Quando tutto converge

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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Kerus era sicuramente una tranquilla e ridente cittadina. La pace imperversava beata, la tranquillità era l'araldo degli abitanti.
    Coloro che in quel luogo avevano ruolato, potevano facilmente affermare ciò, nessuna vicenda tremendamente folle aveva mai permeato le strade della città portuaria.
    In quel magnificente e pacifico squarcio d'isola iniziò, o meglio proseguì, la nostra vicendevole vicenda. Ksefira passeggiava apparentemente senza meta verso mete ignote, con Igris finalmente in spalla. Decise di non separarsene più dopo gli ultimi avvenimenti, per fare in modo che io non mi dimenticassi dove l'avesse abbandonata come è successo, ben più di qualche volta, in "Hai un bel casino".
    Le avventure vissute fra i mirabolanti carri alati erano impresse nei suoi remoti ricordi, in realtà di pochi giorni prima, ma siccome a Kengard i time skip spazio temporali non hanno mai avuto molto valore noi ce ne freghiamo e facciamo che sia trascorso almeno un dì.
    Era uscita dalla locanda con un chiaro obbiettivo in testa, ignorando che i suoi piani si sarebbero intrecciati di lì a poco con qualcosa di vagamente poco comprensibile e giusto un pochino incasinato.
    "Elenthyr, dimmi la verità... avresti voglia di aiutarmi a riparare la mia arma?"
    Dopo una birretta era tutto molto più vivido nella sua testa. Non v'era dubbio che prima di gettarsi in qualche altro delirio avrebe dovuto metter mano, o far metter mano da qualcuno, alle crepe di Igris che purtroppo stava dando segni di cedimento. Doveva anche capire come fosse successo. Non pensava avrebbe mai visto la spada danneggiarsi.
    Se non l'avesse percepito con le proprie stesse mani non ci avrebbe creduto. Con quell'ultimo pensiero prese la via dell'unico luogo in cui sapeva di poter trovare consiglio fra quelle mura.
    Raggiunsero quella che non aveva l'aria di essere ciò che in realtà nascondeva, una comune abitazione in mezzo alle altre schierate attorno ad un bivio non molto distante dalla spiaggia. L'ingresso, in sfumato legno di faggio, era sormontato da due finestre senza vetri né ripari, come a dire -ma si spiate dentro, fate come cavolo vi pare-. Ad volerla disegnare sarebbe apparsa come la stereotipata casetta che i bambini dipingevano per raffigurare la loro idea di casa.
    Ksefira bussò. Nessuno giunse ad aprire, e attese solo qualche secondo. Poi prese la mano dell'elfo, e lo condusse contro la porta ancora chiusa, che come non fosse mai stata lì li lasciò passare....
    Varcata la soglia, i due si ritrovarono all'interno di uno spazio talmente buio da risultare surreale. Solitamente, anche immersi nell'oscurità si sarebbe potuto scorgere del movimento o qualche ombra più scura delle altre, ma lì dentro non si vedeva assolutamente nulla. Ksefira continuò ad avanzare senza interrompere il contatto con Elenthyr, che avrebbe dovuto seguirla senza deconcentrarsi o un inciampo sul gradino di turno avrebbe potuto fargli vergare una micidiale dentata sui denti. Il pavimento tuttavia era piatto e liscio. Non sembrava presentare dìslivelli di alcun tipo, né scale o svolte. Continuarono a proseguire dritti in avanti per diversi metri, sprofondati nel buio più assoluto, per un tragitto che era ben più ampio di quanto avrebbe consentito la casa a vederla dall'esterno. Ksefira restò in silenzio, senza dar peso alle domande-lamentele che Elenthyr le avrebbe di certo rivolto. Camminarono per più di cinque minuti, che in quell'inquietante corridoio parevano ore. Infine giunsero ad un apprezzato spiraglio di luce, una sottile linea verticale al termine del percorso. Era la fenditura di una porta socchiusa, oltre la quale doveva trovarsi molta luce.
    Appena si avvicinarono, la porta si aprì senza che alcuno l'avesse sfiorata; Il candido bagliore oltre l'ingresso sfumò dissolvendosi, mentre una comune sala da pranzo si apriva ai loro occhi.
    Di fronte ad un camino spento giaceva un gatto dal pelo rosso steso su un tappeto, profondamente addormentato con il musetto fra le zampe e la coda arricciata. Sul lato opposto si trovava invece un mucchio di scaffali, disposti a formare un'insolita libreria a forma di croce appesa al muro. Due poltrone ed un lungo tavolo di legno, con alcune sedie poggiatevi sopra come ad aumentare lo spazio a disposizione, spiccavano al centro della stanza per i loro colori estremamente vivaci; il legno era dipinto con strani ghirigori bianchi e neri, alcuni intrecciati fra loro altri che terminavano con linee più sottili.
    Solo quando furono dentro Ksefira lasciò andare la manina dell'elfo, schiarendosi la voce.
    "Erana? Disturbo la tua essenza?"

    Nel frattempo, lo scimmiotto Void era stato avvertito dalla Nebbia, tramite un messaggio su pergamena, che il loro obbiettivo si era spostato a Kerus. Ben poche erano le informazioni a riguardo, e avrebbe dovuto cavarsela da solo senza alcun aiuto da parte loro. Non solo in quel modo avrebbe potuto mostrare loro ciò che sapeva fare e se avrebbe saputo mostrarsi utile, ma a quanto pareva tutta la tana era impegnata in qualcosa di molto complesso e non era rimasto nessuno che potesse accompagnarlo. In quello stesso momento anche l'angelo caduto -dalle scale- Mephisto, privo della sua cioccolata, stava per imbattersi in una manifestazione di assoluto degenero. Di quelle che solo a Kerus!
    Un ragazzetto dall'aurea capigliatura bionda lo fissava implorante, con sguardo di supplica e di disperazione. Le sue braccia erano coperte di tagli, il suo volto rigato dal dolore e da una curva scarlatta sullo zigomo destro.
    "Sei venuto per portarmi nei cieli? Non posso andare nei cieli, non ancora no! Aspetta un altro po', solo un altro po' e poi verrò io da voi!"
    Mephisto, data la sua proverbiale sup... sapienza, avrebbe chiaramente saputo come comportarsi d'innanzi ad una simile manifestazione di terrena debolezza.

