An Unwilling Midnight Snack

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    “Buongiorno Principessa”
    “Mevveffcc…” biascicò mezza intontita. Mezza perché parte del suo cervello stava iniziando ad elaborare l’accaduto, o meglio, stava tentando di riportare a galla quanto successo prima del risveglio.
    Altre parole, seguite da una risatina ironica.
    “…Madosc…” farneticò mentre apriva gli occhi. La verità faceva troppo schifo per poterla prendere con una certa leggerezza come aveva quasi sempre fatto in vita sua, sbandierando quella sicurezza che la contraddistingueva.
    Mosse lievemente i muscoli delle gambe, specialmente i polpacci; poi appoggiò il palmo della mano destra a terra e si tirò su a sedere.
    Si tastò le membra; tutto sembrava intatto, a parte i capelli che erano scarmigliati. Se li sistemò alla meno peggio, pettinandosi con le mani. Nella sua testa, migliaia di pensieri avevano cominciato ad accalcarsi e, ahimè, i più superficiali avevano avuto la meglio, in quanto dalla sua bocca le uscì uno sonoro sbuffo, accompagnato da uno scocciato: “Mi che puzza qua dentro.”
    Constatò brevemente le seguenti cose: insieme a lei c’era il tasso, poco male; entrambi si trovavano in una cella buia e sudicia, poco male dai; le sbarre di tale prigione erano grandi e in ferro.
    “Beh, almeno abbiamo le brande in legno!” Ironizzò lasciandosi andare a una fragorosa risata: “Ci hanno tolto tappeto e spada, ma che bravi! Ahahahahahah! Tutto molto divertente!”
    La strega mise le gambe fuori dalla tavola di legno che era stata il suo confortevole letto per non si sa quanto tempo.
    “Giustamente,” continuò imperterrita: “Altrimenti che senso avrebbe.”
    Trasse un profondo respiro, quindi fissò lo Yokai, accorgendosi che era ridotto abbastanza male, ma nel complesso ancora in forma.
    “Domanda molto interessante la tua.” Osservò in tono calmo, si poteva dire che piano piano stesse tornando la persona fredda e cinica di sempre.
    -Cioè, prendete spada e tappeto e non la borsa? Ma dico, scemi siete?-
    si sfilò la pesante borsa nera da sotto il mantello: in effetti, toglierla sarebbe stato un rischio poiché era praticamente attaccata agli abiti. Certo, l’ipotesi secondo cui ci avessero provato non era da escludere, tuttavia, erano altamente probabili le seguenti alternative: o non avevano fatto proprio caso alla borsa, essendo nascosta sotto il mantello e ben mimetizzata con il nero degli abiti; oppure, erano maghi intelligenti e avevano capito che avrebbero perso le mani se solo si fossero azzardati a toccargliela. Pergiunta, se anche fossero riusciti a sottrarle la borsa, non avrebbero potuto mai illudere il sistema di sicurezza che permetteva soltanto a lei di aprirla.
    Sorrise compiaciuta: sua nonna aveva inventato qualcosa di dannatamente geniale, una specie di incantesimo basato sul riconoscimento delle dita delle mani. In questo modo, nessuno poteva avere accesso al contenuto della borsa.
    L’aprì. vi rovistò all’interno; c’era tutto.
    Vi rovistò una seconda volta; sì, c’era proprio tutto.
    Estrasse, ancora una volta, la scatolina di metallo con su inciso il candelabro. Fece scattare la serratura.
    -mhh... sta finendo. Poi mi toccherà sgraffignare da qualche parte i componenti.-
    Esibì una smorfia, poi lanciò della polvere verso una sbarra centrale, che dondolò come se fosse stata staccata dal terreno da una gigantesca mano forzuta.
    La strega si precipitò ad afferrarla per non farla cadere. Poi gettò una rapida occhiata al suo compagno di giochi, occhiata che voleva significare anche: “Non parlare. Potrebbero esserci magie che permettono a quelli di sentirci e allora sì che sarebbe un bel casino.”
    Aspettò che lui sopraggiungesse a darle una mano d’aiuto, così avrebbe potuto buttare giù un’altra delle sbarre centrali.
     
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    La parte in grassetto nel post è un link per l'aspetto del png che compare nel post

