Un progetto originale e un nuovo amico

Nicholas\Leamhan

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    Leamhan sembrava sempre più confuso dai suggerimenti di Nicholas. Iniziò a picchiettare rapidamente la zampa destra sulla sinistra, producendo un suono simile a quello che si sarebbe generato battendo tra di loro le bacchette di legno di un tamburo. Il disegno dell’occhio che normalmente compariva sul suo muso venne sostituito da un punto interrogativo.

    < Ma Nicholas Riordan. Preferirei che non applicassi oggetti sul mio volto. No. Ritengo che mi sarebbero di grande intralcio. >, disse, mentre nella sua voce piatta e inespressiva iniziava a trapelare, appena percettibile, una punta di disagio.

    < Accetto tuttavia di buon grado la tua assistenza nel comprendere il vostro linguaggio. >, aggiunse subito dopo.

    --

    < Oh! >, esclamò Leamhan rizzando di scatto le sue lunghe orecchie.
    < Vi è dunque un rapporto tra la temperatura di uno strumento ed il fatto che esso sia stato recentemente acquistato? >, domandò perplesso. < Ma come. Mai udito di tale relazione, mai. >
    Rimase in silenzio per qualche istante, sovrappensiero, con il muso rivolto verso una direzione imprecisata. Non aveva, evidentemente, mai sentito l’espressione di uso comune secondo la quale qualcosa di “fresco” equivale, in alcune circostanze, a qualcosa di nuovo.

    < Nicholas Riordan. >, disse, poi, voltandosi verso il giovane fabbro.
    < La biblioteca ci sarà invero di grande aiuto nella risoluzione di tali dilemmi. Si. Tu sei a conoscenza del luogo in cui sorge? >, domandò.
    < Ti chiederei di guidarmi. Cortesemente. Giacché io non conosco la via, no. >


    Perdona se nel post non ho fatto succedere nulla, però volevo evitare un cambio scena improvviso. Nel tuo prossimo post fai pure arrivare Leamhan e Nicholas direttamente davanti alla biblioteca, qui alla taverna personalmente non ho nulla da aggiungere. u_u
     
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    Come spesso succedeva, un'idea di Nicholas veniva rifiutata perchè lui non aveva considerato l'impossibilità di realizzarla. Quindi annuì alle parole di Lehaman. Va bene, non appogerò nessun oggetto sulla tua facciagli disse anche se non aveva ancora capito perchè fosse una cattiva idea comunque non insistette.
    Bene, io sono solp felice di aiutarti per il linguaggio.

    Alla locanda Nicholas lesse la lista del nonno. Sai,la lista l'ha scritta mio nonno che era un tipo piuttosto originale quindi amava gli indovinelli e i giochi di parole proprio come me. Quindi queste parole forse non vanno considerate vere ma bisogna pensare che alludano a qualcos'altro. è una caratteristica del nostro linguaggio, si chiama metafora. Fresco in questo caso vuol dire nuovo, non ha nulla a che fare con la temperatura spiegò al cavallino nero.
    Sì, so dove si trova la biblioteca visto che sono un cliente abituale. Ti guido, sarebbe poco lontano da qui. E cosa vuol dire giacchè? Non l'ho mai sentitochiese confuso prima che uscissero dal locale.


    La biblioteca era a pochi passi dal locale essendo entrambi sulla piazza principale. Ecco, Lehaman, da questa partedisse al suo amico. Svoltarono a destra e trovarono subito la biblioteca. Nicholas ci andava per leggere vecchi numeri di riviste di egnimistica anche se raramente raccogloeva lì informazioni.
    A volte vengo qui per raccogliere informazioni, so già dove andaredissea Lehaman guidandolo tra gli scaffali pieni di libri.
     
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    < Molte grazie. = ) >, disse Leamhan riferendosi, probabilmente, sia all’offerta d’aiuto di Nicholas che alla sua promessa di non incollargli rametti in faccia.

    --

    Leamhan tese le sue lunghe orecchie in avanti, incuriosito.
    < Oh! Lessi in passato dell’esistenza delle metafore. Si. Tuttavia debbo impratichirmi maggiormente a coglierne il significato, dacché attualmente ne ho difficoltà. >, ammise mentre trotterellava accanto a Nicholas verso l’uscita della locanda. Poco dopo aver lasciato l’edificio, il ragazzo gli chiese un chiarimento rispetto ad una parola da lui frequentemente utilizzata.
    < Si tratta di un sinonimo di “poiché”. >, fu la stringata risposta di Leamhan.

