Colloquio con il capo

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    La sera dopo la battaglia con devastazione parziale della foresta venne trascorsa alla taverna di Kerus. La notizia della morte di Turak si era diffusa a macchia d'olio tra i banditi e la malavita della città e che ora al suo posto ora c'era un draghelfo elettrico-radioattivo a comandare. Tutti sapevano che Meno Zell non era un tipo che scherzava. A differenza di Turak che era sì forte e muscoloso ma senza un briciolo di cervello, il nuovo capobanda era un tipo fine, astuto e calcolatore. E il fatto di aver ucciso Turak con estrema facilità, aveva portato automaticamente un rispetto ancora maggiore di tutti i banditi verso Meno Zell, a cominciare dal taverniere.
    Come ordinato dal draghelfo negativo, i suoi subordinati avevano portato tutti i tranci della carne fresca di cavallo dalla battaglia e grazie a quella caccia improvvisata, la cena nella taverna fu abbondante e gratuita, innaffiata da fiumi di birra e vino, per festeggiare il nuovo capo. Meno Zell, che era il festeggiato, aveva bevuto non poco. La mattina dopo, comunque, non era intontito come erano gli esseri umani post-sbronza; era un draghelfo e il suo corpo era perfettamente in grado di reggere l'alcol. Per smaltire la sbornia e per tornare perfettamente in forma, Meno Zell aveva deciso di demolire il tugurio di Turak. Aveva sfasciato tutti i mobili e gli oggetti che erano del mezz'orco, aveva buttato giù alcuni muri divisori che intralciavano le sua ali e la sua coda e, ovviamente, aveva tagliato gli alberi del giardino. Poi aveva accatastato tutte le macerie di legno, assieme ai vestiti del mezz'orco in un mucchio in giardino e bruciato tutto. Aveva svolto in metà mattinata il lavoro che una ditta di demolizioni avrebbe fatto in una settimana. Il fracasso provocato dal draghelfo negativo aveva attirato una piccola folla di curiosi attorno alla dimora di Turak ma, nel vedere il letto del mezz'orco sfondare la finestra e volare all'esterno, nessuno di loro aveva osato disturbare Meno Zell.
    A lavoro finito, Meno Zell era tornato alla taverna, che era anche la base operativa tra lui e i suoi uomini e, davanti all'ennesimo boccale di birra, il draghelfo aveva ordinato loro di rapire degli schiavi che svolgessero il compito di ristrutturare la sua futura dimora. Nel frattempo, il draghelfo avrebbe alloggiato in una camera sopra la taverna, pagando il taverniere con i proventi delle rapine, il quale avrebbe fatto anche da guardia. Rubare ai buoni per dare ai cattivi per buoni fini.
    Nel pomeriggio, due componenti della sua banda erano riusciti a rapire un coboldo che era stato assunto, ovviamente contro la sua volontà, come muratore per Meno Zell. Per rafforzare il suo rispetto e il suo grado di capo, Meno Zell avrebbe ripagato i suoi uomini con l'alcol; come i bambini stavano buoni dando loro dolci, cioccolata e caramelle, lo stesso facevano i banditi con birra, vino e liquori.
    Al tramonto il draghelfo negativo si diresse verso i quartieri alti di Kerus, seguendo le indicazioni scritte sul foglietto da Will e, puntualissimo, entrò nel posto dove si sarebbe svolto il suo colloquio con il capo.
    Meno Zell fremeva dalla curiosità di conoscere il suo probabile alleato più forte.
     
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    Perdona il ritardo. ^^"


    Il locale che Will e Millia avevano indicato a Meno Zell come luogo dell‘appuntamento poteva essere descritto come l’esatto opposto della bettola dove l’ibrido negativo aveva incontrato per la prima volta Turak e i suoi: quel distinto edificio in pietra situato nella piazza centrale dei quartieri alti di Kerus era, con buona probabilità, il ristorante più elegante dell’intera città. Davanti all’ingresso una dozzina di individui dall’aria facoltosa, probabilmente membri della nobiltà di Kerus, chiacchieravano in piccoli gruppetti facendo sfoggio di abiti di gran classe. L’insegna che sovrastava l’ingresso del locale recitava “La Volpe Bianca” in caratteri gotici, ed era decorata con un fine intarsio tinto di bianco rappresentante, appunto, una volpe. Non appena ebbe varcata la pregiata porta in legno massiccio intarsiato che delimitava la soglia, Meno Zell si ritrovò in una grande sala rettangolare dai soffitti alti e affrescati, affollata da tavoli rotondi ordinatamente disposti e ricoperti da tovaglie bianche orlate. Lungo le pareti laterali erano collocati, a tre o quattro metri di distanza l'uno dall’altro, alcuni grandi specchi guarniti da cornici laccate in oro riccamente decorate, che riflettendo la parete opposta facevano apparire il salone ancora più grande di quanto già non fosse. Siccome l’ora iniziava a farsi tarda e dunque dalle alte finestre dai vetri colorati entrava ormai poca luce, dei grandi lampadari di cristallo appesi al soffitto, sulle cui svariate braccia era assicurato un gran numero di piccole lampade ad olio, illuminavano abbondantemente lo stanzone con una luce calda e soffusa.

    Non lontani dall’ingresso, tre individui, due uomini e una donna, chiacchieravano tra loro. Meno Zell aveva ben chiari in mente i volti dei due sicari che doveva incontrare quella sera, eppure impiegò qualche secondo a riconoscere Will e Millia: Will, che aveva i capelli impomatati pettinati all’indietro e i baffi acconciati a formare due ricci, vestiva un elegante completo nero e bordeaux con fregi dorati. Dal taschino della giacca faceva capolino la catena d’oro di un orologio; Millia, dal canto suo, sfoggiava uno splendido abito azzurro ornato d’argento, degno di una principessa. Tra le dita stringeva un piccolo ventaglio in legno bianco e seta blu. I suoi lunghi capelli ramati erano raccolti in una gran treccia, che arrivava a lambirle la vita. I due, così conciati, erano quasi irriconoscibili. L’individuo che era intento a discorrere con loro aveva un aspetto, pur molto distinto, decisamente meno appariscente. Era un uomo sulla trentina, alto e dal fisico asciutto. Vestiva un completo interamente bianco orlato di nero, scarpe comprese, raffinato ma sobrio allo stesso tempo. I suoi lineamenti suggerivano che non fosse originario dell’isola: la sua pelle era scura, l’iride dei suoi occhi completamente nera, e i suoi capelli corvini, ricci e tagliati molto corti, presentavano due fasce orizzontali all'altezza delle tempie dove apparivano ingrigiti. Sul naso inforcava un paio di piccoli occhiali tondi dalla montatura sottile e dorata.

