kenshin non disse nulla e rispose sfoderando Inazuma dal fodero che cingeva sul lato sinistro del suo fianco, facendo sibilare la sottile lama forgiata da maestri armaioli di tutto rispetto. La brandì con entrambe le mani e si mise in posa d'attacco, con l'arma puntata verso di lui.
    "Tu parli troppo Eidous." pensò il ragazzo-drago. Nel suo viso si leggeva un'espressione dannatamente seria.
    La sua tattica non era attaccare per primo anzi, voleva prima studiarlo e capirlo. Farsi prendere dalla foga e dall'ira non serviva, annebbiaca solo i sensi.
     
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    Le sue parole avevano funzionato.
    Sentì l'abbraccio del vampiro, o di quel che era... dissolversi. E non alLontanarsi, proprio scomparire dal suo corpo. Immaginò che fosse frutto della stessa tecnica usata per apparire, ma a lei non importava. Se non altro si era allontanato. E pure con garbatezza!
    Poi però cominciò a ciarlare. A confabulare con se stesso, con gli alberi nei dintorni o con le stelle lontane ed impalpabili, solo i patroni dell'antico folclore lo sapevano.
    "Io sono il Barone Eidous, ultimo signore di Andorix, cavaliere della notte, mago oscuro nonché esperto di magia nera, studioso, biologo, filantropo, ambientalista,
    scrittore e soprattutto... Vampiro."
    Ma quanto acciderbi parlava? Si chiese solo se... no, lo chiese direttamente a lui. Perché tenersi per sé un pensiero che poteva esternare?
    Era una semplice domanda: "Belli i tuoi occhi Barone Eidous, ma dimmi... vendi anche spiedini? Con tutto quel che fai sarebbe una grave mancanza"
    Quando lo vide materializzare armi grazie ad un'altra assurda abilità, un filo di stupore la pervase. Non mormorò nient'altro che un: "Forte...", ma la sua mente blaterava già riguardo a come facessero ad esistere simili arcani poteri.
    La cosa era allettante, troppo allettante. In che razza di individui si era imbattuta?
    Doveva comunque qualcosa anche al tipo che era intervenuto per aiutarla, non poteva incolparlo di non sapere che lei non aveva bisogno d'aiuto.
    "Em... scusa, dovevo togliermelo di dosso senza rischiare che tu mi affettassi un arto. Grazie dell'aiuto comunque" Gli disse, dirigendo lo sguardo nella sua direzione.
    Quel tipo, silenzioso -diversamente dal vampiro-, affascinante, incredibile... da prima non si era resa conto dell'enorme energia che lo circondava, ma ora poteva captare la sua profonda potenza interiore.
    Capì dalla posa che assunse che era un valido spadaccino, anche se il tutto era vagamente offuscato dal velo notturno. Sicuramente l'avrebbe potuto constatare a breve, perché quel duello... ma cosa... aspetta, stavano per darsele?
    Realizzò con qualche secondo di ritardo che entrambi puntavano le armi uno contro l'altro. La cosa si prospettava interessante, e sapere che in poche parole era come se si stessero battendo per lei... la divertiva ancora di più. Era difficile stupirla, ma quella serata aveva avuto il potere di farlo.
    Doveva però soltanto starsene in disparte a guardare come una qualunque spettatrice? La risposta era ovvia: si, quei due si erano sfidati apertamente e lei non doveva intromettersi, ma avrebbe imposto -o provato ad imporre- una regola.
    Si allontanò di qualche passo e lasciò loro campo libero, ma sentenziò con convinzione quelle poche parole che sarebbero dovute essere sufficenti a non farle sfoderare armi improprie.
    "Non dovete uccidere l'avversario, altrimenti..." Concluse la frase impugnando uno dei due nunchaku e sfilandolo dalla sua postazione tanto carina, iniziando a farlo rotare istantaneamente e con forza.
    "Sono guai"
    Lo ripose subito al suo posto, sedendosi sotto le radici dell'abete più vicino. Da lì poteva allo stesso tempo osservarli e non restarsene del tutto senza far nulla.
    Poggiò la custodia del violino sulle ginocchia e sciolse il piccolo nodo che la serrava. Estratto lo strumento e impugnato l'archetto come si deve, lo portò sotto al mento e si accomodò poggiandosi all'albero, come aveva fatto due notti prima suonando in nome della natura nella foresta di Ahsnaeris.
    Anche quella sera avrebbe suonato. Sera... più che altro notte, superflui dettagli. Spalmò velocemente un filo di colofonia sui crini dell'archetto, pensando già a quale corda avrebbe dovuto pizzicare per iniziare. Era sempre quello il dilemma più arduo, cosa suoniamo stasera?
    Dopo aver mosso di pochi millimetri i bischeri ed aver poggiato le dita sulle corde, iniziò una melodia in la, mantenendosi però sul maggiore. Non voleva dare all'ambiente un tocco greve, la cosa era già abbastanza preoccupante senza che ci si mettesse lei con qualcosa di triste o malinconico.
    Premette il pollice sul suo amato manico d'acero e, da prima lentamente, cominciò a muovere la mano sempre più rapidamente fino a salire verso le note più acute, per poi scendere di nuovo e assumere una tonalità abbastanza bassa, nel silenzio circostante rischiava di tirar fuori qualche nota troppo assurdamente alta... o, peggio, stonare. Anche se ormai le veniva più difficile sbagliare che eseguire pezzi molto complicati, la sua memoria muscolare le permetteva sempre di non incappare in spiacevoli dissonanze nei momenti più critici. Aveva ancora molto da imparare, ma sapeva sicuramente come improvvisare facendo sembrare il tutto qualcosa di finemente studiato.
    Teneva gli occhi persi nel vuoto, era solita non guardare niente mentre suonava e concentrarsi solo sul suono del violino. Quella volta fece una piccola eccezione, infatti dopo pochi secondi tornò a fissare i due, curiosa di come si sarebbero svolte le cose.
    la giusta colonna sonora allo scontro XD
     
