I carri alati

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Per Lydia e tutti coloro che hanno stressato affinché la aprissi, ecco la famosa role di cui parlavo su Whatsapp! Siete tutti invitati, spero di non andare oltre i 4 utenti perché se no è il bordello, anche se ho capito si vogliano unire in settantordicento

    Le vie di Kerus erano senz'altro affollate ogni giorno, ma in quella particolare occasione lo erano senza dubbio di più.
    Il concludersi della stagione del Lupo bianco, come ogni anno, doveva terminare con le grandi festività. Le bancarelle erano sparite, per lasciar posto ad enormi tendoni in cui maghi, guerrieri e bardi si cimentavano nel pubblicizzare le loro accademie; chi raccontava delle prodi gesta dei suoi allievi, chi illustrava le incredibili potenzialità di Kerus, chi ancora suonava e ballava dandosi al pazzo bere idromele e mangiare arrosto.
    Le piazze erano permeate dell'odore di carne e dell'aroma affumicato delle pietanze cotte sul fuoco, mentre artisti di strada si dilettavano in sfrenate canzoni all'insegna dell'allegria.
    Ogni abitante si era portato al centro della città, dove ormai i festeggiamenti la facevano da padroni e non v'era niente che potesse far pensare che Kerus fosse una città a rischio di guerra civile.
    Fu una guardia a dirigersi con fermezza su uno dei grandi palchi allestiti per l'evento, iniziando a gridare a gran voce per farsi udire da tutti.
    "Cittadini! Oggi vi diamo un unico ordine, quello di godere dei doni che la vita ci offre e di riempirci dei piaceri di queste bevande e di questa musica! Tra qualche ora inizierà, come ogni quattro anni è tradizione, la grande gara dei carri alati! Come voi tutti sapete gli Zaelis e il Nido di stelle, che da tempo ormai opera alla difesa di questo suolo sacro, si garantiscono a vicenda onori e protezione! Dunque cosa può esserci di meglio di una competizione in cui gli stessi cittadini possono entrare a contatto diretto con le possenti creature che dimorano nel nido?"
    Esultanze e schiamazzi caricarono rapidamente l'aria d'elettrizzante agitazione, tutti non vedevano l'ora che il gioco iniziasse.
    La guardia non specificò che ogni volta quel gioco finiva malissimo, e che da quando era stato organizzato la prima volta non c'era stata conclusione priva di qualche ferito. In teoria le regole non prevedevano nessuna colluttazione, ma era sicuramente più divertente farlo finire in maniera diversa dal previsto non vi pare?
    Ovvìa su! Che ora si ride
     
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    Elenthyr si aggiungeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!! dianeeeeeeeeeeeeeeeeeee, naturalmente quest'ultima affermazione prende origene dalla dea romana della caccia.....


    Elenthyr stava camminando al fianco di una bellissima fanciulla, al cospetto della quale tutte le bellezze di Kengard e dintorni sbiadivano, e al suo fianco percorreva le affollate vie di Kerus.
    Quel giorno le strade della cittadina sembravano invase da una moltitudine di abitanti tutti in festa, ad ogni angolo di strada venditori ambulanti, artisti di strada ecc, cercavano di accalappiarsi le attenzioni dei passanti.
    Mentre percorrevano le vie gremite di gente, un fiume di gente prese a dirigersi con frenesia verso una delle piazze principali della città, ma nonostante la fretta dimostrata da quelle persone, nessuna di loro provò ad intralciare il cammino tranquillo della coppia formata dall'elfo e dalla ragazza; sembrava che come le acque per Mosè, anche il fiume umano si dividesse per lasciare una certa distanza dai due.
    Forse era la spada che la ragazza portava con tranquillitudine sulla schiena, abbinata ad un vestitino semplice, o forse le lame gemelle che spuntavano sulla schiena dell'elfo, sta di fatto che i due amici si trovarono in prima fila senza doversi sforzare troppo.
    La guardia che salì sul palco annunciò un evento (leggendario!!! Il torneo 3 maghi!!!, ops mi sono confuso citazione), del quale Elenthyr ne aveva solamente sentito parlare.
    lo spadaccino si girò verso la compagna:
    "Cara Ksèfira", avete capito bene era proprio Ksèfira quella al fianco dell'elfo, "mi potreste spiegare nel dettaglio come si svolge questa gara dei carri volanti? mi sembra al quanto difficile che delle creature nobili come uccellosi, (riferimento casuale), grifoni, viverne e simili si prestino ad una cosa del genere.... comunque sè a voi non dispiace, a me piacerebbe partecipare, naturalmente se voi mi accompagnate.".
    Elenthyr non era normalmente di natura espansiva, tendeva a essere solitario, ma con quella ragazza in particolare, aveva condiviso un'avventura nel corso della quale aveva finito per affezionarlese.
    Naturalmente c'era un'altra persona che Elenthyr sperava di incontrare in quella bolgia, anche se piccola com'era poteva anche darsi che.... no anche se piccola la persona in questione, si sarebbe fatta notare sicuramente.
    non c'è bisogno di dirti Aes, di chi sto parlando vero?


    Edited by Elexar - 12/4/2018, 12:11
     
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    Elexaruccio dovresti linkare la scheda di Elentir.
    Vai, fatto xD
    Ksefira invece essendo png la potete trovare qui fierissima come sempre.


    Al fianco dell'elfo la ragazza si muoveva, appunto, con tranquillitudine come sottolineato già da qualcuno.
    Si muoveva sinuosamente, facendo risaltare l'efferata potenza della propria spada in contrasto col suo gracile corpicino.
    "Le regole posso anche spiegartele, ma non so quanto possa risultare utile dato che le infrangeremo" asserì Ksefira, senza neanche voltarsi verso Elentir.
    Era pronta, non vedeva l'ora di potersi destreggiare come quattro anni prima in voli e robe rotanti per aria, e questa volta avrebbe avuto anche un degno alleato che in quanto a follia probabilmente le dava molto filo da torcere.
    "In breve..." iniziò, mentre si univano alla folla in tumulto, "qui a Kerus si trova l'esercito di creature volanti più grande dell'isola, e forse anche di altrove. Gli Zaelis, se non lo sai, sono la casata che si dice si trovi alle spalle del mantenimento della pace di questa movimentata città. Non me l'hai ancora detto, c'è un luogo da cui provieni?"
    Pose quella domanda con un sorrisetto beffardo, come a dire -non penserai di restare misterioso per sempre vero?-.
    Proseguì senza aspettare la sua risposta, non era veramente interessata alla sua provenienza quanto a capire chi fosse e dove avesse imparato a combattere in quel modo. I loro stili di spada erano sostanzialmente diversi, ma avevano molto in comune. Non vedeva l'ora di affrontarlo, ora che Igris era finalmente tornata fra le sue mani.
    "Comunque le regole sono semplici: per dimostrare l'alleanza tra questo grande esercito di creature e la famiglia degli Zaelis, di cui non sappiamo quasi niente e che sfrutta alcuni cittadini come messaggeri per metterci a corrente di varie situazioni e cambiamenti, gli stessi cittadini e coloro che riposano nel nido si uniranno in una sfida di carri alati. Così detti, ovviamente, perché non puoi chiedere a possenti creature alate di correre in giro per la città non credi? Sarebbe alquanto increscioso"
    Ksefira terminò la spiegazione, evitando di specificare altre caratteristiche, dato che l'elfo le avrebbe scoperte a breve.
    Un improvviso boato si fece spazio nella folla circostante, proveniente dalle spalle del grande palco.
    Pareva il rumore di un mattone gigante che veniva frantumato, o di una casa che improvvisamente era caduta a pezzi. O ancora sembrava...
    Tutti si erano voltati in quella direzione, aspettandosi di sentire urla e qualcuno andare nel panico per qualcosa di grave, invece il tonfo fu seguito da un pizzicoso silenzio. Anche Ksefira si interessò alla cosa, e con Elentir si avvicinò al punto d'interesse su cui tutti stavano cercando di far convergere lo sguardo.
    Da dietro il palco giunse un orgogliosissimo nanetto barbuto, con in dosso un'armatura di metallo e con le mani evidentemente sporche di calcinacci.
    Dalla sua spalla destra spuntava il manico di un'arma di cui era difficile distinguere le fattezze, dato che la portava ancorata alla schiena, mentre fra le mani teneva due bicchieri e tra il braccio e il fianco destro stringeva una luccicante bottiglia dal contenuto giallo acceso.
    Avanzò a passo adagio, mentre la sua fiera ed austera figura si faceva prepotentemente spazio tra la folla. Lui in realtà stava semplicemente camminando, ma la sua aura di maestosa magnificenza spingeva la mandria di persone a diradarsi per lasciarlo passare.
    Ksefira lo salutò con una mano, eccolo il terzo mancante, senza di lui non si sarebbe potuto fare nulla.
    Sicfrid si avvicinò ai due mentre questi gli andavano incontro, e subito il nano rispose al saluto della ragazza e porse ad entrambi un calice vitreo colmo di una meravigliosa lucente bevanda.
    "Alla salute Elentir, Ksefira..."
    Tirò poi fuori un altro bicchiere dal suo porta idromele personalizzato, riempendolo anche per se e brindando in vista di quel grandioso giorno.
    "Parteciperete anche voi a questo gioco, dico bene?" chiese ad entrambi, cominciando a sorseggiare l'idromele con un sapiente tocco delle labbra barbute.

    Nel frattempo numerosi carri di diverse forme e dimensioni venivano trasportati al centro della grande piazza da uomini in armatura e da giganteschi orchi fatti più di muscoli che di sangue. Vennero disposti orizzontalmente in maniera che le ruote di ognuno fossero parrallele a quelle dei due carri adiacenti; erano fatti chiaramente in modo da facilitare la sospensione in aria, con ampie ali laterali di un fine tessuto bianco che probabilmente appariva molto menoresistente di quanto non fosse.
    Alcuni presentavano teste d'idra sporgenti dai lati, altri avevano la parte posteriore che terminava con code simile a quelle delle fenici e altri ancora erano fatti in modo da rassomigliare a grandi creature di legno con teste di lupo.
    Erano tutti uno diverso dall'altro, solo un piccolo numero si somigliavano fra loro in quanto a costruzione. Certo, i falegnami dovevano aver finito la fantasia a giudicare dalla miriade di diverse forme che quegli affari portavano in mostra.
    Dal cielo furono a decine, forse a centinaia le maestose creature che solcarono le strade di Kerus squarciando il vento per dirigersi verso di loro. Il battere delle loro ali oscurò il cielo, percuotendo l'aria con grande energia.
    La maggior parte di loro si fermò sui tetti delle abitazioni nei dintorni, altri atterrarono fra le vie perpendicolari alla grande piazza gremita di espressioni sconvolte da quel magnifico spettacolo. Non era certo qualcosa che si vedeva tutti i giorni un simile raduno di draghi, grifoni, roc, tunderbird, pegasi ed ogni altra creatura alata o in grado di librarsi fra le nuvole.
    Ksefira sapeva che non tutti avrebbero partecipato, all'interno del nido erano già stati scelti coloro che avrebbero preso parte alla sfida. Krisall le aveva spiegato che era meglio che nel nido decidessero già fra di loro tutto, in maniera da arrivare organizzati senza creare scompiglio fra la popolazione. Un litigio tra draghi incazzati non era proprio quello di due vecchiette che bisticciano per lo stufato più buono. Va beh, ci sono anche vecchiette temute da potenti draghi della luce semi-divini, ma questa è un'altra storia.

