Leamhan

Teramin (in gioco)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    -

    Group
    Consigliere
    Posts
    876
    STIMA
    +207

    Status
    Anonymous

    Leamhan

    JLvnH3k


    Specie: Teramin
    Sesso: Maschio
    Età: 23
    Elemento: Oscurità


    Aspetto fisico
    Agli occhi delle creature munite del dono della vista i Teramin appaiono grosso modo tutti uguali. Leamhan non rappresenta affatto un’eccezione a questa regola: il suo manto di un nero grigiastro omogeneo è quanto di più tipico ci si possa aspettare da un Teramin della sua età; Le sue zampe ossee, bianche e affusolate, sono praticamente identiche a quelle di un qualsiasi altro membro della sua specie; Lo stesso si può dire del suo volto liscio e privo di qualsivoglia espressività, della sua coda lunga e sottile e della sua corporatura minuta.

    Leamhan appare dunque scialbo e monocromatico come sostanzialmente tutti i Teramin che abitano l’isola di Kengard. Potrebbe quindi giungere come una sorpresa constatare che egli è considerato, all’interno della sua comunità, come un tipo dall'aspetto quantomeno eccentrico.

    Innanzitutto sulla sua maschera ossea Leamhan si è personalmente inciso, nessuno ha ben chiaro come abbia fatto, un simbolo che nella lingua Teramin non significa assolutamente nulla. Esso consiste in due semicerchi la cui curvatura è orientata in senso reciprocamente opposto, in modo da formare una sorta di ellisse leggermente schiacciato ai poli al cui centro è incisa una piccola croce: è il disegno rozzo e stilizzato di un occhio, organo di senso che i Teramin non posseggono e che simboleggia tutto ciò che li distanzia dalla gran parte delle creature che popolano il mondo. Il simbolo che Leamhan porta sulla maschera non rimanda indietro suoni armonici quando viene scandagliato da un sonar e, per questa ragione, non possiede alcun significato per delle creature che si orientano esclusivamente attraverso di essi. Ciò lo rende alle loro orecchie incomprensibile ed alieno, caratterizzando quindi il suo portatore come un individuo altrettanto indecifrabile.
    L'occhio stilizzato che Leamhan porta sulla maschera appare di colore nero, ma in realtà è solo un'incisione troppo sottile da poter essere distinta ad occhio nudo. La sua tinta d'inchiostro è infatti una proiezione d'ombra generata da lui stesso, ed egli può cambiarne a piacimento la forma per fini espressivi o per altri scopi. Quando è molto confuso, ad esempio, Leamhan può sostituire il disegno dell'occhio con un punto interrogativo, mentre alcune delle sue tecniche richiedono di mutarlo in uno specifico Glifo. Quando prova una forte sensazione dolorosa egli non è più in grado di controllare a dovere la proiezione, che si trasforma in una massa di Codici che si agita caoticamente il cui aspetto ricorda vagamente lo schermo statico di un televisore a tubo catodico.

    Come gran parte delle creature ferali Leamhan non veste dei veri e propri abiti. Tra le varie cose che indossa, l’elemento che più si avvicina ad un capo d’abbigliamento è una banda di stoffa grezza di colore viola che tiene avvolta alla base del collo, in modo del tutto simile ad una lunga sciarpa. La punta della coda ed entrambe le zampe sul lato sinistro del corpo, sia quella anteriore che quella posteriore, sono strette da una fascia di tessuto di identica grana e colore, della larghezza di circa cinque centimetri. Leamhan afferma che il viola è il suo colore preferito, definendolo come “la mescolanza inaspettatamente armonica di due tonalità diametralmente opposte”. Questa definizione che gli ha assegnato lo intriga molto, poiché nella sua interpretazione tale colore equivale ad un suono che riesce ad essere allo stesso tempo grave ed acuto. Tale parallelismo tra suono e sfumatura cromatica non ha molto senso, e infatti è palese che egli non abbia in realtà la più vaga idea di cosa sia il colore viola e di come esso appaia alla vista. Se qualcuno sostituisse la sua sciarpa attuale con una gialla o blu, d’altronde, lui non se ne accorgerebbe nemmeno. Considerando poi che il suo metodo per riconoscere il colore di una stoffa consiste nell'assaggiarla, è probabile che ciò che in realtà apprezza della tonalità viola è il sapore della tintura.
    In ogni caso è facile intuire che l’apprezzamento entusiasta di Leamhan per uno specifico colore, entità astratta che i membri della sua specie non sono nemmeno lontanamente in grado di concepire, sia giudicata dai suoi compaesani con una certa perplessità.

    Molti Teramin portano accessori di vario genere al fine di rendere la propria traccia sonora gradevole ed armonica quando vengono analizzati dal sonar di un loro simile, per cui non vi sarebbe apparentemente nulla di strano nell’assortimento di ninnoli metallici di scarso valore che Leamhan indossa. Peccato che, data la loro disposizione, essi non generino alcun risultato armonico interagendo con le onde sonore. Come nel caso del simbolo che porta inciso sulla maschera e della lunga sciarpa viola, tali accessori non sembrano trovarsi lì per essere apprezzati dai suoi simili. Essi sono piuttosto un grossolano tentativo di migliorare il proprio aspetto agli occhi delle creature dotate della vista, nella speranza di apparire loro un po’ meno alieno.


    Vestiario

  2. Una fascia di stoffa viola che tiene avvolta intorno al collo come una sciarpa.


  3. Un’accozzaglia di collane, bracciali e altri monili dorati senza valore.



  4. Armi

  5. Un normale falcetto da contadino, la cui lama è stata affilata non solo sul lato interno ma anche su quello esterno. Solo sporadicamente Leamhan ne fa uso in battaglia, preferendo affidarsi al suo elemento e, se possibile, preferendo non combattere in primo luogo. Nonostante ciò è in grado di maneggiarlo con una certa abilità, brandendolo con la sua coda. La lunghezza e la flessibilità di quest’ultima gli garantiscono infatti un’ottima portata, consentendogli di compiere ampie spazzate, rapide stoccate e di utilizzare il falcetto per agganciarsi agli oggetti circostanti o per tirare a sé gli avversari leggeri.


  6. Alcuni coltelli da lancio ai quali è legato, tramite un cordino, un rettangolo di stoffa bianca della grandezza di una carta da gioco. Generalmente ne porta con sé almeno sei, tenendoli stretti tra le pieghe della fascia di stoffa che avvolge la sua zampa anteriore destra. Inutile nascondere che Leamhan abbia incontrato non poche difficoltà nell’imparare a scagliare con precisione dei coltelli da lancio con la coda: dal punto di vista anatomico, in effetti, per un Teramin non è esattamente il movimento più naturale del mondo.


  7. Un libro all'apparenza assolutamente normale, le cui pagine sono però tutte bianche. Esso è effettivamente privo di qualsivoglia caratteristica speciale, se si esclude il fatto che dentro non vi è scritto nulla. Leamhan conserva una discreta scorta di questi libri nell’Archivio del suo villaggio natale, commissionandoli in genere al suo mastro cartaio di fiducia nella città di Kerus. A causa del prezzo tutt’altro che modico della carta e della rilegatura, tuttavia, se possibile evita di farne uso in battaglia.



    Carattere

    “Che problemi ha questo tizio?”

    Questa è, in genere, la domanda che si pongono coloro che si trovano ad incontrare Leamhan per la prima volta. La gente tende a fare d’altronde una certa fatica a capirlo, spesso nel senso letterale del termine: Leamhan parla molto rapidamente ma allo stesso tempo in maniera assai concisa, prediligendo brevi frasi lapidarie, spesso al limite del telegrafico, inframezzate da altrettanto brevi pause. La sua voce, caratterizzata da un timbro inaspettatamente basso e profondo, non forma poi la migliore delle accoppiate con la velocità del suo parlato, tanto che alle volte quello che dice risulta obbiettivamente difficile da discernere. Come se non bastasse, spesso e volentieri Leamhan condisce il proprio discorso con espressioni e vocaboli ricercati o desueti, i quali rendono il suo eloquio ancora più bizzarro e straniante. È come le parole da lui pronunciate non fossero interamente farina del suo sacco, ma piuttosto l’estratto di un libro che sta recitando a memoria.