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    ■ 40 anni
    ■ Yokai Mujina
    ■ Maschio
    ■ Bisessuale
    scheda
    La replica più che verbale, fu nei fatti: dopo aver rovistato nella sua borsa, che quei cretini di guardiani non le avevan preso, la strega tirò fuori il cofanetto con la polvere che già precedentemente aveva usato per forzare il portone dell'edificio, e non tardò a usare ancora una volta la polvere, scassando una delle barre della cella, tenendola su per non far rumore.
    Dilettante, pensai replicando al suo sguardo con un ghigno, per poi agire: mi alzai senza fretta dalla branda, per poi dirigermi verso la porta della cella, fissata sulla sbarre e... le tirai un cazzottone. Avevo potenziato quel colpo tramite la magia, dandogli abbastanza potenza da aprire la porta senza scardinarla e far troppo casino: un piccolo botto si sentì, ma nulla di eccessivo visto che m'ero contenuto, ma quel colpo era bastato per scassare la serratura, lasciandomi libero di aprire la porta senza problema, Vogliamo andare? Le domandai quindi, uscendo con nonchalance dalla cella, senza aver allertato guardie apparentemente, visto che non c'era nessuno se non noi lì, e non si sentiva il minimo suono che potesse ricondurre a presenze estranee al nostro duo.
    Innanzi a noi si stagliava il lungo, lunghissimo corridoio poco illuminato, costeggiato da innumerevoli celle, tutte vuote... o quasi: in una di esse, raggomitolato sulla branda di legno della stanza, c'era un marmocchio, un ragazzino di probabilmente nemmeno dieci anni, con i capelli corvini, corti e spettinati, vestito solo d'una felpa azzurrina e dei pantaloni neri, senza nemmeno delle scarpe, mentre un paio di cerotti gli erano appiccicati al viso.
    Il piccoletto dormiva, parendo agonizzante nel suo sonno, ma non sembrava accennare all'intenzione di svegliarsi... una preda perfetta, se avessi avuto l'intenzione di mangiarmelo, ma non era quello il caso: sulla felpa, quel bimbo aveva il simbolo dell'Accademia in cui eravamo entrati, probabilmente uno studente punito e recluso lì, Il marmocchio forse potrebbe esserci utile, se lo svegliamo: ha il simbolo dell'Accademia sulle vesti, molto probabilmente è uno studente o simili, e potremo sfruttarlo per recuperare le nostre cose, dissi alla mia compagna, Vuoi aver tu l'onore di farlo scender dal letto? Hai visto già per le strade che non ci so fare troppo coi poppanti, sentenziai quindi, per poi rider lievemente, ovviamente riferendomi con quell'affermazione, al momento in cui la strega mi aveva visto divorare l'orfano nel vicolo. Coi bambini decisamente non ci sapevo fare, meglio quindi lasciare che fosse stata la mia compagna a interagire con la nostra possibile guida, senza che io finissi per ingoiarla viva.

    Stato Fisico:Mediamente ferito al viso.
    Stato Psicologico: //
    Magia: Potenziamento
    Armi:
    CITAZIONE
    Shinigami [X] (Katana; Lunghezza: 1,5m; Larghezza: 5cm)

    Potere Speciale:
    CITAZIONE
    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

    Tecniche Utilizzate:
    CITAZIONE
    Mazzata Spaccamontagne:Furyō, imprimendo la propria magia di potenziamento in uno dei suoi arti, farà si che, una vola sferrato un calcio od un pugno, tale sia abbastanza forte, nel caso colpisca una superficie, di generare una vibrazione della stessa ed un successivo cratere del diametro di tre metri; nel caso colpisca invece un bersaglio vivente, sarebbe in grado di incrinare o rompere qualche osso.

    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT

     
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    Lo Yokai non si fece pregare e le diede mano forte a buttare giù le sbarre della cella senza combinare casini. Parilin dovette ammettere che in quanto ad approcci poco ortodossi, quel tipo ci sapeva fare.
    Finite le operazioni di scasso senza furto, i due si avviarono lungo corridoio fiocamente illuminato, ma ricco di celle, che però erano vuote, fatta eccezione per una in cui si trovava un moccioso.
    Il suo compagno d’avventura le propose di svegliare il ragazzino, ribadendo, fra le altre cose, che avrebbe potuto essere loro d’aiuto per recuperare il tappeto e la katana.
    “A onor del vero, non credo che possa esserci utile.” Replicò esaminando coscienziosamente il giovanotto: “Di sicuro non deve essere particolarmente obbediente, visti i cerotti che ha sul viso. Inoltre, è mia convinzione che questo ragazzino non sia altro che uno studente, perciò possiamo torturarlo quanto ci pare, ma sarà una fonte limitata di informazioni.”
    La strega fece una smorfia di disgusto; lei non era la classica strega che regalava dolcetti ai marmocchi per poi ucciderli con i serpenti o pozioni. Lei li detestava, punto e basta. Se loro non l’infastidivano, non sprecava inutilmente le proprie energie. Ad ogni modo, dal momento che non aveva altra scelta, riaprì per la terza volta la borsa e, ancora una volta, estrasse la scatoletta con la polvere. Ne buttò un pizzico sulla serratura, che chissà come mai lì c’era e nella topaia dove erano stati portati loro no.
    Come d’incanto, la serratura della porta scattò.
    -Dopo vedi se non rubo qualcosa. Mi sta finendo la polvere. Ne avrò giusto per un’altra volta, poi dovrò inventarmi altro se ci sarà da scassinare.-
    Si aprì un varco, cercando di muovere la porta il più lentamente possibile, non per svegliare il poppante, ovviamente, ma per non produrre alle sbarre quello stridore che odiava a morte. Dopo di che si accostò alla branda di legno dove era steso il ragazzino dai capelli corvini. Lo squadrò minuziosamente da capo a piedi, non potendo esimersi dal fare un’altra smorfia alla vista proprio dei piedi privati delle scarpe.
    -Altro che piedini da morsicare stile neonati.- fece fra sé, trattenendosi dal fare una risatina nervosa.
    -L’impulso di svegliarlo strappandogli i cerotti è forte, ma così facendo innescherei con ogni probabilità delle situazioni svantaggiose. Meglio optare per un approccio più da donna dolce e remissiva.- pensò, mentre appoggiava una mano sulla giacca di colore azzurro del bimbetto, più precisamente sulla sua spalla sinistra. Lo smosse delicatamente, mentre dentro di sé imprecava come una forsennata. Quella giacca era di ottima fattura, indubbiamente, ma il suo cervello associava l’intera figura sdraiata dinnanzi a lei alle gelatine e, in generale, a tutti gli oggetti viscidi che aveva toccato nel corso della sua vita.
    Gettò un’occhiata eloquente a Furto, della serie: “Mi stai chiedendo tanto, ma non lo ammetterò mai apertamente perché sono dannatamente troppo orgogliosa per confessare tali banalità.”
    Fece dondolare per due o tre volte la spalla su cui teneva la mano, con la speranza che quel maledetto si svegliasse, altrimenti altro che strappargli un cerotto dalla faccia, l’avrebbe direttamente spedito all’inferno per il solo fatto di non aver collaborato.
    All’improvviso, però, percepì un fremito. Subito staccò il palmo dal tessuto e lo strofinò energicamente sulla branda quasi a voler cancellare dai polpastrelli i segni di quella giacca, ma soprattutto, ripulirsi la mano incontaminata.
    Strofinò per un minuto buono, stringendo i denti e continuando ad imprecare dentro di sè.
    Il ragazzino si mosse una seconda volta sotto lo sguardo vigile della donna che non lo perdeva d’occhio per un momento, se non quando fece cenno al demone tasso di avvicinarsi o socchiudere la porta, onde evitare che il moccioso scappasse e combinasse disastri.
    “Mhh…” Farfugliò il presunto studente.
    “Shh…” rispose lei con finto tono materno, protendendosi in avanti per bloccarlo qualora si fosse alzato.
    Attese che egli si fosse ridestato quanto bastava perché potesse prestarle un minimo d’attenzione, poi gli parlò a bassa voce.
    “Ascoltami bene. Non abbiamo intenzione di farti del male, a meno che tu non ce ne dia motivo.” Gli disse in tono molto meno materno, mentre incrociava i suoi occhi; occhi indubbiamente magnetici, color azzurro oceano, intonati con il colore dei capelli.
    La risposta alla sua affermazione non tardò ad arrivare.
     
