Kengard: Creature da oltre i confini

Posts written by Cassidy

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    Arrivo.

    Punto.

    Sulla pergamena non vi erano altre indicazioni e adesso mi ritrovavo in questo posto dimenticato dagli dei in compagnia di un coboldo che non ne voleva proprio sapere di starsene zitto! Dannazione!
    Iniziai a guardarmi in torno. Non avevo intenzione di entrare là dentro...quel posto cadeva a pezzi, che fosse una trappola?
    << Sicura di voler entrare là dentro?>>, chiese il mio molesto accompagnatore. << Ti pare?>>, sussurrai.
    << Ammetto che non ne so poi molto, cercavo solo una scusa per accompagnarti. Se qualcosa però è ben noto è che la pietra di Ea' che in molti cercavano non è ancora stata ritrovata. Ha un valore inestimabile, sei qui per quella?>> Quelle parole mi fermarono. Avevo registrato solo "pietra" e "inestimabile". La pietra...possibile che si trattasse della stessa gemma? << Di che gemma parli?>> Dovevo saperne di più.
    << È curioso. Molti la cercano ma tutti hanno paura di trovarla, come si trattasse di un tesoro maledetto. Probabilmente sperano di ottenerla per poi sbarazzarsene>>, mi rispose pensoso. << Non ha senso, perché dovrei cercare qualcosa di maledetto? Con quella nomea chi potrebbe mai volerla?>> Fece spallucce e cominciò a gironzolare calciando qualche pezzo di muro caduto sgretolandosi.
    Portai la mano alla tasca contenente la pietra. Mille pensieri mi scorrevano nella mente e quella vibrazione alle squame era tornata più fastidiosa che mai. No, qualcosa non tornava. Lo sapevo sin dall'inizio, però non riuscivo ancora a vederne il disegno generale. Desiderare una pietra per poi sbarazzarsene...non riuscivo davvero a capacitarmene, non aveva senso. Niente aveva senso da quando avevo incontrato quel drago!
    Un dolore lancinante alla testa mi colse alla sprovvista, dandomi anche un senso di nausea. Il coboldo si accorse che qualcosa non andava. << Ehi, tutto bene?>> e si avvicinò. Lo fermai con una mano e scossi la testa. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
    << Sai che aspetto abbia questa pietra?>>, dissi a bassa voce. << Allora, ci ho visto giusto! Stai cercando la famosa pietra di Ea', Ea' e la sua famosa pietr- -lo fulminai con lo sguardo- quella pietra. Beh...ci sono diverse voci, la più accreditata è che sia simile ad un'acquamarina e sono abbastanza sicuro di quello che dico, sissignore, perché si dà il caso che il sottoscritto abbia un'ottima memoria (insieme a tante altre qualità troppo lunghe da elencarti). Sono così sicuro che oserei aggiungere che sia anche orlata di bianco!>> annuì soddisfatto. Stava per aggiungere altro quando gli misi sotto il muso quel maledetto sasso. << Questa pietra?>> << Oh tu guarda, è esattamente così! Tuttavia, cara mia, sono fortemente spinto in cuor mio a dissuaderti dal perseguire quest'impresa, non ne ricaveresti che guai>> concluse. Continuai a fissarlo tendendogli la pietra. Lui guardò me, la pietra e poi di nuovo me. Poi vidi la luce, sprigionata dal suo cervello che si connetteva, risplendere nei suoi occhi. A questo seguì un salto indietro clamoroso << Woah, woah, woah!! Fermi tutti! Cosa hai lì? Dove...dove l'hai raccattata?>>, disse iniziando a guardarsi in giro per terra, come se da un momento all'altro potessero spuntare ovunque pietre maledette (come margherite!!).
    << No -esitai un istante- mi è stato commissionato di freddare il suo proprietario>>. A quel punto il coboldo (com'è che si chiamava?) si calmò dal suo panico e mi guardò con uno sguardo che non mi piaceva per niente. Poi si fissò i piedi scuotendo la testa e frustando nervosamente il terreno con la coda. << Oh mia piccola amica, ti hanno proprio fregata>>.
    Dato che non aggiungeva altro, lo incalzai << Che vorresti dire?>> Temevo già la risposta che stava per giungermi << Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è...