    Edited by Aesingr - 4/8/2019, 03:42
     
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    Nonostante fosse già trascorso un tot di tempo dalla fine della surreale gara dei carri alati alla quale aveva partecipato assieme a Ksefira, Elenthyr doveva ancora riprendersi del tutto da quell'esperienza.
    Non bastava che avessero perso la competizione per un concatenarsi di follie una più folle della precedente, ma ora pure la spada magica della sua amica stava perdendo ben più del filo.
    Anche se ora la guerriera teneva la propria arma inguainata nel fodero, Elenthyr si ricordava benissimo le crepe che formatesi sulla lama della spada l'avevano preoccupata non poco durante i vari scontri e acrobazie avvicendatesi nella sciagurata corsa.
    Appoggiò il boccale ormai svuotato dal nettare che conteneva, naturalmente un ottimo idromele barricaoho, e con calma seguì Ksefira che stava uscendo dalla locanda; visto che ella dava per scontato che lui avesse pagato il conto, prima di abbandonare l'edificio mormorò all'ostes:
    "mettete il conto a nome di Ksefira, la dolce fanciulla che è appena uscita" dopo di che allungò il passo e giunse al fianco della spadaccina.
    "bhe debbo dire... ops no, ho sbagliato idioma, dicevo, mentirei se dicessi che la faccenda non mi attira; vi aiuterò con piacere lady, e chi sà se ne uscirà qualcosa di buono pure per me".
    I loro passi li portarono difronte alla porta di una sobria casa vicino alla spiaggia della città.
    Mentre l'elfo si chiedeva chi vi potesse risiedere, Ksefira bussò, attese qualche istante durante i quali nessuno venne ad aprire, ed infine, come se la porta fosse fatta di luce, varcò l'ingresso trascinando dietro di sè un Elenthyr alquanto sconcertato suo malgrado.
    "e questo che cos'è? un'altro dei trucchetti come il finto muro che hai abbattuto con un calcio in quei stramaledetti sotterranei?" la domanda gli uscì prima che potesse fermarsi, non voleva dare quella soddisfazione ad Aes, ma ormai era uscita dalle sue labbra, e sapeva che Ksefira non avrebbe risposto a nulla.
    Una volta oltreppassato l'evanescente porta d'ingresso, il duo si trovò immerso nella più totale oscurità: un piccolo fremito, subito represso, colse Elenthyr quando la fanciulla lo prese per mano; mentre ella lo conduceva nel buio, evidentemente conosceva bene la zona, i sensi molto sviluppati dell'elfo lo aiutarono a farsi un'idea dell'ambiente che li circondava per quanto fosse possibile:
    i loro passi se pur silenziosissimi, producevano un'eco che andava a perdersi in lontananza, e ciò stava ad indicare che la stanza nella quale si trovavano era molto più grande ed espansa di quanto si potesse intuire dall'esterno.
    All'improvviso un bagliore improvviso apparve davanti ai loro occhi.
    Man mano che vi si avvicinavano gli occhi dell'elfo poterono intuire, alla luce fioca, una porta socchiusa, la quale si aprì al loro arrivo.
    Varcata quella seconda porta si trovarono in quello che pareva un salotto arredato semplicementte:
    un tavolo dipinto in maniera fantasiosa spiccava al centro, sopra al quale sedie e poltrone vi erano state disposte; una strana libreria formante una croce, spiccava sulla parete.
    Quando Ksefira parlò, Elenthyr sempre più perplesso, pensò che si stesse rivolgendo al micione che dormiva beatamente sul tappeto steso ai piedi del camino scoppiettante, oppure perchè no, visto di chi si trattava, poteva tranquillamente rivolgere la parola alla libreria e data la sua testardaggine, avrebbe preteso una risposta da entrambi.
    Comunque stesse la faccenda Elenthyr facendo finta di nulla, portò una mano verso l'elsa di una delle due lame che gli spuntavano da dietro le spalle: visto gli ambienti che Ksefira era abituata a frequentare, non era escluso che fossero attaccati all'improviso.
    Mentre attendeva la reazione di qualsiasi cosa alla quale la ragazza si era rivolta, i pensieri dell'elfo vagarono e si trovò a riflettere sugli avvenimenti accaduti nei sotterranei di Kerus, e pensò a quel grifone di fuoco al quale avrebbe volentieri smollato uno sganassone nei denti.
    Chi sa se nel corso sei loro pellegrinaggi con Ksefira ci fosse stata l'occasione di rincontrarlo?

    Edited by Elexar - 30/5/2019, 15:43
     
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    Dalla viene da In Taverna dopo l'Inferno, una role ancora in corso, sempre a Kerus.
    Aes, te l'ho sicuramente già chiesto un gilliardo di volte, ma quanto tempo-in-role è passato dalla conclusione della role "Hai casino in testa etc"?

    Lady Dallaria era uscita per fare una passeggiata. Non era sola ma anzi, come si confaceva ad una signora della sua finta-levatura, era scortata da qualche guardia e da un paggetto. Insieme a lei, un'altra aristocratica stava parlando ininterrottamente, indicando di tanto in tanto edifici, persone, cose etc. Di tanto in tanto il fiume di parole si interrompeva e Dalla, che stava facendo di tutto pur di non ascoltarla, accennava qualche banalità per simulare di averla intesa.
    In realtà, Lady Dallaria era sì uscita a fare una passeggiata, ma si stava annoiando a morte. Aveva sperato di poter utilizzare quella gita per valutare un edificio adatto per farne la sua casa e la base delle sue operazioni, invece Lady Grendiel (così si chiamava la nobile chiacchierona che le aveva offerto di mostrarle la città) le stava facendo fare solo un dannato giro turistico per le vie cittadine. La sua accompagnatrice l'aveva portata a vedere statue, monumenti e altri posti tanto emblematici quanto scoccianti. Perché non poteva farle tagliare corto e dirle che il Nido delle Stelle lo aveva già visto e c'era perfino salita? Perché doveva ascoltare le sue inaffidabili dicerie, quando un libro di storia era molto più completo? Perché doveva fingersi entusiasta per ogni "nuova scoperta", quando aveva già visto più o meno tutto?
    Il suo sguardo vagò distrattamente sulla folla intorno a lei e, cercando una qualsiasi fonte di distrazione, cominciò a focalizzarsi sui dettagli della gente intorno a lei. Incrociarono la strada di un uomo con i pantaloni sporchi da ditate di farina e Dalla se lo immaginò come un panettiere intento ad impastare un pagnotta di pane; un nahrd di passaggio con la paletta di un liuto che spuntava da sopra la spalla e un set di pugnali sul fianco, se lo raffigurò come un menestrello errante; e una donna mora con un'enorme spada a tracolla che camminava al fianco di un elfo slanciato erano... Ksefira ed Elenthyr? Ma che diamine..?
    Seppur sorpresa da quel fortuito incontro, Dalla cercò di non darlo a vedere. Sperò che tutta la gente là attorno impedisse alla donna di percepire le sue emozioni e di riconoscerla in qualche modo: ancora non aveva capito bene come funzionasse quel suo potere e non voleva rischiare che capisse che Lady Dallaria ed Anna, come loro la conoscevano, erano la stessa persona.
    Era comunque curiosa di scoprire cosa la Nebbia stesse facendo così apertamente, ma come poteva giustificare quell'improvviso cambio di piani alla gente che l'accompagnava?
    Si bloccò sul posto e gli altri intorno a lei fecero lo stesso. Lady Grendiel smise di parlare e tutti si voltarono verso di lei con un'espressione interrogativa dipinta sul viso.
    < C'è forse qualcosa che non va, Lady Dallaria? > chiese piano il paggetto.
    Che bisogno c'era che lei spiegasse le sue ragioni? Lei era Lady Dallaria, non doveva spiegare a nessuno i perché dei suoi capricci. Era una dei tanti pro che interpretare una nobile garantiva.
    < Desidero tornare indietro. > rispose seccamente.
    Si avvicinò ad una delle due guardie e le appoggiò una mano sul petto.
    < Tu, invece, sai cosa voglio... > gli sussurrò.
    Approfittò del contatto per innestargli l'ordine di seguire Ksefira e l'elfo. Lo sguardo della guardia si fece vitreo per qualche istante, poi annuì nella direzione di Dalla.
    < Certo, mia Lady. - si voltò verso un'altra guardia e le diede una pacca sulla spalla per attirare la sua attenzione - Tu, vieni con me. >
    I due si allontanarono nella direzione intrapresa da Ksefira ed Elenthyr e si confusero nella folla.

    Nel frattempo, lei si diresse alla sua locanda così che potesse cambiarsi d'abito, e si accomiatò dall'altra Lady con delle semplici scuse. Quando finalmente fu pronta, si calò discretamente dalla finestra della sua stanza: una delle due guardie la stava già aspettando lì.
    < Sono... ehm, entrati. Dentro una casa. > le spiegò quello, titubante.
    Le incertezze del soldato le diedero da pensare per qualche istante, ma poi lasciò perdere. In fondo, aveva scelto le sue guardie proprio perché erano dei tonti allucinanti (e di conseguenza ancora più semplici da manipolare)... non doveva essere una sorpresa che Dalla non si fidasse più di tanto della loro capacità di eloquio.
    < Conducimi lì, subito. > gli ordinò, avviandosi frettolosamente lungo la via.
    In pochi minuti avevano già raggiunto l'altra guardia, che le confermò il fatto che nessuno fosse uscito da quando Ksefira ed Elenthyr erano entrati. I due dovevano essere ancora lì: non c'erano delle porte sul retro.
    < Va bene, vi ringrazio. - li congedò - Ora tornate alla locanda e piazzatevi davanti alla porta della mia stanza. Mi raccomando, impedite a chiunque di entrarci. >
    < Anche a Lady Grendiel? >
    chiese uno di loro.
    < Soprattutto a Lady Grendiel. > rispose freddamente.
    I due mercenari annuirono di nuovo e, dopo un cenno del capo in segno di saluto, accennarono ad andarsene.
    < E un'altra cosa: - Dalla aspettò che si voltassero verso di lei prima di continuare - dimenticatevi di avermi visto vestita così. >
    Li pagava abbastanza per meritare il loro silenzio e alterava la loro mente così spesso che era alquanto improbabile che fossero capaci di tradirla. In ogni caso, una volta tornata alla locanda, avrebbe avuto tutto il tempo che necessitava per cancellare loro la memoria.
     
