Kengard: Creature da oltre i confini

Votes given by ZellDragon6

  1. .
    LICANTROPO
    L'unico rumore che riusciva a percepire era il suo stesso fiatone. Non sapeva se fosse perché era troppo stanco da ignorare tutto il resto o se fosse perché effettivamente non ci fosse più nulla che valesse la pena ascoltare. Qualsiasi fosse il caso, non era l'udito il senso su cui era focalizzato, ma la vista: davanti a lui il cadavere dell'elfa era steso a terra, fermo e immobile, dilaniato in più punti dalle sue artigliate e dal potere delle sue bombe di oscurità.
    Il licantropo azzardò qualche passo in avanti, ma subito digrignò le zanne. Sconfiggerla non era stato per nulla facile, nemmeno per lui. Le sue membra stanche ricordavano tutti i colpi che aveva subito e la fatica accumulata durante il combattimento. Si costrinse comunque ad approcciarla: se lui era lì, in fondo, lo doveva proprio a lei.
    Non appena le fu accanto, la testa dell'elfa si mosse di scatto. Il cuore del licantropo mancò un battito... gli era rimasta abbastanza energia per abbatterla di nuovo, se fosse stato necessario?
    < R... odd... > sussurrò la non-morta.
    Anche se il volto dell'elfa era rivolto nella sua direzione, non sembrava guardarlo. La sua espressione era triste, come se... come se stesse ricordando? Com'era possibile che avesse mantenuto una certa lucidità nonostante tutto quello che le era successo? Aspettò, non seppe nemmeno lui per quanto tempo. L'elfa però non si mosse più, non disse null'altro. Il suo sguardo si era spento per sempre e, se lui avesse avuto una voce in capitolo, quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe fatto.
    Il licantropo si lasciò scappare un ringhio sommesso. Il solo pensiero di quella dannata fata e di ciò che aveva fatto al suo benefattore gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Sentì le zampe stringersi a pugno, le zanne snudarsi e i muscoli contrarsi pronti all'azione. Non era ancora arrivato il momento della vendetta, però. Se qualcosa aveva imparato in questi anni d'attesa era proprio che ogni cosa aveva il suo tempo. Chiuse gli occhi e si costrinse a respirare profondamente fino a calmarsi. Non poteva permettersi di agire in maniera precipitosa, non poteva permettersi di rovinare tutto quando era ormai a portata di mano.
    Il suo sguardo si abbassò, tornò verso quello di Vexx.
    < Mi dispiace. - le disse chinandosi al suo fianco - Sarei dovuto essere abbastanza forte da proteggervi entrambi. >
    Sapeva che lei non poteva più sentirlo, ma non aveva il coraggio di lasciare in sospeso il suo richiamo: doveva risponderle. Le chiuse gli occhi con una zampa, sperando che fosse sufficiente per dimenticare il suo sguardo vacuo, puntato verso il nulla. La sua tristezza, però, durò solo per qualche istante, non poteva permettersi troppe distrazioni. Girò la testa verso la mano dell'elfa, si costrinse a guardare il suo anello. Lo sfilò dall'anulare e se lo mise al dito. La semplice vera dorata si adattò magicamente alla forma della sua zampa e cambiò colore fino a diventare nero. Si focalizzò sul potere dell'anello e riuscì ad evocare un piccolo pugnaletto dalla lama scura. Suo malgrado, si ritrovò a sorridere: erano diciannove anni che non lo usava, ma si ricordava ancora come funzionava.

    All'improvviso sentì un forte suono gracchiante provenire dall'alto. All'inizio non capì di cosa si trattava, ma quando lo realizzò sentì la stessa cieca furia di prima. Era la fata, ecco chi era, stava sghignazzando come una pazza per chissà quale ragione. Doveva dare il meglio di sé per cercare di trattenersi e saltarle addosso... ma, in fondo, perché costringersi? Il più era fatto, no? Vero che non doveva essere precipitoso, ma adesso non restava altro che rispettare la seconda promessa, quella che più gli premeva, e finalmente avrebbe pagato anche l'ultima parte del suo debito d'onore.
    Dov'era andata a cacciarsi Fata Pressina? Che fine aveva fatto quella sua figura ributtante? A giudicare dalla risata, doveva trovarsi in uno dei pilastri lì attorno...


    FATA PRESSINA
    Erano sulla cima di una di quelle colonne di pietra nera che crivellavano la superficie dell'isola. Pressina era seduta in maniera scomposta, con le gambe a penzoloni nel vuoto e la schiena inarcata pericolosamente in avanti. Non avevano paura di cadere, no, era da molto tempo che nessuno dei due aveva più paura. Eppure quel giorno Pressina si sentiva nervosa. E poteva chiaramente sentire di non essere l'unica.
    < Caro... - bofonchiò sconsolata - cosa ne pensi? Sei sempre stato tu quello che aveva le idee migliori. >
    Pressina stava guardando nella direzione del tempio, dall'altra parte dell'isola. Si stava mangiando le unghie a sangue, senza sapere che fare per rimediare a ciò che vedevano i suoi occhi, abituati ormai a secoli di quell'innaturale penombra. Si guardava attorno alla ricerca di una qualche risposta. Che dovevano fare? Cosa dovevano provare? Non c'era nulla che stesse andando secondo i loro piani. I loro piccoli avrebbero dovuto liberarsi di quei fastidiosi mortali, costringerli ad unirsi alle loro fila e sfruttare il loro potere così da proteggere la loro casa e aiutarli a ritornare quelli che erano un tempo.
    "Pres...sina..."
    Una voce rispose al suo richiamo. No, non poteva essere definita una voce. Probabilmente non lo era davvero e, se avesse fatto attenzione, perfino lei ne ne sarebbe resa conto. Sapeva di essere l'unica a poterlo sentire, ma era sicura che fosse perché era il legame che gli univa ad essere così forte da resistere a tutto. Anche alla sua morte. Non poteva metterla in dubbio proprio ora. Era lei che aveva bisogno di quella voce, dopotutto, altrimenti come sarebbero potuti andare avanti?
    < Caro? Che c'è, caro? Ti sento un po' debole. >
    Aspettò una risposta, ma non ne ottenne nessuna. Cosa era successo? Non era la prima volta che faceva il difficile, ma quello non era il momento ideale.
    < Caro? > lo spronò. Non funzionò.
    Era colpa di quegli intrusi? Non c'era nient'altro che potesse spiegarlo: non era mai stato un chiacchierone, ma non aveva mai evitato di risponderle! Pressina si era alzata in piedi. Era così tesa che riusciva a reggersi in equilibrio su quello stretto pilastro, solo con la forza dei suoi piedi, artigliate contro la nuda roccia. Si guardava attorno senza sapere che fare. Cosa dovevano fare?
    "E' arrivato... momento"
    < Co... cosa? >
    La tensione che la supportava, la abbandonò tutta ad un colpo e si lasciò cadere di nuovo sul pilastro.
    < Davvero, caro? > sussurrò. Non aveva il coraggio di parlare più forte, non riusciva a crederci.
    "S...ì"
    La risposta era stata flebile, ma lei l'aveva sentita chiaramente, come se tutti avessero potuto farlo. Era l'ora? ERA L'ORA, FINALMENTE!
    Scoppiò in una terribile risata. Non aveva nessun motivo per tacere, ormai, non c'era più alcuna ragione per disperarsi per la scomparsa dei piccoli. Se Elinas era guarito, allora tutti erano guariti. Non restava che aspettare che i piccoli si svegliassero e avrebbero potuto tornare tutti a casa! Che bella notizia... chissà quanto era cambiata la loro bellissima città sotterranea da quando se ne erano andati. Non sapevano neanche quanto tempo era passato da quando si erano dovuti rinchiudere lì dentro!


    ZELL, AESIRIL, GIX, ZAK e JILL
    Gli occhi di Jill erano chiusi: stava aspettando che il violino del bardo calasse su di lei. Perché tardava ad arrivare? Sbirciò da un occhio solo per scoprire che quella pazza di Zakrina era già là accanto a lei: aveva colpito il non-morto prima che potesse avventarsi su di lei. Jill si tirò su a sedere perplessa, reggendo il suo braccio destro con quello sano. Il combattimento non era ancora finito, ma a giudicare dal tonfo a breve distanza che le segnava l'arrivo del drago, ormai non doveva mancare tanto. Un suo ulteriore intervento era più che superfluo.
    Jill si limitò a trascinarsi da parte, fino a trovare una roccia contro cui sedersi. Si sentiva tutta dolorante, come non le succedeva da tempo. Era stanca e probabilmente Zakrina le aveva pure passato un po' della sua fame, perché anche lei si sentiva più vuota che mai. Osservò gli ultimi istanti della battaglia e non disse nulla quando Zakrina le si avvicinò. Non rispose nemmeno a Zell che si accertò delle loro condizioni. Era solo incredibilmente sollevata che nessuno degli altri fosse stato ferito seriamente... o peggio.
    Il drago direzionò un fascio di luce verso di loro. Jill si sentì subito meglio, anche se non le fece passare del tutto il fastidio al braccio intirizzito. Non che avesse così importanza, tanto era il sinistro quello con cui impugnava il pugnale. Che non aveva più, tra l'altro.
    Jill sospirò. Alzò lo sguardo verso l'elfo.
    < Aesiril, hai te il diario di zio Rodd? > disse lei, di punto in bianco.
    Era un momento di riposo? Tanto valeva sfruttarlo per confermare i suoi... sospetti. Sapeva che quella situazione non era finita finché la fata non li avrebbe lasciati andare o lei non sarebbe morta, ma per il momento aveva bisogno di riprendere il fiato. Tutti loro ne avevano bisogno.