    Non appena si accorsero dell’arrivo di Meno Zell, Millia e Will interruppero bruscamente la loro conversazione con l’uomo vestito di bianco. Un paio di clienti che passavano di li, vedendo entrare quell’individuo così rozzamente abbigliato e dall’aroma non esattamente fragrante, iniziarono a guardarlo di sottecchi bisbigliando tra loro. Anche Millia e Will non poterono fare a meno di fissare l’ibrido negativo per qualche secondo, in completo silenzio: si sforzarono di preservare il sorriso di circostanza che gli illuminava il volto, ma il tentativo di nascondere il proprio sconcerto non ebbe grande successo. Will, che stava pensando freneticamente ad una qualsiasi scusa che potesse giustificare la scelta di vestiario del loro complice, scoccò un’occhiata interrogativa alla sua collega, come in cerca di un suggerimento. Millia, che continuava a sorridere affabile, sembrava voler disintegrare Meno Zell con la sola forza dello sguardo. Senza nemmeno rendersene conto, serrò con tale forza il ventaglio che teneva tra le dita che questo finì in frantumi come un ramoscello secco calpestato da un orso. Non disse nulla, ma il messaggio che intendeva comunicare era comunque chiarissimo: “Ma come ti sei vestito?”. L’uomo in bianco, impassibile, fissava Meno Zell con le labbra incurvate in un sorriso amabile ma piuttosto impersonale.
    < Oh, benvenuto alla Volpe Bianca, Messere. >, lo salutò affabile, compiendo un piccolo inchino. La sua voce era morbida e profonda, ogni parola pronunciata perfettamente scandita.
    < Voi dovete essere il Conte di Zellgard. Messer Wilhelm e Madame Miliavis mi hanno parlato molto di voi. >
    < Ah, Conte, carissimo! >, s’intromise Will con aria baldanzosa da aristocratico, gesticolando vistosamente e curandosi che il suo tono di voce fosse abbastanza alto affinché anche tutti i clienti lì vicini potessero sentirlo.
    < Ma voi siete appena giunto qui da un, ehm… lunghissimo ed estenuante viaggio! Avreste fatto bene a cambiarvi d’abito, noi avremmo volentieri pazientato per qualche minuto in più! >.
    Millia, che aveva appena finito di raccogliere i pezzi del ventaglio che nel suo silenzioso eccesso d’ira aveva sbriciolato, pose una mano sulla spalla dell’uomo in bianco.
    < Lo perdoni, Messer Espinoza. >, disse sforzandosi di assumere un tono cinguettante da dama di corte.
    < Sa, il Conte di Zellgard è un vero galantuomo. Tiene moltissimo alla puntualità, anche al costo di sacrificare lo stile. Vero, signor Conte? >. Con tutta la buona volontà, l’elfa proprio non riuscì a porre la sua domanda senza lasciar trapelare almeno una punta dell’incommensurabile irritazione che ribolliva in lei in quel momento.
    L’uomo in bianco, nel frattempo, continuava a sorridere nella sua imperturbabile cordialità.
    < La prego Madame Miliavis, mi chiami semplicemente Jair. >, disse afferrando con delicatezza la mano dell'elfa.
    < In ogni caso non vedo perché avvertiate il bisogno di scusarvi, Madame. Il Signor Conte è mio gradito ospite a prescindere da come ritiene d’abbigliarsi. Ma, prego, vogliate cortesemente seguirmi. Vi accompagno… al solito tavolo. >
    Detto ciò si avviò in direzione di un tavolo situato all’angolo destro della sala, in una posizione piuttosto appartata rispetto a tutti gli altri.

    < Ma che cazzo fai Meno Zell! > sibilò Millia all’orecchio dell’ibrido negativo, uscendo completamente dal personaggio della raffinata nobildonna.
    < Ti avevamo detto di vestirti bene! Avevi visto che ci saremmo incontrati nei quartieri alti, no? Così ci noteranno tutti! >
    Will, nel frattempo, camminava guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno li stesse fissando con eccessiva insistenza.
    < Beh, ormai è andata così Milly. Se a Meno Zell non piace questo genere di posti, il prossimo incontro lo faremo da un’altra parte. >, tagliò corto facendo spallucce.
    < Appena ci arriveranno le informazioni sul luogo dell’incontro col Capo leviamo immediatamente le tende. >
    Millia emise un sospiro.
    < Massì, in fondo chissenefrega di questi ricconi di merda... L'importante è non mandare all'aria l'accordo con Espinoza. >, ammise. Dopodiché avvicinò nuovamente la bocca all'orecchio dell'ibrido negativo.
    < Allora Meno Zell... Se hai domande, abbiamo tutto il tempo per farci due chiacchiere mentre aspettiamo il cibo. >

    Quando i tre presero posto al tavolo, l’uomo in bianco, Jair Espinoza, domandò loro cosa desiderassero ordinare per cena. Non gli portò alcun menù, né tantomeno elencò una serie di piatti tra i quali scegliere.
    < Prego signori, ordinate pure qualsiasi pietanza desideriate. Ci impegneremo per esaudire ogni vostra richiesta. Nei limiti del possibile, naturalmente. >, si limitò ad affermare.


    Eh, Will glielo aveva detto a Meno Zell che era meglio "agghindarsi". :asd:
    Perdonami se ho leggermente mosso Meno Zell, ho voluto far svolgere rapidamente questa scena introduttiva.


    Edited by -Aleph- - 31/7/2020, 21:50
     
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    Quando Meno Zell spalancò rumorosamente la porta del locale "La volpe bianca", si trovò davanti ad un ambiente del tutto nuovo per lui, ma non così sgradevole. L'ibrido negativo rimase per qualche secondo sulla soglia a studiare l'ambiente lussuoso del luogo dove aveva appuntamento, ignorando per ora i sussurri che i ricchi avventori bisbigliavano tra di loro quando videro entrare l'insolito ospite scaglioso. Meno Zell si rimirò in uno dei grandi specchi appesi alle pareti, riuscendosi a vedere anche le ali, visto che lo specchio appeso alla parete opposta ripeteva la sua immagine per un numero indefinito di volte fino a rimpicciolirsi. Decisamente era del tutto diverso rispetto alla grezza taverna dove lui aveva preso base operativa. L'ibrido negativo passò poi a rimirare i grossi lampadari appesi all'alto soffitto, ora accesi, per illuminare la grande stanza nelle ore serali.
    Un "crac" improvviso lo fece voltare verso una donna vestita come una di quelle principesse rapite dai draghi nelle torri dei castelli abbandonati, la quale aveva appena rotto "per sbaglio" qualcosa; gli ci volle poco per capire che la principessa altri non era che l'elfa che si era vestita a tema. Accanto a lei c'erano due uomini, vestiti altrettanto elegantemente, uno di loro era Will mentre l'altro era qualcuno ancora sconosciuto all'ibrido negativo. Guardandosi attorno, il draghelfo negativo capì che erano tutti eleganti e l'unico ad essere vestito con soli guanti e calzini (ovviamente, non lavati) era lui stesso; anche perchè era l'unico invitato scaglioso che non necessitava di vestiario.
    A farsi avanti per primo fu l'uomo sconosciuto vestito di bianco, che lo accolse con il nome di "Conte di Zellgard", appellativo che strappò un'espressione interrogativa a Meno Zell. Chi diamine si era inventato quel nome? Ok per il "conte" ma Zellgard? E il segno Meno?
    Meno Zell fece per rispondere ma Will si intromise prima di lui che, visibilmente nervoso, tentò di scusarsi con l'uomo in bianco riguardo l'abbigliamento non proprio formale e pulito del draghelfo negativo.
    Anche l'elfa, lontana anni luce dal suo classico gergo grezzo, cercò di perdonare Meno Zell rivolgendosi all'uomo elegante con il nome di Messer Espinoza, il quale non diede molto peso al modo di vestirsi del draghlefo, accettandolo con gran cordialità.
    Non appena l'uomo vestito di bianco si allontanò di quel poco, Milia sussurrò a Meno Zell nella sua normale volgarità tutta la sua rabbia riguardo le sue maniere.
    "E secondo te come posso indossare giacca e pantaloni con le ali e la coda? Vuoi anche che mi tagli le unghie di mani e piedi come fanno gli elfi o gli esseri umani?" fu l'immediata risposta sibilante ma a voce bassa di Meno Zell all'indirizzo delle orecchie a punta dell'elfa.
    Will tentò di arginare l'acidità dell'elfa, dando più peso alla buona uscita dell'affare che alla formalità, riuscendo effettivamente a calmarla e prendersi un deciso "sì" con il muso del draghelfo negativo.
    Quando furono finalmente tutti seduti attorno all'elegante tavolo rotondo, Meno Zell si sedette in maniera decisamente elegante, sorprendendo probabilmente sia Will che Milia.
    "Per me carne al sangue e vino rosso, abbondanti. Grazie!" fu la risposta, alquanto gentile, del draghelfo all'uomo vestito di bianco che chiese loro cosa volessero mangiare.
    Dopo che tutti presero le loro rispettive ordinazioni, Meno Zell prese subito contatto con l'uomo che si chiamava Messer Espinoza.
    "La ringrazio per il suo invito, messer Espinoza, tuttavia i miei carissimi amici devono aver tralasciato un dettaglio nel mio nome. Può chiamarmi Conte di Meno Zellgard, o più semplicemente Messer Meno Zell o solo Meno Zell ma quel "Meno" è molto importante per me. Zellgard e basta è il mio rivale che odio con tutto me stesso. Lei mi capisce vero?" il draghelfo mise in chiaro la sua negatività, seppur con fare molto gentile e pacato. Sapeva che quando si parlava d'affari doveva tenere un comportamento degno degli abiti che lui non indossava.
    "Messer Espinoza, è la prima volta che vengo qui. Vorrei che lei mi spiegasse un pò l'ambiente di Kerus e come io possa esservi d'aiuto, qualora lo desiderasse." chiese, infine, all'uomo vestito di bianco.
     