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    Non c'è pace per certi morti...

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    Void Viene (>:3) da oltre, una role ancora in corso.


    Non ne poteva più!
    Distrazioni, sempre dannate distrazioni che lo facevano divagare lontano dai suoi impegni e ciò che gli spettava ora era l'ennesimo, frustrante e noioso viaggio a Kerus senza doversi nemmeno poter fare il viaggio rapido stavolta.
    Void non amava troppo quella città, soprattutto di giorno: quella monotonia era nauseante, di notte invece di solito c'era gente abbastanza fuori di testa con cui divertirsi e fare baldoria, anche se chiaramente preferiva di gran lunga Andorix per questo.
    Alla cara palude era impossibile annoiarsi, se non con i discorsi di Eidous; tra complotti impossibili, esperimenti folli e bestie fameliche o che volevano attentare alla verginità retroposteriore del malcapitato coi loro tentacoloni birichini non c'era decisamente tempo per annoiarsi.
    Void inoltre non sapeva nemmeno da dove iniziare, così iniziò a chiedere in giro di un famigerato vampiro, ma gli abitanti gli davano solo descrizioni del suo signore Eidous, lamentandosi per il fatto che fosse tremendamente logorroico, come se lui non lo sapesse.
    Void stava iniziando a sclerare frustrato e agitato per poi mettersi a vandalizzare le panchine come un ragazzaccio irritato, quando vide della strana gente entrare in un edificio fin troppo "normale per non essere strano".
    Void sogghignò, forse ora aveva una pista.
    Vide entrare prima una stangona che si portava in giro una spada grande come un bambino di otto anni, forse anche più.
    Ad accompagnare la guerriera con lo spadone vi era un discreto elfo con due spade corte, e void ovviamente si soffermò su quello che reputava il dettaglio più importante a riguardo dell'elfo: aveva un sedere stupendo!
    Nemmeno il resto era male, ma il sedere sembrava semplicemente perfetto, e quei bei pantaloni aderenti in pelle sembravano non fare altro che metterlo in evidenza, solo peccato che sembrasse essere etero.
    Void divenne comunque subito rosso mentre li spiava discreto da un angolo di un edificio vicino, mentre entrarono nella casa misteriosa.
    Al seguito venne, e non in senso fraintendibile, una ragazza dalla bella chioma rossa e vispi occhi verdi, seguita da due guardie che sembravano la parodia comica di sé stessi.
    Anche questa signorina dai capelli di fuoco sembrava come la casa "troppo normale per non essere strana", sicché sembrava non aver fattezze precise, ma solo... Generiche.
    Questo inquietò molto Void, poiché era abituato a espressioni nette (stile JoJo bizzarre avventure per via del suo cervello pieno di meme trash) e vede una ragazza con un espressione così vuota e vaga (tipo Saitama quando non fa cose op e viene disegnato tutto fiero coi dettaglini e lo sguardo fiero) era estremamente inquietante.
    Void guardò quella quella stramba normalissima ragazza stare nei pressi dell'edificio.
    Il lemuriano sentiva come se dovesse fare qualcosa di teatrale, forse doveva entrare?
    Si doveva essere così, e sarebbe entrato nel modo che più gli competeva: nosense e iper esagerato.
    Il lemuriano folle, pronto a tutto si mise davanti alla casa senza fine (no scusate creepypasta sbagliata) e fece qualche passo indietro.
    Sembrava intimorito a un occhio esperto, ma in realtà stava solo prendendo la rincorsa, quella era la sua unica pista fin'ora e l'avrebbe percorsa fino in fondo.
    Dopo aver preso la rincorsa Void caricò la porta aperta a folle velocità aprendola e precipitandosi a ritmo di carica con tanto di trombetta di sottofondo al sacro urlo di:"LEEEEEEEROY JENKINS!!!"
    La possanza di Void nell'irrompere nell'edificio fu follia pura, di cui solo lui era capace, pure il gatto si svegliò a vedere chi faceva tutto quel Baccano.

    Void che urla Leeroy Jenkins e Dalla con la faccia di Saitama diventeranno meme!


    Edited by Master of Void - 3/6/2019, 20:14
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Il drago nero più bianco di Kengard

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    Mephisto arriva direttamente dai carri alati con puntuale puntualosità


    L'angelo caduto dalle scale del paradiso, caduta a dir poco lunga, si ritrovò a vagare in una via senza cioccolata, anche se ormai aveva già riottenuto quasi tutti gli ingredienti per prepararne dell'altra, quando ad un tratto, non si ritrovò davanti un bambino molto messo male, pieno di tagli e qualche altra ferita non meglio identificata. Mephisto si limitò, quindi, a trascinare il ragazzo in un vicolo vuoto e lontano da occhi indiscreti, per ottenere ciò che voleva, e anche per porre fine in modo teatrale alle sofferenze di quell'esserino tagliuzzato, anche se probabilmente in cielo non ci sarebbe mai finto. Il lato positivo era che almeno Lucifero non si sarebbe potuto lamentare della poca produttività del demone, tra i carri alati e quel tipo, la cioccolata aveva portato molte anime dalla sua parte, con i casini mortali che aveva combinato, Thanos compreso.

    -Cieli? Hai detto cieli? Ti sembro per caso uno di quei polli candidi di mio padre? Un fannullone che non sa far altro che cantare per un altro fannullone? No piccolo esserino, purtroppo per te non sono un angelo e non ti porterò nei cieli, quindi gentilmente di a Lilith, da parte mia, che se mi vuole ancora nel suo letto deve venire lei qui, dato che non ho intenzione di soffrire di nuovo il caldo- disse al piccolo e tenero bambino prima di tagliargli fulmineamente la gola con un artiglio ed avvicinare una boccetta al fiotto di sangue che ne sarebbe scaturito per raccogliere, così, l'ultimo ingrediente della sua famosa cioccolata. Dopo il poco molesto assassinio, comunque, il demone si incamminò indisturbato per le strade della città, cercando un luogo in cui creare il suo nettare divino, lontano da occhi indiscreti e non certamente in un altro vicolo. Fortunatamente aveva imparato a non schizzarsi col sangue, ed ora nessuno poteva dire, se non avesse assistito alla scena, che era un assassino... Tranne suo padre... e Lucifero... e un altra marea di angeli e demoni, ma non correva rischi, in quel senso, nessuno lo disturbava da secoli ormai.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Mi sarei scusato per il ritardo colossale se Maoeru non mi avesse ammazzato un png :theend:


    Dopo che Mephisto ebbe ammazzato un Ragazzetto qualunque, che non era un bambino come lui affermava, il mondo cominciò a prendere una strana piega. La di lui discesa dalle scale avrebbe dato il via ad una sequenza di eventi catastrofici, poiché questo png mi serviva porca puschiannera! E soprattutto se gli avesse dato magari un pochino di tempo in più potevo anche... ah tanto lo so che è colpa mia che lascio sempre l'autoconclusività! Uffaaaa! :knife:
    Non nego che l'intenzione di ammazzare l'angelo caduto dalle nuvole sia prorompente, a tal proposito un gruppetto di persone si aggirava proprio in quelle vie. Tra di esse vi erano due figure che ad un primo sguardo parevano confuse nella massa, ma che se le si fissava in disparte davano una strana sensazione. La loro andatura era lenta e desolata, come non fossero minimamente intenzionati a nascondere la tristezza che li pervadeva.
    Uno dei due si distaccò. Era un elfo, un semplice elfo dai capelli argentati, dallo sguardo d'ametista e dalla faccia da schiaffi. Qualcuno ovviamente lo conosce già, e qualcun'altro ha voglia di assestargli un paio di sberle. Ma in quel momento appariva troppo depresso per attaccar briga.
    Imboccò una via appartata e si diresse proprio dove si trovava il sedicente angioletto. Quando si fermò e vide ciò che rimaneva del biondino tutto coperto di tagli e con la gola mozzata, esibì un'espressione disgustata.
    "Lo hai trovato così?" chiese a Mephisto, senza gli venisse neanche in mente che forse qualcosa potesse non andare in quella scena. "Lo sapevo avrebbe combinato qualcosa del genere"