    Scusate il ritardo. All'inizio avevo deciso di... far accadere altre "cose" in questo messaggio e mi ero presa un po' di tempo per scrivere tutto. Mi sono accorta però che avrei dato troppe info tutte assieme e ho deciso di spezzarlo in due.
    In fondo, è da un sacco di tempo che abbiamo cominciato, un turno in più di attesa cosa volete che sia? ^^ Anche se dura un mezzo secolo? ^^" Se il vostro pg ha domande sulla trama è questo il momento per farle. E se voi giocatori volete dei remainder sulla trama per sapere che domande fare, vi scrivo qui sotto i link di alcuni post in cui vengono detti gli indizi più eclatanti. Non serve leggere tutto il post, ma solo i dialoghi o altri piccoli dettagli (specificato tra parentesi).

    - origine del libretto (seconda parte): #entry606470611
    - entrata secondaria della cripta (estratto taccuino in corsivo all'inizio): #entry611073522
    - shiura (dialogo): #entry612807434
    - licantropo (seconda parte + estratto taccuino in corsivo della terza parte): #entry614193865
    - teorie sulla origine della cripta (dialogo): #entry628360088
    - teorie 2 (dialogo): #entry628640517
    - fine prova individuale licantropo (seconda parte): #entry637161768
    - fata 1 (dialogo): #entry638104152
    - fata 2 (dialogo): #entry639489728
    - fata 3 (dialogo): #entry640219714
    - fata 4 (dialogo della parte Zakrina): #entry642254504
    - Vexx (parte elfa): #entry646082004
    - licantropo 2 (parte Zell): #entry650308996
  2. .
    Leamhan non era mai stato un grande estimatore del contatto fisico ma, esausto com’era, questa volta si lasciò volentieri sollevare di peso da Zell, che lo strinse tra le braccia con la delicatezza che si riserverebbe ad gatto da compagnia. Probabilmente entrambi ritenevano che la situazione stava finalmente volgendo verso una distensione, ma ciò che avvenne negli istanti successivi smentì loro pronostico nella maniera più clamorosa possibile. Le parole che l’ibrido e il teramin avevano rivolto al kitsune ebbero, infatti, un effetto diametralmente opposto a quello sperato. La volpe dalle molte code, d’un tratto preda di una rabbia incontenibile, emise dalle fauci una sfera di energia vermiglia che sorvolò i suoi interlocutori abbattendo con un’esplosione due grossi alberi poco distanti. Si trattava evidentemente di un colpo d’avvertimento, perché subito dopo si scagliò in carica su di loro con l’intento di colpirli con una zampata.

    Mentre Lesothos reagì prontamente tentando di rallentare l’attacco con una folata gelida, la quale contribuì se non altro a tenere sotto controllo le fiamme innescate dal proiettile esploso poco prima, Leamhan fu invece colto del tutto alla sprovvista. Agì d’istinto e fece appena in tempo a proiettare la propria ombra davanti a sé e Zell, dalla quale scaturì una fitta schiera di colonne nere. Non si trattava certamente della più ottimale tra le soluzioni, data la mediocre resistenza che caratterizzava tali costrutti d’ombra, ed infatti l’attacco della volpe li infranse senza troppi problemi essendone rallentato solo in parte. Leamhan, centrato in pieno, fu scaraventato dietro Zell per un paio di metri, impattando al suolo come un sacco di patate. Il colpo era stato, in realtà, molto meno vigoroso di quanto poteva sembrare, il kitsune fiammeggiante si era chiaramente trattenuto, ma per sua sfortuna il teramin aveva già diverse costole rotte a causa del precedente scontro con i banditi e dunque il dolore causatogli dall’urto fu lancinante.

    Disteso a terra su un fianco, Leamhan gemeva debolmente. Rimase in quello stato per un lasso di tempo considerevole, finché non riuscì finalmente a trovare le forze per alzarsi sulle sue sottili zampe. Il suo respiro era irregolare e stentato.
    < Ma... ma perché. Perché l’hai fatto. >, domandò, risuonando in qualche modo ancora più monocorde del solito, senza curarsi di volgere il muso in direzione della volpe né tantomeno di imprimere alle sue parole un tono interrogativo.
    < Io m’ero offerto d’aiutare il tuo compare a reperire la sua arma. Si. T’offersi assistenza e tu ora m’hai aggredito. Ma perché. > Il suo intero corpo venne attraversato da un fremito. Di punto in bianco il teramin iniziò a trafiggere ripetutamente il suolo con la punta acuminata della sua zampa anteriore destra.
    < Ma perché! Perché. Perché! Perché l’hai fatto, perché! Ngh! >, ripeteva, pugnalando il manto erboso ogni qualvolta pronunciava la parola “perché”. Poi, improvvisamente, sembrò aver completamente dimenticato come parlare la lingua umana; continuava ad emettere sbuffi d’aria e nitriti come un vero e proprio cavallo privo della facoltà di parola, senza smettere di contorcersi e di perforare rabbiosamente il terreno con la zampa. Proseguì per una decina buona di secondi, verosimilmente preda di una collera che non riusciva a tradurre verbalmente, infine volse il muso in direzione della volpe dalle molte code.
    < Stammi lontano. Non t’avvicinare a me! Le nostre strade si dividono qui. > Nelle sue parole, pur poco espressive come sempre, traspariva un tremito di rabbia.
    < Non voglio più incontrarti. No. Giammai io avrò alcunché da spartire con un soggetto cotanto imprevedibile ed incline alla violenza. Mai. Noialtri lasceremo adesso siffatto luogo e tu non ci seguirai. >

    Per una ragione di posizionamento era inevitabile che ad essere colpito fosse Leamhan, d'altronde Zell lo teneva tra le braccia. :asd:


    Edited by -Aleph- - 22/10/2022, 15:39
  3. .
    Quel Kurama sapeva sicuramente gettare carbone nella sua ciminiera:questo, era quello che il serafico Lesothos stava pensando, osservando il caos provocato di una creatura volpina...non esattamente incline alla mera ragione, quanto più che alla soddisfazione delle proprie necessità. E quella sua reazione improvvisa all'ultimo secondo? Se doveva essere onesto con se stesso...non era la prima volta, per l'ibrido del gelo che si ritrovava in una simile situazione:ciò che è meglio fare, spesso è evitare di reagire all'iniziale attacco, e rispondere soltanto se l'intenzione di offesa è seria. Perseverare avrebbe solo aperto un ulteriore ostilità...un ostilità sicuramente inutile, considerando la presenza di un ferito, che aveva al più presto bisogno di venir curato. La risposta, a quel punto non poteva che essere una sola. E questo...accadde:
    Un sottile strato di ghiaccio apparve, attorno all'intera zona, sboccando anche nei punti anche solo sfiorati, dall'azione apparentemente ostile dell'al momento ostile Kurama. Ben presto ogni, minuscola possibilità di un incendio, così facendo si ridusse notevolmente...anche se tutti cominciarono a percepire un leggero calo della temperatura. Così, poi la creatura serafica sospirò, e si mise al centro dei presenti, aldilà di Liya e Zephiros...
    Signori cari...è per me alquanto scortese, dover interrompere le vostre conversazioni, dilemmi personali...ed altrettanto personalissime opinioni. Ma sono della sempre più evidente opinione...che il tempo si stia opponendo, alla risoluzione di queste opzioni...e certamente non desidererei mostrare la scortesia di interrompervi, se non esistessero problemi che dovrebbero trovare risoluzione in un breve tempo limite. Perciò, se mi è possibile optare per una scelta in particolare... disse, così il serafico ibrido, che senza proferire ulteriore parola, rendendosi conto che, in buona parte esse si sarebbero rivelate praticamente inutili...andò da Zell ed al teramin, dopo il suo apparente tentativo di un attacco, guardandolo con un minuscolo senso di...dispiacere, girando in seguito lo sguardo verso i due ed osservandoli da vicino con un lieve sorriso, il più possibile rassicurante nonostante la chiaramente calda situazion:ci avrebbe pensato lui, a prendersi cura della creatura in pericolo per il viaggio che adesso si prefissava.
    Zephiros, al contrario di s...eehm, del suo opposto non fu così calmo:se non fosse stata per l'azione immediata, di Lesothos avrebbe certamente minacciato l'essere volpino con la forza, per farlo desistere, non usare una simile strategia passiva...ma sì dovette calmare, posando lo sguardo sul teramin in pericolo, rendendosi conto che l'ultima cosa di cui quell'essere aveva bisogno...era di ulteriore caos. Lesothos ci stava ben pensando, alla situazione:adesso doveva concentrarsi su questa dragonessa, sulla quale così posò lo sguardo...tuttavia ritrovandosi a considerarla quantomeno interessante, sentendo della sua storia. Non si aspettava, qualcosa del genere:una persona che uccideva pur di farsi largo, una guerriera indomita...una persona, però molto facile da annoiare, apparentemente...ma anche qualcuno che sembrava aver trovato il cambiamento, nel suo cuore: Zephiros non si aspettava, una nota altruista, da lei. Quando qualcuno cominciava a parlare in termini similari ai suoi spesso non voleva saperne, di ulteriore benessere se non il proprio. Era davvero inaspettato...
    ...suppongo che fornirti questa offerta, a questo punto non sarà abbastanza. Come desideri...grande e sicuramente abbastanza onorevole guerriera:quel villaggio fu un esempio del mio fallimento come oratore in passato, per cui non passa giorno senza che io mi senta in colpa. Io non posso prendermene cura, visti i miei numerosi viaggi per aiutare Kengard a modo mio...ma una creatura come te, che ha sicuramente delle buone connessioni, se non può farlo da se può affidare quella cittadina a qualcuno che sarebbe disposto a prendersene cura e persino a viverci, avendoci solo di che guadagnato, poiché non desidero che essa crolli come un mero cumulo di macerie. Meritava molto di più...ma ti guiderò in quella postazione soltanto se accetterai di aiutarci:in ogni caso tu non ci perderai nulla, ma se ci aiutassi sia entrambi noi che anche gli altri potremmo effettivamente guadagnarci. disse il mezzo drago carboncino, che la guardò deciso, pronto a sentire di un possibile rifiuto...e alla possibile delusione che ne deriverebbe: fortunatamente riuscì a contenere quella...strana scintilla verde che gli era spuntata negli occhi, di cui adesso non vi è più alcun cenno...
  4. .
    Lo sguardo di Rek vagò dal gatto al serpente e dal serpente al gatto, alternativamente. All'inizio il drago era il ritratto spiccicato dell'allegria, ma più osservava gli altri due e più aumentava la sua confusione. In che senso batuffolo di pelo? Non riuscivano anche loro a notare le pericolose insidie che che quel meticoloso individuo aveva in serbo per loro? Era forse perché le sue fastidiose lucine avevano disturbato solo il suo di sonno?
    < Perché dovrei mangiarlo? Ho appena mangiato... > borbottò crucciato, dopo la carrellata di domande che gli fece il gatto blu.
    Rek si sedette a terra pesantemente. Il suo sguardo era perplesso, la coda si muoveva nervosa a destra e sinistra, come se nemmeno lei sapesse cosa dovesse fare.
    < Ed è stato il procione a cominciare! > sussurrò tra i denti. Che ingiustizia, perché ce l'avevano con lui? Aveva solo cercato di aiutarli!
    Alla parola "procione", una delle zampine della piccola creature ebbe un tic. Dopo poco, il procione si mise a sedere con un balzo. Si guardò attorno frettolosamente e, quando il suo sguardo trovò quello del drago bianco, alzò un pugnetto contro di lui e iniziò a fissarlo bellicosamente. L'unica reazione del drago fu di inclinare la testa da un lato, sempre più confuso.
    < Non sono un procione, dannato lucertolone troppo cresciuto! - sibilò il procione - Io sono un tanuki. Un TANUKI! >
    Rek rimase qualche secondo a fissarlo, senza realizzare di cosa la creatura stesse parlando.
    < Ehi! Non sono un lucertolone troppo cresciuto! - distolse lo sguardo - O quanto meno, credo di poter crescere ancora... >
    Solo in quel momento il procione si rese conto di quello che c'era attorno, in particolare dei due strani spettatori alle sue spalle. Con un *GASP!* la creatura schioccò le dita e un fumo denso avvolse la sua piccola figura. La nebbia si diradò in pochi istanti: al suo posto c'era un piccolo cespuglio dalla forma tonda, quasi del tutto indistinguibile da qualsiasi altro arbusto dei dintorni. Solo un piccolo particolare lo distingueva dal resto...
    < Ehi, procione! Perché le tue foglie sono di colore marrone? >
    < Sono un tanuki, smettila di chiamarmi "procione"!
    - rispose il cespuglio - E non mi parlare. Non vedi che mi sto nascondendo? >
  5. .
    Senz'altro, quello non era ciò che Kurama voleva sentirsi dire. Zell aveva cominciato a sproloquiare su umani, kitsune, volpi e altre cose assolutamente inutili, senza curarsi di aver risvegliato l'energia che sia Kestrel che Kurama avevano faticosamente tenuto a freno in quel momento. Leamhan si mise di mezzo per contribuire con un'ulteriore inutile parlantina di quelle che al volpo facevano salire l'urticaria ai peli delle orecchie. E Zell l'aveva preso in braccio. Questo non era un bene.
    "Vuoi davvero provare a dividerci?" ringhiò in direzione del teramin, convogliando energia all'interno del proprio corpo e indirizzandola verso le fauci in un flusso di calore continuo e intenso.
    Batté con violenza tre code a terra, oscillando quelle laterali in aria. Generò tra le zanne una grossa sfera luminosa e di scatto protrasse il collo, scagliandola sopra a Zell e Leamhan in direzione della boscaglia alle sue spalle. L'impatto deflagrò un paio di poveri faggi e una grossa zolla d'erba.
    "La scelleratezza deve essere punita"
    Così dicendo si lanciò verso i due, chiudendo gli artigli in modo da non rischiare ferite eccessive. Doveva solo essere un avvertimento. Effuse una violenta esplosione d'energia vermiglia e con un balzo violento lo assaltò frontalmente, non dandogli il tempo di volare via. Avrebbe dovuto affrontare il suo attacco o essere abbastanza rapido da evitarlo. Non aveva importanza chi dei due avrebbe centrato. Non si curò degli altri, dalla posizione in cui si trovavano non avrebbero fatto in tempo a intercettarlo. Anche si fosse sbagliato, non aveva timore ad affrontarli tutti.

    Liya lanciò un'occhiata di sufficienza a Kurama e al resto del gruppo, per poi tornare a scrutare i due bestiolini piumati. Zephiros si era di nuovo prodigato in uno dei suoi discorsi incomprensibili, al che lei si era grattata il collo con l'artiglio di un'ala e aveva sbadigliato nella noia più totale.
    "Hai finito?" gli domandò stiracchiandosi la coda e le zampe. "Sei più noioso di David. E lui quando comincia a parlare è ingestibile"
    Fece un paio di passi a vuoto mentre osservava le tracce segnate dall'artiglio del drago piumato, imitandolo per gioco e strofinando gli artigli sull'erba distrattamente. Le squame blu di Liya Neratempesta risaltavano sul verde del bosco. Le era sempre piaciuto quel contrasto.
    "Non mi è ben chiaro cosa tu mi stia offrendo. Un villaggio come nascondiglio? Cosa mai dovrei farmene? La Nebbia ha tane a sufficienza. Certo potrebbe essere utile trovare un altro buco in cui nascondere quei dannati oggetti, ma non è a me che gioverebbe. Mi riferisco a tutt'altro"
    Così Liya si prese il suo tempo, si stese a terra sul dorso, dispiegò le ali e con le zampe reclinate sul ventre esposto come in una serena e pacata dormita cominciò a raccontare.
    "Io non ho salvato nessuno invece. Ho ucciso, seminato distruzione, raso al suolo isole e popolazioni senza rimorso. Ho giocato con la paura e con il terrore degli avversari divenuti vittime. Ho combattuto ogni creatura e sono stata sconfitta solo quando l'ho voluto io. Mi sono divertita per molto tempo, poi ho incontrato un avversario molto più forte di me. Parlo dell'oceano in tempesta, che nel pieno delle forze avrei considerato una culla amorevole. Purtroppo non sono mai stata abile nel dosare le energie e per fuggire dal disastro che avevo combinato, forse in un breve momento di rimorso o chi sa, mi sono ritrovata stremata alla deriva. Poi mi hanno salvata, ho cominciato a tenere anche alla vita altrui oltre che alla mia e... come dire, adesso è in altro modo che lacero i vostri cuori"
    Sogghignò e ripiegò le ali ai fianchi. Con il suo sguardo d'ametista trafisse Zephiros, lasciando che l'altro bestiolino dalle piume bianche risolvesse la questione volpe arrabbiata. O qualunque cosa avesse in mente di fare insomma.
    "Ti sbagli se credi che il mio guadagno sia a discapito di tutto. Il mio è un guadagno anche per te, così sarà più facile ottenerlo. Che tu sia un drago, un umano o una strana creatura con le piume e la parlantina eccessiva, sarai sempre più propenso a accettare una proposta se questa porta vantaggio anche a te. Commerciare è vantaggioso, spesso più di rubare o ottenere con la forza. Quindi piccolo giovane drago piumato con la parlantina eccessiva *senti da che pulpito*, cosa stai cercando?"