    E con questi bei tre puntini di sospensione saluto tutti quanti, dopo mesi di attesa!
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    Dopo tutto ciò che mi era successo nelle ultime ore, trovavo davvero strana la calma e la tranquillità con cui mi dirigevo al tempio di Ea’. Diedi nuovamente un’occhiata alla mappa del mio committente, cercando di imprimermela bene a memoria. Per quanto assurda fosse Città dei Corvi, non era saggio far vedere che ero alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno come nel mio caso. Dovevo ammettere che questo era una delle più strane commissioni. Nessun nome o descrizione su chi dovessi freddare…solo una pietra, carina, forse anche di un certo valore, ma nulla di più. L’avevo studiata attentamente prima di partire; mettendola alla luce e al buio, a vedere se succedeva qualcosa, magari era dotata di qualche fluorescenza (non era così). L’avevo pure morsa ma con lo stesso risultato.
    Ripiegai la mappa e la infilai nella borsa, dove avevo riposto anche il sacco con le monete, la pietra si trovava invece in una tasca nascosta della giacca.
    La strada da seguire era la principale, il che era un bene dato che avrei attirato meno l’attenzione, inoltre mi consentì di poter far uso delle monete per rifocillarmi con qualche involtino speziato e per rifornirmi di erbe e radici. Procedevo tranquilla, dopotutto non il tizio non aveva specificato una scadenza. A proposito del tizio…considerati alcuni dettagli come il suo comportamento e le ricchezze sembrava provenisse da una famiglia benestante o che, quantomeno, fosse un arricchito. Se i ricchi erano costretti a nascondersi, le guardie di qua non dovevano poi essere granché utili. Magari ero stata coinvolta in un regolamento dei conti…chissà che non ci potessi guadagnare di più facendomi assoldare dalla mia vittima. Non era raro, bastava solo offrire qualcosa di molto più allettante della somma pattuita con l’altra parte.
    Fu mentre attraversavo una passerella improvvisata con dei tronchi che mi accorsi della presenza di qualcuno. Non proveniva dall’acqua. No…proveniva da sopra! Dal cespuglio di mangrovie che mi sovrastava. Espirai. Dovevo continuare come se niente fosse, lasciandogli pensare che non me ne fossi accorta. Fu così che, da sopra un ramo, un coboldo apparve a testa in giù. << Ehi, perdonami>> esordì scendendo con un balzo. << Posso dirti senza mezzi termini che vorrei venire con te?>>. Lo fissai tra il basito e il disgusto. << No>>, risposi senza mezzi termini. Era la guardia dalle squame grigio antracite del banchino, che senza divisa ne mantello sembrava un teppista qualunque. Feci per superarlo ma mi afferrò per il braccio, con la forza necessaria a fermarmi ma non a farmi del male. << Posso aiutarti, da queste parti per andare in giro bisogna aggirare regole diverse da quelle comuni. Più tenti di nasconderti più sei esposta, dunque essere naturali è la cosa migliore>>. Me lo scrollai di dosso. Odiavo essere toccata. Aprii la bocca per cacciarlo quando questi sospirando si allontanò. Lo osservai avvinghiarsi con la coda ad un ramo e iniziare a dondolarsi a testa in giù quasi a sfiorare l’acqua torbida. << Ti ho persa di vista ad un certo punto, ti sei mossa in una direzione verso cui neanche le guardie si dirigono mai. Mi incuriosisce che tu abbia cambiato direzione, credevo stessi cercando qualcosa>> Possibile che fosse lui quello a cui il tizio aveva fatto riferimento? Non mi avrebbe stupito. << Posso aiutarti? Non c'è niente sotto, semplicemente mi annoia giocare alla guardia. Sono mesi che vorrei recitare di nuovo l'altro ruolo, quello che deve nascondersi e non cacciare. Non so se mi spiego. Tutti quelli del nostro lignaggio qui hanno bisogno di qualche dritta, e tu hai il mio stesso odore>> aggiunse sogghignando. << Io e te non siamo uguali>>, precisai. << Come preferisci>>, rispose mentre continuava a stare appeso alla pianta con coda e zampe. Ripresi a camminare, consapevole della presenza tra i rami. << Smettila di seguirmi>>. << Non ti sto seguendo, anche io vado per questa strada.>> Lo fulminai con lo sguardo. << Eh va bene, lo ammetto ti sto seguendo ma giuro, potrei esserti utile e sembri troppo interessante per farmi sfuggire l’occasione di divertirmi un po’>>. Cercai di ignorare le sue domande, ma ad ogni suo quesito si rispondeva da solo in maniera sempre più prolissa e rumorosa.
    Alla fine sbottai. << Ok! Ok! Ok! Ho capito! Puoi venire con me, ma devi tacere e non interferire. Se anche una sola volta dovessi avere la vaga idea che tu possa essere di intralcio, giuro che ti ammazzo e farò in modo che sia lento e doloroso. Sono stata chiara?>> Il coboldo, fermo e a penzoloni, mi fissò con gli occhi sgranati. Poi fischiò. << Accidenti che caratterino! Non mi stupisce che tu sia da sola. Hai degli amici? Scommetto che non hai nemmeno mai avuto un ragazzo…figurati se hai mai sc->>. La pressione di una punta acuminata lo interruppe. << Un’altra parola e la prossima volta non mi fermerò>>. Annuì e io nascosi nuovamente la lama dentro la manica. Superai l’appeso e proseguii. Eravamo arrivati alla fine della piccola palude ma il luogo non era dissimile da uno dei tanti cimiteri di Andorix. << Stai andando ad Ea’>>, disse il coboldo. Non era una domanda ma una constatazione. << Fa parte della parte vecchia di Città dei Corvi. Si preferì abbandonare questa zona e andare ad occupare quella più moderna. Inevitabilmente questa zona è diventata sempre più degradata e simile ad un rudere, forse il tempio è l’unica cosa che richiama ancora qualcuno. Solo chi si ricorda ancora della sua esistenza>>, concluse calciando via un sasso. Per quanto lasciato all’incuria il posto possedeva un certo fascino e un occhio esperto avrebbe potuto riconoscerne i fasti di un tempo. << Non ho chiesto una visita guidata>>, dissi. << Pensavo potesse esserti uti->>. << Non fare cose non richieste>>. << Sai, penso che dovresti correggere questa tua brutta abitudine di interrompere le persone. Ci sono dei turni da rispettare nelle conversazioni. Non ti capita spesso di parlare con qualcuno, vero?>>. Feci per rispondergli nuovamente in maniera acida, quando mi fermò. Il suo sguardo si era fatto serio. << Impara ad ascoltare, c’è molto di più da scoprire in una conversazione diretta che ad origliare dietro una porta>>.
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    << Non mi riferivo ai vostri compagni. Pare che qualcuno sia giunto nei pressi della forgia poco dopo di voi, ma si nasconde molto bene. Sembra piuttosto inafferrabile.>> Interruppi il lento sorseggio della bevanda. Quella notizia catturava il mio interesse. Voleva dire che non mi ero solo immaginata quella fastidiosa sensazione, che mi aveva fatto vibrare le squame. Qualcuno mi stava seguendo e se non era legato al tizio di fronte a me…di chi si trattava? Nel frattempo il mio interlocutore si era avvicinato verso una delle pareti della stanza dove risiedeva una panca. Era riccamente decorata da intagli, in cui si poteva facilmente nascondere qualche meccanismo segreto. La rovesciò, mostrandone la parte inferiore. Le decorazioni proseguivano anche nel fondo, che presentava una scaffalatura con due grandi cassetti (come pensavo), di cui uno chiuso da un lucchetto. Interessante. Non c’erano niente di più invitante per una ladra di un cassetto ben nascosto e chiuso. Il ragazzo, di cui ancora non conoscevo il nome, aprì quello libero, tirandone fuori un grosso sacco grigio, tintinnante in maniera deliziosa come solo può esserlo il suono del denaro. Mise la panca al suo posto e si riavvicinò a me porgendo il sacco, che aprì con grazia senza rovesciarne il contenuto. Come mi aspettavo, si rivelò essere pieno di pezzi d’oro e d’argento…sarei riuscita ad andare avanti per un bel po’ con quel genere di compenso. Tuttavia, non potei non ripensare a quell’altro cassetto tenuto sotto chiave, cosa poteva mai contenere di più prezioso?
    << Questo è il vostro compenso. Anche se probabilmente è un po' pesante da portare in giro, quindi mi offro di custodirlo io per voi se non vi dispiace.>> Quella frase riportò la mia completa attenzione sul ragazzo, che aveva preso a giocare con alcuni dei pezzi d’oro facendoseli rimbalzare tra le dita. I miei occhi si assottigliarono. << Ovviamente non mi permetterei mai. Potete portarlo con voi, il pagamento è anticipato. So che saprete onorarlo.>> Sorrideva ghignante. << Questa però non è per voi>>, disse aprendo di più i lembi del sacco e estraendone una piccola pietra verde, simile ad un’acquamarina orlata di bianco. << Dovreste portarla per me nel luogo che vi indicherò, e graziare l'anima del suo possessore. Comunque perdonate la scortesia di avervi spiata per questi ultimi tempi, non sono interessato né al drago né alle due umane. Il vostro precedente committente dovrebbe ormai non esser più un problema, quindi non dovreste avere distrazioni. Nel caso però posso provvedere a togliere di torno gli impicci, drago e umane compresi.>> Credeva davvero a quanto stava affermando, non poteva essere più esplicito e convincente. Mi stupiva. Nel suo modo di esprimersi non c’era traccia di rabbia o desiderio. Sotto tutta quella tranquillità sapevo però che nascondeva qualcosa di temibile. Era giovane, ma non dimostrava affatto la sua età. Sotto molti aspetti mi somigliava…e non era un bene. Per questo non potevo assolutamente permettermi di abbassare la guardia. << Non c’è bisogno che vi occupiate di nessuno. Ringrazio per la… “premura”, ma preferirei vi astenesse da azioni inutili. Non hanno nessun legame con me. Odio attirare l’attenzione.>> Se da una parte questa era la verità, dall’altra sentivo che avrei incontrato di nuovo quella compagnia bislacca e rumorosa. Mi sarebbe tornato utile avere qualche pedina da usare, se le cose con questa commissione si fossero messe male…dato che continuavo a non sapere chi era che mi teneva d’occhio. << Piuttosto occupatevi di chi mi sta seguendo…magari non siete stato così cauto come avreste voluto ed è interessato a questa gemma tanto quanto voi. Sono rogne di cui desidero non occuparmi.>>
    Dal sacco poi estrasse anche un foglio di pergamena ripiegato. Me lo porse avvicinando un indice alle labbra.
    << Sssh, non dite a nessuno dove siete diretta>>, ironizzò con un altro mezzo ghigno. << Ma perché preoccuparsi, in fondo... non avete bisogno di aiuto per il vostro lavoro.>> Doveva essere un Don Giovanni, da come si comportava. Peccato per lui che su di me certe smancerie non sortissero l’effetto sperato. Afferrai la pergamena, probabile che ci fossero le indicazioni sulla vittima e su dove trovarla. Guardai il mio committente e il suo sorrisetto si era spento mentre il suo sguardo si era fatto pensieroso. Guardava verso la panca, senza raggiungerla però. Rimase fermo in piedi a fissarla e con essa a scrutare una parete, che non mostrava nessun dettaglio particolare. La situazione si faceva ancora più interessante. Cosa nascondi ragazzino? Pensai. << Volevo presentarmi, sarebbe stato più galante. Purtroppo per quest'oggi non posso avere un nome, domani forse potrò rivelarvelo.>>, aggiunse dopo un po’. Lo disse con voce del tutto diversa da prima. Adesso sembrava più vecchio e stanco. Aspettai che continuasse. Era stato molto riservato sulle informazioni e per quanto brava, rischiavo di brancolare un po’ troppo nel buio con questo incarico.
    Era come se mi stesse mettendo alla prova. Avevo solo una mappa e una pietra come traccia. << Scoprirete tutto leggendo quella pergamena. Andare per gradi è il modo migliore per giungere all'obbiettivo ritengo, quindi è inutile io vi spieghi adesso ogni dettaglio. Dovete dirigervi al tempio di Ea', dalla parte opposta della città. Nessuno ormai si reca più lì, anche gli abitanti l'hanno dimenticato.>> Disse e con questo mi congedò.