    Ksefira attese immobile una risposta, guardandosi attorno.
    In effetti Elenthyr ci aveva azzeccato. Gli occhietti gialli del gatto guizzarono verso di loro, facendola sobbalzare. Senza alcun preavviso il felino si lanciò con un balzo addosso all'elfo, attaccandosi alla sua gamba destra per poi allontanarsi e scrutarlo in malo modo.
    Gli soffiò contro stizzito, puntando con la coda all'arma su cui aveva poggiato le manine fatate probabilmente per precauzione.
    La ragazza sghignazzò.
    "Aah, sempre la solita storia. Non agitarti Elenthyr, non serve stare in assetto di guerra"
    L'animale si circondò di una luce biancoazzurra che sfrigolò attorno al suo corpo. Ksefira si voltò verso il suo lupetto preferito, elevato al rango di copricapo, per godersi la sua reazione.
    Quando dall'alone d'energia emerse un'improbabile vecchietta armata di scopa, con tanto di bastone a forma di coscia di pollo del Genio delle tartarughe, non poté trattenere un sorriso.
    "Salve" disse quella con disinvoltura, esibendo con fierezza la sua vestaglia verde oliva.
    Oltre ad essere stravagante, aveva la perfetta aria della vetusta signora dotata dell'incredibile saggezza tipica dei vecchietti fantasy.
    "Sempre con stile, eh?" fece lei, avvicinandosi per stringerle la mano.
    Si sarebbe sicuramente divertita nel constatare quanto Elenthyr trovasse allettanti i convenevoli della vecchietta che gli si era attaccata addosso pochi secondi prima con gli artigli. Poteva diventare un buon pretesto per darsele tra cani e gatti!
    "Mh, stavo pensando a qualche frase ad effetto da usare in questa circostanza ma non mi è venuto in mente niente. Per questo ho preso tempo" spiegò l'anziana donna, indicando il punto dove prima era acciambellata in forma di gattona fuffosa.
    "Direi che va bene così" rispose Ksefira, estraendo lentamente la propria spada e portandosela al fianco. "Non voglio rubarti troppo tempo, avrei bisogno tu dessi un'occhiata alla mia Igris. Dev'essersi scheggiata, e non capisco come"
    Erana rimase alcuni secondi in silenzio, poi lanciò la scopa in un angolo con un movimento fludo del braccio e afferrò l'arma dalle mani della ragazza. Si voltò e si diresse ad uno degli scaffali alle sue spalle, recuperando un servizio per il the dopo aver riposto anche il bastone e lasciò Igris poggiata al muro. Rovistando fra i cassetti prese anche delle posate, un contenitore con un coperchio metallico e una piccola boccia di vetro con qualcosa di colorato all'interno.
    "Prima volete favorire?"
    Con un cenno li invitò a sedersi. Aprì il contenitore, poggiando due tazze sul tavolo e riempendole con un nero liquido dall'aroma leggermente aspro. Il piacevole profumo si diffuse nella stanza, creando una rilassante cortina casalinga.
    Dalla fiaschetta estrasse alcune strane piume rosse, gialle e azzurre, e le porse ad entrambi.
    "Se vi piace bello caldo quella rossa, se lo volete freddo quella azzurra. Quella gialla serve per addolcirlo nel caso sia troppo forte"
    Ksefira ne prese due azzurre, adorava i liquidi e i cibi freddi. Le intinse nel the e le lasciò disciogliere, passando lo sguardo sulla sua spada rozzamente abbandonata al destino nefasto.
    "Grazie" aggiunse semplicemente, mentre in pochi secondi la tazza si raffreddava.
    Anche Erana prese posto di fronte a loro munita di bevanda.
    "Chi è questo bel guerriero che ti sei portata dietro?"
    Normalmente le presentazioni si sarebbero fatte all'ingresso, ma non ci sarebbe stato gusto. E poi così fa più figo. "Anche tu vuoi una ritoccata alle tue armi?" chiese rivolta ad Elenthyr. "Non so soltanto ripararle"
    Aspettò che fosse lui a rispondere. Avevano instaurato una buona confidenza reciproca, ma non le sembrava educato imporsi in quel modo.
    Un improvviso grido alle loro spalle li costrinse a voltarsi. Si ritrovarono davanti uno strano essere dalle fattezze vagamente scimmiesche, armato di coda ad anelli e persino di capelli, dal pelo grigio e folto. Che arcicaiser stava succedendo?
    Ksefira non sperava in una risposta consona, ma si voltò verso Erana in cerca di spiegazioni. Quella inclinò il capo, fissando il nuovo arrivato.
    "E questo chi diavolo è?"
    Ecco, ottimo. Per caso l'aveva seguita? Eppure non le era parso che qualcuno si fosse trovato nei paraggi. D'altro canto, se avesse voluto attaccarli furtivamente non avrebbe fatto tutto quel baccano.
    Il corridoio da cui erano entrati inoltre non permetteva un facile contatto con l'esterno, infatti udirono i versi di quell'essere all'improvviso solo quando ebbe aperto la porta per entrare nella sala.
    Sospirò.
    "Scusami Erana, non mi ero resa conto che ci stessero seguendo"
    La vecchietta sorrise divertita, limitandosi ad aggrottare la fronte.
    "Poco male, c'è posto anche per lui"
    Quell'affermazione pareva un po' ottimista. Non era proprio il luogo più ampio del mondo, già in cinque avrebbero cominciato a starci stretti ammeno non avesse voluto aumentarne le dimensioni con qualcuna delle sue stramberie.
    E non sarebbe entrato qualcun altro... vero?
     
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    I secondi passavano mentre Ksefira ed Elenthyr attendevano una risposta che sembrava destinata a non esserci.
    Poi con un guizzo degli occhi gialli, il micione acciambellato d'innanzi al caminetto con un balzo fu addosso all'elfo; il quale per fortuna del micione non fece alcun tentativo di difendersi, altrimenti per cena ci sarebbero stati filetti di gatto.
    Come se non bastasse il felino ebbe pure il coraggio di soffiargli contro guardando con aria ostile le sue mani poggiate sulle else delle lame gemelle.
    Girandosi poi verso la ragazza al suo fianco: "io agitato?" rispose con voce pacata, la quale risuonò più minacciosamente di un tono di voce alterato; comunque Elenthyr spostò le mani dalle spade solamente per portarle ai fianchi, ove i pugnali adamantini facevano bella mostra di se.
    Un'alone di luce circondò la figura del gatto e quando si ritirò, davanti a Ksefira ed all'elfo una anziana signora si ergeva in piedi.
    Dato che anche lui era consono a queste trasformazioni, Elenthyr non ne rimase sorpreso, anzi fissò la vecchietta con uno sguardo che stava ad indicare che non c'era bisogno di fare tutto quello spettacolo per così poco.
    Dal canto suo Ksefira sembrava stimare oltre ogni elfica ed umana comprensione l'anziana donna; possibile che questa apparentemente inoqua nonnina fosse dotata di poteri magici? Naturalmente si, si rispose tra se e se l'elfo, altrimenti Ksefira non ci avrebbe condotti in questo luogo ameno.
    Come in ogni fantasy che si rispetti, prima che il maestro, mago, o qualsivoglia altra figura mistica dotata di poteri magici destinata a compiere un'impresa, faccia ciò per cui i protagonisti hanno fatto il tragitto , anche la nostra amabile signora, accantonò senza tante cerimonie la spada che Ksefira le porgeva, e li invitò ad assaporare una assai strana bevanda.
    Elenthyr favorì e prese a sua volta 2 penne azzurre, una la mise nel liquido per raffreddarlo mentre la seconda se la mise tra le labbra e iniziò a succhiarla con aria distratta.
    Mentre stavano sorseggiando tranquillamente la bevanda, lo spadaccino intercettò lo sguardo che Ksefira lanciò alla propria arma, e capì che anche lei era ansiosa di portare a termine il compito che si era prefissata, ma conoscendo meglio di lui i modi stravaganti della loro ospite si era rassegnata ad aspettare i dilei comodi; così Elenthyr non volendo rovinare i piani della sua amica si preparò ad una lunga ed estenuante attesa.
    Quando la loro anfitrione interpellò l'elfo, egli rispose:
    "Elenthyr per servirvi Lady Erana..." ed accennò un inchino chinando il capo in direzione della figura seduta al capo opposto del tavolo.
    All'improvviso uno schianto, ed una figura assai strana apparve sulla porta; prima che chiunque potesse fare una mossa, Elenthyr era già balzato in piedi ed aveva estratto con velocità fulminea i due pugnali; fortunatamente per il nuovo arrivato l'elfo aveva ormai temperato quasi del tutto il suo animo focoso, e ora gli piaceva fare domande prima di uccidere.
    Dato che le due donne non erano allarmate il guerriero ripose le proprie armi nei respettivi foderi, ma continuò a tenere lo sguardo fisso verso la figura dalle scimmiesche sembianze, e lo sguardo non era proprio di benvenuto
    "per rispondere alla vostra domanda Lady Erana" riprese con voce tranquilla l'elfo come se nulla li avesse interrotti dalla loro amabile conversazione, "se Ksefira si fida di voi a tal punto da affidarvi la sua Igris, chi sono io per non fare lo stesso? quindi se volete sottoporrò le mie lame alle vostre amorevoli cure."
     