    La biblioteca non era distante dalla taverna, e la strana coppia la raggiunse in pochi minuti. Essendo ricavata nel tronco cavo di una gigantesca quercia ancora vitale e rigogliosa, varcandone la grande porta scavata nel legno vivo i due si ritrovarono in un vasto ambiente circolare, articolato in diversi piani ciascuno dei quali era suddiviso in sezioni da lunghi ed alti scaffali ricolmi di tomi e pergamene. Numerose vetrate, alte e sottili per adattarsi alle naturali venature dell'albero, illuminavano abbondantemente la grande sala. C’era un gran via vai di persone, eppure, escludendo il calpestio smorzato dei passi ed il fruscio prodotto da migliaia di pagine che venivano continuamente voltate dai molti ospiti, nell’ambiente regnava un silenzio quasi perfetto.

    Leamhan fece un profondo respiro; un odore per lui estremamente familiare, di carta, pergamena ed inchiostro, giunse subito alle sue narici.
    < Nicholas Riordan. Desidero chiederti un favore, prima di addentrarci nello studio per la creazione della Pietra Cantante. >, disse, volgendosi verso il giovane fabbro.
    < Quest’oggi ho in programma d’incontrare il Primo Bibliotecario Ferglarendir. Si tratta per me d’un evento invero lieto, molto. Fremo dall’eccitazione. Si. > Mentre, in effetti, la sua coda ondeggiava veloce e le orecchie scattavano febbrilmente in tutte le direzioni, il tono della sua voce pareva l’esatto opposto di quello che avrebbe adottato una persona che stava fremendo dall’eccitazione.
    < = D >
    Per compensare a tale lacuna, un disegno, rappresentante in modo piuttosto approssimativo un volto gioioso, comparve brevemente sul suo muso al posto del solito occhio.
    < Nicholas Riordan. Potresti dunque accompagnarmi da lui? Avrei il piacere di averti accanto. Cortesemente. >, domandò, mentre la punta della sua zampa anteriore sinistra iniziava a picchiettare nervosamente sulle assi di legno del parquet.
     
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    Capisco. Le metafore, in effetti,a volte sono difficili da capireosservò Nicholas capendo questa volta le parole di Lehaman.Mio nonno ne faceva uso,per questo veniva considerato il poeta nella mia famiglia. Non era malinconico nel ricordare il nonno perchè aveva lasciato dei bei ricordi quindi manteneva parlandone la stessa allegria di sempre. Un giorno o l'altro ti parlerò più nel dettaglio di lui, per ora ti dirò solo che era un eccelente ricercatoredisse a Lehaman.Ah, capisco,poichè è sinomino di perchèannuì poi Nicholas quando gli spiegò il significato.


    A Nicholas piaceva la biblioteca anche solo per com'era fatta,la trovava molto originale e ogni volta si soffermava a guardare le pareti legnose, le vetrate e il resto.
    Chiedimi pure qualunque cosadisse con un sorriso al cavallino nero.Quindi ci dev'essere una lettura del Primo Bibliotecario, se tu lo devi incontrare. Intendo che lui si mette a leggere un libro per le persone sedute lì intornoosservò. Io non ne sapevo nulla, distrazione mia ma magari se legge qualcosa di interessante ascolterò anche io. Certo che ti accompagno,spero che sarà interessante anche per me. Però ecco non sapevo che tenesse una lettura, andiamo a vedere.
    Il ragazzo accompagnò il cavallino nero dopo l'ingresso in una grande sala proprio al centro dell'albero. Lì c'erano i Bibliotecari. Nicholas aveva scordato di dire che la lettura era per bambini ma scoprì che si sbagliava. Infatti c'era un pubblico anche di creature più adulte sedute sulle sedie in cerchio di fronte al Primo Bibliotecario che leggeva. Quando finì la riga,partì un applauso,lo videro chiudere il libro.
    Ecco,ora è il momento giusto per parlargli. Lo so, siamo arrivati in ritardo e ha finito la lettura però puoi sempre incontrarlodisse Nicholas a Lehaman incorragiandolo.
     
