A1: la prima autostrada su Kengard

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    I due draghi-roc conoscevano la strana creatura agonizzante che avevano trovato e Zephiros raccomandò Zell e Zenon di farsi da parte, i quali indietreggiarono subito. Erano tutti e quattro così intenti a guardare quella strana creatura equina che nessuno si accorse che dietro ad un albero c'era il cadavere sventrato di uno gnomo, come neppure delle strane carte da gioco disseminate a terra a pochi passi da loro.
    Lesothos era tra tutti quello più vicino e, vista la sua millenaria saggezza, iniziò a dialogare con lo strano essere agonizzante e l'atmosfera sembrò placarsi. Ma il momento di calma non durò a lungo; lo strano cavallo nero iniziò a delirare, puntando con la coda un falcetto affilato verso Zell, che si rimise subito in posizione di guardia alzando nuovamente la spada ed evocando lo scudo elettrico con l'altra mano. Il Creimvell invece soffiò come una tigre all'indirizzo della creatura misteriosa, accucciandosi sulle zampe posteriori ed inarcando la schiena in posizione di attacco.
    Zell rimase fermo ma non abbassava la spada tenendo sott'occhio la creatura misteriosa la cui reazione non fu inaspettata per il draghelfo positivo. Lo aveva scambiato per la sua controparte malvagia, affermando pure che non esisteva nessun gemello buono, chiamandolo addirittura "Più Zell". Il fatto di aver menzionato il "più" davanti al suo nome, faceva pensare che Meno Zell si divertiva a sfottere Zell mettendogli davanti al nome il segno opposto al meno, per marcare ancora di più l'astio che c'è tra loro due. Ad ogni modo, Meno Zell doveva aver infierito non poco su quel tipo, che reagiva come tutti quelli che erano finiti sotto le sue grinfie e che ora esigevano vendetta. Oltre ad essere cieco di vista, ora era cieco anche di mente.
    La situazione da calma che era prima ora stava iniziando a farsi preoccupante, il misterioso equino iniziò a delirare ancora di più, sbraitando e facendo apparire degli strani ed inquietanti simboli generati dal suo stesso sangue che sfiorarono le zampe di tutti i presenti, specialmente i piedi artigliati del draghelfo buono. Altri ideogrammi rossi comparvero sugli alberi attorno a loro, i quali avrebbero fatto la stessa fine dei loro fratelli abbattuti dalla furia della battaglia e dalle luride zampe del draghelfo malvagio.
    La misteriosa creatura ora stava mettendo alla prova Zell, chiedendogli di dimostrare che lui era il draghelfo buono e non quello malvagio.
    "Fate come dice, state fermi! O rischiamo di farci male!" Zell ordinò a tutti i suoi compagni d'avventura. Zenon assunse una posizione leggermente più rilassata ma teneva sempre gli aculei ritti sul dorso, ed era sempre pronto ad intervenire in difesa del suo amico bipede.
    Il draghelfo buono, chiamato alla prova dallo strano essere, abbassò la spada ma mantenne lo scudo elettrico per difendersi, iniziando ad instaurare un dialogo con la creatura.
    "Ascoltami. Sei visibilmente scosso e traumatizzato da quello che ti ha fatto quel mascalzone di Meno Zell, ma io non sono lui. Sono Zell! Lo Zell buono! Se non puoi vedermi con gli occhi, usa gli altri sensi! La mia voce è diversa da Meno Zell e io non puzzo come quel rettile schifoso che non si lava mai. Ora calmati e cerca di ragionare; perchè dovrei mentirti? Se io fossi Meno Zell, che motivo avrei di nascondermi dietro falso nome quando tu hai dimostrato di riconoscerlo subito? Se fossi lui, ti avrei attaccato fin da subito. Non ti avrei dato il tempo di preparare un attacco. Ma non l'ho fatto. Non l'abbiamo fatto! Il mio amico Lesothos si è approcciato a te pacificamente. Sei tu che hai iniziato a mostrare aggressività" la voce di Zell era calma ed amichevole, ma esigeva che il suo interlocutore lo ascoltasse.
    "Capisco come ti senti, ma cerca di calmarti. Noi vogliamo aiutarti e curarti. Sei ridotto malissimo ma io e i miei amici qui presenti possiamo alleviare la tua agonia ed accelerare la tua guarigione ma prima devi farci capire di non volerci attaccare. Se tu ti dimostri pacifico, lo faremo anche noi!" continuò l'ibrido elettrico buono, scrutando per un attimo gli alberi attorno a loro.
    "Hai marchiato tutti gli alberi con degli strani simboli. Che vorresti fare? Distruggerli? Come ha fatto quel verme schifoso? Vuoi abbassarti al suo livello provocando altra distruzione in questa foresta? Pensaci bene prima di reagire. Ora sta a te. Se tu attacchi per primo, noi risponderemo al fuoco ma se non hai intenzioni malvagie, dimostrati pacifico. E noi ti aiuteremo!" concluse Zell, rimanendo impalato sul posto per tutto il tempo del dialogo. Ora stava all'equino trarre le sue conclusioni.

    Spero che il mio Zell sia stato convincente XD


    Edited by ZellDragon6 - 15/12/2020, 19:20
     
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    Diavolo... disse semplicemente Zephiros,storcendo il muso,contrariato,mentre vide il loro interlocutore improvvisato agitarsi così,addirittura evocando degli ideogrammi ematici...grandioso. Ma per il mezzo grifone,invece la reazione del teramin era alquanto prevista,malauguratamente:sapeva bene,purtroppo che sarebbe stato difficile,convincere una creatura in un simile stato psico-fisico,semplicemente a parole. Lo sapeva. E,di fatto non si aspettava per nulla al mondo,di risolvere la cosa con un semplice monologo. No,affatto. Servivano tempo,calma,una ferma sopportazione della tensione ed assoluta dedizione,per l'obbiettivo che voleva raggiungere. Così non battè ciglio,non muovendo un solo muscolo del suo intero corpo,nel vedere quegli ideogrammi apparire. E il poveretto agitarsi,credendo che fossero complici di quello che lui credeva essere proprio Meno-Zell. Così si mise,semplicemente ad attendere l'occasione giusta per tornare a parlare,prestando attenzione ad ogni mossa,così come ad ogni parola,di Zell. E non appena finì...lo spettro sfuggente riprese parola,con una calma tale da farlo quasi sembrare un morto...uno spettro,per l'appunto.
    Sono interessato nel metterti al corrente che,nell'eventualità di un rifiuto...saranno obbligati a proteggere la nostra incolumità. Ma in seguito,se ce ne darai la possibilità continueremo sul nostro cammino in separata sede:non è nelle nostre intenzioni,sottrarre al tuo corpo il dono del respiro. Siamo desolati,per questo spiacevole malinteso. E per dartene dimostrazione...non ti recherò alcuna offesa psico-fisico. Ne ti controbatterò. Qualunque cosa dovesse mai avere luogo. Un destino di libertà è ancora veritiero,nei riguardi della tua esistenza,menbro della razza dei teramin. Ma sta solo a te,comprenderlo. disse semplicemente lui,che...abbassò completamente ogni sua difesa,chiudendo gli occhi,lasciandosi completamente scoperto,arrivando al punto che perfino una semplice spada avrebbe potuto ferirlo con estrema facilità:in realtà la sua guardia era ancora sufficientemente alta,per evitare inutili tragedie...ma il guerriero notturno sapeva simulare a dovere,un qualunque stato fisico ed emotivo,in caso di necessità. Ed era francamente impossibile,dire che stesse solo recitando. Non vi era nemmeno la più minuscola differenza,ad una reale dimostrazione di sottomissione e vulnerabilità.
     
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    Leamhan, con il muso rivolto a terra e le lunghe orecchie tese verso l’alto, ascoltava in silenzio le parole dei due ibridi. Il picchiettare frenetico delle zampe anteriori del teramin, unico suono rimasto a perturbare la quiete sospesa che regnava nella foresta, ricordava il ticchettare di una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

    < Ma signor Più o Meno Zell. Il fatto che non m’hai prontamente aggredito non costituisce una prova sufficiente. No. >, esordì Leamhan con il suo solito tono di voce cupo e monocorde.
    < Se il tuo desiderio era quello di catturarmi vivo, un attacco subitaneo avrebbe costituito una strategia irragionevole. Appunto dacché sapevi che le mie capacità sensoriali non l’avrebbero permesso. Inoltre la mia trappola era già predisposta. >, scandì, continuando a puntare il falcetto verso l’ibrido alato senza però mai voltarsi verso di lui. Come un metronomo impazzito, il ticchettio prodotto dalle sue lunghe zampe da insetto segnava il tempo delle sue parole.
    < Approcciarmi con la menzogna del gemello benevolo sarebbe stato più logico. >
    Leamhan fece una breve pausa, durante la quale alzò leggermente la testa per fiutare l’aria.
    < Riconosco tuttavia che il tuo odore è ben più gradevole. Sebbene potresti esserti cambiato d’abito. > Il picchiettio iniziò a rallentare leggermente.
    < Ma no. Tu non mi stai mentendo. Lo sento. Lo rilevo dall’intonazione della tua voce. Essa è invero differente da quella di Meno Zell. Così come lo è il tuo battito cardiaco. > Il ticchettare che accompagnava le parole del teramin continuava a rallentare sempre più, finché non si arrestò del tutto.
    < Si. Esso non può essere mascherato. Tu non sei lui. >, sentenziò, infine, quando il silenzio si era fatto ormai completo.