    Essendo la sua dimestichezza con le norme sociali essenzialmente pari a zero, Leamhan è assolutamente e comicamente ignaro del fatto che tutti lo considerano un tipo quantomeno bizzarro, ragion per cui non si pone alcun problema nel perseverare nei suoi atteggiamenti singolari. Lui non troverebbe nulla di strano, ad esempio, ad avvicinarsi ad un Nahrd che si sta facendo i fatti suoi nella piazza principale di Itios per dirgli qualcosa come:
    “I miei ossequi. Cosa si prova ad essere blu? È per una ricerca che sto facendo”.
    Il fatto che le varie specie umanoidi risultano sostanzialmente tutte uguali quando vagliate sotto il suo sonar lo induce, tra l’altro, a fare spesso confusione tra di loro, accrescendo ulteriormente la sua già elevata propensione ad imbattersi in situazioni imbarazzanti e surreali.
    "Ehm... amico, io sono umano. Non sono blu..."
    "Oh. Ne sono costernato. Arrivederci"


    Un'altro aspetto immediatamente evidente del carattere di Leamhan, anch'esso figlio della sua esigua esperienza nell'ambito dei rapporti interpersonali, è la sua sconcertante franchezza. Non importa quanto sia spinosa o delicata la situazione in cui si trova: lui esprime sempre e comunque il suo pensiero con la massima sincerità, senza curarsi minimamente della reazione che le sue parole potrebbero suscitare nei presenti. Sebbene si potrebbe essere portati a pensare il contrario, questa sua irriducibile schiettezza non è frutto di arroganza, di un malcelato complesso di superiorità o di una qualche tara mentale. Leamhan non vede semplicemente nulla di strano nell'esternare senza filtri la propria opinione, partendo tra l'altro dal presupposto che tutti facciano più o meno lo stesso. Ma la sincerità, a dirla tutta, non la si può nemmeno considerare una vera e propria scelta per lui: Leamhan è catastroficamente negato nel mentire o anche solo nell'omettere piccole parti della verità, e nelle rarissime occasioni in cui prova a farlo i risultati si collocano a cavallo tra la comicità e la più nera tragedia.

    Anche alla luce del quadro che si è tratteggiato sino ad ora della sua personalità, non dovrebbe sorprendere il fatto che, a dispetto della sua vasta cultura, Leamhan tende in molte occasioni a rivelarsi sorprendentemente ingenuo e facile da manipolare. Il migliore indizio che ha a disposizione per riconoscere quando qualcuno gli sta mentendo è infatti l’accelerazione del battito cardiaco che, in genere, si verifica quando si sta raccontando una frottola, sottile variazione che grazie ai suoi sensi affinatissimi egli è in grado di percepire piuttosto chiaramente. Le persone particolarmente avvezze a mentire, che quindi vanno incontro a poca o nessuna attivazione emotiva nel farlo, possono tuttavia ingannarlo con una certa facilità.
    Anche a causa della sua tendenza a prendere alla lettera sostanzialmente tutto ciò che gli viene detto, l’ironia e specialmente il sarcasmo sono per Leamhan concetti assolutamente alieni, motivo per cui egli difficilmente coglie e apprezza le battute.

    Nonostante tutto non si può negare che Leamhan ce la stia mettendo tutta per comprendere gli altri e per avvicinarsi a quella società che non ha mai capito e per questo sempre snobbato. Ha passato ore ed ore ad osservare in disparte le abitudini e i comportamenti delle creature dotate della vista, catalogandoli con la sua consueta meticolosità ed allenandosi nel frattempo ad imitarli. Si è persino spinto ad acquistare un mucchio di ninnoli senza valore di falso oro, che indossa un po’ alla rinfusa nella speranza di apparire più attraente ai loro occhi.

    Sebbene i risultati del suo duro lavoro lascino almeno per il momento parecchio a desiderare, la dedizione che Leamhan ha investito in quella che considera la sua nuova missione di vita è comunque innegabile e da un certo punto di vista persino ammirevole. Eppure, malgrado tutti i suoi sforzi, vi è un concetto semplice ma cruciale che ancora gli sfugge: non si possono capire le persone analizzandole come se fossero una nuova specie di insetto o di pianta da catalogare, sperando di potersi affidare alla ricerca e al metodo scientifico per entrare in connessione intima con loro.



    In Battaglia

    Potere speciale An Saoghal: Il Coro; Il Mondo
    Leamhan riversa nella propria ombra un denso flusso di piccole proiezioni di oscurità, le quali come inchiostro fluiscono incessantemente al suo interno conferendogli un aspetto mutevole e caotico che ricorda vagamente lo schermo statico di un televisore a tubo catodico. Esse hanno la forma di Codici, ossia gli elementi di base che, insieme ai Glifi, costituiscono il fondamento del linguaggio scritto dei Teramin.
    Quest’amalgama di simboli neri consente a Leamhan di controllare i movimenti della propria ombra, permettendogli anche modellarne ed estenderne a piacimento la sagoma. Grazie ad essi egli può inoltre percepirne con grande precisione la forma e la posizione, il che la trasforma in un vero e proprio organo di senso aggiuntivo: quando l’ombra viene proiettata su di un’oggetto essa si adatta perfettamente alla sua forma tridimensionale, fornendo al Teramin informazioni estremamente accurate sul volume che esso occupa nello spazio.
    In ogni caso, essendo lui la fonte dei Codici di oscurità che vi si riversano all'interno, Leamhan può controllare i movimenti dell'ombra solo ed esclusivamente se mantiene il contatto fisico con essa tramite una parte qualsiasi del suo corpo. Mentre si trova sospeso a mezz'aria, ad esempio, la sua ombra perderà ogni caratteristica speciale.

    Oltre a ciò, i Codici che fluiscono nell’ombra di Leamhan hanno anche un’ulteriore proprietà: ognuna delle sue tecniche reagisce in modo differente con essi, fatto su cui egli basa interamente il suo stile di combattimento. La maniera con cui ciascuna tecnica interagisce con l’ombra è indicata nella descrizione della tecnica stessa.

    La velocità con cui Leamhan riesce a muovere la propria ombra varia a seconda di quanto è luminoso l’ambiente in cui si trova. Al buio completo della notte, dove i Codici hanno modo di muoversi in totale libertà, la sua velocità è piuttosto elevata, avvicinandosi a quella di un cavallo (o di un Teramin) al galoppo. La luce rallenta però di molto la sua andatura, per cui negli ambienti anche solo moderatamente illuminati, come possono essere l’interno di un edificio rischiarato da una serie di torce o una giornata nuvolosa, la sua velocità cala sensibilmente divenendo paragonabile a quella di un uomo che corre. In una zona pienamente irradiata della luce solare, infine, l’ombra appare pigra e letargica nei movimenti, e la sua rapidità si attesta intorno a quella di una persona che cammina a passo svelto.

    Il raggio d’azione massimo dell’ombra controllata dai Codici è di circa 15 metri. Muovendosi produce un leggero suono che ricorda quello di un rivolo d’acqua che scorre. Le fonti di luce costituiscono per l’ombra un ostacolo insormontabile, che non potendo scorrere sopra di esse è costretta ad aggirarle.


    Tecnica I Ehwaz: Viaggio Spirituale; Il Cavallo
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Viaggio Spirituale e Cavallo". Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Il Glifo non possiede alcun effetto in se stesso, acquisendolo solo se abbinato all’ombra proiettata da Leamhan. Qualsiasi oggetto o creatura marchiato da Ehwaz acquisisce la capacità di immergersi nell'ombra proiettata dal teramin come se essa si fosse trasformata in una pozza d'inchiostro dalla profondità indefinita, riemergendo un istante dopo al suo estremo opposto come se avesse viaggiato al suo interno ad altissima velocità.
    Gli oggetti e gli esseri viventi spostati da Ehwaz conservano la velocità e la direzione che avevano quando hanno subito il suo effetto. Una creatura che corre a 20 chilometri orari, ad esempio, dopo aver subito lo spostamento ricomparirà alla medesima velocità. Oggetti di dimensioni enormi, come grosse imbarcazioni o edifici, sono immuni all’effetto del Glifo. Lo stesso vale per qualsiasi cosa sia saldamente ancorata al suolo o ad un qualsivoglia oggetto troppo grande per essere spostato da Ehwaz, che saranno considerati dal Glifo come un tutt'uno. Un arbusto, anche se molto piccolo, è un tipico esempio di questo caso.
    Ciò, tuttavia, implica che un'entità sufficientemente piccola da poter essere spostata dal Glifo, qualora vi sia ancorato un oggetto da esso marchiato, entrando in contatto con l'ombra di Leamhan subirà comunque il suo effetto. Se, ad esempio, un umano ha un coltello da lancio marchiato con Ewhaz conficcato nella spalla, nel momento in cui tocca l'ombra verrà teletrasportato da essa come se fosse stato lui stesso ad avere il Glifo tracciato sulla propria pelle.

