Aprire gli occhi a metà strada

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    Nivael viene dalle Isole Fluttuanti.

    Role tranquilla tra Nivael e Maledet. :Vashnarak:


    Dopo che Nivael ebbe scaricato Siris con una scusa, suggerendogli di dirigersi verso Knawr alla ricerca di un certo Shur - < È un bardo di grande saggezza >, gli assicurò, accompagnando le sue parole con un occhiolino d’intesa e un ampio sorriso, < certamente lui potrà spiegarti tutto molto meglio di me! > - i due draghi non impiegarono che pochi minuti a raggiungere l’Ossidiana D’Argento. D’altra parte, si poteva quasi dire che le isole volanti si trovassero proprio lì sopra.

    Le prime luci dell’alba irradiavano del loro bagliore dorato l’imponente catena montuosa, tingendo i suoi aguzzi picchi di roccia dolomitica d’una calda tonalità ambrata. Era una splendida mattinata. Il cielo d’un blu profondo, non ancora pienamente schiarito dalla luce del giorno, era chiazzato da sporadiche nuvolette, candide e leggere come zucchero filato. Una brezza delicata animava le membrane alari e la cresta dorsale del giovane drago del vento; un’aria piuttosto fresca, la si sarebbe detta anche pungente, ma lui la trovava piacevole.

    Se qualcuno gli avesse chiesto di che umore fosse stato in quel momento, con buona probabilità Nivael non avrebbe saputo come rispondergli. Non ricordava l’ultima volta che si era sentito così libero e leggero, come se si fosse appena tolto di dosso un peso che da molto tempo gravava sulla sua coscienza. C'era aria di cambiamento, persino di un nuovo inizio. Tuttavia un’inspiegabile tensione, sfuggente e indefinita, gli serrava comunque il petto. Era poco più che un presentimento, dovuto forse alla consapevolezza della natura fugace di quegli attimi. O magari all’impressione di non meritarseli appieno. Cosa sarebbe successo dopo? Questa volta era davvero cambiato qualcosa, oppure sarebbe tutto tornato come prima?

    < Ognuno per sé, ok? >, asserì il giovane drago con voce sostenuta, così da contrastare il fruscio acuto e penetrante del vento. < Io direi che ci riempiamo prima la bocca con un bel pezzo di carne fresca, e dopo magari anche di chiacchiere. >

    Non ci volle molto prima che Nivael, grazie alla sua vista acuta di rapace, riuscì ad individuare un capriolo che zampettava tra le rade chiazze erbose dell’altopiano, ignaro della minaccia incombente.
    < Ah, eccoti qui! >, esclamò. < Vedi di non rubarmi anche questa preda, eh. >, aggiunse voltandosi verso Maledet, senza alcuna volontà di dissimulare il suo sarcasmo. Dalle labbra del drago argentato, come ciliegina sulla torta dell’espressione irriverente che animava i tratti del suo muso, fece capolino il nastro rosso della sua lingua biforcuta. Curandosi di non lasciare al suo interlocutore il tempo di replicare alla sua frecciatina, o, ancora peggio, di provare effettivamente a sottrargli la preda, ritrasse le sue ali e si gettò prontamente in picchiata sul capriolo.

    Chiuse gli occhi. Si, voleva sentirla ancora volta. Anche se non poteva vedere il suolo che con spaventosa rapidità si faceva sempre più vicino, il fischio acuto dell’aria che vorticava nelle sue orecchie era un indizio inequivocabile della folle velocità che in pochi secondi aveva già raggiunto. Fu solo quando mancava poco più di una decina di metri all’impatto che Nivael riaprì gli occhi; la distanza che lo separava dal terreno era tanto breve che poteva distinguere chiaramente i singoli fili d’erba e i dettagli sul manto peloso del capriolo. Eccola! Una scarica di pura adrenalina, una sensazione di terrore primordiale penetrò ogni fibra del suo essere; avrebbe potuto dire che ormai era qualcosa di familiare per lui, eppure gli era impossibile abituarvisi. Spalancò immediatamente le sue ampie ali da predatore dei cieli, frenando la sua corsa in maniera tanto brusca che accusò uno strattone non indifferente.

    Il tutto avvenne così rapidamente che quando il malcapitato capriolo si accorse di essere sotto attacco era ormai già troppo tardi; il drago argentato lo ghermì affondando nella sua schiena i lunghi artigli ricurvi che armavano le sue zampe posteriori, e l’impatto fu sufficiente ad uccidere l’animale sul colpo.

    Con aria soddisfatta, e in una posa un po’ impettita, Nivael sedeva sulle zampe posteriori accanto al frutto della sua caccia, spazzando la sparuta erba d’alta montagna con un movimento lento e sinuoso della coda.
    < Hey Maledet! Immagino che per educazione dovrei chiederti se vuoi favorire! >, gridò sollevando il muso, così da poter essere udito dal drago nero che planava sopra la sua testa.
    < Ma non siamo mica alla corte del re… >, aggiunse con un’alzata di spalle, e con un gran morso strappò un grosso pezzo di carne da una coscia del capriolo.
     