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    Millia, compostamente seduta a tavola come una dama di gran classe, fissava Meno Zell con gli occhi ridotti a due sottili fessure e le labbra contratte in una smorfia stizzita.
    < Ma che significa, Meno Zell! Potevi almeno… provarci a vestirti bene, no? >, bisbigliò sotto voce approfittando di un istante di distrazione di Espinoza, che si era voltato verso un cameriere che lo cercava per ricevere i prossimi ordini.
    < Che ne so io, metterti una sciarpa rubata a qualche ricco imbecille, una giacca colorata, o almeno gesticolare come un idiota fingendo di avere la R moscia! >
    Will, che ammirava il soffitto affrescato del locale con dissimulato interesse, si mordeva le labbra per trattenersi dallo scoppiare a ridere. Millia se ne accorse immediatamente. I due, con ogni probabilità, stavano per iniziare a bisticciare tra loro come al solito, ma proprio in quel momento il padrone del locale finì di parlare con il cameriere e si rivolse ai tre ospiti.
    < Possiate perdonarmi per l’interruzione, signori. >, disse con la sua consueta e raffinata cordialità.
    < Prego, avete deciso cosa ordinare o preferite che passi più tardi? >

    Con delle maniere inaspettatamente affettate, Meno Zell fu il primo a fare il suo ordine. Seguì Will, che ordinò un carpaccio di aragosta con contorno di zucchine e agrumi, e infine Millia, che si fece portare un semplice piatto di verdure alla griglia. Prima che Espinoza potesse allontanarsi, Meno Zell lo chiamò per precisare alcuni dettagli riguardo al nome fittizio con cui egli si era rivolto a lui dandogli il benvenuto nel suo locale.
    < Messer Espinoza, è la prima volta che vengo qui. Vorrei che lei mi spiegasse un pò l'ambiente di Kerus e come io possa esservi d'aiuto, qualora lo desiderasse. > gli domandò, poi, con quel tono pacato e misurato da uomo d’affari che strideva tremendamente con il suo abbigliamento logoro e puzzolente.
    Forse colto alla sprovvista dalla domanda, l’uomo in bianco non rispose immediatamente. Il momento d’incertezza durò appena un istante, dopodiché sul suo volto si dipinse il consueto sorriso amabile ma un po’ impersonale da uomo di gran classe. Con un gesto rapido ma elegante afferrò una sedia da uno dei tavoli ancora vuoti che aveva accanto e vi si sedette, così da prendere posto davanti all’ibrido negativo. Millia e Will, che era evidente non si aspettassero una reazione simile, si scambiarono un’occhiata interrogativa.
    < Mi perdoni per prima, messer Meno Zell. >, esordì con la consueta pacatezza, guardando Meno Zell dritto negli occhi.
    < Ho dovuto inventare rapidamente un nome fittizio basandomi sulle poche informazione fornitemi appena prima dai vostri colleghi. >, aggiunse, compiendo un cenno con una mano ad indicare Millia e Will.
    < Io, chiaramente, so chi sono realmente Will e Millia. Che genere di mestiere svolgono. Per chi lo svolgono. Ci siamo intesi, suppongo. >
    Espinoza prese una breve pausa, durante la quale fece un rapido cenno con una mano ad un cameriere che passava di lì per dargli l'incarico di occuparsi al posto suo del prossimo ordine. Milla e Will, nel frattempo, ascoltavano in religioso silenzio l’inatteso discorso del proprietario del locale.
    < Tuttavia ci tengo a precisare che il mio ruolo in tale frangente è molto marginale. Io mi limito a rendere disponibile il mio ristorante per certi… colloqui d’affari, ma lì finisce il mio impegno nei confronti del Capo. >
    L’espressione dipinta sul volto di Millia s’indurì leggermente. Uno sorriso obliquo si delineò sulle sue labbra.
    < Comoda la vita, eh Jair? >, motteggiò l’elfa con secca ironia.
    < Ti becchi la protezione del capo senza fare niente. Voi ricconi non vi sporcate mai le mani, giusto? >
    La frecciatina dell’elfa non scalfì minimamente l’aplomb dell’uomo in bianco.
    < Perdonami Millia, ma tu credi davvero che io non corra alcun rischio? > Il tono delle sue parole era, come sempre, cortese e misurato, ma tra le righe poteva adesso leggersi una leggera irritazione.
    < Per cortesia, evitiamo di abbandonarci a sterili provocazioni. La guardia cittadina non è certamente un problema, non commetto alcun crimine d’altronde, ma le bande rivali dell’Organizzazione sanno cosa succede qui. Di conseguenza hanno tutto l’interesse ad... eliminarmi fisicamente. >
    Il sorriso sardonico dipinto sul volto di Millia si spense. Rivolse al suo interlocutore un’occhiata penetrante.
    < Ed è proprio per questo che il Capo ti offre la sua protezione. Cos’è, non ti fidi di lui? >, domandò tagliente.
    Will, a questo punto, s’intromise senza lasciare ad Espinoza il tempo di replicare e a Millia l'opportunità di rincarare ulteriormente la dose.
    < Andiamo signori, cerchiamo di non discutere così davanti al nostro nuovo collega. Faremo una figura poco professionale, no? >, disse con fare conciliante, portando entrambe le mani davanti a sé come a volersi fisicamente frapporre tra i due interlocutori.
    < Io e Millia vogliamo solo dire che se collaborassi più strettamente con l’Organizzazione faresti ancora più soldi. E il capo ti vedrebbe ancora più di buon’occhio. Mica male come affare, eh? > Detto ciò allungò un braccio verso l’uomo in bianco, così da dargli una leggera e amichevole pacca sulla spalla.

    Jair Espinoza non disse nulla. Si limitò a togliersi i suoi occhiali dalla montatura dorata e, con un gesto lento e misurato, li posò sul tavolo d’innanzi a sé. Dal taschino della sua giacca candida estrasse un fazzoletto altrettanto latteo, e con fare metodico iniziò a lucidare le lenti circolari.
    < Millia, Will. Vi pongo una domanda. >, esordì dopo la sua lunghissima pausa.
    < Avete mai incontrato il Capo di persona? >
    I due sicari si scambiarono un’occhiata fugace.
    < Ancora no. >, rispose Will, un po' incerto.
    Espinoza inforcò sul naso i suoi occhiali, lucidati a specchio. Prese un’altra lunga pausa, durante la quale lo sguardo penetrante dei suoi occhi neri si pose alternatamente, l’uno dopo l’altro, su quelli dei due sicari.
    < Capisco. >, disse infine.