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    La strega, seppur con riluttanza, decise di provare a fare come gli avevo chiesto, e, sfruttando ancora una volta quella sua strana polvere, aprì la porta della cella, e si mosse per svegliare il marmocchio: lo fece dolcemente, come una madre che parla gentilmente al figlio, ed il marmocchio, una volta incrociati gli occhi con lei, prese parola. A-anche voi siete stati imprigionati qui? Chiese il bimbo, ricevendo da me una muta risposta, quando gli annuì nel momento in cui incrociò gli occhi con i miei, Sì marmocchio, anche noi siamo finiti in questo postaccio di merda, e vogliamo uscirne con le nostre cose, dissi io, al che, interrompendomi, prese ancora parola il moccioso: Se vi hanno preso qualcosa, lo avranno di certo portato all'armeria: è lì che mettono tutto ciò che tolgono ai trasgressori. V-vi propongo un patto: io vi porto lì e vi faccio riavere ciò che vi è stato tolto, e voi in cambio mi fate uscire da qui sano e salvo.
    Un patto conveniente per entrambi, non trovate?
    Domandò quindi la piccola peste, con un lieve sorriso in volto.
    Pure lui sembrava volersi togliere dalle palle, uscirsene vivo da quel postaccio in cui lo avevano messo per chissà cosa, e ci poteva aiutare in cambio della libertà che gli era stata tolta, Per me va bene, moccioso, dissi quindi, per poi puntar lo sguardo sulla mia compagna di quella serata, Tu che ne dici? Le chiesi, Se mai dovesse tradirci, sai che eventualmente potrei farlo sparire senza problemi, dissi infine, ridacchiando lievemente, nell'attesa di una replica da lei.
    Mentre disquisivamo comunque, dal fondo del corridoio si iniziava a sentire un rumore di passi, come se qualcuno stesse venendo dalla nostra parte. Chi stava giungendo?

