In Taverna dopo l'Inferno

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    Visto dall'esterno, non si sarebbe mai detto che Dalla avesse discusso con Minoto fino al jiffy precedente; era quasi come se non gliene importasse nulla. Non che fosse un pensiero così sbagliato, in effetti. Non c'era alcun tipo di legame che unisse lei e quel tasso: di fatto era solo la curiosità che l'aveva avvicinata a lui ed era sempre la stessa ad averla fatta restare quando quella strana ragazza si era trasformata in un tale bestione. Non era nemmeno del tutto corretto, comunque, dire che non fosse per nulla interessata delle sue sorti: Dalla si divertiva troppo ad analizzare il modo in cui le persone combattevano, e questo valeva soprattutto per persone che, come Minoto, avevano attirato la sua attenzione.
    Seduta com'era, Dalla osservava la scena con uno sguardo quasi annoiato, ma super-attento. Minoto venne dapprima circondato e poi attaccato; il primo danno che subì fu un pugno all'addome, al quale rispondette più che egregiamente recuperando la sua spada e aprendo in due il tizio che aveva osato colpirlo. Gli attacchi successivi, invece, non sembrò nemmeno percepirli: le due lame che lo raggiunsero lo scalfirono appena, mentre i bastoni calarono su di lui senza lasciare alcun segno. Dalla si chiese come fosse possibile che il primo pugno avesse sortito più effetto dei colpi successivi. Che all'inizio avesse finto per recuperare la spada? O che avesse attivato un qualche potere solo in un secondo momento? Qualunque fosse la ragione, Dalla lo avrebbe tenuto di conto: se mai le si fosse rivoltato contro, avrebbe fatto certamente attenzione a quella strana pelle coriacea.
    Dalla ascoltò la richiesta del tasso e non sorprese granché quando accettò il suo aiuto. Anche se avesse voluto usare quel combattimento per sfogarsi, era francamente impossibile farlo quando c'erano così tante persone da affrontare tutte assieme: spaccare crani a destra e manca era molto più soddisfacente che limitarsi ad arroccarsi in difesa e contrattaccare come era costretta a fare in quel momento. Che fare? Intromettersi direttamente ed abbandonare la sua tribuna d'onore? Il tasso aveva pure accennato ad un qualche tipo di ricompensa... non c'era davvero nessun motivo per rifiutarsi!
    < E sia! > esclamò alzandosi in piedi.
    Parlò volutamente forte per attirare l'attenzione di almeno uno dei nemici. Il più vicino di loro si girò verso di lei e Dalla, senza alcuna esitazione, gli rovesciò in viso il contenuto del suo boccale, facendo particolare attenzione a gettare il rum esattamente nei suoi occhi. Come c'era da aspettarsi, l'uomo lasciò cadere il bastone che aveva in mano e si portò le mani al volto, gemendo di dolore. Dalla lo lasciò perdere e si limitò ad allontanare con un calcio il suo bastone, così da evitare che il tizio potesse trovarlo a tentoni. Per il momento non era un pericolo e dubitava che sarebbe potuto intervenire in tempi rapidi nel combattimento.
    Si avvicinò di un altro paio di passi e lanciò con forza il boccale in avanti. Quello volò sopra la spalla di Minoto, per finire proprio contro il naso di uno dei nemici armati di pugnale (l'arma che sembrava ferire maggiormente il suo alleato). La forza dell'impatto fu abbastanza elevata dato che sfruttò la sua telecinesi per rafforzare il colpo, ma certamente non fu sufficiente per stordire il nemico, che si limitò a prendersi il naso sanguinante tra le mani e allontanarsi di un passo.

    Edited by Tirannosaurorex - 21/10/2018, 08:12
     
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    Grazie al cielo la rettiliana alla mia richiesta di aiuto non si fece aspettar troppo, ed una volta alzatasi, senza troppi sforzi fece si di liberarmi d'un paio di impicci: uno dei due, armato di bastone, si ritrovò a perderlo dopo essersi beccato l'alcol dritto negli occhi, finendo così temporaneamente fuori dai giochi mentre si riprendeva da quella momentanea cecità; l'altro invece, più vicino a me, e che era armato di pugnale, si beccò il boccale di legno della ragazza in pieno naso, indietreggiando di qualche passo. Non persi tempo, e, ritrovatomi così con uno spazio per muovermi, ora non più bloccato dal disarmato e dal tipo col pugnale, mi avventai su quest'ultimo: libero di muovermi corsi di qualche metro in avanti così da non ritrovarmi più circondato, e mentre passavo, mi premurai di assestare un fendente sulla parte laterale del collo del coglione, che si ritrovò così a crollare al suolo, privo di vita mentre il suo sangue tingeva di rosso il pavimento del locale.
    Come non bastasse, quel movimento da me fatto per togliermi d'impiccio, non era atto solo a quel fine: la mia corsa era indirizzata verso l'omone tutto muscoli e niente cervello, che d'un momento all'altro, mentre ancora era in pena per la sua ferita, si ritrovò con me alle sue spalle, prima che gli avvinghiassi il braccio libero attorno al collo, portando poi la mia spada con il filo puntato verso il suo petto, pronta ad infierire ancora, il tutto mentre respiravo più affannosamente di prima, ancora in preda a quel momentaneo dolore dovuto al cazzottone che mi ero preso in pieno sterno.
    Nonostante ciò, forte della mia posizione in possesso di un ostaggio, presi parola: O vi fermate, o anche questo qui muore, a voi la scelta, pezzenti, dissi quindi minacciando gli sgherri dell'ubriacone ancora in vita: o si fermavano nel loro attacco, o anche il loro compagno moriva, e sinceramente non avrei esitato un solo secondo, nel caso avessero tentato mosse strane.
    Cazzo, appena ero arrivato, e neppure potevo passare del tempo in santa pace!

    Stato Fisico:Mediamente ferito al torace, lievemente ferito al fianco sinistro ed alla spalla
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    Potere Speciale:
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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

    Tecniche Utilizzate:
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    A te la scelta della reazione dei compagni del mio ostaggio uwu
     