    < Perdoni il piccolo alterco, messer Meno Zell. >, disse poi voltandosi verso l’ibrido negativo.
    < Tornando a noi, premetto io non sono la persona più qualificata per aiutarla a fare conoscenza dell’ambiente di Kerus, perlomeno per quanto concerne agli aspetti di maggiore rilevanza per l’Organizzazione. Se ha tuttavia qualche domanda più specifica da pormi, sono a sua disposizione. Rispetto alla sua cortese offerta d'aiuto la ringrazio sinceramente, ma temo purtroppo che l’unico ambito nel quale potrei aver bisogno di un supporto sia quello culinario. >

    Edited by -Aleph- - 3/8/2020, 23:36
     
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    L'uomo vestito di bianco prese posto davanti a Meno Zell, come se il lucertolone bipede puzzolente ora fosse diventato il suo principale obiettivo con cui rispondere. Con la coda dell'occhio, l'ibrido negativo colse la reazione alquanto sorpresa dei due sicari che evidentemente non si aspettavano quella mossa. Meno Zell si concentrò poi su Messer Espinoza, facendo dondolare leggermente la coda che cingeva la sedia sulla quale l'ibrido era seduto composto. L'uomo in bianco gli spiegò subito che aveva usato un nome fittizio, come lo aveva usato nei confronti di Milia e Will e che ora stava chiamando il draghelfo elettronegativo con il suo vero nome. L'espressione di Meno Zell, tuttavia, sembrava cogliere quell'uomo in bianco come suo prossimo alleato, qualcuno su cui fare affidamento in caso di urgenza, e qualcuno da proteggere dalle altre bande di Kerus.
    L'elfa si intromise in maniera brusca nell'elegante discorso d'affari che si stava creando tra l'umano e il draghelfo, prendendo un pò in giro Messer Espinoza, il quale dimostrò di non gradire le frecciatine dell'elfa.
    Meno Zell, in un primo tempo, era convinto che l'uomo in bianco fosse il Capo ma da come si stava evolvendo la situazione, era ormai chiaro che lui doveva essere il padrone del lussuoso ristorante in cui si trovavano ma che il vero boss doveva essere qualcun'altro. Un'altra cosa che sorprese non poco l'ibrido negativo fu che sia Milia che Will non avevano mai visto il Capo di persona e il suo sguardo sorpreso seguì quello penetrante di Jair Espinoza sui due sicari.
    Dopo l'alterco con Milia e Will, l'uomo occhialuto tornò a prestare la sua attenzione sul suo ospite scaglioso dicendogli che lui non era la persona giusta a cui rivolgere quella domanda ma gradì l'offerta di aiuto da parte di Meno Zell.
    "Mi perdoni, Messer Espinoza, ma per un momento avevo accarezzato l'idea che fosse lei il Capo. Perdoni il mio errore." rispose con pacata gentilezza.
    Meno Zell si prese qualche secondo per mettersi in una posizione più comoda, ma sempre composta, sulla sua sedia, per poi porre una domanda più pertinente al suo nuovo collega.
    "Chi è il vostro Capo? Will e Milia mi hanno fornito informazioni alquanto scarse sul suo conto. Vorrei saperne qualcosa di più, visto che mi ha gentilmente offerto un incontro e non vorrei farmi cogliere impreparato. Non farei una bella figura nella Vostra Organizzazione, non crede?"
    L'ibrido negativo aspettò curioso la risposta dall'uomo in bianco, guardandolo con i suoi occhi da rettile predatore.
     
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    Risposta a velocità record per quanto mi riguarda, questa role procede ad un ritmo decisamente discontinuo. :asd: In effetti dovevo scrivere solo un dialogo in risposta alle domande di Meno Zell, non è che ci voleva molto. u_u


    Jair Espinoza rimase in completo silenzio per qualche istante. I suoi penetranti occhi neri, saldamente inchiodati su quelli del suo squamoso interlocutore, sembravano voler sondare le profondità dei suoi pensieri. Appena abbozzato, un sorriso enigmatico gli arricciava leggermente le labbra.
    < Hehehe… > Espinoza si lasciò sfuggire una breve risata, sommessa e contenuta come si addice ad un vero gentiluomo. I suoi denti, candidi e perfettamente regolari, spiccavano sulla pelle scura del suo volto come un ghiacciaio sulla cima di una montagna.
    < Bene. Vi faccio una proposta, signori. >, disse, rivolto non più adesso a Meno Zell soltanto ma indistintamente a tutti i presenti. La sua parlantina era come sempre molto elegante e ricercata, ma il tono della sua voce era divenuto d’un tratto meno espressivo, quasi monocorde.
    < Sono disposto a condividere con voi certe informazioni sul Capo e sul funzionamento dell’Organizzazione nel suo complesso. Tuttavia debbo avvertirvi di un dettaglio. > Espinoza fece una breve pausa. Pose entrambi i gomiti sul tavolo, unendo le mani davanti a se in modo tale che i polpastrelli dell’una toccassero quelli dell’altra.
    < Se deciderete di ascoltare quanto ho da dirvi, non potrete più tornare indietro. Valutate accuratamente se è questo ciò che volete davvero. >, scandì con gravità e lentezza. Detto ciò si alzò in piedi. Afferrò la sedia che aveva preso in prestito dal tavolo accanto e la rimise con cura al suo posto.
    < Non mi risponderete adesso. A breve vi sarà portata la cena. Mangerete e converserete tra di voi con la massima naturalezza. > La sua parlata diveniva sempre più impersonale, ogni singola parola che pronunciava era scandita con una precisione quasi innaturale. I due sicari, in religioso silenzio, pendevano dalle sue labbra.
    < Se siete interessati alla mia proposta, tra un’ora e mezza uscirete dal locale e rientrerete nell’edificio passando per l’ingresso sul retro. Raggiungerete il mio ufficio. Se non siete interessati alla mia proposta, al termine del pasto lascerete il ristorante. In tal caso questa conversazione non sarà mai avvenuta. >
    Jair Espinoza rimase in silenzio per qualche secondo. Guardò negli occhi i suoi tre interlocutori, l’uno dopo l’altro. Il suo volto, immobile e inespressivo come quello di una statua di marmo, non lasciava trapelare alcuna emozione. Poi, in un battito di ciglia, i suoi tratti s’illuminarono della solita espressione cordiale e affettata da uomo di classe.
    < Bene signori, sono lieto di aver chiarito i vostri dubbi rispetto al menù di questa sera. >, disse sorridendo amabilmente, a voce decisamente più alta rispetto a prima.
    < Con il vostro permesso, procedo a depositare immediatamente l'ordine in cucina. >
    Detto ciò compì un piccolo inchino e, senza lasciare ai suoi tre ospiti il tempo di dire alcunché, si allontanò a passo svelto dal loro tavolo.

    Millia e Will sembravano persi nei loro pensieri. Si scoccarono a vicenda diverse occhiate piuttosto eloquenti, fecero lo stesso anche nei confronti di Meno Zell, ma nessuno dei due proferì parola per una decina di minuti abbondante. Le portate arrivarono con inattesa rapidità: una grossa bistecca di carne al sangue per l’ibrido negativo, accompagnata da una bottiglia di vino rosso; un carpaccio di aragosta con zucchine e agrumi per Will, accompagnato da una bottiglia di vino bianco; un piatto di verdure miste grigliate accompagnate da una caraffa d’acqua fresca per Millia.
    Will guardò il suo piatto con l’aria di una persona che ha completamente perso ogni appetito.
    < Cosa… facciamo? >, domandò rivolgendosi indifferentemente a tutti i presenti.
     