    Edited by Aesingr - 24/8/2022, 22:08
  6. .
    Gixcaririxen sentì urlare Zakrina che lo chiamò per poi dirgli di pigliare una cosa. si voltò nella direzione in cui provenne la voce e vide un rampino che andò contro di lui, lo afferrò subito con la sua zampa. Il dragone rosso si domandò cosa volesse fare l'umana con il rampino e se era meglio potarle via lui stesso.
    "è anche vero che bisogna far fuori il prima possibile quel maledetto bardo, che faccio?" pensò il drago, poi vide Zekrina che stette salendo fino a raggiungerlo. nel mentre con la coda nell'occhio vide che l'attenzione del bardo non morto fu rivolto verso Jill che era rimasta da sola ad affrontare il non morto.
    Gix in quel momento avrebbe potuto prendere le umane e rovinare qualunque piano avesse in mente Zakrina oppure lasciarla fare, sperando che funzionasse, al massimo sarebbe intervenuto per prendere i suoi alleati per metterli in groppa e volare fuori dalla nebbia.
    Gixcaririxen scelse di lasciar fare all'umana che disse cosa il dragone rosso doveva fare, egli la guardò, vedendo l'umana che stette accorciando la corda ed iniziò a capire il piano dell'umana, poi disse "va bene". Gix vide l'umana cadere giù, nel mentre egli continuò a tenere l'estremità del rampino, ora tra i suoi artigli della sua zampa, e poi la vide tirare un calcio contro il bardo, infine sentì la corda tirare verso il basso e la molò nel mentre vide della luce che uscì dal non morto e poi sentì il silenzio.
    "ho paura che la fata Pressina non ci piegherà molto tempo prima di capire cosa è successo ai non morti superiori e poi fare qualcosa che potrebbe peggiorare la nostra situazione, spero che il nostro alleato misterioso riesca a tenerla a bada il più possibile" pensò il dragone rosso nel mentre atterò vicino al corpo del non morto bardo, poi disse "allontanatevi" ed infine soffiò il suo fuoco contro il bardo non morto fino a ridurre un mucchio di cenere, per sicurezza, non si sa mai.
    Il drago rosso sentì Zell che lo chiamò e poi lo vide venire incontro, infine lo ascoltò. Gixcaririxen disse "sempre pronto a spaccare qualche osso ai dei non morti, comunque hai detto che hai sconfitto un Rebbit? che cos'è? è la fonte della nebbia?, comunque ho paura che non abbiamo molto tempo prima che la fata decida di prendere la situazione in mano e non so per quanto tempo il nostro alleato misterioso possa trattenerla insieme all'elfa, quindi chi ha bisogno di cure si raggruppi, così con un solo singolo soffio posso curare tutti quanti".
    Il dragone aspettò, se i suoi compagni avessero fatto quello che aveva chiesto allora avrebbe usato la sua tecnica Luce di vita il gruppo formato, se non lo avessero fato allora sarebbe costretto a curare uno a uno i componenti del gruppo che aveva bisogno di cure.
  7. .
    Rek si girò su se stesso un paio di volte, si guardò attorno senza sapere su cosa focalizzarsi. Della dispettosa ombra che lo aveva tormentato, non era rimasta nessuna traccia. Che senso aveva andare in giro a cercarla? L'aveva persa, ormai, e non avrebbe mai capito da dove venivano quelle misteriose lucine. La sua coda si muoveva nervosamente a destra e sinistra, spazzolando in tutte le direzioni gli aghi del sottobosco. Quando si sedette a terra sconsolato, però, sentì un urletto soffocato provenire dalle sue spalle. Rek si rialzò e si voltò di scatto.
    No, non capiva. Perché al posto della strana roccia rotondeggiante c'era una piccola creatura? Vero che la sua intelligenza non era tra le più luminose del firmamento, ma non era possibile che avesse scambiato quella voluminosa pelliccia marrone per pietra. Non era ancora a quei livelli, dai. La creatura davanti a lui era un piccolo mammifero di color marrone, con zampe tozze e una lunga coda di un marroncino tenue con delle striature più scure. Anche le orecchie e la pelliccia più vicina agli occhi erano di un marrone quasi nero, così come l'estremità delle zampe. Mmh, Rek aveva sentito già sentito parlare di animali simili, con quelle chiazze così simili a una maschera... doveva esserci almeno qualche storia che li aveva come protagonisti.
    < Un... procione? > chiese Rek.
    < Ta- tanuki... > bofonchiò la creatura, ancora mezza-stordita dal peso-non-piuma del drago.
    Rek non lo ascoltò. Che fosse quello il meticoloso individuo che il gatto e il serpente avevano avvertito di non approcciare? Peccato che non sembrava stare troppo bene per poterglielo chiedere. Ma forse c'era comunque un modo per saperlo!
    Facendo attenzione a non fargli male, Rek gli morse delicatamente la collottola e lo sollevò da terra. Trotterellò indietro sprizzando gioia da tutte le squame. I due che aveva incontrato prima stavano ancora parlando tra loro. Non si erano mossi da dove li aveva visti l'ultima volta.
    < Ehho! Ho trovah h'ahhahza-hahi! > esclamò, annunciando agli altri il proprio ritrovamento.
    Sputò davanti a loro il povero procione, che fece un paio di capitomboli davanti agli altri due prima di fermarsi di faccia su un cuscinetto di muschio. Per qualche strana ragione sembrava più stordito di prima.. Rek non se ne curò.
    < E' lui, vero? Il tizio che stavate cercando? >
    E come avrebbero potuto dire di no a quei due occhioni da cucciolo? Anche se non lo era per davvero, doveva per forza essere un ahhahza-hahi, eh
  8. .
    Sharrak fece un sospiro di disapprovazione nel vedere il comportamento del drago bianco non interessato dall'avvertimento di Zenon e pensò "come si fa ad essere così ingenui?, la sua vita potrebbe essere in pericolo, ma quel drago non da neanche ascolto alle parole di Zenon".
    L'yuan-ti ascoltò il felino che parlò dell'ammazzadraghi in questione, un po' si sorprese nel sentire che quell'umano va ad ammazzare i draghi senza usare la magia, subito dopo disse "se ci fosse il mio amico sarebbe andato subito a cercare quell'ammazzadraghi per affrontarlo, ma neanche io voglio starmene inerte ed affrontare questo ammazzadraghi, quindi per qualunque cosa poi contare su di me, sono bravo con la spada, arco e sono anche velenoso, in più ho anche un asso nella manica".
    Sharrak ascoltò un altra volta il felino che avvertì di una minaccia ancora più peggiore dell'ammazzadraghi da parte di un ibrido chiamato meno Zell, il nome gli è famigliare, ci pensò un po' e poi gli venne in mente di averlo già incontrato e disse "capisco, quindi all'opera ci sono ben due problemi. Ho già incontrato quell'ibrido e non mi è affatto piaciuto, pensi che i tuoi amici riusciranno a renderlo inoffensivo mentre in altro gruppo pensa all'ammazzadraghi? oppure pensi che conviene concentrarci tutti quanti a rendere innocuo Meno Zell?".
  9. .
    GIX, ZAK E JILL
    Perché lo aveva fatto? Perché si era parata in mezzo? Vero che la strategia non era più di attaccare il nemico, ma i suoi riflessi erano abbastanza per sopravvivere un tempo sufficiente e permettere a Zak di fare... qualunque cosa intendesse fare? Sospirò, era evidente che lo avrebbe scoperto presto. Che senso aveva preoccuparsene?
    All'improvviso, un riflesso di luce attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo e, quello che all'inizio era un semplice bagliore filtrato dalla foschia, divenne ben presto un conglomerato di fiamme, sempre più grandi e sempre più vicine. La luminosità e il calore le fecero distogliere lo sguardo e celarlo sotto il cappuccio: la palla di fuoco impattò poco più avanti, proprio dove il nahrd si era allontanato per rinnovare la melodia.
    Tutto quello che Jill notò prima che il fumo e le fiamme si diradassero, era che la canzone non si era interrotta. Quando finalmente riuscì a vedere le condizioni del nemico, Jill sperò di non averlo fatto. Metà del volto e del torso del nahrd era scomparso ed era stato sostituito da carne bruciata. Il violino d'osso era fisso sotto al mento, perfettamente intatto, e risaltava bianchissimo contro l'osso esposto e annerito dalle fiamme. L'archetto scorreva a destra e sinistra sulle corde, come se il bardo non si fosse nemmeno accorto di cosa gli fosse appena successo... ecco, dopotutto era stata una cattiva idea pararsi in mezzo. Se quello era stato un attacco del grosso drago rosso, forse avrebbe potuto pensarci lui al nahrd?
    Stava per nascondersi di nuovo nella nebbia, quando il bardo finì di suonare e si voltò nella sua direzione. La caricò e Jill scartò di lato per evitare che il violino la colpisse in pieno. La puzza di bruciato era fortissima, Jill fece un paio di balzi indietro, come per mettere un po' di distanza tra lei e la fonte di quell'odore pungente. Il nahrd recuperò terreno velocemente e cercò di sorprenderla con un rapido fendente. Non c'era il tempo per schivare, ma riuscì comunque a intromettere il braccio tra l'archetto e il suo collo, per sospingerlo appena al di sopra della testa.
    Ecco che si ricominciava, un balletto impazzito con il peggior sottofondo sonoro e odoroso di sempre. Non che l'alternativa fosse meglio, eh, ci teneva ancora all'interezza della sua zucca. Il problema era che più combatteva e più aveva la possibilità di esaminare da vicino il nuovo aspetto ributtante del bardo. Ok, anche gli altri scheletri non avevano molti muscoli su cui contare, ma una dannata palla di fuoco gli era appena andata addosso! Eppure la sua velocità non accennava a diminuire, la sua precisione era comunque millimetrica e il suo violino calava sempre con la stessa dannata forza. Come aveva fatto a non scomporsi per aver perso metà della faccia, un braccio e una spalla? I danni erano evidenti: tutte le volte che muoveva il violino, Jill poteva vedere chiaramente quanto fosse vuoto e roso dalle fiamme. Attraverso le ossa della spalla riusciva quasi a vedere... vedere l'interno? Una strana idea cominciò a formarsi nella testa di Jill, un'idea di cui era certa che si sarebbe pentita presto.
    Schivò l'ennesimo colpo e infilò una mano nel marsupio. Recuperò una delle fialette e aspettò il momento più propizio. Si abbassò un paio di volte, scartò di lato, balzò all'indietro. Quando il non-morto calò il violino, Jill contrattaccò: saltò sopra il violino, gli girò a lato e con uno scatto ficcò la fialetta dentro al corpo del nahrd. Tutti sapevano che i non-morti erano sensibili alla luce, no? Perché non approfittare dell'apertura sulla spalla per attaccarlo da dentro?
    O almeno, questo nella teoria. La fialetta non esplose nel flash di luce che si aspettava, il nahrd non si frammentò nei mille pezzettini che avevano caratterizzato gli altri scheletri degli altri corridoi. Il bardo voltò la testa nella sua direzione, puntò le sue orbite vuote contro di lei. Dannazione! La boccetta non doveva essersi rotta, forse si era solo crepata. Una luce tenue aveva cominciato ad emanare dal non-morto, fuoriuscendo dalla spalla, dalle orbite, dalla bocca e qualsiasi ferita. Per quanto suggestivo, non aveva fatto nessun danno al nahrd. Anzi, semmai il contrario..
    Rapido, il bardo fece una giravolta e, con il pugno chiuso sull'archetto, la colpì sul fianco ferito. Jill si piegò in due per il dolore, ma riuscì a reagire all'attacco successivo parando il violino con un braccio. Ouch, quello lo avrebbe sentito anche domani, ma meglio che farsi colpire sulla tempia, no? Con una pedata sul torace, il non-morto la mandò a terra. Jill alzò lo sguardo. Lo avrebbe sentito, sempre che ci fosse stato un domani...