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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    -Dovrei dorse mettermi a ridere? Dico, sto moccioso appena sveglio propone un patto e l’altro ha pure la faccia tosta di accettare, tanto male che vada se lo mangia e arrivederci. In quattro e quattr’otto… Bah!-
    “D’accordo. Andiamo all’armeria.” Disse piano e lentamente. Sentiva dei passi provenire dal corridoio.
    Strinse le labbra: erano arrivati lor signori che si sarebbero comportati da gran cattivi e molto probabilmente li avrebbero minacciati, se non direttamente attaccati.
    Lanciò un’occhiata al compagno di giochi: “Ti lascio l’onore di divertirti con chi sta venendo a farci visita.”
    La sua voce era grave, quasi atona, ma credeva che lui avesse capito che cosa intendesse dire, ovverosia: “Occupati tu di quelli che io tengo a bada il bambino, non tanto perché possa fuggire, quanto perché se ce lo ammazzano, ciao ciao spada e tappeto.” O meglio, la spada e il tappeto avrebbero potuto recuperarli anche in altri modi, ma ci avrebbero messo più tempo.
    I passi aumentarono d’intensità di secondo in secondo; si poteva udire il rumore di tacchi alti da donna e alcontempo di anfibi da militare. Ciò poteva significare sicuramente una cosa: chi si stava avvicinando alla cella in cui si trovavano erano dei soldati che stavano scortando una figura femminile di rilievo all’interno dell’accademia. Parilin ipotizzò che con ogni probabilità potesse trattarsi della stessa Madame di cui parlavano i tizi quando erano entrati e di cui non ricordava il nome perché francamente i cialtroni non meritano di essere ricordati.
    Comunque stessero le cose, era altamente probabile che il piccolo corteo di Maghetti si fosse accorto che lei e il demone tasso erano usciti dalla loro prigione. D’altrocanto però, ciò era noiosamente prevedibile.
    “Ritengo che sia il caso di uscire di qui. La cella potrebbe costituire una trappola senza via di fuga. In corridoio avremo più possibilità di spuntarla.”
    Espose la propria teoria a bassa voce, assicurandosi che gli altri due l’ascoltassero. Quindi fece cenno a Furto, mentre con l’altra mano intimo al ragazzino di starle dietro.
    “Non metto in dubbio che tu sia bravo con la magia, e, se vuoi, divertiti pure con quei signori; solo ti pregherei di allontanarti troppo o non potrò fare granché se per caso ti dovessero prendere.”
    Cercò di parlare al bambino dai capelli corvini non come una madre o una sorella maggiore, al contrario, gli aveva persino detto che se voleva, poteva uccidere Madama e soldatini. Era certa che in questo modo lui sarebbe stato meno tentato a fuggire senza collaborare.
    “Eccoli!”
    -Vabbè, ma allora ho capito tutto di questa Madame…-
    “Scortenx, uccidi la strega. Basyl, fai lo stesso con il panzone.”
    -Abbiamo la lingua pronta!- commentò la mora, prima di estrarre il filo di pizzo, pronta a difendersi.
    “Corontin, fai da bravo e vieni qui immediatamente!”
    Dopo aver impartito gli ordini, la gran signora si era rivolta all’allievo e Parilin si chiese per un attimo in che modo egli avrebbe reagito alla chiamata; se davvero era loro fedele, avrebbe dovuto mettere in atto quanto imparato durante la sua permanenza all’accademia di magia, altrimenti se ne sarebbe sbarazzata subito. Non le costava niente infilzargli il collo con una punta e lasciarlo agonizzare sul pavimento gelido della cella.
     
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    Non me lo faccio ripetere due volte, pupa, replicai all'invito della strega a riguardo del menar mani: NESSUNO poteva fottermi la spada e passarla liscia, e quei coglioni dell'accademia di magia lo avrebbero scoperto sulla loro pellaccia una volta che li avessi menati, sino a fargli esalare l'ultimo respiro implorando pietà.
    Non ci misero poi troppo ad arrivare, rivelandosi un trio: due probabili studenti dell'accademia, ed una vecchia, che fece la cosa più stupida che avesse potuto... mi insultò, Brutta mossa, vecchia megera, pensai scrocchiandomi collo e nocche pronto alla battaglia.
    In tutto questo, il piccolo sgorbio che avevamo incontrato, Corontin, questo il nome del marmocchio, al richiamo della vecchia si alzò a fatica, dirigendosi verso di lei, non prima però che la sua voce echeggiasse nella testa mia e della strega, dandoci un chiaro messaggio: Quando sarò dinnanzi a loro, chiudete gli occhi, vi darò modo di attaccare.
    Quel marmocchio di certo si stava rivelando pieno di sorprese: intraprendente e telepate, chissà che cos'altro nascondeva? Non avemmo molto da attendere per scoprirlo.
    Giunto dalla vecchia che mi aveva insultato, le si attaccò alla gonna, stringendosi a lei, e d'un tratto gridò: ORA! Ci disse, ed io feci proprio ciò che aveva chiesto; chiusi gli occhi, mentre il marmocchio attivata una strana magia che fece scaturire dal suo corpicino una luce immensa, una luce così forte che investì tutto il corridoio, e che, visto che i tre cretini non avevano chiuso gli occhi, li aveva temporaneamente accecati, un invito all'attacco che non avrei di certo rifiutato!
    Utilizzai la magia del potenziamento sul mio braccio destro, e, più veloce che potevo, scattai in direzione della vecchia: non appena le fossi giunto vicino, avrei quindi tentato di sferrarle un cazzottone potenziato sul grugno, per farla volare via, probabilmente ammazzandola se il colpo fosse andato a buon fine.
    Mo vedi come ti mena il "panzone", vecchia megera! Le avrei quindi detto nel tirarle il pugno.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    “Quando sarò dinnanzi a loro, chiudete gli occhi, vi darò modo di attaccare.”
    Dunque, il marmocchio possedeva poteri telepatici; -Interessante.- pensò Parilin, mentre faceva scivolare la lingua da una parte all’altra del palato ed intanto apriva la borsa in cerca del tridente di flanella.
    Non passò molto tempo che il ragazzino emanò una luce intensa, la quale accecò istantaneamente la madama e i due presunti studenti modello, o semplicemente cocchi di mamma, per non dire altro.
    La strega percepì i movimenti del tasso, aspettò che agisse, allontanandosi da lei, quindi avanzò in avanti, più precisamente verso destra. Urtò con il petto il corpo di uno dei due rampolli, quest’ultimo si ritrasse d’istinto, ma lei riuscì comunque a levare l’arma, già protesa in avanti e in alto, e colpirgli la faccia.
    “Ah!” Un gemito di dolore partì dalla bocca del malcapitato, che si tirò ancora più indietro. Subito la strega si spinse in avanti; vero che non poteva vederlo e ciò la predisponeva a innumerevoli rischi, tuttavia, se gli fosse stata abbastanza vicina, avrebbe potuto toccarlo o sentire il suo respiro ed altri movimenti.
    Presto fatto, gli andò addosso e di nuovo lo colpì, sebbene non certamente al volto, poiché la superficie con cui impattò l’artefatto appariva come dura e il ragazzo si era limitato a un grugnito seccato. Molto probabilmente si era abbassato o raccolto a riccio per evitare di essere nuovamente scottato.
    -Sta finendo l’effetto!- annunciò in tono sarcastico la donna, ridendosela sotto i baffi. In effetti, l’intensa luce proveniente dal corpo di Corontin si stava affievolendo.
    “Oblim Oxcuris!” Recitò una voce maschile e in pochi istanti tutto divenne opaco.
    Parilin comprese nell’immediato che cosa stava accadendo e si affrettò a correre verso il lato sinistro del corridoio. L’eco dei suoi passi risuonò per l’intero percorso, ma era ciò che voleva; d’altronde, doveva in qualche modo avvisare i suoi alleati?
    -Spero che capiscano. Ovvio che anche gli altri capiranno cosa sto combinando, ma non ho altra scelta.-
    Procedette il più veloce possibile, aprendo gli occhi. Oltrepassò le file di celle fino ad arrivare a delle scale che conducevano al piano superiore. Le salì facendo i gradini a due a due con i tacchi degli stivali che producevano un frastuono tale da far invidia a quattro pentole che cadono per terra una sopra l’altra.
    Finalmente giunse in cima alla rampa: -Destra o sinistra? Qui finisce che c’è un dedalo di corridoi e Ciaone tappeto e spada. Serve il bambino. Spero mi stia ascoltando.-
     