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    Dalla non perse tempo a controllare le condizioni dei due che aveva colpito, si avvicinò ulteriormente fino ad intromettersi tra un nemico armato di bastone e Minoto. Portò un piede in avanti per intercettare con la suola dello stivale una randellata del tizio, che tentava di fare lo sgambetto al suo alleato mentre partiva all'attacco nell'altra direzione. Sorpreso dal suo intervento inaspettato, il tizio reagì nel modo più banale possibile: si focalizzò su di lei senza nemmeno capire chi lei fosse. Lo vide alzare il suo bastone pronto a calarlo sulla sua testa e si preparò a contrastarlo: il gesto fu abbastanza lento e prevedibile e le lasciò tutto il tempo di ripararsi sotto il braccio destro. Il bastone impattò contro l'avambraccio con un tonfo sordo e, anche se le squame assorbirono parte del danno, Dalla dovette stringere i denti per non lasciarsi scappare nemmeno un gemito.
    Irritata più che mai, afferrò con la mano libera il borsello delle monete legato al fianco del tizio. Prima che potesse reagire e colpire di nuovo, Dalla gli assestò un forte calcione all'addome, così da sbilanciarlo all'indietro e mandarlo a gambe all'aria. Il laccio che legava il borsello alla cintura si spezzò, facendole rimanere in mano il borsello e il suo contenuto.
    La voce di Minoto interruppe il fiume di gemiti e grida di battaglia. Dalla si voltò per controllare come fosse la sua situazione... uh, aveva appena preso un ostaggio? A quanto pareva il suo alleato era riuscito a sfruttare al meglio il suo intervento. Guardò a terra: un tizio era stramazzato al suolo con la carotide recisa, mentre una macchia di sangue rossa e densa si allargava sempre di più sotto di lui. Uh, quello avrebbe movimentato un po' le cose...
    Per degli eterni secondi nessuno osò fiatare. O muoversi. Tutti, dai tizi che avevano attaccato lei e Minoto fino agli ignari spettatori della vicenda: tutti gli occhi della locanda erano rivolti nella direzione di Minoto, della sua spada e del tremante idiota alla sua mercé. Il primo che osò spezzare il silenzio fu l'imbecille che aveva fatto partire tutto quel macello. Dalla lo osservò alzarsi in piedi e stringere i pugni con rabbia. Oh, cosa aveva intenzione di fare? Ma era pazzo?
    < Ma cosa state aspettando, razza di..! > esclamò l'imbecille con voce vagamente nasale per il naso spezzato.
    Il tizio si bloccò all'improvviso: Dalla gli aveva gettato contro una moneta pescata a random dal borsello sottratto. Il colpo, diretto alla tempia, sortì l'effetto che avrebbe dovuto avere la sua "boccalata" e il pugno del tasso: lo fece finalmente vedere le stelle e svenire.
    Gli altri si guardarono tra di loro improvvisamente impanicati. Lanciarono rapide occhiate al loro compagno steso in una pozza di sangue e all'altro che avrebbe meritato lo stesso trattamento.
    < Non sono stato pagato abbastanza per questo... > sbottò uno di loro, lasciando cadere a terra il suo bastone.
    Gli altri non si fecero pregare ulteriormente: lasciarono cadere a terra le loro armi o le rifoderarono. Piano piano e mogi mogi, cominciarono a lasciare la locanda. Dalla, invece, si avvicinò al locandiere, facendo attenzione a non calpestare il lago di sangue, e lasciò cadere il borsello di monete sul bancone.
    < Per il disturbo. > gli spiegò brevemente.
    < Ah, le mie mon... > accennò l'imbecille a cui le aveva sottratte, mentre si tastava il fianco dove prima erano appese.
    Dalla non lo lasciò nemmeno terminare.
    < O la borsa o la vita. > gli intimò.
    Non aveva nessuna intenzione di sporcare il suo stiletto con il sangue di quella feccia, ma era da sempre che aveva desiderato pronunciare una frase del genere. Il bluff funzionò e il tizio seguì i suoi compari senza lamentarsi ulteriormente.

    Se ti va di fare un po' di combattimenti random anche fuori dalla taverna, mi sarebbe venuta in mente un'ideuzza... ti va se la introduco nel prossimo messaggio ^^

    PS. Nello scorso post e in questo Dalla ha utilizzato la sua seconda tecnica:
    CITAZIONE
    Fionda di magnetite:
    Dalla può respingere e attirare oggetti di diverso materiale e forma. Lei è il fulcro, quindi può spingere questi oggetti solo lungo linee radiali a se stessa: per la repulsione le basterà mirare e lanciare l'oggetto, ma per attrarre deve fare anche attenzione a non tirarselo contro con troppa forza, o avere il riflesso di schivarlo o di respingerlo prima che l'oggetto possa colpirla. La forza con cui attira e respinge è proporzionale all'energia consumata, e dipende dal peso dell'oggetto secondo regole dettate dal comune buon senso. Attrarre e respingere lo stesso oggetto con la stessa forza, consuma la stessa energia.
    Essendo lei il fulcro non può agire direttamente su se stessa, ma se respinge o attira un punto fisso, tipo un muro, è lei quella che viene spostata. Indicativamente questa tecnica le permetterebbe di sollevarsi da terra - spingendo contro il suolo - ma di solito evita dato che riuscire a sollevare l'intero peso del suo corpo risulta eccessivamente faticoso. In più fingere di volare attira terribilmente l'attenzione...

    Anche se tecniche di Dalla sono attive e non passive, è un po' una scocciatura rimandare sempre il riferimento a questa tecnica in particolare, dato che gliela faccio utilizzare quasi ad ogni post ^^"
     