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    Maledet stava ammirando il sole nascente, che era l'unico padre che rispettava: ardente, ma sorgente di vita.
    Si stese al sole sui ciottoli simili a ghiaia e le sue squame, nere e opache come carbone, sembravano divorare famelice i raggi del sole che le baciavano, creando una sorta di aura nera internamente e bianca esternamente.
    Poiché malgrado fosse un drago oscuro era anche d'elemento luce, ed era illuminato si... Ma di una luce oscura più nera del buio e di strani riflessi neri.
    Quando il suo interlocutore si rivolse a lui si riprese da quel,breve e rigenerante, attimo di relax e si mise a sedere come un gatto mentre lo vide assaltare con veemenza un capriolo.
    Lo fissava con gli occhi a fessura un po' minaccioso per un breve attimo, la freddura che lo aveva preso come una stilettata a tradimento, ma l'espressione brustolina si spese in un sogghigno sbigottito mentre si copriva il volto con un ala, anche se un po' rompiscatole Nivael era piuttosto divertente.
    Maledet odiava fare male agli animali e cercava di prendere solo il necessario, Nivael che gli aveva procurato la colazione e di questo doveva essergli grato e il vento che saliva il pendio e gli portava l'odore del sangue della preda uccisa facendogli salire l'acquolina.
    Maledet si era nutrito diverse volte di carogne come un avvoltoio: i draghi erano resistenti a moltissime malattie come i coccodrilli, e maledet non temeva i parassiti che poteva facilmente uccidere e digerire immettendo una piccola quantità di sostanze corrosive e tossiche nel corpo simili alla corruzione che poteva sputare.
    "Grazie Nivael... Comunque non sono un re, ma sono un principe, però ti prego di non fare moine altolocate per me eheheh!"
    Fece lui con tono sereno facendogli a sua volta la linguaccia, la lingua di Maledet era rossa come il morbido stendardo usato come sciarpa.
    Prese la testa del capriolo tra le fauci e morse immettendo una piccola quantità di corruzione per sciogliere il cranio e rimuove le corna, che di certo non erano commestibili, ma maledet voleva farci degli strumenti musicali. Le ossa si erano levigate e disciolte, applicando la digestione già nella sua bocca, la corruzione era solo una tecnica per controllare i fluidi corrosivi, oscuri e digestivi nel suo corpo usandoli come arma.
    L'elemento oscurità era dopotutto insieme a luce il più versatile, che s'avvicinava a molti elementi e magie diverse come in questo caso al veleno, proprio come l'ombra che può copiare la forma di vari oggetti.
    Maledet mangiava il collo, le zampe anteriori e il torace, lasciando la parte inferiore del corpo all'amico dividendolo equamente "testa e coda".
    Le zampe anteriori non erano polpose come quelle posteriori, ma aveva accesso a il cervello e il cuore che erano le parti che preferiva.
    Lasciava perdere lo stomaco, ma mangiava i polmoni e dissolveva le ossa in una sorta di "latte" fatto di midollo e calcio osseo.
    Gli era piuttosto utile assorbire le ossa visto che tendeva a farsi spesso microfratture avendo le zampe sottili.
    Sorridendo sodfisfatto si leccava le labbra, della sua parte di capriolo non era rimasto quasi nulla, ossa comprese.
    "stai ancora rosicchiando le zampette? Io ho già finito e ho mangiato pure le ossa."
    Fece Maledet dispettosamente all'amico-rivale, con un sorrisino a 68 denti.
    Rimanevano lo stomaco le corna, che Maledet prese a pulire per farci delle sorta di bubuzela.
     
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    Un ampio sorriso furbesco increspò le labbra del giovane drago del vento, lasciando intravedere la sua fitta schiera di denti candidi e aguzzi.
    < Quindi sei davvero di sangue reale! E io che dicevo così per dire… >
    Afferrò la carcassa del capriolo con una zampa mentre con l’altra, servendosi dei suoi lunghi artigli ricurvi come fossero dei coltelli da macellaio, la strappò a metà.
    < Beh, sei fortunato. >, disse, gettando ai piedi del suo simile dal manto nero la parte superiore della preda.
    < Le moine di oggi le esaurite tutte per la dragonessa blu. >

    Con una procedura piuttosto elaborata, Maledet iniziò a cibarsi della sua metà del capriolo disciogliendone i tessuti in un liquido lattiginoso con l’ausilio di una qualche sostanza corrosiva che secerneva dalle fauci. Nivael gli scoccò un’occhiata incuriosita, dopodiché si gettò a testa bassa sul suo pasto. Lo divorò senza troppe cerimonie strappandone a grandi morsi cospicui pezzi di carne, che mandava giù senza nemmeno masticare. In meno di un minuto del capriolo non restavano nemmeno le ossa e gli zoccoli.
    Le zampe anteriori, il muso e il petto del drago erano intrisi del sangue della preda appena consumata. In quei punti le sue squame argentee, inondate dei raggi abbacinanti del pallido sole mattutino, restituivano riflessi scarlatti.
    < Dopo mi farò un bagno nel fiume. >, pensò Nivael mentre si leccava con aria appagata la zampa anteriore sinistra. Sembrava un gigantesco gatto alato e squamoso. Stava per esprimere la propria soddisfazione con un commento, quando Maledet lo schernì vantandosi di aver finito di magiare la propria parte del capriolo prima di lui.
    < No aspetta, ma tu hai iniziato per primo! Così sono capaci tutti eh… > Sbuffò un fiotto d’aria dalle narici, guardando il suo simile con gli occhi ridotti a due sottili fessure.
    < Vabbè, mi rifarò con la prossima caccia. Però sarò io a dare il via. >