    Leamhan volse il muso verso l’ibrido positivo. Lo fissò con quel suo volto privo d’occhi per almeno una decina di secondi, senza dire nulla. Infine abbassò il falcetto; nello stesso istante, con la medesima rapidità con cui erano comparsi, tutti gli ideogrammi rossi che poco fa aveva evocato si sciolsero in contemporanea, tornando così al loro stato originale di semplici macchie di sangue.
    < Signor Più Zell e compagni. Come posso sapere che anche voi non mi tradirete. Come. Come posso. >, domandò a tutti i presenti dimenticandosi, però, d’imprimere un tono interrogativo alla frase.
    < Comprenderete i miei dubbi. Tuttavia non v’è per me altra scelta che affidarmi a voi. No. Giacché altrimenti perirò senz’altro. Vi prego dunque di non tradirmi. Cortesemente. >
    Leamhan ripose il suo falcetto incastrandolo in una delle bande di stoffa che cingevano le sue zampe posteriori.
    < Più Zell e compagni. >, aggiunse, poi, con un tono inespressivo che ben poco si addiceva al contenuto delle sue parole.
    < Necessito di cure tempestive. Poiché sto morendo. Guarite le mie ferite ed in cambio io vi condurrò da Meno Zell. Si. Io sono al corrente del luogo ove è diretto. >
    Fece per incamminarsi verso Zell e il suo gruppo, ma all'ultimo ebbe un improvviso ripensamento.
    < Me lo promettete? >, domandò a bruciapelo ritraendo di scatto la zampa con cui si era accinto a muovere un primo passo.
    < Mi promettete dunque che non mi tradirete. E che assieme fermeremo Meno Zell. Si. Me lo promettete? >

    Edited by -Aleph- - 23/12/2020, 19:46
     
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    Il ticchettio prodotto dalle sottili zampe della creatura era decisamente fastidioso per le orecchie sensibili del draghelfo e del Creimwell ed entrambi erano sul punto di saltargli addosso e staccargli la testa a morsi o a fendenti; anche se parlava piano, Zell era visibilmente nervoso, come lo era anche Zenon. Per un breve attimo, l'ibrido positivo pensò che dovessero ammazzare quello strano essere, perchè non si toglieva dalla testa il fatto di avere davanti Meno Zell.
    Subito dopo, però, il ticchettio fastidioso rallentò fino a cessare del tutto. Dall'analisi dell'odore, della voce e del battito cardiaco di Zell, lo strano equino si convinse che il rettile bipede che aveva davanti non era Meno Zell, ma il suo opposto. Gli inquietanti ideogrammi ematici scomparvero così Zell e Zenon poterono tirare un sospiro di sollievo e riporre armi ed aculei.
    Ora che aveva capito di non essere più in pericolo, il teramin ripose il falcetto in una fodera nascosta vicino alle zampe posteriori e implorò più volte i presenti di venir curato e soprattutto di non essere tradito, come probabilmente aveva fatto l'ibrido negativo.
    "Ti aiuteremo e non ti tradiremo. Abbiamo bisogno di alleati e buoni amici per cercare Meno Zell e neutralizzarlo in qualche modo. Sappi una cosa importante, se tu dovessi uccidere Meno Zell, uccideresti pure me. Perchè io e quel delinquente siamo collegati, anche se ci odiamo a vicenda." disse Zell.
    "Hai la nostra parola. Sappi che Zell è l'esatto opposto di Meno Zell. Se quel draghelfo puzzolente ti ha buttato via come un rifiuto, Zell non oserà mai farlo" aggiunse Zenon.
    "Ora ti chiedo di stare fermo, di rilassarti e di lasciarti curare, sei ridotto molto male e non devi sprecare energia inutilmente" l'ibrido buono si avvicinò al corpo dell'equino.
    Avvicinandosi alla strana creatura, Zell dovette faticare a non storcere il naso perchè l'odore del sangue della creatura era così strano da essere decisamente sgradevole, del tutto diverso all'odore famigliare del sangue di drago o di quello delizioso delle prede cacciate. Il draghelfo buono prese delle foglie curative dal suo tascapane ed usando la sua saliva, le applicò alle ferite del teramin. Ovviamente non erano sufficienti a curarle tutte.
    "Ho bisogno del vostro aiuto!" si rivolse ai due draghi-roc, specialmente a quello bianco, che probabilmente conosceva tecniche di cura efficaci.
     
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    Lesothos,soddisfatto da ciò che sentì riaprì gli occhi,rilassandosi e tenendo così le sue difese su un medio livello di attenzione ai dettagli dell'ambiente circostante. Zephiros,invece si rilassò decisamente di più,dimostrando il sollievo che provava con un ben udibile sospiro:tutto ciò lo aveva rassicurato,in quel momento più di quanto non avrebbe dovuto. Il teramin era perciò dalla loro parte,anche se non fu propriamente il loro approccio,a vincere quella serie di incomprensioni...ma quest'ultimo era ferito. E,lentamente stava inevitabilmente scivolando nell'immensità dell'oblio. E,come anche gli altri fecero loro notare dovevano fare qualcosa. Perché,se lo non avessero fatto al più presto...lui sarebbe morto,rendendo il loro tentativo di anche solo preoccuparsi di lui,in primo luogo completamente vano. Il mezzo roc non aveva mezzi curativi,malauguratamente. Solo un paio di conoscenze mediche,che in quella situazione sarebbe stato impossibile,sfruttare a dovere,se non dopo un tempo troppo lungo,per lo stato del poveretto,che nel mentre avrebbe tranquillamente fatto in tempo a spirare tre volte,come minimo. Ma il mezzo grifone...mmmh...forse lui aveva qualche altro asso,nelle sue maniche quasi "angeliche".
    Forse,caro compare teramin...posso aiutarvi in questo dilemma. disse lui,tranquillo,in quel momento come solo un angelo poteva esserlo,che avvicina il muso a quello del per lui piccolo interlocutore,toccandone la fronte con la punta:molto indelicato...ma era purtroppo una procedura necessaria,per quello che intendeva fare...
    Devo stabilire un contatto psico-fisico. E per farlo essere in contatto con la tua mente è il metodo più congeniale,per riuscirci. Per cui ti prego di,possibilmente non muovere una singola articolazione,mentre proseguirò:è un processo che,come puoi ben immaginare richiede molta concentrazione. disse il mezzo drago bianco,calcolando perfettamente il tempo e la gravità delle sue ferite. E perfino gli intervalli del dolore che lui provava,scegliendo le sue parole di conseguenza. Poi...i suoi occhi diventarono azzurri. E,così il corpo del diretto interessato si circondò di un alone dello stesso colore,che,lentamente potè sentire la mente del serafico ibrido connettersi alla sua,usando i suoi ricordi piacevoli,per creare nuovi scenari,nella sua testa che potessero tranquillizzarlo a dovere...allo scopo,praticamente di anestetizzarlo,mentre l'umidità dell'aria(stando attento a non prendere alcun genere di agente infettante dentro di essa) viene da lui condensata in acqua,che fluttua così in aria. Acqua che poi...schizza verso le sue ferite e...si congela sopra di esse,formando delle vere e proprie lastre di ghiaccio,che si fondono con ogni sua singola lacerazione,provocando un dolore assurdo,che i ricordi dovrebbero essere bene in grado di non fargli sentire. È un peccato,comunque...che non fu nemmeno una procedura tanto sbrigativa:richiedete la bellezza di ben quattro,lunghi minuti...in cui il ghiaccio si fondeva sempre più,col suo corpo. Poi,all'improvviso,dopo tutti quei minuti...semplicemente si sciolse,trasformandosi in acqua mista al suo sangue,che così...guarisce le sue ferite,senza cicatrici o quant'altro rimasto a segnalare ciò che era accaduto...incredibile...
    Allora,mio caro...come ti senti?
    Lui...lui ha...eh:impressionante,Lesothos... disse il mezzo drago nero,osservando l'accaduto,sorridendo,sempre più impressionato...riconoscendo,però qualcosa che non quadra propriamente:il modo in cui ha disposto il ghiaccio...è esattamente lì stesso in cui lui avrebbe messo delle ipotetiche bende. Lo stesso,identico modulo. Mmh...forse si stava facendo troppe paranoie...

    Edited by Elker Errani - 28/2/2021, 20:26
     
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    Rassicurati dalla ritrovata calma del teramin, Zell e il quadrupede dalle sembianze lupine, di cui Leamhan ignorava il nome, trovarono il coraggio di avvicinarglisi per tentare di trattare le sue numerose ferite. Constatarono subito che il manto nero della creatura equina era completamente zuppo di sangue. Sforzandosi di celare il proprio comprensibile disgusto, l’ibrido positivo iniziò ad applicare delle foglie curative sulle ferite di Leamhan. Mentre era intento nella sua opera di medicazione ne approfittò per parlargli del vincolo che lo legava con la sua controparte negativa: i due si odiavano profondamente a vicenda, eppure le loro esistenze erano collegate in maniera così indissolubile che la morte dell’uno avrebbe comportato necessariamente quella dell’altro.