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    Perdonate il ritardo e la stringatezza, ma dopo appena cinque mesi di gap, ho serie difficoltà a ricordare anche solo di cosa parli questa role. Per il momento cerco solo di sbloccare la situazione e di scaricare barile a voialtri ^^"

    ...e meno male che questa doveva essere una role rapida XD

    Ad un osservatore di passaggio, Dalla poteva sembrare una tizia qualunque, appoggiata sulla parete al principio di un vicoletto laterale, mentre giochicchiava a lanciare su e giù una spessa moneta di rame e guardandosi distrattamente attorno. Un osservatore più attento, forse, si sarebbe accorto che le sue occhiate erano indirizzate verso una casa in particolare, ma il suo atteggiamento non lasciava comunque trasparire nulla, se non un'anonima curiosità. Quando però vide una creatura dall'aspetto scimmiesco avvicinarsi all'entrata della casa in questione, superare la soglia e penetrare al suo interno, Dalla si rizzò di colpo, recuperando al volo la moneta appena lanciata. Chi era quel tizio?
    Osservò perplessa l'edificio, chiedendosi se lo dovesse considerare un alleato o un nemico. Né lo riconosceva né Kserifa aveva accennato con lei alla sua esistenza, ma a giudicare dal casino che aveva fatto nell'entrare era poco probabile che avesse degli intenti negativi. Qualunque fosse il caso, lei preferì un approccio più furtivo: si avvicinò alla casa ed entrò, evitando però di farsi sentire. L'interno si rivelò sorprendentemente... grande: l'atrio si immetteva in un lungo corridoio immerso nel buio, in cui non sembrava esserci né la scimmia appena entrata, né Ksefira o Elenthyr. Trattenne un gemito di dolore, quando trasformò l'occhio destro in quello di un gatto, in modo da poter vedere nell'oscurità davanti a sé ed imboccò il corridoio silenziando i suoi movimenti grazie alla magia illusoria. Procedette così per qualche minuto, tenendo la mano destra sull'elsa del fioretto e reggendo nella sinistra la moneta di rame, prontissima a sfoderare la prima e scagliare la seconda nel caso stesse mettendo il naso dove non fosse desiderata.
    Poco più avanti sentì provenire delle voci e lì si fermò. Attese qualche secondo. Era la voce di Elanthyr quella? Ma chi era la lady Erana a cui si stava riferendo? Dalla si appoggiò di nuovo alla parete, senza avanzare oltre: era entrata nella casa (anticipando così il suo incontro con la ragazza e l'elfo-lupo), solo per aiutarli nel caso di una possibile presenza ostile. Non provenivano segni di lotta dalla stanza nella quale si erano evidentemente rifugiati i due alleati, sicché... che male c'era ad aspettarli appena dietro alla porta senza palesarsi? Non stava facendo nulla per nascondersi, se non mascherando il suono dei suoi passi: se l'avessero scoperta bene, altrimenti... surprise!

    Dalla usa la prima e la sesta tecnica ^^
     
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    Zan zan zan!
    Void era entrato di cattiveria come l'FBI facendo un casino roboante manco fossero in uno stadio.
    L'elfo su cui aveva messo gli occhi, motivo di attrazione fisica per lui con il sederino sodo e quel fisico sinuoso quanto aggraziato si era messo subito in allarme, per poi abbassare le armi. Impossibile capire se lo avesse fatto per aver intuito l'intelligenza del lemure o perché semplicemente la vecchia gli aveva trasmesso un po' di buon senso.
    L'elfo usava armi decisamente graziose e pericolose, due spadini dal design decisamente accattivante, a differenza dell'umana con un rozzo spadone con un aspetto non troppo aggraziato, abbandonato senza ritegno in un angolo buio e triste della stanza.
    Void intuì che la vecchia che lo invitò a restare, probabilmente scambiandolo per un loro amico.
    Lui inizialmente pensava che quella casa nascondesse qualcosa di illegale e illecito come un bordello o traffichi di oppio e erbe pazze varie, come i funghetti magici vietati in molte città umane.
    Invece la vecchia proprietaria sembrava più che altro un esperta di riparazione, manutenzione e incantamento di armi e strumenti vari o qualcosa del genere.
    "Sono entrato perché era aperto, se non era aperto non entravo! Sono Void, Cacciatore di taglie. Credevo che in questo posto vi fosse qualcosa di poco legale, ma mi sono sbagliato a quanto sembra. Poco male, se lei è un esperta di miglioramento delle armi forse anche alla mia mannaia e alla mia balestra potrebbe dare un occhiata. Ahahahah!Fece il lemure tonto ridacchiando da sé mostrando la sua particolare mannaia gigante in osso di leviatano, per poi poggiarla in parte alla spada della donna con decisamente più rispetto della propria arma anche se un po' gli pesava portarsi quella lastra ossea sempre sul dorso.
    Sorrise ridacchiando tra sé, mentre scambiava uno sguardo con la ragazza lei credeva avesse seguito lei, ma lo sguardo di void alla: "guarda che non seguivo certo te" avrebbe chiarito che a interessarlo era qualcun'altro.
    L'elfo sembra leggermente disturbato dalla sua presenza, ma era sicuro che presto si sarebbero chiariti, di certo a void non dispiacevano i maschietti con un carattere deciso come lui.
    Le orecchie di void però si rizzarono e lui si voltò verso il corridoio buio dacui era passato, void non era una cima, ma aveva un istinto buono.
    Sentii subito il passo tipico di un essere umano, e doveva essere donna per l'odore e la leggerezza dei passi.
    La vecchia e l'altra donna avevano un odore diverso, questa non sapeva di sangue e sudore o di vecchia e l'elfo a differenza degli umani non aveva un cattivo odore.
    Questa doveva essere una specie di ninja a giudicare dalla leggerezza dei passi, quasi elfica a tratti, ma comunque diversa.
    "c'è un altra cliente?"
    Chiese a un tratto void, mentre metteva una penna gialla e una blu nel suo thè nero strano.
    La situazione era bizzarra, ma per un tipo bizzarro come Void era perfettamente normale e sensata.