    Fu proprio Krisall ad avvicinarsi al trio, fu l'unica ad infilarsi nella folla senza preoccuparsi minimamente di calpestare qualcuno o qualcosa. Semplicemente gli altri membri del Nido rimasero indietro, ma quando la dragonessa d'argento si impose in scioltezza su tutti quanti a Ksefira venne da sorridere.
    "Ma quanto se la tira, è incredibile" borbottò, dando una leggera gomitata ad Elentir attenta a non fargli cadere il bicchiere.
    Probabilmente era in grado di riprenderlo al volo, farlo ruotare in aria e tenere il contenuto all'interno, ma meglio non rischiare.
    Le attenzioni di tutti erano ora spostate sui glaciali occhi azzurrini di Krisall, che con non poca disinvoltura si fermò ad un paio di metri da Ksefira ed Elentir.
    "Posso essere le vostre ali, signori?" chiese, fingendosi galante ma rovinando tutto con un ghigno di zanne snudate e un'occhiata che lasciava intendere che con lei si sarebbero decisamente divertiti.
    "Oh, senza dubbio. Elentir, Sicfrid... vi presento Krisall. La volta scorsa è con lei che ho partecipato, e vi assicuro che non mi ha deluso per niente"
    La dragonessa aprì leggermente le fauci e ne schizzò fuori Reya. Il piccolo scoiattolino dal pelo fulvo si proiettò in un istante fra i piedi di Ksefira, arrampicandosi con un balzo sui suoi corti vestiti. Fortunatamente aveva imparato che la pelle degli umani e gli artigli degli scoiattoli non andavano d'accordo, e aveva imparato a superare la parte di gamba scoperta per appigliarsi a qualcosa che non facesse bestemmiare Ksefira in tutte le lingue.
    "Sono mesi che cerco di spiegargli che deve restare sotto, e non sopra la lingua" asserì Krisall, sbuffando una nuvola di brina dalle narici.
    "Lo so, prima o poi imparerà"
    Lo scoiattolo raggiunse la spalla della ragazza e si accoccolò in maniera pucciosa accanto al suo collo, squittendo in direzione di Elentir e Sicfrid.
     
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    Come si diceva pocanzi, Elenthyr non era avezzo a raccontare di sè a chi che sia, Ma quando Ksefira gli chiese da dove venisse accompagnando la domanda con un sorrisetto beffardo, l'elfo decise che si meritava una risposta, (per non dire una rispostaccia vero Aes?).
    Facendo un cenno garbato con la testa, l'elfo prese a raccontare:
    "Nacqui un quarto di secolo fa in una facoltosa famiglia della lontana isola di Wylrund, che si trova a 2-3 settimane di navigazione a nordovest da qui.
    Fin dalla tenera età, i maschi della mia famiglia vengono affidati alle amrevoli cure di un maestro d'armi, che ha il compito di guidarti lungo il cammino d'apprendimento dell'arte della guerra, del combattimento e di come si uccide; questo percorso, se ti dimostri capace di sopportare privazioni, situazioni estreme e vissicitudini di qualsiasi entità, può anche durare qualche anno.
    Io, purtroppo o per fortuna non saprei, sono sempre stato portato per il combattimento, infatti il mio percorso durò 10 anni; alla fine del percorso dobbiamo affrontare una prova, la quale stabilisce se siamo pronti o meno." girandosi a guardare la fanciulla al suo fianco, proseguì, "la prova in questione, nel mio caso, fu quella di affrontare il mio maestro d'armi, divenuto in quei estenuanti e lunghissimi anni il mio migliore amico. La prova aveva solo due risultati.... O uccidevo il mio migliore amico, o venivo ucciso. come premio per il superamento della prova il mio amorevole padre mi fece dono di questa." così dicendo pose la mano destra sull'elsa della spada che sporgeva sulla spalla sempre dello stesso lato.
    "purtroppo per me, la mia voglia di imparare, era ed è tuttora enorme, e fu per questo che per diventare il guerriero più forte di Wylrund chiesi nuovamente aiuto a mio padre..... Egli mi consigliò di recarmi presso la scuola segreta dell'arte della spada chiamata AMALOTNEGRAD. Qui intrapresi un'altro percorso che durò 8 anni.
    Durante questi anni, non appresi solamente come migliorare già il mio considerevole talento con la spada, ma mi venne insegnato tanto altro.... come per esempio sfruttare la magia del potenziamento e abbinarla alla sacra arte della scherma.
    Quello che non sapevo, era che mio padre aveva già previsto questo proseguo nei miei studi e rimaneva in contatto costante con i miei maestri. In realtà la scuola segreta dell'AMALOTNEGRAD era stata fondata dai precursori della nostra famiglia per addestrare i propri guerrieri più abili, e come avrai immaginato, alla fine degli 8 anni di addestramento ci fu un'ennesima prova.... anche questa volta dovetti affrontare in duello il mio mentore.
    La scuola è riuscita a mantenere il proprio riservo tutti questi anni, poichè degli allievi precedenti nessuno era riuscito a completare per intero il percorso; vuoi che qualcuno si ritirasse prima, vedi mio padre, o chi provava a superare la prova..... bhe diciamo che non è riuscito a raccontarlo." Elenthyr si interruppe e pensando al passato i suoi occhi divennero quasi neri dalla rabbia e dal dolore che i ricordi gli provocarono, con un sospiro riprese a raccontare:
    "lo scontro fu violento, sanguinoso, e durò parecchie ore, poichè enntrambi conosciavamo alla perfezione tecniche, punti di forza e debolezza dell'altro.... alla fine capii che per poterlo sconfiggere dovevo improvvisare.
    Decisi allora di permettergli di trafiggermi al fianco, ma così facendo venne a portata della mia lama.... gli conficcai tutta la spada nel busto, finchè anche l'elsa per poco non sbucò dalla schiena..... dopo che ebbi estratto l'arma dal suo busto, il mio maestro ebbe ancora la forza di farmi cenno di avvicinarmi, e con le ultime forze rimastegli, mi morse.
    Sul momento non diedi troppo peso alla cosa ero troppo impegnato a non morire dissanguato dopo aver superato l'esame.... Tornato a casa mio padre, mi fece dono della gemella della prima lama. A causa della ferita infertami al fianco fui costretto a letto per parecchi giorni, ma con lo scorrere del tempo invece che migliorare mi sentivo sempre peggio.
    Poi una notte un dolore atrocie mi attanagliò i muscoli e le ossa, e ad un tratto mi trovai a guardare il mondo dal basso... quel bastardo del mio mentore era un lupo-mannaro e mi aveva lasciato il suo ricordo indelebile.
    Col tempo, imparai ad apprezzare la trasformazione, i miei insegnamenti presero il sopravvento, e ciò che entrambi i miei maestri mi inculcarono, ossia usa qualsiasi cosa a tua disposizione come se fosse un'arma, mi aiutò ad affinare il passaggio da elfo a forma ferina; ad oggi il dolore è praticamente nullo.
    A questo punto desideravo solo andarmene da Wylrund, ma prima di poterlo fare rimaneva solamente una persona che mi teneva legato alla mia isola... mio padre...
    Una notte mentre lui e i suoi soci in affari erano a caccia di un fantomatico lupo che si aggirava per le magioni dell'isola, io in forma di suddetta fiera, li seguii tenendomi nascosto nell'oscurità; all'improvviso mi feci vedere per poi nascondermi nel folto della foresta; così facendo li attirai nel territorio a me più favorevole, e uno alla volta li massacrai, non gli lasciai nessuna speranza, nessuna possibilità di salvezza... lasciai naturalmente per ultimo quel padre così paterno che mi aveva costretto ad uccidere gli unici amici veri che abbia avuto.
    Mentre fuggiva al galoppo iniziai ad inseguirlo ma non con troppa fretta, tanto non avrebbe avuto nessuna possibilità.
    Misi in pratica ciò che avevo imparato a proposito della magia, e concentrandola nelle zampe mi lanciai a tutta velocità nel sottobosco. La velocità, quella vera, quella inebriante, l'adrenalina mi scorrevano nei muscoli e mi affinavano i sensi; ogni dettaglio era nitido per la mia vista, ogni filo d'erba rischiarato dalla luna, ogni goccia di rugiada brillava alla luce, e l'odore pungente della paura dell'uomo in fuga davanti a me, mi giungeva nitido al mio naso.
    Alla fine mio padre decise che forse in fondo si sentiva uomo, e decise di affrontarmi a viso aperto. Giungemmo in una radura rischiarata dalla luce ancestrale e fredda degli astri.
    Egli era fermo in piedi nel centro dello spiazzo e mi attendeva stringendo tra le mani i due pugnali che ora porto alla cinta.
    Quando sbucai dall'ombra del bosco, mi aspettavo di vedere sul suo volto paura, terrore, invece era calmo e pronto allo scontro; in fondo anch'egli era stato alla scuola ALAMOTNEGRAD, era un combattente esperto e da non sottovalutare, ma purtroppo per lui io ero riuscito là dove lui aveva fallito.
    Sapendo quanto fosse bravo con i pugnali, avevo visto con quale maestria li maneggiasse, mi acquattai pronto a scansarmi non appena avesse provato a lanciarmeli contro.
    Invece mio padre non si mosse e attendeva anche lui che fossi io a muovermi per primo... lo accontentai. Con uno scatto fulmineo gli fui addosso, ma lui con una velocità non indifferente riuscì a deviare la prima zampata col pugnale, ma non evitò la seconda che lo colse al collo, spezzandoglielo.
    Mentre osservavo la vita che abbandonava i suoi occhi, decisi che meritava di sapere per mano di chi fosse morto, così ripresi le mie sembianze elfiche e mi mostrai.
    Quando capì che aveva tentato di uccidere il proprio figlio, sul volto di mio padre apparve l'ombra di un sorriso e mi disse che preferiva vedermi morto piuttosto che avere un figlio mostro.
    Allora mi inginocchiai al suo fianco, e sfilandogli dalla stretta ormai inesistente delle mani i suoi pugnali, gli tagliai la gola.
    Libero ormai da qualsiasi legame affettivo che mi teneva legato a Wylrund, potei imbarcarmi, e abordo di diverse navi ebbi l'occasione di visitare molte isole.
    Poi qualche tempo fa approdai a kengard, e mi misi in cammino per la capitale.
    Il resto della storia la conosci bene quanto me."
    Finito di raccontare la sua storia, Elenthyr scoprì di essersi liberato di un peso notevole che ormai da tantissimi anni si portava dentro, i suoi lineamenti si distesero un poco, ma un sorriso aleggiava ora sulle sue labbra.
    "va bene che non volete svelarmi le regole fondamentali di questo gioco, mia cara, ma se vogl iamo infrangerle bene dobbiamo, o meglio devo, esserne a conoscenza non vi pare?" chiese l'elfo alla ragazza al suo fianco.
    Stava per insistere maggiormente, quando un boato non indifferente sovrastò il rumore della calca.
    Il sorriso sulle labbra di Elenthyr divenne ancor più accentuato quando vide apparire dalla bolgia il suo compagno di battaglia Sicfrid Forte Martozza.
    "grazie messer Sicfrid" lo ringraziò quando questultimo gli porse la coppa ricolma della bevanda divina, "mi ci voleva proprio, questa impudente di una fanciulla mi ha fatto sciolinare tutta la storia della mia vita!!!! Ci credereste?" l'elfo alzò gli occhi al cielo con aria costernata, ma il sogghigno che gli stirava le labbra mitigò il tutto.
    "ero proprio intento a cercare di convincere Ksefira a illustrarmi...." l'interruzione fu causata dal riverbero che provocò lo sbattere di enormi ali dirette verso la piazza.
    Con aria meravigliata Elenthyr assistette all'arrivo di miriadi di nobili bestie, grifoni, viverne, ma sopra ogni altra cosa l'elfo non vedeva l'ora di conoscere un drago in carne ed ossa, visto che durante i suoi studi aveva letto di queste nobili fiere.
    L'occasione gli si presentò di lì a poco, quando una dragonessa d'argento venne loro incontro.
    Lo spadaccino rimase incantato nel vedere la magnificenza del corpo sinuoso e potente della temibile creatura che aveva di fronte.
    Quando la sua amica gli presentò la dragonessa chiamandola Krisal, Elenthyr si inchinò e portando la mano ruotata al petto si presentò egli stesso:
    "Io sono Elenthyr, mastro spadaccino, e sarei onorato di potervi avere al mio fianco in questa gara".
    Poi continuò ad ammirare la chiostra di zanne, gli artigli e gli occhi glaciali della fiera; era tanto preso dalla contemplazione, che quasi gli sfuggì la palla di pelo che schizzò fuori dalla bocca di Krisal e si arrampicò sulla spalla di Ksefira.
     