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    La vecchia troia, assieme ad uno dei suoi rampolli, finì neutralizzata da me e dalla strega: la vecchia finì per svenire malamente sul terreno, con un bel livido violaceo in viso, mentre uno dei suoi due rampolli, colpito dalla mia compagna, finì ferito al volto da lei, ma sempre pronto a continuare, non fosse stato per me, che in combinazione con l'affievolirsi della luce di Corontin, gli tirai un cazzottone in viso, afferrando poi il marmocchio per dirigermi dove avevo sentito dirigersi la strega.
    Mentre la luce del marmocchio veniva completamente annichilita dall'incantesimo lanciato probabilmente dal rampollo rimasto, io ed il moccioso raggiungemmo la cima della scalinata dove la strega si trovava, interdetta da un bivio, Andiamo a destra: c'è l'androne con tutte le varie classi, ed alla fine c'è l'armeria, disse il marmocchio, facendo poi strada.
    Saremmo saliti lungo una scala a chiocciola abbastanza lunga, come ci fossimo trovati a molti metri nel sottosuolo, e solo dopo una buona decina di minuti saremmo giunti alla fine, dinnanzi ad un portone di legno; apertolo, ci si sarebbe stagliato davanti un lungo corridoio ricolmo di porte su entrambi i lati, dovevan essere tutte le classi, come aveva detto il bambino.
    Giunto lì, sinceramente mi sarei dovuto riprendere: tutte quelle scale, fatte di corsa in una volta, eran decisamente pesanti per qualcuno con la mia stazza, non ci ero abituato, motivo per cui mi trovavo appoggiato al muro adiacente all'uscita delle scale, ansimante, Porca puttana, spero non manchi molto alla fottuta meta, non potei che commentare, cercando di riprendermi dallo sforzo mentre grondavo di sudore.