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    Alle mie parole, il silenzio calò sul locale: tutti quei luridi umani avevano gli occhi puntati su di me e sul mio ostaggio, che tremava di paura come la mezzasega che era, temendo per la sua vita, visto come avevo ucciso a sangue freddo il suo compare; la tensione era papabile nell'aria, mentre il filo della mia lama si avvicinava lentamente e pericolosamente al torace di lui, pronto ad infierire sulla ferita già presente, cosa che se fosse accaduta, avrebbe decretato un ennesimo decesso, ed un conseguente nuovo cadavere pronto a crollare senza vita sul pavimento del "Nido del Porco".
    Fu il coglione che aveva dato inizio a tutto a parlare, il quale, totalmente incurante della vita del tizio che si era portato dietro e che ora rischiava di finir tranciato in due, Ti scegli bene la gente da seguire, vedo, non potei che dire al mio ostaggio, giusto in tempo per vedere l'ubriacone cadere una volta per tutte, colpito in fronte da una moneta lanciatagli con non so quanta potenza dalla rettiliana. Lo svenimento del mandante, e la situazione come s'era messa, fece desistere gli imbecilli assoldati dall'ubriacone, che vedendo sin troppo pericolo rispetto a quel che erano stati pagati per affrontare, se ne andarono con la coda tra le gambe, il mio ostaggio compreso, Vedi di sceglierti meglio gli alleati, non potei che dirgli mentre si allontanava, lanciandomi un'ultima occhiataccia prima di uscire dalla taverna, ferito più nell'orgoglio, che nel corpo nonostante esso grondasse ancora di sangue dopo la mia spadata.
    A quanto pare neppure tu sei proprio uno stinco di santo, dissi con una fragorosa risata alla donna mia accompagnatrice, dopo che ella, minacciando uno degli ultimi idioti rimasti, gli fregò così il denaro che lui s'era portato appresso, lasciandolo con un pugno di mosche. Non so te, ma io preferisco smammare, ho ricevuto anche troppe attenzioni qui, dissi a Rayla, prima di prender in spalla l'ubriacone ed uscire: avevo fatto la promessa di farlo secco se avesse riprovato a scassare i maroni, e visto che m'era pure venuta fame dopo quello scontro, avrei mantenuto la promessa che mi ero fatto, riempiendomi pure lo stomaco nel mentre.
    Non appena uscito, mi posizionai alle spalle di uno sbarramento di barili che mi avrebbe celato rispetto alla strada, e feci ciò che volevo: cambiai la presa sull'umano, tenendolo per i fianchi e sollevandolo oltre la mia testa, per poi spalancare le fauci e, senza troppe smancerie me lo ficcai fino alle ginocchia in bocca, tenendolo per le mani, riposte lungo il torace cosicchè non avessi problemi a farlo sprofondare dentro di me. Lo spinsi quindi fino ai fianchi nella mia bocca, sentendolo entrare nella mia gola, gonfiatasi per accettare al suo interno l'umano che vi scivolava dentro inesorabilmente; deglutì più volte, arrivando prima al petto ed infine al collo dell'uomo, lasciando solo la sua testa al di fuori della mia bocca, tenendolo così per qualche secondo, prima di chiudere le fauci, nascondendolo completamente al mondo esterno. Deglutì quindi un'ultima volta. Il corpo dell'uomo scivolò sempre più in profondità nel mio corpo, ed al suo passaggio nel mio collo e nel mio petto, i lineamenti del suo viso si sarebbero potuti vedere stampati sotto la mia pelle, prima di sparire in quel pozzo senza fondo che era il mio stomaco.
    La rettiliana sarebbe potuta uscire dal locale e vedermi durante un qualsiasi momento di quell'atto, ma nonostante ciò, non mi sarei fermato, non badando a null'altro, sinché quel bastardo che già aveva rotto sin troppo le palle, non si fosse ritrovato sigillato all'interno del mio ventre, senza la minima possibilità di fuga.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Minoto lasciò andare il suo ostaggio e non si oppose all'uscita di scena degli altri tizi. Si rivolse poi a lei, prima di scoppiare a ridere.
    < Mai ammesso di esserlo... > disse, avvicinandosi a lui e ridacchiando.
    Distolse lo sguardo dal tasso e notò la moneta che aveva lanciato poco prima contro l'imbecille. Si fermò per raccoglierla: era dorata, pesante ed estremamente famigliare. Rimase qualche secondo a rimirarsela tra le mani piuttosto sorpresa, mentre Minoto accennò a volersene andare di lì al più presto. Dalla lo ascoltò appena.
    < Sì, sì... - borbottò sovrappensiero - ti raggiungo subito... >
    Gli fece un cenno con la mano, prima di affrettarsi per inseguire il tizio a cui aveva sottratto il borsello. Dalla riuscì a bloccarlo poco prima che imboccasse la soglia della locanda: lo prese per una spalla e lo spinse contro il muro, usando l'avambraccio pressato contro il suo collo per evitare che potesse scappare.
    < Ti ho già dato tutto quello che ho! > esclamò quello, di nuovo spaventato.
    Con l'altra mano, Dalla gli mise davanti al naso la moneta d'oro.
    < Chi ti ha dato questa? >
    Non c'erano dubbi: quella moneta proveniva dalla sua patria, il Thereen. Già una volta aveva intravisto dei suoi conterranei, ma per forza di cose non aveva potuto seguirli e capire a quale gruppo fossero affiliati. Non poteva permettersi di fare lo stesso errore due volte, voleva sapere se doveva aspettarsi persone che l'avrebbero riconosciuta e, in quel caso, schiacciare ogni minaccia.
    < E' stato... > sussurrò l'uomo.
    Il tizio alzò il braccio per indicare l'interno della sala, ma lo bloccò a mezz'aria quando si rese conto che sia il tasso che l'imbecille svenuto erano già scomparsi.
    < Oh, dannazione! > esclamò Dalla, separandosi dal tizio e tornando verso il bancone.
    Si fece indicare rapidamente la porta sul retro dal locandiere e seguì Minoto all'esterno della taverna. Lo trovò semi-nascosto da una fila di barili, in uno dei vicoletti laterali. Lo raggiunse di corsa e si guardò intorno.
    < Dov'è andato l'imbecille? > gli chiese.
    Era bello che svenuto, come era possibile che se ne fosse andato senza lasciare traccia? Improvvisamente le tornò in mente la minaccia che il tasso aveva lanciato la prima volta che lo avevano allontanato... se lo era davvero mangiato? Con tanto di vestiti, stivali e quant'altro?
    ...
    Non avrebbe potuto aspettare almeno cinque minuti, maledizione? Era poi così tanto da chiedere?
     
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    Ed ecco fatto: in pochi frangenti, tutto il corpo di quell'idiota, dalla testa ai piedi, abiti compresi, era passato oltre le mie labbra, sparendo all'interno del pozzo senza fondo che era il mio ventre, probabilmente per non rivedere mai più la luce del sole, in quella che, visto dove si trovava ora, sarebbe stata la sua breve vita.
    Finì giusto in tempo per ritrovarmi colei che sin a poco prima era stata la mia compagna di rissa, in mezzo a tutto il casino generatosi precedentemente nella taverna per mano del mio spuntino, e la rettiliana, effettivamente confondendomi con il suo quesito, mi chiese dove fosse finito quel coglionazzo, Dove pensi che possa essere? Le domandai, per poi tirarmi una pacca sul ventre, E' ancora vivo e vegeto qui dentro, ho giusto finito di ingoiarlo: non sono il tipo che se minaccia poi non tien fede alla parola data, dissi quindi, per poi grattar lievemente via con gli artigli, dei pezzetti di tessuto rimastimi tra le zanne mentre mi sfamavo.
    Che cazzo ti preoccupi a fare per un rifiuto umano del genere? Le domandai, effettivamente curioso: avevo visto come preoccupazione e interesse verso l'ubriacone nella voce di Rayla, manco avesse fatto una scoperta che le cambiava la vita, Se ti serve vivo, posso sempre mantenerlo così finché non si sveglia, e usar la minaccia di digerirlo per farti avere ciò che ti serve, o se preferisci avere un incontro a tu per tu con lui, posso sempre farti entrare, e poi uscire quando avrai ciò che vuoi da lui, le dissi quindi, esponendole le possibilità che le davo, anche perché una terza opzione, ovvero quella di far uscire il mio pranzo, non era effettivamente contemplata, le mie prede non mi sfuggivano mai, e di certo quell'ubriacone non sarebbe stato il primo a scappare dal mio stomaco.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Minoto confermò i suoi sospetti: l'imbecille era stato già mangiato. Dalla distolse lo sguardo sospirando, cercando di ricordare se avesse fatto caso a quale tavolo fosse seduto e, magari, riuscire a rintracciare i suoi compagni di bevute. Solo dopo qualche istante realizzò il reale significato della sua frase.
    < Vivo e vegeto, hai detto? > chiese, vagamente perplessa.
    Il tasso cominciò a spiegargli che per il momento la sua digestione non era ancora stata attivata e che, se lo desiderava, poteva entrare anche lei nel suo stomaco per parlargli. Dalla non si sentiva del tutto rassicurata da una proposta del genere: certo, le aveva detto che una volta finito l'avrebbe fatta uscire, ma perché avrebbe dovuto fidarsi delle sue parole? Era abbastanza palese che non le stesse raccontando tutto o che le stesse mentendo... in fondo, se aveva ammesso di poterla fare uscire di lì, non c'era nulla che lo bloccasse dal rigettare quel tizio per i cinque secondi che le sarebbero serviti per scoprire chi l'imbecille fosse.
    Dalla sospirò nuovamente. Se voleva portare Minoto dalla sua parte e renderlo più compliante, doveva anche spiegargli il perché fosse vantaggioso per entrambi assecondarla. Usò il pollice per gettare in aria la moneta d'oro trovata a terra, la riprese al volo e la porse al tasso.
    < L'unico motivo che ha permesso all'imbecille di trovare così rapidamente delle persone, è stato perché le ha pagate: due di queste monete a testa, mi ha detto il tizio a cui le ho sottratte. >
    Ovviamente mentiva: che fossero stati pagati era più che logico, anche se non sapeva davvero quanto. Il suo volto, però, non fece alcuna piega.
    < Se un imbecille del genere può permettersi una tale spesa solo per infastidire qualcuno, è logico supporre che a casa sua ne abbia una certa scorta, no? >
    Tacque sul fatto che quella moneta venisse dalla sua patria: era una moneta più pesante e grossa di quelle che giravano a Kengard ed era probabile che valessero almeno un paio di monete d'oro di quelle di quest'isola. Per il poco che aveva imparato a conoscere Minoto, aveva capito che fosse già di per sé sufficiente fare leva sulla sua avarizia (o semmai sulla gola verso i poveretti che avrebbero incontrato strada facendo); non erano necessari dettagli inutili.
    < Invece che farmi entrare, non riusciresti ad espellere solo la sua testa? - propose lei con un sorriso - Sono abbastanza certa di riuscire a risvegliarlo e potrebbe essere un modo molto più interessante di fargli scoprire il proprio destino e uno piuttosto semplice per indurlo a parlare... >
    Nel caso la risposta rimanesse negativa, Dalla sperava di aver stimolato abbastanza la curiosità del tasso: se fosse entrata nel suo stomaco, si sarebbe assicurata di non permettergli di capire la posizione di quel tesoro fin tanto che non fosse uscita di lì viva e vegeta. In realtà i suoi poteri le avrebbero permesso di scappare con relativa facilità, ma insomma... che schifo. Se poteva evitare di entrare dentro la pancia di qualcuno, ne avrebbe fatto volentieri a meno.
     