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    Ksefira aveva ascoltato tutto il racconto dell'elfo, ma l'arrivo del nano li aveva interrotti.
    C'era solo una cosa che le premeva dirgli.
    "Elentir..." fece, mentre Krisall voltava il muso altrove, "io ti avevo chiesto soltanto... da dove venivi. Che c'è, troppo mistero ti era venuto a noia e hai tirato fuori tutto di un colpo?"

    Iniziarono tutti a prendere posto attorno ai carri, mentre alcune delle creature si avvicinavano. Ksefira indicò la testa di uno dei carri, un grande muso di lupo con le fauci spalancate e lunghe zanne di legno pronte ad accogliere la preda.
    "Quello è perfetto, che ne dici lupacchiotto?" disse rivolta ad Elentir, con più di una punta di ironia.
    A Krisall si aggiunsero altri draghi, viverne e un magnifico Quetzalcoatl, alcuni grifoni, due pegasi, qualche roc e una grande arpia. Era veramente il raduno di ogni creatura dotata di ali, piume o che fosse comunque in grado di volare. Al loro passaggio molti abitanti si spostarono, anche elfi e mezz'elfi, che normalmente dovrebbero aver più a che fare con meraviglie di quella portata rispetto a umani, nani e orchi.
    Tutto era pronto, sarebbe stata una sfida memorabile.
    Krisall si stupì di una presenza che non si aspettava, dato che era convinta di conoscere il muso di tutti coloro che avrebbero partecipato provenienti dal nido.
    Non molto distante da loro, si trovava una grande viverna nera, dallo sguardo fiammante e attorniato da un lugubre e silenzioso alone di misteriosa nebbiolina scura.
    Quando quello percepì lo sguardo della dragonessa si limitò a voltarsi per ricambiare, l'argenteo chiarore delle sue squame risaltava con il nero pece di quelle dell'altro, e anche i loro occhi per un attimo incrociati andarono a creare una perfetta antitesi.
    "Ksefira, hai visto chi abbiamo?"
    "Oh, fantastico! Ci sarà da divertirsi questa volta" rispose la ragazza, stringendo la mano destra e restituendo il bicchiere a Sicfrid, dopo esserselo scolato con foga.
    "Tornando a noi lupetto, devi sapere che in questa competizione... semplicemente... si vola. Le regole prevedono di salire in tre su un carro, guidato da una delle creature qui presenti, e guidare il carro bilanciandone il peso per arrivare per primi al porto, tornare qui e raggiungere la cima del nido di stelle. In cui Krisall ovviamente ci porterà, giusto?"
    La dragonessa d'argento sbuffò una nuvoletta gelida.
    "Vedi di non combinare il disastro dell'altra volta"
    "Ooh ma andiamo, stai scherzando vero?" chiese la ragazza.
    Krisall digrignò le zanne in una sorta di mezzo sorrisetto beffardo.
    "È ovvio"

    I tre guerrieri salirono dunque sul carro prestabilito, e Krisall si sedette di fronte ad esso.
    "Giusto, quest'anno c'è una nuova regola, niente imbracatura" spiegò Ksefira, rivolta ai due compagni di squadra. "Significa che Krisall dovrà mantenerci su con il suo solo elemento o con il suo corpo. Quindi sarà molto più difficile gestire la traiettoria"
    In due nanosecondi mostrò loro le leve che servivano a piegare e raddrizzare le ali laterali del carro, che risultava molto più leggero di quanto desse a vedere nell'aspetto. Che fosse costruito in un materiale poco solido o che fosse stato utilizzato un pizzico di magia, non c'era dubbio che fosse decisamente maneggevole e di facile intuizione. Il problema era avere la forza e la coordinazione di lottare contro il vento e restare in equilibrio, ma per loro non ci sarebbero stati sicuramente problemi.
    Krisall generò dei giganteschi artigli di ghiaccio dalle proprie spalle, circondandosi di un'aura gelida che accarezzò i volti di tutti e tre. In pochi istanti il carro venne afferrato dalla solida stretta delle polari (citazione non casuale) zampe cristalline generate dalla dragonessa, che creò attorno a sé una limpida armatura di ghiaccio. Questa non doveva essere troppo spessa da appesantirla, ma neanche troppo sottile o non sarebbe servita a granché e si sarebbe frantumata subito.
    Soltanto le creature più forti e abili nel volo potevano destreggiarsi in quella gara, che era una sfida anche per i membri del nido più capaci e temerari.
    La guardia che prima aveva annunciato l'evento si portò alle spalle della fila di carri, preparandosi a dare il via alla... gara? Battaglia? L'inferno in terra?
    "Sta per iniziare la sfida..."
    La piazza colma di gente cominciò a contare, sembrava Kerus stessa stesse parlando.
    "3! 2! 1..."
    Il ruggito dei draghi e delle altre creature non partecipanti anticipò quello di tutti coloro che invece si erano appena lanciati in cielo, trascinando i carri verso l'alto con poderosi e possenti balzi ferini.
    "Aprite!" gridò Ksefira, sperando che Elentir e Sicfrid fossero abbastanza reattivi da gestire i movimenti delle ali senza difficoltà.
    In fondo sapeva che le avrebbero dato enormi soddisfazioni, ma volle comunque restare in dubbio per tenersi l'ebrezza di star per precipitare a picco com'era già successo.
    E da quel momento...
    si scatenò l'inferno.
     