    Leamhan, dal canto suo, non appariva particolarmente colpito dalla sconcertante rivelazione appena fatta da Zell. Anzi, in verità non era nemmeno ben chiaro se lo stesse ascoltando: invaso da un moto incontenibile d’eccitazione il teramin ondeggiava febbrile la coda nell’aria, mentre le sue sottili zampe da insetto si sollevavano alternatamente a due a due come se il terreno erboso della foresta si fosse fatto rovente.
    < Signor Zell. Stai dunque trattando le mie ferite. Molte grazie. >, disse con la consueta monotonia, senza, evidentemente, rendersi conto di quanto la sua irrequietezza stesse complicando l’opera di pronto soccorso in cui era impegnato l’ibrido positivo.
    < Kehehehe! > La risata del teramin, il cui timbro acuto strideva tremendamente con il tono di voce cupo e ovattato da lui abitualmente adottato, giunse improvvisa come il proverbiale fulmine a ciel sereno.
    < Dunque non morrò quest’oggi. Bene! >
    Il teramin non riusciva più a contenere il proprio fermento: iniziò a saltellare sul posto come un capriolo, finendo così per mandare all’aria il lavoro di Zell inzaccherandogli le zampe di sangue.
    < Eheh! Molto bene, signor Zell e compagni. Molto, molto bene! = D >
    Evento più unico che raro, dalle sue parole trapelava adesso una leggera sfumatura d'entusiasmo. Sulla superficie bianca del suo volto privo di tratti somatici, adesso costellata di macchioline cremisi, aveva preso forma un disegno rappresentante un volto gioioso stilizzato.

    La grande creatura piumata che Leamhan aveva identificato come una sorta di grifone, fortunatamente, corse prontamente in aiuto di Zell: facendo sfoggio di straordinarie doti curative, l’essere piumato guarì in pochi minuti le molte ferite di Leamhan, le quali scomparvero magicamente senza lasciare la benché minima traccia. Il teramin non sentì alcun dolore, perché il grifone, instaurando con lui un contatto telepatico, riuscì a procurargli un effetto analgesico generalizzato. Visibilmente sorpreso dall’abilità del suo simile l’altro grosso quadrupede piumato si complimentò con lui, e così Leamhan conobbe il nome del suo guaritore.

    < Oh. Mirabile pratica curativa, Lesothos. >, commentò inespressivo; era, finalmente, riuscito a dominare il proprio entusiasmo e a ricomporsi.
    < Bene. >
    Se solo fosse stato meno stremato, Leamhan avrebbe certamente tempestato di domande il mezzo grifone per conoscere il funzionamento di quella stupefacente tecnica medicinale, ma, sentendosi ancora molto debole a causa di tutto il sangue che aveva perso, per una volta preferì lasciar perdere. C’erano questioni decisamente più urgenti da discutere.

    < Signor Più Zell, Lesothos ed altre persone di cui ignoro il nome. Devo a voi la mia vita. Si. >, scandì con la sua inconfondibile voce cupa e imperturbabile.
    < Molte grazie. >
    Terminato il suo sintetico e francamente piuttosto deludente discorso di ringraziamento, Leamhan rimase in silenzio per qualche istante. Sembrava sovrappensiero. Sulla maschera bianca che costituiva il suo muso, nel frattempo, si era delineato un approssimativo disegno che ritraeva un volto sorridente.
    < = ) >

    Poi, come se la sua mente fosse stata attraversata da un pensiero improvviso, il teramin si volse di scatto verso Zell.
    < Signor Zell. >, lo chiamò dopo averlo esaminato con uno schiocco di sonar così da avere la certezza di non essersi voltato verso la persona sbagliata.
    < Il tuo fatidico legame con l’infido Meno Zell rappresenta una circostanza infelice. >
    Contrariamente ad ogni previsione, Leamhan aveva effettivamente prestato attenzione al racconto dell’ibrido positivo.
    < Tuttavia ritengo che esista un modo per trarne un vantaggio. Si. V’è un modo. Debbo tuttavia porti alcune domande atte ad indagare la natura del vincolo che v’unisce. >
    Detto ciò, Leamhan prese una breve pausa. Volse il muso in direzione degli altri presenti, passandoli rapidamente al vaglio del suo sonar come per assicurarsi che fossero ancora lì.
    < Vi narrerò di quanto è accaduto qui. Ordiremo inoltre un piano atto a scovare Meno Zell. Si. Lo faremo tuttavia in seguito. In altra sede. >, sentenziò poi.
    < Sono attualmente molto stanco, Zell e compagni. Molto. Ho sonno ed ho inoltre molta fame, si. Vi chiederei dunque di condurmi presso un luogo ove è possibile rifocillarsi. Cortesemente. >


    Che si fa, ci spostiamo da un'altra parte finito il prossimo giro di post? Io direi che non è il caso di mettersi immediatamente sulle tracce di Meno Zell, perché incontrandolo rischieremmo di creare delle enormi incongruenze nella continuity dal momento che dopo questa role lui è arrivato a Kerus aprendone un'altra e poi ne ha iniziata un'altra ancora a Knawr (che tra l'altro è ancora in corso). Si accettano proposte. u_u


    Edited by -Aleph- - 8/3/2021, 11:16
     
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    Il teramin si lasciò curare dall'ibrido positivo senza opporre resistenza ma anzi, con estrema contentezza. Non appena le foglie curative iniziarono a disinfettare le prime ferite, la creatura equina iniziò a saltellare come un capriolo, schizzando sangue sulle scaglie di Zell, che mugugnò con poco piacere.
    Il candido drago-roc dalle sembianze angeliche accorse in aiuto del suo mezzo simile compagno, intervenendo in maniera efficace su Leamhan usando un mix di acqua e ghiaccio per pulire, rinfrescare e disinfettare le brutte ferite inferte da Meno Zell e scagnozzi a quella povera creatura innocente. Durante tutto quel trattamento curativo, Zell tornò da Zenon e Zephiros e i tre si scambiarono di tanto in tanto qualche occhiata curiosa.
    Quando Lesothos terminò le sue efficaci cure al Teramin, quest'ultimo ringraziò tutti per le attenzioni prestategli e per avergli palesemente salvato la vita. Se non lo avessero trovato, probabilmente Leamhan sarebbe morto dissanguato, o ucciso da qualche predatore della foresta. La creatura equina evidenziò il fatto che Zephiros e Zenon non si erano ancora presentati e che prima di andare a stanare Meno Zell, il Leamhan doveva riposarsi e rifocillarsi.
    "Io mi chiamo Zenon e sono un fiero Creimvell del Metallo. Voglio la vendetta su quella lucertola puzzolente come la vuoi tu. Non possiamo lasciarlo andare in giro a distruggere foreste e torrenti!" finalmente anche il felino metallico si rivolse al Teramin, presentandosi e mostrando il suo odio verso Meno Zell.
    "Prima però dobbiamo fare come dice lui. E' stanco ed affamato. Una volta che si è nutrito e riposato, dobbiamo capire cosa è successo qui, quanti scagnozzi ha Meno Zell e soprattutto elaborare un piano per stanarlo senza ucciderlo." disse l'ibrido positivo.
    Il Creimvell annuì con il muso e ora che la tensione era scemata, notò un oggetto che si trovava a pochi metri dalle sue zampe, in mezzo all'erba. Era piccolo, di forma rettangolare e sulla sua superficie erano disegnate sei picche nere.
    "Che cos'è questo?" Zenon richiamò l'attenzione degli altri, indicando l'oggetto con la zampa.
    "E' un sei di picche. Fa parte delle carte da gioco...ma che ci fa in un posto come questo? E...guarda...un re di quadri e....ce ne sono altre!"
    Tutti erano concentrati su Leamhan che non notarono che l'erba era disseminata di carte da gioco, come se qualcuno le avesse lanciate in aria e fatte spargere dal vento. Ma a che scopo? A guardarle bene, le carte non erano poi così sparse ma allineate lungo una sorta di sentiero che partiva da dove si trovava il Teramin.
    "Sento odore di sangue...ma non è quello di Leamhan!" sentenziò il felino metallico annusando il terreno.
    "C'è un altro corpo!" dichiarò, subito dopo.
    Il draghelfo positivo raggiunse subito il suo amico peloso quadrupede e guardò chi fosse Era un grosso gnomo, caduto in una pozza di sangue dove si trovavano altre carte da gioco. Sul suo volto era ancora impressa l'immagine del colpo di grazia, con gli occhi sbarrati verso l'alto e la bocca aperta.
    "A quanto pare c'era molta gente in questa battaglia. Spero che sia l'orco verde che questo gnomo fossero scagnozzi di Meno Zell. Due pezzi grossi fuori gioco! Dobbiamo per forza interrogare Leamhan dopo che si è ripreso!" constatò Zell.
    Zenon annuì di nuovo ed entrambi tornarono dal Teramin.
    "Sei un carnivoro o altro?" gli chiese l'ibrido positivo. Se Leamhan doveva essere portato in un luogo dove poteva mangiare, prima dovevano capire cosa mangiava quella creatura.