    Leamhan utilizza Ehwaz prevalentemente come tecnica evasiva o per spostarsi velocemente, ma per giungere alla destinazione desiderata è necessario che prima tracci il percorso con la sua ombra.

    Tecnica II Hagalaz: Calamità; La Grandine
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Calamità e Grandine”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso (anche se con Hagalaz probabilmente sarebbe meglio non farlo), ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Hagalaz, una volta attivato, si autodistrugge generando una piccola ma potente onda d’urto invisibile di forma sferica, avente circa mezzo metro di diametro. Il Glifo si comporta come una sorta di mina esplosiva che, una volta piazzata, può essere fatta detonare in qualsiasi momento da Leamhan. L’onda d’urto prodotta dalla deflagrazione ha una potenza paragonabile ad un colpo sferrato con una pesante mazza di legno, essendo dunque sufficientemente potente da fratturare una o più ossa di una creatura di taglia umana. Calpestare Hagalaz comporta, ad esempio, il rischio di rompersi una tibia o le ossa del piede. Una creatura di grossa taglia non subirà ferite della stessa entità, ma l’esplosione sarà comunque molto dolorosa. È chiaro che esserne coinvolti solo di striscio comporterà un danno di portata inferiore, mentre l’effetto distruttivo maggiore lo si ottiene disegnando il Glifo direttamente sul bersaglio che s’intende abbattere.

    Hagalaz interagisce con l’ombra proiettata da Leamhan come se questa fosse un oggetto fisico, potendo dunque essere spostato da essa e applicato in un punto differente da dove è stato originariamente tracciato.

    Tecnica III Algiz: Protezione; L’Alce
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Protezione e Alce”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Nel momento in cui Leamhan ne attiva l’effetto, dal Glifo Algiz emerge un costrutto di oscurità dalla forma di una colonna nera a base esagonale del diametro di una decina di centimetri e della lunghezza di un paio di metri. Essa scaturisce dal simbolo in modo repentino e violento, tanto che esserne colpiti in pieno può essere molto pericoloso, ma Leamhan può anche decidere di evocarla in modo più lento e graduale.
    La resistenza delle colonne è paragonabile a quella del legno. Queste potranno essere distrutte da attacchi fisici o magici sufficientemente potenti, essendo particolarmente vulnerabili ai colpi basati sull’elemento luce o che comunque generano una forte luminosità. Una volta generate, le colonne persistono per circa 5 secondi prima di scomparire automaticamente affondando nel terreno.
    Qualora il simbolo Algiz venga disegnato in scala ridotta, magari per poterlo adattare alla superficie di un piccolo oggetto, le proporzioni della colonna da esso emersa saranno minori. In ogni caso, affinché possa essere attivato, il Glifo deve avere dimensioni minime di 4 o 5 centimetri.

    Se Algiz entra in contatto con l’ombra di Leamhan il suo effetto si trasmetterà immediatamente per tutta la sua estensione. Se, ad esempio, egli estende la propria ombra per disegnare un cerchio intorno a sé, all’attivazione di Algiz verrà circondato da una stretta barricata di colonne nere. Le proiezioni solide generate dal Glifo non possono comparire laddove l’ombra abbia uno spessore inferiore a 4 o 5 centimetri, ossia le dimensioni minime nelle quali Algiz può essere attivato.


    Tecnica IV Raidho: Viaggio Fisico; Il Carro
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Carro e Viaggio Fisico”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Raidho è sempre associato ad un vettore che ne indica la direzione: avanti; dietro; destra; sinistra; sopra; sotto. Leamhan può cambiare a piacimento il vettore assegnato al Glifo anche dopo averlo tracciato. Qualsiasi cosa tocchi Raidho subisce immediatamente una forte spinta nella direzione indicata dal vettore assegnatovi, che persiste finché il contatto fisico con esso è mantenuto.
    Chiaramente, più il bersaglio della tecnica è pesante e maggiore resistenza opporrà alla forza che gli viene applicata, percependo dunque una spinta di proporzioni ridotte. Creature di costituzione paragonabile a quella umana saranno sbalzate dal Glifo per circa di cinque o sei metri, mentre quelle di grossa taglia potranno avvertire al massimo un lieve sbilanciamento. Il discorso è diverso qualora a Raidho venga assegnato un vettore che indichi in basso. In tal caso l’effetto generato consiste in una forte spinta verso il suolo, paragonabile ad un raddoppiamento della forza di gravità, che sarà contrastata non dal peso di colui che la subisce ma piuttosto dalla sua forza fisica.
    Raidho non ha alcuna influenza sull’oggetto o la creatura su cui è stato impresso, interagendo solo ed esclusivamente con ciò che tocca la sua superficie.

    Quando entra in contatto con l’ombra proiettata da Leamhan l’effetto del Glifo si trasmette per la sua intera estensione, senza tuttavia coinvolgere il suo utilizzatore.


    Tecnica V Thurisaz: Sangue; Il Torrente
    Il marchio Thurisaz consente a Leamhan di servirsi del proprio sangue per disegnare dei Glifi, come se esso si trasformasse in vero e proprio inchiostro. Su comando mentale del teramin, il sangue che scaturisce dalle sue ferite scorrerà in rivoli sottili andando a delineare i contorni un Glifo a sua scelta, che potrà essere attivato anche in un secondo momento. Il numero di ideogrammi che potranno essere tracciati è legato alla quantità di sangue versato: poche gocce si tradurranno in un singolo Glifo, mentre un’emorragia più sostanziale potrà formarne anche in gran numero. Leamhan può decidere di attivare Thurisaz in qualsiasi momento dopo che il suo sangue è stato versato, a patto però che lo faccia prima che esso si rapprenda. Il Glifo non può essere attivato qualora il sangue si diluisca in un altro liquido. I simboli tracciati con il sangue potranno essere rimossi allo stesso modo dei normali Glifi d’ombra, ossia passandoci semplicemente una mano sopra come per cancellare un segno d’inchiostro ancora fresco.

    Potenziamento 1: L'Argine

    Se impresso su di una ferita, il marchio Thurisaz ne arresta il sanguinamento sino a che non viene cancellato.
    Leamhan può tracciare il Glifo su se stesso servendosi del sangue che scaturisce dalle proprie ferite, così da fermare temporaneamente un’emorragia. Per applicare il suo effetto sulle ferite altrui sarà invece necessario applicarvi una benda o un qualsiasi altro supporto sul quale è stato tracciato il Glifo. Thurisaz, in ogni caso, non è dotato di alcuna proprietà curativa, per cui una perdita di sangue da esso trattata riprenderà non appena viene rimosso.



    Storia
    Non c’è molto da dire sul passato di Leamhan. Egli, d'altronde, ha trascorso la sua intera esistenza nel suo piccolo villaggio natale situato alle pendici della catena montuosa dell’Ossidiana d’Argento, nella fascia collinare che separa Itios da Kerus.

    Mosso fin da cucciolo da una spiccata curiosità e da una fame di conoscenza che spesso e volentieri giungevano a sfiorare la soglia del morboso, Leamhan ha trascorso buona parte dei suoi anni giovanili dedito ad un’alacre e certosina opera di studio e catalogazione dei fenomeni della natura. Per lui non faceva differenza la soddisfazione del suo interesse del momento comportasse il passare la notte solo nella foresta a caccia di insetti oppure immergersi un'intera giornata nello studio di pergamene e tavolette dense di Codice: nessun campo di studio pareva sottrarsi alla sua curiosità instancabile. In virtù della sua propensione alla vita accademica, ben presto Leamhan divenne il custode dell’Archivio del villaggio, mansione che ha mantenuto fino a non molto tempo fa.