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    Denaro, quello era il motivo per cui la rettiliana si era tanto interessata a quell'idiota che ora mi faceva da pasto: quel tizio aveva con se dell'oro che valeva un fottio sull'isola ove mi trovavo, corrispondendo facilmente ad un bel gruzzoletto vista la loro grandezza ed il loro peso.
    Rimirai per un attimo la moneta datami dalla mia interlocutrice, e sorrisi al suo dire a riguardo del probabile tesoro che l'ubriacone avrebbe potuto nascondere: era effettivamente allettante l'idea di possedere una bella sommetta fottuta al tizio che mi ero mangiato, ma senza che lui potesse darci indizi, arrivare al denaro sarebbe stata solo un'utopia.
    L'idea di Rayla per convincere il nostro ostaggio non era male, ma c'era solo un unico, piccolissimo problema: Come cacchio vuoi che faccia a rigettarlo precisamente in quel modo, se, non essendo sveglio, non può permettermi di farlo uscire? Le domandai, Per far uscire quel cretino, dovrei attendere che quello stimoli lo sfintere da cui è entrato, e nel suo stato attuale è alquanto impossibile, risi, L'unica è che tu entri, lo convinci a parlare, e poi esci lasciandolo al suo destino, conclusi quindi, dandole praticamente l'unica opzione possibile...ovviamente mentendo. Era vero che sarei stato di parola, facendola uscire una volta che ciò che volevamo sapere le sarebbe stato noto, ma era anche vero, che in tutta la mia vita, gli unici che avevo mangiato a Shuken No Kuni, erano umani: trovar un sapore diverso, quello della rettiliana per l'appunto, sarebbe stato una novità che decisamente non volevo perdere.
    Siamo entrambi interessati al suo malloppo, quindi a te la scelta cara: o entri e ne traiamo profitto entrambi, o resti fuori, lui crepa e nessuno ne trarrà nulla. Che vuoi fare quindi? Le domandai, incrociando le braccia al petto, ed osservandola con un malizioso sorriso in viso, curioso di sapere se alla fine avrebbe deciso di compiere quel sacrificio per il guadagno di tutti.

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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    A quanto pareva, no, non c'era alcun modo di attuare la sua proposta. Perché avesse senso doveva esserci almeno un minimo di collaborazione da parte dell'imbecille che, da svenuto, non poteva fornirla. Dalla incrociò le braccia al petto, leggermente infastidita dal tono sarcastico usato da Minoto. Non era vero, non era il commento: lei semplicemente odiava non avere ragione.
    Anche se il tasso dipingeva il suo invito come l'unica soluzione possibile, Dalla riusciva a pensare ad almeno un altro paio di alternative. La prima e, probabilmente da sua parte, la meno schifosa era che lui rigettasse quel tizio nella stessa maniera in cui prometteva di lasciar andare lei. Non le era del tutto chiaro il perché si ostinasse a omettere tale ipotesi, per quanto palese. Che si fosse accorto delle sue omissioni e che stesse in qualche modo ricambiando il favore? Che volesse sfidarla per testare quanto era disposta a fare pur di proseguire? Qualunque fosse la ragione, certo era che non poteva biasimare Minoto perché si teneva per sé qualche piccolo dettaglio. In fondo lei stava facendo lo stesso. Ma al quadrato.
    Un'altra alternativa era quella di cercare di svegliare l'imbecille dall'esterno e quindi attuare la sua precedente proposta. Era fattibile, sì, ma usare quel potere senza un contatto diretto con la sua vittima, non era esattamente economico in termini di energia spesa. Perché sprecarsi quando il problema dell'altra opzione era solo quello di entrare a contatto con chissà quale fluido corporeo del tasso? Beh, a dirla tutta c'era anche la remota possibilità di non uscirne più, ma era abbastanza confidente che in quel caso avrebbe trovato comunque un modo per forzare la sua evasione.
    Dalla non rispose subito, ma temporeggiò. Distolse lo sguardo e si voltò, sempre con le braccia conserte, come se stesse riflettendo attentamente sui pro e i contro di ogni possibile evenienza. In realtà aveva già deciso di seguire il suo consiglio, ma aveva bisogno di tempo per far crescere altre squame anche a livello delle spalle e non voleva che le si leggesse nel volto una qualche smorfia di dolore involontaria. Prima di uscire dalla locanda, infatti, si era limitata al volto e gli avambracci, tanto il resto era coperto dall'ampio mantello.
    < Se non c'è davvero nient'altro... > borbottò, slacciando la cinghia che chiudeva il mantello.
    Se lo tolse con uno strattone, rivelando sotto di esso dei vestiti scuri e logori: una canotta senza maniche e dei pantaloni lunghi e aderenti che sembravano lì lì per bucarsi a livello delle ginocchia. All'altezza della coscia erano legati da un cinturino un paio di stiletti, due per parte.
    Si voltò e appoggiò il mantello sui barili lì vicino. Alzò i suoi occhi eterocromi per cercare lo sguardo del tasso. Li distolse subito, come se si sentisse a disagio a non essere avvolta dal suo mantello.
    < Apri. > disse, secca e vagamente irritata, mentre tentava di legarsi i capelli arruffati con un laccetto.