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    Avrebbe dovuto morderla!
    Quella umana era fuori di testa!
    "Belli i tuoi occhi Barone Eidous, ma dimmi... vendi anche spiedini? Con tutto quel che fai sarebbe una grave mancanza"
    Il barone si volse verso l'umana.
    A beh... grazie, però di grazia mortale, potrei sapere perché un vampiro di un vampiro di
    500 anni dovrebbe vedere spiedini?
    Anzi lascia stare.
    Non voglio sapere cosa la tua assurda mente si inventerebbe per rispondere a tale quesito.
    Ora non posso pensare a queste bislaccherie mortale, avrei un duello...
    disse il vampiro mettendosi in posizione di combattimento a venti metri dal samurai.
    L'umana però si intromise nuovamente.
    "Non dovete uccidere l'avversario, altrimenti..." Concluse la frase impugnando uno dei due nunchaku e passando da pucciosa facendo rotare quel arma esotica con forza.
    "Sono guai"
    Lo ripose subito al suo posto, sedendosi sotto le radici dell'abete più vicino.
    Poi cominciò a suonare una melodia col suo violino.
    Eidous allora con la sua freddezza guardò negli occhi il samurai.
    Si studiavano.
    Eidous sapeva di essere più forte e rapido, ma le Katane erano spade a qui non era abituato fare uso.
    Solitamente usava enormi spade ricurve a due mani, che però grazie alla sua forza sovrumana riusciva ad'armeggiare con solo una mano.
    Infatti il suo stile era brutale e furioso, ma anche molto preciso e calcolato, in poche parole Eidous faceva affidamento su una miscela di tattica, rapidità e forza bruta per prevalere con maestria negli scontri fisici.
    Invece quel Samurai doveva si essere forte, ma la tecnica e il fatto che pur essendo un po' meno rapido nel muoversi rispetto a un vampiro, doveva essere molto più preciso, e sicuramente calcolava i movimenti in modo più minuzioso di Eidous.
    Si prospettava uno scontro abbastanza equilibrato, ma Eidous disponeva di due occhi.
    Kenshin di uno solo.
    Ovviamente non voleva uccidere quel tipo.
    Anche perché non aveva voglia poi di combattere anche contro la umana.
    Eidous continuò a guardarlo.
    Tenendosi pronto.
    Poi scatto rapidissimo verso il ragazzo con la Katane sguainata.
    Ora ti insegno io le buone maniere.
    Pensò Eidous mentre si avvicinava rapidissimo a Kenshin tenendosi basso mentre correva per essere più aereodinamico.
    Si prospettava uno scontro rapidissimo.
    Un colpo a testa e via.

    ho optato per lo scontro diretto.
     