    Mi scuso molto per il ritardo nella risposta e per non aver avvisato che sarei stata assente per un po' dal forum. E' un periodo del cavolo e cogliere finalmente l'occasione per scrivere mi è quasi terapeutico.
    Mi dispiace per il breve post in cui succede poco o nulla, ma ho in mente alcune cosette che voglio delineare meglio e che ancora non ho ben chiare :10ckfhk:
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    CITAZIONE
    Ma il potere dell'incontinenza va nerfato! È Over Powered over ninetousand!

    Nuoooo!!! Peccato!!! Dai, anche nell'Iliade urinavano in battaglia XDXDXD
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    Figurati! :x6n1c6:
    Me ne sono resa conto dato che avevo fatto i conti moooolte volte ancora prima di acquistare :242g6fo:
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    Grazie mille!
    Sì sì, me lo ricordavo e ho anche già usato tutto! Grazie comunque per avermelo ridetto!

    Scusa Tira ricontrollavo i punti e non mi tornano i conti.
    Io partivo da 810
    Con 2 tomi sono -500
    Con la quarta tecnica -60
    Con la quinta tecnica -120
    Non dovrebbero rimanermene 130?
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    Un suono si distinse dal crepitare della forgia. Uno schiocco metallico tipico delle vecchie serrature, che richiedevano pochi tentativi per essere forzate grazie alla ruggine che le ricopriva. Seguì una voce chiara e pacata, solo a tratti sibilante.
    << Non è stato semplice trovarvi. Non mi aspettavo sareste venuta sola >>.
    Socchiusi gli occhi, nel tentativo di intravedere attraverso il sottile strato di calore e fumo provocato dal fuoco. All’inizio mi sembrò un ragazzo. Portava i capelli legati in una coda un po’ disfatta, nata sicuramente dall’esigenza di sfuggire al caldo dell’ambiente. Erano castani, ricoperti da uno strato di fuliggine tale da renderli quasi grigi. Gli occhi azzurri, limpidi come lo specchio d’acqua di un lago…tanto belli quanto possibilmente insidiosi.
    Tuttavia, ciò che mi stupì fu scorgere il resto del corpo. Era un rettile per l’altra metà, con tanto di coda squamosa annessa! Sentii una spinta verso di lui…come se…mi riscossi per concentrarmi su ciò che aveva detto.
    << Se fossi facile da trovare non farei bene il mio lavoro>>, dissi e poco dopo aggiunsi << E lavoro da sola, sia chiaro>>.
    Sembrò soppesare le mie parole e, se non fosse stato per la rifrazione prodotta dall’aria calda che distorceva un po’ la sua figura, avrei giurato di vedergli comparire un mezzo sorriso su quel volto innocente. Non commentò. Si limito semplicemente a farmi un cenno, verso una botola che si trovava sotto la forgia. La tenne aperta per farmi passare. Poi, la richiuse dietro si sé e iniziò a fare strada. Il posto era insolitamente luminoso, a tal punto che mi ci volle un po’ per adattarmi. Torce, lampade e candele erano disseminate nel breve corridoio che ci condusse a quella che sembrava una casa come le altre, dove l’arredatore aveva cercato di trovare un equilibrio tra lo spartano e il lusso ricercato. Una casa come le altre, se non fosse stata sottoterra e piena di corridoi, dando l’idea di essere l’inizio di un labirinto. Non potevo fare a meno di essere guardinga. La luce si fermava esattamente nel salotto dove ci trovavamo e nel corridoio che avevamo appena percorso. Il resto era avvolto nella più completa oscurità, accentuata dalla forte illuminazione presente nella stanza. Per lo stesso motivo la temperatura era alta, questa volta però in maniera piacevole. Essendo in parte coboldo, capivo e apprezzavo un ambiente più tendente al calore. Inoltre le mie squame avevano finalmente smesso di fremere, non che la cosa mi tranquillizzasse granché.
    Il ragazzo si mostrò un ospite cordiale. Mi invitò a sedermi su una poltrona bianca, delle dimensioni di un divano, mentre lui si diresse verso una piramide di legno. Io mi sedetti e mi sforzai di non abbandonarmi alla sua comodità. Sarebbe stato bello riposarsi un istante, avevo la sensazione di non dormire da mesi…ah…giusto, in effetti non dormivo in maniera tale da riposarmi da mesi e gli ultimi avvenimenti non avevano fatto altro che evidenziare questa carenza.
    << Posso offrirvi un bicchiere di idromele?>>. Mi riconcentrai sul ragazzo-rettile, che stava versando il contenuto giallo intenso di una bottiglia in un piccolo calice. Me lo porse. Lo guardai. Molto probabilmente notò il mio sguardo diffidente. << Se quel che so sul vostro conto è vero non avreste problemi a constatare se è avvelenato. Non voglio ingannarvi, non ne gioverei.>> Non aveva tutti i torti, in fondo si trattava di lavoro e se avesse voluto farmi fuori, usare del veleno sarebbe stata la mossa più stupida. Comunque sia, lo studiai un altro po’ guardandolo fisso negli occhi. Resse il mio sguardo, << Oppure volete esordire con una vostra domanda? Prima però ne avrei una io. Siete sicura di non esser stata seguita?>>, aggiunse diretto, coinciso. Abbastanza convincente. La mia bocca assunse una smorfia, in quello che doveva rassomigliare un sorriso. Sarebbe stato interessante lavorare per questo tizio, chissà se anche il compenso lo era.
    Accettai il calice, offertomi, e accavallando lentamente le gambe, mi accomodai nella seduta. << Spero solo per voi che non sia senza glutine, si dice che abbia delle qualità inebrianti tali da stendere anche un drago. Come sapete ero con altri mentre mi dirigevo qui, speravo mi aiutassero nelle indicazioni ma si sono rivelati più una palla al piede. Appena ho potuto li ho lasciati, non hanno alcun motivo per seguirmi. Piuttosto parliamo d’affari. Quanto offrite?>>. Ero rinomata per svolgere qualsiasi compito mi venisse assegnato. I dettagli mi sarebbero stati dati senza bisogno che li chiedessi esplicitamente. Il compenso era ciò che faceva la reale differenza tra l’accettare o meno l’incarico.
    Mi portai il calice alle labbra. Lo sguardo fisso sul mio interlocutore.

    Mi dispiace che sia così corto...*sigh*...spero sia piacevole lo stesso, anche se non accade granché
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    -Modifico la terza tecnica DeBoia riducendone il costo di attivazione da 2 a 1 post e il tempo di attivazione da
    10 a 5 post.

    -Potenzio la prima tecnica che diviene Giusquiamo Belladonna (nei post continuerà a chiamarsi semplicemente Belladonna), avrà l'effetto di sedare brevemente l'avversario e di indurlo in uno stato ipnotico. L'effetto durerà 3 post.