    Leamhan è sempre stato considerato un tipo eccentrico dagli altri Teramin del luogo. Individuo schivo e decisamente poco propenso alla vita in comunità, egli lasciava la sua dimora quasi unicamente per procacciarsi autonomamente il cibo nella vicina foresta e per acquisire oggetti e materiali necessari alla vita quotidiana. Assai di rado si faceva vivo per socializzare con i compaesani, essendo piuttosto impacciato nei modi e di fatto poco interessato a stringere amicizia con chicchessia. Occasionalmente si allontanava alcuni giorni dal villaggio per recarsi nella non troppo distante città di Kerus, dove in qualche modo riusciva a reperire nuovi strumenti e nuovo materiale di studio.
    Tuttavia, nonostante il suo atteggiamento singolare, Leamhan è sempre stato un membro piuttosto rispettato all’interno della sua comunità, grazie anche alla sua cultura innegabilmente molto vasta e al ruolo di discreto prestigio che ricopriva come custode dell’Archivio.

    Le cose hanno gradualmente iniziato a cambiare in tempi recenti, nello specifico dal giorno in cui la seguente domanda è divenuta la sua nuova ossessione: cosa significa vedere?
    In quanto studioso, ed essendo come ogni membro della sua stirpe cieco dalla nascita e privo del concetto stesso di visione, quelli della luce e della vista sono sempre stati per Leamhan dei temi avvolti da un’aura di mistero ed esoterismo. Nel corso degli anni ha letto decine e decine di pergamene di Codice sull’argomento, ma, come era facile da prevedersi, la letteratura Teramin sul tema si è rivelata piuttosto sguarnita. Essendo per ovvie ragioni impossibilitato a consultare i testi scritti per le creature vedenti, Leamhan è persino giunto a pagare profumatamente degli abitanti qualsiasi di Itios per leggergli ad alta voce complessi tomi accademici sul comportamento della luce, oltre che svariati libri di anatomia che trattavano il funzionamento dell’occhio.

    Con il proseguire delle sue ricerche Leamhan diveniva sempre più convinto di sapere praticamente tutto quello che c’era da sapere sulla luce e la sua percezione, dal fenomeno della rifrazione all’anatomia di un bulbo oculare umano e di altre creature. Eppure, paradossalmente, più la sua conoscenza aumentava e più si rendeva conto di non avere la minima idea di cosa significasse realmente vedere. Cos’erano il rosso e il blu? Cosa si provava a fissare direttamente in direzione del sole?

    Fu allora che Leamhan venne folgorato da una verità che non l’aveva mai nemmeno sfiorato sino a quel momento: non basta sapere tutto di una cosa per conoscerla davvero.
    Leamhan si sentì d’un tratto come se il mondo intero fosse crollato sulle sue spalle. Poteva affermare di aver mai davvero saputo qualcosa di tutto ciò che aveva studiato, dal momento che il mondo possedeva delle proprietà di cui lui non poteva fare esperienza?
    Ma, d’altronde, lui non aveva fatto esperienza diretta di nessuna delle cose che aveva appreso dalle polverose pergamene di Codice dell’Archivio, siccome non aveva mai lasciato il suo piccolo villaggio per più di una manciata di giorni. Cosa gli dava la garanzia che tutta la conoscenza da lui posseduta non fosse altro che una mera illusione?
    Ma lo stesso ragionamento, pensava Leamhan, poteva applicarsi alle specie vedenti. Loro, a differenza sua e di tutta la sua stirpe, vantavano un’esperienza diretta e quotidiana della luce. Potevano, tuttavia, realmente affermare di essere in grado di percepire e conoscere ogni cosa? Cosa dava loro la certezza che non esistesse qualcosa di etereo e ineffabile che sfuggiva alla loro percezione, l’equivalente della luce per un Teramin, che donava alle cose una proprietà a loro ignota e interdetta?

    No, Leamhan non riusciva ad accettare il fatto che al mondo potesse esistere una cosa che, per quanto si impegnasse ad analizzarla e studiarla, era destinata a sfuggire per sempre alla sua comprensione. Doveva pur esserci un modo per aggirare una simile barriera. Doveva pur esserci un modo per fare esperienza di qualcosa che fosse, anche solo lontanamente, simile alla vista e alla luce.

    Chiusosi come un eremita nell’Archivio del villaggio, vasto edificio scolpito nella parete rocciosa dell’altopiano, Leamhan sentiva di venir gradualmente consumato dalla sua nuova ossessione. Le sue abitudini giungevano sempre più strane e inspiegabili alle orecchie e al sonar dei compaesani. I già labili rapporti che intratteneva con essi finirono inevitabilmente per deteriorarsi ogni giorno di più, anche perché aveva iniziato a negare a chiunque l'accesso all'Archivio affermando di essere impegnato “nella ricerca più importante che mai fu intrapresa nell’intera storia della stirpe Teramin”. Furono in molti a convincersi del fatto che l'Archivista Leamhan, dopo una vita di stranezze ed eccentricità, fosse sprofondato definitivamente nella follia.

    Il giorno in cui emerse finalmente dai polverosi ed oscuri meandri dell’Archivio, Leamhan annunciò ai suoi concittadini di essere giunto ad una seconda, decisiva realizzazione (nessuno era stato informato del fatto che ve ne era stata un’altra in precedenza, ma lui non ci fece caso): la conoscenza che aveva accumulato e prodotto nel corso del suo lavoro come Archivista era effettivamente incompleta, ma non perché esistessero argomenti intrinsecamente impossibili da afferrare; Lo studio nozionistico rappresentava infatti solo metà del lavoro, poiché se si vuole realmente comprendere qualcosa è necessario farne esperienza diretta.
    Per questa ragione aveva deciso di abbandonare la sua città natale per affrontare un lungo viaggio. Sarebbe partito all’esplorazione dell’isola di Kengard, luogo di cui almeno su carta sapeva praticamente tutto ma che, di fatto, non aveva mai visitato di persona.

    Leamhan era sicuro che, così facendo, prima o poi sarebbe riuscito a risolvere anche il mistero della luce e della visione. Sarebbe stato sufficiente fare la conoscenza delle creature della luce, adottando le loro abitudini sino a diventare uno di loro. Imparando a comportarsi come una persona dotata della vista, pensava Leamhan, prima o poi sarebbe riuscito a comprendere, o perlomeno ad intuire vagamente, quello che si prova ad ascoltare quella melodia senza suono che loro chiamano luce.



    STORIA IN GAME

    Scheletro scheda by Dekken.



    Nuovo pg così a caso. :paninozzo: La scheda è pronta da una vita, ma non l'avevo postata perché mi ero detto "vabbè, prima inizio ad usare Lyuda". Dal momento che lei sta ancora li a prendere polvere, a questo punto ho ritenuto fosse il caso di aggiungere un'altro soprammobile nello schedario per farle compagnia.

    La prima parte della descrizione delle tecniche è sempre uguale perché il loro funzionamento è il medesimo. Una volta letta quella della prima potete saltarla per tutte le altre. u_u

    Edited by -Aleph- - 25/8/2021, 11:23
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Lehaman con l'ha abusiva è in gioco!!!
    Potrei dare la colpa a tante cose per il ritardo, ma la do al fatto che stanotte so rimasto sveglio per nulla xD

    Stranamente nella sua complessità mi sembra il più chiaro. Uuh come ci garba incasinarsi l'esistenza!
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Non c'è pace per certi morti...

    Group
    Kengardiano
    Posts
    1,566
    STIMA
    +204
    Location
    Gli abissi dell'amigdala, dove gli orrori sono tali che pure le mura urlano folli.

    Status
    Offline
    CITAZIONE (-Aleph- @ 21/1/2019, 14:44) 

    Leamhan

    0r6JCtV


    Soprannome: Lem
    Specie: Teramin
    Sesso: Maschio
    Età: 23
    Elemento: Oscurità


    Aspetto fisico
    sFvqMzom
    Agli occhi delle creature munite del dono della vista i Teramin appaiono grosso modo tutti uguali. Leamhan non rappresenta affatto un’eccezione a questa regola: il suo manto di un nero grigiastro omogeneo, che sfuma verso il bianco sul versante dorsale del corpo, è quanto di più tipico ci si possa aspettare da un Teramin della sua età; Le sue zampe ossee, bianche e affusolate, sono praticamente identiche a quelle di un qualsiasi altro membro della sua specie; Lo stesso si può dire del suo volto liscio e privo di qualsivoglia espressività, della sua coda lunga e sottile e della sua corporatura minuta.