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    Con la coda dell'occhio, Kenshin osservò la donna che a quanto pare, stava imponendo delle regole allo scontro! Non aveva detto ne tanto e nè quanto, solo queste semplici parole:
    ""Non dovete uccidere l'avversario, altrimenti...Sono guai.", disse, mentre sfilava dei nunchaku di legno.
    Non era l'arma che il ragazzo-drago preferiva, comunque sapeva usare anche quelli e vederli ruoteare in mano all'umana li trovava solo divertenti, come se fossero dei giocattoli.
    Ancora il samurai era in posizione d'attacco, ma rimase ancora un pò in quel modo, mentre osservava la donna che si era diretta sull'albero per poi sedersi sulle radici ed aprire una custodia che conteneva un...violino.
    Ebbene sì, l'umana si era decisa a fare una piccola musichetta non tanto grave nè tanto allegra, come sottofondo al combattimento. Kenshin abbozzò un sorriso, più che altro rivolto a sè stesso e incominciò a cogliere ogni nota che il violino produceva, trovando il giusto ritmo da abbinare ai movimenti di spada.
    Posò di nuovo lo sguardo su Eidous, che aveva avanti. Anch'esso lo stava studiando e guardando con freddezza, nonostante i suoi occhi fossero rossi come tizzoni. Ah giusto, lui le aveva tutti e due. Non che questo significasse un gran svantaggio per Kenshin, era sì guercio ma era pur sempre un dragone no? Quindi l'unico occhio gli funzionava bene, oltre ad avere un sesto senso draconico più sviluppato rispetto alle creature antropomorfe.
    Lui era un vampiro. Il dragone all'inizio pensò di distrarlo tagliandosi un palmo di una mano con la sua katana e spargere l'odore del sangue al giro per annebbiargli i sensi. Si ricordò allora che i vampiri quando sentivano l'odore del sangue non conoscevano "padroni" e si abbandonavano solo al desiderio del sangue. Ma tutto ciò Kenshin aveva deciso di lasciarlo in casi entremi, se proprio la situazione si volgeva male.
    Ecco che improvvisamente Eidous parte alla carica tenendosi basso, con la sua arma evocata contro di lui.
    Kenshin fa in tempo a scattare in alto fulmineo evitando l'attacco, per poi ritrovarsi dietro alle sue spalle. Il tutto eseguito con la velocità tipiche delle creature dell'Elettricità. Impugnò Inazuma con entrambe le mani e tentò di sferrare un fendente all'altezza dell'attaccatura del collo del vampiro, in questo modo se il colpo andava a segno gli avrebbe arrecato un forte bruciore (dato che aveva la lama della katana forgiata con una piccola percentuale di argento) ma non lo avrebbe ucciso.
    La melodia della donna che incalzava sempre di più, andava a ritmo con i battiti pulsanti del cuore del dragone, e tutto ciò gli dava una gran adrenalina, ma che sapeva tenere sotto controllo. Di fatto è che Kenshin quando sente aumentare l'adrenalina, piccole scariche elettriche gli percorrevano il corpo in quel momento in forma umana, che schioppettavano come una frusta da domatori.
     