    Io manderei Zenon in avanscoperta a Kerus, facendo finta che fosse un fan di Meno Zell (anche se dovrà nascondere molto bene le sue vere intenzioni), così le role seguenti non vengono tanto influenzate, se non qualche frase dove viene citato il Creimvell misterioso XD
     
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    Lesothos,a quanto pare ebbe infine una risposta che trovò oltremodo soddisfacente,per i frutti del suo lavoro...più duro di quanto tutti gli altri non potessero immaginare. Di fatto...fu anche peggio di come lui stesso,avrebbe immaginato:stava usando tantissime tra le sue capacità,quel giorno. E tutte quante richiedevano un incredibile concentrazione psico-fisica,in una quantità di tolleranza degna di un monaco umano,se non di più. Ma non lo disse...no:semplicemente prese dei profondi e silenziosissimi respiri,per tutto il tempo,limitandosi a rispondere al suo piccolo "paziente" con un cenno della testa,e un sorriso semplice quanto enigmatico. Tempo che Zephiros utilizzò,invece...per presentarsi,visto che,effettivamente...si accorse di non averlo ancora fatto,in tutto questo(Caspita:con quella situazione tesa,e quel clima di più o meno calma a seguire gli era proprio passato di mente:doveva davvero fare pratica,con le sue avventure:si sentiva come un vecchio che aveva perso lo smalto...)...
    Ed io sono Zephiros,eroe errante delle terre di Kengard,ormai da tanti anni. Ed è per me una notizia fantastica,sapere che ora stai bene,anche grazie alle cure di Lesothos. disse il mezzo drago nero,cercando di fare un po' finta di niente...sentendosi in realtà alquanto imbarazzato,di non aver rivelato prima,questa informazione. E mentre Leamhan li ringraziò(in modo molto breve,c'è da dire,ma che i due esseri piumati trovarono,in realtà molto gradevole,poiché per loro veniva comunque dal cuore del teramin,ed era perciò per loro più che sufficiente),parlò a Zell direttamente del legame che lui aveva col suo omologo negativo e parlò di formulare un piano,contro di lui,ma solo dopo essersi ripreso a dovere,visto anche che era parecchio stanco...il mezzo roc non potè però fare a meno di notare tutto il tempo qualcosa:il portamento del suo simile,ora più disinvolto di prima.
    Concordo con voi... disse semplicemente lui,chiaramente preso dall'ibrido bianco. Era una minuscola differenza,quella del portamento, che non molti avrebbero notato,al suo posto...ma non era possibile che sfuggisse,ai propri occhi allenati, giallo zaffiro come i suoi:si era fin troppo bene accorto,del fatto che cercasse di dissimulare la sua stanchezza con la propria compostezza(che era comunque maledettamente convincente. E lui l'aveva capito solo perché aveva avuto milioni di esempi,di compostezze efficienti. Ed anzi:dal suo punto di vista c'era anche la buona possibilità che si potesse sbagliare. Ma avrebbe preso quella "buona",per così dire secondo cui aveva ragione). Ma,al tempo stesso,col sorriso che era divenuto compiaciuto,per pochi secondi si accorse, a sua volta che lui aveva capito. Ed era così concentrato,in lui che non si accorse nemmeno,inizialmente delle carte da gioco disseminate tutte intorno a loro,ne del corpo dello gnomo che avevano trovato...fu proprio il mezzo grifone a riportarlo sulla giusta linea di pensiero.
    Sono consapevole,del fatto che sei preoccupato per me. E che ti si sono formate molte domande,sul mio conto. Gli altri possono non vederlo,perché concentrati su faccende di gran lunga più importanti...ma ti rivelerò una cosa:percepisco le emozioni altrui. E le tue incertezze diventano involontariamente di mio appannaggio,così come quelle degli altri,anche se faccio di tutto,per evitarlo... disse lui,col pensiero,cominciando una conversazione telepatica col suo simile più scuro,che gli altri non poterono sentire...sebbene la preoccupazione dell'ibrido nero si potesse quasi percepire,come quando si sente un odore pungente nell'aria...
    Dovevo immaginarlo, che fossi empatico:questo spiega perché sei sempre così gentile e contenuto. E...ha stranamente senso,che tu sia dell'elemento del ghiaccio.
    La comprensione ed un grado più che basilare,di empatia sembrano anche di tuo appannaggio,Zephiros.
    Hhhm...ma dimmi:perché ti contieni così? Non c'è bisogno,di nasconderlo: possiamo aiutarti,magari. Deve essere stancante,usare queste capacità...
    Molto più di quanto non potrebbe sembrare,effettivamente. Ma sono parte integrante del mio essere. Non sono un problema duraturo...
    Stai eludendo il discorso,Lesothos...
    Temo di doverti contraddire:lo sto posticipando. Ora non è il momento,di preoccuparsi di me,o di rispondere a domande per cui avremo tutto il tempo di parlare amabilmente in seguito. Starò bene,credimi:puoi bene intuire,che non ti sto mentendo. E avrai delle risposte...ma non è questo,il luogo,o il tempo:concentriamoci,per il momento...sul sentirò di carte da poker disseminato attorno a noi,e a quel malcapitato gnomo privato del dono della vita,in un modo assai brutale.
    Nel dirlo l'eroe errante finalmente se ne accorse,sbarrando gli occhi,mentre cominciò ad analizzare rapidamente ad occhio l'intera scena...dicendo, però un ultima cosa,allo spetto sfuggente.
    Riprenderemo questo discorso molto prima di quanto non potresti credere...e per favore:non sforzarti troppo per forza...
    Il suo interlocutore sospira rilassato,prima di volgere la sua attenzione a Zell,Zenon e Leamhan,avendo sentito che i primi due intendevano interrogare il terzo, subito dopo che si sarebbe ripreso,il che era giusto...ma senza esagerare e imporre pressioni involontarie.
    Ne sono ben consapevole,eroe errante. Ne sono ben consapevole. disse lui,col pensiero,prima di rivolgersi a parole ai tre.
    Se posso permettermi,signori...questo non è il modo giusto di approcciarsi:il nostro onorevole compagno teramin risponderà di sicuro. Ma non vi è necessità di forzarlo. Farlo,in ogni caso non ci farà guadagnare davvero del tempo,ma solamente della tensione,rispetto al chiederlo con calma:questo Meno Zell,volendo o nolendo richiede una dovuta preparazione, dopotutto,il che ci porta a comprendere che sia necessario toccare con calma la faccenda. Per cui ti prego di dirci,carissimo Leamhan...che cosa puoi rivelarci,che possibilmente solo tu sai,su ciò che è avvenuto prima del nostro arrivo? Anche il più piccolo particolare può esserci molto utile. disse semplicemente il giustiziere della notte,cercando di far sentire l'essere senza organi dediti alla vista normalmente definibile più ad agio possibile.
    Ammetto di trovarmi semplicemente d'accordo con voi:visto quello che sta accadendo con Meno Zell è necessario aspettare,per non creare incongruenze. Possibilmente potremmo anche mettere degli ostacoli, nelle forme di cose,persone ed animali,per rallentarli. Una sorta di missioni secondarie in un videogioco,se capite dove voglia arrivare
     
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    < Signor Zell. La mia dieta è strettamente carnivora. >, fu la sintetica risposta di Leamhan alla domanda dell’ibrido.
    < Zephiros e Zenon, dunque. >, disse, poi, senza curarsi di voltare il capo verso le persone delle quali stava pronunciando i nomi; d’altronde, dato che non poteva vederle, a cosa sarebbe servito?
    < Zell, Zenon e Zephiros. Molte Zeta. Kehehe! >. La gracchiante risata da corvo del teramin echeggiò ancora una volta nella radura.
    < Hehe… Ciò è moderatamente dilettevole. Si. = ) > Nonostante le risa e il disegno di un’espressione sorridente che si era tratteggiato sulla superficie liscia e candida del suo muso, il tono di voce era piatto e privo di espressività come sempre.
    < Il mio nome è Kermes Leivhann. Potete tuttavia chiamarmi Leamhan per brevità. Si tratta di un diminutivo. >

    Terminata la presentazione del teramin, Zenon e Zephiros notarono finalmente la gran quantità di carte da gioco che, inspiegabilmente, tappezzavano il terreno erboso della radura. Realizzarono ben presto che la loro disposizione non era affatto casuale: le carte, come le proverbiali briciole di pane di Pollicino, sembravano formare una sorta di breve sentiero. I due lo seguirono, ma la sorpresa che li attendeva al termine del percorso si rivelò tutt’altro che piacevole: circondato da carte da poker e immerso in una pozza di sangue, giaceva il cadavere martoriato di uno gnomo. Non c’era bisogno di un medico per constatare che la fine a cui era andato incontro il malcapitato doveva essere stata una brutale agonia: del suo braccio destro, strappato via chissà come, non restavano che pochi brandelli penzolanti; la stessa sorte era capitata a metà del suo volto, tanto che, nonostante la bocca fosse chiusa, l’arcata dentale era in parte esposta; svariate carte da gioco erano conficcate in vari punti del suo corpo e, infine, una spada gli trafiggeva il cranio da parte a parte.

    Mentre i due esaminavano i resti dello gnomo, Lesothos invitò garbatamente Leamhan a raccontargli tutto ciò che sapeva rispetto a quanto era successo nella foresta. Il mezzo grifone aveva dato fondo a tutta la sua calma e al suo tatto, ma non era servito a molto: ghermito nuovamente dalla morsa dell’inquietudine, il teramin aveva ricominciato a picchiettare tra loro le lunghe bacchette ossee che costituivano le sue zampe anteriori, turbando quiete della foresta con il loro caratteristico ticchettio da bomba ad orologeria. Il suo muso era rivolto a terra, le grandi orecchie orientate all’indietro.