    Detto ciò si distese pancia all’aria sul rado manto erboso dell’altopiano. Dischiuse le ali sul prato, rannicchiando le zampe anteriori sul petto. Somigliava, questa volta, ad un grosso cane.
    Fissò il cielo per un po’. L’espressione del suo muso, quasi sempre caratterizzata da un ghigno sornione, s’era fatta imperscrutabile come il volto di una statua di bronzo. Il suo sguardo scandagliava irrequieto la volta celeste. Forse era alla ricerca di qualche nuvola, ma la giornata era così splendida che praticamente non ve n’erano. Emise un sospiro.
    < Ascolta Maledet, ti ho proposto di seguirmi perché volevo chiederti una cosa. >, disse con tono neutrale e lo sguardo perso nella propria opera di contemplazione.
    < Perché ci tenevi tanto a batterti con Liya? Avete un qualche conto in sospeso? >
    Nivael si voltò verso il drago dalla squame corvine. Puntò i suoi occhi vivacemente gialli su quelli sanguigni di lui.
    < Mmh… no, vero? Tu non hai nulla contro di lei. >, aggiunse dopo un po’, come se avesse trovato la risposta alla propria domanda nelle iridi del suo interlocutore.
    Un sorriso sottile, appena abbozzato, si dipinse sulle labbra del drago argenteo. Distolse lo sguardo da Maledet, tornando a scrutare il cielo. La sua coda spazzava lentamente l’erba disegnando ampie curve.
    < Lo fai per te stesso. Ne hai bisogno. Come me, d’altronde. >
     
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    Maledet non poté fare a meno d'arossire in modo piuttosto tenero.
    Sapeva bene d'essere di sangue reale, non aveva problemi a dirlo, ma non era tipo da vantarsene.
    "Le moine a una creatura forte come Liya non sono del tutto sbagliate, ma non ne vorrei lo stesso se fosse per me e non credo le voglia nemmeno lei."
    Fece lui nascondendosi il muso sotto un ala.
    Dopo aver mangiato, Maledet sorrise maliziosamente a Nivael perché aveva finito prima.
    Non faceva spesso questo genere di competizioni, ma giocare con quel drago era divertente.
    Nivael sembrava simpatico e sembrava una persona di buon cuore anche se un po' esuberante. Per il principe nero stare con persone come lui era piacevole; lo faceva sentire bene e spensierato, e non era mai stato molto Spensierato in vita sua purtroppo, quindi godeva due volte di più una compagnia come la sua ogni tanto.
    "D'accordo! La prossima volta conti tu, ma vedi di non ingozzarti ahahah!"
    Rispose a tono lui mettendosi in una posizione decisamente regale come un gatto seduto, Maledet al pari di Nivael, se non di piu, era un po' felino e ogni felino aveva un che di regale, lo stesso valeva per i draghi: che sia dal più brutale al più aggraziato tutti avevano un po' di quella regalità e bellezza intrinseca. Iniziò a mordicchiarsi un ala, che gli dava fastidio da un può, e staccò via quella che sembrava una punta di freccia o di Dardo per balestra. La guardò un attimo chiedendosi da quanto gli fosse conficcata su una falange dell'ala a fargli da perching, probabilmente da quando all'arena della città dei corvi aveva provato a fuggire dai corvi stessi e esaminando la punta constatò che in effetti erano i corvi a usare quelle punte perforanti.
    Si voltò verso di Nivael per mostrargli la sua scoperta, ma lo vide che guardava il cielo pensieroso, sapeva che quello che era successo alle isole fluttuanti l'inpensieriva, e non poteva biasimarlo se voleva fargli qualche scherzetto per aver ucciso quella maledetta scorn, malgrado ciò di certo non lo giustificava visto che creature come Scorn erano più utili come concime che persone e lui voleva aiutarlo.
    A guardarlo in effetti sembrava un po' lui quando si era depresso un po' sull'isola volante a guardare kengard.

    Quello che Nivael gli chiese lo sorprese.
    Liya... Certo che non ce l'aveva con lei, era solo la più forte e voleva misurarsi per lei per diventare più forte e proteggere gli altri.
    "Si e no, l'ho fatto per me stesso al fine di poter aiutare meglio le persone.
    Voglio diventare sempre più forte e fare in modo che le cose buone accadano a persone buone e cose cattive alle persone cattive. Si chiama Karma, una legge universale che sembra non funzionare. Ma se non c'è Karma, se non c'è uno scambio equivalente tra quello che si dà e riceve allora... Voglio fare in modo che funzioni, non ce l'ho con lei... Ma se incontrassi una persona come lei con cattive intenzioni devo essere pronto."