    Leamhan appare dunque scialbo e monocromatico come sostanzialmente tutti i Teramin che abitano l’isola di Kengard. Potrebbe quindi giungere come una sorpresa constatare che egli è considerato, all’interno della sua comunità, come un tipo dall'aspetto quantomeno eccentrico.

    Innanzitutto sulla sua maschera ossea Leamhan si è personalmente inciso, nessuno ha ben chiaro come abbia fatto, un simbolo che nella lingua Teramin non significa assolutamente nulla. Esso consiste in due semicerchi la cui curvatura è orientata in senso reciprocamente opposto, in modo da formare una sorta di ellisse leggermente schiacciato ai poli al cui centro è incisa una piccola croce: è il disegno rozzo e stilizzato di un occhio, organo di senso che i Teramin non posseggono e che simboleggia tutto ciò che li distanzia dalla gran parte delle creature che popolano il mondo. Il simbolo che Leamhan porta sulla maschera non rimanda indietro suoni armonici quando viene scandagliato da un sonar e, per questa ragione, non possiede alcun significato per delle creature che si orientano esclusivamente attraverso di essi. Ciò lo rende alle loro orecchie incomprensibile ed alieno, caratterizzando quindi il suo portatore come un individuo altrettanto indecifrabile.
    L'occhio stilizzato che Leamhan porta sulla maschera appare di colore nero, ma in realtà è solo un'incisione troppo sottile da poter essere distinta ad occhio nudo. La sua tinta d'inchiostro è infatti una proiezione d'ombra generata da lui stesso, ed egli può cambiarne a piacimento la forma per fini espressivi o per altri scopi. Quando è molto confuso, ad esempio, Leamhan può sostituire il disegno dell'occhio con un punto interrogativo, mentre alcune delle sue tecniche richiedono di mutarlo in uno specifico Glifo. Quando prova una forte sensazione dolorosa egli non è più in grado di controllare a dovere la proiezione, che si trasforma in una massa di Codici che si agita caoticamente il cui aspetto ricorda vagamente lo schermo statico di un televisore a tubo catodico.

    Come gran parte delle creature ferali Leamhan non veste dei veri e propri abiti. Tra le varie cose che indossa, l’elemento che più si avvicina ad un capo d’abbigliamento è una banda di stoffa grezza di colore viola che tiene avvolta alla base del collo, in modo del tutto simile ad una lunga sciarpa. La punta della coda ed entrambe le zampe sul lato sinistro del corpo, sia quella anteriore che quella posteriore, sono strette da una fascia di tessuto di identica grana e colore, della larghezza di circa cinque centimetri. Leamhan afferma che il viola è il suo colore preferito, definendolo come “la mescolanza inaspettatamente armonica di due tonalità diametralmente opposte”. Questa definizione che gli ha assegnato lo intriga molto, poiché nella sua interpretazione tale colore equivale ad un suono che riesce ad essere allo stesso tempo grave ed acuto. Tale parallelismo tra suono e sfumatura cromatica non ha molto senso, e infatti è palese che egli non abbia in realtà la più vaga idea di cosa sia il colore viola e di come esso appaia alla vista. Se qualcuno sostituisse la sua sciarpa attuale con una gialla o blu, d’altronde, lui non se ne accorgerebbe nemmeno. Considerando poi che il suo metodo per riconoscere il colore di una stoffa consiste nell'assaggiarla, è probabile che ciò che in realtà apprezza della tonalità viola è il sapore della tintura.
    In ogni caso è facile intuire che l’apprezzamento entusiasta di Leamhan per uno specifico colore, entità astratta che i membri della sua specie non sono nemmeno lontanamente in grado di concepire, sia giudicata dai suoi compaesani con una certa perplessità.

    Molti Teramin portano accessori di vario genere al fine di rendere la propria traccia sonora gradevole ed armonica quando vengono analizzati dal sonar di un loro simile, per cui non vi sarebbe apparentemente nulla di strano nell’assortimento di ninnoli metallici di scarso valore che Leamhan indossa. Peccato che, data la loro disposizione, essi non generino alcun risultato armonico interagendo con le onde sonore. Come nel caso del simbolo che porta inciso sulla maschera e della lunga sciarpa viola, tali accessori non sembrano trovarsi lì per essere apprezzati dai suoi simili. Essi sono piuttosto un grossolano tentativo di migliorare il proprio aspetto agli occhi delle creature dotate della vista, nella speranza di apparire loro un po’ meno alieno.


    Vestiario

  10. Una fascia di stoffa viola che tiene avvolta intorno al collo come una sciarpa.


  11. Un’accozzaglia di collane, bracciali e altri monili dorati senza valore.



  12. Armi

  13. Un normale falcetto da contadino, la cui lama è stata affilata non solo sul lato interno ma anche su quello esterno. Solo sporadicamente Leamhan ne fa uso in battaglia, preferendo affidarsi al suo elemento e, se possibile, preferendo non combattere in primo luogo. Nonostante ciò è in grado di maneggiarlo con una certa abilità, brandendolo con la sua coda. La lunghezza e la flessibilità di quest’ultima gli garantiscono infatti un’ottima portata, consentendogli di compiere ampie spazzate, rapide stoccate e di utilizzare il falcetto per agganciarsi agli oggetti circostanti o per tirare a sé gli avversari leggeri.


  14. Alcuni coltelli da lancio ai quali è legato, tramite un cordino, un rettangolo di stoffa bianca della grandezza di una carta da gioco. Generalmente ne porta con sé almeno sei, tenendoli stretti tra le pieghe della fascia di stoffa che avvolge la sua zampa anteriore destra. Inutile nascondere che Leamhan abbia incontrato non poche difficoltà nell’imparare a scagliare con precisione dei coltelli da lancio con la coda: dal punto di vista anatomico, in effetti, per un Teramin non è esattamente il movimento più naturale del mondo.


  15. Un libro all'apparenza assolutamente normale, le cui pagine sono però tutte bianche. Esso è effettivamente privo di qualsivoglia caratteristica speciale, se si esclude il fatto che dentro non vi è scritto nulla. Leamhan conserva una discreta scorta di questi libri nell’Archivio del suo villaggio natale, commissionandoli in genere al suo mastro cartaio di fiducia nella città di Kerus. A causa del prezzo tutt’altro che modico della carta e della rilegatura, tuttavia, se possibile evita di farne uso in battaglia.



    Carattere

    “Che problemi ha questo tizio?”

    Questa è, in genere, la domanda che si pongono coloro che si trovano ad incontrare Leamhan per la prima volta. La gente tende a fare d’altronde una certa fatica a capirlo, spesso nel senso letterale del termine: Leamhan parla molto rapidamente ma allo stesso tempo in maniera assai concisa, prediligendo brevi frasi lapidarie, spesso al limite del telegrafico, inframezzate da altrettanto brevi pause. La sua voce, caratterizzata da un timbro inaspettatamente basso e profondo, non forma poi la migliore delle accoppiate con la velocità del suo parlato, tanto che alle volte quello che dice risulta obbiettivamente difficile da capire. Come se non bastasse, spesso e volentieri Leamhan condisce il proprio discorso con espressioni e vocaboli ricercati o desueti, i quali rendono il suo eloquio ancora più bizzarro e straniante. È come le parole da lui pronunciate non fossero interamente farina del suo sacco, ma piuttosto l’estratto di un libro che sta recitando a memoria.