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    < Oh! Un ricercatore anch’egli. Dunque un mio collega. >, osservò Leamhan compiendo un piccolo saltello entusiasta sul posto.
    < Fare la sua conoscenza mi avrebbe dato gran piacere, si. >
    Il suo entusiasmo, tuttavia, s’interruppe bruscamente. Rimase in silenzio per qualche istante, come se, d’improvviso, non sapesse più cosa aggiungere. Diede qualche colpetto al selciato con la punta della sua zampa anteriore destra, come a voler riempire il silenzio con quel picchiettio.
    < Dal momento che ne parli al passato, debbo dedurre ch’egli sia deceduto. >, disse, poi, con la consueta piattezza che caratterizzava la sua voce.
    < Ne sono invero molto spiacente, Nicholas Riordan. Molto. = ( >, aggiunse, mentre uno volto triste rozzamente tratteggiato si dipingeva sulla superficie bianca e liscia del suo muso.

    --

    Non appena Ferglarendir terminò la lettura che stava tenendo, Nicholas incoraggiò Leamhan a raggiungerlo. Lui, però, esitava. Si voltò per un momento verso il giovane fabbro, come se volesse ottenere un ultimo cenno di conferma o, forse, di rassicurazione, dopodiché fece un profondo respiro e si avviò verso il Primo Bibliotecario. Grazie al suo passo spedito da piccolo cavallo, lo raggiunse quasi immediatamente.

    Nel rivolgersi a Ferglarendir, che con la sua notevole statura di elfo torreggiava sul metro e mezzo scarso del teramin, Leamhan dovette inclinare di molto la testa verso l’alto.
    < Signor Ferglarendir. Porgo i miei saluti. >
    Mentre il tono della sua voce era come sempre piatto e inespressivo, il suo linguaggio corporeo comunicava tutt’altro: la coda dardeggiava senza posa nell’aria, le orecchie erano ritte verso l’alto, la zampa anteriore destra continuava a picchiettare nervosamente sulla sinistra producendo un rapido ticchettio.
    < Il mio nome è Kermes Leivhann. Tuttavia vengo comunemente denominato “Leamhan”. Per brevità. >
    L’agitazione del teramin diveniva sempre più evidente. Continuava a schioccare il suo sonar a intervalli regolari, quasi volesse costantemente assicurarsi che il Bibliotecario fosse ancora lì, mentre il picchiettio prodotto dalle sue zampe si faceva sempre più frenetico.
    < Nel mio villaggio ricopro il ruolo di Archivista. Si. Siamo dunque colleghi! = ) Io… Io nutro molta stima nei tuoi confronti signor Ferglarendir. Molta invero. >
    Lemahan aprì la bocca come se fosse in procinto di aggiungere altro, ma la richiuse immediatamente. Si rese conto, in quel momento, di essere andato ad incontrare il suo idolo senza sapere esattamente che cosa dirgli. Rimase in silenzio per qualche istante, col muso fisso verso l’anziano elfo e le orecchie tese leggermente in avanti. L'imbarazzo era palpabile. Si volse per un attimo verso Nicholas; il suo volto era incapace di esprimere qualsivoglia espressività, eppure non vi era alcun dubbio sul fatto che quella fosse una richiesta d’aiuto.
    < Signor Ferglarendir. Ti… ti piacciono gli insetti? Io li ritengo mirabili. >, domandò in un ultimo, disperato, tentativo d’intavolare una conversazione.


    Al prossimo post entrerà Aesingr, che interpreterà Ferglarendir. La sequenza di turni diventerà quindi la seguente:
    -Fantasia dei Colori;
    -Aleph;
    -Aesingr.