    E poi, beh niente. Zak volò contro il nahrd. Nel senso, l'umana volò letteralmente addosso al non-morto, centrandolo in pieno e arrivando da chissà dove. L'impatto fu sufficiente per destabilizzare l'avversario e rompere del tutto la boccetta: l'esplosione di luce che si era già aspettata prima, uscì finalmente da tutti i pori del non-morto, lasciando il nemico leggermente stordito. Se non era ancora sconfitto, non doveva mancare tanto. Jill lo sentì cadere a terra non troppo distante da lei.



    ZELL E AESIRIL
    Il rebbitt si era attaccato su una parete rocciosa. Grazie ai suoi artigli, poteva osservare passivamente l'ambiente attorno a lui, seppur in quella posizione antigravitaria. Il suo sguardo vacuo era rivolto verso l'elfo: lo fissava mentre si sforzava di annientare il mare di ossa e ferraglia davanti a lui. Più combatteva e più ferite avrebbe collezionato. Più ferite aveva e, per quanto piccole, più ne avrebbe risentito della nebbia. Non doveva essere per forza lui a infliggerle, poteva anche solo limitarsi a guardarlo: qualsiasi fosse il taglio, avrebbe continuato a sanguinare.
    Era un po' deluso dall'altro avversario, invece. Non capiva perché stesse fermo e immobile, perché non aiutasse il suo alleato sommerso dai nemici. Non vedeva la situazione davanti a lui? Non vedeva la mole imponente di scheletri che li fronteggiavano. No, ovvio che no. C'era la nebbia. Aveva pure gli occhi chiusi, per qualche strana ragione. Forse aveva paura. Forse era disperato. Forse il rebbitt aveva già vinto e la Signora avrebbe riconosciuto il suo merito! Sorrise sardonico, anche se la lingua incastrata fuori a penzoloni non gli rendeva le cose facili.
    Ad una certa, l'ibrido in standby esplose in un globo elettrico. Con la sua strepitosa capacità di reazione, il rebbitt aspettò l'ultimo istante prima di balzare di lato, così da dare l'impressione di averlo beccato e potersi dirigere contro l'ibrido e fargli almeno qualche taglietto. Fu il globo che lo sorprese, però: non si schiantò contro la roccia su cui era appoggiato fino all'istante prima, seguì il suo movimento. Il rebbitt era in aria, non c'era alcun modo per poter schivare il colpo. Le sue ali non era fatte per volare, ma solo aiutarlo a balzare meglio. Il globo elettrico lo prese in pieno e cadde a terra con un tonfo secco. Rotolò un paio di volte, fino a fermarsi sul fianco. Cercò di alzarsi rapidamente, ma riuscì solo a scalciare in maniera scoordinata. Ohi ohi, l'elettricità del globo lo aveva paralizzato sul posto? Oh, ma non sarebbe durata per molto... per ogni istante che passava e più percepiva le forze tornare...

    Sia Aesiril che Zell sentirono la musica di sottofondo che si interruppe bruscamente. Che fosse successo qualcosa al bardo? Che gli altri lo avessero finalmente sconfitto? I pochi scheletri scampati all'attacco di Aesiril non avevano più un alone rosso attorno alle orbite e sembravano anche molto meno aggressivi di prima. Sembrava quasi che non fossero più intenzionati ad attaccarli, sempre che non si fossero avvicinati troppo a loro.
    Ok, se il bardo era stato sconfitto, mancavano solo l'elfa e la fata! Il rebbitt era alla loro mercé, ormai.