    -Tecnica IV: Datura Stramonium (o Tromba del Diavolo)
    Gli effetti maggiori si avranno se Engifer sarà in grado di far ingerire i semi (o qualcosa contenente tali semi). Altrimenti anche il fumo sprigionato dalle foglie essiccate può indurre il nemico in un lieve stato narcotico (azione immediata)
    Quando viene ingerito il nemico inizierà ad avere alterazioni della vista che proseguiranno in allucinazioni e deliri, covulsioni, coma e morte (i sintomi progrediscono con il susseguirsi dei post, quindi alla morte si giunge dopo 4 post). Le reazioni più immediate e lievi (se il nemico ingolla solo una piccola dosa) sono le alterazioni della vista e...un'irrefrenabile incontinenza urinaria.
    (ho già potenziato la tecnica, riducendone i costi di attivazione)

    -Tecnica V: Peruna grinzosa
    Ebbene sì! Oltre a essere ottime armi da scagliare contro il nemico, sono anche tuberi all'apparenza innocui a se ingeriti nel tempo di 8-12h (se non anche 30 minuti) possono risultare letali. Nell'attesa dell'ultima ora il nemico patirà dolori addominali con necessità di scaricare (avete capito...no?). La morte si può evitare liberandosi completamente delle tossine...e il modo per farlo...è quello.
    Gli effetti possono durare 3 post.
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    Tempo di acquisti!
    Compro due tomi e la quarta e quinta tecnica per Engifer.
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    Un fruscio. Poi qualcosa afferrò la mia spalla destra, costringendomi a fermarmi. Per un attimo il cuore fece un sobbalzo, per poi ritornare a battere regolare. Non era il caso di agitarsi. << Fantastico, non si vedono tutti i giorni certe cose qui. Quelli che ci provano sono incapaci, i meno incapaci non ci provano. >> Disse una bassa voce sottile. La presa si allentò e in quel momento mi voltai. Dove prima vi era solo il via vai del mercato, prese forma un coboldo armato di balestra. Tra gli artigli teneva un mantello. Che fosse opera del medesimo la sua capacità di rendersi invisibile? Dovevo ammetterlo, questa Città si faceva sempre più interessante. Riportai la mia attenzione sul coboldo. Aveva un che di diverso rispetto agli altri della sua specie. Ignorai la vocina dentro la mia testa che mi correggeva dicendomi che in parte ero anche io come loro.
    Occhi rosati spiccavano sul suo viso squamoso e nero antracite e mi osservavano divertiti. Nonostante la bassa statura, notai che riusciva a superarmi di un paio di centimetri. << Ero anch'io un ladro prima di unirmi alla guardia - spiegò, senza che io gli avessi chiesto nulla - << Anche se... sì, diciamo che lo sono ancora >>. Concluse in un bisbiglio e ammiccando divertito. Ero a disagio. Per quanto non apparentemente minaccioso, stavo iniziando a chiedermi cosa volesse da me. Se mi aveva visto, cosa aspettava a sbattermi in una delle prigioni? Non avevo una buona reputazione tra i coboldi, specie se soldati. << Non sono abile come te però. Stai attenta qui attorno, se non si è del luogo e non si è abituati alle guardie invisibili si rischia di rimanere fregati. Nel raggio di mezzo chilometro non dovresti trovarne altre, ma non tutti lasciano passare. Ti consiglio di sfruttare le ombre delle abitazioni. Di solito è così che ci ingannano i bricconcelli! >> Feci un cenno di assenso per dimostrargli che avevo capito. Infine, si rimise il mantello scomparendo di nuovo alla mia vista, lasciandosi dietro una risata divertita e il suono dei suoi passi che venivano inghiottiti dal vociare dei passanti. Rimasi ferma per un po’, indecisa sul da farsi. Cercavo di capire cosa fosse appena successo. Un coboldo…appartenente alle guardie…mi aveva colto in flagrante…e si era semplicemente messo a fare confidenze? La cosa puzzava…come tutto in quel posto…iniziavo a rimpiangere la palude. Aspettai qualche secondo in più per essere certa di non avvertire più sorvegliata, prima di riprendere il mio vagare.
    Se un attimo fa ero pronta a tornare dagli altri, ora lo ero un po’ meno. Insomma Aes non passava inosservato e mi aveva già causato più guai che altro. Egenna non avevo idea di chi fosse ma se era amica del drago poteva voler dire solo una cosa: i guai raddoppiavano. Per quanto riguardava Zakrina…non credevo fosse malintenzionata…ma, da ciò che avevo visto, temevo che fosse troppo invischiata tra coloro che potevano avere ruolo di potere all’interno della Città dei Corvi. Questo poteva voler dire solo una cosa: attenzioni indesiderate. Inoltre tutti e tre sembravano più preoccupati dalle loro ridicole faccende personali, meglio lasciarseli alle spalle. Decisi allora di cercare la Forgia da sola. Iniziai a camminare nella direzione opposta a dove si trovava Aesingr. Tirai fuori la lettera e la rilessi. Diceva di trovarsi a Ovest...mmm… Mi guardai attorno. A destra. Niente. Sinistra? Nulla nemmeno di qua. Nessun punto di riferimento con cui orientarmi. Sospirai. Non restava che seguire, a malincuore, il suggerimento del mittente. Chiedere in giro. Rimisi apposto la lettera, all’interno della giacca. Mi inoltrai in un vicolo. Era giunto il momento di usare Belladonna. Qualche goccia sui polsi e sul collo, subito dietro le orecchie. Presi un bel respiro e abbassai leggermente il cappuccio. Non amavo fare uso del profumo dato che mi costringeva a scoprirmi, a mostrare il mio volto anche se agli occhi degli altri sarebbe apparso distorto. Niente di troppo diverso dalla realtà…suggerì di nuovo quella voce subdola nella mia testa. Non ora. Era arrivato il momento di concentrarsi. Di essere non Engifer, ma nessuno, colei che è disposta a qualsiasi cosa dietro un giusto compenso. Strinsi i pugni e chiusi gli occhi. Feci un bel respiro e mi mescolai nuovamente tra la folla. Questa volta mi fermavo a chiedere ai venditori di armi e armature, ottenendo le informazioni che cercavo. Erano stati piuttosto esaustivi nelle loro indicazioni. Come anticipato nella lettera, chiunque sapeva. Tuttavia, man mano che procedevo, la strada si faceva sempre più spoglia di bancarelle, poi di gente e infine di edifici. Mi fermai. Possibile che mi fossi persa? Scrutai i dintorni, cercando di prestare attenzione al minimo movimento. Al minimo suono…clack-clack! Eccolo! Seguii il rumore metallico e per poco non mi scontrai con un nano, girando l’angolo. Il nano mi guardò col suo grosso naso e volto barbuto. Portava sulla spalla un sacco pieno di asce. << Ehi! Statte attenta a dove va’! >>, disse col suo rauco vocione gorgogliante. << Mi scusi >>, risposi e già mi stava superando quando aggiunsi << Sto cercando la forgia di Algor. Temo di essermi persa >> << Non puoi esserti persa se ci sei arrivata. Stupida inetta gioventù! >>, borbottò proseguendo per la sua strada, senza degnarmi di uno sguardo. Placai la mia irritazione. Per quanto soddisfacente, la sua morte era inutile e comunque a suo modo mi aveva risposto. Continuai per il viottolo, superando un arco di pietra. Mi ritrovai così in uno spiazzo presso le mura e poco più in là, quasi addossata ad esse e nascosta dagli alberi, ecco la forgia! Non mostrava niente di diverso da una comune bottega di un comune fabbro, con il fumo nero che si alzava in pigre volute verso il cielo. Iniziai ad avvicinarmi. C’erano delle statue raffiguranti dei corvi che conducevano verso l’ingresso, quasi a formare un sentiero. I gusti artistici della città stanno iniziando ad annoiarmi, pensai guardando più da vicino una delle sculture. In quel momento uno stormo di corvi si levò da uno degli alberi con un forte gracchiare e frullare di ali. Feci un piccolo salto per lo spavento. I corvi quasi mi investirono per poi dirigersi alcuni verso la cima delle mura, altri verso gli alberi, altri ancora si appollaiarono sul tetto dell’edificio. Gustosamente inquietante (tremendamente Hitchcock). Quando tutto si fu placato, notai il silenzio pesante che pesava sul luogo. Oltre al ritmico martellare sul metallo; infatti non vi erano altri suoni. Le mie squame pizzicavano. Fortuna che avevo ancora gli effetti della Belladonna.
    Lentamente ripresi ad avvicinarmi, questa volta, diretta verso la fucina.
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    << Mi sembra di capire che siete dirette ad Algor? Venite con me. Tu mi devi un naso per avermi liberato da quegli orchi, ma mi accontento di una birra >>. Come? Cosa? Rimasi un attimo interdetta. A malapena mi resi conto di Aes che mi metteva giù. Egenna era comparsa prendendo a braccetto Zakrina, come se avessero chissà quale confidenza, e si era avviata trascinandosela dietro. Che diamine...che voleva ora quella? Possibile che nessuno si facesse gli affari propri recentemente? Doveva essere passato di moda…
    Sbuffai frustrata. Ecco che l’incantevole compagnia continuava il suo fantastico viaggio, verso un’altra grandiosa avventura ricca di emozioni…urrà. Non vedevo l’ora. Gettai un’occhiata intorno. Non c’era niente di particolarmente insolito, eppure... le mie squame fremevano. Probabile che fosse solo l’umidità del luogo. O la stanchezza. O anche la fame. Mi rammaricai di tutto quello stufato, andato sprecato durante la rissa…e l’assenzio! Argh! Che rabbia!
    Riportai lo sguardo davanti a me. A quanto pare i ruoli si erano invertiti, ora era Egenna ad essere trascinata da Zakrina, che agguantò anche a me. Miseriaccia! Cos’era tutta questa confidenza e voglia di contatto!? Mi liberai, riacquistando il mio spazio (mi raccomando rispettiamo la distanza di almeno 1 metro!). A questo punto mi fece cenno di seguirla da un’altra parte della città – avremmo finito per perderci – mentre intimava il drago a fermarsi. << Aspettaci lì, torniamo subito>>, disse. Aesingr semplicemente si sedette in mezzo alla via e presto perse interesse verso di noi.
    Un po’ mi dispiaceva lasciarlo lì escluso a ingombrare il passo, soprattutto perché non sapevo cosa mi attendesse con quelle due. Sperai non discorsi da ragazze! A malincuore le seguii. Sospirai. Se era vero che ad ogni sospiro una parte di anima se ne andava, qualcosa mi diceva che sarei morta presto. Avevo altro a cui pensare che fare qualunque cosa stessimo facendo.
    Ci fermammo fuori dalla portata di udito, vicino ad una fontanella con una statua di corvo appollaiato di fronte. “Carino…pittoresco”, pensai. Giustamente chiamandosi Città dei Corvi (<< I conti tornano!>>, dice Kronk) << C’è un problema >>, disse Zakrina, << Per farla breve, siete in troppi a conoscere Aesingr e a comportarvi troppo naturalmente con lui. Da quanto lo conoscete? Era qui sull'isola quando l'avete incontrato? – sembrava nervosa – io… ho visto Aesingr venire ucciso. Anche se ormai è passato diverso tempo non sono ricordi che si confondono. Com’è possibile che sia lì? Mi sembra così assurdo, credevo di averlo scambiato per qualcun altro, che ci fosse un qualche inganno sotto, ma quello è senza dubbio Aes >> Ora capivo il nervosismo. Anche io sarei stata nervosa a vedere un morto…magari di qualche mia vittima. Alquanto sgradevole come esperienza, non c’è che dire. Poi rividi il volto di una ragazzina. Già…anche io avevo visto recentemente un morto, ma i miei erano solo nella mia mente a perseguitarmi. << Non ditegli che lo conoscevo, prima vorrei capire cos'è successo. Qualche mese fa in effetti una creatura nominò Aes e in frangenti piuttosto strani, ma non gli diedi retta. Temevo stesse leggendo i miei pensieri e mi stesse prendendo in giro, o qualcosa di simile. Non capisco la magia e quelle cose complicate >>. Anche io avrei avuto dubbi a scardinarmi dalle mie certezze. << Scusate, ma penso sia importante. Vorrei chiedere a lui, ma… per qualche ragione non mi riconosce. O se mi ha riconosciuto c’è comunque qualcosa di sbagliato. Non è bravo a fingere o a trattenere le emozioni, quindi significa che non si ricorda di me >>. Detto questo tacque in attesa di una nostra risposta. Purtroppo non avevo la minima idea di cosa volesse da noi. Per quanto mi riguardava per me Aes era Aes, un drago blu che puzzava di pesce. Se poi non era come il suo Aes, beh…non era certo un mio problema. Non si ricordava di lei? Magari aveva perso la memoria in qualche incidente o, per lui, lei non era stata altrettanto importante. << Stiamo perdendo solo tempo. Io ho cose da fare e posti dove andare >>, dissi, << Puoi fare tutte le congetture che vuoi, non credo che sia così che troverai la verità. Certamente non da me. Ti ha dimenticato? Scegli: o te ne fai una ragione o affronti direttamente la questione con lui >>. Che fossi stata troppo diretta? << Non prendertela a male – continuai – ma francamente ringrazierei il fatto di averlo ritrovato. Se ci teneva a te, standogli accanto, prima o poi tornerà >>. Per quel che ne sapevo Aesingr non sembrava essere il tipo da scordarsi degli amici così per capriccio. << Per quanto mi riguarda la situazione è chiusa. Intanto che voi vi chiarite, vado a farmi in giro >>. Mi allontanai, tornando verso il drago. Lo sorpassai. Avevo visto alcuni banchini che vendevano erbe e veleni...oh, eccolo là! Dovevo fare scorta. Non potevo presentarmi quasi disarmata ad un nuovo incarico… avevo un brutto presentimento. La via era ancora frequentata. Mi avvicinai con disinteresse al banco. Ora serviva un elemento di distrazione. Notai un coboldo affaccendato che portava dei pacchi. Casualmente il mio piede si trovò nel suo cammino e questi rovinò a terra. I pacchi finirono contro il banco facendo cadere un po' della merce esposta. Il venditore, una pixie piuttosto alterata dall'accaduto, iniziò a inveire contro il malcapitato. Io nel frattempo sottrassi un po’ delle cose cadute e proseguii. Avevo Belladonna pronta per ogni evenienza, ma nessuno sembrava aver notato nulla. Dovevo prestare attenzione comunque. La città era sorvegliata, avevo scorto delle pattuglie appena arrivati. Ripetei la stessa cosa con un banchino che vendeva degli spiedini di carne. Lì fu più facile dato la folla di poveri affamati che vi si affollavano attorno. Bastò una spinta qui, una gomitata là. Mi trovai davanti alle pietanze mentre una mano tentava di afferrarmi e all'ultimo afferrai tre porzioni, una da mettere in mano al mio amico (per l'ottima collaborazione) e due per me. Mi abbassai e mi dileguai nella calca. Gettai uno sguardo alle mie spalle, in tempo per vedere il malcapitato che veniva accusato di furto, ritrovandosi in mano uno spiedo invece della sottoscritta. Me ne tornai da Aesingr, gustandomi velocemente la carne succulenta.

