Mutaformiamoci

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    Role con la maledizione Mutaforma.
    Partecipanti previsti: Rectina, Hawke, Zell e Dark.
    Non vi è limite massimo di righe, basta seguire il regolamento del Botteghino.^^
    Potrebbe essere possibile avere delle tecniche di combattimento: è permesso utilizzare quelle del vostro personaggio originale, purché ciò sia coerente. Per capirsi, Parilin deve cambiare elemento, perché non ha fili e borse. A voi la scelta, tenendo presente che se create tecniche nuove, è opportuno crearne 4. (Non mi piace il tre. XD)


    Era una fredda giornata di fine autunno. I campi si stavano inaridendo. Gli alberi avevano perso ormai tutte le foglie; sembravano grossi corpi privi di vita, ma sicuramente dentro di loro scorreva ancora della linfa vitale.
    Si udiva il rumore delle onde del mare infrangersi contro una scogliera rocciosa già abbondantemente sgretolata dai venti impetuosi che infestavano quella zona.
    A parte ciò, non si sentivano altri suoni. Nessun animale aveva ritenuto convenevole costruire un riparo per l’inverno, anche perché ad eccezione dei campi, degli alberi rinsecchiti e della scogliera cadente, non c’era altro.
    Ma c’era dell’altro: infatti, quelle terre desolate erano evitate anche dagli esseri umani che abitavano nei cinque villaggi vicini. Si diceva che fossero popolate da delle creature orrende chiamate Shoggoth, anche se non si sa il perché di questo nome.
    Nessuno sembra averle viste realmente, eppure tutti sono a conoscenza della loro esistenza. Il che è abbastanza strano, ma nessuno si è mai permesso di mettere in discussione questa voce. Tutti hanno paura. Tutti tacciono. E se qualche bambino di quattro o cinque anni sente quel nome e chiede spiegazioni, viene minacciato severamente.
    “Vengono e ti portano via per sempre.” Gli dicono le donne più anziane, con i mestoli di legno puntati su di lui a mo’ di bacchetta.
    -Tutte storie molto intriganti, peccato che siano delle baggianate!- fece fra sé la dragonessa Parilin, nascosta dietro la parete della casa del sindaco di uno dei paesi.
    Stava diluviando e lei era appena arrivata e quello era l’unico riparo decente che aveva trovato: una veranda di legno che circondava tutta la casa.
    Osservò le gocce d’acqua scivolare dall’imponente tetto spiovente per poi frantumarsi nel terreno, mischiandosi con i granelli di argilla.
    -Un miracolo se sono riuscita ad entrare qui sotto. Mi tocca stare sdraiata sul pavimento, altrimenti col cavolo che c’entravo qui dentro.-
    Parilin sapeva di star correndo un pericolo piuttosto serio, stando lì sotto, ma sapeva anche che quegli umani sarebbero prima scappati, anziché attaccarla subito. Sicuramente, però, uscire dalla porta di casa, andare sul retro e ritrovarsi davanti una dragonessa bianca, avrebbe suscitato innanzitutto dello sgomento, poiché era così che si presentava a prima vista la creatura.
    In seguito, con un po’ di accortezza, sarebbero state notate le sue squame azzurre, molto meno numerose rispetto a quelle bianche.
    Infine, chiunque se la fosse trovata di fronte, avrebbe indugiato sui suoi occhi neri come la pece e, forse, se non era già scappato, sui suoi artigli affilati, anch’essi neri come la pece.
    La pioggia continuava a cadere scrosciante, ovattando tutti gli altri suoni; persino le voci dei proprietari dell’abitazione non si udivano più distintamente.
    -Fortuna che non c’è tanto vento, altrimenti era un casino.-