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    "Bhe, sapete benissimo come siamo fatti noi elfi no?" chiese Elenthyr alla ragazza, quand'ella gli chiese perchè avesse parlato così tanto; "basta leggere J R R Tolkien per saperlo..... siamo una razza taciturna, introversa, ma quando ci viene chiesto qualcosa di semplice e diretto dobbiamo raccontare anche tutto il contorno."
    I quattro compagni di squadra si avvicinarono ai carri per decidere quale fosse il loro, quando lo sguardo della dragonessa venne attratto da una figura imponente e tutta amantata di nero; ad Elenthyr sembrò quasi che Krisal avesse del leggero timore nei confronti di quella viverna nera.
    Visto che anche Ksefira lo conosceva chiese alle due compagne chi fosse.
    "bellissimo questo carro", disse quando la ragazza gli indicò quello con una testa di lupo come polena, "ma io pensavo a quello più in là", e così dicendo indicò un carro con le fattezze di un'arpia rachitica, "non vi pare mia cara che sia più appropiato?" concluse con un sogghigno.
    Presero possesso del carro indicato da Ksefira ed anche Elenthyr dovette ammettere tra sè e sè che era magnifico.
    Stava per chiedere cosa significasse senza imbragatura, quando Krisall evocò due zampe di ghiaccio così velocemente che Sub-Zero può accompagnare solo, e li afferrò tra quelle possenti evocazioni.
    "bene prima di partire....." Elenthyr dovette far ricorso a tutta la sua velocità per aggrapparsi a qualcosa per non essere sbalzato fuori dal carro dalla repentina partenza della dragonessa, peccato che quel qualcosa fosse la barba irsuta di Sicfrid, il quale tirò indietro la testa e rialzò in piedi l'amico.
    "ottimo" tuonò il nano, "questa sì che è una partenza con i fiocchi!!!!!!".
    L'elfo osservò Ksefira che gli illustrava velocemente come si gestissero i comandi del carretto, e decise che sarebbe stato un gioco da ragazzi per loro tre portare a termine quella garetta.... però il ricordo della viverna nera gli si era insinuato nel cervello, e non sapeva come mai, ma era certo che sarebbe stata un osso duro da sconfiggere.....
    Mentre era impegnato a regolare l'ala sinistra, lo spadaccino osservò lo spettacolo di carri che si schiantavano attorno a loro: combattenti dalle più diverse abilità si stavano dando battaglia nei cieli di kerus, e lui comprese che il bello di quella competizione non era nel vincere velocemente, ma bensì quello di prendere parte a più scontri possibili, e possibilmente uscirne vincitore.
    Stava ammirando le prodezze di volo di un pegaso, quando un rok gigantesco gli passò affianco, e con il becco affilato gli ferì un fianco; il povero equino volante perse stabilità e il carretto che stava controllando precipitò.
    Qualcosa scattò dentro Elenthyr il quale stava iniziando a covare un odio particolare per questi uccelli....
    "ma guarda tu se sti piccioni troppo cresciuti devono dare noia...." voltandosi verso Ksefira e Sicfrid, disse:
    "amici miei, badate per qualche istante alla baracca....."
    Poi facendo ricorso alla propria magia, fece in modo che il suo peso non destabilizzasse Krisal quando con un balzo le atterrò sul dorso; usando la schiena della dragonessa come un trampolino, prese la rincorsa e si lanciò verso l'uccelloso e il suo carretto.
    Quando fu al vertice dell'arco del balzo, estrasse le lame gemelle che portava sulla schiena, e il fruscio metallico che produssero avvertì l'equipaggio davanti a lui del suo arrivo.
    Uno di loro estrasse una balestra e gli scagliò contro un quadrello d'acciaio: Elenthyr dotato della vista acuta della sua razza, lo vide arrivare e al momento opportuno lo deviò inclinando verso l'esterno una delle due lame.
    Questo gli permise di sorprendere gli avversari poichè erano convinti che avessero avuto gioco facile, e mentre questi si riprendevano dalla sorpresa l'elfo era ormai vicinissimo al loro carretto.
    Usando la spada sinistra come un rampino, la conficcò nella sponda posteriore del mezzo, e sfruttandola come leva si issò in mezzo agli uomini sbalorditi. A questo punto menò un fendente talmente possente che la balestra venne spezzata nel mezzo.
    In tutto ciò uno degli uomini provò ad attaccarlo con uno spadone a due mani, ma essendo lo spazio assai ristretto quel tipo di arma era praticamente inutile; quindi all'elfo non restò che abbassarsi e scivolare oltre alla portata dell'arma, si insinuò nella guardia del combattente e gli strappò l'arma di mano.
    Poi riponendo le sue spade nei rispettivi foderi, afferrò l'uomo per la vita, e lo scagliò dentro un'altro carretto, avendo cura di farlo cadere al sicuro.
    Ad un tratto, il rok voltò la testa e dal becco gli partì una saetta diretta contro Elenthyr, il quale fece giusto in tempo ad abbassarsi per evitare il colpo, che gli sbrucciacchiò i capelli. Il fulmine proseguendo la propria traiettoria finì per colpire un grifone il quale si ribaltò a mezzaria scagliando tutto in torno il proprio equipaggio; evidentemente uno dei membri era un elementalista dell'aria, poichè riuscì a rallentare la caduta di tutti i suoi compagni.
    Prima che il rok potesse ripetere il suo attacco, Elenthyr afferrò il secondo membro dell'equipaggio e lo tirò sul collo del grande uccello, oscurandogli per il momento la visuale.
    L'ultimo membro rimasto in piedi, decise che la maniera migliore per finire a decollare nel cielo blu dipinto di blu, era quella di sferrare un calcio girante alla chuck norris verso l'elfo.
    Quando la pedata partì Elenthyr si mosse di lato, e afferrando la caviglia del malcapitato, e sfruttandone la forza lo scagliò a volare fuori dal carretto; naturalmente la direzione presa dal nuovo batman non era casuale, in fatti lo spadaccino aveva notato in precedenza la presenza non troppo lontana della viverna nera, che si vide arrivare ai centordici km orari, un corpo contro il muso.
    In fine per non saper leggere e ne scrivere Elenthyr sfasciò il carretto e si lanciò nell'aria fiducioso che Krisal fosse pronta a raccoglierlo nel loro carretto.

    Edited by Elexar - 12/4/2018, 12:15
     
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    Mael arriva e fa casino :yea:


    Seduto sul tetto di un'abitazione, Mael sgranocchiava una lucente mela rossa rubata di soppiato ad una delle tante bancarelle di Kerus che vendevano frutta e verdura. La cosa che più gli scocciava era il fatto che quel suo corpo necessitasse di così tanta energia che lo stomaco gli brontolava come un vecchio burbero che si lamentava di tutto. L'unico vantaggio di quando ancora era un angelo dei Cieli era che lui stesso, come del resto tutti i suoi simili, fossero fatti di una consistenza astrale e immateriale, quindi non avevano bisogno né di dormire o mangiare. Al momento della sua volontaria caduta, però, quel corpo si era appesantito ed era diventato vulnerabile, mantenendo solamente una certa longevità. Infatti da quando Mael camminava sul piano terrestre non era assolutamente invecchiato. Nessuna ruga o imperfezione solcava il suo volto fin troppo perfetto.
    Però per mantenere quel corpo apparentemente mortale doveva perdere tempo a... Mangiare. E quanta roba infornava poi... Quella mela era soltanto un piccolo ma piccolissimo spuntino nel corso di tutta la giornata.
    Quando ebbe finito il frutto, spolpandolo fino al torsolo, Mael lo buttò direttamente giù dalle tegole con una certa nonchalance. Dopo qualche secondo dopo si udì un certo rumore di un qualcosa che urtava sulla zucca di qualcuno, difatti un "ahia" lamentato e confuso esordì da qualche metro sotto.
    "Da quando i torsoli di mela piovono dal cielo? Eppure è sereno oggi!" disse la stessa voce di prima, appartenuta senz'altro ad un uomo adulto.
    L'angelo si limitò solo a ridacchiare sotto i baffi, non correndo il rischio di farsi scoprire per affacciarsi e vedere chi era lo stupido essere colpito. Ma sondò comunque la sua mente per pura curiosità, captando dei pensieri assai interessanti.
    "Oggi c'è la gara dei carri alati, non devo perdermela! Voglio ottenere i posti in prima fila per godermi tutto lo spettacolo."
    Questo era ciò che aveva percepito Mael dalla testa di quell'individuo. Kerus quel giorno avrebbe dato luogo ad una gara di carri alati. Un evento imperdibile a cui il caduto non voleva assolutamente mancare: finalmente avrebbe trovato qualcosa di interessante da fare in quel limbo chiamato Kengard.
    Si alzò in piedi di scatto, aggiustandosi al contempo il mantello rosso che aveva sulle spalle. Aguzzando la vista e approfittando della veduta panoramica dal tetto, notò che una parte specifica della cittadina era gremita da persone e creature varie che emettevano un grande schiamazzo. Il punto di ritrovo della gara doveva essere quello, quindi Mael non esitò un secondo di più e spiccò il volo verso la destinazione.
    In tutto ciò, il povero uomo colpito dal torsolo di mela si stava ancora domandando da dove esso fosse caduto. E sopra la sua testa, ignaro, era appena passato un sadico e pazzo angelo dalle ali nere.

    Qualche minuto dopo Mael atterrò in mezzo alla gente, fregandosi altamente di chi o cosa avrebbe pestato. Udì soltanto delle urla e dell'esclamazioni a lui rivolte, seguite da una serie di accidenti e bestemmie dette dal peggiore dei blasfemi. A causa di ciò intorno all'alato tutti si scansarono: chi arrabbiato all'ennesima potenza, chi impaurito dalla sua innaturale presenza.
    All'angelo non importava un fico secco della situazione che si era creata, a lui interessava solo sapere dove erano i carri per poter partecipare alla gara. Quindi si fece largo tra la folla, spintonando la gente qua e là. Un po' come aveva fatto con le piante a Ahsnaeris, con la sola differenza che non usava spade o lame per crearsi un passaggio. Anche se in fondo poteva essere una buona idea...
    Fortunatamente non doveva più scendere a patti con la massa perché, in lontananza notò delle teste di varie creature alate ergersi sopra di tutti. Mael quindi intuì che lì con loro ci dovevano essere pure i carri. E infatti fu proprio così: una volta avvicinatosi vide una grande piazza dove vi erano numerosi carri, tutti allineati alla partenza. Draghi, roc, grifoni e altri esseri provvisti di ali erano dinanzi ognuno al proprio veicolo, ansiosi e trepidanti di spiccare il volo.
    "Ah, ecco i famosi carri alati..." commentò, guardandoli interessato.
    Alcuni di loro erano già stati presi da altri partecipanti, arrivati nettamente in anticipo. Di posti liberi ne erano rimasti veramente pochi, quindi doveva decidere presto chi scegliere.
    Quel grifone mezzo spennato al tiro di un carro decadente? Era veramente imbarazzante montare su un affare del genere. Lo avrebbe scartato a priori.
    Quella viverna nera dalle squame lucenti? Sicuramente poteva essere davvero forte e potente in volo... Ma quella manticora al suo fianco dall'aria burbera e minacciosa aveva in primis catturato la sua attenzione.
    "Mhm sì, tu mi piaci."
    Mael, facendo svolazzare il mantello cremisi dietro le proprie spalle si avvicinò alla maestosa bestia con le ali da pipistrello, il corpo da leone e una lunga coda di scorpione. Di colore completamente marrone, la creatura ferina aveva una folta criniera screziata di nero e giallo, la quale si abbinava perfettamente ai suoi occhi di topazio. Possedeva inoltre zanne color avorio che fuoriuscivano dal muso ricoperto di cicatrici, le quali lo rendevano decisamente più vissuto.
    "Nessuno mi aveva scelto prima d'ora." disse la manticora, puntando gli occhi sull'angelo che gli si era piazzato davanti. La sua voce era profonda e cavernosa, degna di una creatura di tale portanza. Poteva far vibrare di paura i cuori di tutti i partecipanti.
    "Povero bestione..." mormorò Mael, girandogli intorno per raggiungere il carro alle sue spalle. Ci salì sopra con una certa eleganza, sfiorando al contempo con le mani il legno vecchio e nodoso, stagionato al punto giusto e laccato con precisione. Il mezzo appariva piuttosto spartano, privo di alette o pezzi superflui, decorato solamente con una polena che ricordava fortemente il volto di un gargoyle.
    "Vedrai che adesso ti divertirai un mondo." mormorò, sorridendo ambiguamente alla bestia alata. Prendendo il proprio posto, Mael si attaccò saldamente ai comandi del mezzo, almeno per evitare di essere sbalzato fuori alla partenza. E da lì, proprio in quel momento, iniziò il conto alla rovescia.
    3...
    2...
    1...
    Al termine di esso tutti i carri decollarono nel cielo, seguito da quello che aveva scelto l'angelo. La manticora non si fece attendere e generò delle zampe nere dal suo stesso corpo che si attaccarono al carro, ghermendolo talmente forte che gli artigli solcarono il duro legno. Dopodiché presa da un forte istinto di competizione, si alzò in volo e raggiunse presto gli altri partecipanti.