    Rispose semplicemente lui con un tono molto più freddo di poco prima, mentre illustrava a Nivael la sua filosofia.
    Si rigirò il dardo tra le dita e Poggiò la punta su un un polpastrello per saggiarne l'affilatezza: non l'aveva persa malgrado se la portava in giro ormai da un pò, se non altro i corvi erano bravi a creare proiettili iper-resistenti.
    "Prendi, un souvenir della città dei corvi, probabilmente sarà un ottimo stuzzicadenti hihi! E comunque Liya è veramente gnocca, ma è un po' grande per me... Di età non dimensioni intendo hihihi."
    Fece offrendo la punta di Darfo all'amico tutto divertito e malizioso come se nulla fosse.
    Anche Nivael sembrava un po' tormentato, se poteva aiutarlo a sentirsi meglio ne era felice.
     
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    Disteso con la schiena sul prato, Nivael afferrò con gli artigli della sua zampa sinistra la punta di dardo offertagli da Maledet.
    < Beh, ho come l’impressione che le mie di moine non le abbia del tutto disprezzate, dopotutto. >, commentò con un sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra. Lanciò in aria la punta del dardo per poi ghermirla al volo con gli artigli.
    < Non so che età abbia… Ma, hey, direi che se la porta piuttosto bene. >, aggiunse scoccando un eloquente sguardo d’intesa al suo interlocutore. Dopodiché ricominciò a lanciare in aria il dardo per poi divertirsi a riprenderlo al volo. Rimase in silenzio per un po’, apparentemente del tutto assorbito in tale attività.

    < Si, certo. Capisco... >, disse d’un tratto con aria un po’ assorta e lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse esternando ad alta voce un suo pensiero.
    < Se riesci a battere qualcuno forte come lei, allora sei pronto per affrontare più o meno chiunque. Così diventerai tu quel cosiddetto Karma che tanto servirebbe ma sfortunatamente non esiste. Dico bene? >
    Nivael smise di giocherellare con la punta di dardo, afferrandola saldamente tra due dei lunghi artigli ricurvi della sua zampa sinistra. Si voltò verso il drago dalle squame corvine, e con un movimento agile ed elegante abbandonò la sua posizione supina e si sedette sulle sue zampe posteriori.
    < Apprezzo la tua ambizione Maledet, dico davvero. Io invece... >. Lasciò la frase in sospeso per un istante come se volesse aggiungere qualcosa, ma cambiò idea.
    < Ehm… No, niente. Senti, vuoi vedere un bel trucco? >, domandò con improvviso entusiasmo, cambiando espressione e tono di voce in modo tanto repentino quanto radicale.
    < Orsù, Vostra Altezza, ditemi cosa devo mirare! >, disse con aria divertita e un ampio sorriso irriverente stampato sul muso. Arretrò leggermente il collo ed estese il più possibile la sua zampa sinistra in modo tale che la testa del dardo di balestra si trovasse approssimativamente allineata con la punta del suo muso.
     
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    Maledet era disteso di fianco come un felino in parte a Nivael, stava guardando serenamente come l'amico giochicchiava con la punta di dardo pigramente.
    Quello che disse di Liya lo fece arrossire un pò.
    "Suppongo che tu abbia ragione visto che ti si è concessa."
    Fece lui imbarazzato, era un pochino invidioso, ma Maledet era giovane e aveva tutto il tempo che voleva per queste cose.
    [colore=red]"comunque non credo che abbia più di cento anni... Non sembra vecchia: ha un bell'aspetto, ma dallo sguardo sembra averne passate molte: direi che ha tra quaranta e cinquanta anni... Massimo sessanta, ma dubito."[/color]
    Fece il principe di carnagione simile carbone che si stava tingendo di violaceo per via dell'imbarazzo crescente nel parlare di certi temi.
    Le orecchie martellavano i suoi battiti cardiaci diventando calde anche se in piena montagna.

    Ci mise un po' a riprendersi dall'imbarazzo pur cercando di non darlo a vedere.
    Era lievemente violaceo nella tonalità di nero che aveva assunto.
    Notò come il drago del vento fece una lunga pausa e commentò il suo progetto,gli chiese se quello che aveva capito a riguardo fosse corretto e Maledet sorridendogli orgogliosamente gli disse: "si, è corretto: se fossi in grado di battere lei potrei battere chiunque e quindi dare a chi fa cose cattive quello che merita! Sono felice che tu lo condivida giusto come me! Ci vorrà tanto tempo, ma io m'impegnerò per farlo!"
    Spiegò Maledet con l'entusiasmo di un bambino che illustra il suo disegno.
    Anche se cercava di mostrarsi maturo, visto l'aspetto adulto, Maledet non poteva fare a meno di mostrare la sua vera età da quindicenne apparendo sognante e un po' infantile, oltre che carino a modo suo.
    Lo vide esitante poi però: come qualcuno che doveva dire qualcosa e cambiava idea improvvisamente.
    Il principe lo guardò un attimo perplesso inclinando la testa di lato fissandolo, ma quando gli propose quel gioco sorrise felice e entusiasta.
    "Si mi piace! Ma non perderla eh! Guarda..." Maledet indicò un punto lontano dove sorgeva un abete.
    "...per me non riesci a colpirlo!"
    Fece Maledet ridacchiando dispettosamente guardandolo in modo fantasioso e con quella serenità, che in un drago oscuro sembrava strana... Ma anche per qualche motivo più puccia: forse i suoi occhi anche se rossi con quella luce delicata negli occhi non erano così inquietanti dopotutto.
     