    Edited by Rectina - 26/12/2018, 17:31
     
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    Zell in forma umana


    La pioggia era arrivata; dopo un'estate molto calda e decisamente asciutta. La pioggia pichiettava forte sui tetti del villaggio e tra le nuvole di tanto in tanto si accendeva il bagliore dei lampi, accompagnati poco dopo dal cupo brontolìo dei tuoni Se fosse stato nel suo vero aspetto, Zell si sarebbe alzato in volo per rincorrere ed acchiappare i fulmini in cielo ma il possente drago blu dei fulmini era stato colpito da una maledizione. Aveva perso tutto: le scaglie, la coda, le ali, le zampe artigliate, il soffio elettrico e tutto ciò che un drago aveva a disposizione. Era diventato un essere umano. Una punizione peggiore della morte, per un drago come lui che non aveva mai apprezzato gli esseri umani. Ma neppure la più crudele delle maledizioni poteva portargli via la parte più profonda di un drago: la sua anima. Zell era diventato umano ma aveva sempre la sua anima di drago, quindi la sua maledizione era resa un po' meno amara dalla consapevolezza di essere un Dragonkin.
    Nonostante la sua avversità nei confronti del genere umano, Zell aveva fatto comunque amicizia con alcuni giovani ragazzi del villaggio che lo aiutavano nei lavori agricoli e di bosco. Il Dragonkin, infatti, era proprietario di alcuni appezzamenti di campagna e di un bosco che si trovavano dietro al villaggio, verso l'entroterra.
    Aveva trascorso quel pomeriggio piovoso nell'osteria del paese assieme ai suoi amici umani, bevendo il vino dei suoi vigneti e giocando a briscola, il gioco di carte più conosciuto in paese e nel quale Zell si era dimostrato molto bravo.
    Verso il tramonto decise di rientrare a casa; una classica casa colonica che si trovava in fondo al paese. Ben bardato nella sua cerata impermeabile a tinta verde mimetica che lo copriva da testa a piedi, prese la strada principale per dirigersi verso casa, sguazzando contento i piedi nelle pozzanghere come se fosse un bambino.
    Quando passò davanti alla casa del sindaco del villaggio, vide che c'era qualcosa sotto il porticato di legno, qualcosa di grande e bianco. Il ragazzo Dragonkin era convinto che il sindaco avesse coperto qualcosa con un telo bianco per riparare dalla pioggia ma il telo aveva qualcosa di strano. In primis si muoveva e il vento era praticamente assente, in secundis aveva una forma strana e famigliare al tempo stesso.
    Spinto dalla curiosità, Zell si avvicinò di più e si accorse che il telo lo stava fissando con due occhi vispi e lucidi; il telo era un grosso animale, più precisamente un drago. Per diversi secondi, lo Zell impachettato nella cerata mimetica rimase impalato sotto il diluvio cercando di ragionare sul da farsi. Il drago non era legato nè ferito, quindi non era un trofeo da mostrare al sindaco. In quel momento, un fulmine molto vicino illuminò tutto il porticato, facendo risaltare ancora di più il drago sotto al portico, seguito da un poderoso tuono che imitava il ruggito delle possenti creature.
    Sperando che quel drago bianco lo riconoscesse come tale, Zell si avvicinò al porticato, con estrema lentezza e senza fare movimenti bruschi.
    "Pace! Non voglio farti del male! Sono un tuo fratello di specie bloccato in questo flaccido corpo bipede!" disse il ragazzo-drago entrando nel porticato e portandosi davanti al muso del drago. Anzi, ora che era più vicino Zell capì che si trattava di una dragonessa.

    Edited by ZellDragon6 - 25/12/2018, 12:36
     
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    Io vado avanti, tanto ora Zell e Parilin faranno un po’ di socializzazione. :)

    -Ma che…?- borbottò dentro di sé quando vide una figura avvicinarsi a lei. Subito la squadrò da capo a piedi, mentre tentava di drizzarsi un minimo con le zampe anteriori nel caso ci fosse stato bisogno di utilizzarle per qualunque cosa.
    Il misterioso individuo non era altro che un umano vestito con uno di quegli abiti che usavano loro per ripararsi dalla pioggia quando si trovavano fuori.
    Parilin fissò incuriosita l’indumento, non il suo proprietario. Di sicuro quel coso non teneva caldo.
    -Mhh…- fece, picchiettando appena appena sulle mattonelle della veranda con gli artigli di una zampa.
    “Innanzitutto, ciao.” Gli disse in tono tagliente; insomma, un essere umano si era accostato davanti a lei blaterando parole incomprensibile e non aveva accennato ad un saluto.
    -Sì sì, va bene, ha detto “pace!”, ma il saluto prima di tutto! Non è perché sono una Dragonessa che voi umani dovete permettervi di dare così tanta confidenza. Non ho capito, bah!-
    “Francamente.” Proseguì con voce grave: “Non so di cosa tu stia parlando. Io sono sempre stata una Dragonessa.”
    Silenzio.
    Parilin prese a tamburellare più freneticamente: non era una creatura tecnicamente socievole, soprattutto se si trattava di umani.
    Si concentrò unicamente sul suono dei suoi artigli, giacché la pioggia ora era diminuita, lasciando campo libero ad altri suoni che tuttavia non accennavano ad arrivare.
    Succedeva sempre così dopo un temporale: campi deserti per un’intera giornata, con uccelli e compagnia muti e nascosti nei loro rifugi.
    Se c’era una cosa che le procurava un immenso sconforto momentaneo, era quella. Per il resto, era una Dragonessa dannatamente sicura di sé, orgogliosa come non mai e tanto, ma tanto diffidente.
    Le campane di un edificio con due piccole torri sui lati rintoccarono per cinque volte, squarciando, finalmente, quel silenzio lugubre.
     