    Mael non aveva mai guidato un affare simile e i comandi erano facili da intuire, quindi gli ci volle poco per capire come pilotare il carro. Per ora gli sembrava che tutto stesse procedendo liscio come l'olio: nemmeno l'equilibrio era un problema nonostante la manticora volasse con una certa e ardita potenza, l'angelo bilanciava il proprio peso con l'aiuto delle quattro ali. Su questo si sentiva piuttosto avvantaggiato rispetto agli altri, credendo per un attimo di avere la vittoria in pugno.
    "Allora, ci sono regole in questa gara o no?" domandò l'alato alla manticora. Era curioso di sapere come il tutto doveva svolgersi, ovviamente perché a Mael piaceva tantissimo infrangere qualsiasi tipo di legge esistente.
    La creatura dalla coda di scorpione, in risposta, mostrò un inquietante ghigno, voltando appena la propria e grande testa verso il caduto.
    "Ora vedrai." disse, riportando lo sguardo davanti a sé. La manticora iniziò a guadagnare quota sbattendo ripetutamente le ali e raggiungendo un carro trainato da un ippogrifo, a sua volta comandato da un lucertoloide. Quest'ultimo, quando si accorse della minaccia incombente, tirò fuori una scimitarra dal fodero che cingeva al fianco sinistro.
    "Adesso ho tutto chiaro, bestione." annuì Mael, soddisfatto. Avendo capito qual era la modalità di svolgimento della gara, una diabolica luce sinistra attraversò le sue iridi violacee.
    "E' ora di dare inizio alle danze!"
    Girò i comandi del carro a tribordo, speronando di fianco il veicolo avversario. L'impatto fu talmente violento che per poco il rettile bipede non venne sbalzato via. Sfortunatamente fu pronto a reggersi ad una delle maniglie di sicurezza del carro, brandendo sempre la scimitarra con fare minaccioso.
    La voglia di saltare alla gola di quell'essere era talmente tanta che Mael si morse un labbro dalla foga, ma non poteva lasciare la guida del carro o la manticora avrebbe faticato a tirarlo. Tuttavia con sé aveva molteplici assi nella manica e, ovviamente, aveva intenzione di usarli gradualmente uno per volta. Quindi protese una mano verso il lucertoloide, mentre questo se la rideva di gusto.
    "Cosa vuoi fare con quella patetica mano, eh?" gli disse, canzonandolo.
    Dalla mano del caduto si formò una sfera nerastra che prese la forma di un lupo completamente color pece. L'evocazione animalesca non appena le fu ordinato di attaccare, saltò addosso all'avversario con le fauci spalancate, addentandolo numerose volte. Spruzzi di sangue iniziarono a zampillare in aria come l'acqua in una fontana.
    "Adesso ridi se ci riesci." gli disse Mael con fare sprezzante, riportando il carro ad una distanza di sicurezza. Ma prima di tutto ciò la manticora artigliò l'ippogrifo ad un fianco, aprendogli una profonda ferita trasversale. Carro e ali così iniziarono a precipitare verso il basso, destinati ad una fine poco gloriosa. Fortuna volle che l'ippogrifo, nonosnante il danno ricevuto, riuscì a liberarsi dalla briglia e a prendere in tempo il lucertoloide, evitandogli lo schianto contro il suolo. Un improvviso colpo di fortuna.
    "Tsk, non c'è gusto così." si lamentò il caduto, guardando verso il basso.

    Edited by H a w k e ; - 13/4/2018, 16:21
     
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    Hawke scusa una cosa, ho scritto che i carri non sono attaccati alle creature con le briglie, quest'anno la bastardata doppia è che devono sostenerli con i loro poteri. Tipo Krisall lo sta tenendo con artigli di ghiaccio che spuntano dalla sua armatura, sempre di ghiaccio. Inoltre, forse mi so dimenticato di scriverlo, ma i carri dovrebbero essere di tre persone. Diciamo che con il tuo bestione ci sta che ci sia soltanto Mael perché nessuno voleva unirsi, però tutti gli altri ne hanno tre. Per la lucertola tranquilla, basta spiegare che gli altri due del suo equipaggio erano già volati via xD l'unica cosa che dovresti cambiare è il fatto che il carro è tenuto da... boh, inventati l'abilità della manticora


    Elentyr era partito alla carica convinto come al solito, sfruttando Krisall come un trampolino di lancio e andando a divertirsi nei carri altrui lanciando gente a destra e a sinistra. Krisall lo osservò per un attimo, annuendo in silenzio come a lasciar intendere che approvava notevolmente il suo gesto folle e sconsiderato. Si tenne sempre nelle sue vicinanze, anche se dovette eludere due tentativi da parte di un avversario di frantumare il ghiaccio con cui stava sostenendo il carro. Questo era guidato da un grifone dalle piume azzurre, che senza tanti problemi per due volte consecutive aveva direzionato i propri attacchi verso la dragonessa sperando di coglierla di sorpresa. Krisall intanto rimase concentrata sui movimenti dell'elfo, pronta a recuperarlo, mentre non dava minimamente peso ai ripetuti tentativi di buttarle giù il trasporto con aggressioni frontali da parte dell'agile grifone.
    Il quarto attacco fu un po' più consistente, infatti l'ibrido colse l'occasione di essersi riuscito ad avvicinare per fare in modo che un membro del suo equipaggio potesse puntare con il proprio arco al carro di Ksefira.
    Quest'ultima notò che il grifone era legato al carro tramite delle robuste liane, che probabilmente doveva aver generato con un potere elementale legato alla natura. Si era creato un imbragatura sicuramente molto efficente, ma non aveva fatto i conti con Sicfrid forte martozza e Ksefira la-ragazza-con-lo-scoiattolino-fuffoso.
    Reya stava sulla spalla della guerriera, con il musino voltato dietro di lei. Ksefira adorava quella sua continua protezione, il roditore la avvertiva sempre delle minacce che provenivano dalle sue spalle in maniere che nessun'altro poteva comprendere.
    Quando il dardo le arrivò contro, semplicemente si spostò di lato e fece leva su uno dei bordi del carro traslando con tutto il corpo rimanendo appesa solo per una mano ad una delle ruote.
    Krisall capì cosa volesse fare e salì di quota, mentre dagli avversari giungevano un'altra freccia seguita da una raffica di acuminate foglie aghiformi sparate dagli artigli del fastidioso grifone.
    Ksefira si dondolò un paio di volte con forza, concentrando la propria energia sulle gambe per muoverle con più vigore, per poi lanciarsi senza troppe remore verso il carretto che ora si trovava ad un livello leggermente inferiore al loro e poté atterrare direttamente con un calcio sulla faccia del fastidioso arciere che le aveva già sfracagnato i così detti e ridetti.
    Lo fece rotolare brutalmente di lato e questo finì addosso ad uno dei suoi compagni, che stava unendo le mani per concentrare qualcosa di simile ad un fascio d'energia arancione. Aimè, purtroppo, non sapremo mai quali fossero le sue strabilianti abilità dato che finì di sotto pietosamente.
    Che peccato eh? Ora poteva lanciare tutte le magie che voleva.
    Ksefira si dedicò un attimo di tempo per scrutare in basso, dove vide un drago afferrare al volo il mago e riportarlo a terra.
    Ovviamente, chi fosse caduto sarebbe stato recuperato dalle creature non impegnate nella gara. Per qualcuno dei partecipanti aveva poca importanza se gli altri si facevano male sul serio o ci rimanevano secchi, tuttavia in un simile giorno di festa non potevano far sfociare il tutto in pozze di sangue e gente spappolata.

    Elentyr atterrò sul carro, che era un po' tanto pendente data l'assenza di due membri del trio, e con il suo arrivo questo si destabilizzò ancora di più.
    Il grifone di prima ne approfittò per tentare un nuovo assalto, nonostante avesse Ksefira nel carro che stava giocando a solitario mentre chiaccherava con Reya del più e del meno, fra i due tizi ancora in gioco che stavano facendo di tutto per provare a colpirla ma finivano per sgomenarsi mazzolate nei denti da soli. Uno era armato di una lunga asta metallica con l'interessante peculiarità di allungarsi di qualche metro, che inesorabilmente finiva bene o male in testa o in un occhio al compagno. Quest'ultimo, che aveva preso a smadonnare ogni divinità kengardiana, impugnava un corto pugnale molto sottile che dalla forma sembrava una rapida arma da lancio.
    In ogni caso, dopo un paio di minuti che la ragazza aveva speso dilettandosi nel farli combattere tra di loro anche con l'aiuto di Reya, venne il momento di contrattaccare.
    Ksefira sfoderò Igris e, lanciandosi nel vuoto, tranciò di netto due delle liane che ancoravano il carro allo splendido grifone azzurro, splendido e testa di *ehm ehm, colpo di tosse*.