    Sin da piccola avevo imparato che rubare voleva dire sopravvivere, anche se a volte si trattava di rubare una vita, e per me non era mai stato un problema.
  12. .
    Io guardavo il drow.
    Il drow mi guardava.
    Io guardavo il drow e il drow guardava me.
    Il mio sguardo rimaneva fisso, il fiato sospeso in attesa di una sua mossa.
    Lui ricambiava la mia stessa espressione, magari un po’ più minacciosamente.
    Io guardavo il drow e il drow guardava me.
    Il drow mi guardava.
    Io guardavo il drow.
    La tensione aumentava. Che problemi aveva questo tizio? Che aveva da guardare? Cominciavo ad irritarmi. Che fosse offeso per averlo urtato dentro il locale? Ridicolo…Che avesse notato lo scambio tra me e l’incappucciato? Possibile. Fatto sta che non tolleravo più il suo sguardo fisso sul mio viso, consapevole di quanto fosse sfigurato…
    Mi schiarii la voce, cercando di ergermi in tutta la mia limitata altezza e facendogli un cenno col mento. << (biip) guardi? C’è qualche problema?>>, sbottai alterata. L’elfo oscuro ebbe una piccola contrazione sotto l’occhio destro. Eccolo che si arrabbiava. Mi veniva da ridere.
    Fu però in quel momento che qualcosa mi cinse la vita, togliendomi il respiro, e mi ritrovai sollevata da terra. Abbassai lo sguardo per notare la coda di squame blu scuro, che proseguiva attaccata ad un drago di mia conoscenza. Riportai lo sguardo sul drow, che si rimpiccioliva man mano che ci si allontanava, notando la sua espressione sorpresa per quanto stava accadendo. Gli feci una linguaccia.
    Provvidenziale drago che puzza di pesce! Drago che non sembrava essersi reso minimamente conto di quello che stava facendo e di avermi appena liberato da un tizio fastidioso. Drago che continuava ad allontanarsi assorto nei suoi pensieri. Non sembrava avesse intenzione di rimettermi giù entro breve per cui mi accomodai per quanto possibile. Avrei approfittato del placido dondolio per riposarmi un altro po’. Notai che assieme a noi c’era anche la tizia bionda, - Egenna? Possibile? Non che fosse importante - che sembrava amica del sovracitato drago. Non riuscivo a sentire quel che stavano dicendo. Riportai la mia attenzione alla locanda che si faceva più piccola. Zakrina ci aveva raggiunti quasi subito, sorridente e soddisfatta, con la fronte adornata da un piccolo bozzo. << Che dice la lettera?>>, mi chiese. << Non l’ho ancora aperta>>, le risposi secca. Guardai la lettera che avevo tenuto stretta in pugno fino a quel momento. Avevo pensato di aspettare lei a leggerla, ma adesso non ne ero più tanto sicura. Ne ripercorsi i bordi. Per un istante sperai che fosse una missiva del mio Maestro. Irreale, ma una punta di speranza c’era. Schiarii la mente dai pensieri superflui. Annusai la busta. Non sentivo odori particolari che potessero far sospettare che la busta fosse avvelenata o che potessero dar maggior informazioni sulla sua provenienza. Trassi un bel respiro. L’aprii.