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    La risposta della candida dragonessa lasciarono Zell basito e silenzioso perchè, mentre tamburellava gli artigli sul pavimento della veranda, gli chiese perchè non l'avesse salutata e lei lo salutò con un ciao tagliente.
    Non si era mai aspettato la parola "ciao" da parte di un suo simile. I draghi di solito salutavano con il classico "rawrrr" di saluto o con gesti nobili del muso o delle zampe. Più raramente usavano saluti come "buona giornata". Di solito erano i draghetti a dire "ciao" o "saluti".
    Furono i cinque rintocchi della torre campanaria della cittadina a far uscire Zell da quello status di ebetismo, tornando a parlare alla dragonessa.
    "Ehm....ciao.....sì scusami se non ti ho salutato ma....non mi capita di vedere un mio simile da molto tempo...credo da quando ero ancora un drago!" balbettò Zell.
    Il ragazzo che era un drago, ora riparato sotto il porticato, abbassò il cappuccio rivelando una lunga coda di capelli castani ed osservò meglio la dragonessa. Era perfettamente bianca e magnifica, così magnifica che anche da umano sentì l'impulso amoroso che provavano i draghi maschi quando vedevano una femmina magnifica della loro specie. Il suo cuore iniziò a martellargli forte nel petto.
    "Senti....vuoi venire a casa mia? Il mio portico è più grande, accogliente e sicuro. Non so come reagirebbe il sindaco Vecchietto o gli altri umani...che ne dici?" le chiese Zell, sempre con voce timida ma amichevole.
    La pioggia stava diminuendo ma si sentivano ancora tuoni molto vicini. Alzarsi in volo durante un temporale poteva essere pericoloso per i draghi che non erano del fulmine.
     
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    Erano mesi ormai che mi trovavo in quella dannatissima situazione, intrappolato in un corpo non mio, e, come se già ciò non fosse bastato, mi ritrovavo ad esser stato trasformato in ciò che di più avevo sempre odiato: un fottutissimo umano!
    Non sapevo né il perché, né il come ciò mi fosse accaduto, ero solo a conoscenza della mia condizione, che mi aveva bloccato in delle fattezze che potevo solo odiare: nonostante con la mutazione avessi perso qualche centinaio di chili di troppo, ritrovandomi magro e slanciato, ero pur sempre un cazzo di umano, dalla pelle stranamente color della cenere e senza il minimo accenno di pelo, cosicché al freddo gelassi come non mai; odiavo con tutto me stesso quell'aspetto, ma almeno qualcosa del vecchio me, era rimasto: seppur fosse poco, le mie zanne erano rimaste dove dovevano stare, con anche un paio, i canini inferiori, che uscivano dalle labbra, a rimembranza del mio aspetto passato, unica cosa decente in quelle fattezze che non potevano che farmi schifo.
    Da quando ero divenuto così, giravo l'isola alla ricerca di un modo per tornare alle mie vecchie spoglie, e, vergognandomi del nuovo aspetto che ripudiavo, di certo non andavo a sbandierarlo al mondo: dotato di una cinerea armatura leggera, e con indosso una maschera da Oni, mi muovevo da insediamento ad insediamento, furtivo e sempre con la mia Shinigami in spalla, in una ricerca che durando ormai da troppo, stava rendendo le mie speranze di riacquistare la mia vera identità, praticamente nulle.
    E preso da quella cacchio di depressione, giunsi nell'ennesimo villaggio... sotto la pioggia. La gioia proprio, trovarmi al di sopra d'un ligneo porticato, mentre in testa mi cascavano litri d'acqua; stavo per andarmene, imprecando, quando delle parole al di sotto del portico mi fecero drizzare le orecchie: Ehm....ciao.....sì scusami se non ti ho salutato ma....non mi capita di vedere un mio simile da molto tempo...credo da quando ero ancora un drago!
    Mi sporsi dal soffitto del porticato, per notare che a proferire quelle parole era stato un umano, un ragazzetto che a suo dire parlava con un suo simile... due draghi trasformati in umani come me? Un'occasione che di certo non mi sarei lasciato sfuggire: forse potevo trovare il modo di tornare normale accidenti!
    Mi lanciai giù dal tetto, atterrando di spalle alle spalle del drago mutato in umano, girandomi indi a volto scoperto per notare che l'altro drago invece era ancora tale, Meh, uno su due. Poco male, magari saprà dirmi qualcosa di più su questa situazione di merda, pensai, prima di incrociare le braccia al petto, osservando i due presenti, Salute a voi, dissi chiudendo gli occhi e chinando per un istante il capo in segno di saluto, Non ho potuto fare a meno di udire il vostro discorso, puntai lo sguardo sul falso umano, Non sono l'unico quindi che s'è ritrovato in uno di questi schifo di corpi umani allora, asserì quindi, lasciando poi spazio ai due draghi per replicare.

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    Magia Primaria: Potenziamento
    Magia Secondaria: Trasformazione
    Armi:
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    Shinigami [X] (Katana; Lunghezza: 1,5m; Larghezza: 5cm)

    Potere Speciale:
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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