    Descrivi pure te il processo. Per quanto riguarda il sapore... beh, se cambia l'odore non vedo perché anche il gusto non debba modificarsi, ma fai te quello che preferisci ^^ Sinceramente non sono le prime cose che uno pensa quando scrive una scheda XD

    PS. Se vuoi che si tolga qualcos'altro (intendo gli stiletti ^^"), descrivi pure che lo fa senza opporre resistenza.
     
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    Ed alla fine, la rettiliana cedette: la vidi per un attimo esitante in quella scelta, come insicura nella decisione che avrebbe dovuto prendere, se farsi mangiare o meno, ma alla fine, decise di agire per il guadagno di tutti...eccetto dell'ubriacone che in ogni caso sarebbe crepato, prima o poi.
    Non potei che leccarmi velatamente le labbra, vedendo finalmente la rettiliana che rivelava il suo aspetto: un corpo dalle forme tutto sommato nella media, con un seno ed un bacino non esageratamente spropositati ma neppur minuti, il tutto coadiuvato da degli abiti quasi succinti, e con diversi sbocchi sulla sua pelle squamata che di li a poco finalmente sarei riuscito ad assaporare, Davvero un bel bocconcino, dissi quindi ridacchiando un po' prima che lei, stizzita dalla situazione, mi desse l'ordine di spalancar le fauci per farla entrare, Non me lo faccio dir due volte, replicai io.
    Appena ella si fosse sistemata i capelli -cosa decisamente inutile visto il posto in cui stava per finire-, mi sarei avvicinato sino a trovarmi a tu per tu con lei, sovrastandola con la mia altezza, dando indi inizio alla procedura: le avrei riposto le braccia lungo i fianchi, e, dopo averla presa all'altezza degli stessi, l'avrei sollevata, spalancando la bocca prima che lei vi si ritrovasse all'interno sino al collo...porca puttana aveva un sapore paradisiaco! Mai, in tutte le volte che mi ero mangiato quei cazzo di umani, avevo potuto assaggiare un qualcosa del genere, un sapore che mi fece andar le papille gustative in paradiso, e che mi fece venir ancora più voglia di far ritrovare Rayla dentro il mio stomaco, che a senti quel gusto, ringhiò con rinnovata fame.
    Non lo feci di certo aspettare!
    Spalancai nuovamente le fauci, e sfruttando la presa che ancor avevo sul corpo della dama, la spinsi di più all'interno, facendo entrar il suo capo nello stretto tubo che era il mio esofago, mentre il suo petto lentamente mi entrava in bocca, centimetro dopo centimetro; la volevo fottutamente tutta dentro di me, così iniziai, con poca grazia, a prender forti sorsate, facendola sprofondare sempre più all'interno del mio corpo, che all'esterno si gonfiava con la figura che discendeva ormai attraverso il mio petto ed il mio collo, sparendo come non vi fosse stata, una volta raggiungo il mio ventre. Una volta che fui giunto alle gambe, inclinai verso l'alto il capo, lasciando che la gravità mi aiutasse a ingoiarle, e, prima che potessero darmi fastidio, le sfilai gli stiletti dalle cosce, lasciandoli al suolo mentre, raggiunte le di lei ginocchia col palato, attraverso i buchi che aveva sui pantaloni, assaporai nuovamente la sua carne, dal gusto misto tra l'amaro ed il salato, un qualcosa che, nuovo come lo era per me, decisamente mi stava facendo godere ogni singolo attimo di quell'atto.
    Arrivai infine ai piedi di lei, e con un ultimo sorso la sigillai completamente dentro di me: tutto il rigonfiamento che ella aveva formato nel mio corpo, discese e sparì nel mio stomaco, senza espanderlo minimamente...chiunque mi avesse visto, difficilmente avrebbe capito che mi ero mangiato qualcuno, con l'enorme ventre che avevo normalmente, figuriamoci se qualcuno fosse andato a pensare che dentro lì potevo nasconder due persone.
    Finalmente, dopo quelle settimane di inferno in mare, mi ero sfamato: non sentivo più i morsi della fame con Rayla e l'ubriacone dentro di me, una sensazione davvero stupenda, e che dubito avrei voluto lasciare...ma dopotutto i patti eran patti, e quindi una volta che lei avesse avuto le informazioni che volevamo, l'avrei fatta uscire.
    Allora, come ti trovi? E' così tremendo come sembravi aspettarti? Le domandai quindi, prima di leccarmi le labbra, assaporando ancora il gusto della rettiliana che m'era rimasto sul palato, Quanta roba mi son perso in sti anni, iniziar a mangiare esseri inumani non sembra esser una così brutta idea, pensai quindi, iniziando così a valutar l'idea di usare la mia capacità non solo sulla feccia umana, ma anche su coloro che non erano umani: dopotutto, il cibo è cibo, non ne importa troppo la natura.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Alle parole del tasso, Dalla sentì affiorare un certa irritazione per essere paragonata ad un "bocconcino", tant'è che non dovette simulare più di tanto l'occhiataccia che gli lanciò. Nonostante ciò, non si ritrasse quando Minoto si avvicinò con fare vagamente minaccioso, ma si dimostrò il più stoica possibile, anche quando venne sollevata per i fianchi e issata sopra la sua testa. Poco prima di entrare tra le fauci della creatura, prese un profondo respiro e chiuse gli occhi.
    La sensazione di scivolare lungo un canale alimentare, era una di quelle esperienze che nessuno vorrebbe mai sperimentare: se non perché l'idea di essere mangiati era alquanto inquietante, almeno per tutto il viscidume che scorreva addosso durante il percorso. Dalla, il cui sogno segreto non era aprire con la faccia nessun esofago, venne spinta sempre più giù, fino a che il suo volto non incontrò alcuna resistenza. Un'ulteriore spinta esterna da parte di Minoto fu sufficiente per sbloccarla e la gravità fece il resto: si sentì precipitare verso il basso.
    Mise le mani in avanti e atterrò proprio sull'imbecille, che gemette senza svegliarsi. Aspettò che le pareti elastiche dello stomaco smettessero di oscillare prima di riprendere a respirare e cercò di non fare troppo caso al forte fetore che investi le proprie narici. Dalla cercò di sedersi alla bell'e meglio, cercando di appigliarsi dove poteva. Al tatto, lo stomaco sembrava viscido ma grinzoso, come se non avesse ancora raggiunto il massimo della capienza. Ciò che la rassicurava era che le superfici erano sì incredibilmente viscide, ma non acide. Per il momento sembrava che Minoto stesse ai patti... anche se non poteva escludere ancora che volesse solo le informazioni custodite nella testa del tizio.
    Quando finalmente lo stomaco smise di ballarle sotto il sedere, si sentì provenire dall'alto una voce, che venne solo in parte ovattata dagli strati di pancia che la separavano dall'esterno. Era Minoto, le chiedeva se stava bene.
    < E' un po' troppo umido per i miei gusti qui dentro, ma non è il posto peggiore che ho visitato negli ultimi tempi... se solo tu riuscissi ad arieggiare di tanto in tanto, potresti anche affittarlo. > scherzò lei in risposta. L'unica alternativa era una qualche random imprecazione.
    Tastò i dintorni e cercò a tentoni la testa dell'imbecille. La cosa positiva di essere dentro la pancia di qualcuno era di essere perfettamente al riparo da ogni sguardo, occhi di quel qualcuno compresi. Significato: poteva darsi alla pazza gioia senza temere che i suoi poteri venissero rivelati a chicchessia. Prese quindi tra le mani le tempie dell'imbecille e si concentrò: non incontrò grandi difficoltà nel penetrare la sua mente ed esplorarla. Dapprima puntò ai suoi ricordi più recenti e per un istante rivide se stessa e Minoto una al fianco dell'altro, percepì la forte rabbia verso entrambi che aveva guidato le sue azioni e un fastidioso pizzicore al naso. Riavvolse il ricordo, saltando in blocco le sequenze che si svolgevano nelle varie locande del porto in cui l'imbecille si era rintanato da solo o in compagnia prima di entrare nel Nido del porco. Solo quando lo vide atteggiarsi in maniera furtiva, Dalla iniziò a seguire più attentamente i suoi spostamenti. Il ricordo la condusse fino ad una nave. Annotò mentalmente ogni cosa, dalle armi al numero di persone che avrebbero incontrato dentro di essa, cercando nello stesso tempo tra gli sguardi che le passavano davanti qualche volto famigliare. L'atteggiamento rilassato di chiunque la rassicurò: dubitava che si aspettassero un attacco. La sequenza la portò fino alla cabina del capitano, da cui uscì...
    Quella persona la lasciò di stucco, tanto che perse la concentrazione e il contatto con il tizio si interruppe bruscamente.
    < Dannazione... > borbottò Dalla tra sé e sé.
    Tornò a toccare la testa del tizio, anche se improvvisamente non era più interessata ad investigare nei suoi ricordi. Si costrinse lo stesso a cercare informazioni di carattere più generale e le sfruttò per farsi una mappa della zona, giusto per non essere costretti a fare il giro di tutte le taverne del porto per individuare il molo corretto, imitando gli spostamenti dell'imbecille.
    < Minoto, mi senti? Torna verso la locanda e prendi la prima via sulla destra. Seguì il vicolo fino a trovare una piazza. > gli ordinò.
    Gli tirò una pacca sulla parete che immaginava corrispondere alla pancia. Anche se poteva chiedergli di espellerla subito, Dalla preferì aspettare: secondo i ricordi del tizio, nella piazza che gli aveva indicato c'era una fontana. Prima di procedere le sarebbe piaciuto togliersi lo schifo che si sentiva addosso.
    < E ricordati delle mie cose! >
    Si trattenne dal commentare la nonchalance con cui le aveva sfilato gli stiletti.
     