    Scusate il ritardo, ma è stato un periodo un po' impegnato ^^
  10. .
    Salve a tutti!
    Non ho precisamente idea di cosa fare, ma servirebbe al mio pg, qualcuno che gli spieghi... un pò tutto di Kengard! ( Non tutto in una volta eh! :D ) essendo lui completamente estraneo all'isola ma anche al mondo intero fuori dall'isola.
    Un role di chiacchere, magari girovaghiamo un pò...
    Se a qualcuno può interessare, mi farebbe piacere.
    Però avviso che nel caso, io aprirei da settembre, perchè a breve starò via per quasi tutto agosto.
    Grazie in anticipo!
  11. .
    La capacità di leggere le espressioni facciali non era esattamente il punto forte di Leamhan, che infatti non seppe come interpretare l’occhiata confusa che Zell gli aveva scoccato. L’ibrido positivo scese dal grosso ramo dov’era appollaiato e si avvicinò con fare protettivo al teramin dal manto nero, esprimendo preoccupazione per il suo precario stato di salute attuale. Leamhan reagì alle sue parole con un piccolo saltello sul posto.
    < Oh. Signor Zell. > disse, < Tu dunque mi consideri un amico. Si. Ti sei avvalso di tale termine due volte consecutivamente. Hehe! >
    Il curioso equino dal manto nero pece zampettò brevemente sul posto descrivendo una rotazione completa attorno al proprio asse, in un moto non dissimile a quello che avrebbe effettuato un cavallino da giostra. La sua lunghissima coda, nel frattempo, dardeggiava alacremente in tutte le direzioni.
    < Hehe. Molto bene. Si. Me ne rallegro alquanto. Hehehe! Si tratta d’una mirabile notizia. >
    L’incontenibile eccitazione che il teramin esprimeva attraverso il linguaggio corporeo strideva nettamente con il suo eloquio, che invece risuonava piatto e monocorde come sempre. Le sue risa, aspre e acute come il gracchiare di un corvo, si stagliavano tremendamente sul timbro basso e cupo della sua voce.
    < Signor Zell. Il nostro legame d’amicizia è dunque ufficialmente suggellato. Poiché d’adesso anch’io ti ritengo mio amico. Eccellente. >
    Leamhan mise fine al suo balletto entusiasta, voltando poi il capo in direzione dell’ibrido positivo. Una proiezione d’ombra rappresentante una faccina sorridente si delineò sulla superficie di porcellana del suo muso.
    < = ) >

    A seguito dell’aspro scambio di battute avvenuto tra Zell e Kestrel, il giovane umano ci tenne a mettere ben in chiaro di non aver affatto apprezzato i commenti caustici che l’ibrido aveva espresso nei confronti suoi e della specie umana nella sua totalità. Si spogliò rapidamente del suo vestiario, che gettò al suolo, dopodiché una densa aura scarlatta proruppe dal suo intero corpo. Il ragazzo scomparve fagocitato dalle lingue di fuoco rosso che lui stesso stava emettendo, le quali fluirono in maniera tale da dar forma ad una creatura simile ad una volpe avente non una, ma bensì nove code fiammeggianti. Questo perlomeno fu ciò che videro tutti i presenti ad eccezione di Leamhan, il quale, per via della sua cecità, non colse gran ché dell’intero processo; siccome tutto ciò che poté percepire fu il sordo boato prodotto dalle fiamme d’aura vermiglia, l’impressione che ebbe fu che Kestrel, semplicemente, fosse improvvisamente esploso.
    Colto alla sprovvista, in un moto istintivo il teramin emise un verso molto simile al nitrito di un cavallo e con un agile balzo da capriolo si allontanò immediatamente dalla fonte della deflagrazione.
    < AH! Cosa accade! >, sbottò, riuscendo incredibilmente a suonare inespressivo anche in una simile circostanza. Impiegò qualche istante per riprendere pieno controllo di sé, continuando nel frattempo a sbuffare fiotti d’aria dalle narici come un cavallo imbizzarrito. Riacquisito il suo sangue freddo, Leamhan esaminò Kestrel con il suo sonar. Non riuscì a figurarsi precisamente che forma avesse, poiché a causa delle fiamme d’aura che costituivano il manto della volpe la sua sagoma gli appariva sfumata e cangiante all’esame del sonar.
    < Signor Entità Fiammeggiante. Ti porgo i miei saluti. La mia supposizione circa la tua natura spirituale era dunque corretta. > esordì rivolgendosi al suo focoso interlocutore.
    < Perché desideri misurarti con Zell. Vi farete del male reciprocamente. >, domandò dimenticandosi di attribuire un tono interrogativo alla frase. < Se è vero che tu ricerchi uno scontro stimolante e paritario, attenderai che le circostanze si facciano più favorevoli. Si. Poiché noialtri c'impegneremo a dividervi qualora voi ingaggiaste un insensato duello. >
    Nonostante il suo eloquio imperturbabile, l’agitazione provata dal teramin era tradita dal moto della sua zampa anteriore destra, la quale, come un aratro, tracciava ripetuti solchi nel terreno sottostante.
    < Inoltre ti chiedo la seguente cosa. Elenca i nomi dei draghi con cui ti sei battuto. È possibile che Zell abbia fatta conoscenza d'alcuni. Ciò gli sarà d’aiuto per appurare la veridicità di quanto affermi. >
    Detto ciò Leamhan rimase in silenzio per alcuni istanti, continuando nel frattempo a martoriare il suolo con la punta acuminata della sua zampa.
    < Signor Zell e signor Entità Fiammeggiante. >, aggiunse infine, < Ho perso molto sangue e necessito quanto prima di cure. Dirigiamoci verso il mio villaggio natale. Esso è ubicato nella zona nord della Tundra del Bianco Meriggio. A sud di questa locazione. Affrettiamoci. Cortesemente. Poiché non voglio morire. >

    Edited by -Aleph- - 25/7/2022, 19:55
  12. .

    G R A W O R H O N N


    CITAZIONE
    Fonte immagine: Google immagini
    Immagine a puro scopo illustrativo

    Specie: Drago
    Sesso: Maschio
    Età: 440 anni
    Elemento: Terra
    Aspetto fisico:
    Graworhonn è un drago massiccio, dalla postura ferale. La sua muscolatura ben sviluppata, è coperta dalle sue grigie scaglie. Ma il color predonaminante non è solo il grigio pietra ma anche il verde; dovuto ai muschi, licheni e altri vegetali simili che crescono naturalmente tra di esse. Gli occhi sono gialli. La sua lunghezza dalla punta del muso all'apice della coda è di 7 metri. E la sua altezza è di 5 metri. L'apertura alare di 10 metri. Le sue zampe, tutte artigliate, hanno 5 dita con pollice opponibile per le anteriori. Mentre le posteriori ne presentano solo 4, ma più lunghe e robuste. Possiede due grosse corna rocciose, come tutte le sue scaglie del resto, qualche decina di centimetri dietro agli occhi. E la sua cresta, sempre rocciosa parte dal naso e scorre in verticale sulla schiena fino alla punta della coda. Il naso è un grosso rostro. Sul busto presenta delle scaglie nere nascoste retrattili, che utilizza ed estrae roteandole, insieme al lavoro di scavo con le zampe, per muoversi velocemente nel sottosuolo... Graworhonn può muoversi velocemente o in silenzio anche sottoterra dunque, a patto che il terreno sia costituito da materiale come il terriccio o la sabbia ad esempio. Non può però attraversare rocce e materiali più duri. Nonostante sia un drago massiccio, può anche volare più che bene, grazie alle grandi ali di cui dispone. In condizione di movimento normale, camminata, trotto o corsa, non è proprio velocissimo. Quando si sposta, si sente un rumore di roccie che sfregano, e perde polvere o pulviscolo dal corpo... che in realtà sono polvere di roccia, granelli sabbiosi.

    Vestiario: No
    Armi: Artigli, Zanne, Coda, Ali

    Carattere:
    Il carattere di questo drago roccioso, non presenta, o quasi, eccessi particolari. Di norma è di indole buona, ma non a prescindere e con chiunque. Ha una sua scala di moralità in cui inquadra le varie conoscenze che fa, e le situazioni che gli si prospettano. Rispetta il valore negli altri se lo dimostrano. C'è anche da dire però che non disdegna la filosofia del vivi e lascia vivere.
    Odia la magia, per via del suo passato, e non si fida assolutamente di essa.... tendendo a stare ben attento a chi la pratica. Gli umani li sopporta... ma con riservo. Mentre con le altre creature solitamente non ha problemi.
    Ama le roccie ed i minerali, e ne mangia con gusto, anche per via del suo metabolismo, appena ne ha l'occasione.



    In battaglia:

    Potere speciale:

    KAMHO


    Modificando le sue scaglie, la vegetazione che vi cresce tra esse e producendo terra sabbia minerali o roccia tra di esse; Graworhonn è in grado di mimetizzarsi completamente nell'ambiente circostante.
    Divenendo di volta in volta una parte del paesaggio.... una grossa roccia... un tronco caduto... una collinetta erbosa ecc...
    Può utilizzare questa abilità anche se è addormentato.
    Utilizzabile sia per nascondersi dove non vi sono nascondigli, sia per attaccare a tradimento qualche nemico ignaro della presenza del drago.
    Può essere mantenuta attiva, fintanto che il dragone rimane immobile, una volta mosso, ovviamente si scopre l'inganno.


    Tecnica I:
    ROCK YOU !
    Il soffio infuocato comune ai draghi, in Graworhonn si manifesta nell'elemento terra.
    Grazie al suo metabolismo con la terra, la pietra e i minerali che ingerisce, genera una macigno di circa 2 metri di diametro, che viene scagliato grazie al soffio con estrema potenza e velocità in linea retta o parabolica contro il bersaglio.
    Questa tecnica può essere utilizzata però una volta a post, ed a post alterni, in quanto ha bisogno di un tempo di ricarica per riformare il macigno.