    Atterrò su un'ala del proprio carro a pochi centimetri da Elentyr, e il mezzo finì definitivamente per sbilanciarsi e mettere a durissima prova il ghiaccio che lo sosteneva. Alcuni artigli si spezzarono, e per un attimo Ksefira credette di aver combinato un casino. Krisall poi evitò con una cabrata e un successivo slancio in picchiata il tentativo di colpirla del grifone e di un'altra dragonessa dalle squame rosse, passando tra i due e facendoli sbattere uno a dosso all'altro con inaudita violenza.
    Il grifone perse quota e le liane che lo attaccavano al carretto si intrecciarono, facendolo ribaltare e causando l'inesorabile sconfitta del suo equipaggio.
    La dragonessa rossa invece rimase più stabile, ma non aveva fatto i conti con le abilità di Krisall. Infatti le sue ali avevano iniziato a diventare pesanti, faticose da agitare, avendole la dragonessa d'argento gelato i muscoli semplicemente passandole accanto.
    A culminare il tutto ci pensò il prode Sicfrid, il convintissimo nanetto da battaglia, che nonostante fossero tutti e tre molto in bilico riuscì a sporgersi dal proprio carro, mentre Ksefira lo teneva per le gambe, e a menare una mazzolata talmente forte che probabilmente tutti gli altri partecipanti l'avevano sentito. Neanche il rombo del vento e i ruggiti fomentati delle creature potevano sovrastare un tonfo del genere.
    Inutile dire che il carro della povera dragonessa rossa dagli occhi scuri, essendo finito sotto le mire del devastante Sicfrid, perse mezza struttura portante e un grosso pezzo di legno saettò via come demolito da una bestiale tempesta.
    Il destino dell'equipaggio era segnato, con mezzo carretto e un'ala soltanto non sarebbero andati molto lontano. La dragonessa si circondò di fiamme riuscendo a riscaldare le ali abbastanza da restarsene in aria, tuttavia non sarebbero andati lontano in quelle condizioni. Anche il guscio di pietra con cui stava sostenendo alle proprie spalle il carretto si era sfracellato quasi completamente a causa del colpo del nanetto da battaglia, che
    era già tornato nella sua postazione pronto a devastare qualunque cosa fosse finita nel suo cammino. O nel suo volo, in somma.
    Krisall aveva riformato la struttura di ghiaccio sul carro che fortunatamente non era ancora stato danneggiato considerevolmente, se non dai membri del suo stesso equipaggio che tra salti qua di Elentyr e salti là di Ksefira avevano contribuito a sminchiare un po' le ali di tessuto bianco. Ma chi se ne frega.
    Si avvicinarono di traverso ad una veloce manticora dal corpo marrone, con un unico giocatore sul carro. Un giocatore piuttosto strano, fra l'altro.
    Ksefira intuì subito che quello sarebbe stato un avversario decisamente interessante, ma lasciò che fosse Krisall a decidere se fosse il momento di attaccare o meno.
    Ma secondo voi? Sarà stato o no il momento di attaccare?
    Quando mai non lo è!
     
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    Va bene Aes, ora correggo.
    EDIT: ho aggiunto che il carro è attaccato alla manticora tramite delle zampe nere (un po' come quelle di Aidal) che essa stessa ha generato.

    Elexar comunque mi ha detto di postare perché voleva qualche spunto in più per scrivere il suo post.


    Mael ci rimase male quando vide che la lucertola abbattuta precedentemente era stata salvata per un soffio dal suo stesso ippogrifo. Sarebbe stato più contento se si fosse sfracellato al suolo. Altrimenti che divertimento c'era?
    "Tsk." sbuffò ancora una volta, aggiustando con i comandi la rotta di volo del mezzo. Per il momento stava mantenendo una distanza di sicurezza tra un carro e un altro, almeno per prendere del tempo per analizzare gli altri partecipanti. Solo allora, con il vento contro che gli scompigliava i capelli corvini, notò che in quasi tutti i carri vi erano massimo tre individui dentro. Poteva risultare un problema per abbatterli tutti e vincere così la gara.
    "Immagino che uno solo qui dentro non possa pilotare e combattere al contempo." dedusse, parlando tra sé e sé. La manticora sbattè un paio di volte le grandi ali da pipistrello per cogliere una corrente a favore, poi voltò la testa di tre quarti verso Mael.
    "Scommetto che tu puoi fare entrambe le cose." disse con voce grave, bassa. Riportò lo sguardo di topazio in avanti, notando però con la coda dell'occhio che un carro si stava particolarmente avvicinando a loro in maniera trasversale. Era di nuovo il momento di combattere e la manticora, così come Mael si misero in stato di allerta.
    Quel carro era guidato da ben tre individui: una ragazza, un nano e quello che doveva essere un elfo. Esso era attaccato, tramite degli artigli di ghiaccio, ad un drago dalle squame d'argento. La bestia con la coda di scorpione precisò che si trattava di una femmina, fiutando l'aria con il suo naso sfregiato.
    Senza ripensamenti la manticora, diretta alla rettile, emise un ruggito intimidatorio talmente cavernoso che si potè udire quasi da terra, nonostante il vento che rombava contro e lo schiamazzo di voci e armi che si urtavano l'une con le altre.
    "Amico, ci sai fare." ammise Mael con un ghigno soddisfatto. Quello che gli stava attraversando per la testa sarà stata un'idea alquanto azzardata ma moriva dalla voglia di un combattimento serio e degno di un pazzo sadico come lui. Era solo sul carro, vero, e lasciarlo incustodito o privo di un'attenta vigilanza era rischiosissimo. Ed era proprio quello che stava per fare.
    "Ti lascio un attimino questa baracca volante, tu attento a non farti fare fuori."
    L'essere leonino annuì con la testa, rivolgendo poi un'occhiataccia alla dragonessa. Mael invece fissò i comandi del mezzo con un pezzo di stoffa strappato dal suo mantello, poi sfoderando Astaroth, la spada seghettata, balzò sul carro avversario dandosi la spinta con le quattro ali. Quello dell'angelo, invece, fu allontanato dalla stessa manticora che, per il momento, aveva in pugno il mezzo momentaneamente abbandonato.
    Con una capriola su sé stesso il caduto atterrò su uno dei bordi in legno, flettendo le ginocchia e tenendosi a esso con la mano libera. A causa del suo peso il mezzo iniziò a pendere da una parte.
    "Magnifica giornata per questa gara, non trovate?" esordì ai tre con voce sarcastica.

    Boh, io mi sono fatta avanti. Picchiate come se non ci fosse un domani :yea:
    E ho trovato pure la soundtrack per questa role :asd:

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    spero di aver usato bene Mael HAWKE, nel caso perdonami xd


    La dragonessa filò a tutta velocità verso un carretto tirato da una manticora, e guidato da un solo passeggero.....
    Di primo acchito Elenthyr pensò che fossero una preda facile, ma quando la manticora ruggì tutta la sua sfida contro Krisall, cambiò idea, e un sorriso gli apparve sulle labbra.
    "credo che stiamo per divertirci finalmente amici miei.".
    Qualche istante dopo, il guidatore spiccò il volo letteralmente visto che era dotato di due paia di ali nere, e atterrò arrogantemente sul loro carro sbilanciandolo.
    Lo spadaccino era lieto di quella venuta, si stava annoiando a morte, tutti i combattenti fino a quel punto erano di una mediocrità imbarazzante, ma quello aveva l'aria di uno tosto.
    Elenthyr voltò la testa verso Ksefira indicando il lato opposto a quello dell'angelo caduto; fortunatamente la ragazza comprese le sue intenzioni e facendo ricorso a un pò di potenziamento nelle braccia, spinse bruscamente il carretto per raddrizzarlo.
    Forse volontariamente o meno, hem, la forza applicata da Ksefira fu un tantino troppa, e l'oscura figura appollaiata sul bordo venne proiettata in aria.
    L'angelo dal canto suo non fece altro che spalancare le ali, e riatterrare con leggiadria sul carro, dove Elenthyr lo attendeva con i pugnali sguainati.
    "posso avere l'onore di battermi con lui" chiese l'elfo ai suoi compagni, ed una volta ottenuto il consenso si slanciò fulmineo verso l'avversario.
    Lo svantaggio di usare i pugnali era che l'allungo di queste armi è infima, ma si compensava con la manegevolezza in quello spazio angusto.
    Dal canto suo il caduto, maneggiava la nera spada con tranquillità compensando il dondolio del mezzo con le ali.
    Elenthyr dovette far ricorso, come in precedenza, all'allegerimento del proprio peso, per essere più stabile anch'egli.
    I due guerrieri si fronteggiavano girandosi attorno, facendo affondi, parando affondi.
    La lunghezza della spada permetteva all'angelo di stare più lontano dall'elfo, ad un certo punto Elenthyr riuscì a bloccare l'elsa del nemico con quella del proprio pugnale e si fece sotto con l'altro per ferirlo; ma all'ultimo quando sembrava che era fatta, l'avversario lo colpì con un'ala rispingendolo indietro.
    I combattenti si presero una pausa per studiarsi:
    "molto bene, amico.... combatti davvero bene" disse lo spadaccino, "voglio proporti un patto. Visto il colore delle tue ali, immagino che per un motivo o per un'altro, ti hanno scacciato dal dolce far niente di cui si beano i tuoi simili. Quindi se ti hanno buttato fuori vuol dire che sei molto bravo a combinare casini. Oggi è la giornata giusta per far vedere quanto sei bravo. Ecco il patto noi siamo in 3 e tu sei da solo cosa ne dici se facciamo 2 equipaggi da due persone ciascuno e portiamo scompiglio? tanto l'avrai notata quella viverna nera giusto? a mio modesto parere, sarà lei da sconfiggere se vogliamo sperare di vincere.
    "comunque amico mio" disse Elenthyr, "questo nano barbuto è Sicfrid forte martozza e sarà il tuo compagno sempre che a lui vada", sentitosi tirato in causa il nano fece un cenno affermativo continuando a bere dalla bottiglia di idromele, mentre io sono Elenthyr e questa è Ksefira", continuò lo spadaccino indicando se stesso e successivamente Ksefira, "e prenderemmo in prestito il tuo carro." così dicendo allungò la mano verso la ragazza la quale l'afferrò, e insieme balzarono nel carro abbandonato dall'angelo.
    "ora manticora", disse Elenthyr, "mostraci il tuo vero potenziale!".
    a te Aes il compito di trovare quale elemento possieda :P spero di aver mosso bene.....