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    La risposta che Meno Zell ottenne da Espinoza non fu una risposta chiara e concreta ma più una proposta di seguirlo e di ottenere così varie risposte riguardo il Capo e l'Organizzazione. Tuttavia, seguire l'uomo in bianco avrebbe comportato anche dei rischi di "non-ritorno", come saltare l'incontro con il Capo, questione che a Meno Zell non andava molto. Proprio per questo, Espinoza invitò tutti, con tono lento e deciso, a rifletterci bene sopra durante la cena e di prendere una decisione tutti assieme in quel lasso di tempo in cui avrebbero mangiato. Diede loro ogni istruzione da seguire sia in caso di conferma che in caso di rifiuto, con parole semplici ma decisamente chiare. Nel lungo momento di silenzio che seguì, Will e Milia guardarono Espinoza con chiaro timore mentre Meno Zell lo guardava con aria più dubbiosa ed interrogativa, con l'espressione di chi era allettato dall'offerta ma che doveva avere bisogno di tempo per decidere sul da farsi ma l'ibrido negativo non dimostrava alcun segno di timore nei confronti dell'uomo in bianco.
    Espinoza, infine, si alzò e congedò i tre ospiti, sparendo nella cucina a portare le ordinazioni e in quei minuti nessuno dei tre proferì parola. Si limitarono a scambiarsi occhiate a vicenda, anche se Meno Zell era quello più rilassato e tranquillo. Le portate non tardarono ad arrivare e l'ibrido negativo venne prontamente servito con una grossa bistecca di carne rossa sanguinolenta che l'ibrido la prese in mano ignorando le posate accuratamente apparecchiate. Strappò con le sue fauci affilate un grosso brandello di carne ed iniziò a gustarsela. Era deliziosamente buona, cotta al sangue al punto giusto e speziata con diverse erbe aromatiche. Sicuramente una delle più buone bistecche assaggiate dal draghelfo negativo.
    "Devo ammettere che è proprio buona. Altro motivo in più per guadagnarmi la fiducia del Capo" pensò Meno Zell tra se e se.
    A differenza dell'ibrido negativo che si stava gustando la sua bistecca, accompagnandola con vino rosso, i due sicari erano così spaventati dalle parole dell'uomo in bianco che non toccarono nemmeno cibo.
    "E ve lo chiedete? Mi sorprendete! Voi due siete in questa baracca da diverso tempo e quindi dovreste conoscere le pedine che la frequentano e le loro intenzioni" intervenne Meno Zell, dopo aver ingoiato un altro boccone di bistecca, con voce leggera per farsi sentire solo dai suoi due colleghi.
    "Se temete che questa proposta di Espinoza mi faccia saltare l'incontro con il Capo, allora io rifiuto. Ci tengo a conoscerlo e a parlargli e se dovessi dargli buca non farei una buona impressione" aggiunse, prima di sbranare un altro trancio sanguinolento di carne.
    "Voi due che fareste al posto mio?" chiese ai due sicari, dopo aver ingoiato il boccone.
    Meno Zell avrebbe divorato quella bistecca in pochissimo tempo ma decise furbescamente di mangiare piano per avere più tempo per parlare con Will e Milia e decidere come procedere. Da canto suo, l'ibrido negativo fremeva di incontrare il loro boss.
     
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    Però, devo dire che questi post di soli dialoghi sono inaspettatamente veloci da scrivere. :asd:


    Un sorrisetto ermetico incurvò appena le labbra di Millia.
    < Hehe… esattamente Meno Zell, hai colto il punto. >
    Senza smettere nemmeno per un secondo di guardare l’ibrido negativo dritto negli occhi, l’elfa infilzò una fettina circolare di zucchina grigliata con la sua forchetta d’argento finemente decorata. Se la portò alla bocca, la masticò brevemente e la mandò giù.
    < Noi due siamo in questa baracca da diverso tempo, ma non abbiamo mai visto di persona il Capo. Nessuno degli agenti che conosciamo, e ti assicuro che sono parecchi, lo ha mai incontrato. Credi che per te questa sera farà un’eccezione? >
    Will, che nel frattempo aveva appena iniziato ad aggredire la sua aragosta, ripose la sua forchetta sul piatto.
    < Vedi Meno Zell >, esordì quasi con circospezione, come se temesse di essere spiato, < Il Capo è un individuo estremamente… schivo, per così dire. Nessuno l’ha mai visto. Nessuno sa chi sia. >
    Nella speranza di simulare agli occhi degli altri ospiti del locale un atteggiamento il più possibile naturale, Will prese una breve pausa per versarsi dell’acqua nel suo scintillante bicchiere di cristallo. Ne bevve solo un sorso, giusto per fare scena.
    < Millia ha ragione. Se questa sera pensi di incontrare personalmente il Capo, allora resterai deluso. Ti contatterà sicuramente, ma ehm… a modo suo, diciamo. Come ha sempre fatto con noi. Però, beh… >
    Il giovane sicario, probabilmente alla ricerca delle parole giuste per esprimersi, ebbe un momento di esitazione. Millia ne approfittò immediatamente per intromettersi.
    < Meno giri di parole: se Espinoza non ci sta prendendo per il culo, questa potrebbe essere la nostra occasione per saperne finalmente qualcosa di più. Io ci proverei. > A differenza del suo collega l’elfa non fece troppo caso al proprio tono di voce. Will, sovrappensiero, emise un profondo sospiro.
    < Si, è vero. Ma cosa ci succederà se perdiamo l’incontro col Capo? >, disse senza rivolgersi specificatamente a nessuno dei suoi interlocutori.
    < Non lo perderemo. >, replicò asciutta l’elfa. < Ascoltiamo quello che deve dirci Espinoza, e mi auguro per lui che ne varrà la pena, e poi andiamo di corsa all’incontro. >
    Con aria distratta, Will mandò giù un altro boccone di aragosta.
    < Facile a dirsi. >, disse dopo aver finito di masticare.
    < Ma se lo perdiamo passiamo i guai. E Meno Zell non entrerà nell’Organizzazione. >

    Millia fece per replicare, ma proprio in quel momento un individuo elegantemente vestito passò accanto al tavolo occupato dai tre. Nello sfilare di fianco all’elfa, in un gesto palesemente deliberato, allungò una mano facendo cadere a terra il suo tovagliolo. Ella gli scoccò un’occhiata indagatoria, ma non disse nulla.
    < Oh! Mi perdoni Madame, sono costernato! >, esclamò l’uomo chinandosi immediatamente per raccogliere il fazzoletto in seta bianca riccamente orlato. Nel porgerlo all’elfa infilò tra le pieghe del tessuto un piccolo foglietto di carta. Millia, che lo aveva notato, sorrise affabilmente.
    < Ma di nulla Messere, non se ne crucci! >, rispose con un tono acuto e cinguettante da dama di corte. Con un gesto apparentemente causale, avvicinò una mano alla giacca dell’uomo ed inserì in una delle tasche laterali un foglietto di carta del tutto simile a quello che gli era stato appena recapitato. Una volta ricevuto il messaggio l’uomo fece un piccolo inchino e si allontanò.

    < Sono arrivate le istruzioni. >, disse Millia. Rimosse la piccola di striscia carta dal tovagliolo e la pose al centro della tavola, in modo tale che tutti potessero vederla. Conteneva una serie apparentemente casuale di numeri.
    Will estrasse da una tasca della sua giacca un altro foglietto un po’ più grande, sul quale era segnata una lista di lettere priva di senso, e lo pose accanto a quello contenente i numeri.
    < Abbi pazienza Meno Zell, decodificare questi messaggi è una roba un po’ complicata. >, disse con una punta di compiacimento, sorridendo sotto i baffi. < Un giorno ti spiegherò come si fa, stasera non c’è tempo. >
    < Senti Will, non tirartela troppo e fa vedere anche a me. >, s’intromise bruscamente l’elfa avvicinando la testa a quella del collega.
    < Mhm… > Will esaminò i due foglietti per qualche secondo, grattandosi il mento con l’indice della mano destra.

    < Ok. Tra due ore nei quartieri bassi. Secondo vicolo accanto alla chiesa della piazza centrale. >, sentenziò infine.
    < Se andiamo da Espinoza ci resterebbe mezz’ora di margine. > osservò Millia.
    < Non faremo mai in tempo. >, disse Will con gravità.
    < Ma come no! >, esclamò l’elfa.
    < Andiamo dall’elegantone, lui ci dice al volo le quattro minchiate che vuole dirci e poi corriamo al luogo dell’incontro. Che ci vuole? >
    < Come che ci vuole, ma ti senti quando parli? >, sibilò seccato Will. < Qui rischiamo di mandare tutto a monte! Specialmente Meno Zell, che è il suo primo giorno. Se l’incontro salta lui è fuori. >
    Un sorrisetto sprezzante si dipinse sulle labbra di Millia.
    < Hehe... Ma che carino Will, ti preoccupi per il nuovo arrivato… Oppure hai paura? >, lo schernì. Il giovane sicario la trafisse con un’occhiata di fuoco.
    < Dico sul serio, non è il momento per questi giochetti. >, ringhiò.
    L’elfa batté con un certo vigore entrambe le mani sul tavolo, facendo tintinnare i numerosi bicchieri di cristallo che vi erano posti sopra.
    < Non sono giochetti Will! >, affermò con trasporto. < Vale la pena rischiare, fidatevi di me. Non ci capiterà più un’occasione simile per mettere le mani su qualche informazione interessante. >
    Millia guardò a lungo negli occhi entrambi i suoi interlocutori, prima Will e poi Meno Zell.
    < Fidatevi. >, incalzò.