    Stato Fisico:Mediamente ferito al viso.
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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Il bambino ci disse di svoltare a destra e così facemmo. Salimmo in silenzio la scala a chiocciola, alla fine della quale si trovava un portone di legno che dava accesso a un corridoio con diverse porte da entrambi i lati.
    Parilin strizzò l’occhio allo yokai: “Ti serve un fazzoletto?” Gli chiese in tono ironico, portando una mano alla borsa.
    -Lui non ce la fa a fare le scale con quel fisico da poliatleta, io che ho degli stivali pesanti, cosa dovrei dire?-
    Lo lasciò prendere fiato; nel frattempo s’incamminò verso la fine del corridoio.
    -Adesso chi glielo dice al mio compagno che ci sono altre scale e che sono parecchio ripide?- commentò fra sé, ridacchiando.
    Dinnanzi a sé si trovava una scala a chiocciola di legno, non dissimile da quella che avevano già percorso. I gradini apparivano alti, ripidi e ben lustrati; talmente ben lustrati che la strega riusciva a vedere il riflesso dell’apertura situata in cima. Sicuramente, doveva trattarsi dell’armeria.
    Non ci pensò due volte: salì le scale in fretta e furia per andare a controllare se lassù c’erano il suo tappeto e la spada del demone tasso.
    Una volta giunta al limitare dell’armeria, si fermò a riposare, aggrappandosi al passamano di legno pregiato.
    -Ma che schifo!- esclamò dentro di sé non appena vide in che stato versava il luogo: infatti, la balaustra che circondava il posto su tre lati era interamente ricoperta di escrementi di volatili, mentre il pavimento non era stato spazzato da almeno un anno. Per non parlare del tetto a doppio spiovente che era praticamente piatto, oltre che ricoperto da una fanghiglia che dava la nausea solo a fissarla per più di un secondo.
    -Cè, io dico: non puoi presentarmi una scala linda e profumata e poi sto schifo. E’ uno sputo in un occhio!-
    Detto ciò, mosse. Qualche passo in avanti; non c’era traccia ne del tappeto, ne della spada.
    Osservò in lungo e mi largo, ma invano: lì c’erano soltanto uccelli che starnazzavano e sporcizia.
    -Troppo brutto questo posto per metterci il mio tappeto e la spada di Furyo. Li hanno messi altrove.-
    “Corontin!” Urlò, sporgendosi dalla scala. Non gli aveva gridato in tono arrabbiato a posta, ma comunque nella sua voce c’era una nota sarcastica, quasi a voler dire: “Tu hai fatto il danno, tu ora rimedi!”
    Dovette chiamarlo un’altra volta, per intimargli di darsi una mossa a venire su.
    “No spada e no tappeto.” aggiunse rivolta allo Yokai.

    Edited by Rectina - 17/3/2019, 17:06
     
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    Vai... al... diavolo... riuscì a dire a fatica, ancora provato dalla fottutissima scalinata che, per uno con il fisico come il mio, non era decisamente una passeggiata. Mentre la strega si dirigeva su per altre scale, probabilmente verso l'armeria, il marmocchio mi si era avvicinato, per controllare come stavo, chiedendomi se ce la avrei fatta a continuare, Sì... marmocchio... ce la faccio... sentenziai, solo per udire il grido della strega, quand'ella tornò indietro gridando il nome del bambino, che a sentir l'urlo si nascose alle mie spalle, impaurito.
    Dopo qualche attimo, mi ero ripreso da quella stanchezza, giusto in tempo per afferrare il piccolo fetente per il colletto del vestito, sollevandolo di fronte al mio muso, dopo che ebbi scoperto dalla mia compagna di scorribande, che la spada ed il tappeto non erano dove il piccolo bastardo ci aveva detto, DOVE CAZZO E' LA NOSTRA ROBA SE NON LI', PICCOLO STRONZO!? Gli ringhiai in viso, mentre lui tremava come una foglia per la paura, N-non lo so, m-mi spiace, squittì lui, facendomi incazzare ancor di più... quando però una risata proruppe nella stanza, facendomi girare il capo verso la direzione da cui essa proveniva.
    Al centro del corridoio, tra me e la strega, vi era un ennesimo ragazzo in armatura leggera, dai lunghi capelli rosa che gli arrivavano poco sotto le spalle, e gli occhi d'ametista... e che aveva con se la spada e il tappeto, stretti nelle mani.
    Uno spettacolo piacevole, quello che avete inscenato qui in accademia, non c'è che dire, asserì il tipo, Così come in strada quando eravate nel vicolo, e lì una risatina mistra tra il crudele e l'effeminato. Voglio divertirmi ancora, e se mi intratterrete, vi darò la vostra roba, dandovi anche una via di fuga, che ne dite? Chiese, con la conferma di Corontin, che leggendogli la mente asserì che non stava dicendo il falso.
    Cosa mai avrebbe voluto farci fare quel tizio?

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Vedendo che il ragazzino e il suo compagno d’avventura non accennavano a salire, Parilin scese la scalinata a chiocciola per raggiungerli nel corridoio.
    A metà strada udì una voce sconosciuta: si trattava sicuramente di un altro tizio facente parte dell’accademia.
    “Io non gioco.” Disse in tono risoluto, prima di estrarre dal collare un filo: “Io gioco pesantemente.”
    Un pezzo di spago si strinse su una mano del tizio, più precisamente su quElla che reggeva il suo tappeto.
    La strega, del tutto calma, accentuò la presa del filo sul polso del cugino umano di Patrick Stella, con il risultato di farlo impallidire a vista d’occhio.
    Gli si avvicinò, sempre calma, quindi gli tolse di mano l’oggetto da lei tanto agognato.
    “Grazie!” Esclamò con un ampio sorriso, mentre ripiegava il mezzo: “Saresti così gentile da darmi anche la spada del nostro amico?” Domandò con voce melliflua, non prima di aver tirato fori un altro spago per metterlo ben in vista, così che il tizio potesse vederlo.
    Costui sbuffò sonoramente, quindi lasciò la presa sulla spada.
    La donna dai capelli neri sorrise compiaciuta in direzione del demone tasso.
    “Che ne dici di Duun bel giretto sul mio tappeto per vedere questo posto dall’alto?” Gli chiese divertita. Dopo di che si avvicinò a Corontin, il quale tremava come una foglia: “Sei uno studente. Sai il giusto.”
    Con quell’espressione, la strega intendeva semplicemente comunicargli che era comprensibile che non potesse sapere dove i suoi insegnanti avessero nascosto il tappeto e la spada; l’armeria rappresentava forse il luogo più comune dove venivano riposti gli oggetti sequestrati agli estranei, ma non l’unico.
    “Occupati pure tu di lui.” Aggiunse indicando l’individuo con l’armatura: “Il ragazzino si è guadagnato un giro panoramico sul tappeto per l’impegno dimostrato.”
    Detto ciò, la donna si avviò nuovamente verso la scalinata, seguita dal marmocchio, che tutto sommato poteva dirsi soddisfatto: in fondo, quella poteva essere l’occasione più adatta per scappare dall’accademia senza tanti problemi.