    Edited by Elexar - 16/4/2018, 12:15
     
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    Hawke ti lascio usare la Manticora, così ci divertiamo ad alternarci a vicenda e uscirà il putiferio più totale

    Ksefira venne praticamente trascinata sul carro di Mael, e dovette ammettere che l'idea dell'elfo era stata geniale. Il loro carro era più figo, ma pazienza. Inoltre quella testa di zefiro di Elentyr aveva lasciato all'angelo un carro mezzo sconquassato con le ali un pochino smacellate, che Krisall teneva su con la forza del Cristo Nostro Signore, Ramen.
    In realtà non l'avevano danneggiato considerevolmente, ma solo perché il ghiaccio di Krisall era un ottimo sostegno difficile da frantumare. Ora, per logica, la dragonessa del gelo sarebbe diventata loro nemica. Ma siccome la logica in questa role decisamente è andata a farsi fottere 19 post fà, non la considereremo.
    Ksefira salì sul dorso della possente creatura color del legno e lasciò Elentyr tristissimo da solo sul carro.
    Impugnò Igris, e si preparò a fronteggiare Krisall che la scrutò divertita. In realtà da quella posizione potevano comunicare più facilmente, se se ne restava sul carro. Difficilmente altrimenti Krisall avrebbe potuto vedere Reya e Ksefira, che dal dorso della manticora ora avevano il pieno contatto visivo con la dragonessa d'argento.
    "Elentyr guida quel maledetto carro"
    L'angelo aveva assicurato le leve del mezzo con un brandello di stoffa, con una mossa piuttosto intelligente ma decisamente rischiosa. Povera manticoruccia, con le sue zampe d'ombra stava reggendo il carro come fossero fatte di materia solida. O d'ombra ferrata, nel caso si fosse trattato di Mitar.
    Verso di loro si diresse un singolo avversario, un grande dragone orientale dall'aspetto molto singolare; una lunga cresta rossa cominciava dalla sommità del suo muso, articolandosi in varie volute concentriche sul suo dorso fino alla nera coda serpentina, con cui stava tenendo il carro fra le spire.
    Quei draghi volavano senza l'ausilio di ali, erano decisamente svincolati da ogni concetto di gravità grazie alla magia che permeava il loro corpo.
    Il dragone soffiò un prorompente getto d'acqua dalle fauci, che prese la forma di un enorme vortice diretto verso la dragonessa. Ksefira non fece in tempo a capire chi si trovasse sul carro del dragone, poiché il mulinello si espanse e coinvolse anche la manticora, che con una cabrata fu costretta ad evitarlo per non rimanerne coinvolta. Elentyr sul carro dovette aver fatto una fatica bestiale a rimanere in postazione data la potenza della virata che ne seguì, ma almeno non erano stati colpiti. Era curiosa di sapere Mael come si sarebbe comportato. Krisall ovviamente non si era lasciata cogliere di sorpresa, e con un soffio glaciale congelò rapidamente il flusso d'acqua in una grande massa di ghiaccio pressoché sferica.
    Questa cadde verso il basso, centrando proprio qualcuno che stava passando lì sotto e fracellandosi in tanti frammenti trasparenti su un carro e su chiunque fosse stato il malcapitato che aveva avuto la sfiga di finire nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Ksefira attese che la manticora si portasse più vicina al dragone orientale per balzare verso la sua testa e lanciare Reya per aria.
    Lei si aggrappò al limite della follia alla testa del dragone, mentre lo scoiattolo semplicemente spalancò le zampe e atterrò planando sull'altro carro, sfruttando le membrane dei suoi arti che gli permettevano di restare per qualche secondo a mezz'aria.
    Finalmente la ragazza riuscì a distinguere l'equipaggio del lungo dragone, composto da una ragazza vestita di un lungo abito azzurro e da un piccolo draghetto dalle squame nere simile al dragone che li stava trasportando. A occhio e croce, Ksefira avrebbe detto che il cucciolo fosse suo figlio. Se ne stava acciambellato sul carro, ma quando lo scoiattolo sfrecciò verso di loro si mosse di scatto per provare ad acchiapparlo.
    Reya squittì spaventato, scorrazzando da una parte all'altra del carro per evitare le sue zanne, mentre la donna che apparentemente doveva essere una strega li fissava divertita.
    Intanto al grosso dragone nero si era affiancato un altro problema, altrettanto nero, ma... un pochino più problematico. Il brutto e cattivo viverno Aracstor si era appropinquato senza che nessuno se ne fosse accorto.
    Sul suo carro... non c'era nessuno. Dov'era finito l'equipaggio di Aracstor? Se li era mangiati? Cos'era l'aura nera che avvolgeva il carretto alato e che lo sosteneva perfettamente in equilibrio nonostante non ci fosse nessuno a guidarlo?
    Dalle fauci della viverna si generò una sfera oscura, una specie di varco nero da cui schizzò fuori qualcuno.
    Era il tipo che Elentyr gli aveva fatto finire contro il muso; questo venne proiettato a velocità inumana proprio contro l'elfo spadaccino, conficcandosi di capoccia sul carro. In qualche modo per l'urto il tizio riuscì a restare dentro, finendo accanto ai piedi di Elentyr.
    Ksefira intanto si era appesa alla testa del dragone dalla cresta rossa suo avversario e aveva cominciato a fare Tarzan mentre la bestia continuava a scrollarsi per farla cadere. In realtà lei evitava di usare la spada e lui di usare i suoi poteri, quindi sembrava più che altro che entrambi stessero giocando a fare gli scemi per aria.
    Ksefira rinforzò le mani e le braccia con tutta la sua concentrazione, ma cominciava ad essere difficile restare aggrappata alle dure squame del rettile privo d'ali. Ben presto sarebbe caduta se avesse continuato così.
    "Elentyyyrr! Cambiato idea, vieni via dal carro che qui c'è da... aaaahrg!"
    Il dragone si era scosso più forte improvvisamente, facendola volare a Monculi terme, vicino a Chiusi Chianciano per l'esattezza.

    Spiegazione riassunta degli eventi:
    Ksefira si trova sul dragone orientale lungo lungo nero con la cresta rossa, per essere più precisi ora si trova a Chiusi chianciano;
    Elentyr si trova sul carro trainato dalla manticora, insieme al tizio scagliato da Aracstor, che non per caso è lo stesso che Elentyr gli aveva tirato prima addosso;
    Sicfrid e Mael si trovano sul carro che prima era del trio lescano, con Krisall, che ha congelato l'acqua del dragone orientale lungo lungo nero con la cresta rossa;
    Aracstor è praticamente tra i due adesso, il che significa cilacche a profusione xD


    Edited by Aesingr - 17/4/2018, 16:15
     
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    Mael dovette accettare quel patto proposto dall'elfo che si era battuto con lui sul carretto. Uno, perché era l'unico avversario che gli aveva dato filo da torcere in quella gara e due, perché pur di vincere l'angelo si sarebbe aggrappato pure ai muri scialbati. Quindi lui fece coppia con il nano Sicfrid, mentre l'elfo e l'altra donna, presentandosi con il nome di Elenthyr e Ksefira, presero l'iniziativa di guidare il carretto trainato dalla manticora.
    "Io mi chiamo Mael, presumo che abbiate capito cosa sono." disse con un ambiguo sorrisetto mentre rinfoderava la spada. Osservò la coppia elfo-umana afferrare quello che prima era il suo mezzo, quindi anche lui si preparò a guidare quello su cui si trovava. Esso aveva gli alettoni un po' rovinati forse a causa di un precedente scontro ma sembrava ancora reggere.

    Gli avversari della gara non si fecero per niente attendere, infatti un carretto trainato da un drago orientale ebbe la cattiva idea di avvicinarsi a coloro che si erano divisi in due team. Mael si stava per mobilitare ad attaccarlo ma quel serpente volante non si trovò affatto impreparato ed emise dalle prorpie fauci un getto d'acqua diretta alla dragonessa argentata. Fortunatamente il flusso d'acqua fu congelato dalla stessa e cadde come un masso sotto, centrando uno sfortunato di passaggio.
    Il carro ovviamente venne sbalzato a causa della rettile che contrastò l'attacco e Sicfrid finì addosso a Mael come un sasso che cadeva da una grotta scoscesa. Diamine quanto era peso!
    Lo buttò dall'altra parte del mezzo con uno spintone, riprendendo i comandi alla meno peggio. Anzi, li lasciò completamente in balia del nano perché il caduto aveva visto l'avvicinarsi di un avversario che prima aveva notato a terra: la viverna completamente nera. Al drago orientale già ci stavano pensando Ksefira e Elenthyr, quindi quello toccava a lui. Anche perché prudevano le mani.
    "Tieni 'sto carro un attimo!" urlò Mael diretto all'ometto alias mister forza bruta, con il vento contro che ovattava tutte le parole.
    Saltò agilmente sulla groppa di Krisall e flettè le ginocchia per ammorbidire l'atterraggio. Poi prese a correre sopra di essa fino a raggiungere la testa che usò come trampolino per balzare in aria di circa due metri, grazie all'ausilio delle ali. In volo raggiunse il carro trainato dalla viverna e gli piazzò davanti alla sua visuale come un pazzo sui binari che vuole fermare un Frecciarossa (come se esistesse a Kengard..). Rapidamente Mael evocò una serie di aghetti apparentemente innocenti, tutti bellini diretti alla bestiola bipede volante, con la speranza che potesse paralizzarle qualche muscolo e mandarlo così fuori rotta. Anzi, sperava proprio di farlo cadere a terra, ma dubitava che ciò potesse succedere con estrema facilità.
    Qualunque sia stato l'esito dell'attacco, il nefasto caduto si tolse rapidamente dal suo raggio d'azione e sempre sfruttando il fatto che poteva muoversi in aria meglio di ogni creatura alata lì presente, decise di ritornare al proprio carro. Evitò per un soffio, con una repentina cabrata di lato, un raggio oscuro diretto alla viverna, emanato dalle fauci zannute della manticora. Mael percepì una certa energia negativa nell'aria e si domandò se, avesse colpito l'essere, cosa fosse successo.
    Durante il breve tragitto in cui l'alato voleva tornare da Sicfrid, però, una figura femminile lo travolse in pieno e l'impatto lo fece destabilizzare e perdere metri di quota.
    "Guarda dove vai maledettissimo chiunque tu sia, accidenti a..."
    Prima di sfociare in una serie di bestemmie alla Mael maniera, tutte ovviamente rivolte ai suoi simili nullafacenti, realizzò che si trattava di Ksefira. Era aggrappata al collo dell'angelo nero come un bradipo e, per quanto lo riguardava, quel contatto fisico lo stava urtando assai. Diamine, gli alleati... Doveva tenersela di conto se voleva vincere quella gara.
    Il caduto sbuffò e riportò la ragazza al carro dove c'era Elenthyr, senza dire niente. Finalmente poi ritornò su quello in cui c'era Sicfrid che smanettava come un pazzo per mandare quella baracca decadente. Se gli artigli ghiacciati di Krisall non fossero stati così resistenti, chissà, sarebbero caduti tutti da un pezzo.
    "Ora facciamo a cambio io e te." disse Mael al nano, riatterrando dentro al veicolo.
    "Vedi quel drago dal corpo lungo? Io ti lancerò sulla sua groppa, poi vedi tu cosa fare. Anzi, fracassagli la testa con quel martello."
    Il nano lo guardò un attimo scettico e prima che dicesse qualcosa, l'angelo lo sollevò da sotto le braccia, aiutandosi con le ali. Era così peso che in confronto una roccia era più leggera, ma questo gli fu d'aiuto perché Mael iniziò a compiere una serie di giravolte a mezz'aria (avete presente gli atleti che lanciano il martello, no?). Al termine del quarto giro lasciò la presa del nano e questo infatti partì spedito come i sassi lanciati dalle catapulte. Non avrebbe immaginato cosa poteva succedere all'impatto, senz'altro avrebbe spezzato la spina dorsale a quel povero drago.