    Edited by Master of Void - 6/11/2019, 15:38
     
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    Erana squadrò tutti i suoi nuovi commensali uno dopo l'altro, Void più a fondo degli altri. Forse dava l'impressione della mistica vecchietta preveggente, tipica di qualunque fantasy che si rispetti, eppure era confusa quanto Ksefira di trovarsi di fronte una così irruenta presenza.
    "Aperto? Non dimentico mai la porta aperta. Il corridoio serve proprio ad anticipare ingressi indesiderati"
    Ksefira ed Elenthyr erano entrati dopo di lei, tecnicamente i colpevoli sarebbero dovuti essere loro. Stava di fatto che una porta aperta non era un valido motivo per scagliarsi in casa alla gente. Senza dubbio quella scimmia era fuori di testa. Ma chi non lo è in quest'isola?
    Ksefira mugugnò ed emise un brontolio contrariato nei confronti di quello strano coda ad anelli. Non le erano mai andate a genio le bestie che camminavano su due zampe ed erano persino in grado di mettere insieme due vocaboli uno dopo l'altro. Aveva fatto un'eccezione per Fehrar perché in qualche modo sarebbe dovuto esser loro utile. Aveva fatto di tutto fuorché rivelarsi utile da quando l'aveva conosciuto, ma dettagli.
    Erana prese nuovamente parola mentre anche l'ultimo arrivo, almeno sperava fosse l'ultimo, stava per manifestarsi. Chi era questa volta? Fehrar in persona?
    "Tutti abili spadaccini a quanto pare. Si, siete venuti nel posto giusto. Gli amici di Ksefira sono anche miei amici, e ormai è molto tempo che sono in pensione quindi non posso neanche chiedere un compenso"
    "Lui non è mio amico" disse Ksefira indicando la scimmia con tono contrariato. "Anzi dopo questa scenata mi viene una gran voglia di buttarlo fuori a modo mio"
    La vecchietta accennò un sorriso, lasciando invece che Void si servisse come preferiva con il suo the e le sue strane piume colorate. Ksefira dal canto suo si limitò a recuperare Igris da dove l'aveva poggiata e a far scivolare gli occhi sulla lama che pareva lucida come fosse stata appena forgiata. Sfortunatamente, durante la sfida dei carri aveva dovuto abusare del suo potere per non spiaccicarsi con le chiappe a terra e non poteva più definirsi esattamente come nuova.
    "Io penso invece che non sia giunto qui proprio per caso" ammise la vecchia, mentre una voce in lontananza sussurrava "QUANDO MAI LE COSE A KENGARD ACCADONO PER CASO?"
    La guerriera non ne era così sicura, ma dopo una veloce scrollata di spalle la lasciò continuare. "La Nebbia non ha inviato una richiesta al cacciatore di taglie? Se non sbaglio era questione di... vampiri"
    Lo sguardo di Ksefira guizzò sul lemure poi su Elenthyr. In effetti non ricordava di aver parlato della cosa a Erana, ma probabilmente non era l'unica della Famiglia d'argento ad intrufolarsi in casa sua in quel modo per chiedere aiuto. Se era veramente come diceva, avrebbero potuto senz'altro condividere il loro prossimo obbiettivo.
    "Sei Void il cacciatore di taglie di Andorix?" chiese la ragazza atona al lemure antropomorfo, con sguardo solo un pochino astioso. "Se non sei tu fammi il favore di sloggiare"
    Erana invece si rivolse direttamente all'elfo, così rispettoso e curioso da metterle il buon umore.
    "Certo che potrò dare un'occhiata alle tue lame. Se hanno affrontato pesanti armature potrebbero aver bisogno di una ritoccata, e tu mi dai proprio l'impressione di uno che prova gran giubilo nel maneggiarle in questi frangenti. Dico bene?" disse mentre passava delicatamente le mani sul filo di Igris.
    Si interruppe giusto il tempo di ridacchiare. "Ovviamente, come tempo fà feci con Igris, posso cercare di carpire quale bellezza custodiscono se me lo concedi. Capita, seppur di rado, che l'energia di uno spadaccino riesca a permeare la propria arma fino a conferirle un segreto. Sfortunatamente non sono in molti ormai a saper estrarre questi così detti segreti, ma per vostra fortuna... tra quei pochi ci sono anch'io"
    Non aveva l'aria di chi si stava vantando, piuttosto quella di qualcuno che voleva condividere la propria veneranda passione. Ksefira aveva già sperimentato le abilità di Erana ed era sicura di poterle affidare qualunque arma, lei avrebbe saputo cosa fare.
    Si erano date spesso una mano a vicenda. Aveva aiutato svariate volte quella vecchietta, procurandogli gli ingredienti necessari per i suoi intrugli e per tutto quello che amava sviluppare nel tempo libero. Riguardo a ciò, era meglio che né Elenthyr né Void sapessero per cosa usava i suoi trucchi alchemici, o più che affidarle armi l'avrebbero fatta rinchiudere.
    Non che fosse così facile costringerla. In ogni caso, sperava che il suo lupetto avrebbe accettato di combattere ancora al suo fianco come aveva detto. Quel giorno ci sarebbe stato davvero da divertirsi, altro che i sotterranei di Kerus e le mega-mega-mega apparizioni auree!

    L'elfo dai capelli d'argento e l'umana che gli camminava a fianco erano proprio sulle tracce di quel gruppo di sgangherati che stavano conversando del più e del meno, tra spade e lemuriani problematici. Non si fermarono, ma passarono a pochi metri dall'ingresso che ciascuno di loro aveva poc'anzi varcato, pochi istanti dopo che lady Dallanna avesse messo piede nel corridoio oscuro.
    L'espressione dei due era di quanto più struggente ci si potesse aspettare da un elfo dai capelli d'argento e dalla sua compagna biondina. Quello che aveva visto non l'aveva turbato più di quanto già non fosse.

    Questione di... vampiri. E non di quel tipo di vampiri la cui favella imperversa radiosa nel multiversale propagarsi del volgar gergo, bensì individui decisamente più problematici. No spe, di questo se ne potrebbe parlare. Diciamo piuttosto problematici ma d'altro genere, del tipo non buono.
    Per qualche oscura ragione, la porta dell'anziana Erana era rimasta di nuovo aperta. La curiosità uccide il gatto, o il copricapo in questo caso, e la misteriosa femmina che aveva per ultima varcato quell'oscuro ingresso pareva proprio agire per mera curiosità. Altrimenti perché intrufolarsi alle spalle di quel lemuriano, che si era intrufolato alle spalle di Ksefira e di Elenthyr?
    L'elfo parve accorgersene. Con la coda dell'occhio scorse del movimento, e il suo fine olfatto captò tracce ben distinte. Troppi odori familiari tutti nello stesso posto per potersi trattare di una coincidenza, odori che ormai si era ben impiantato nella memoria per potersi confondere. Il suo non era l'olfatto di un lupo o di un drago, ma era abituato a memorizzare gli odori. Specialmente quelli che percepiva in forma di grifone, che a contatto con le sue fiamme aumentavano d'intensità.
    Sospirò e si fermò, facendo cenno alla donna accanto a lui di fare lo stesso. Si voltarono, tornando sui propri passi.
    Si fermarono proprio di fronte alla dimora di Erana, ma non entrarono. No, perché è maleducazione entrare anche se la porta è aperta! :sclero:

    Edited by Aesingr - 2/12/2019, 21:59
     
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    Invadente, esuberante... questi erano gli aggettivi che venivano in mente ad Elenthyr da attribuire al nuovo arrivato.
    C'era qualcosa nel suo atteggiamento che lo urtaba nel profondo, qualcosa che ancora non si era manifestato, forse lo sguardo....? bho l'elfo non sapeva spiegarselo, ma sicuramente da lì a poco sarebbe riuscito a spiegarselo, e aveva l'impressione che non gli sarebbe piaciuto affatto scoprirlo.
    Gli occhi dell'elfo si assottigliarono quando senza essere stato invitato da nessuno, il lemure si accomodò e si servì del tè e delle piume che Erana aveva offerto a Ksefira e a lui;
    poi come se non bastasse continuò a blaterare di mannaie giganti, balestre... ma chi si credeva di essere quel tipo?
    A quanto pareva si spacciava per un cacciatore di taglie, ma se quello era un cacciatore di taglie, lui, Elenthyr, era un vampiro.
    Per poco non si strozzò con la bevanda che stava assaporando, quando lady Erana spacciò quel Void, così aveva detto di chiamarsi, per un'amico di Ksefira;
    d'accordo che la ragazza frequentava compagnie poco raccomandabili, bastava ricordarsi del gatto antropomorfo che li aveva accompagnati nei sotterani di Kerus, ma da lì a fare amicizia con gente così... Elenthyr sperava in cuor suo che la sua amica negasse qualsivoglia affinità.
    Fortunatamente così fù: anzi Ksefira era pronta a scacciarlo a calci in c... oda!
    Quando finalmente il discorso vertì sulla Nebbia Argentata, le orecchie di Elenthyr si drizzarono: voleva saperne di più su quella organizzazione segreta, composta dai migliori assassini dell'isola.... "oddio migliori fino ad un certo punto" si disse lo spadaccino gettando un'occhiata in tralice al nuovo venuto...
    Lo sguardo di Elenthyr venne attratto dalle mani della vetusta signora seduta d'innanzi a lui, le quali scorrevano con maestria lungo tutta la lunghezza di Igris:
    "bhe lady Erana, non vi nasconderò che l'arte più pura che esista secondo il mio modesto parere, è il canto... quello delle lame. Quando scendo in battaglia, udire il tintinnio delle mie spade che cozzano contro altre, mi inebria come il miglior idromele ed il mio sangue scorre più velocemente, seguendo il ritmo di questa danza bellissima, ma mortale."
    "quindi" proseguì Elenthyr, "se voi foste in grado di accordare i miei strumenti, poichè di questo si tratta, sarei l'elfo più contento al mondo e la mia gratitudine non avrebbe eguali."
    I pensieri dell'elfo andarono ai sotterranei di Kerus, dove aveva lasciato un conto in sospeso con un certo grifone di fuoco... la prossima volta che lo avesse incontrato....
     
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    Dalla sua posizione, Dalla (?) riusciva ad origliare perfettamente tutto ciò che veniva detto nella stanza al di là della porta chiusa davanti a lei. Seppur fu Ksefira stessa a confermare che quella creatura scimmiesca non era né un alleato della Nebbia, né tanto meno un suo amico personale, la situazione si mantenne sempre piuttosto calma. Quasi troppo calma anche, pensò lei quasi a malincuore. Si trattenne dal sospirare, non tanto perché temeva di essere sentita (illusioni = er mejo), ma piuttosto perché non sapeva come spiegarsi il suo disappunto. Non era da lei augurarsi che qualcosa andasse male... o forse... non era da molto che era approdata a Kengard, ma quel poco tempo le era stato sufficiente per capire una cosa: se a Kerus non scoppiava il casino entro breve, c'era sicuramente qualcosa di peggio in agguato.
    Appoggiò la schiena contro la parete del corridoio, lanciando prima una breve occhiata al muro alle sue spalle per accertarsi di non schiacciare nulla di strano. Il suo atteggiamento appariva rilassato, ma la sua mente era in fermento e la sua attenzione divisa tra l'ascoltare e il sondare l'oscurità con il suo occhio modificato. Chi era quella scimmia? Aveva degli alleati all'esterno che potessero creare problemi? Anche se non era ostile in quel momento, si sarebbe dimostrato tale in seguito?
    La risposta arrivò per mezzo dell'altra voce sconosciuta della stanza, quella che Elenthyr aveva chiamato "lady Erana". Aveva definito il nuovo arrivato un cacciatore di taglie? Stava quindi cercando un qualche ricercato oppure era la Nebbia ad aver bisogno dei suoi servigi? Dalla continuò ad origliare, concentrandosi sul discorso Ksefira-scimmia e cercando di ignorare il più possibile gli auto-elogi della lady e le reminiscenze dell'elfo.
     
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    Void non dava troppo peso ksefira e le sue minacce, anzi con un sorriso e un atteggiamento decisamente troppo irriverente, tipico di una scimmia scema e soprattutto deludente, mescolava il thè producendo un fastidioso tintinnio.
    "Rinfrescati le idee sorella, odio l'odore di umani sudati... E comunque sono proprio io: il leggendario cacciatore di taglie Void da Andorix. Al momento sto svolgendo un incarico della massima importanza e lady Erana ha detto il giusto: vampiri... O almeno uno di loro che sembra essere decisamente problematico. Di più non posso rivelare e non certo perché non so nulla a riguardo!"
    Rispose Void con aria spavalda e orgogliosa, il suo sorrisetto aveva un che di irritante. Questo poiché lui stesso era irritato dal fatto di sapere poco o nulla della preda da cacciare: il fantomatico vampiro, di qui non aveva idea nemmeno dell'aspetto che dovesse avere di preciso.
    Spiava di sottecchi intanto il delizioso elfo spadaccino delle lame (XD) mentre beveva il thè, che invece non sembrava altrettanto deliziato.
    Void era un lemure ostinato, o sarebbe meglio dire testardo, e non avrebbe mollato facilmente un boccino simile, che a differenza della umana che puzzava di sudore, polvere e sangue aveva un delizioso profumo virile e sinuoso.
    Void però non sapeva ancora che quel odore era sinonimo di botte imminenti e provò comunque a approcciarsi a lui.
    "su non guardarmi così in cagnesco, sono sicuro che diventeremo ottimi amici. Dopotutto anche io amo il rombo delle miei spadoni e mannaie. Non ci unisce forse questa nostra passione per corpi virili che si scontrano in una apoteosi di grazia e estrema violenza? Corpi che si toccano... Gemiti... Armi devastanti e scintille... Insomma capisci cosa voglio dire? In battaglia esisti solo tu e il tuo avversario vincolati in uno scontro all'ultimo sangue, ha un che di intimo non trovi? Essere l'ultima cosa che i miei avversari vedono per me lo è abbastanza."
    Fece lui sorridendo in modo accattivante, cercando di fare la figura del grande maschio forte... Non poteva certo aspettarsi la realizzazione dell'elfo a una simile pomposa pagliacciata.