    < Sono… Sono stato io. Fui io a prendere la sua vita. >, disse poi a mezza voce.
    < Cos’altro avrei potuto fare. Cos’altro. Ho dovuto. Non v’era alternativa alcuna, no. >
    Pur inespressivo come sempre, Leamhan parlava più rapidamente del solito, con voce bassa e tremante.
    < Q-quello gnomo m’avrebbe ucciso! Si. Ho dovuto farlo. Comprenderete. M-ma io non volevo, non volevo. >
    Il ticchettio sollevato dalle zampe di Leamhan aumentava di rapidità ed intensità, e con esso sembrava incrementare anche la sua agitazione.
    < Egli mi ripeteva che la colpa è stata mia. Ma no. Ma come. I-io non ho responsabilità alcuna di quanto accadde qui. >
    Leamhan emise uno sbuffo d’aria dalle narici, producendo un verso del tutto simile a quello che talvolta fanno i cavalli. Il suo intero corpo venne attraversato da un fremito, ed egli smise di picchiettare tra loro le sue zampe anteriori. Con il muso rivolto a terra e le orecchie abbassate, chiusosi in un mutismo inquieto, rimase immobile per una manciata di secondi che tuttavia parve un’eternità. Il silenzio era assoluto, al punto che si poteva udire con chiarezza il respiro del teramin che si era fatto corto e affannoso.

    < Miei nuovi compagni di viaggio. >, esordì, poi, infrangendo quella quiete carica d’attesa. Il suo eloquio era tornato quello di sempre: assolutamente inespressivo nel tono, decisamente piatto e monotono nella cadenza.
    < Desiderate dunque ch’io vi narri seduta stante di quanto accadde. Va bene. Procedo. >
    Leamhan fece un profondo respiro, come se stesse per immergersi sott’acqua, dopodiché iniziò a raccontare.
    < Meno Zell era dapprima mio alleato. Lo gnomo cui ho stroncato la vita non era suo complice, bensì suo avversario. Tecnicamente. > Detto ciò prese una breve pausa; fu abbastanza lunga da consentirgli saggiare la reazione dei presenti a quella sua affermazione così inattesa, ma allo stesso tempo troppo breve perché qualcuno potesse inserirsi.

    < Ingaggiai Meno Zell in una taverna di Kerus. Ciò affinché mi scortasse nella selva Ahsnaeris mentre io compivo degli studi relativi a piante ed insetti. Si. Egli acquisì la mia parziale fiducia per mezzo delle sua parole mendaci e melliflue. Inoltre prese le mie difese contro i rissaioli avventori della taverna che m’aggredirono. Non mi spiego perché lo fecero. >
    Immobile come un animale impagliato, Leamhan parlava senza mai interrompersi e senza mai cambiare intonazione, con il capo orientato verso un punto imprecisato dello spazio in cui non c’era nessuno. Nemmeno per una volta ebbe la minima esitazione nell'individuare la parola più adatta ad esprimersi; se non fosse stato per la sua cecità si sarebbe potuto credere che stesse leggendo un testo scritto che solo lui poteva vedere, forse nascosto da qualche parte tra gli arbusti.
    < Nella foresta c’imbattemmo in dei mercanti. Ci dissero “Possiate soccorrerci. Necessitiamo d’aiuto poiché siamo braccati dai banditi”. Io risposi “Va bene”. Successivamente ci rivelarono che erano in realtà dei membri della criminalità organizzata di Kerus. S’erano serviti di noi come esca allo scopo d’attrarre ulteriori criminali con i quali si trovavano in contrasto. Si. >
    Il teramin prese un’altra breve pausa, questa volta per riprendere fiato, dopodiché riprese il racconto laddove lo aveva interrotto.
    < Gli ulteriori criminali ci raggiunsero in breve. Si trattava del mezz’orco Turak, dello gnomo Shroeder e di molti altri delinquenti. Molti. Ignoro i loro nomi. Fu allora che Meno Zell mi tradì. Passò dalla parte di Turak. Mi percosse con la sua frusta e mi consegnò a lui. Turak covava gran livore nei miei confronti poiché litigammo nella taverna, dunque desiderava uccidermi. Ci rimasi molto male per la defezione di Meno Zell, nuovi compagni di viaggio. Molto. Sicché io m’ero fidato di lui. Gli dissi “Dunque mi tradisci, Meno Zell. Che delusione. = ( ”. Egli non disse alcunché. >

    Leamhan stava nuovamente iniziando a farsi irrequieto: aveva iniziato a zampettare sul posto come se l’erba della foresta si fosse trasformata in sabbia bollente, mente la sua coda dardeggiava nell’aria come una frusta.
    < AH! Ch’egli sia maledetto! >, inveì, accompagnando le sue parole con un verso simile ad un nitrito. Con la zampa anteriore destra, sottile come la lama di un fioretto, iniziò a pugnalare ripetutamente e rabbiosamente il morbido suolo erboso. La sfuriata del teramin ebbe però breve durata, ed egli riprese subito il suo monologo con la consueta, asettica, monotonia.
    < Le due fazioni di malviventi s’aggradirono vicendevolmente. Ebbe luogo una grande battaglia, molto grande, essendo entrambe le parti invero folte e combattive. Tentai dunque di dileguarmi traendo beneficio dal subbuglio imputabile allo scontro in atto. Tuttavia lo gnomo Shroeder m’impedì la fuga. Egli mi disse “La colpa di quanto sta accadendo è da attribuirsi interamente a te.”. Io gli risposi “Ma no!”. Combattemmo. Io ebbi la meglio. Tuttavia mi ferii gravemente e sarei a breve perito se non fosse stato per il vostro fortuito avvento. Si. Mentre fuggivo udii Turak gridare di dolore maledicendo Meno Zell. >

    Leamhan s’interruppe. Volse il muso verso ciascuno dei presenti, scandagliandoli rapidamente con una manciata di schiocchi di sonar.
    < Ritengo che Meno Zell abbia tradito financo Turak, lo abbia ucciso assurgendo a capo della sua banda e sia passato in seno alla criminalità organizzata. Si. Rappresentava la scelta più logica, giacché loro dispongono di mezzi ben più vasti rispetto a quelli cui ha accesso un clan di banditi. Molto vasti. >

    Detto ciò, Leamhan rimase in silenzio. Fissò a lungo i suoi interlocutori con quel suo volto privo d’occhi, come se fosse in attesa di qualcosa.
    < Oh. La narrazione è terminata. >, disse, dopo almeno una quindicina di secondi di imbarazzato silenzio, quando si accorse che nessuno aveva capito che il suo racconto era finito.


    Ho deciso di far raccontare tutto subito a Leamhan per risparmiare tempo. Insomma, mi sembrava un passaggio inutile spostarci ed iniziare una nuova role esordendo con un riassunto di cose che già sapete (ma i vostri pg no XD). Quindi ho fatto fare a Leamhan uno spiegone approssimativo così che anche i vostri pg si siano fatti una vaga idea di cos'è successo.

    Comunque ottime proposte, me gusta. Magari Zenon potrebbe andare a Kerus per tenere d'occhio Meno Zell ed eventualmente mettergli i bastoni tra le ruote in una missione sotto copertura (la vedo dura per Lesothos e Zephiros di unirsi a lui, è difficile per loro passare inosservati in città. :asd:). Cosa fanno nel frattempo Leamhan, Zell, Zephiros e Lesothos? Vanno subito a mettere indirettamente i bastoni tra le ruote a Meno Zell senza farsi notare (come suggerisce Elker), oppure si spostano in un luogo non troppo distante distante per mettere a punto un piano d'azione? Vi avverto però che Leamhan è molto stanco, sarebbe poco plausibile se lo facessi partecipare a delle scene d'azione.

    Se avete altre idee sparate pure, tanto personalmente io non ho ancora organizzato nulla. Il mio obbiettivo generale è quello di mettere a punto tra i nostri pg ed eventualmente altri (ad esempio sarebbe interessante inserire nel disegno anche Nicholas (il pg di Fantasia), perché ha conosciuto sia Leamhan che Meno Zell) una task force per scovare Meno Zell mentre, nel frattempo, quest'ultimo sta continuando a diventare sempre più influente grazie all'Organizzazione e l'ex banda di Turak. Tutto, chiaramente, in vista dello scontro finale tra le due fazioni e tra lo Zell positivo e quello negativo. u_u
     