    Essendo la sua dimestichezza con le norme sociali essenzialmente pari a zero, Leamhan è assolutamente e comicamente ignaro del fatto che tutti lo considerano un tipo quantomeno bizzarro, ragion per cui non si pone alcun problema nel perseverare nei suoi atteggiamenti singolari. Lui non troverebbe nulla di strano, ad esempio, ad avvicinarsi ad un Nahrd che si sta facendo i fatti suoi nella piazza principale di Itios per dirgli qualcosa come:
    “I miei ossequi. Cosa si prova ad essere blu? È per una ricerca che sto facendo”.
    Il fatto che le varie specie umanoidi risultano sostanzialmente tutte uguali quando vagliate sotto il suo sonar lo induce tra l’altro a fare spesso confusione tra di loro, accrescendo ulteriormente la sua già elevata propensione ad imbattersi in situazioni imbarazzanti e surreali.
    "Ehm... amico, io sono umano. Non sono blu..."
    "Oh, mi dispiace molto. Arrivederci"


    Un'altro aspetto immediatamente evidente del carattere di Leamhan, anch'esso figlio della sua esigua esperienza nell'ambito dei rapporti interpersonali, è la sua sconcertante franchezza. Non importa quanto sia spinosa o delicata la situazione in cui si trova: lui esprime sempre e comunque il suo pensiero con la massima sincerità, senza curarsi minimamente della reazione che le sue parole potrebbero suscitare nei presenti. Sebbene si potrebbe essere portati a pensare il contrario, questa sua irriducibile schiettezza non è frutto di arroganza, di un malcelato complesso di superiorità o di una qualche tara mentale. Leamhan non vede semplicemente nulla di strano nell'esternare senza filtri la propria opinione, partendo tra l'altro dal presupposto che tutti facciano più o meno lo stesso. Ma la sincerità, a dirla tutta, non la si può nemmeno considerare una vera e propria scelta per lui: Leamhan è catastroficamente negato nel mentire o anche solo nell'omettere piccole parti della verità, e nelle rarissime occasioni in cui prova a farlo i risultati si collocano a cavallo tra la comicità e la più nera tragedia.

    Anche alla luce del quadro che si è tratteggiato sino ad ora della sua personalità, non dovrebbe sorprendere il fatto che, a dispetto della sua vasta cultura, Leamhan tende in molte occasioni a rivelarsi sorprendentemente ingenuo e facile da manipolare. Il migliore indizio che ha a disposizione per riconoscere quando qualcuno gli sta mentendo è infatti l’accelerazione del battito cardiaco che, in genere, si verifica quando si sta raccontando una frottola, sottile variazione che grazie ai suoi sensi affinatissimi egli è in grado di percepire piuttosto chiaramente. Le persone particolarmente avvezze a mentire, che quindi vanno incontro a poca o nessuna attivazione emotiva nel farlo, possono tuttavia ingannarlo con una certa facilità.
    Anche a causa della sua tendenza a prendere alla lettera sostanzialmente tutto ciò che gli viene detto, l’ironia e specialmente il sarcasmo sono per Leamhan concetti assolutamente alieni, motivo per cui egli difficilmente coglie e apprezza le battute.

    Nonostante tutto non si può negare che Leamhan ce la stia mettendo tutta per comprendere gli altri e per avvicinarsi a quella società che non ha mai capito e per questo sempre snobbato. Ha passato ore ed ore ad osservare in disparte le abitudini e i comportamenti delle creature dotate della vista, catalogandoli con la sua consueta meticolosità ed allenandosi nel frattempo ad imitarli. Si è persino spinto ad acquistare un mucchio di ninnoli senza valore di falso oro, che indossa un po’ alla rinfusa nella speranza di apparire più attraente ai loro occhi.

    Sebbene i risultati del suo duro lavoro lascino almeno per il momento parecchio a desiderare, la dedizione che Leamhan ha investito in quella che considera la sua nuova missione di vita è comunque innegabile e da un certo punto di vista persino ammirevole. Eppure, malgrado tutti i suoi sforzi, vi è un concetto semplice ma cruciale che ancora gli sfugge: non si possono capire le persone analizzandole come se fossero una nuova specie di insetto o di pianta da catalogare, sperando di potersi affidare alla ricerca e al metodo scientifico per entrare in connessione intima con loro.



    In Battaglia

    Potere speciale: An Saoghal: Il Coro; Il Mondo
    Leamhan riversa nella propria ombra un denso flusso di piccole proiezioni di oscurità, le quali come inchiostro fluiscono incessantemente al suo interno conferendogli un aspetto mutevole e caotico che ricorda vagamente lo schermo statico di un televisore a tubo catodico. Esse hanno la forma di Codici, ossia gli elementi di base che, insieme ai Glifi, costituiscono il fondamento del linguaggio scritto dei Teramin.
    Quest’amalgama di simboli neri consente a Leamhan di controllare i movimenti della propria ombra, permettendogli anche modellarne ed estenderne a piacimento la sagoma. Grazie ad essi egli può inoltre percepirne con grande precisione la forma e la posizione, il che la trasforma in un vero e proprio organo di senso aggiuntivo: quando l’ombra viene proiettata su di un’oggetto essa si adatta perfettamente alla sua forma tridimensionale, fornendo al Teramin informazioni estremamente accurate sul volume che esso occupa nello spazio.
    In ogni caso, essendo lui la fonte dei Codici di oscurità che vi si riversano all'interno, Leamhan può controllare i movimenti dell'ombra solo ed esclusivamente se mantiene il contatto fisico con essa tramite una parte qualsiasi del suo corpo. Mentre si trova sospeso a mezz'aria, ad esempio, la sua ombra perderà ogni caratteristica speciale.

    Oltre a ciò, i Codici che fluiscono nell’ombra di Leamhan hanno anche un’ulteriore proprietà: ognuna delle sue tecniche reagisce in modo differente con essi, fatto su cui egli basa interamente il suo stile di combattimento. La maniera con cui ciascuna tecnica interagisce con l’ombra è indicata nella descrizione della tecnica stessa.

    La velocità con cui Leamhan riesce a muovere la propria ombra varia a seconda di quanto è luminoso l’ambiente in cui si trova. Al buio completo della notte, dove i Codici hanno modo di muoversi in totale libertà, la sua velocità è piuttosto elevata, avvicinandosi a quella di un cavallo (o di un Teramin) al galoppo. La luce rallenta però di molto la sua andatura, per cui negli ambienti anche solo moderatamente illuminati, come possono essere l’interno di un edificio rischiarato da una serie di torce o una giornata nuvolosa, la sua velocità cala sensibilmente divenendo paragonabile a quella di un uomo che corre. In una zona pienamente irradiata della luce solare, infine, l’ombra appare pigra e letargica nei movimenti, e la sua rapidità si attesta intorno a quella di una persona che cammina a passo svelto.

    Il raggio d’azione massimo dell’ombra controllata dai Codici è di circa 15 metri. Muovendosi produce un leggero suono che ricorda quello di un rivolo d’acqua che scorre. Le fonti di luce costituiscono per l’ombra un ostacolo insormontabile, che non potendo scorrere sopra di esse è costretta ad aggirarle.


    Tecnica I: Ehwaz: Viaggio Spirituale; Il Cavallo
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Viaggio Spirituale e Cavallo". Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Il Glifo non possiede alcun effetto in se stesso, acquisendolo solo se abbinato all’ombra proiettata da Leamhan. Entrando in contatto con essa, qualsiasi oggetto o creatura marchiato da Ehwaz si trasformerà istantaneamente in un liquido nero simile ad inchiostro, e in questo stato viaggerà ad altissima velocità all’interno dell’ombra per poi riacquisire automaticamente la propria forma originale una volta giunto al suo estremo opposto. Lo spostamento è talmente rapido da apparire come un teletrasporto.
    Gli oggetti e gli esseri viventi spostati da Ehwaz conservano la velocità e la direzione che avevano quando hanno subito il suo effetto. Una creatura che corre a 20 chilometri orari, ad esempio, dopo aver subito lo spostamento ricomparirà alla medesima velocità. Oggetti di dimensioni enormi, come grosse imbarcazioni o edifici, sono immuni all’effetto del Glifo. Lo stesso vale per qualsiasi cosa sia saldamente ancorata al suolo o ad un qualsivoglia oggetto troppo grande per essere spostato da Ehwaz, che saranno considerati dal Glifo come un tutt'uno. Un arbusto, anche se molto piccolo, è un tipico esempio di questo caso.
    Ciò, tuttavia, implica che un oggetto marchiato da Ewhaz, nel caso sia ancorato ad un'entità sufficientemente piccola da poter essere spostata da esso, qualora entri in contatto con l'ombra di Leamhan trasferirà ad essa il suo effetto. Se, ad esempio, un umano ha un coltello da lancio marchiato con Ewhaz conficcato nella spalla, nel momento in cui tocca l'ombra verrà teletrasportato da essa come se fosse lui stesso ad avere il Glifo tracciato sulla propria pelle.