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    Sì certo, come no, replicai al dire di Rayla sul fatto che volendo avrei potuto affittare il mio stomaco come stanza, dopo averlo arieggiato un po', parole probabilmente dette da lei pur di non uscirsene con qualche bell'insulto o imprecazione.
    Rimasi fermo, così che le pareti del mio ventre non si muovessero attorno a lei mentre faceva ciò che doveva, anche se non capivo che diamine stesse combinando: la sentì muoversi, avvicinando il proprio peso a quello dell'altro occupante, per poi fermarsi lì, immobile per del tempo; la lasciai fare, e passarono un po' di minuti, tanto che mi preoccupai del fatto che l'aria le fosse potuta mancare, e che avrei dovuto espellerla preventivamente, ma a rassicurarmi, vi pensò ancora una volta la rettiliana, parlando attraverso gli strati di grasso della mia pancia.
    Mi diede istruzioni su dove andare, indicandomi una via vicina alla locanda e che sfociava in una piazza, chiedendomi inoltre di non scordarmi dei suoi stiletti. Ridacchiai. Come vuoi, ma ti avviso di una cosa: il viaggio potrebbe esser turbolento, quindi aggrappati a qualcosa, dissi lei, prima di mettermi in moto. Mi piegai per prendere i suoi stiletti, legandoli alla stessa cinta che teneva su il fodero della mia Shinigami, e mi incamminai ove mi aveva indicato: uscì dal vicolo, e, una volta giunto sulla strada principale che dava sul mare e sugli attracchi di tutte la varie navi, proseguì in linea retta, sino a giungere alla prima uscita sulla destra, un vicoletto che si fiondava su un agglomerato di edifici, inoltrandosi nella città.
    Nel mio muovermi, per la cara Rayla che era nel mio ventre, non sarebbe stata di certo una passeggiata: ad ogni mio passo il mio pancione oscillava, ed il suo contenuto con esso; tutto ciò che era dentro di me sarebbe stato sballottato da una parte all'altra del mio stomaco, impattando contro le tanto morbide quanto viscide pareti delle mie interiora, sino a che non fui giunto nel luogo indicatomi dalla rettiliana.
    Ero vicino all'uscita del vicolo, quando mi fermai, osservando una grande piazza con al centro una vistosa fontana in pietra da cui zampillava acqua cristallina...perché diamine mi aveva fatto andare lì? Hoy, Rayla, la chiamai, Perché diamine mi hai fatto venire in questa piazza? E' pieno di gente, che diavolo vuoi che faccia qui? Le domandai, non capendo cosa cacchio potesse volere da me in quel posto...un presentimento mi diceva che sarebbe stato un qualcosa di pericoloso per me.

