Setran

Tremare difronte all’impassibilità del suo sguardo è quasi impossibile. Forte come un titano, ma leale come un cavaliere. I concetti di bene e male non gli appartengono, agisce secondo i comandi del suo cuore guerriero, senza una morale particolarmente radicata.
Viene guidato dalla ricerca di avventura e smania di sfida. Combatte a mani nude i nemici meno introversi, mentre i più meritevoli possono vantare dell’avere fronteggiato le sue armi.
Toglie l’armatura, simbolo della sua nomea, solo in casi di estrema necessità.
E’ devoto alla legge dell’Arena, un concetto che gli è stato impartito sin dalla gioventù. Molte casualità del fato tendono ad essere interpretate da Setran come la volontà dell’Arena, una sorta di Deus ex machina.

Quest'abilità permette al signore dei draghi di rimanere sempre connesso mentalmente al suo compagno draconico, potendo comunicare con lui attraverso i pensieri.

Setran può generare una potente fiammata a forma di drago serpeggiante senz'ali, con cui attaccare gli avversari a diverse distanze.

+ 1 : Può scagliare una raffica di serpenti infuocati.

Abilità elementale dei draghi sviluppata dal mezzosangue. Consente di creare una potente sfera infuocata che esplode all'impatto.

Setran crea attorno a se un ciclone di fiamme che si estende verso l'alto.

Il corpo del mezzodrago diviene incandescente, questo calore viene trasferito anche all'armatura permettendo di ustionare chi ne viene in contatto. Durante questo stato la resistenza al fuoco di Setran aumenta.

+ 1: La resistenza alle fiamme del mezzosangue diventa più considerevole.
Raggiunge una temperatura vulcanica che influisce anche su chi si trova a pochi metri da lui.

Il vero potere della spada Shadormor viene liberato nelle mani di Setran. La spada infliggerà danni tramite le radiazioni cosmiche, i suoi colpi saranno incredibilmente brucianti e corrosivi sia per tessuti che per altri materiali, come metalli di vario tipo.
Una volta scatenato si potrà usare finché la spada non esaurisca tutta la carica, dopodiché Shadormor tornerà al suo potere magico grezzo. Per ricaricare nuovamente la spada ci sarà bisogno di un lasso di tempo che varia a seconda dell'utilizzo. Un colpo di grazia tramite la tecnica permetterà alla spada di impiegare molto meno a ricaricarsi di un combattimento prolungato.
Mentre è all'apice della potenza, Shadormor può evocare attraverso la lama un fascio di luce radiante dalla forma arcuata da scagliare contro ai nemici, è un attacco che può essere utilizzato a diverse distanze. L'utilizzo prolungato di questi fasci luce contribuisce a privare più rapidamente la spada del potere della radianza.

Gli spiriti infuocati di Setran e Inkalgorn si fondono. Dalla loro unione nasce una nuova creatura draconica che convoglia il potere di entrambi.
Un drago bipede, dalle scaglie nere e la corazza cremisi.
Il nuovo essere dispone di tutte le altre tecniche di Setran in maniera estremamente amplificata, ma le armi non potranno essere utilizzate durante questa forma.
La tecnica ha una durata temporanea e può essere usata una singola volta per ciascuna ruolata. La fusione assorbe tutta la forza incendiaria da Setran e Inkalgorn, dopo l’utilizzo nessuno dei due potrà usare poteri legati all’elemento fuoco per un giorno intero.

La forza del terremoto divampa nei muscoli di Setran, i suoi colpi possono causare scosse telluriche