    Parilin utilizza la terza tecnica: Elastico infernale.
    In secondo luogo, la Role non finisce; l’avventura continua.^^
     
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    La strega, senza troppi problemi e smancerie, riuscì a far mollare al tizio dai capelli rosa sia il suo tappeto che la mia spada, recuperando lei il suo oggetto, ed io la mia arma, mentre sorridevo maligno al tipo, pronto ad infilzarlo alla gola, quando accadde qualcosa di strano: mossi la mia spada per colpirlo, trafiggerlo, ma proprio prima che la spada intaccasse la carne, mi sparì di mano! Caddi a terra, sbilanciato da quell'affondo fallito, solo per constatare che il damerino non solo aveva nuovamente in mano la mia spada... ma anche il tappeto della strega, che come per magia... anzi, sicuramente per una diamine di magia, gli si era teletrasportato ancora una volta in mano, mentre il tizio, sornione, spostava lo sguardo da me, al duo composto da marmocchio e strega.
    Rise il pezzente dai capelli rosati, prima di prender parola: Davvero credevate sarebbe stato così semplice? Domandò ridendo di gusto, Non vi avrei mai ridato i vostri oggetti, senza averci apposto un'incanto, non mi avrete preso per un allocco spero, un'ennesima risata, alla quale, non appena rialzatomi, replicai con uno sguardo decisamente furioso nei confronti del maledetto ladro.
    Prima hai detto che ti dobbiamo far divertire per riavere indietro la nostra roba, che cazzo significa? Domandai lui, sempre con lo stesso sguardo furente negli occhi, al che, il pezzente, avvicinatosi a me, ed osservando il duo di miei compagni di fuga, replicò: Come ho detto in precedenza, ho visto ciò che voi due avete fatto nel vicolo: uno spettacolo interessante veder questo mostro divorare un bambino, disse lui, prima di darmi una pacca sul ventre, alla quale mi allontanai da lui continuando a guardarlo malamente, E' qui, che voi due dovrete entrare, se volete riavere i vostri averi: ho apposto un incanto, sulla spada e sul tappeto, che fa sì di riportarli sempre a me, a meno che una determinata condizione non venga soddisfatta, e tale, è che tu, strega, e quel traditore di Corontin, finiate nel ventre del vostro compare qui, a voi la scelta, sentenziò quindi il pezzente.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Parilin aveva fatto appena in tempo a mettere un piede sul primo gradino della scalinata, che il tappeto le scivolò da sotto il braccio. Poco mancò che cadesse a terra, o meglio, addosso a Corontin, schiacciandolo con la borsa.
    Vide il suo mezzo di trasporto tornare tra le schifose mani del cugino di Patrick Stella e ciò non le piacque affatto. Avrebbe voluto, infatti, utilizzare la tecnica con il tappeto orizzontale per colpire quell’essere, così da buttarlo a. Terra e dargli tanti di quegli schiaffi, che la faccia da tonda gli sarebbe diventata quadrata.
    Avrebbe voluto, ma non lo fece perché non sarebbe stato fine e degno di una signora.
    Ascoltò in silenzio lo scambio di battute tra il tizio e lo Yokai, storcendo il naso quando il primo diede una pacca sul ventre all’altro.
    -Fai così con me e giuro che uso veramente la tecnica per staccarti le mani e la lingua, così vai a fare compagnia ai senza voce.- commentò in tono aspro dentro di sé.
    “Prego?” Disse la strega tra una risata e l’altra, dopo aver sentito la condizione per cui avrebbero potuto riavere indietro il tappeto e la spada: “Ahahahahah!” Rise ancora più forte: “Molto divertente, ragazzo, davvero molto divertente!” Proseguì avanzando verso di lui con passo elegante: “Ora però, lascia che ti faccia ridere io: primo.” e sollevò una mano smaltata mostrandone bene le dita: “Tu hai posto la condizione a metà, che senso avrebbe entrare nel ventre del qui presente yokai? È una condizione farlocca, non credi?”
    Fece una pausa, poi riprese il discorso tirando su l’indice, esattamente come poco prima aveva fatto con il pollice: “In secondo luogo.” s’interruppe per guardare un attimo il bambino che qualche istante prima si era pronunciato sul fatto che il pazzoide avesse mentito loro o meno sul fatto che avrebbero riavuto i loro oggetti.
    “La tua richiesta è talmente assurda che non lascia dubbi, hai intenzione di tenerti il bottino.” Soggiunse: “Infine, Non pensi che sarebbe più appropriato domandare al nostro amico se intende ospitarci nel suo ventre? Un consiglio: il corpo degli altri non è di tua proprietà. Ricordalo, non si sa mai.”Concluse in tono ironico.
    “Ad ogni modo.” E questa volta cambiò l’impostazione di voce, assumendo un’aria più arcigna: “Dal momento che ti piace giocare al sofista incompreso, propongo un scambio alla pari al fine di avere un voto di fiducia.”
    Sorrise furbescamente, mentre, sotto la veste nera, il suo petto si contraeva leggermente in una perfida risata.
    “Che ne dici di venire tu con me per un bel giro nel ventre del mio compagno al posto di Corontin?”
    Formulò la proposta con un’espressione che non ammetteva repliche o dinieghi, poiché il senso del discorso era: o ci entri insieme a me, o ti ci faccio entrare e non mi interessa se lui vuole o no.
    Detto ciò, attese che qualcun’altra si decidesse a proferir parola, altrimenti che gioco al sofista sarebbe stato?
     