    Tecniche Utilizzate:
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    -Mio simile da molto tempo… credo da quando ero ancora un drago… Mhh…- La dragonessa scrutò avidamente il tizio, increspando le labbra in uno strano sorriso. -A questo qua gli è entrato un ragno in un orecchio. Noi due simili…-
    “Ahahahahahahahah!” Le scappò una fragorosa risata che a stento riuscì a trattenere, mentre il suo corpo squamoso fremeva di eccitazione.
    “Ahahahahahah! Io un tuo simile? Oh Santa Barbara cosa mi tocca sentire.”
    Intanto, mentre lei si concedeva un minuto abbondante di risate a bassa voce, notò che l’individuo si era levato il cappuccio, mostrando, così, una lunga coda di capelli castani. Non era male fisicamente, ma era pur sempre un umano, nulla di più.
    “Accetto.” Rispose quando costui le propose di venire nella sua tana, asserendo che fosse più accogliente di quello schifo di pergolato: “Bada bene però.” Aggiunse, lanciandogli un’occhiata furente e passandosi la lingua tra i denti. Quindi strisciò lentamente fuori dalla veranda, operazione non proprio facile, ma soprattutto, che era resa ancora più ignobile dalla presenza di quell’umano. Certo, lui non stava facendo niente di male, a parte guardarla mentre eseguiva manovre complicate per uscire.
    -Cioè, ma come diamine ho fatto ad entrare qui dentro io vorrei saperlo.-
    Ce l’aveva quasi fatta, quando un breve tonfo accompagnato da un: “Salute a voi,”
    -Santa Barbara!- ringhiò dentro di sé la dragonessa. Un altro umano era sbucato dal nulla ed anche lui aveva preso a parlare di corpi, di draghi e di simili.
    -No, no!- Parilin levò gli occhi al cielo ancora ingombro di nuvole, maledicendo ogni cosa.
    “Io non so di cosa stiate parlando voi due.” Si limitò a dire sbuffando: “In ogni caso, togliamoci da qui.” Soggiunse, e, senza aspettare risposta, s’avviò di gran carriera verso la scogliera rocciosa appena visibile dal luogo in cui si trovavano. Poi, però, dopo aver percorso una decina di metri, si ricordò delle parole dell’umano con i capelli castani, quello un tantino troppo confidente. Incrociò il suo sguardo, quindi attese che lui si muovesse per condurli nella sua dimora.
     
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    Zell stava per rimettersi il cappuccio in testa per andare verso casa con la dragonessa che aveva un parlare e un ridere quasi umano, quando un rumore alle sue spalle lo fece voltare. Anche se non aveva più l'udito fine del suo aspetto draconico, poteva comunque sentire i rumori in maniera precisa, forse un po' di più rispetto al normale udito umano. Davanti a sè si era palesato un tizio molto strano, con il viso di uno stranissimo color cenere e con dei denti canini incredibilmente sviluppati, che sporgevano dalla bocca chiusa. Era vestito con abiti orientali ed era armato di una katana. Nonostante il suo aspetto strano, non sembrò avere intenzioni minacciose. Anche lui era stato maledetto ed era stato imprigionato in un corpo che non era il suo.
    La dragonessa bianca, evidentemente stufa di stare sotto quel portico angusto e che perdeva acqua dal tetto, invitò i due bipedi a rinviare le chiacchiere in un luogo più riparato. Zell guardò lo strano ragazzo che doveva avere iù o meno la sua età da umano, era completamente zuppo e fradicio.
    "Se non ti asciughi al caldo rischi di prenderti una polmonite. Questi corpi da umano si guastano con quattro gocce di pioggia. Vieni con me....anzi con noi" disse allo strano ragazzo.
    Il Dragonkin si rimise il cappuccio sulla testa e cercò di coprire, per quanto poteva, l'altro ragazzo con la propria cerata. La pioggia aveva diminuito di intensità, ma stava comunque continuando a piovere con una certa insistenza.
    Zell iniziò a camminare verso casa, continuando lungo la strada principale del paese fino all'ultima casa, per poi svoltare a sinistra e prendere un sentiero in terra battuta, ora divenuto del tutto fangoso, verso i campi e il bosco. La sua casa era quella più lontana dal paese e si trovava quasi a ridosso del bosco, di cui lui era proprietario di circa sei ettari. Finalmente entrarono nel portico, che si mostrò ben più grande di quello del sindaco, perchè al suo interno ospitava il deposito degli attrezzi, l'officina, la legnaia ed un'area adibita a grigliate nella bella stagione. Era più che sufficiente ad ospitare la candida dragonessa in posizione comoda, e soprattutto il pavimento era asciutto. Nonostante il diluvio, il tetto era fatto così bene che non filtrava nemmeno una goccia.
    Zell si liberò della cerata mimetica, mettendola ad asciugare su dei cavi sospesi. Ora che non aveva più quell'ingombrante indumento, che lo facevano vedere più grosso della realtà, il ragazzo mostrò un corpo longilineo ed asciutto ma comunque muscoloso, per il suo lavoro nei campi e nel bosco. Indossava una felpa nera adatta alla stagione con un drago bianco stampato sulla parte posteriore e dei pantaloni mimetici uguali come colore alla cerata. Al collo portava un pendente argentato raffigurante un drago.
    "Vieni dentro ad asciugarti.....ah...che sbadato...non ci siamo ancora presentati, io mi chiamo Zell!" disse il Dragonkin sulla soglia della porta, mentre si asciugava i piedi su di un tappeto grezzo. Aprì la porta mentre aspettava le presentazioni degli altri due.
     