    "Silente cacciatrice,
    se libera da altri incarichi, potreste raggiungermi alla forgia di Algor? Ad ovest della città, chiedete e chiunque saprà indicarvi la via.
    Portate chiunque riteniate opportuno. Non servirà la vostra lama ma il vostro passo. Il drago è ancora vivo, dunque immagino sia da tempo che non riceviate un compenso.
    Le offro molto,
    -..."



    A maggior ragione non avrei condiviso il suo contenuto. Ora non avevo dubbi.
    La rilessi più volte. Rigirai il foglio e la busta ma niente. Nessun mittente, da nessuna parte, nemmeno delle iniziali. La esposi alle luci delle lanterne. Stesso risultato deludente. Sebbene fosse carta pregiata, chiunque l’avesse mandata si era premunito da usarne una filigranata. Accadeva spesso quando i più accorti richiedevano i miei servigi. Tuttavia, questa volta non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione che ci fosse qualcosa di più sotto. Dopotutto il testo della missiva era chiaro. Non era una minaccia ma mostrava di sapere fin troppe cose. Non eravamo in città nemmeno da un giorno e già conoscevano l’obiettivo della scorsa missione, il fallimento derivatone e il mio bisogno di denaro. Come avevo fatto a non accorgermi di essere osservata? Stavo perdendo colpi. Evidentemente avevo sottovalutato la stanchezza di notti insonni. Inoltre eravamo una compagnia che attirava fin troppo l'attenzione. Questa non ci voleva.
    Riguardai le parole, la calligrafia elegante sebbene un po’ pesante…non si preoccupava certo di consumare inchiostro.
    Inoltre, sembrava non trattarsi tanto della commissione per un omicidio quanto più per un furto.
    “Portate chiunque riteniate opportuno…” Per chi mi aveva preso? Io lavoravo da sola, anche che forse Zakrina poteva tornarmi utile...
    La guardai. Per tutto il tempo era rimasta in silenzio a camminare, aspettando che finissi di fare le mie considerazioni.
    << Si tratta di lavoro>>, dissi, iniziando a dare dei colpetti alla coda di Aes per richiamare la sua attenzione; dovevo scendere. << E no, non sono buone nuove. C’è evidentemente qualcosa sotto, che non mi piace per niente>>, continuai.
    Provai a divincolarmi ma niente, il drago non mi stava calcolando e la sua morsa, per quanto delicata, era ben salda. << Aesingr! Fammi scendere, ORA!>>. Difficilmente capitava che alzassi la voce, ma era necessario che Aes mi levasse la coda di dosso, magari senza farmi piombare a terra.
    Nel frattempo mi rivolsi nuovamente a Zakrina: << Sai dove posso trovare la forgia di Algor? È là che devo dirigermi. Mi faresti un piacere a darmi le indicazioni, se puoi. Dopodiché le nostre strade si divideranno.>> Se avesse deciso di seguirmi sarebbe dipeso interamente da lei.

    Era ora di tornare a lavorare. Non ci si riempiva certo la pancia con le domande. La risposta al Maestro Mosèl avrebbe dovuto aspettare.
  13. .
    *esce timorosa dalla stanzetta dove si era rinchiusa insieme ad Ansia*

    Buonasera e benvenuti, sia a te venerabile Lolindir che al tuo player!
    Io sono Cassidy! Non sempre compaio e partecipo, ma a volte capita...sono una pessima persona, con me si deve pazientare...
    Come tutti qua dentro ho la mia buona dose di follia e appena Engifer sarà libera sarei felice di intraprendere una nuova role con te.
    Per il resto...niente...buon soggiorno...io ora me ne rivado...ho scritto anche fin troppe parole...
    A rivedersi!