    Edited by Master of Void - 27/12/2019, 23:17
     
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    Ksefira cercò di ignorare quel tale Void, ma essendo un inviato della Nebbia non poté farlo come avrebbe voluto. Sospirò e si poggiò con la schiena all'unica parete libera della stanza, cercando di elaborare le poche informazioni.
    "Certo che ad Ahsnaeris devono davvero essere agli sgoccioli se mandano un tipo del genere a caccia di vampiri" sottolineò acida, e non solo perché quel Void non le stava per nulla simpatico ma anche per l'inadeguatezza dei mezzi della Nebbia. "Comunque per questo genere di cose qualcuno dovrebbe averti consegnato una mappa o roba del genere, tanto vale che la mostri se vuoi altre informazioni"
    Che non gli avessero detto granché era un bene, almeno in quello non si smentivano. Se non altro delle indicazioni le fornivano sempre, più o meno dettagliate che fossero.
    Quello che più la indispettiva era l'atteggiamento presuntuoso della scimmia, oltre alle sue frasi tendenzialmente altisonanti che mal si addicevano ai suoi modi. Nella Famiglia d'argento non erano soliti trattare da superiori i mercenari, ma se quel lemuriano avesse seguitato ad importunarli avrebbe rivoluzionato ogni regolamento esistente a suon di stiaffi, da quello della Nebbia a quello nella sezione del forum.
    Erana in quel momento era più interessata alle spade di Elenthyr che al resto. Quando egli gliele consegnò le afferrò con attenzione e con cura ne poggiò una insieme ad Igris sul tavolo, assentandosi mentalmente per diversi secondi con l'altra fra le mani. Socchiuse gli occhi e assottigliò lo sguardo, poi si voltò verso la porta d'ingresso aggrottando la fronte.
    Respirava con una tale calma che non sembrava neanche il suo torace si stesse muovendo, assorta in una concentrazione quasi trascendentale di cui nessuno in quella stanza, probabilmente, poteva comprendere le radici. Di scatto riaprì le palpebre e si affrettò a riporre anche la seconda spada sul tavolo.
    "Grandioso! Il canto è senza dubbio un talento che ti si addice Elenthyr"
    Ciò detto si avvicinò ad uno degli scaffali della libreria a croce e armeggiò con i tornanti che la sorreggevano. Con un gesto la staccò dalla parete e disinvolta la mosse di lato fino a spalancarla. Essa cigolò come l'anta di un antico portone, urtando il tavolo a causa dello spazio ridotto.
    "Perdonatemi" disse voltandosi con un sorriso imbarazzato, mentre alle sue spalle si apriva una seconda stanza decisamente più ampia dell'anticamera in cui li aveva accolti.
    La donna salì il gradino che fino a qualche momento prima era la porzione della parete fra la libreria e il pavimento e li invitò a seguirla. Bastava un rapido sguardo o un'annusata veloce per rendersi conto che in quella stanza Erana teneva tutti i suoi intrugli e controintrugli alchemici, come nel più rifornito dei laboratori.
    Lì dentro la temperatura era più bassa di qualche grado. L'odore pungente dell'incenso si diffondeva nell'aria anche se non con troppa insistenza, mentre dagli angoli della stanza proveniva un ronzio discontinuo da alcune sfere di vetro luminose di colore azzurro.
    "Non sapevo che avessi una stanza segreta" asserì Ksefira, piuttosto stupita di non esser mai stata invitata là dentro prima d'ora. In effetti quando si trattava di Igris le lasciava la spada per un po' e se ne andava.
    "Ho sempre sognato di averne una da bambina, non è fiera?" chiese Erana con voce da vecchietta appassionata. "Dove pensavi che lavorassi, di là? Non c'è spazio neanche per dormire!"
    "Chi ha mai creduto che tu avessi bisogno di dormire?" scherzò Ksefira, effettivamente dubbiosa sul fatto che quella donna dovesse fare nanna nella sua forma umana. L'aveva sempre vista riposare davanti al camino nel suo aspetto felino, raggomitolata per terra con tale naturalezza che nessuno avrebbe mai sospettato della sua vera identità.
    Nella sua testa frullarono strani quesiti sul sonno di un gatto e su quello umano; una vecchia che si trasformava in felino avrebbe avuto bisogno delle stesse ore di sonno in entrambe le forme? Il metabolismo del gatto sarebbe stato accelerato rispetto a quello umano? Un uomo poteva mangiare tanto e poi riposare in forma di gatto piccino piccino, senza quindi dover smaltire tutto? Magari Elenthyr ne sapeva di più, lei non era per nulla avvezza a quel genere di cose. Perlomeno lui avrebbe potuto spiegarle cosa succedeva con il passaggio da elfo a copricapo.
    La vecchietta prese le tre spade, quelle di Elenthyr e Igris, e le infilò tutte all'interno di un grosso contenitore di metallo da cui scaturiva un leggero fumo verdastro che, a dirla tutta, non aveva un aspetto troppo gradevole. Quando le tirò fuori se le passò una ad una fra le mani, rivolgendosi anche alla scimmia esuberante.
    "Vuoi anche tu una ritoccata alla tua arma?"
    Ksefira si aspettava che gliel'avrebbe chiesto, anche se in cuor suo sperava di cattiveria che non avrebbe trovato alcun -segreto-, come li chiamava lei.
    Restituì Igris a Ksefira e si concentrò su una delle spade di Elenthyr. Mentre era impegnata ad elaborare chi sa quale tecnica di forgiatura mistica, Ksefira ne approfittò per gironzolare qua e là. La stanza era illuminata da un grande lucernario che diffondeva un tenue bagliore giallo ocra sulle pareti e sugli strumenti del mestiere di Erana.
    Gli artefatti d'ignota fattura non erano molti; per la gran parte erano vasetti di piume colorate, matite, pergamene e boccette, non sempre riposte nel più ordinato dei modi. In effetti a parte lei non sarebbe dovuto entrare nessuno là dentro, non considerando il fatto che in dieci minuti gli stava entrando in casa mezza Kerus. E già ne basta un quarto di Kerus per scatenare il delirio!
    Solo in quel momento si soffermò a fissare le sfere azzurre, poggiate ciascuna su un basso piedistallo agli angoli della stanza. Avevano un'aria decisamente familiare, anche se non proprio del tutto. Era convinta di averle già viste; forse da una diversa prospettiva.
    "Non mi era mai capitato prima" asserì Erana all'improvviso, distogliendola dai suoi pensieri.
    Quando tornò a fissarla, la vecchia aveva impugnato entrambe le spade di Elenthyr. Le stringeva saldamente incrociate di fronte a sé, con lo sguardo perso nel vuoto.
    Con un rapido movimento di entrambe le braccia le sfregò una sull'altra, portandole una a destra e una a sinistra. un canto come di metallo sguainato dal metallo si diffuse tutt'attorno. Ciò che avvenne di straordinario fu che non scomparve, continuò anzi a dipanarsi nell'ambiente circostante come il suono di una campana armonica.
    Dalle lame sfrigolarono scintille di luce elettrica, le quali si unirono a formare sulla superficie di entrambe le spade un velo nero ed incandescente. Il calore si poteva sfiorare ad alcuni metri di distanza, come se Erana tenesse in mano due enormi nuclei d'energia. Se a quella distanza pareva di trovarsi di fronte ad un fuoco alto un paio di metri, tenerle in mano non doveva essere proprio divertente.
    La vecchia strinse con forza l'elsa di entrambe le spade, emettendo un basso sibilo fra le labbra. L'energia si dissolse e le armi tornarono al loro aspetto originale. Dal piatto delle due lame tuttavia provenivano ancora saette scure, le cui volute impiegarono diversi secondi a dissolversi.
    Quando riaprì gli occhi e riconsegnò le spade ad Elenthyr, i palmi delle sue mani erano visibilmente anneriti. Pareva li avesse lasciati a rosolare sul fuoco, ustionandosi la pelle in più punti.
    "Oh per il Maestro del vuoto, a cui sia chiaro non sono fedele, ci mancava poco che ci rimettessi le manine!"
    La cosa più che spaventarla sembrava averla emozionata, ma dettagli. "Elenthyr, solo tu puoi utilizzare il segreto delle tue spade senza ripercussioni. Com'è per Ksefira. Igris per poco non mi fece volare ad Itios la prima volta! A proposito Ksefira, non utilizzare il segreto di Igris per un po' o si spezzerà irrimediabilmente"
    Anche Ksefira, che di spade se ne intendeva, rimase decisamente colpita da quanto aveva visto. Lei per imprimere potenza ad Igris doveva incanalare la sua energia dalle mani attraverso l'elsa, fino all'acume del filo della lama. Per Elenthyr doveva probabilmente valere lo stesso, ma l'effetto sarebbe stato decisamente diverso.
    Fissò la propria spada. La sottile ammaccatura che ne scheggiava la superficie era ancora presente, ma Erana aveva sicuramente già provveduto a curarla con le sue arcane abilità. Niente era istantaneo, probabilmente avrebbe recuperato gradualmente la sua perfezione entro qualche tempo. Chiedere ad una spada di farla volare con un peso aggiuntivo sulla schiena era stato forse un po' troppo, era colpa sua che aveva esagerato.

    Nell'oscurità dei loschi corridoi, l'elfo dai capelli d'argento e la donna al suo fianco avanzavano imperturbabili. Indecisi se proseguire, incerti di dove si stessero dirigendo, a passi misurati raggiunsero la porta d'ingresso dell'umile dimora di Erana.
    Si guardavano a destra e a sinistra come in attesa di un agguato da un momento all'altro, lui con aria tesa e lei con il solito sguardo languido che mai si allontanava dal suo volto.
    A qualche centimetro dagli artigli metallici dell'elfo, Dalla cercava di capire cosa effettivamente ci facesse da quelle parti. Ma c'era un quesito ben più importante che attanagliava la mente di tutti in quel solenne attimo d'imperitura empietà:
    ssarebbe riuscita Lady Dallaria a non farsi pestare dall'elfo, appiattendosi contro la parete buia? Avrebbe approfittato di questa nuova, ennesima entrata in scena per sgattaiolare alle sue spalle? Ci sarebbero entrati tutti là dentro?
    Ma, soprattutto...
    ... e ora come cacchio faccio a non far esplodere la casa di Erana se nella stessa stanza si troveranno Void, Elenthyr e il grifelfo cattivo?

    L'elfo spinse debolmente la porta che, di nuovo, ovviamente, non era stata chiusa.
     
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