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    Devi scusarmi per il ritardo, spero di riuscire ad essere più presente nei prossimi mesi.


    Nivael emise un piccolo sbuffo d’aria dalle narici, scoccando a Maledet un’occhiata carica di sfida.
    < Ah si? Di grazia Vostra Altezza, con chi credete di avere a che fare? >, schernì mostrando i denti in un gran ghigno.
    < Guarda e impara… > Nivael chiuse un occhio ed estese davanti a sé la zampa con cui ghermiva la punta del dardo, in modo tale che questa si trovasse perfettamente allineata all’occhio ancora aperto. Rimase in quella posizione per qualche secondo, mentre nel palmo della stessa zampa iniziava a prendere forma una piccola sfera d’aria compressa; essa era praticamente impossibile da percepire, se non fosse stato per il lieve ronzio a bassa frequenza che emetteva e per la peculiare distorsione della luce che, deformando leggermente l’immagine di ciò che aveva dietro in modo simile a come avrebbe fatto una lente d’ingrandimento, ne segnalava la presenza. Poi, improvvisamente, l'aria venne lacerata una deflagrazione secca e assordante come uno schiocco di frusta, e quasi nello stesso istante l’abete al quale Nivael mirava fu scosso da un lieve tremito.
    < AH! Preso! > esultò il drago menando un paio di colpi al terreno con la coda, eccitato. Nello sterminato spazio vuoto dell’altipiano poteva ancora udirsi riecheggiare in lontananza il suono dell’esplosione.
    < Niente male, eh? >, aggiunse soddisfatto, rivolgendo a Maledet uno sguardo pieno d'orgoglio. Dopodiché si volse nuovamente verso l’arbusto che aveva appena preso come bersaglio. Rimase in silenzio per un po’, apparentemente immerso in qualche suo pensiero. Una brezza gentile, quasi carezzevole, faceva danzare lentamente le membrane alari dei due draghi. Il fruscio del vento e gli sporadici versi acuti di qualche uccello da preda chissà quanto distante erano gli unici suoni che potevano udirsi.

    < Sai Maledet, credo che il tuo obbiettivo sia lodevole. Lo penso davvero. >, esordì Nivael senza voltarsi verso il suo interlocutore.
    < Però, come dire… il male può assumere varie forme. A volte non si vede. È seppellito dentro le persone e loro nemmeno lo sanno… oppure fingono di non saperlo. > Prese una breve pausa. Pareva, fatto per lui piuttosto inusuale, che stesse faticando a trovare le parole giuste per esprimersi.
    < Ecco, puoi uccidere le persone malvagie, ma non il male dentro le persone. Capisci… capisci cosa intendo, vero? Quello che voglio dire è che non puoi redimerti al posto di qualcun altro. > Rimase in silenzio a lungo, continuando a fissare un punto imprecisato all’orizzonte. La punta della sua coda aveva iniziato a contorcersi come un serpente in agonia.
    < Io non volevo morire contro Scorn. Me ne sono accorto solo dopo averci provato. > Disse, poi, rompendo il silenzio. Si voltò verso il drago nero, e i loro occhi s’incontrarono per un’istante. Distolse immediatamente lo sguardo.
    < Sta di fatto che sono scappato. Non so se sono stato un vigliacco, oppure se quella è stata l’unica decisione coraggiosa che io abbia preso in tutta la mia vita. >