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    Incubo infernale

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    Zell e Zenon ascoltarono con estremo interesse, e senza interrompere, il discorso del Teramin, che rivelò di chiamarsi Leamhan. Era plausibile che fosse stato lui ad uccidere lo gnomo ma Zell non capiva cosa c'entrassero le carte; di solito non ci si mette a giocare a ramino durante un combattimento sanguinario. E come avrebbe potuto vedere le carte una creatura cieca?
    Quello che invece quadrava perfettamente stava nel racconto alquanto nervoso dello strano equino. Meno Zell lo aveva adescato con parole melliflue, poi lo aveva portato in missione e, resosi conto che era inutile, lo aveva tradito e venduto al primo che passava per la strada, ovviamente dopo averlo frustato a dovere. Il fatto che i due si fossero conosciuti in una taverna di Kerus combaciava perfettamente su quanto avevano ipotizzato i due draghi-roc e il draghelfo stesso. E poi, due bande di criminali che combattevano le une contro le altre, il pretesto perfetto per confermare la presenza del draghelfo negativo. Tutto quadrava, come una sinfonia suonata senza il minimo errore.
    Durante tutto il racconto di Leamhan, l'ibrido positivo annuiva leggermente con il capo, con una mano posizionata sotto al mento e con la coda che si muoveva a scatti leggeri. Fu lui ad intervenire quando la creatura dalle zampe sottili smise di narrare, rivolgendosi ai due draghi ibridi.
    "Avete ascoltato le sue parole? Questo è Meno Zell! Leamhan lo ha descritto perfettamente nei minimi dettagli! Quel puzzone adesca la gente con l'inganno e con parole seducenti, poi nella fase successiva analizza e sonda la sua vittima silenziosamente, lo studia, guarda cosa fa, lo esamina senza farlo notare e tale esame potrebbe durare anche per giorni! Se viene soddisfatto, accetta nelle sue file, altrimenti...." il draghelfo elettrico positivo indicò Leamhan.
    "...getta via le sue vittime come oggetti usati, senza alcun sentimento nè rimorso. Come avete visto, Meno Zell non l'ha ucciso direttamente ma l'ha gettato in pasto a quel Turak che aveva i suoi motivi di uccidere. "
    Zell sospirò rumorosamente, prese un respiro profondo e continuò a fare il quadro della situazione.
    "Meno Zell poi ha ucciso l'orco verde, perchè evidentemente voleva essere sicuro di prendere il comando della fazione. E la battaglia non è terminata perchè una delle due fazioni di criminali si è imposta sull'altra; è terminata perchè Meno Zell avrà fatto il diplomatico, per fare come da collante tra le due fazioni, in modo da avere influenza su entrambe. E credo che tutti i criminali di Kerus siano perfetti per lui." concluse, rivolgendosi un pò a tutti.
    "E' pericoloso per Leamhan stare qui. Meno Zell potrebbe tornare da un momento all'altro. Inoltre, la confusione della battaglia avrà fatto scappare tutte le prede. Cacciare qualcosa qui è praticamente impossibile. Direi di spostarci!" suggerì Zenon.
    "Non credo che Meno Zell avrebbe più interesse per Leamhan ormai, però potrebbero arrivare uno o più dei suoi scagnozzi che lo vorrebbero morto per vendicare lo gnomo. Però hai ragione sul fatto che siano scappate le prede. E' molto più saggio spostarci! Ce la fai a camminare, Leamhan?" chiese infine alla creatura dal manto nero e dalle zampe sottili.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    Entro con Kestrel. Ovviamente i discorsi tra <> sono mentali e non vengono riportati ad alta voce. Facciamo caciara!


    Kestrel si guardò attorno con tutta la sua concentrazione. Solitamente non aveva un'espressione seria, non riusciva ad assumerne una se non per analizzare qualche bottiglia alcolica. Anche in quel caso, comunque, finiva per buttarsi su quella più interessante e poco importava se fosse il pregiato idromele conservato nell'antica reggia del sovrano di quello o quell'altro regno. La sensazione del volto contratto e dello sguardo assottigliato era talmente nuova per il suo corpo che si ritrovò a sentirsi a disagio.
    Negò con il capo e avanzò di qualche altro passo fra gli arbusti del vicolo di grovigli spinati in cui era andato a infilarsi. Ahsnaeris era troppo grande per una memoria come la sua, non l'avrebbe mai ritrovata.
    <avanti, dammi una mano> disse nella propria mente in cerca di risposta. <altrimenti niente drago>
    Sentì la pelle riscaldarsi sulle braccia e sulle spalle e sospirò. Ricacciò indietro l'impulso emotivo e strinse i denti.
    <devi darmi una mano, non prendere il mio posto>
    Come se un artiglio incandescente gli solleticasse i pensieri, sentì il se stesso che riposava accanto a Kurama voltarsi verso il demone. Ne fu costretto in un certo senso, come se nella sua mente la volpe gli avesse afferrato la testa e l'avesse obbligato a fissarlo negli occhi. Ovviamente sostenne lo sguardo.
    <devi imparare a distinguere quando sto cercando di aiutarti e quando voglio fare di testa mia> proruppe la solita calda voce nella sua testa.
    <se tu smettessi di fare di testa tua, forse non avrei più bisogno di distinguere le due cose>
    Quello fu uno dei commenti più elaborati che gli fossero usciti negli ultimi dieci anni o più. Gli avevano detto spesso che da bambino fosse stato più arguto che da grande. In ogni caso non poteva e non aveva intenzione di competere con Kurama sulla dialettica.
    <credo che si trovi in alto. Potrebbero averla lasciata tra i rami. Se mi lasci uscire potrei...>
    <dannazione, stupido demone codato. Anche io dopo tutto questo tempo ho imparato a conoscerti. Se ti lasciassi fare a modo tuo salterebbero in aria la foresta e la spada. Quindi falla finita>
    Kurama sembrò sorpreso della risposta, perché esitò prima di rispondere. Era già la seconda volta quella settimana. Kestrel ne andava fiero. Stava per rivangare, ma la volpe lo zittì.
    <movimento>
    Kestrel si fece taciturno. Aveva udito voci in lontananza anche prima di svoltare e infrascarsi in quel ginepraio di rovi acuminati, ma non aveva prestato loro molta attenzione.
    <se facessi più attenzione a quel poco che i tuoi sensi percepiscono avresti notato il sangue> proseguì Kurama.
    In effetti, nel momento in cui sentì nominare il sangue gli giunse alle narici un acre odore ferroso misto a foglie di lauro o di qualcosa di simile. Forse loro l'avevano vista. Tanto valeva provare. Cosa mai poteva accadere di strano in una foresta insanguinata?
    Uscì dal casino di frasche che lo circondava e seguì il chiacchericcio fino alla sua fonte. Si pentì di averlo fatto quando, da dietro alcuni alberi, tracce di sangue ben visibili lo condussero verso creature assurde accompagnate da una voce a dir poco inquietante. Sembrava che qualcuno stesse recitando una cantilena attorno al fuoco, però mancava il fuoco e le parole sembravano in verità susseguirsi in un racconto. Non aveva mai sentito nulla del genere. Di solito la gente non parlava con quella piattezza nella voce. I presenti erano cinque e nessuno di questi aveva sembianze riconducibili a qualcosa di vagamente affine alle sue conoscenze. Soltanto il felino dal pelo azzurro ricordava di averlo visto in un'illustrazione tra i libri per bambini di Ferglarendir. Poteva essere una somiglianza casuale, ma quello disegnato sulla seconda pagina di uno dei pochi pezzi di carta che avesse mai preso in mano in vita sua lo ricordava perfettamente. Anche perché i libri con del testo non aveva voglia di consultarli, ripiegare su quelli per i più piccoli era l'unico modo che aveva per incuriosirsi. A parlare con quella voce atona e inquietante era un essere simile ad un cavallo, con un volto piatto quanto la sua parlantina.
    Prima che qualcuno si insospettisse afferrò il pomolo della spada e la estrasse per gettarla per terra. Aveva imparato la lezione, da quelle parti tutti si facevano prendere dal panico per il minimo cenno inaspettato. Meglio non presentarsi armati.
    "Avete per caso visto una spada qui vicino? Simile ad un lungo pugnale. Potrebbe essere rimasta su un albero o conficcata in un tronco"
    Si annunciò da lontano, così che avessero modo di vederlo. Dopo un breve sguardo alla propria arma per terra avanzò deciso.
    <vedi di non perdere anche la tua piuttosto> lo derise Kurama, mentre raggiungeva il gruppetto di creature.
    A vederle da vicino erano ancora più impossibili. Era mai possibile che fuori da Knawr lui non riuscisse ad apparire strano? C'erano tante di quelle assurdità in giro nella metà orientale dell'isola da far impallidire Makon.
    <nessun drago. Mi dispiace> commentò nella propria mente rivolto al demone.
    <alcuni di loro posseggono tracce di drago nel proprio corpo, ma non è quello che cerco>
    Neanche il tempo della risposta che a Kestrel vennero i soliti brividi bollenti. Strinse i pugni e, cercando di non far notare il cambiamento nel suo stato d'animo per non mettere in allerta nessuno, inspirò con forza riempendo i polmoni d'aria fresca. Quando la rilasciò, il suo corpo lo ringraziò.
    <non si direbbe. Che ti prende?>
    Kurama gli inviò un'altra scarica, questa volta però riuscì a controllarsi senza fosse Kestrel ad intervenire.
    <c'è troppa energia. Sono creature potenti, sbrigati e andiamocene. Dal giorno in cui siamo usciti da Itios anche un impulso più lieve rischia di farmi divampare>
    Dannata volpe infervorata. Sentì il battito del proprio cuore accelerare e le vene pulsare a fior di pelle, ma in qualche modo tenne a freno gli istinti di Kurama.
    "L'avevo notato" bofonchiò fra le labbra.
    Non si era nemmeno accorto di aver risposto a voce. Era ironico, quando entrambi finalmente avevano cominciato a rispettare gli accordi ecco che Kurama andava su di giri involontariamente. Se non avessero messo le cose in chiaro nell'unico modo che reputavano lecito, avrebbe giurato che il volpo stesse fingendo eccitazione per avere un'opportunità in più per uscire. Purtroppo le cose stavano diversamente. Kurama voleva combattere.