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    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Minoto l'avvertì di reggersi a qualche cosa per evitare di essere sballottata di qua e di là durante il tragitto fino alla piazza. Dalla si trattenne dal commentare acidamente di non avere idea di dove trovare un appiglio (l'idea di procedere là dentro era stata sua, in fondo) e si preparò alla bell'e meglio: si sedette sopra l'imbecille, tenendo le gambe aperte per avere una maggiore stabilità, mentre con le mani cercava di reggersi alle pareti scivolose intorno a lei.
    Alla fine il viaggio fu meno terribile di quanto immaginava inizialmente. Tra il rollio irregolare generato dai passi del tasso, la mancanza completa di luce e l'aria che si faceva via via più rarefatta, Dalla cominciava a sentir affiorare un leggero mal di mare. Tuttavia riuscì a dominare la crescente nausea con relativa facilità: l'idea di dare di stomaco dentro ad uno stomaco la trovava abbastanza ributtante da pietrificarle le viscere.
    Dopo un tempo che le parve infinito, Minoto si fermò e avvertì che erano finalmente arrivati. Le disse inoltre che c'erano parecchie persone nella piazza, vicino alla fontana... non proprio l'ideale, ma se lo sarebbe fatto bastare.
    < Sei ancora nel vicolo, giusto? Lasciami andare prima di uscire allo scoperto. > rispose lei.
    Secondo i ricordi dell'imbecille, il vicolo era abbastanza piccolo e buio per non essere scorti dalla piazza se si stava un po' in disparte. Meglio non attirare attenzioni inutili: già sarebbe bastata la sua profumata apparizione a fare la sua parte...
    < Prima che esca, hai una preferenza su quando vuoi che questo tizio si svegli? Posso indurlo ad aprire gli occhi subito o tra qualche ora, come preferisci. > chiese, preparandosi ad uscire... o a scappare con altri mezzi.
     
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    A seguito della mia domanda, la rettiliana mi chiese se fossimo ancora nel vicolo, e, nel caso la sua ipotesi fosse stata corretta, di farla uscire...ecco ora capivo il motivo della fontana: voleva uscirsene pulita e direttamente nell'acqua. Col cazzo che l'avrei fatto nella piazza con tutta quella gente a vedere, ma già lì nel vicolo era più fattibile.
    Sì, siamo nel vicolo, preparati ad uscire, le dissi, per poi udire la sua domanda sull'ubriacone alla quale replicai dopo una scrollata di spalle: Lascialo pure così, non me ne fotte poi troppo, l'importante è che tu venga fuori, di lui non può fregarmene di meno, le spiegai, per poi chiederle di spingere un po' sullo sfintere da cui era entrata, così che avessi potuto farla uscire...una gran cavolata, visto che avrei potuto farlo anche semplicemente comprimendo il mio ventre, ma dubitavo che farla stra troppo a contatto con le mie viscere me l'avrebbe tenuta buona.
    Una volta che avesse fatto ciò che le chiedevo, il suo punto di ingresso si sarebbe aperto e l'avrebbe tirata verso l'alto: come era entrata, passando per quello stretto tubo che era il mio esofago, sarebbe uscita, venendo stavolta spinta verso l'alto dalle contrazioni muscolari, che a poco a poco l'avrebbero portata sempre più vicina alla luce che avrebbe potuto veder provenire dalla mia bocca, nella quale si sarebbe a poco a poco ritrovata, per uscire quindi da lì.
    Il rigonfiamento di lei, comparendo dal mio ventre ed attraversando il mio petto ed il mio collo, avrebbe fatto il viaggio inverso rispetto all'andata, e, una volta uscita, la rettiliana si sarebbe ritrovata per qualche attimo tra le mie braccia, prima che la lasciassi andare sulle sue gambe, e ricoperta dalla testa ai piedi dai miei fluidi corporei.
    Mi sarei tolto quel po' di saliva che m'era rimasta sul muso con l'uscita di lei, per poi osservarla con un ghigno divertito, Com'è stato il soggiorno nel mio "albergo" personale? Risi, Ci sarà sempre una stanza libera se avrai bisogno, le dissi quindi battendomi una mano sul ventre, scherzando...ma neppure troppo: averla dentro di me, con quel diamine di sapore eccitante che l'aveva accompagnata oltre il mio palato era stato fantastico, e di certo non mi sarebbe spiaciuto riaverla per qualche tempo nello stomaco.
    Se la tua idea era pulirti, fai ciò che devi e poi dimmi cosa hai scoperto dall'idiota che ho sullo stomaco... le dissi, solo per poi lasciar che la digestione facesse il suo corso: gli acidi avrebbero inondato il mio ventre, ed in poco l'ubriacone che m'ero mangiato venne digerito, lasciando come unico segno del suo passaggio nelle mie viscere, il suo teschio mezzo sciolto, che sputai sulla petrea strada del vicolo a seguito d'un rutto non proprio decoroso ...O meglio che avevo sullo stomaco, conclusi quindi, lasciando la dama a fare ciò che doveva, prima di portarmi alla fortuna del mio ultimo pasto.

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    Splendore celeste

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    Il tasso le confermò la loro posizione e Dalla annuì in risposta, gesto assolutamente inutile dato che non poteva di certo vederla e che servì solo ad accentuare la sua crescente nausea. Per lo meno con quel viaggio aveva appurato che le informazioni estratte dal tizio fossero effettivamente corrette: se le avevano permesso di trovare quella piazza, allora dubitava che avrebbero avuto difficoltà a trovare il covo dei suoi alleati. Ma a quello ci avrebbe pensato poi..
    < Va bene... allora mi alzo in piedi! > avvertì, cercando di tirarsi su senza scivolare.
    In posizione leggermente accucciata, tastò con una mano destra le pareti dello stomaco, mentre si reggeva al tizio con l'altra per aiutarsi a non cadere. Ebbe un istante di esitazione quando trovò il cardias e si chiese se non fosse più semplice per lei sfruttare i suoi poteri per uscire. Come per l'andata, concluse che non aveva senso sprecare energie e mostrare le proprie carte, quando l'unico downside era l'essere letteralmente vomitata. Fece un po' di pressione e il tubicino dalla quale era passata all'andata si aprì come un elastico. Si alzò piano piano, mentre la peristalsi (inversa? boh) dell'esofago la aiutò a procedere verso l'alto. Con gli occhi sigillati, si rese conto di essere finalmente all'esterno solo quando le zampe di Minoto la tirarono su di peso e la misero a terra.
    L'aria fresca dell'esterno le bruciò i polmoni e per qualche secondo si ritrovò piegata in due, boccheggiante e affamata d'aria pulita. Ascoltò la domanda di Minoto e si rizzò in piedi ancora con un leggero fiatone. Il sorriso che le arricciava le labbra si storse ben presto in una smorfia quando notò la patina densa che la stava avvolgendo. Alzò le braccia con un'espressione in volto piuttosto schifato nel vedere quel fluido umido che piano piano scendeva verso terra.
    < Credo proprio che declinerò: è un ottimo nascondiglio, ma... uhm - scosse le mani seminando schizzi di muco e saliva in giro - potrebbe essere arredato meglio. >
    Tentò di togliere grossolanamente il primo strato con le mani, ma riuscì solo a distribuire lo schifo in maniera più omogenea, liberandosene solo di una minima parte: come aveva pensato, solo l'acqua poteva essere effettivamente d'aiuto. Pure Minoto le dimostrò di aver compreso le sue intenzioni e Dalla annuì in risposta alle sue parole.
    < E' verso il porto, ma è un po' complicato spiegare dove sia di preciso... meglio che sia io a fare strada. > accennò con un tono quasi distratto.
    Sospirò e si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, come se c'avesse definitivamente rinunciato.
    < Torno subito... > borbottò, avviandosi verso la fontana.
    Inizialmente non furono molti i curiosi che si girarono verso di lei, ma ben presto il ciaf ciaf che i suoi stivali producevano sul selciato ad ogni passo cominciò ad attirare i primi sguardi; quando poi raggiunse la fontana, sentiva su di sé l'attenzione dell'intera piazza, con tanto di occhiatacce di sbieco, bambini che la indicavano, persone che ridacchiavano o parlottavano tra loro. Dalla in quanto Dalla non si preoccupò più di tanto del successo che riscuoteva tale spettacolo dato che quello che indossa era un viso che non aveva intenzione di sfruttare di nuovo, ma Dalla in quanto Rayla si sentiva estremamente in imbarazzo: avanzava con la faccia rossa fino all'attaccatura dei capelli e le braccia incrociate sul petto come a cercare di nascondersi quanto più possibile.
    Iniziò a lavarsi con l'acqua della fontana, nella disapprovazione generale dalla gente intorno a lei e con la fastidiosa sensazione che ogni suo sforzo non avrebbe portato a grandi risultati. Si slacciò con un gesto quasi rabbioso il laccetto dei capelli e, senza aver coraggio di sentire con le mani in che condizioni fossero, ficcò direttamente la testa sott'acqua. Mentre tornava in piedi si chiese come avrebbe fatto a spiegare le sue condizioni una volta tornata alla sua locanda. Era una fortuna che le sue illusioni potessero anche nascondere il suo odore, o avrebbe dovuto dire addio alla sua copertura!