    Will non disse nulla, limitandosi a tamburellare nervosamente le dita della mano destra sul tavolo. Rimase in silenzio per un bel po', dopodiché si voltò verso l'ibrido negativo.
    < Beh, quello che rischia di più sei tu, Meno Zell. Secondo me dovremmo lasciar perdere, ma direi che è giusto far decidere a te, no? >, disse infine con un’alzata di spalle.
    Millia emise un verso di stizza.
    < Tsk… va bene. >, acconsentì controvoglia.


    Piccolo spoiler chiarificatore: se Meno Zell accetta di incontrarsi con Espinoza potrebbe ancora fare in tempo a recarsi al luogo dell'incontro con il Capo, ma un qualsiasi minimo imprevisto che comporta una perdita di tempo basterebbe per far saltare tutto. Il rischio è molto alto. Se invece deciderà di andare direttamente dal Capo filerà tutto liscio, ma non saprà mai cosa voleva dirgli Espinoza, che non sembra il tipo da concedere una seconda opportunità. A te la scelta. u_u


    Edited by -Aleph- - 11/8/2020, 18:07
     
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    Dopo che Espinoza se ne fu andato, sul tavolo di Meno Zell iniziò un acceso battibecco tra Milia e Will, in quanto i due avevano idee del tutto opposte. L'elfa spingeva per andare da Espinoza, curiosa di sapere cosa volesse l'uomo dagli eleganti abiti bianchi mentre il sicario umano era decisamente più prudente e voleva lasciar perdere e andare direttamente dal Capo. A guardarli, i due sembravano due amici adolescenti al bar che litigavano amichevolmente sul fare o non fare qualcosa di potenzialmente pericoloso. Ovviamente, in tutto ciò quello che ne avrebbe rimesso di più era il lucertolone puzzone, che non riusciva ad intromettersi nel dialogo tra i due.
    Il fatto interessante e un pò strano era che praticamente nessuno della loro banda era riuscito a vedere il Capo di persona e che Meno Zell era un dei pochi a vederlo di persona. Questo suscitò ancora pi interesse nell'ibrido negativo, facendogli pendere l'ago della bilancia verso "rinuncia all'offerta di Espinoza, perchè non si sa mai".
    In quel momento, l'ennesimo tizio elegantone si avvicinò alla tavola dove erano seduti e fece cadere a terra il tovagliolo di Milia, con un gesto che mostrava chiaramente l'intenzionalità. Dopo essersi scusato, il tizio raccolse da terra il tovagliolo e lo restituì alla proprietaria, lasciando anche un foglietto bianco; quello doveva essere l'invito ufficiale del Capo. Dopo che l'individuo si fu allontanato, l'elfa mostrò il contenuto del foglietto al centro del tavolo che si rivelò essere una serie di numeri apparentemente senza senso.
    "Messaggi in codice...questo Capo sa come fare il suo mestiere" pensò l'ibrido negativo fra se e se.
    Will, con l'aiuto di un altro foglietto, decodificò velocemente il messaggio criptato del Capo e rivelò agli altri luogo ed ora dell'incontro. Mezz'ora dopo l'incontro con Espinoza, in un'altra parte della città.
    L'elfa e il sicario umano ripresero a discutere apertamente su andare o no da Espinoza, che mezz'ora sarebbe stata sufficiente per assistere ad entrambi gli incontri e mentre blateravano, il draghlefo negativo strappò un altro brandello di bistecca, accompagnandola con un lungo sorso di vino direttamente dalla bottiglia.
    "Sentite!" si intromise finalmente Meno Zell nel discorso.
    "Mezz'ora non è niente! Trenta stupidi minuti possono scivolarci via durante l'incontro con Espinoza senza nemmeno che ci accorgiamo. E calcolate anche che l'incontro con il Capo si svolgerà in un'altra parte della città, con conseguente perdita di tempo nel spostarsi." furono le sue riflessioni, dopo aver riposto la bottiglia di vino sul tavolo.
    Meno Zell congiunse le mani guantate davanti al muso, in posa riflessiva.
    "Se il vostro Capo non ha mai visto voi, nè altri componenti dell'organizzazione ma vuole vedere me, ci sarà un valido motivo, vero? Rifiutare o fare tardi sarebbe come buttare alle ortiche questa occasione e sinceramente a me non va. Non se voglio entrare nella baracca..." continuò ad esporre la sua idea.
    "Mi pare di aver capito che il Capo vuole principalmente me. Quindi, che ne dite se ci dividiamo? Io vado dal Capo e voi due da Espinoza. Poi ci rivediamo nella taverna e mettiamo assieme cosa ne abbiamo ricavato. Dobbiamo solo pensare ad un motivo per giustificare l'assenza degli uni e degli altri agli incontri mancati. Allora?" e dopo quelle parole, Meno Zell trasse un altro lungo sorso di vino rosso, per distendere la tensione.

    Meno Zell è sempre più propenso ad andare dal Capo direttamente X3
     
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    < Mi spiace Meno Zell, ma dobbiamo andare tutti insieme. Se manca qualcuno il Capo si insospettirà e non si presenterà all’incontro. >, spiegò Will, che appariva evidentemente sollevato dalla decisione presa dall’ibrido.
    Millia trafisse prima Meno Zell e poi Will con un’occhiata carica di stupore e di sdegno.
    < Ma cosa dite! Stiamo buttando nel cesso un’occasione unica per sapere finalmente qualcosa sul tizio che controlla questa fottuta baracca! Se pensate che oggi si farà vivo di persona e ci dirà qualcosa in più oltre ai suoi soliti ordini, allora non avete capito un tubo! >, sibilò a denti stretti.
    < Beh, Meno Zell ha fatto la sua scelta. D’altronde l’incontro è rivolto a lui, è comprensibile che ci tenga a non perderlo, no? >, le rispose il suo collega con un’alzata di spalle.
    < Finiamo la cena con calma e ci avviamo. Devi venire anche tu Millia. >, puntualizzò rivolgendo all’elfa un’occhiata perentoria.
    < Si si, lo so! >, replicò seccamente lei. Dopodiché afferrò la sua forchetta argentata ed infilzò una striscia di melanzana grigliata con tale veemenza che per poco non mandò in frantumi il prezioso piatto di porcellana sottostante.

    < Ok, siamo pronti? >, domandò Will non appena tutti ebbero terminato la propria pietanza.
    < Non preoccupati Meno Zell, in questo locale noi non paghiamo. >, aggiunse con una punta di compiacimento. Detto ciò ripose sul tavolo il suo tovagliolo di seta candida seta orlata e si alzò in piedi curandosi di non fare rumore spostando la sedia. Millia si alzò subito dopo di lui, compiendo i suoi medesimi gesti senza però fare assolutamente nulla per celare la propria irritazione: scagliò con violenza il tovagliolo sul tavolo e spostò la sedia in maniera decisamente brusca e rumorosa.
    < Seguitemi, faccio strada. >, disse Will. Fece per avviarsi verso l’uscita del ristorante, ma si fermò immediatamente.
    < Ah, quasi dimenticavo! >, esclamò, battendosi una mano sulla fronte. Si guardò brevemente attorno per assicurarsi che nessuno tra i commensali stesse facendo caso a lui, dopodiché infilò una mano nel taschino laterale della sua giacca ed estrasse i due foglietti contenenti le istruzioni sul luogo e l’ora dell’incontro. Infine, con un movimento fluido e fulmineo degno di un prestigiatore, gettò i messaggi sulla fiamma viva del candelabro posizionato al centro del tavolo.
    < Ok, adesso possiamo davvero andare. >, osservò quando fu del tutto certo che dei foglietti di carta non era rimasto altro che cenere.