    Edited by -Aleph- - 10/10/2020, 11:32
     
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    Maledet saltò in piedi vedendo il dardo conficcarsi e rizzò il collo vedendolo perfettamente sulla corteccia.
    La vista di Maledet infatti era incredibile, poteva scorgere ogni dettaglio anche di oggetti molto distanti e nel buio assoluto.
    Aveva anche un ottimo udito e per questo si tappò istintivamente le orecchie sentendo il rombo.
    "WOOOOOOH! Allora sei un cecchino anche tu! Io solitamente essendo magrolino e fragilino sto a distanza o agisco in modo furtivo... Mi ferisco gravemente a volte e per questo ho abilità di assorbimento e cura. Credo che dove non arrivi la mia forza arrivi la mia cocciutaggine... Ma almeno ne sono consapevole, suppongo sia così anche per te hihihihi."
    Poi Maledet semplicemente sparò dalla bocca un sottile raggio che sfiorò l'albero, non voleva stressare la pianta più del dovuto e si limitò a lasciare un segnetto sulla corteccia.
    Poi ridacchiando spensierato guardò giù, e vedeva i paesini nelle pianure, la bianca distesa della tundra. Sapeva che nel versante opposto della montagna c'erano i corvi, e di certo non sarebbe stato tanto sciocco da tornare da loro... Non erano cattive persone, ma di certo non erano nemmeno santi, avevano fatto cose brutte i loro capi, come quella grossa dragonessa Xenofoba nei confronti di gente di Kerus, e il barone vampiro, che decisamente parlava troppo.
    "Ci sono tanti modi per combattere il male."
    Fece Maledet all'amico-rivale.
    Lui parlò del bene e del male e del fatto che non potesse distruggere il male nelle persone e maledet sorride pragmatico a tale affermazione... Distrutto no, ma maledet sapeva bene cosa dire
    "Ci sono due tipi di male: Il male soggettivo che è in pratica il pensiero del singolo e il male oggettivo.
    La differenza è che il primo rappresenta il concetto di bene e male delle persone... Molti tiranni e despoti per esempio credevano di essere nel giusto nelle atrocità che commettevano. Questo male non va sconfitto a spada, ma a parole. Con filosofia, educazione e ideali. I meme, inteso come pensiero, concetti, modi di fare o pensare, sono alla base di ogni società organizzata, qualcosa che tutti fanno. Anche le leggi dovrebbero in teoria essere così: meme, ovvero qualcosa che tutti o bene o male la maggioranza condivide. Ma esistono modi di pensare sbagliati e leggi sbagliate, interi popoli facevano cose orribili come sacrificare uno di loro a un qualche suo balordo ogni anno perché lo ritevano giusto. Le parole il trasmettere idee e ideali sbagliati può corrompere intere civiltà... La soluzione ovvia è mettere tutto in dubbio, anche se stessi se necessario per trovare un bene oggettivo, qualcosa di benevolo per tutti. Io non sono altro che un capro espiatorio in questo... Se controlli l'informazione controlli le persone, e i meme sono la più pura forma d'informazione.
    Per esempio i corvi... Non li sterminerei di certo, ma cercherei di farli ragionare. Ma poi esiste il male oggettivo, un male che è semplicemente sbagliato. Per esempio uccidere qualcuno, se ammazzi qualcuno, è oggettivamente sbagliato, si possono esserci motivazioni... Ma è sempre sbagliato. Allora perché io stesso lo faccio? Beh... Devi cambiare che a volte bisogna fare del male per prevenirne uno maggiore... E voglio essere io a farlo. Io non voglio farlo, odio farlo, ma devo per un bene più grande. ci sono cose che semplicemente... Non devono succedere... Non di nuovo. Io sacrifico la mia innocenza per gli altri, a finché non diventino come me. Non sopporterei che nascessero "altri Maledet" a Kengard, io sono letteralmente nato per uccidere, per te quando ho ucciso Scorn ti ho provato della tua vendetta... Ma in realtà ti ho preservato dall'essermi simile in questo. E se non capisci fa nulla... Ho anche parlato troppo per i miei standard. Comunque essenzialmente la cosa migliore è fare in modo che tale male nelle persone sia comunque in funzione al bene come me che uccido le persone... Ma solo perché non ci sono alternative a certi tipi di male che quelle persone fanno purtroppo e... Basta... Va finire che divento peggio di quel barone, ma di filosofia e cose simili potrei parlare ore."

    Spiegò sereno ma solenne Maledet guardando intensamente Nivael, era così elegantemente seduto come un gatto, con le ali accostate sui fianchi come un mantello e immobile nel suo disciplinato contegno da sembrare una statua d'ebano parlante.
    Le sue orecchie poi si rizzarono appena finì, il silenzio dopo il suo esordio era davvero piacevole, sapeva che ora sarebbero fioccate domande dall'interlocutore avrebbero atteso un po'... Ma stranamente lo notò agitato, si chiese quale reconditi pensieri, o ricordi, lo scuotessero nell'animo.
    Disse che non voleva morire contro scorn, il modo lasciava intendere che sentiva di meritarselo, o almeno Maledet nella sua esperienza di traumi così aveva intuito.
    Avrebbe voluto chiedergli se ritenesse di meritarselo, ma gli sembrò inopportuno, anche perché non erano certo a simili livelli di confidenza e certi temi andrebbero approfonditi a chi davvero esperto nella cura della mente, nonché delle ferite dell'animo, o
    almeno con un buon amico, soprattutto particolarmente saggio nel suo vissuto.
    Maledet capì però che quello che poi disse era importante e riguardava ciò che lo segnò.
    "A volte si è davvero coraggiosi scegliendo di non lottare. Ma non posso saperlo per certo... Io non sono mai scappato, mi sono sempre e solo ritirato per tornare in condizioni favorevoli,... questo fa un assassino. Un giorno tornerò a casa e le cose cambieranno. Fino ad allora questo lo considero... Un viaggio di formazione e probabilmente non è diverso per te in realtà. Forse se non fossi scappato saresti morto in vano mentre ora puoi crescere e cambiare le cose. Sarai qui per un motivo oltre al molestare le conifere con punte di dardi no?"
    Fece Maledet a Nivael con una assoluta serenità. Era a posto con sé stesso o così sembrava malgrado fosse un assassino con migliaia di vite sulla coscienza malgrado fosse giovanissimo, mentre tu probabilmente avevi salvato la tua vita e quella di coloro che avresti potuto uccidere se fossi rimasto... Eppure quello che si sentiva in colpa di più sembravi tu.
    Era da un po' che Maledet non si apriva così con qualcuno e dire tutte quelle cose non era da lui di solito che preferiva i fatti alle parole.
    Forse il fatto che Nivael fosse molto simpatico e per certi versi simile e il tempo passato con i corvi lo avevano reso più socievole, di solito i pensieri e le cose varie le teneva per sé, ma sentiva che Nivael aveva bisogno di un po' di condivisione... E poi la gente non si apre se non ci si apre a propria volta.
     