    Tecnica II:
    RESTA DI STUCCO
    Generando una sostanza fangosa ed estramente appiccicosa dalla bocca, prodotta dai succhi gastrici e dalla terra, Graworhonn soffia addosso al bersaglio tale sostanza che colpendolo lo indurrà in una sorta di primo stadio della pietrificazione. Appesantendolo e rallentandolo, invischiandolo e incollandolo. Essendo tale sostanza molto adesiva, il bersaglio colpito potrebbe incollare a se oggetti o incollarsi a ciò che tocca. Ha un tempo di ricarica di ben due post ovvero; un post sì e due no.

    Tecnica III:
    PIETRA PORTENTOSA
    Graworhonn produce una sostanza simile al cemento dalle scaglie che indurisce all'aria, rendole ancora più resistenti ai colpi. Questo indurimento appesantisce il drago e ne limita molto i movimenti.



    Storia:

    Graworhonn era uno degli ultimi 18 draghi viventi. Nel suo mondo non vi eran razze distinte di draghi; poichè da ogni drago poteva nascerne un altro completamente diverso.
    Gli umani, predominanti nel mondo dal quale il drago roccioso proveniva, erano perfidi... avidi... egoisti... egontrici... ed alla costante ricerca del potere.
    Fù per quello e per il loro innato dono di distruggere qualsiasi cosa, che annientarono tutta o quasi la specie draconica esistente, consapevoli della superiorità sotto ogni aspetto dei draghi.
    I pochi che rimasero divennero leggende, e vennero taggiati dagli umani come mostriose creature divoratrici di mondi!
    Uno stregone chiamato Skold, al servizio del monarca violento della sua nazione, partì alla ricerca di un drago che potesse essere l'arma vincente nelle guerre del suo sovrano.
    Incontrò quindi Graworhonn, e con un potente e bieco incantesimo lo costrinse alla cieca obbedienza.
    Per anni, cosciente di ciò che faceva ma impossibilitato a ribellarsi, Graworhonn sterminò interi eserciti nemici di Skold e del suo sovrano.
    Finchè un giorno, un mago di un regno nemico si presentò davanti a Skold, disse di conoscerne i segreti ed ingaggiò con questi un violento duello magico.
    Alla fine Skold, chiamò in suo aiuto Graworhonn, costretto a combattere il Mago.
    Ne uscì sconfitto, come ne uscì sconfitto lo stesso Skold. Lo stregone fuggì in un boato fumogeno, ma per Graworhonn non fù lo stesso.
    Il mago, che ben conosceva i draghi, si domandò perchè il drago li davanti a lui allora, seguiva gli ordini di quel vecchio pazzo... Esaminando la creatura, si accorse dell'incantesimo che lo imprigionava al volere di Skold e disse: "Solo quando non sarete più entrambi su questo mondo, l'incantesimo si spezzerà. "
    Ma anche se contro la propria volontà, Graworhonn aveva causato troppe morti, e la sua condanna fù la stessa per lui.
    Il giorno dell'esecuzione il mago che lo aveva sconfitto in battaglia gli si avvicinò e gli disse:
    "Tu non hai colpe. Non posso spezzare direttamente l'incantesimo di Skold... ma posso farlo trasversalmente. Ed è l'unico modo che abbiamo per salvarti la vita. "
    Il mago si allontanò 10 passi da Graworhonn, e con le mani disegnò due cerchi nell'aria rivolgendosi al drago. Poi formulò qualche strana parola e fece sempre con le mani dei segni strani.
    "Addio Drago e buona fortuna."
    Dopo che il mago ebbe detto ciò a Graworhonn, sotto il dragone si aprì un cerchio dimensionale che lo inghiottì, chiudendosi non appena il drago fù completamente passato.

    Il cerchio si aprì su di un isola e ne sputò al suo interno Graworhonn. L'incantesimo si ruppe all'istante, ora Graworhonn non era più sotto il controllo di Skold, ma ciò voleva anche dire che non si trovava nello stesso mondo dello stregone Skold!
    Era finalmente libero, in un altra dimensione su di un isola.
    Vagò per qualche giorno, fino a che venne a scoprire che il posto nel quale si trovava, portava il nome di Kengard. Ed ora lui vagava in quel luogo privo di uno scopo.... con una certa diffidenza verso gli umani... e con l'odio per la magia.