    Post di passaggio in cui non succede gran che, ma prima di muovere tutti i presenti verso un'altra zona ho voluto dare a Meno Zell un ultima possibilità per dire o fare qualcosa, ne caso abbia qualche idea o ripensamento oppure voglia fare qualcosa nel ristorante prima di abbandonarlo. In caso contrario, nel prossimo post Will accompagnerà tutti al luogo dell'incontro, per cui dovrò leggermente muovere Meno Zell per descrivere il percorso. u_u


    Edited by -Aleph- - 26/8/2020, 16:52
     
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    Il piano che aveva in mente Meno Zell non si poteva realizzare. O tutti o nessuno. Questo voleva il Capo.
    L'ibrido negativo cercò di dissipare il suo sdegno strappando a morsi la sua bistecca al sangue, mormorando ruggiti di gola ed innaffiando la sua gola di vino rosso.
    "E va bene. Andremo dal Capo. Se un giorno avrò bisogno di torchiare Espinoza per estorcergli informazioni, ci penserò io!" l'ibrido confermò la sua scelta, pregustando già la possibilità di torchiare i subordinati dell'organizzazione.
    Meno Zell lasciò perdere Milia seccata per la scelta di aver evitato l'incontro con Espinoza e continuò a divorare la sua bistecca al sangue, rosicchiando anche la cartilagine e parte dell'osso. Infine, prosciugò la bottiglia di vino rosso. Le posate e il bicchiere di Meno Zell rimasero perfettamente dove erano state messe, così come il tovagliolo. Avere il muso sporco di sangue dopo aver mangiato era considerato positivo ed educato tra i draghi.
    Alla fine della cena, Meno Zell non si preoccupò minimamente di non far rumore come i suoi due colleghi e spostò la sedia come se spostasse una capra uccisa. Era già tanto che non l'avesse rovesciata con la lunga coda o le ali.
    Mentre Will si preoccuupò di bruciare i foglietti con le istruzioni, l'ibrido negativo si stiracchiò gli arti e la schiena, con pose ben poco raffinate. Il fatto di non pagare lo metteva di buon umore, ovviamente.
    "Bene, sono pronto. Andiamo!"
    Una volta usciti dal ristorante, Meno Zell seguì il sicario, assicurandosi che prendesse effettivamente la strada giusta. Aveva ben memorizzato le istruzioni del Capo.

    Ok, sposta pure liberamente il puzzone fino all'appuntamento del Capo X3
     
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    Perdona il ritardo assurdo, cercherò di essere più presente d'ora in poi. :4pw3dj:


    Usciti dal ristorante, Meno Zell e i due sicari si addentrarono a passo svelto nei vicoli stretti e maleodoranti della città. Si era ormai fatta notte, ed il riverbero cereo della luna costituiva l’unica fioca fonte di visibilità. I tre camminarono per una decina di minuti all’incirca, finché, ad un certo punto, Will non si fermò e con un gesto della mano invitò i compagni a fare lo stesso.

    < Aspettate. Dovrebbe essere da queste parti… > bisbigliò, guardandosi attorno come alla ricerca di qualcosa.
    < Sei cieco Will? Eccoli la! >, sibilò tra i denti Millia, indicando quello che aveva tutta l’aria di essere un mucchio di spazzatura accumulata sul fondo di un vicolo. Ad un esame più attento, però, saltava all’occhio un elemento inusuale: accanto all’ammasso di ciarpame, riposte ordinatamente a terra l’una accanto all’altra, vi erano due grosse sacche da viaggio in pelle nera. Millia e Will sapevano cosa fare: si spogliarono con sorprendente rapidità dei loro sfarzosi e non particolarmente pratici vestiti da rampolli dell'alta nobiltà, li piegarono sommariamente e li riposero dentro una delle due sacche; dopodiché aprirono l’altra ed indossarono gli indumenti in essa contenuti: erano semplici abiti da popolani, sdruciti e consunti, decisamente adatti per passare inosservati tra le labirintiche e claustrofobiche vie dei quartieri popolari di Kerus.
    < Ok, proseguiamo. >, esortò Millia mentre si acconciava la sua lunga chioma ramata per dare forma ad un'approssimativa crocchia da lavandaia. Will, nel frattempo, si strapazzava i capelli con le mani così da disfare la pettinatura impeccabile che sfoggiava al ristorante di Espinoza. Estrasse un carboncino da una delle tasche del suo nuovo gilet di cuoio rattoppato, vi si impiastricciò le dita e se le passò sul viso.
    < Ovviamente tutta questa roba ce la fornisce l’Organizzazione. >, disse Will facendo l’occhiolino a Meno Zell. < Io non spenderei mai i miei soldi in vestiti che costano quanto una piccola proprietà nelle campagne di Itios. >

    Il luogo dell’incontro non distava molto da lì, sicché l’inusuale terzetto di malviventi impiegò pochi minuti a raggiungerlo. Si trovavano d’innanzi un’abitazione diroccata del tutto uguale a moltissime altre in quella zona della città. Aveva tutta l’aria di essere abbandonata, ma dall’unica finestra del piano terra, le cui imposte erano sfondate e i vetri rotti, si scorgeva una flebile luce. Varcata la soglia i tre si ritrovarono in un ampio stanzone buio e polveroso. Era con ogni probabilità un magazzino caduto in disuso, ormai mezzo vuoto: agli angoli erano accatastati barili vuoti, assi di legno marcio e oggetti di vario genere abbandonati lì da chissà quanto tempo; tra questi la ruota di un carro, uno specchio da parete sporco e incrinato, indumenti da lavoro ormai ridotti a stracci e svariati strumenti da falegname arrugginiti.

    Non ci sarebbe stato assolutamente nulla di strano in quel luogo, se non fosse stato per un singolo dettaglio: al centro dello stanzone spiccava un tavolino rettangolare in legno, ai cui lati opposti si trovavano, posta l’una di fronte all’altra, due sedie vuote. All’angolo destro del pianale era poggiata una lampada ad olio accesa, la quale, assieme al fioco bagliore della luna che filtrava dalla finestra, costituiva l’unica fonte di luce disponibile. Al centro del tavolo era riposto un mazzetto di fogli di carta, ordinatamente impilati l’uno sull’altro. Accanto ad esso c’era un piccolo calamaio pieno d’inchiostro, in cui era intinta piuma d’oca bianca. A causa del buio era praticamente impossibile notarla a distanza, ma avvicinandosi al tavolo si poteva scorgere una scritta impressa sul primo foglio di carta della pila. Era in stampatello. La grafia era molto grossolana, come se l'autore, anziché servirsi dell’inchiostro, avesse tentato di tracciare il messaggio incidendo la carta con la punta della penna d’oca.

    PRENDI POSTO, MENO ZELL.
    IL TUO PROGETTO E’ APPROVATO. ESPONI LE TUE RICHIESTE.
    TI SARANNO FORNITI MEZZI OPPORTUNI.
    NON E’ NECESSARIO CHE TU SCRIVA. IO MI TROVO QUI.