[size=4]Da tempo immemorabile alcuni venti del sud cantano un inno di dolore e morte, da cui traspira una leggenda capace di far raggelare l’anima di chi sia tanto sfortunato da udirla.
Narra di un luogo abietto, governato dal crudele artiglio di un essere che molti dicono sia stato rigurgitato dagli abissi infernali per creare un nuovo pandemonio in terra.
Nell’udire il battito delle sue ali la gente si nascondeva e scappava, per non incombere nelle sue tremende lingue di fuoco.
Le sue scaglie erano scure come la pece, i suoi occhi erano di un rosso tanto intenso che si diceva fossero divenuti di quel colore per via dell’avere osservato ripetutamente le sue vittime piangere lacrime di sangue.
La terrificante creatura, il cui nome non veniva mai pronunciato per timore che venisse richiamata nell’udirlo, si chiamava Zatal, il dragone del diavolo.
Nessuno sa come si fosse originata quell’infernale creatura, ma tutti rammentano quand’egli erse la sua oscura presa sul mondo.
Vi era un tempo una terra il cui nome ormai è stato dimenticato. Luogo pacifico, ricco di vita e di gioie. Un eden in terra, fu lì che il dragone decise di instaurare il suo dominio.
Venne con la notte, al suo passaggio tutti i viventi divennero polvere nel vento, le sue lingue di fuoco divoravano ogni cosa che ne ostacolasse il cammino, finché non rimasero le fiamme e le rocce.
I pochi sopravvissuti vennero schiavizzati per il sadico sollazzo dell’oscuro signore.
Si diceva che gli stessi drachi abissali, le più tremende e ribelli fra le creatura draconiche, avessero tentanto di affrontarlo fallendo miseramente. Fra queste, vi erano alcune dragonesse, che servirono per soddisfare la lussuria di Zatal. Da alcune di queste unioni vennero originati dei figli che se si dimostravano degli del compito avrebbero servito il tiranno a scaglie, altrimenti solo la morte ci sarebbe stata.
Le donne più belle e giovani fra i suoi sudditi gli venivano offerte in dono per il medesimo compito. Durante tali unioni il dragone usava i suoi arcani poteri per assumere una forma umana ed abusare senza sosta delle giovani dame. Mai un solo figli venne procreato durante quelle notti di passione, almeno Zatal così credeva.
Il tiranno aveva un’ossessione morbosa per assicurarsi che le sue amanti non partorissero un figlio umano nelle cui venne scorresse il suo sangue, divorando queste ultime se mostravano sintomi di futura maternità.
Questa sorte sarebbe spettata a una donna ignota che gli aveva dato piacere per alcune notti, che però non aveva ancora mostrato di essere destinata a procreare l’unico genere di Zatal nelle cui vene scorreva sangue mortale. Miracolosamente durante un viaggio per reclamare alcune offerte da parte degli schiavi dell’infernale dragone, venne colta all’improvviso da una tempesta, che la fece ammalare.
Data per dispersa, la donna attinse a tutta la sua volontà per sopravvivere al malanno. In quei giorni si accorse che qualcosa stava crescendo nel suo ventre, e sapeva che quel qualcosa era il figlio di Zatal.
Sebbene superò l’infermità, colei il cui nome è andato perduto non sopravvisse al parto, e il pargolo si ritrovò piangente fra le foreste morte.
Per giorni e giorni le sue lacrime infuriarono sulla sabbia, finché non venne trovato dal più crudele degli uomini.
Non appena imparò a camminare subito gli fu data una spada, perché si allenasse come gladiatore. Il suo carceriere sapeva che quell’essere non era un semplice uomo, dunque lo tenne segregato sino alla maggiore età, addestrandolo in segreto.
Al suo debutto lo schiavista ordinò che indossasse un’armatura che ne celasse l’aspetto.
Non appena il suo pesante passo riecheggiò per la sabbiosa arena gli altri gladiatori raggelarono. Nel loro circolo girava la voce che il loro addestratore avesse allevato un mostro per oltre 20 anni, nessuno seppe mai di cosa si trattasse, fino a quel momento.
Il gladiatore riuscii a portare in alto la reputazione del suo addestratore, arrivando a combattere nell’arena di Zatal in persona.
Il tiranno spesso organizzava combattimenti per il suo sollazzo, chiamando a lottare i migliori guerrieri del regno contro le più abominevoli creature.
L’abilità di quello che ignorava fosse il suo genero non colpì molto il dragone, ma egli volle comunque dedicargli una beffa per deriderlo.
Se fosse riuscito a creare una crepa in un macigno con un colpo di spada, gli avrebbe reso la libertà, altrimenti sarebbe stato bruciato dalle tremende lingue di fuoco del dragone per poi essere dato in pasto ai suoi famelici servienti abissali.
Con lo stupore di tutti il gladiatore riuscì nell’impresa. Sotto ordine del tiranno dragonico gli venne rimosso l’elmo, rivelando il suo aspetto di mezzo sangue.
Guardando a lui come un viscido abominio, Zatal lo gettò nelle sue segrete, per deciderne il fato eseguito.
Nel cuore della notte, mentre la luna e gli astri risplendenti accompagnavano la bruciante passione dell’infernale creatura che aveva preso una forma umana per godere dei piaceri della carne, il gladiatore evase dalle prigioni e squarciò il petto di suo padre per reclamarne il cuore.
Mentre le guardie erano ancora rimaste frastornate dall’agonizzante urlo del loro signore, quest’ultimo riprese la sua forma originaria. In quel momento colui la cui volontà era sempre stata al servizio degli altri, capì quale sangue scorreva nelle sue vene.
La sua audacia fu grande quella notte, ma non fu sufficiente per vincere la devastante vampata di fuoco e fiamme di Zatal. Il mezzosangue cadde nelle profondità del nero abisso dove il suo fato sarebbe stato affogare nelle rosse acque insanguinate, assieme a putrescenti cadaveri di coloro che avevano osato sfidare il dragone del diavolo. Tutti loro facevano da monito a chiunque volesse fomentare una ribellione. Quel giorno però, nessun’altra anima si aggiunse all’immortale movimento del fiume.

La storia di Setran comprende anche Il Sisma del Meridione e la Brezza del Settentrione