    *scappia di nuovo dentro il pertugio*
  14. .
    Se qualche giorno fa qualcuno mi avesse detto che avrei dato inizio ad una rissa, penso lo avrei guardato scettica. Non era improbabile causare una rissa, soprattutto se ti consentiva di scappare via, ma provocarne una giusto per il gusto di fare a botte? No, non ero il tipo. O almeno credevo…
    Schivai due goblin che stavano venendomi addosso con una piroetta. Li vidi perdere l’equilibrio e scontrarsi addosso al cameriere coboldo che stava tentando di rialzarsi. Sorrisi. Percepii una presenza sopraggiungermi alle spalle, un orco. Lo afferrai per il polso mentre mi abbassavo. Poi mi spostai alle sue spalle e gli assestai un calcio dietro ad un ginocchio, facendolo cadere. Avevo avuto a che fare già con troppi orchi e sapevo quanto potevano essere insistenti…e stupidi. Mi apprestai ad afferrare una delle bottiglie di liquore da uno dei tavoli per poi rompergliela in testa. Non bastava certo per metterlo K.O. Mi girai con tutta l’intenzione di mescolarmi tra la confusione generale creatasi, quando mi ritrovai faccia a faccia…o per meglio dire la mia faccia contro un petto. Alzando il viso, il mio sguardo incrociò gli occhi sottili e crudeli di un drow. Era di una bellezza glaciale, letale,…venerabile. Avvertii l’orco rimettersi in piedi e riportai l’attenzione al presente.Nel momento in cui l’orco si girò io mi nascosi dietro al drow usandolo come scudo, per poi allontanarmi.
    Un suono cristallino, familiare e al contempo estraneo mi giunse all’orecchie. Mi guardai attorno cercando di individuarne l’origine. Inutilmente. Intorno a me c’era solo una bolgia infernale. Eppure quel suono era così vicino. Mi resi conto allora che ero io stessa a emetterlo. Era una risata! Stavo ridendo. Erano passati anni dall’ultima volta che avevo riso così. Erano passati anni da che non mi divertivo così. Perché in quel momento mi sentivo viva e le voci che mi avevano tormentato sino ad ora, che si erano insinuate nei miei sogni privandomi del sonno. In questo istante tacevano. C’ero solo io e questa corrente che mi chiedeva di agire e sprigionare il caos. Caos che ormai aveva pervaso l’intera taverna. L’aria si era fatta ancor più irrespirabile, tra il calore dei corpi e pietanze e bevande varie sparse per terra (o che continuavano a essere lanciate). I tavoli delle scommesse erano stati rovesciati e c’era chi, approfittando della confusione, aveva provato ad arraffare tutto il banco. Alcuni goblin piccoli e agili avevano raggiunto uno dei due lampadari a candele che illuminavano l’androne, e ne approfittavano per creare ancora più scompiglio. Avevano fatto sparire dei sacchetti di monete ad un gruppo di umani ubriachi, per poi ingannarli e indurli ad attaccare un gruppo di troll che si picchiavano con altri coboldi.
    Fu in quel momento che mi sentii caricare dallo stesso disgustoso cameriere coboldo. Ricevetti una testata nella bocca dello stomaco, che mi tolse il fiato. Poi mi circondò la vita con le braccia per schiantarmi sopra uno dei pochi tavoli, non ancora rovesciato. “Che c****! Levati di dosso!”, gli urlai. Iniziai a dimenarmi, fino a che non riuscii ad assestargli una ginocchiata (in zona pubica…), seguita da una testata. Me lo spinsi via di dosso spingendo col piede. Mi tirai su e, mentre il coboldo era ancora accasciato a terra dal dolore, gli assestai per buona misura anche un calcio al fianco. Questi grugnì ma non sembrò più intenzionato a rialzarsi.
    Al mio fianco si era avvicinata Zakrina, anche lei sembrava aver preso parte attiva alla baraonda. Giusto…non ero sola. Non che fossero miei amici ma la ragazza e il drago mi servivano. Per ora. Presa dal divertimento mi ero completamente scordata però della loro stessa esistenza. Aesingr dov’era? A pensarci, a lui non piaceva la violenza. Mi scocciava pensare che qualcuno potesse avergli dato fastidio. Non servì cercarlo…”Egenna!”. Eccolo dirigersi verso di noi sollevandosi con tanta foga da far volare per aria due sedie con la coda. Il suo sguardo tuttavia non era rivolto a Zakrina o a me, quanto alla ragazza bionda che Zakrina stava liberando dagli orchi della “Salvia del Veggente”. Osservai la scena con curiosità, mentre continuavo a parare pugni e schivare calci. Aes…possibile fosse lo stesso Aes? Era così focalizzato da ignorare il fatto che gli stessero lanciando qualsiasi cosa fosse stata presente nel locale. "Dacci dentro, di solito nessuno esce morto da qui quindi magari non esagerare" bisbigliò Zakrina ridacchiando. Eccola di nuovo accanto a me. Sembrava apparentemente indifferente al cambiamento del drago.
    Continuammo a sbizzarrirci un altro po’. Perché tutto sommato continuavo a divertirmi, ad Aes ci avrei pensato dopo. Per la prima volta in vita mia avevo anche qualcuno con cui sbizzarrirmi. Io e Zakrina avremmo potuto lavorare bene assieme.
    Poi improvvisamente, qualcosa nell’aria cambiò. Mi guardai attorno cercando di individuare la fonte di quella sensazione. Sembrava un’ombra da come si muoveva con naturalezza tale da passare inosservata in mezzo a quella calca e alle panche rovesciate. Indossava un cappuccio ma non in maniera tale da celare completamente il suo volto. Se lo poteva permettere solo chi era incosciente o chi non aveva nulla da temere. Il primo non sarebbe venuto alla Città dei Corvi, proprio nel mezzo di una rissa. Poteva essere solo la seconda, anche solo per come era apparso. Mi si avvicinò senza troppa discrezione. Ero in allerta, pronta a qualsiasi evenienza. Un movimento sotto il manto. Mi apprestai a portare la mano verso uno dei miei pugnali, di quelli che tenevo allacciati dietro la schiena. Estrasse una busta e me la consegnò con un inchino appena accennato. "Per Engifer, la cacciatrice di taglie", disse con voce cupa.
    Poi come era arrivato, scomparve. "Mi sembra roba figa. Però non credo sia saggio aprirla qui, non credi? Io mi sbarazzo di un po' di gente, tu comincia ad allontanarti", disse Zakrina, scrocchiandosi le dita per poi buttarsi nella mischia con espressione soddisfatta. Annuii senza preoccuparmi troppo di risponderle a voce. La gioia di poco fa era scomparsa, soppiantata da una brutta sensazione. Mi ricalcai bene il cappuccio in testa e mi avviai di fretta verso l’uscita. Fuori dalla porta la strada era insolitamente silenziosa e poco frequentata. Della figura incappucciata? Nemmeno l’ombra. Riportai lo sguardo sulla busta. Era nera orlata di bianco. Sembrava carta pregiata…questo non la rendeva altrettanto rassicurante. Che si trattasse di lavoro? Se così fosse stato, come mi avevano trovato? Da chi avevano avuto le informazioni? Ero sempre attenta. Era la mia politica di lavoro essere invisibile, anonima, come acqua che scorre. Doveva trattarsi di altro e Zakrina forse ne avrebbe saputo sicuramente qualcosa. Non so perché ma il mio istinto mi diceva di aspettare lei per aprirla. Tuttavia, la curiosità era intollerabile come anche il disagio. Decisi quindi di rientrare nella locanda per intimarle di muoversi.
    Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia…o per meglio dire ritrovai la mia faccia contro un petto. Alzando il viso, il mio sguardo incrociò degli occhi sottili e crudeli...era lo stesso drow di qualche istante prima.

    Salve a tutti, come sempre mi scuso per l'attesa! Ma meglio fuori che dentro!...no aspetta, forse in questi casi si usa altro....*mumble mumble*...Ah! Giusto! Meglio tardi che mai!
    Attendo ansiosa di sapere il contenuto della lettera!!! E chissà chi è questo drow?...insomma fateci ciò che vi pare. Alla prossima!! Annyeo!!
  15. .
    Continuammo a procedere per le strade di Città dei Corvi, con molta più cautela da parte mia. Me ne stavo vicina a Zakrina, riparata da Aesingr. Mi sentivo strana e non era solo il timore di fare incontri sgradevoli. C’era una tensione elettrica dentro di me e non riuscivo a capirne il motivo. Forse era colpa delle strade che si intricavano in maniera confusionaria o gli edifici…che non lasciavano trasparire cosa avveniva davvero al loro interno.
    Fu così che mi ritrovai, quasi all’improvviso, davanti ad un’insegna alquanto malandata in cui si poteva leggere “L’Aragosta nuda del Gerk”. Che nome insensato…che aspetto poteva mai avere un’aragosta nuda…e che posto era mai il Gerk…sempre che si trattasse di un luogo…
    Persa in queste considerazioni, mi accorsi che a quanto pareva Zakrina aveva deciso di fermarsi proprio qui. La porta mezza marcia e con i cardini arrugginiti e cigolanti potevano solo arricchire il senso di abbandono che pervadeva quel luogo. Quasi quasi facevo a meno di scoprire le nudità del crostaceo…se voleva mangiare potevamo approfittare del mercato…perché entrare in un locale. Non era per nulla una buona idea. Le volte in cui ero entrata in quella di Itios era sempre una buona occasione per fare a botte, rubare o uccidere. Tutto sommato, in altre occasioni erano posti decisamente stimolanti…che stavo pensando?