    Il tutto durò per cinque minuti buoni. La gente intorno a lei perse ben presto l'interesse e più o meno tutti tornarono a pensare ai loro affari senza degnarla di ulteriori attenzioni. Nessuno si era avvicinato a lei per chiederle cosa l'avesse ridotta in quelle condizioni (o forse nessuno osò disturbarla, chissà) e il clima tiepido di quella giornata la rassicurava di non dover temere per la propria salute. Quando si sentì -relativamente- pulita, si alzò in piedi e si avviò verso il vicolo dove Minoto la stava aspettando. Il suo viso ancora acceso scansò ogni occhiata del tasso, finché non recuperò frettolosamente il suo mantello e vi si avvolse dentro, nascondendo il volto in fiamme sotto il cappuccio. Solo poi si preoccupò di prendere anche i suoi stiletti e rinfoderarli.
    Si guardò intorno per qualche secondo, così da orientarsi e organizzare mentalmente le info ottenute dal tizio.
    < Ora sono pronta... da questa parte! >
    Tornarono sui loro passi, ma svoltarono a sinistra prima di raggiungere la locanda. Rallentò per consentire al tasso di affiancarla e si voltò per controllare che non ci fosse nessuno attorno.
    < Da quello che sono riuscita a capire, quel tizio faceva parte di un'organizzazione di ladri locale chiamata "Fiamma Nera", o qualcosa del genere. - sussurrò lei, continuando a procedere lungo il vicolo - Prima che il tizio si allontanasse dal covo, i loro capi hanno ricevuto la visita da un gruppo di forestieri, i rappresentanti di un'altra banda di banditi straniera che cerca una nuova alleanza per cominciare ad operare stabilmente a Kerus. >
    Il vicolo sbucò sulla via principale che costeggiava il molo di Kerus e Dalla smise di parlare. Avanzò per circa duecento metri prima di tuffarsi in un'altro sistema di vicoletti deserti.
    < Sembra che, per dimostrare la loro buona fede, i forestieri abbiano donato delle ricchezze provenienti dalle loro terre natali. La moneta che ti ho mostrato prima, è una di queste. >
    Fino adesso non aveva mentito: tutto quello che aveva raccontato lo aveva effettivamente scoperto esplorando la mente di quel tizio. Questo, però, non era tutto. Lei sapeva chi erano quei forestieri e sapeva anche il perché fossero tanto ricchi da potersi permettere di corrompere un'intera banda di ladri del posto. Ciò che non sapeva, che le rodeva l'anima di curiosità, era il perché avessero scelto proprio quell'isola. La coincidenza era spaventosa.
    < Siamo quasi arrivati, il loro covo si trova poco più avanti. > sussurrò.
    Svoltò a destra e si fermò: l'altro capo del vicolo si apriva su uno spiazzo di pietra e ghiaino, sul fondo era visibile un imponente molo di legno a cui era legato un grosso galeone con le vele ammainate e sulla coffa una piccola bandiera rossa col disegno di un fuoco nero. Secondo i ricordi del tizio quel molo era caduto in disuso una decina di anni prima per un incidente con una creatura acquatica e da allora non era più stato utilizzato per una mancanza di fondi nella ristrutturazione. La Fiamma Nera se ne era appropriata, usando come nascondiglio quei moli isolati dal resto del porto. Secondo la memoria dell'imbecille, tutto quell'isolato faceva parte del loro territorio.
    < Quella grossa nave è il nostro obiettivo. - disse piano, indietreggiando dentro il vicolo - Prima di entrare, però, voglio farti vedere la mia specialità. >
    Si avvicinò a Minoto, si alzò in punta di piedi e appoggiò la mano destra appena sotto la piccola ferita che si era procurato durante la breve schermaglia nella taverna. La sinistra l'appoggiò sull'altro braccio, come se dovesse reggersi per non perdere l'equilibrio. Dopo qualche istante, il taglietto sulla spalla del tasso parve ridursi di dimensione e ricucirsi da sola. Dalla spostò quindi la mano destra negli altro punto dove era stato ferito, poi sull'addome dove il pugno lo aveva colpito: la magia si ripeté.
    < Il mio potere mi permette di entrare in contatto con la mente di una persona per aiutarlo a guarire. > spiegò lei.
    Ovviamente stava mentendo e ovviamente sembrava tutt'altro che una bugiarda: lei non era in grado di curare alcunché, ma la sua psichemanzia le permetteva di indurre la sua vittima a credere che lei ne fosse in grado, accompagnando l'allucinazione visiva con una leggera sensazione di benessere. In realtà le ferite erano ancora presenti, solo che il tasso non era più in grado di percepirle o di vederle.
    < Il motivo per cui non sapevo come spiegarti la strada era perché l'ho usato anche per ottenere le informazioni che ci hanno condotto qui: se qualcuno sta dormendo, posso esplorare in maniera limitata ciò che ha visto prima di addormentarsi. >
    Di nuovo, un'altra menzogna. Stava volutamente sottostimando l'entità dei suoi poteri così da sembrare più innocua di quello che era veramente.
    Si staccò da Minoto e abbassò lo sguardo con le guance nuovamente rosse. Con una mano si abbassò ulteriormente il cappuccio, come se fosse di nuovo incredibilmente imbarazzata.
    < Ho bisogno di toccare direttamente la persona per poter utilizzare questo potere... > bofonchiò, quasi dovesse giustificarsi, sia per il contatto diretto di quel momento, che per essere stata costretta ad entrare nel suo stomaco per ottenere le info necessarie.
    Si allontanò di qualche passo e tornò a fissare il veliero in lontananza.
     
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