    A voi decidere se la viverna prende o meno gli aghi evocati di Mael o se il nano, all'impatto, abbatte qualcuno o qualosa... :yea:
    Se il pezzo con Ksefira non va bene lo cancello, ma visto che era stata catapultata in aria ci stava a pennello x°


    Edited by H a w k e ; - 17/4/2018, 17:27
     
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    Mentre decollavano dal loro carretto, Elenthyr apprese il nome del caduto, il quale disse di chiamarsi Mael.
    Elenthyr quando Ksefira lo abbandonò a se stesso saltando sulla schiena della manticora, mise su un broncio alla (allora non lo voglio più.... presente AES?), e alzò gli occhi al cielo:
    "si certo che bado alla baracca" le urlò di rimando, poi come se non bastasse dovette compiere un autentico miracolo quando la manticora decise di cabrare vertiginosamente verso il basso:
    "ma che c...zo..... ti prende?" chiese l'elfo prima di notare il dragone cinese che aveva tentato di fare un bel bagno a tutti.
    Fortunatamente per alcuni e molto sfortunatamente per altri, la dragonessa d'argento congelò la bomba d'acqua trasformandola in una palla ghiacciata che andò a schiantarsi su un equipaggio sottostante.
    Elenthyr iniziò ad applaudire a Ksefira e al dragone quando questi si misero a ballare nell'aria:
    "bravi!!!!! bravi!!!!!" esclamava saltando su e giù nel carretto, straffottendosene se la povera manticora faceva una fatica del diavolo per mantenerlo in equilibrio.
    poi però dovette smettere di esultare quando si vide arrivare addosso una figura che viaggiava ad un fantastiglione di kilometri orari; quando si schiantò sul suo carretto lo spadaccino fece fatica a riconoscere nella figura il tipo che aveva sparato via qualche minuto prima contro il vivernone nero:
    "ahahah molto bene eccoti dov'eri.... comunque lì dove sei stai benissimo!!" in effetti l'atterraggio di fortuna del poveretto non poteva essere dei migliori, non si sa bene come ma era riuscito ad incastrarsi con le leve delle ali, e in quel momento si stava agitando così freneticamente che riusciva a far stare in perfetto equilibrio il mezzo:
    "vai vai! continua così!!!" gli disse Elenthyr, "io nel frattempo....." si interruppe quando Ksefira venne fatta volare nel cielo.
    Elenthyr non si preoccupò più di tanto, tanto sapeva che avrebbe trovato il modo di salvarsi, e in fatti qualche minuto più tardi venne accompagnata dall'angelo che pareva tenerla come un neonato appeso al collo.
    Elenthyr la guardò come per dire.... "non parliamo di questo vero?" poi sorrise e le allungò una mano per aiutarla.
    Guardandosi in torno, l'elfo s'accorse che il viverno nero era praticamente in mezzo al triangolo formato da Krisal, dal dragone orientale e dalla manticora. Nonostante ciò pareva che niente al mondo potesse preoccuparlo.
     
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    Qualche giorno prima della gara Mephisto era giunto in città, principalmente solo per cercare qualche umano da sbancare al gioco d'azzardo oppure da tediare con qualche altra sua gara impossibile. Arrivato nel primo ostello si sedette ad un tavolo da poker e, dai suoi "giocattoli", venne a conoscenza della gara dei carri alati di Kerus. Dopo aver assimilato tutte le informazioni che riuscì a ricordare, più per la mancante voglia di ascoltare che per altro. Al posto di riservare il trattamento che di solito offriva ai suoi giochi drcise di formare una squadra temporanea con quei due uomini ma non di assecondare la loro stupida idea di usare uno striminzito pegaso per trainare il carro. Il demone non degnò di attenzioni le lamentele dei suoi due ""compagni di squadra"" e cercò una cavalcatura adeguata, un grifone. L'animale era un po' più grande dei suoi simili e si mostrò diffidente verso i due umani... diffidente a dir poco, a uno quasi staccò la testa a beccate, letteralmente. A Mephisto quella bestia piaceva, si avvicinò e questa subito chinò il capo per farsi accarezzare, il demone però lo afferrò per il becco tenendolo fermo e gli sussurrò ad un orecchio.

    -Se non segui esattamente i miei ordini o fai cadere anche solo una goccia di cioccolata stasera mangerò cosce di grifone-

    Alla linea di partenza della gara il carro con sopra i due uomini e il demone era sospeso a mezz'aria da un turbine generato dal grifone. Quando la gara iniziò Mephisto si tenne a debita distanza dalla parte più competitiva, restando tranquillo nelle retrovie e sorseggiando la sua amata cioccolata calda che si era portato anche in quel occasione. Quando le lamentele dei suoi """compagni""" iniziarono ad irritarlo risolse il problema nel modo che riteneva il più pulito possibile, li gettò direttamente fuori bordo. Mentre il demone scrutava le prime posizioni vide un volto familiare, un volto che non vedeva dai tempi della ribellione in Paradiso. Incitando il grifone che scattò in avanti con uno strillo acuto la sua ipotesi divenne certezza, aveva riconosciuto l'angelo caduto a bordo del carro trainato dalla manticora. In confronto alle altre bestie, la sua, aveva risparmiato le energie fino a quel momento e non faticò molto per raggiungere Mael e accostarsi al suo carro.

    -Ehyla Mael, quanto tempo. Non ci siamo più visti dopo che il vecchio del piano di sopra ci ha scaraventati giù dal Paradiso. Vuoi un po' di cioccolata?- chiese ignorando il drago e gli altri partecipanti e porgendo una tazzina a Mael, il liquido restava miracolosamente al suo interno per una combinazione più di fortuna che di fisica.

    Edited by Maoeru - 19/4/2018, 13:38
     
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    Ksefira sogghignò in direzione di Elentyr, scrutandolo con espressione beffarda.
    "Cosa vorresti dire, lupetto?"
    Si voltò a scrutare la situazione circostante, rendendosi conto che in effetti era più che entrata nel vivo.
    Il drago che l'aveva scagliata via si era leggermente portato indietro, e Reya era rimasto nel carretto con il cucciolo nero e la donna.
    Questa non sembrava essere troppo ostile, ma aveva come la sensazione che il draghetto volesse sul serio mangiarsi lo scoiattolo. In uno spazio così ristretto poteva risultare difficile per la bestiolina schivare i loro tentativi di acchiapparlo.
    La donna comunque si rivolse verso lei ed Elentyr e aprì le mani; da queste partì un fascio violaceo luminescente molto rapido, che nonostante una virata della manticora colpì il carro e rimbalzò indietro.
    "Non sembra aver avuto molto effetto" sottolineò la ragazza, scrocchiando le dita nel mentre che la loro possente creatura marrone si dirigeva senza troppe remore verso Aracstor.
    "Nononononononono mannaggiamannaggiamannaggiamannaggia (cit. Jill di Tira)"
    si preparò a qualcosa di tremendo, la manticora non sapeva cosa stava facendo.
    Forse lasciare all'angelo Krisall, l'unica in grado di tener testa al grosso viverno per quanto ne sapeva, non era stata una buona idea.
    Diede una manata al legno del carro.
    "Elentyr è colpa tua! Non capisci...."
    Uno dei bordi del carro si spaccò, così a caso. Ksefira storse la bocca in una smorfia uber contrariata, constatando che era dove la maga aveva colpito. Quei raggi provocavano probabilmente un ammorbidimento di ciò contro cui impattavano, in vista di un successivo attacco.
    Forse era il caso di non tirare menate al povero carretto d'ora in poi, o sarebbe finito male.
    Qualcuno arrivò dalle loro spalle, e con totale disinvoltura porse qualcosa di simile ad un bicchiere a Mael, semplicemente sporgendosi dal proprio carro.
    Ma cosa accidenti stavano combinando? Sembrava un suo simile, quei tipetti alati andavano così di moda ultimamente? Due lo stesso giorno in effetti suonava strano persino per una manifestazione come quella.
    Poco importava, soprattutto perché Aracstor e il suo vuotissimo carretto erano appena comparsi di fronte a loro. Mael gli aveva lanciato qualcosa contro, qualunque effetto avrebbe dovuto avere il suo attacco risultò totalmente vano dato che venne praticamente dissolto dall'aura nera che lo attorniava. Il tentativo di colpire da parte della manticora arrivò a Krisal e a Mael, che però riuscirono ad evitarlo a loro volta. Aracstor volteggiò dunque sopra la manticora dissolvendosi nella propria stessa aura e ricomparendogli a pochi metri dal dorso.

    La manticora riuscì ad evitare repentinamente un primo tentativo della viverna di ghermirla, tuttavia Aracstor scagliò una sfera nera dalle fauci di dimensioni almeno doppie del raggio oscuro che gli era stato scagliato contro poco prima.
    L'esplosione centrò la creatura dal pelo marrone, scarabentandola a qualche metro più in basso a causa dell'esplosione e facendo finire Ksefira e Elentyr a gambe all'aria per l'impatto.
    Ksefira a questo punto decise che era giunto il momento di estrarre Igris. Mentre veniva sbalzata via assieme all'elfo sfoderò l'arma, e menò un fendente verso il basso e subito dopo eseguì una rapida sequenza di tagli tutt'attorno.
    Precipitarono per un paio di secondi, ma un'onda d'urto improvvisa li sbalzò poi verso Krisall. Sferrò altri colpi verso il basso, e successe di nuovo la stessa cosa. Stavano balzando nel cielo, grazie a invisibili spostamenti d'aria prodotti dalla potenza strepitosa di Igris.
    Non voleva già sfoderare l'efficacia della sua arma, ma la manticora non poteva essere biasimata e adesso doveva badare ad Aracstor e anche resistergli per pochi secondi era un'impresa titanica.

    Intanto il dragone orientale era stranamente intontito da qualcosa che Ksefira non riuscì a distinguere. Soltanto quando fu a pochi metri da Krisall si concesse di voltarsi a fissare il resto dei partecipanti, e si stupì nel trovare il lunserpentone con lo sguardo strabuzzato e Sicfrid sulla sua testa che si reggeva alla cresta a cui anche lei si era appigliata. Povera cresta!
    Il nano aveva battuto una craniata su quella del grosso rettile, e prima di essere sbalzato via non si sa come era riuscito ad aggrapparsi. Per fare ciò aveva lasciato andare la martozza, che tuttavia aveva trattenuto con i piedi.
    Il dragone era visibilmente scosso da un colpo simile, e Sicfrid si guardava attorno tutto fiero senza infierire ancora sulla povera bestia.
     
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