    Mio malgrado dovevo ammettere che nonostante la luce accecante e la troppa gente che affollava il locale, il posto non era male…meglio dell’esterno. Inoltre nessuno pareva aver fatto caso al nostro ingresso. Sembravano molto presi dal bere, il mangiare e le scommesse. Come in una qualsiasi locanda. Aesingr mi spinse in avanti mentre sporgeva il muso dentro per osservare meglio anche lui. Mi scansai di lato per fargli spazio, giusto prima che si ritraesse e si strofinasse le ali. Una ventata di pesce mi travolse. Arricciai il maso mio malgrado. Il viaggio nella palude non aveva certo anestetizzato il mio olfatto al suo odore.
    << Avranno le alghe?>>, chiese. Zakrina si volse verso di me prima di rispondergli, << Hanno di tutto qua dentro>>. Detto questo entrammo. Senza ulteriore indugio. Come se la priorità fosse solo la presenza o meno delle alghe!
    Zakrina si addentrò, muovendosi come se il luogo le appartenesse, non che ci fosse qualcuno ad accoglierci (dove era l’oste? Chi gestiva quel posto? Troppo losco), ma era una cosa che avevo iniziato a notare da un po’. Non che potessi “ribellarmi” o che cos’altro, però un po’ mi infastidiva. Io ero abituata alla mia speciale solitudine. Sceglievo posti affollati solo per lavoro, altrimenti mi beavo della tranquillità di zone meno frequentate…magari sotto il sole cocente dei tetti, o nell’ombrosità dei rami di un albero…
    Avevo voglia di tornare a “casa”. Tutta questa…questa…qualunque cosa fosse mi stava spossando, senza contare quanto ero dolorante. Ora che ci pensavo ero anche a corto di scorte, dovevo procurarmene, magari al mercato o in qualche bottega…Le mani mi prudevano.
    Ci accomodammo in un angolo opposto all’ingresso, che permetteva una buona visuale di tutto l’androne che costituiva il locale. Era anche ottimo per Aes che evitava di essere di intralcio, disteso in un pertugio con le ali raccolte e un fianco contro la parete. Un flash doloroso mi colpì. Aes in quella stessa posizione con i suoi enormi occhioni che mi guardavano spaventati e traditi, il mio pugnale tra le sue squame. Mi irrigidii e al contempo mi si bloccò il respiro. Distolsi lo sguardo alle mani che tenevo in grembo e sperai che la ragazza non si fosse accorta del mio cambiamento d’umore. Era stato un incidente. Era passato. Aesingr sembrava non portarmene rancore eppure i miei sensi ora erano in allarme. Sentii la tensione presente da prima aumentare.

    Deglutii. Mi guardai intorno nella stanza per tentare di distrarmi e ricompormi…per pentirmene quasi subito. Il posto pullulava di orchi, e ne avevo avuto abbastanza, ma soprattutto c’erano un sacco di coboldi! Rabbrividii disgustata. Ed ecco che con la mia solita fortuna mi ritrovai anche un coboldo come cameriere. Magnifico! Mi calai ancor più il cappuccio sugli occhi, notando mio malgrado i suoi vestiti succinti che lasciavano ben poco all’immaginazione, mettendo in penosa mostra il suo corpo squamoso verde-marrone.
    << Gradireste?>>, ci chiese.
    << Stufato, di qualsiasi cosa. Un barile di alghe di palude con un po' d'acqua e un boccale di birra per noi>> rispose Zakrina, riferendosi anche a Aesingr. Oh, no! Toccava a me ora. Mi schiarii la voce, ce la potevo fare << Ehm…A-anche per me dello stufato e…una bottiglia di assenzio.>> Il cameriere prese nota e se ne andò. Tirai un sospiro di sollievo. Alzai lo sguardo e osservai Zakrina, rilassata alla parete (l’esatto opposto di come mi sentivo io), che osservava il drago. Chissà cosa provava in quel momento. Probabilmente soffriva…di solito è questo che succedeva alla gente quando teneva a qualcuno senza essere ricambiata. Aes non sembrava interessato alle attenzioni che gli riservava la ragazza. Io non avevo mai vissuto situazioni simili…potevo imitarle ma di certo non comprenderle.
    << Sei a disagio?>> Mi accorsi che la ragazza mi stava scrutando con lo sguardo e accennai un no con la testa. Lei indicò verso destra dove alcuni orchi confabulavano apertamente di droghe poco legali e di merci non sempre prive di vita, abbassando il braccio solo dopo che l'ebbero vista. Quelli ricambiarono per un momento al suo sguardo, poi tornarono a concentrarsi sulle loro conversazioni. << Qui è più semplice finire nei guai cercando di nascondersi, non vale la pena di rischiare. Puoi stare tranquilla, sembra siano in diversi a fidarsi di me. Ovviamente non è gente a posto col cervello, o non si fiderebbero certo di me, ma bisogna al massimo stare atten...>> In quel momento scattò di lato, sporgendosi pericolosamente da quelle sedie traballanti per fermare un bicchiere volante che era stato lanciato nella loro direzione, e che avrebbe rischiato di colpire Aesingr, che dal canto suo continuava a contemplare l’infinito, ignaro di ciò che gli accadeva attorno. Il colpevole fu individuato subito da Zakrina, che rilanciò il calice contro la parete sopra alla testa dello sventurato. Ne seguì una pioggia di schegge che suscitò la brilla ilarità dei commensali che si trovavano nei pressi. << Visto? Funziona così>> disse rivolgendosi di nuovo a me, sorridendo. A stento trattenevo la smorfia che si voleva tratteggiare sul mio viso. << Non ho ancora capito, eri da queste parti solo per lui?>>, con un dito indicò Aes. Di nuovo quella sua preoccupazione. Presi aria. << Te l’ho già detto: faccio solo ciò che mi viene detto dietro un compenso. Non ho niente contro Aes. Se non paghi, non muovo nemmeno un’unghia. Il tizio che mi aveva avvicinata mi aveva già offerto una bella somma, l’altra metà me l’avrebbe data a lavoro compiuto. Che fosse morto o vivo non gli interessava… Non che lo avrei mai ammazzato, siamo intesi. Sarà pure di stazza piccola ma è pur sempre un drago. Decisamente un problema trasportarselo dietro per tutta la palude…credimi, errori da apprendista da non ripetere>>. Mi scappò una mezza risata, che smorzai con un sorso di assenzio. Smisi di parlare mentre il cameriere coboldo finiva di servire le altre pietanze. Attesi. Per quanto quel posto avesse i suoi modi di fare non avevo intenzione di parlare rischiando di essere ascoltata da altre orecchie, diverse da quelle della mia interlocutrice. Peccato che il coboldo non sembrava essere intenzionato ad andarsene nell’immediato. Eppure...non mancava nulla…che si dovesse già pagare? Comprensibile senza un oste che sorvegliasse la sala, chiunque avrebbe potuto tentare lo scrocco. Allora perché Zakrina non si muoveva? Solo lei aveva i soldi (anche io ne avevo ma questo lei non lo poteva sapere). Alzai lo sguardo e notai il volto lucertoloso del coboldo. E mio malgrado l’occhiolino rivolto verso di me. La lingua che passava languida sulle sue labbra squamose.

    Come una molla la tensione accumulata finora scattò e non ci vidi più. Anni di ostilità nei confronti di quella razza che era parte di me e che pur essendo stata la mia rovina non mi aveva mai offerto soccorso. La mia parte di fata ribolliva dal disgusto e dalla rabbia. Come osava provarci? Non pensai. Gli lanciai in faccia l’assenzio. Non se lo aspettava. Colsi l’attimo e gli sganciai un destro dritto in faccia, spedendolo contro un tavolo dove un orco e un altro coboldo facevano braccio di ferro, circondati da una piccola folla che puntava scommesse. Stupii anche me stessa. Guardai incredula la mia mano. Ero riuscita a stendere qualcuno. Una corrente mi scorreva dentro, riempiendomi di vita. La mia gioia delirante durò poco. Mi stavo, infatti, per girare verso i miei compari quando sentii qualcuno caricarmi alle spalle. Mi abbassai appena in tempo per evitare di essere afferrata dal coboldo a cui feci sgambetto mandandolo nuovamente a gambe all’aria.

    Alcune sedie strusciarono per terra e per la prima volta in vita mia diedi il via a una rissa a cui volevo partecipare attivamente.

    Spero non ci siano errori. E' tardi...non connetto :z79zc:
55 replies since 7/11/2018
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