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    Mentre la candida dragonessa usciva da sotto al portico, con manovre alquanto complesse (doveva esser rimasta incastrata probabilmente) e dicendo di non capire di che diavolo io e l'altro drago stessimo parlando, questi mi ammonì a riguardo del fatto che mi sarei potuto ammalare, e mi offrì di seguire lui e la sua simile nella sua abitazione, Fai pure strada, replicai, attendendo quindi che egli ci mostrasse la via.
    Ci incamminammo in un sentiero che portava poco lontano dall'agglomerato urbano di quei luridi umani, sbucando in una dimora rustica e dotata di un portico decisamente più grande di quello sotto a cui la femmina di drago si era riparata precedentemente. Non ci misi molto a portarmi al di sotto di tale costruzione, e, quando il rettile intrappolato nelle membra umane mi offrì di entrare all'interno per asciugarmi, scossi il capo negativamente, Non ve n'è bisogno, tranquillo. Semmai l'unico favore che vorrei chiederti è quello di poter mettere i miei capi ad asciugare accanto ai tuoi, gli dissi, per poi togliere la parte superiore del mio abbigliamento: la maglia ed il cappuccio compreso di maschera lasciarono posto alle mie carni purtroppo dalla forma umana, esponendo un fisico snello e definito da diversi mesi di attività fisica, che purtroppo con il mio vecchio corpo difficilmente sarei riuscito a svolgere, anche viste le mie abitudini alimentari; nonostante tutto però, una cosa rimaneva invariata, ovvero la Shinigami, la mia fidata spada, che rimaneva ben salda alla mia schiena per mezzo della tracolla: non mi fidavo a lasciarla in giro, visto che dopotutto era una lama pregiata, e di certo sarebbe potuta divenir mira di qualche umano anche esterno ai due draghi che mi trovavo innanzi.
    In ogni caso, Furyō è il mio nome, e, prima di ritrovarmi in questo dannatissimo corpo, ero un Mujina, un Demone Tasso, dissi loro, per poi rivolgere lo sguardo verso il padrone di casa, Come ci sei finito in quel corpo? Ti ricordi qualcosa del momento in cui sei mutato così? Gli domandai, curioso della sua situazione, in quanto praticamente identica alla mia.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    I tre si avviarono verso la casa del Dragonkin, che, fortunatamente, aveva un portico decente. Certo, un po’ ingombro di strani oggetti adoperati dagli umani, ma almeno era più accogliente di quello in cui si era rifugiata la dragonessa fino a qualche minuto prima.
    Parilin si guardò intorno, girando leggermente il capo da una parte all’altra e, allo stesso tempo, annusando l’ambiente in generale con circospezione. Non aveva mai visto da vicino cose come una vanga o tanti attrezzi sofisticati ottenuti con il ferro.
    Non si mosse dall’ingresso del porticato; preferì, piuttosto, godere dell’aria fresca che filtrava dall’entrata.
    Osservò l’umano che aveva incontrato per primo appendere l’indumento che l’aveva riparato dalla pioggia su dei cavi.
    Anche l’altro ragazzo volle che i suoi abiti fossero stesi su quei cavi.
    -Io li metterei lunghi lunghi l’uno accanto all’altro.- fece dentro di sé in tono ironico.
    Dopo di che l’umano con la spada attaccata al dorso prese a parlare: raccontò di essere stato un demone tasso, prima di ritrovarsi in quel corpo da umano. Poi chiese all’altro se lui si ricordasse qualcosa della mutazione e fu allora che le certezze di Parilin cominciarono ad essere messe in discussione. forse ciò che andavano ripetendo con insistenza quei due tizi poteva essere vero? Forse anche lei era stata colpita dalla stessa maledizione e non si ricordava niente, a differenza loro?
    -No!- esclamò fra sé battendo con vigore una delle zampe anteriori. Lei si fidava solo ed esclusivamente della propria memoria che era infallibile. Lei era un drago, punto e basta.
    “Io sono Parilin.” Principiò convinta: “Ripeto: non so di cosa stiate parlando.” Concluse, fissando entrambi i suoi interlocutori.
    “Ci sta che questa cosa abbia colpito solo voi. Io sono stata sempre una Dragonessa, cresciuta fra i ghiacciai della Tundra. Stesso discorso per i miei fratelli Prest e Prym.” Proseguì imperterrita. Nella sua voce non vi era traccia d’incertezza e la sua testa aveva deciso di spingere nell’angolo più remoto l’idea che forse Furyo e il Dragonkin potevano anche aver ragione.
     