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    Un sorriso sottile arricciò appena le labbra del drago argentato.
    < Eh, chi può dirlo. Magari molestare conifere è la mia vocazione. >, disse sollevando entrambe le zampe anteriori come per fare spallucce.
    < Questa suonava meglio nella mia testa. >, ammise subito dopo, mordendosi la lingua per l’imbarazzo. Sembrava sul punto aggiungere altro, ma non lo fece. Raccolse da terra un ciottolo e iniziò a giocherellarci lanciandolo in aria per poi afferrarlo al volo con gli artigli della zampa sinistra.

    < Vedo che sei un grande esperto di male. >, esordì, poi, cambiando completamente argomento.
    < Ma sei sicuro che ne esistano solo due tipi? >, aggiunse continuando a giocare con il sassolino, seguendolo con lo sguardo mentre questo si levava in aria descrivendo un ampio arco per poi essere ghermito a metà della sua corsa.
    < Voglio dire, anche quando si sceglie di non fare del bene, non è anch’esso un male? Oppure quando si fanno soffrire gli altri non per pura cattiveria, e nemmeno perché si insegue chissà quale ideale contorto, ma solo perché si è pieni di difetti e… e si è troppo deboli per correggerli. Non è male anche quello? >

    Il drago argentato rimase in silenzio per qualche istante, assorto in qualche suo pensiero. Il suo sguardo continuava a seguire il ciottolo che faceva su e giù davanti a lui, mentre un sorriso amaro affiorò sulle sue labbra.
    < Insomma, cos’è che rende una persona malvagia, Maledet, le azioni che compie o le ragioni per cui le compie? Diffondere sofferenza anche se si vuole diventare migliori, ma non si ha la forza per farlo… non è anche quella malvagità? >
    Nivael smise di dilettarsi con il ciottolo, afferrandolo in volo per un’ultima volta dopo averlo scagliato in aria. Guardò Maledet dritto negli occhi.
    < Vedi, l’origine sarà anche soggettiva, ma il risultato è sempre oggettivo. Non sempre c’entra la concezione di bene e di male. Capisci dove voglio arrivare, giusto? >


    Edited by -Aleph- - 27/10/2020, 17:26
     
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    Maledet si stiracchiò e spiegò le ali sbadigliando per poi guardarlo, gli sorrise poiché aveva tirato fuori argomenti molto interessanti e non poteva contestaglieli del tutto, era a suo modo rilassante parlarne finalmente con qualcuno senza piangerci sopra o sbraitare furioso, era non solo simpatico, Nivael era un piacevole conversatore.
    "Non hai torto, ci sono molti altri tipi di male che non rientrano in queste due definizioni, altri ne sono invece delle sottocategorie, studiare la psiche, la filosofia, la legge e la coltura della persona aiuta a farne comunque un quadro caratteriale completo. Per esempio tu sembri nascondere qualcosa che hai fatto in passato. Non è evidente ma se hai la giusta intuizione si nota.... Nemmeno io ho molta autostima anche se per motivi diversi. Flagellarsi però non serve. Rischi di cadere in una spirale autodistruttiva... Io lo so bene, oltre a subire pesanti addestramenti ho avuto una ottima istruzione, una delle poche cose Belle fatte da mio padre..."
    Maledet fece una pausa e sedette e spiegò le ali nere facendole scricchiolare. Quei lembi neri risucchiavano ogni luce trasformandola in energia, un trucco Normale per i draghi di luce che assorbivano il proprio elemento facendone scorta. Grazie al suo dominio dei due elementi opposti maledet era in grado di lottare con qualsiasi livello di luce e le squame nere erano adatte tanto a immagazzinare la luce che nascondersi nel buio.
    "ahh, essere un drago di luce e buio è stranissimo: il sole mi fa sentire meglio anche se scotta dopo un po', ma la luna piena è assolutamente perfetta. Buio notturno e luce di luna e stelle, una vera goduria, il cielo notturno è il mio posto. Comunque stare la faccenda di mio padre e la mia istruzione, che mi dici piuttosto di te?"
    Fece il drago d'ossidiana mentre dispiegava le ali poiché iniziavano a bruciacchiare un po'.
    Presto sarebbe zampettato all'ombra prima di mezzogiorno e si sarebbe potuto fare una pennichella prima di partire da nuovo per chi sa dove.
     