    Leamhan utilizza Ehwaz prevalentemente come tecnica evasiva o per spostarsi velocemente, ma per giungere alla destinazione desiderata è necessario che prima tracci il percorso con la sua ombra.

    Tecnica II: Hagalaz: Calamità; Grandine
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Calamità e Grandine”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso (anche se con Hagalaz probabilmente sarebbe meglio non farlo), ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Hagalaz, una volta attivato, si autodistrugge generando una piccola ma potente onda d’urto sferica di colore nero, avente circa un metro di diametro. Il Glifo si comporta come una sorta di mina esplosiva che, una volta piazzata, può essere fatta detonare in qualunque momento da Leamhan. L’onda d’urto prodotta dalla deflagrazione ha una potenza paragonabile ad un colpo sferrato con una pesante mazza di legno, essendo dunque sufficientemente potente da fratturare una o più ossa di una creatura di taglia umana. Calpestare Hagalaz comporta, ad esempio, il rischio di rompersi una tibia o le ossa del piede. Una creatura di grossa taglia non subirà ferite della stessa entità, ma l’esplosione sarà comunque molto dolorosa. È chiaro che esserne coinvolti solo di striscio comporterà un danno di portata inferiore, mentre l’effetto distruttivo maggiore lo si ottiene disegnando il Glifo direttamente sul bersaglio che s’intende abbattere.

    Hagalaz può essere “afferrato” e spostato dall’ombra proiettata da Leamhan, potendo dunque essere applicato in un punto differente da dove è stato originariamente tracciato.

    Tecnica III: Algiz: Protezione; L’Alce
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Protezione e Alce”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Nel momento in cui Leamhan ne attiva l’effetto, dal Glifo Algiz emerge un costrutto di oscurità dalla forma di una colonna nera a base esagonale del diametro di una decina di centimetri e della lunghezza di un paio di metri. Essa scaturisce dal simbolo in modo repentino e violento, tanto che esserne colpiti in pieno può essere molto pericoloso, ma Leamhan può anche decidere di evocarla in modo più lento e graduale.
    La resistenza delle colonne è paragonabile a quella del legno. Esse potranno essere distrutte da attacchi fisici o magici sufficientemente potenti, essendo particolarmente vulnerabili ai colpi basati sull’elemento luce o che comunque generano una forte luminosità. Una volta generate, le colonne persistono per circa 5 secondi prima di scomparire automaticamente affondando nel terreno.
    Qualora il simbolo Algiz venga disegnato in scala ridotta, magari per poterlo adattare alla superficie di un piccolo oggetto, le proporzioni della colonna da esso emersa saranno minori. In ogni caso, affinché possa essere attivato, il Glifo deve avere dimensioni minime di 4 o 5 centimetri.

    Se Algiz entra in contatto con l’ombra di Leamhan il suo effetto si trasmetterà immediatamente per tutta la sua estensione. Se, ad esempio, egli estende la propria ombra per disegnare un cerchio intorno a sé, all’attivazione di Algiz verrà circondato da una stretta barricata di colonne nere. Le proiezioni solide generate dal Glifo non possono comparire laddove l’ombra abbia uno spessore inferiore a 4 o 5 centimetri, ossia le dimensioni minime nelle quali Algiz può essere attivato.


    Tecnica IV: Raidho: Viaggio Fisico; Il Carro
    Usando una delle sue zampe come fosse un pennello intriso d’inchiostro, Leamhan disegna su qualsiasi superficie solida un Glifo di oscurità che, nella lingua dei Teramin, esprime approssimativamente i concetti di “Carro e Viaggio Fisico”. Per avere effetto esso deve essere tracciato con sufficiente fedeltà e precisione, per cui farlo su bersagli in movimento è un compito assai arduo se non impossibile. Il Glifo può essere cancellato come se fosse una normalissima scritta d’inchiostro ancora fresco, ad esempio passandoci sopra una mano. In alternativa un intenso lampo di luce lo farà scomparire istantaneamente, ma in entrambi i casi di esso non rimarrà alcuna traccia. Leamhan può marchiare anche se stesso, ma in tal caso non è necessario che disegni manualmente il Glifo con le zampe, siccome esso comparirà semplicemente sulla superficie della sua maschera ossea.

    Raidho è sempre associato ad un vettore che ne indica la direzione: avanti; dietro; destra; sinistra; sopra; sotto. Leamhan può cambiare a piacimento il vettore assegnato al Glifo anche dopo averlo tracciato. Qualsiasi cosa tocchi Raidho subisce immediatamente una forte spinta nella direzione indicata dal vettore assegnatovi, che persiste finché il contatto fisico con esso è mantenuto. Chi subisce il suo effetto avrà l’impressione che il verso della la gravità sia stato cambiato per un’istante.
    Chiaramente, più il bersaglio della tecnica è pesante e più esso opporrà resistenza alla forza che gli viene applicata, ricevendo dunque una spinta di proporzioni ridotte. Creature di costituzione paragonabile a quella umana saranno sbalzate dal Glifo per circa di cinque o sei metri, mentre quelle di grossa taglia subiranno al massimo un lieve sbilanciamento. Il discorso è diverso qualora a Raidho venga assegnato un vettore che indichi in basso. In tal caso l’effetto generato consiste in una forte spinta verso il suolo, paragonabile ad un raddoppiamento della forza di gravità, che sarà contrastata non dal peso di colui che la subisce ma piuttosto dalla sua forza fisica.
    Raidho non ha alcuna influenza sull’oggetto o la creatura sui quali è stato impresso, interagendo solo ed esclusivamente con ciò che tocca la sua superficie.

    Quando entra in contatto con l’ombra proiettata da Leamhan l’effetto del Glifo si trasmette per la sua intera estensione, senza tuttavia coinvolgere il suo utilizzatore.




    Storia
    Non c’è molto da dire sul passato di Leamhan. Egli, d'altronde, ha trascorso la sua intera esistenza nel suo piccolo villaggio natale situato alle pendici della catena montuosa dell’Ossidiana d’Argento, nella fascia collinare che separa Itios da Kerus.

    Mosso fin da cucciolo da una spiccata curiosità e da una fame di conoscenza che spesso e volentieri giungevano a sfiorare la soglia del morboso, Leamhan ha trascorso buona parte dei suoi anni giovanili dedito ad un’alacre e certosina opera di studio e catalogazione dei fenomeni della natura. Per lui non faceva differenza la soddisfazione del suo interesse del momento comportasse il passare la notte solo nella foresta a caccia di insetti oppure immergersi un'intera giornata nello studio di pergamene e tavolette dense di Codice: nessun campo di studio pareva sottrarsi alla sua curiosità instancabile. In virtù della sua propensione alla vita accademica, ben presto Leamhan divenne il custode dell’Archivio del villaggio, mansione che ha mantenuto fino a non molto tempo fa.

    Leamhan è sempre stato considerato un tipo eccentrico dagli altri Teramin del luogo. Individuo schivo e decisamente poco propenso alla vita in comunità, egli lasciava la sua dimora quasi unicamente per procacciarsi autonomamente il cibo nella vicina foresta e per acquisire oggetti e materiali necessari alla vita quotidiana. Assai di rado si faceva vivo per socializzare con i compaesani, essendo piuttosto impacciato nei modi e di fatto poco interessato a stringere amicizia con chicchessia. Occasionalmente si allontanava alcuni giorni dal villaggio per recarsi nella non troppo distante città di Kerus, dove in qualche modo riusciva a reperire nuovi strumenti e nuovo materiale di studio.
    Tuttavia, nonostante il suo atteggiamento singolare, Leamhan è sempre stato un membro piuttosto rispettato all’interno della sua comunità, grazie anche alla sua cultura innegabilmente molto vasta e al ruolo di discreto prestigio che ricopriva come custode dell’Archivio.