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    Il ragazzo rifiutò di entrare nella casa di Zell e chiese di appendere i propri abiti sui cavi dove lui aveva appeso la cerata che ora gocciolava, liberandosi velocemente di tutta l'acqua che aveva accumulato. Così si tolse la maglia e il cappuccio, rimanendo a torso nudo e mostrando un fisico glabro, snello, ma con guizzanti muscoli su braccia, spalle e petto, probabilmente derivati dall'allenamento a spada. Zell prese gli abiti fradici del ragazzo e in quel momento si soffermò sul fisico del ragazzo. Da drago mai avrebbe provato attrazione verso un fisico umano ma in quel momento si sentì catturato, come se quel suo involucro provasse qualcosa per il finto involucro dell'altro. Il colore insolito della pelle del ragazzo, la sua moderata massa muscolare, i suoi lunghi canini sporgenti e la spada appoggiata direttamene sulla schiena li trovò stranamente belli, benchè lui odiasse quel corpo. Zell dovette reprimere l'istinto di allungare la mano ed accarezzare il suo petto nudo. Quella strana sensazione poteva derivare dal fatto che da drago lui era attratto anche dai maschi della sua specie, specialmente quelli snelli e longilinei come era il drago del Fulmine nel suo aspetto naturale. Non gli erano mai piaciuti i draghi o le dragonesse troppo grossi e muscolosi.
    Fu la sua presentazione a risvegliare temporaneamente il Dragonkin, disse di chiamarsi Furyo e di essere in realtà un Tasso-Demone Mujina, creatura che Zell non ne aveva mai sentito parlare. Furyo gli chiese poi come avesse fatto a diventare un umano ma Zell non riuscì a rispondere perchè nel dialogo si intromise anche la candida dragonessa, sbattendo le zampe a terra. Disse di chiamarsi Parilin e ribadì il fatto di essere una vera dragonessa naturale, senza trasformazioni.
    "Beata te, sorella Parilin! Invidio tu che hai il tuo corpo naturale, sei la più normale tra tutti. Io ero un drago come te, un drago blu del Fulmine, con delle grandi ali verdi che mi portavano sopra le nuvole e con un soffio di elettricità che colorava il cielo! Nemmeno il più violento dei temporali scatenava fulmini belli e letali come i miei. Ero molto fiero del mio corpo di drago e ora mi manca molto....è stato un mago a togliermelo...è venuto nella mia tana sulle montagne e ha iniziato un duello contro di me. Non si era dimostrato molto forte, come tutti gli umani del resto, ma prima di morire mi lanciò una maledizione che mi trasformò in quello che vedete adesso....ora spero di trovare un mago come quello che mi restituisca il mio vero corpo...ma per ora non ho trovato nessuno..." spiegò il Dragonkin ad entrambi sulle sue sembianze e su come era diventato umano.
    Un freddo gocciolare sui polsi gli fece tornare in mente che aveva ancora in mano la maglia zuppa di Furyo.
    "La tua maglia non è come la mia cerata che si asciuga rapidamente. Se vuoi posso appendertela accanto al caminetto, si asciugherà prima!" propose il Dragonkin all'ex Demone-Tasso, soffermandosi nuovamente con lo sguardo sul suo corpo finto.


    Con tutto il rispetto per la sua forma naturale ma devo ammettere che Furyo da umano è dannatamente figo e Zell ci sta sbavando sopra XDXD :10ckfhk: :10ckfhk: :dewvip: :dewvip:


    Edited by ZellDragon6 - 31/1/2019, 17:39
     
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    Il drago mutato in umano non ebbe neppure il tempo di replicare alla mia domanda, che la dragonessa, dopo aver tirato una zampata al suolo, prese parola, presentandosi come Parilin ed asserendo di essere sempre stata una della sua specie, anche se quel comportamento, quella furia, quasi mi fecero pensare che stesse cercando più di convincere se stessa che noi due.
    Il diritto alla parola venne indi preso da Zell, che raccontò del momento del suo mutamento: era stato un mago a lanciargli contro quella maledizione, un folle umano che, tentando un duello contro il drago, perdendo come un imbecille, per ripicca aveva trasformato il rettile in umano, solo per poi schiattarci malissimo. Da quel momento, come me, Zell era alla ricerca di qualcuno che potesse fargli riacquistare il suo reale aspetto, ma non aveva trovato nessuno capace di ciò sino a quel momento. Sospirai. Almeno tu sai come ci sei finito in uno di questi dannati corpi umani, dissi, Io non ne ho la benché minima memoria: un giorno ero in una locanda di quest'isola, e m'ero addormentato nella camera affittata per la notte, ed il giorno successivo, proprio a cazzo mi sono ritrovato con questo aspetto a me sconosciuto, e come se non bastasse, privato della magia di trasformazione tipica della mia razza, uno schifo proprio! Sentenziai visibilmente irritato, solo per esser riportato alla realtà dalla proposta del drago umano, che mi propose di lasciare la mia maglia ad asciugare vicino al suo camino, il tutto però, lasciandosi andare in uno sguardo decisamente attratto dall'involucro che era il mio corpo.
    Ti piace quel che vedi? Gli chiesi, lasciandomi quindi andare in una risata divertita, prima di lanciar la mia maglia inzuppata d'acqua sul suo viso, cercando di farlo riprendere dal suo focus sulle mie spoglie umane.