    Edited by Aesingr - 28/7/2021, 01:53
     
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    Elker Errani

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    Dopo aver osservato un simile scempio,sul corpo dello gnomo Zephiros e Lesothos,sebbene fossero ancora in parziale contrasto,uno contro l'altro,per quello che si erano poco prima detti si presero comunque,il loro tempo per ascoltare la vera,priorità del momento,ossia il povero teramin davanti ai loro occhi:quello che sentirono...non era,esattamente quello che il mezzo drago nero si sarebbe aspettato,mentre il mezzo drago bianco,invece(e non di certo per sfiducia o chissà cos'altro,ma semplicemente per mera ipotesi vagliabile) aveva simulato una simile risposta,nella sua mente,per via della vicinanza che lui possedeva con Meno Zell:era tutto cominciato solamente perché lui desiderava avere una scorta a proteggerlo,per eseguire i suoi studi di botanica in santa pace...ed era infine tutto degenerato orribilmente in uno scontro tra due diversi gruppi criminali,con lui che si ritrovò a venire biasimato per l'accaduto,pugnalato alle spalle,e costretto a combattere,uccidendo qualcuno che non gli aveva dato nessun altra scelta. Come avrebbero potuto biasimarlo? Nessuno dei due ibridi avrebbe mai potuto pensare di fare una cosa del genere...
    Sì:abbiamo sentito. Quello che è successo non era assolutamente colpa di Leamhan:l'inganno, specialmente in questo caso è spesso semplice,da mettere in scena. Leamhan ha dato fiducia a qualcuno che credeva lo avrebbe difeso. Kengard è piena,di gente approfittatrice come questa...anche se non ho mai sentito di nessuno,come il tuo alterego,Zell... disse il mezzo roc,facendosi sentire a gran voce da tutti i presenti,con uno sguardo serio e convinto sul muso,che si fa sempre più fermo e deciso,ad ogni secondo che psssa,restando in silenzio per una buona decina di secondi,prima di proseguire.
    Ma ora non è il momento dei rimpianti,né di lasciarsi andare alla consapevolezza della malignità di quell'individuo:è invece tempo,secondo me di inseguirlo,e spostarci in un posto più favorevole. Qui non c'è niente per nessuno,e siamo per giunta strategicamente svantaggiati.
    Poi osservò Leamhan,con i suoi occhi giallo zaffiro,piegando leggermente il collo nella sua direzione.
    Se non dovessi essere capace di camminare,in ogni caso...puoi affidarti a me o a Lesothos:non abbiamo problemi,a sostenerti.
    Il mezzo drago bianco era rimasto in silenzio per tutto il tempo in cui lui si era messo a parlare,curioso di sentire come avrebbe maneggiato quella situazione. Sapeva perfettamente,che in realtà voleva darsi parecchio da fare e prendere almeno in buona parte le redini di una situazione che aveva l'aria si stesse facendo sempre più drastica,man mano che si facevano più vicini al loro obbiettivo:percepiva,come anche lui stesso che avrebbe voluto ripagarlo di tutti i crimini da lui compiuti,assieme a tutti loro,riservandogli un conto mooolto salato. Tuttavia,anziché dire qualcosa a sua volta,a quel punto,aggiungendo una sua possibile osservazione al problema(considerando anche che l'eroe errante del mattino aveva ormai detto tutto ciò che era veramente necessario dire,a sua opinione)...osservò alle sue spalle,ruotando gli occhi,senza girare il muso,notando...un contrasto, più o meno potente di due emozioni distinte,come di due persone che discutevano. E non si ritrovò tanto in errore,quando vide e sentì,non troppo tempo dopo proprio un ragazzo umano,che domandò di una spada,simile ad un pugnale. Il drago, girandosi lentamente,allo scopo di non provocare reazioni improvvise,avendo constatato la sua agitazione,anche senza dovergli guardare nel pensiero fu il primo,a rispondere, guardandolo profondamente negli occhi,il muso assorto in un espressione il più pacifica possibile.
    Temo di non aver scorto un simile oggetto,quantomeno per il momento. Necessiti forse di un qualche aiuto,per riuscire a trovarla? rispose e domandò lui,con la sua tipica tonalità serafica,non facendosi problemi,nel sentirlo che parlava presumibilmente da solo:in realtà aveva già avuto a che vedere,con simili fenomeni. Per questo non era per nulla sorpreso,nel sentirlo. E,poco dopo guardò tutti i suoi compagni di viaggio con assidua calma, praticamente invitando loro a non essere precipitosi.
     
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    Ops, non avevo capito che toccasse a me lmao


    < Signor Zephiros e Signor Zell. >, rispose Leamhan senza curarsi di orientare il capo in direzione dei suoi interlocutori, < Sarei ben lieto d’affidarmi a voi o al signor Lesothos per la deambulazione, giacché essa mi risulta attualmente assai penosa. A causa delle numerose ferite. >
    Il teramin esitò per qualche istante. Infine, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa che desiderava aggiungere, volse il muso prima verso il drago piumato e poi verso l'ibrido positivo.
    < Molte grazie. = ) >

    Mentre i due ibridi draconici, l’uno per metà elfo e l’altro per metà roc, discutevano l’eventualità di lasciare la foresta, Leamhan restava in silenzio ad ascoltarli. Le sue lunghe orecchie da pipistrello saettavano in tutte le direzioni, intente a captare vibrazioni precluse ad uditi meno sensibili. Poi, di scatto, si fermarono. Erano entrambe orientate verso un punto della radura in cui, almeno apparentemente, non c’era assolutamente nulla.
    < V’è qualcheduno. Giungerà da lì.>, scandì monocorde indicando il luogo designato con la punta del muso.
    A queste parole seguì una dozzina abbondante di secondi di totale silenzio, durante i quali, in barba alla previsione di Leamhan, non si manifestò proprio niente e nessuno. Nel punto esatto da lui indicato, infine, dalle fitte frasche che contornavano la radura emerse un giovane umano. No appena notò il curioso e variegato assembramento di creature, il ragazzo estrasse la propria spada dal fodero e la gettò ai suoi piedi davanti a sé. Domandò se per caso qualcuno dei presenti fosse incappato in una certa spada che lui stava cercando, dopodiché, come nel rispondere ad una presenza invisibile, fece un commento apparentemente non correlato con la sua richiesta iniziale.

    Leamhan ascoltò il discorso del ragazzo in completo silenzio, immobile sul posto come una statua di cera. Attese finché egli ne ebbe pronunciata l’ultima parola: non appena tornò il silenzio, tutte le macchie di sangue sparse per la radura assunsero, ancora una volta, la forma di inquietanti ideogrammi cremisi.
    < Non muovere un passo o morrai. I sigilli detoneranno e tu perderai la vita. >, intimò con inespressiva freddezza il teramin dal manto nero. Per ovvie ragioni anatomiche non aveva colto l'eloquente sguardo che Lesothos gli aveva rivolto, con il quale il mezzo drago lo invitava a mantenere la calma; ma in ogni caso, sfortuatamente, la calma non era in quel momento contemplata tra le sue opzioni.
    < Tu sei uno di loro. Si! In guisa d’innocuo viandante. T'invia il signor Will. Hai calcato le nostre tracce e sei giunto presso me con l’intento d’assassinarmi. Non v’è diversa spiegazione. > Leamhan iniziava ad agitarsi. Mentre il suo eloquio non era meno piatto e monotono del solito, il suo linguaggio corporeo comunicava ben altro: le orecchie erano rivolte all’indietro, la lunghissima coda dardeggiava nell’aria come una frusta, la zampa anteriore destra, come accadeva quando il teramin era agitato, aveva iniziato a picchiettare freneticamente sulla sinistra.
    < Molla un calcio alla tua arma così da sospingerla al mio indirizzo. Poni successivamente le mani dietro il capo. >, ordinò, accostando, al suo monocorde ultimatum, un sonoro sbuffo d’aria da cavallo emesso dalle narici. Il ticchettio generato dalle sue zampe diveniva gradualmente sempre più rapido e intenso, come a segnare il tempo di un ordigno in procinto di esplodere; la realtà dei fatti, d'altra parte, non si discostava poi molto da tale metafora.

    Trascorse qualche istante di inquieto silenzio. Con il muso orientato a terra, apparentemente estraniato dall’ambiente circostante, Leamhan seguitava a picchiettare tra loro le zampe anteriori. Sembrava perso nei propri pensieri.
    < La riconosco. >, esordì, infine, rompendo la tesa quiete che aveva ghermito la radura.
    < La possibilità che tu non sia effettivamente coinvolto. Si. Io la riconosco. Tuttavia la ritengo inverosimile. Quante persone in questa foresta. Quante. > Il teramin sembrava essersi calmato leggermente: la sua coda aveva cessato di percuotere l’aria, ma il ticchettio prodotto dalle sue zampe non accennava a scemare.
    < Comprenderai che è per me tassativo che tu ne fornisca prova. Della tua estraneità ai fatti ivi avvenuti. >, scandì, lentamente, senza sollevare il capo dal suolo. < Si. Certamente comprenderai. Dunque rispondi alle seguenti questioni: >
    Leamhan fece un profondo respiro, dopodiché, dimenticandosi come sempre d'imprimere alla voce un tono interrogativo, sciorinò al suo sfortunato interlocutore una lunga serie di domande.
    < Come ti chiami. Da dove giungi. Ove sei diretto. Come hai potuto, calcando la foresta a piedi, non aver udito il frastuono generato dal massacro consumatosi qui meno di mezz'ora fa. Di che genere di spada sei alla ricerca. Di che colore sono i tuoi indumenti. >