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    L’espressione del muso di Nivael, d’un tratto, si trasformò radicalmente: il suo sguardo malinconico si fece freddo e guardingo, e le sue labbra si serrarono in un sorriso asettico e distante, di pura circostanza. Qualcosa, nelle parole del drago nero, pareva averlo pizzicato come la punta di una freccia.
    < Io non ho fatto proprio nulla, Maledet. Ma forse è stata proprio questa la mia colpa. >, disse asciutto. Rimase in silenzio qualche istante, continuando a fissare il suo interlocutore dritto negli occhi come a voler cogliere nei minimi dettagli ogni sua reazione.
    < Non c’è molto da dire su di me. >, aggiunse, poi, rompendo quel silenzio così teso. I tratti del suo muso si ammorbidirono un po’, e così fece anche il tono della sua voce.
    < Ho girato il mondo in lungo e in largo, e ho intenzione di continuare. Non so quanto mi fermerò in quest’isola. >, spiegò compiendo un ampio gesto con gli artigli della zampa destra, come ad indicare tutto ciò che aveva attorno.
    < Ma, a parte quello, non ho fatto molto altro. Insomma… tu rincorri il male, io sto inseguendo il vento. > Con uno scatto improvviso, Nivael estese le ampie membrane delle sue ali, come se fosse in procinto di librarsi in volo. Lo spostamento d’aria generato sollevò una cospicua quantità di fili d’erba, che danzarono sospesi nel vuoto per qualche istante prima di ricadere a terra. Un ampio sorriso gli illuminò il muso, mettendo in mostra la sua lunga schiera di denti candidi e affilati.
    < Hehe… Prima o poi mi porterà pure da qualche parte, no? >
     
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    Le parole del drago argenteo sorpresero molto Maledet.
    Sentiva di aver messo un pizzico di sale su una lacerazione sull'animo di quel drago argenteo.
    Si avvicinò con fare curioso e innocente.
    "Ti capisco... A volte non fare nulla è peggio di fare troppo. Ma credo che quello che stai soffrendo di più ora... Sei proprio tu."
    Fece coprendolo con un ala cercando di consolarlo mentre lo accarezzava, il principe nero era infatti piuttosto sensibile anche se non lo dava a vedere ed'era molto empatico.
    In realtà avrebbe voluto restare ancora... Una fitta trafiggeva anche lui, ma questa anziché bloccarlo lo incentiva ad andare avanti.
    ... e non mi arrenderò abbandonandovi! Andrò avanti assieme a voi e risponderò alle role!

    "Ascoltami Nivael, il vento ti riporterà nel luogo a qui appartieni. Devi tornare ora! Forse tra un anno sarà tardi! Devi Almeno sapere cosa sia successo, da cosa sei fuggito veramente e se qualcosa andrà storto sarò con te, ti aiuterò a passare inosservato e vedrò per te come sono messe le cose. Ma devi farlo! Io non sono fuggito dal mio regno, questo è solo un viaggio di formazione che mi riporterà là, e sono sicuro che anche per te non è diverso. Quindi andiamo a vedere su! Se le cose vanno male poi potrai fuggire ancora no?"
    Fece Maledet con tono deciso e sprezzante, spronandolo ad alzarsi in aria spingendolo con il muso teneramente.
    C'era qualcosa di caldo e splendente nel buio di quel drago d'ossidiana, il suo sguardo rosso era pieno di affetto e solennità al contempo, qualcosa di incredibilmente giovane che però aveva già visto troppo... Eppure non si arrendeva, Non demordeva, non si attendeva e andava avanti.
    Tutto è transitorio, ma nulla gli dà il diritto di arrendersi a marcire.
    "non ti sto chiedendo di credere in me! Credi in te stesso! Tu puoi essere coraggioso e non ti libererai mai da questa gabbia nella tua anima se non ti metti sotto e fai vedere chi sei!"
    Fece il drago nero guardandolo severo e colmo di speranza.
    Voleva farlo per lui, per fargli superare quello che lui doveva essere qualcosa di estremamente doloroso.
    "Stavolta sarò io il tuo vento e il vento in coda ti riporterà nelle terre d'inizio o resterai qui a marcire come la gente della palude!"
    Fece il dragone nero sollevandosi in aria.
    Il battito delle sue ali in volo stazionario era come un forte magistrale che per puro caso o destino puntava verso il luogo da qui veniva.
    Poteva sottrarsi a quel vento... Poteva fuggire ancora e nascondersi dal drago nero come dalle proprie responsabilità, ma non avrebbe cambiato le cose. Solo lui poteva, e quel vento dallo splendore oscuro lo avrebbe seguito e avrebbe vegliato su di lui se non se ne fosse andato e basta.
    Maledet esce, non me ne vado, anzi se vuoi apro una nuova role in oltre i confini... Si va a casa.
     
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