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    Itadakimasu: Furyō possiede la capacità di poter ingoiare interamente esseri viventi od oggetti grandi al massimo quanto un uomo adulto, potendo stipare all'interno del suo ventre esseri o oggetti che complessivamente non superino il peso di 200Kg, ovvero metà del peso dello Yokai stesso.
    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Parilin osservò i due umani mentre si scambiavano delle rapide occhiate abbastanza eloquenti. Dopo di che il Dragonkin spiegò come si era ritrovato in quello stato e che prima era un drago, proprio come lei.
    -Forse se tu non l’avessi ammazzato, a quest’ora tu e il tuo amichetto avreste una qualche possibilità di riavere indietro i vostri corpi.- obiettò fra sé la dragonessa, passandosi la lingua tra i denti con fare affabile.
    I suoi pensieri s’interruppero quando vide l’altro umano lanciare la propria maglia a quello con i capelli lunghi, asserendo, al contempo, di non aver affatto memoria della mutazione del suo corpo.
    “PȪrs!” Disse in tutta calma: “Ho origliato delle conversazioni tra gli abitanti di questo posto e non solo. Non c’è nessuno che menzioni questo tipo quando ci sono problemi complicatissimi; dicono che abbia rimedi per ogni cosa.”
    Tacque per un istante, quindi sospirò e una leggera nuvoletta uscì dalle sue narici: “Più di così non so dirvi. Non so neanche che creatura sia questo PȪrs.” Concluse senza distogliere lo sguardo dai due.
    Nel frattempo, il cielo fuori era divenuto opaco; la note aveva steso la sua coperta e, sebbene i tre si trovassero al riparo, l’umidità cominciava ad infiltrarsi tra le pareti della veranda.
    Lo stomaco della dragonessa bianca non si curò di apparire fuoriluogo nel manifestare piuttosto sentitamente il proprio desiderio di carne. In effetti, era trascorso quasi un giorno dall’ultima volta che la sua proprietaria aveva messo qualcosa fra i denti e dunque era più che comprensibile che esso reclamasse un po’ di cibo.
     
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    Furyo sembrava davvero arrabbiato e schifava ogni minuto il suo corpo umano, imbronciandosi anche del fatto che il Dragonkin lo guardasse con un po' di malizia. Zell, dopo lo shock iniziale sulla trasformazione, si era un po' abituato a quel nuovo corpo. Certo, continuava a sognare di volare e di soffiare i suoi fulmini, con una forte nostalgia del suo vero corpo però da un lato era stato anche fortunato ad essere finito in un corpo umano giovane e abbastanza robusto. Il mago poteva anche trasformarlo in un vecchio decrepito o, ancora peggio, in una ragazza. In quel caso, Zell avrebbe perfino tentato il suicidio o cercato un chirurgo per farsi operare, visto che è sempre stato orgogliosamente maschio.
    Furyo, per distrarre Zell da quel suo incanto verso il suo corpo maschile, gli lanciò la sua maglia zuppa sul viso e l'acqua fredda fece l'effetto di riportarlo al presente.
    Il timido Dragonkin non fece in tempo a rispondere alla domanda "ti piace quel che vedi?" che si intromise la candida dragonessa, nominando un certo PȪrs che aveva rimedi per ogni cosa.
    Anche se da umano non aveva le orecchie retrattili, Zell ebbe comunque l'istinto di rizzarle verso l'alto, come quando ascolta per bene qualcosa di interessante. Ma quella era l'unica informazione che Parilin gli potesse dare.
    "Grazie mille Parilin! Ora se volete scusarmi un attimo...torno subito"
    Zell entrò nella sua casa e si accinse a ravvivare subito il fuoco nel grande camino che occupava il centro della stanza, come era tipico da quelle parti, buttandoci su un bel pò di legna. Le fiamme si riaccesero quasi subito, spandendo nella stanza un gradevole tepore. Appese poi su altri cavi la maglia zuppa di Furyo.
    Aveva anche percepito il brontolio di stomaco della dragonessa candida così, per ringraziarla dell'informazione, decise di darle un piccolo premio. Scese nella cantina umida e prese un bel prosciutto stagionato di una dozzina di chili. Quando tornò nel porticato ormai si era fatto buio e umido, come era tipico di quelle parti.
    "Tieni, come premio per l'informazione. Ma non dire a nessuno che te l'ho dato eh? Forse per te non è sufficiente a sfamarti ma sappi che il mio bosco pullula di cinghiali che a volte mi rovinano l'orto, quindi puoi cacciarne quanti ne vuoi!" disse Zell, gettando il grosso prosciutto a Parilin.
    Poi si rivolse di nuovo a Furyo.
    "Inizia a fare freddo e tu sei a petto nudo, sei sicuro di non voler entrare e mangiare qualcosa anche tu?" propose nuovamente Zell all'ex Demone-Tasso
     