    Edited by Kars - 26/7/2022, 22:58
  13. .
    Zephiros faticava enormemente, a tenere contenuto qualcosa che già era a metà strada per la sua emersione:un energia negativa, che non sentiva forse da troppo tempo, prorompente e...cattiva, se si può un termine semplice, per descriverla. E se avesse dato la risposta che intendeva fornire, vuoi per distrazione, vuoi per istintiva mancanza di simpatia nei confronti di colei a cui chiaramente non gliene importava niente davvero di quello che lui diceva, senza interruzione alcuna...forse sarebbe stato ancora più probabile, che tale energia lo avrebbe avvolto...ma così non fu:già accorto della parziale mancanza di accordo degli altri, in merito all'umano non poté che girate l'occhio, quando vide e sentì sorgere...Kurama, al suo posto. Alchè sbatté le palpebre, fermandosi a pensare per qualche secondo...tornando finalmente a concentrarsi un po' di più sulla situazione attuale, e non su...questo. Così, dopo aver aspettato alcuni secondi, per comunicarle cosa voleva dirle (anche se questa si stava ora concentrando perlopiù sul fantasma della notte) alza leggermente il capo e ci riprova, guardando l'entità volpina sorgere...anche perché, dopo tanto tempo...c'era qualcosa, che aveva sepolto nella memoria, che per quelle ultime parole della dragonessa erano riemersi nella sua mente:qualcosa che forse l'avrebbe convinta ad aiutarli...
    Ti spieghi...bene:vedi un guadagno, e vai a prenderlo a discapito di tutto.
    Per qualche istante...lo scintillio verde balenò nuovamente nei suoi occhi, guidando i suoi stessi pensieri con la sua strana influenza: nemmeno lui, se si fosse guardato si sarebbe spiegato un simile cambio repentino di umore(ed onestamente Lesothos, che li stava guardando, anche se seguiva il discorso generale ne era leggermente preoccupato...).
    Forse abbiamo degli interessi che hanno valore nella stessa fatica.
    Lui...si mise ad abbozzare con l'artiglio, nel terreno...quello che sembrava il disegno di un villaggio abbandonato, fatto a quadratini, come ad indicare il fatto che...fosse fatto di un qualche genere di metallo?...
    Non sempre sono riuscito a salvare tutti quanti:un villaggio, nascosto nel folto della foresta ​alla vista di quasi ogni "esterno" non ha avuto questa fortuna, e i suoi abitanti sono stati costretti a scappare, prima del mio arrivo. Li aiutai, ma loro si rifiutarono di tornare, per paura dei predoni:predoni che non sono mai nemmeno arrivati, quando andai a controllare. La protezione che si erano lasciati alle spalle era incredibile, e persino un adepto mago avrebbe avuto difficoltà. E un drago avrebbe desistito, perché troppo "intricato e impegnativo", da cercare. Ormai quel villaggio altro non è che uno scheletro, di ciò che era un tempo, e nessuno vuole tornarci, ne lo vuole reclamare, non importa quanto avessi cercato di convincerli. Non mi piace, offrire quella che era un tempo la casa di qualcun'altro così...ma tu, e forse anche la Nebbia potreste averlo per intero,con tutto ciò che esso contiene:è grande come una cittadella, e conteneva numerosi metalli, nonché casse chiuse che non ho mai aperto.
    Aaaah, Mulan:alla fine la tua abilità commerciale è proprio tornata utile, al tuo mezzo drago prediletto, eh? Nemmeno lui lo avrebbe mai detto, ma a quanto pare stava facendo proprio come alcuni umani di una realtà a noi tutti più affine:convinzione graduale con la spartizione di danari. Il mezzo roc si giustificava, nella sua mente pensando che nessuno avrebbe mai trovato quel posto, e perciò non lo avrebbe mai usato, come rifugio. Ed inoltre, semmai gli altri presenti non ne fossero stati del tutto convinti...sarebbe potuta servire come base di controllo, per tenere sott'occhio questa organizzazione non del tutto...sana. Ma non comunicò agli altri, meno che mai a colei con cui poco prima stava parlando, questo:non sapeva perché...ma non se la sentiva, di tradire ulteriormente qualcuno a cui lui, ha fatto in piccola parte del male. Lì aveva sbagliato lui...e questo era un modo come un altro anche per rimediare a quello sbaglio...
    Nel mentre il mezzo grifone stava ascoltando, ed osservando la situazione corrente...con molta, pazienza:nonostante le sue parole, e quello che i presenti si erano finora detti non si era ancora raggiunto un accordo preciso...ma fu Zell, a fargli tirare mentalmente un sospiro di sollievo:finalmente qualcuno che aveva trovato uno straccio di decisione comune, cosicché tutti potessero cercare di farci appiglio.
    Il tuo suggerimento è per me bene accetto, Leamhan:non è per il momento consigliabile, attrarre attenzioni indesiderate da parte di quella spregevole creatura. Temo che, sebbene ci siamo prolungati nella dovizia del confronto delle nostre idee non sarebbe certamente una cattiva idea, avere un ulteriore fase di raccoglimento:in questo stato potremmo persino cadere vittime del nostro disaccordo. Come già detto:sarei tentato di dare a...la nostra entità dai caldi colori, e all'umano che parrebbe contenerlo, qui una possibilità, poiché affidarsi quasi esclusivamente ad una serie di dubbi, relegati a qualcheduno che non abbiamo modo di conoscere in modo completo, se non da alcuni pettegolezzi, alla fine della questione risulta prematuro. Inoltre... disse il mezzo drago candido, che poi osservò Liya, sorridendole il minimo sindacale.
    Da un punto tattico mi ritrovo d'accordo con l'eroe qui accanto a noi presente:qualunque sia l'avamposto di cui lui parla...nutro seri dubbi, che nell'eventualità di alcune trappole che queste possano in modo alcuno trattenere una creatura...potente come lei. disse l'ibrido serafico, un commento che il suo più orgoglioso omologo scuro, con tutta probabilità non avrebbe davvero aggiunto.
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    Una cosa finalmente per il verso giusto. Non era chiaro cosa stesse accadendo in quel marasma di canzoni, nebbia, cose che volavano e un "lascia fare a me!" che giungeva dai meandri di non si sa dove, ma un rampino giunse a comando.
    Zakrina si strinse nelle spalle, afferrò con la mano sinistra il proprio braccio destro sopra al gomito e lo strizzò con forza. Sentì il sangue rallentare e il braccio fare un po' meno male, abbastanza meno male da poter utilizzare la mano destra per raccogliere il rampino. Non aveva difficoltà ad alternare l'utilizzo delle due mani in combattimento, ma per quello che doveva fare doveva unire forza e precisione. Con la sola mano sinistra non ci sarebbe riuscita. Gill stava non solo esaudendo i suoi malsani desideri, ma la stava anche proteggendo. Non poteva deluderla. La modalità Zakrina da combattimento era tornata.
    Si concentrò per recepire i messaggi circostanti: il tizio blu non era distante, Gil si era frapposta a sua difesa, la nebbia era fitta, una grande massa si stava avvicinando.
    Perfetto. Tutto perfetto. Si ricordava anche il nome del drago rosso.
    "Gix!" gridò, spostando il rampino nella mano sinistra e lanciandolo come fosse a pesca di draghi. "Afferralo!"
    Avrebbe potuto semplicemente agganciarlo per una squama, una punta, qualsiasi cosa componesse la massa gigantesca del suo corpo, e difficilmente l'avrebbe mancato. Era meglio non rischiare tuttavia, così sperò che lui sfruttasse uno dei suoi grossi artigli per acchiappare il rampino al volo. Sia a causa della nebbia che della confusione non riuscì a capire quale parte del drago l'avesse accontentata, stranamente erano diventati tutti accondiscendenti, l'importante fu sentire trazione solida dall'altra parte. Passò la cima della corda che le era rimasta sulla mano destra, prese la rincorsa e saltò in aria, afferrò sia con la mano sinistra che con i denti la corda al volo e proseguì ad issarsi su alternando dita e molari. Quel che c'era di incredibile in tutto ciò, era che a contarle ricordava di aver già sperimentato altre sei volte quella follia. In nessuna di queste aveva un braccio fuori uso, l'aveva fatto per divertimento. I muscoli del collo erano sufficienti per stabilizzarla, per salire però doveva andare di braccio.
    Fu in cima prima del previsto, giusto il tempo di imprecare fra i denti qualcosa di delirante, e appena trovò le compatte squame di Gix si preparò a colpire. Adesso era lei a poter assistere dall'alto agli eventi, come il musico poco prima improvvisatosi direttore d'orchestra di una banda di scheletri e di casino porco.
    Nella coltre caliginosa sapeva dove si trovasse in quel momento, non l'aveva mai perso d'orecchio e Gill era un buon indicatore di posizione. Per centrarlo però doveva avvicinarsi. Sarebbe stato semplice chiedere a Gix di scendere, ma aveva già perso secondi preziosi e non poteva lasciare altro tempo all'avversario. Gill si era già data da fare abbastanza.
    "Appena strattono dal basso tu lascia andare il rampino" disse al drago in fretta e furia, accorciando la corda di un paio di nodi velocissimi.
    Incastrò l'ancora in una squama di Gix, si lanciò verso terra e quando fu a portata sferrò un calcio volante a girare di Chuck Norris al musico pazzo. Gix aveva avuto tutto il tempo di afferrare il rampino con l'artiglio se non voleva rischiare di perdere una squama per il peso della gravità, quindi non se ne curò. In effetti avrebbe dovuto farlo, perché se la squama si fosse staccata lei sarebbe caduta. Era rimasta appesa con la mano sinistra alla corda a pochi centimetri da terra come previsto. Diede un piccolo strattone e aspettò che Gix le lasciasse il rampino, poi lo scagliò verso il violino del musico per provare a recuperarlo e far ascoltare finalmente a tutti un po' di buona musica: quella dei violini fracassati in fronte agli scorbutici manipolatori di morti. Sicuramente il calcio che gli aveva dato lo avrebbe lasciato rincoglionito per il tempo sufficiente ad improvvisare una ballata.
    Dovette usare la mano destra per lanciare, non era brava con la sinistra. Per strattonare però avrebbe dovuto cambiare braccio, una coordinazione assoluta era cruciale per compiere gli ultimi passi di quella follia.
    Scusa Gix, ho dovuto usare un po' il tuo pg per aggrapparmi U.U
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    Gixcaririxen dall'alto guardò la situazione della battaglia e notò che la cosa non è confortante, vide che la nebbia continuò ad espandersi. Il drago rosso notò tre punti d'interesse: uno punto egli vide che c'era un alta concentrazione di quella nebbia e ci furono anche delle luci zigzaganti come se ci fosse una tempesta in atto in quella zona. Gix pensò che là potrebbe esserci Zell e la fonte della nebbia. In un altro punto vide delle tre figure che stettero combattendo tra di loro, ma non riuscì a capire chi sta combattendo contro chi a causa della nebbia che stette disturbando la sua vista. Infine in un altra zona vide qualcuno che non stava facendo parte del suo stesso gruppo che stette combattendo contro la fata e l'Elfa, e si chiese chi potrebbe essere e perché stette combattendo i loro stessi nemici. Mentre guardò la situazione il dragone notò una cosa abbastanza importante: tutte le sue ferite ricevute in tutta la battaglia iniziarono a guarire in modo naturale, quindi intuì che la nebbia potrebbe essere la causa del problema della guarigione in modo naturale.
    "Capisco, quindi è la nebbia che ci impedisce le ferite di guarire in modo naturale, allora chi non conosce un modo per guarire con un potere è nei guai, ed anche abbastanza, visto che anche da un taglietto insignificante potrebbe uscire del sangue, ai nostri avversari basta che ci feriscono leggermente in più punti e dopo aspettare che diventeremmo troppo deboli o moriamo perché abbiamo perso troppo sangue, penso che mi conviene avvisare i mei compagni di questa scoperta, dalle informazioni che ho, mi conviene andare prima dalle umane loro potranno essere in pericolo più dei altri, visto che, da quello che so, non posseggono alcun potere curativo" pensò il dragone rosso.
    All'inizio Gix fu un po' indeciso su dove andare, visto che non conosceva dove fossero le umane, ma dopo un ragionamento veloce, ripensando quello che aveva fatto e visto e nella speranza di aver scelto bene, egli volò giù verso le tre figure fino a quando non li distingui chiaramente. Se tra quelle figure ci fosse stato un nemico avrebbe attaccato con una palla di fuoco, provando a colpirlo, stano attento a non colpire gli alleati se ci fossero in quelle tre figure (quindi lo attacca se fosse lontano o stette allontanando dai suoi alleati) e dopo finito il suo attacco si sarebbe rivolto verso i suoi alleati (sempre se ci fossero) per dire "qualcuno è ferito, se sì deve uscire dalla nebbia e subito, essa non vi fa curare senza poteri", il dragone era chiaramente preoccupato, si poteva vederlo chiaramente dalla sua espressione.

    Se c'è il nemico ed è fuori portata dai suoi alleati (sempre se ci sono) Gix usa la tecnica II
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