    Edited by -Aleph- - 6/10/2020, 16:48
     
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    Dopo aver lasciato il ristorante, Meno Zell seguì Will e Milia attraverso i vicoli di Kerus, allontanandosi subito dalla zona dei ricconi e tornando nella Kerus malfamata. Sul fondo di un vicolo, il sicario indicò quello che sembrava schifosa spazzatura ma che in realtà conteneva un veloce ricambio d'abiti per Will e Milia. L'ibrido negativo guardò con interesse i suoi due alleati che si cambiarono d'abito più velocemente possibile.
    "Molto ben organizzato....ma a me non serviranno questi ricambi d'abito!" fu il commento di Meno Zell, che mise i puntini sulle i riguardo al fatto che non voleva altri abiti ad esclusione di quei pochi che indossava sempre, senza cambiarli nè lavarli.
    I tre alleati delinquenti percorsero al buio i tortuosi vicoli della Kerus malfamata fino a giungere nei pressi di una delle tante abitazioni apparentemente abbandonate, con i vetri rotti, le imposte sfondate e un sacco di cianfrusaglie a terra che Meno Zell calciò via con disgusto mentre entrava nell'edificio assieme all'elfa e al sicario.
    Più che un colloquio con il capo di un'organizzazione, sembrava di andare a parlare con un ubriacone che aveva deciso di passare la notte in quella catapecchia per smaltire la sbornia. Ma non doveva farsi ingannare dalle apparenze: l'ibrido negativo sapeva benissimo che le organizzazioni grosse usavano posti inusuali per "mimetizzarsi".
    L'interno dell'edificio era sporco ed abbandonato come l'esterno, lo stanzone nel quale erano entrati era stato quasi del tutto svuotato e solo alcuni oggetti consunti albergavano all'interno.
    Un tavolino rettangolare con sopra una lampada, dei fogli e un calamaio con piuma d'oca, affiancato da due sedie, erano gli unici oggetti non mangiati dal tempo e dalla polvere. Sembravano messi lì e ripuliti da pochissimi minuti. La sedia sulla quale prese posto l'ibrido negativo era abbastanza robusta da non sfasciarsi sotto il peso del rettile.
    Una volta accomodato, Meno Zell lesse le parole scritte sul foglio davanti a lui, la cui calligrafia sembrava quella di un bambino di seconda elementare.
    Meno Zell porse una legittima domanda, seguita da una prima richiesta.
    "Lei si trova qui? E' vero. Riesco a percepire la sua energia ma a me farebbe piacere se lei si palesasse. Ovviamente il mio non è un ordine ma un gentile invito. Lei può anche rimanere nell'ombra ma sappia che io preferisco guardare in muso i miei amici. Spero che lei possa soddisfare la mia prima richiesta." l'ibrido parlava in modo formale, rispettoso e gentile ma anche che invitava caldamente il suo interlocutore ad esporsi, in modo da avere un colloquio più diretto.
    In attesa di risposta, l'ibrido si accomodò meglio sulla sedia, stiracchiandosi e distendendo le gambe verso il centro del tavolo, come se volesse intendere che non aveva alcuna fretta di andarsene.
     
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    Ho dovuto leggermente muovere Meno Zell per descrivere la scena, spero non sia un problema. u_u


    Meno Zell prese posto. Davanti a lui, dall’altra parte del piccolo tavolo, una sedia vuota: più che l’incontro con un boss della malavita, sembrava un colloquio con un fantasma. Rispettando la richiesta di esprimersi a voce, l’ibrido invitò gentilmente il Capo a palesarsi.

    La risposta di quest’ultimo non si fece attendere. Non appena finì di parlare, Meno Zell sentì immediatamente qualcosa, o qualcuno, ghermire saldamente il suo braccio destro. La stretta era piuttosto forte, ma non abbastanza da risultare dolorosa. L’ibrido poteva distinguere chiaramente delle dita premere sulla sua pelle squamosa, notando inoltre che questa si deformava come se una mano invisibile vi stesse effettivamente esercitando pressione. Eppure, accanto a sé, non percepiva alcuna presenza fisica. Se ad afferrarlo fosse stata un’entità invisibile ma corporea probabilmente avrebbe registrato un lieve calore, un leggerissimo spostamento d’aria o, perlomeno, quella sensazione atavica di disagio che prova chi realizza di non essere solo come credeva. Ma Meno Zell non percepiva nulla di tutto ciò: qualcuno lo stava afferrando per il braccio, poteva sentirlo e persino vederne gli effetti sulla propria pelle, ma accanto a lui non c’era nessuno.

    < Lascialo fare, non opporti. È normale. >, lo rassicurò Millia, notando evidentemente il naturale moto di sorpresa dell’ibrido.
    Animato da quella presenza senza corpo, il braccio di Meno Zell si protese lentamente verso il calamaio. Le dita artigliate della sua mano si strinsero attorno alla piuma d’oca, serrandola con forza quasi fosse un pugnale. Poi, come controllato da un burattinaio invisibile, l’ibrido iniziò a scrivere qualcosa sul foglio che aveva d’innanzi, proprio sotto al messaggio precedentemente lasciato dal Capo; i suoi movimenti erano repentini e sgraziati, violenti, per cui la qualità della grafia era estremamente grezza.

    IO NON POSSO MOSTRARMI.
    SE HAI RICHIESTE PER IL PROGETTO, ESPONILE.
    ALTRIMENTI VERRAI CONTATTATO QUANDO AVRA’ INIZIO.
    SARAI SELEZIONATO PER FUTURE MISSIONI.

    Metto qui un piccolo chiarimento alla scena, perché non sono sicurissimo che dal post si capisca del tutto: Meno Zell ha sentito chiaramente due mani che lo hanno afferrato per il braccio destro, si sono strette attorno alle sue dita per fargli impugnare la piuma d’oca e poi hanno mosso la sua mano in modo da fargli tracciare una scritta sul foglio. Non è stato un controllo mentale, una possessione o qualcosa del genere, ma è piuttosto come se un tizio invisibile comparso accanto a lui lo avesse preso fisicamente per un braccio e forzato a scrivere sul foglio. Solo che Meno Zell non ha percepito alcuna presenza accanto a sé. Qualora avesse provato a toccare con l’altra mano il punto dove sentiva di essere stato afferrato non avrebbe trovato nulla, nemmeno dove la sua pelle appariva serrata da delle dita invisibili.
     
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    Quando sentì una leggera pressione sul suo braccio, Meno Zell rimase un pò seccato nei primi momenti ma non oppose resistenza. Su consiglio di Milia, l'ibrido negativo lasciò che il suo braccio destro venisse guidato da quella presenza non visibile ai normali sensi del corpo ma chiaramente percepibile dai sensi elettromagnetici di Meno Zell in quanto, volente o nolente, il Capo dell'Organizzazione deformava il naturale campo elettromagnetico presente nell'aria. La presenza fantasma guidò la mano artigliata del draghelfo negativo a ghermire la piuma d'oca con tutte le sei dita e a scrivere un messaggio che il Capo voleva fargli leggere. Come aveva previsto, il Capo non accettò la richiesta di palesarsi ma Meno Zell non rimane deluso da ciò, si limito a fare delle spallucce con un leggero sorriso che comunicava a gesti il messaggio "E' un vero peccato. Tra amici ci si aiuta. Magari potrà palesarsi in futuro".
    L'ibrido negativo, poi, espose le altre richieste.
    "Come forse lei ben sa, ho tolto di mezzo Turak, che per lei era solo un sassolino appuntito nella scarpa. A differenza di quella montagna di muscoli senza cervello, io sono molto diplomatico e accetto di collaborare con lei e la sua organizzazione."
    Meno Zell iniziò a giochicchiare con la piuma d'oca, sventolandola a destra e a sinistra, ma senza scrivere nulla sul foglio.
    "Tuttavia...ora ho preso il comando della sua banda e sono il capo assoluto della fazione. Per questo motivo richiedo una certa libertà ed indipendenza della mia fazione, ovviamente senza intralciare la vostra Organizzazione. Credo che potrà nascere un'ottima alleanza tra le nostre fazioni!" l'ibrido negativo cominciò a salmodiare le sue richieste, con voce tranquilla ed amichevole.
    Il draghelfo, con il braccio e la mano sinistra liberi dalla pressione fantasma, gesticolava puntando varie volte l'indice verso l'alto.
    "Vorrei espandermi oltre Kerus. Perchè limitarsi a Kerus quando potremmo avere l'intera Kengard sotto il nostro controllo? Vorrei rendere questo posto migliore economicamente. Disboscare la foresta di Ahsnaeris per tracciare strade più dritte e veloci, bonificare quello schifo di Palude di Andorix per costruire altre città malavitose come Kerus e trarne profitto, rendere il Bacio delle Onde uno dei più grandi porti di Kengard. Vorrei schiavizzare i kengardiani per mettere a punto questo mio progetto. Ma per fare ciò ho bisogno di alleati forti e la vostra Organizzazione potrebbe fare al caso mio." esplicò a voce una prima bozza dei suoi progetti di conquista e senza chiedere un commento o un'opinione da parte dell'invisibile Capo dell'Organizzazione, Meno Zell attese la risposta del suo interlocutore.

    Edited by ZellDragon6 - 24/10/2020, 19:27
     
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