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    La mia maglia zuppa d'acqua gelida prese in pieno l'ex drago, riportandolo alla realtà per mezzo d'una bella doccia fredda proprio mentre la dragonessa bianca aveva preso parola: nominò un certo PȪrs, un essere che pareva in grado di risolvere qualsiasi problema, una manna dal cielo per la nostra soluzione, di cui sinceramente avevo sentito parlare anche io, Non è la prima volta che sento nominare questo PȪrs, ma ne so quanto te; non ho idea di chi caspita possa essere questo tizio però, dissi, confermando quanto detto dalla dragonessa candida, prima che l'altro trasformato si ritirasse nella sua abitazione, probabilmente per metter ad asciugare le mie vesti.
    Tornò dopo poco, regalando a Parilin un prosciutto, ed offrendole la possibilità di mangiarsi qualche cinghiale presente in zona, che regolarmente distruggeva l'orto di Zell, il tutto per poi invitarmi a seguirlo in casa ed a cenare con lui; avrei risposto di no, preferendo non ottenere servigi da un umano, per quanto falso, ma il mio stomaco la pensò diversamente: ringhiò abbastanza rumorosamente, in preda alla fame, facendomi sospirare, E va bene, dissi con tono abbastanza imbarazzato per quella figura, decidendo quindi di seguire l'ex drago all'interno, non prima però d'essermi avvicinato a lui, e d'avergli detto a voce bassa: Per la cronaca, per quanto il tuo corpo sia umano, devo ammettere che sei attraente, e con quella confessione, piena di malizia, anche solo per stuzzicarlo, lo avrei superato, entrando nell'abitazione ed attendendolo così che mi mostrasse dove ci saremmo messi.

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    Egli potrà quindi controllare la propria digestione, potendo bloccare o attivare a comando il fluire degli acidi gastrici all'interno del suo stomaco. Tramite ciò potrà così trasportare dentro di se uno o più individui, fungendo così da prigione per eventuali ostaggi, o da trasporto per alleati, potendo anche rilasciare gli acidi gastrici per eliminare chi è dentro di se, tentando di digerirlo.
    Ovviamente, chiunque sia all'interno di Furyō potrà danneggiarlo da dentro, potendo da tale posizione infliggere pesanti danni allo Yokai. Tale abilità inoltre è utilizzabile solo quando Furyō si mostra nelle sue vere sembianze, e se utilizzata impedirà allo Yokai, sino a quando terrà qualcuno dentro di se, di potersi trasformare in forma umana.

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    Zell, i chirurghi ringraziano per aver dimostrato che la chirurgia avanzata era già praticata durante il Medioevo. :)


    A quanto pareva, anche il ragazzo leggermente corpulento aveva sentito nominare quel tizio dal nome impronunciabile.
    Poco male, sempre meglio che partire da zero. pensò la dragonessa, mentre con la coda prendeva con la coda il prosciutto che le aveva gettato l’umano con i capelli lunghi.
    “Farò tesoro di quest’informazione, se mai avrò fame.” asserì quando lui le disse che nelle vicinanze c’era un bosco abitato da parecchi cinghiali. Quindi si passò la lingua tra i denti e fece scrocchiare appena appena le mascelle, prima di gustarsi il pezzetto di carne.
    Intanto, i due giovani entrarono in casa, permettendole così di gustare in pace la sua cena, che non era abbondante, ma neppure magra, giacché il prosciutto era di buona qualità.
    Prevedo scintille questa notte. apostrofò dentro di sé con malizia, mentre incurvava la bocca in un leggero sorriso e scopriva i denti bianchissimi. Non era particolarmente avvezza a trattare con gli esseri umani, ma sapeva che la maggior parte delle volte che due sconosciuti si incontravano per mangiare insieme, alla fine succedeva qualcosa di più.
    Tutto questo l’aveva notato durante la sua permanenza nel villaggio e sentito dalle chiacchiere delle persone qua e là.
    Scosse il capo per cacciare via quei pensieri sciocchi; fuori era buio pesto, sebbene riuscisse a scorgere dei flebili bagliori in lontananza, forse provenienti dalle case degli altri abitanti del posto.
    Si guardò intorno: la veranda era grande e abbastanza riparata. Cercò qualcosa di morbido per poter appoggiare la testa per dormire comoda, ma niente. Le sarebbe andato bene anche un po’ di erba o una roccia con del terriccio compatto sopra.
    Inspirò velocemente.
    Vorrà dire che mi arrangerò.
    Detto ciò, si accucciò nell’angolo più lontano dall’ingresso della veranda con la testa adagiata su un’ala. Non era una posizione confortevole, ma se non altro le consentì di scivolare in poco tempo nel mondo dei sogni.
    Sognò una figura umana, la cui immagine, però, era tutt’altro che nitida; sembrava essere una donna giovane vestita interamente di nero.
    Non avrebbe saputo dire altro a parte queste informazioni, poiché ogni tentativo di mettere a fuoco quella figura per ricavarne ulteriori dettagli si rivelava un buco nell’acqua. Provò e riprovò, ma era tutto inutile. Era finita in un circolo vizioso, come quando faceva un incubo in cui una creatura spaventosa la rincorreva in lungo e in largo e lei non riusciva a seminarla.
    Solo il cinguettio degli uccelli fu in grado di salvarla da quell’agonia. Si risvegliò di soprassalto, annaspando: pesanti nuvolette d’aria calda le solleticavano la zona circostante alle narici.
    Minzega. fu il suo primo pensiero, mentre cercava di riacquistare il controllo di sé: Che sogno!
    Poco più tardi riuscì a riprendere sonno e dormire serenamente fino all’alba.
     
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