    Le cose hanno gradualmente iniziato a cambiare in tempi recenti, nello specifico dal giorno in cui la seguente domanda è divenuta la sua nuova ossessione: cosa significa vedere?
    In quanto studioso, ed essendo come ogni membro della sua stirpe cieco dalla nascita e privo del concetto stesso di visione, quelli della luce e della vista sono sempre stati per Leamhan dei temi avvolti da un’aura di mistero ed esoterismo. Nel corso degli anni ha letto decine e decine di pergamene di Codice sull’argomento, ma, come era facile da prevedersi, la letteratura Teramin sul tema si è rivelata piuttosto sguarnita. Essendo per ovvie ragioni impossibilitato a consultare i testi scritti per le creature vedenti, Leamhan è persino giunto a pagare profumatamente degli abitanti qualsiasi di Itios per leggergli ad alta voce complessi tomi accademici sul comportamento della luce, oltre che svariati libri di anatomia che trattavano il funzionamento dell’occhio.

    Con il proseguire delle sue ricerche Leamhan diveniva sempre più convinto di sapere praticamente tutto quello che c’era da sapere sulla luce e la sua percezione, dal fenomeno della rifrazione all’anatomia di un bulbo oculare umano e di altre creature. Eppure, paradossalmente, più la sua conoscenza aumentava e più si rendeva conto di non avere la minima idea di cosa significasse realmente vedere. Cos’erano il rosso e il blu? Cosa si provava a fissare direttamente in direzione del sole?

    Fu allora che Leamhan venne folgorato da una verità che non l’aveva mai nemmeno sfiorato sino a quel momento: non basta sapere tutto di una cosa per conoscerla davvero.
    Leamhan si sentì d’un tratto come se il mondo intero fosse crollato sulle sue spalle. Poteva affermare di aver mai davvero saputo qualcosa di tutto ciò che aveva studiato, dal momento che il mondo possedeva delle proprietà di cui lui non poteva fare esperienza?
    Ma, d’altronde, lui non aveva fatto esperienza diretta di nessuna delle cose che aveva appreso dalle polverose pergamene di Codice dell’Archivio, siccome non aveva mai lasciato il suo piccolo villaggio per più di una manciata di giorni. Cosa gli dava la garanzia che tutta la conoscenza da lui posseduta non fosse altro che una mera illusione?
    Ma lo stesso ragionamento, pensava Leamhan, poteva applicarsi alle specie vedenti. Loro, a differenza sua e di tutta la sua stirpe, vantavano un’esperienza diretta e quotidiana della luce. Potevano, tuttavia, realmente affermare di essere in grado di percepire e conoscere ogni cosa? Cosa dava loro la certezza che non esistesse qualcosa di etereo e ineffabile che sfuggiva alla loro percezione, l’equivalente della luce per un Teramin, che donava alle cose una proprietà a loro ignota e interdetta?

    No, Leamhan non riusciva ad accettare il fatto che al mondo potesse esistere una cosa che, per quanto si impegnasse ad analizzarla e studiarla, era destinata a sfuggire per sempre alla sua comprensione. Doveva pur esserci un modo per aggirare una simile barriera. Doveva pur esserci un modo per fare esperienza di qualcosa che fosse, anche solo lontanamente, simile alla vista e alla luce.

    Chiusosi come un eremita nell’Archivio del villaggio, vasto edificio scolpito nella parete rocciosa dell’altopiano, Leamhan sentiva di venir gradualmente consumato dalla sua nuova ossessione. Le sue abitudini giungevano sempre più strane e inspiegabili alle orecchie e al sonar dei compaesani. I già labili rapporti che intratteneva con essi finirono inevitabilmente per deteriorarsi ogni giorno di più, anche perché aveva iniziato a negare a chiunque l'accesso all'Archivio affermando di essere impegnato “nella ricerca più importante che mai fu intrapresa nell’intera storia della stirpe Teramin”. Furono in molti a convincersi del fatto che l'Archivista Leamhan, dopo una vita di stranezze ed eccentricità, fosse sprofondato definitivamente nella follia.

    Il giorno in cui emerse finalmente dai polverosi ed oscuri meandri dell’Archivio, Leamhan annunciò ai suoi concittadini di essere giunto ad una seconda, decisiva realizzazione (nessuno era stato informato del fatto che ve ne era stata un’altra in precedenza, ma lui non ci fece caso): la conoscenza che aveva accumulato e prodotto nel corso del suo lavoro come Archivista era effettivamente incompleta, ma non perché esistessero argomenti intrinsecamente impossibili da afferrare; Lo studio nozionistico rappresentava infatti solo metà del lavoro, poiché se si vuole realmente comprendere qualcosa è necessario farne esperienza diretta.
    Per questa ragione aveva deciso di abbandonare la sua città natale per affrontare un lungo viaggio. Sarebbe partito all’esplorazione dell’isola di Kengard, luogo di cui almeno su carta sapeva praticamente tutto ma che, di fatto, non aveva mai visitato di persona.

    Leamhan era sicuro che, così facendo, prima o poi sarebbe riuscito a risolvere anche il mistero della luce e della visione. Sarebbe stato sufficiente fare la conoscenza delle creature della luce, adottando le loro abitudini sino a diventare uno di loro. Imparando a comportarsi come una persona dotata della vista, pensava Leamhan, prima o poi sarebbe riuscito a comprendere, o perlomeno ad intuire vagamente, quello che si prova ad ascoltare quella melodia senza suono che loro chiamano luce.



    STORIA IN GAME
    Linka qui le role che ha fatto il personaggio.

    Scheletro scheda by Dekken.



    Nuovo pg così a caso. :paninozzo: La scheda è pronta da una vita, ma non l'avevo postata perché mi ero detto "vabbè, prima inizio ad usare Lyuda". Dal momento che lei sta ancora li a prendere polvere, a questo punto ho ritenuto fosse il caso di aggiungere un'altro soprammobile nello schedario per farle compagnia.

    La prima parte della descrizione delle tecniche è sempre uguale perché il loro funzionamento è il medesimo. Una volta letta quella della prima potete saltarla per tutte le altre. u_u

    Voglio stuprarlo u_u
    No cavolo! Questo tipo è troppo sexy! Voglio stuprare questo adorabile cavallo alienante coi miei pg! :1zxb9rs:


    Edited by Aesingr - 11/2/2019, 01:09
     
    Top
    .
  16.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    -

    Group
    Consigliere
    Posts
    876
    STIMA
    +207

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (Aesingr @ 6/2/2019, 11:15)
    Lehaman con l'ha abusiva è in gioco!!!
    Potrei dare la colpa a tante cose per il ritardo, ma la do al fatto che stanotte so rimasto sveglio per nulla xD

    Stranamente nella sua complessità mi sembra il più chiaro. Uuh come ci garba incasinarsi l'esistenza!

    Nah, se tolgo l'H il nome smette di avere senso. u_u
    Suppongo che con le tecniche di questo pg ho fatto una cosa così contorta che ha fatto il giro ed è diventato tutto chiarissimo. :asd:

    CITAZIONE (Master of Void @ 6/2/2019, 20:02) 
    Voglio stuprarlo u_u
    No cavolo! Questo tipo è troppo sexy! Voglio stuprare questo adorabile cavallo alienante coi miei pg! :1zxb9rs:

    Felice di sapere che ti piaccia, ma per qualche ragione credo che come potenziamento gli comprerò delle mutande in tungsteno decorate con un pizzo in filo spinato. :Vashnarak:
     
    Top
    .
  17.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    -

    Group
    Consigliere
    Posts
    876
    STIMA
    +207

    Status
    Anonymous
    Aggiunta la quinta tecnica, che acquistai secoli or sono. :paninozzo:
     
    Top
    .
  18.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Il drago azzurro che puzza di pesce

    Group
    Condottiero
    Posts
    5,293
    STIMA
    +595
    Location
    Eh... sapessi

    Status
    Offline
    Per niente ispirata alla quest dell'altro giorno xD ok a posto!
     
    Top
    .
  19.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    -

    Group
    Consigliere
    Posts
    876
    STIMA
    +207

    Status
    Anonymous
    Ho potenziato la quinta tecnica, utilizzando finalmente quel tomo che avevo comprato tipo l'anno scorso. :paninozzo:

    E' una cosa che non amo fare, ma questa volta mi sono trovato costretto a comprare una cosa con l'intento specifico di servirmene in una role in corso, anche perché l'alternativa era il serio rischio di giocarmi il pg. :asd:
     
    Top
    .
6 replies since 21/1/2019, 14:40   346 views
  Share  
.