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    Lo scontro era iniziato. I due non avevano perso tempo e si erano subito gettati a capofitto nella sfida, dopo un primo attacco del vampiro l'altro aveva reagito con estrema prontezza di riflessi.
    Il suo colpo fu rapido e preciso, ma dubitava che la cosa si sarebbe conclusa molto presto.
    Si preannunciava qualcosa di epico. Lei continuò imperterrita a suonare, scandendo i loro movimenti con il suo archetto, facendolo sfregare con più intensità ad ogni movimento dei due. Ci stava prendendo gusto, era una sfida anche per lei e si stava divertendo un mondo. Quello che stava succedendo era vagamente surreale: nella notte lei faceva da sottofondo ad un duello che non si sa quali premesse aveva, ma era troppo appagante!
    Passò sul re minore e poi sul do maggiore... sul la diesis maggiore... di nuovo sul do... e chiuse con un ultimo re minore, prima di tornare sul tema iniziale.
    Mentre osservava le loro spade gli veniva voglia di mettersi anche lei a menare fendenti, ma dubitava di essere dotata di altrettanta bravura. Certo, quei due fortunatamente non l'avevano vista infuriarsi e non potevano sapere di cos'era capace, ma in condizioni normali una spada nelle sue mani era pericolosa, poteva cavare veramente il naso a qualcuno con qualche gesto di troppo.
    Tutt'altra storia se avesse fatto sul serio con arco e nunchaku, ma non erano tipi quelli da affrontare tanto per il gusto di fare. Il loro scontro aveva assunto una nota quasi solenne, la tenacia con qui lottavano era assurda quanto ammirevole.Dovette
    soltanto scegliere se doveva o meno farla pagare al vampiro per quello che le aveva detto.
    L'indecisione non era tanto dovuta al fatto che potesse essere un avversario difficile, né la spaventava l'idea di darle ad un vampiro, solo che rovinare quel bel visino era un peccato e... beh, sembrava uno facilmente suscettibile. Non era solita fare preferenze con nessuno, ma in quel momento tifava per l'uomo dai movimenti fulminei, il suo era un fare che trascendeva il tipico essere umano, i suoi movimenti e la musica della sua energia lo suggerivano.
    Voltò lo sguardo al cielo, lasciandosi andare e perdendosi nel pallido bacio della luna.
    Non smise però di suonare, non avrebbe smesso finché lo scontro non si fosse concluso.
    vi consiglio di fare più colpi per post usando il condizionale, se no Zakrina lo finisce quel violino ahahahah XD
     
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    Velocissimo!
    Eidous lo sapeva: Non era umano.
    Vide delle scariche elettriche formarsi su di lui.
    Gli esseri umani non possono controllare un elemento.
    Quindi era davvero un drago.
    Eidous cercò di parare il colpo, ma il samurai era troppo rapido.
    La lama creò un taglio tra spalla e collo.
    Eidous sentendo il bruciore saltò indietro come un gatto.
    E poi lui furiosamente lo guardò.
    Eidous era comunque più forte.
    Il vampiro quindi avrebbe usato una tecnica terrificante.
    Una tecnica così infernale e demoniaca da essere temuta ancora dai guerrieri divini a livello epico.
    Sto parlando di una tecnica mostruosa e orribile.
    Basta sentire il suo nome per aver paura:
    IL CALCIO AI GIOIELLI!!!
    Infatti il vampiro tiro un rapidissimo calcio mirando alla zona privata per fargli perdere la concezione.
    Una terribile e diabolica tecnica da canaglia senza dubbio alcuno.
    Intanto lo colpì anche con la sua Katana darkettona mirando alle braccia.
    Se fosse riuscito a disarmare il samurai avrebbe vinto.
    Doveva provarci.
    Il colpo fu eseguito, ma Eidous era stato tanto rapido da non sapere pure se fosse riuscito a colpirlo.
    Il vampiro stava per dire qualcosa, ma poi il bruciore causato dal graffio.
    AAAAH BRUCIA!
    Come hai osato usare un arma d'argento!?!
    Ora ti suono come un tamburo!!!!
    Sbraitò il vampiro tornando alla carica.
    Questa volta avrebbe mirato alle gambe per farlo cadere.
     