    Per Aes: bisogna ammettere che per una volta la colpa del casino non è di Kestrel: questa volta ce l’ha messa tutta, ha anche gettato la sua spada a terra, ma probabilmente non c’era un modo in cui potesse presentarsi senza far uscire di matto Leamhan. Dopo quello che è successo con Meno Zell è entrato in modalità full paranoia, accuserebbe anche Babbo Natale di essere un sicario. E poi c’è da dire che la banda dei mafiosi era composta da soli umani.
    Comunque, se Kestrel si è involontariamente macchiato del sangue di Leamhan inoltrandosi nella radura si troverà dei sigilli esplosivi addosso, altrimenti no. In ogni caso, se ha seguito le tracce di sangue, attorno a lui ve ne sono parecchi. Ti avverto che al minimo accenno di aggressività Leamhan li farà immediatamente esplodere. Ovviamente Kestrel non è che crepa, gli ideogrammi sono sufficientemente distanti e quelli eventuali che potrebbe essersi trovato addosso può lavarseli via passandoci sopra una mano. Però andranno giù parecchi alberi e quindi rischia di farsi male tra tronchi che cadono e schegge che partono come proiettili. Comunque avete un intero turno per convincere Leamhan a non fare idiozie. u_u


    Edited by -Aleph- - 18/8/2021, 15:08
     
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    Incubo infernale

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    Come Zell aveva previsto, Leamhan non era in grado di camminare, così chiese a Lesothos di fare da momentanea cavalcatura finchè non si sarebbe ripigliato del tutto.
    "Bene, allora direi di andare da quella parte. La Foresta......." la frase di Zell, mentre questi indicava un punto verso est, si interruppe di colpo perchè il Teramin aveva fiutato qualcosa....o qualcuno.
    Non appena avvertì il pericolo, il draghelfo positivo sguainò la spada mentre Zenon assunse nuovamente la posizione di battaglia, ringhiando a muso basso, entrambi rivolti nella direzione indicata da Leamhan.
    Dalla vegetazione sbucò fuori un umano dai capelli neri, apparentemente innocuo ma che bastò a far scattare sull'attenti il Teramin già visibilmente teso, convinto che quel ragazzo faccia parte degli scagnozzi di Meno Zell.
    Ipotesi non da escludere al momento, visto che aveva esordito con una frase che era tipica di chi mentiva e che cercava di adescare l'interlocutore in trappola.
    "Non fidatevi di questo qui!" mise in guardia Zell.
    "E' un umano! Non ci si deve mai fidare dalla razza che ha ucciso il mio branco!" aggiunse Zenon, condividendo l'opinione di Zell.
    I due draghi-roc, invece, non furono allarmati dalla presenza del nuovo arrivato, specialmente Lesothos che ebbe un approccio decisamente amichevole con il ragazzo. Il Teramin, invece, voleva da lui la prova inconfutabile che fosse estraneo alla battaglia e a Meno Zell.
    "Ti conviene essere convincente, umano, il mio amico non scherza e potrebbe riservarti qualche sgradevole sorpresa." aggiunse il draghelfo positivo del fulmine, sempre con la spada sguainata. Nessuno menzionò la battaglia o Meno Zell, tutti volevano sentire da lui, cosa avesse da dire.
     
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    Il drago azzurro che puzza di pesce

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    C'era da dire che in quella foresta fossero tutti piuttosto fuori di testa. La strega che aveva incontrato pochi giorni prima lo aveva accompagnato in un bel macello, e non era stato niente in confronto alla sua prima volta a Ahsnaeris. Aveva messo piede fuori da Knawr e ne erano successe di tutte le salse e controsalse. Itios restava nel suo cuore come il luogo del putiferio, uno dei più divertenti dell'isola in verità. Non che potesse dire di conoscerla, Kengard; c'era ancora molto da esplorare. Purtroppo sarebbe dovuto tornare a Itios in frangenti poco gradevoli. Doveva sbrigarsi a recuperare quella dannata spada. I presenti sembravano però abbastanza ostili, o forse guardinghi. La creatura strana simile ad un cavallo gli intimò di stare fermo o sarebbe morto, tipo un po' a caso, se non gli avesse consegnato l'arma. Quello che Kurama indicava come drago per metà, con squame blu e tutto il resto, lo puntava con una spada. Erano pochi i draghi che aveva incontrato sull'isola, si potevano contare in una mano scarsa. Quello, tuttavia, non sembrava un drago. Più affini alla specie erano le due creature che affiancavano il gruppo, anche se il loro corpo era parzialmente coperto di piume. Uno dei due aveva parlato ed era stato l'unico ragionevole da quelle parti. Voleva rispondergli, ma le parole degli altri l'avevano distratto. Sbuffò e portò un piede sotto la lama a terra. La calciò verso la strana creatura con il muso osseo e con essa decollarono anche alcune foglie.
    "Ho soltanto questa, quindi vedete di restituirmela al più presto. Si può sapere cos'è successo qui?"
    Poteva essere una domanda circostanziale che avrebbe introdotto una lunga spiegazione e onestamente non aveva alcuna voglia di starla a sentire. Parlò dunque in direzione del drago nero piumato e tricornuto.
    "Ti ringrazio dell'offerta, ma se siete tanto in agitazione posso cercarla per conto mio"
    Gli avrebbero fatto comodo le ali di una di quelle creature se l'arma si era davvero persa tra le chiome. Dove accidenti erano finite quelle due? Solo in quel momento notò che il sangue a terra aveva cambiato forma e capì di cosa stesse parlando la creatura cavallino-scheletrico. In realtà fu Kurama a notarlo e si infervorò più di prima. Stavano faticando a mantenere l'equilibrio. Quelli erano già in allerta senza che ci si mettesse il calore di Kurama, non era il caso di lasciar andare proprio in quel momento. Era quasi peggio che dover trattenere un bisogno impellente. Non era solito mettersi a sudare all'improvviso; quando sentì una goccia scivolargli sulla fronte si fece cogliere dall'ansia. Come doveva spiegare che da un momento all'altro si sarebbe potuto trasformare e che non si sarebbero dovuti preoccupare qualora una volpe infuocata li avesse aggrediti? Kurama non era mosso dall'intenzione di uccidere, non in quel momento almeno, ma se fosse uscito avrebbe sicuramente attaccato per sfogare il calore. Difficilmente si sarebbe accontentato di far saltare per aria qualche albero. Il problema però sembrava il suo essere umano, per assurdo se si fosse mostrato Kurama sarebbe risultato meno spaventoso. Almeno così si ritrovò a pensare quando una delle creature, il felino del libro di Ferglarendir, esternò il suo astio per gli umani. Neanche a Kurama andavano molto giù, e in fondo Kestrel non aveva grossi legami con umani che non fossero suo fratello.
    Li raggiunse poi un battito d'ali. Sperò vivamente fossero loro. Si voltò dando le spalle al gruppo, quasi a invitarli ad assaltarlo di sorpresa. Sospirò sollevato quando vide la ragazza sul dorso della dragonessa irriverente, come la chiamava il volpo.
    Qui i personaggi della Nebbia, cercate Nairy e Liya se non li conoscete. Chi non conosce Liya? ^_^ per Zel il ritorno della signorina dei cucchiai!

    Nairy scese quando ancora Liya non era neanche atterrata e solo dopo essersi sbilanciata si ricordò che non si trovava sulla sua solita cavalcatura. Cadde per terra e batté una micidiale culata all'indietro con piroetta carpiata, a pochi metri dal gruppo. Ci mancava anche il siparietto, tanto quelli là dietro erano poco nervosi!
    Si sarebbe stizzito se la scena avesse avuto un che di volontario, purtroppo la Nebbia argentata non era un covo di gente con la testa a posto.
    "Kestrel! Che stai facendo? Hai trovato la spada?" disse quella mentre si rialzava massaggiandosi le natiche.
    Lui si voltò verso gli altri, ormai abbastanza sicuro che qualcuno gli avrebbe lanciato contro qualcosa, o gli avrebbe fatto esplodere un sigillo di sangue addosso, oppure...
    "Ah!" strillò Nairy un attimo dopo, indicando quello che doveva essere un po' drago. "Lo conosco! Si chiama Zell!"
    Una cosa aveva capito di Kengard, ovunque andavi trovavi qualcuno che conosceva qualcun altro con il quale, apparentemente, non sembrava aver niente a che fare. Gli era capitato solo due volte in verità, ma erano state sufficienti per spingerlo a notare anche dettagli che la sua testolina solitamente tendeva a delegare a Kurama.
    Nairy fece per avvicinarsi zompettante e Kestrel le fece cenno di rimanere dov'era. Sperò non fosse Liya a compiere follie. Stranamente se n'era rimasta in disparte con sguardo annoiato, appesa per la coda al ramo di un massiccio pioppo. Di solito o aveva sonno o aveva fretta.
    "Aspetta. Devo convincerli che non ho intenzioni ostili" spiegò alla ragazza prima di voltarsi verso il gruppo. "Cos'altro devo fare per farvi dare una calmata? Non siamo qui per portare guai, già ce ne sono abbastanza in giro"
    Non trovava nient'altro da aggiungere. Kurama era solito dare la risposta giusta in sua vece, ma era troppo concentrato a non esplodere. L'unica cosa che riuscì a dire fu qualcosa del tipo -ci mancava solo lei-, seguito da un -accidenti agli esseri coperti di squame-.
    Kestrel si sentiva abbastanza sguarnito e indifeso senza la sua arma. Poteva tranquillamente fare a pugni, ma dubitava che avrebbe sortito qualche effetto una gomitata su uno stomaco tra quelli presenti. O forse sì?
     
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