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    Il fetente, recuperato il tappeto e la spada, aveva posto una condizione non molto felice per il marmocchio e la strega: per sciogliere il sigillo che gli avrebbe riportato perennemente le nostre cose, il damerino voleva che i miei due compagni di fuga mi finissero nello stomaco, un compromesso che non attirò per nulla la strega, la quale, anzi, iniziò subito a metter dei paletti.
    Chiedere il suo permesso dici? Disse lui, ridacchiando con la sua voce sguaiata, Io sono quello che vi tiene in pugno qui, non mi interessa minimamente di chiedere, Pezzo di m... E comunque, per la tua proposta, donna, c'è solo un piccolo problema: ho posto un sigillo sui vostri averi, e solo la condizione per sbloccarli vi ridarà ciò che è vostro. Se davvero vuoi riavere il tuo patetico tappeto senza intoppi, e ti fidi così poco di me... dovremo entrare tutti e tre nel ventre del caro tasso qui, concluse quindi, per poi lanciare un'incanto alla porta da cui eravamo giunti, che si chiuse di botto, bloccata anche da un lucchetto magico perché non fosse possibile aprirla.
    Personalmente, se questo è l'unico modo per riaver le nostre cose, facciamolo, dissi quindi io, incrociando le braccia al petto, e puntando lo sguardo su tutti e tre, Chi vien per primo? Domandai, solo per ricevere una replica dal damerino: Prima le donne, dopotutto, se proprio vuoi che ti segua, lasciami essere galante, cherì, sentenziò il pezzente dai rosei capelli, lasciando l'onere di finirmi nello stomaco per prima, alla strega mia compare.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    -Ma sentilo, che strafottente. Io sono quello che vi tiene in pugno qui… Ahahahah!-
    La strega sorrise divertita, quindi fece schioccare la lingua.
    “Uomo, mi sembra logico che io mi fidi poco di te. Abbiamo forse mangiato nello stesso piatto?” Chiese in tono affabile, avvicinandosi ancora di più a lui e, quindi, anche allo Yokai. Non le importava niente del lucchetto magico che il tizio aveva apposto per sigillare la porta, del resto, c’era sempre la scalinata per salire all’ermeria. Certo, anche nell’eventualità che fosse salita, egli avrebbe eseguito altri incantesimi per impedirle la fuga. In ogni caso, fuggire attraverso la scalinata era fra le ipotesi non contemplate dalla sua mente, perciò non se ne parlava.
    “Io voglio entrare per primo nella pancia del pancione!” Esclamò di punto in bianco Corontin con un’ingenuità disarmante che indusse Parilin a fissarlo negli occhi per un istante; fino a quel momento era apparso come un ragazzino molto più maturo rispetto ai suoi coetanei, doveva riconoscerglielo, ma si trattava pur sempre di un bambino ed era comprensibile che quell’esperienza fuori dagli schemi lo entusiasmasse.
    -Mi ricorda me quando mi prende la Risaiola che ogni cosa che mi passa davanti la studio come se fosse l’ultima invenzione della scienza.-
    Nessuno ebbe il tempo di replicare che il giovane studente si era aggrappato all’addome del demone tasso per risalire su fino alla bocca o, eventualmente, essere issato da quest’ultimo.
    “Beh, io vado!” Disse infine, attendendo solo un cenno da parte dell’ospitante.
    -E’ curioso come lui non abbia oggetti da recuperare, eppure si sia proposto senza tante riserve. Posso sperare ancora in un mondo migliore… forse.- osservò dentro di sé la dona.
    “Sono spiacente.” Annunciò rivolta all’uomo, che le aveva proposto di entrare nella bocca del suo compagno d’avventura prima di lui: “Ma io e Giovanni Della Casa non siamo andati mai d’accordo, perciò a te l’onore caro.” Concluse, facendosi da parte per farlo passare: “Prego! Dopo di te.”
    -Stammi davanti e non fare passi falsi che là dentro, fra noi due, quello che ha più probabilità di rimetterci la pelle sei tu.-
     
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