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    Il colpo era andato a segno. Certamente aveva assaggiato il sapore della sua lama pregiata.
    Ma in quel momento aveva letto la furia dentro ai suoi occhi rossi e Eidous partì alla carica con un calcio diretto nelle zone...in cui non batte il sole.
    Kenshin riuscì di poco ad evitare la zona X giusto per non sentirsi arrivare un colpo tremendo, ma ricevette lo stesso il forte calcio a dritto nella bocca dello stomaco, doloroso e tremendamente forte.
    Questo costrinse il dragone a buttarsi in ginocchio a terra agonizzante, conficcando la spada a terra e sostenendosi con essa, mentre l'altra si reggeva il punto in cui Eidous l'aveva colpito col calcio. Le scariche elettriche smisero di guizzare, spengendosi lentamente come fiammelle di candela.
    "Era il minimo che mi potessi aspettare da uno come lui, ma ora lo stuzzicherò." pensò con le lacrime causate dal dolore che gli scendevano dall'occhio.
    La melodia che produceva l'umana tuttavia si faceva sempre più armoniosa e adrenalinica, riuscendo a infondergli forza e tanta, tanta voglia di fare il sedere al suo avversario.
    Con la coda dell'occhio Kenshin vide che il vampiro indietreggiò a causa del taglio che gli aveva arrecato prima con Inazuma. Kenshin sorrise di gusto quando sentì le sue parole doloranti, mentre si rialzava lentamente aiutandosi con la sua katana.
    "Va bene Eidous-kun* , vieni pure a suonarmi come un tamburo." furono le sue uniche parole per tutta la durata della lotta.
    Vide che di nuovo il vampiro era partito alla carica, mirando questa volta alle gambe del dragone. Quest'ultimo questa volta non lo evitò il colpo, ma lo parò con la sua spada, trovandosi faccia a faccia con l'avversario, con la spada incrociata con la sua. Stava premendo con forza brutale contro il vampiro, cercando in tutti i modi di disarmarlo. Tuttavia le scariche elettriche si erano fatte di nuovo vive e percorrevano oltre il suo corpo, anche la katana che brandiva. Senz'altro Eiodus avrebbe avuto i capelli ritti causati dall'elettricità statica!

    *-kun: questo suffisso giapponese può essere usato come presa in giro, rivolto prettamente alle persone di sesso maschile XDXD
     
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    Tra un fendente e l'altro, tagli, archi, sottani, diretti... e inesorabili calci nei gioielli, lo scontro proseguiva.
    L'abilità dei due era unica e impressionante, ma la piega che stava assumendo la sfida era preoccupante. I due avversari erano sempre più adirati l'uno con l'altro e continuavano a far uso delle più disparate tecniche, destreggiandosi in colpi micidiali e spettacolari.
    Quello del vampiro però era stato il più geniale, lei stessa non avrebbe saputo fare di meglio! Risultato? Il ragazzo finì piegato in due dalla pressante potenza del calcio.
    E lei, con l'appassionato fervore della musica nelle vene, portò il tutto in re maggiore dando un tocco estremamente epico alla scena, la stava sfiziando troppo il seguire i loro movimenti con le note del violino e ogni corda pizzicata corrispondeva ad una vivida vibrazione dell'aria attorno ai due.
    Era in totale comunione con l'area circostante, era tutto fin troppo piacevole.
    Fin troppo piacevole perché qualcosa non dovesse arrivare a guastare le cose.
    Qualcosa come uno sguardo celato nell'ombra, qualcosa che Zakrina non individuò, ma percepì grazie al suo stesso strumento. L'anulare le scivolò sul fa diesis in maniera un po' brusca, e non era da lei incavolarsi con una nota... a dire il vero nessuno si incavolava con le note, ma in mano a lei poteva significare solo che qualcosa l'aveva disturbata, qualcosa come una presenza estranea, inutilmente supplementare a quella dei due divertenti e abili guerrieri.
    Si voltò per un istante, ma poi tornò a fissarli del tutto indifferente.
    "Ba..." mormorò tra sé e sé, convinta di non averlo immaginato ma troppo incerta per poterne decretare la fonte.
    Se ne sarebbe preoccupata solo se ce ne fosse stato bisogno.
    In un certo senso provava una strana forma di rispetto verso quei due, trasmettevano un potente alone di solennità e il loro scontro aveva assunto una sfumatura che non si aspettava, inoltre studiare le loro mosse poteva essere potenzialmente vitale in casi successivi in cui avesse avuto a che fare con avversari simili, o peggio, con loro.
    Sospirò, passando all'ultima fase della sonata e sperando di inventarsi qualcosa di abbastanz afigo da tenere il loro ritmo.
     
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