    Terminata la conversazione con il bibliotecario, Aesingr uscirà e Nicholas e Leamhan torneranno alla loro ricerca, per cui, a meno che non accadano strani imprevisti, i turni saranno di nuovo quelli di prima (ossia alternati tra Aleph e Fantasia dei Colori). u_u
     
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    La biblioteca non era mai stata troppo deserta; senz'altro silenziosa, ma mai davvero vuota. Gli abitanti di Knawr e dintorni, ovvero praticamente tutta Kengard, apprezzavano quel luogo come si apprezza una casa accogliente, con un camino acceso e il tepore delle ore serali dopo un pasto rinvigorente.
    Il legno della quercia, imperitura e maestosa, faceva da riparo per tutti coloro che gradivano una lettura che fosse storica, scientifica, geografica o di semplice narrativa fiabesca. Non v'erano differenze di ceto sociale o di specie a casa di Ferglarendir, e quelle rare volte in cui scoppiava un disastro era il disastro stesso a consumarsi in un pugno d'istanti.
    Kengard era rinomata per eventi nefasti e nefandi che possono accadere in sequenza privi di un filo conduttore, a partire dai sopralluoghi un pochino movimentati di Liya fino all'invasione di bestie demoniache figlie di quella o quell'altra fonte oscura; difficilmente si raccontava di esser stati sull'isola per più di due lune senza aver assistito a qualche delirio nelle affollate vie di Kerus, nei così detti pacifici parchi di Itios o tra le silenti acque della Città sotterranea. Eppure, in qualche modo, a Knawr i problemi giungevano e se ne andavano come folate di brezza marina su un tappeto di sabbia bianca che innalzava granelli dal suolo per poi disperderli in cielo.
    L'elfo anche quel giorno se ne stava immerso tra i suoi allievi, così costoro si facevano chiamare, e come accadeva almeno una volta ogni cinque o sei lune si dilettava in una lettura di uno dei volumi da lui scritti in età giovanile, divenuti parte del suo sapiente ed infinito repertorio. Narrava di quotidianità del passato, di usanze e costumi, di utensili e veicoli come di armi e magia. Sull'isola la magia aveva assunto quasi un sentore comune, ma non era comune affatto; non erano molti a poterne o volerne carpire i segreti più intrinseci, e chi ne sfiorava la superficie senza individuarne le fondamenta, spesso si limitava a sperimentarne una forma inconscia se in pericolo o spinto da forti emozioni.
    Erano proprio quelli gli argomenti che avevano avvicinato migliaia di individui al suo albero più che secolare. Non aveva comunque mancato di rimpinguare la storia con avvertimenti, metafore, insegnamenti e altre verbosità, a dire di molti, inutili se ascoltate con gli occhi e non con le orecchie.
    Quando finì, anche quel giorno, vollero ringraziarlo con un applauso. Non aveva mai apprezzato granché le reverenze, ma come aveva ammesso più volte non disdegnava affatto ringraziamenti e consensi da parte di quelli che, da allievi, per lui erano divenuti fratelli.
    Alcuni si alzarono e si complimentarono, altri presero a commentare battute fra di sé, altri ancora rimasero in silenzio a rimuginare su quanto avevano udito. Dall'ingresso poi giunse un teramin, Ferglarendir ne sapeva abbastanza a riguardo (tipo più di Aleph), affiancato da un giovane dai vispi occhi verdi.
    Il teramin fu il primo ad avvicinarsi. L'anziano elfo si rivolse a lui con un inchino come avrebbe fatto con chiunque altro, poiché ben poca importanza aveva che la creatura non avesse occhi per guardare se poteva percepirlo. Ferglarendir si diceva, ed era vero, che emanasse un'aura talmente vivida e pulsante nella sua quiete da poter muovere la materia senza toccarla. Chiunque non avesse avuto tempo da perdere nel vederlo, poteva carpirne i movimenti a distanza e leggere quel che lui voleva comunicare, come avrebbe fatto uno dei suoi libri sugli scaffali tutt'attorno.
    Si era presentato come Kermes Leivhann, e diceva di provare stima per lui. Questo lo rallegrava.
    "E io per chi ne prova per me e per questo luogo, Leaman. Benvenuto tra noi"
    Non precisò -nella mia biblioteca-, perché quella biblioteca non era di nessuno; né sua, né di Knawr, né di Kengard. Quella quercia avrebbe accolto chiunque avesse voluto accedervi, da oltre o non oltre i confini.
    Alla domanda che ne seguì riguardo agli insetti, Ferglarendir impiegò solo un paio di secondi per sorridere.
    "Senza dubbio si tratta di creature affascinanti, piccole eppure certe volte ben più forti e resistenti di quanto ci si possa immaginare. Laboriosi e spesso parte della famiglia che è lo sciame, purtroppo risultano fastidiosi al mondo che li circonda quando non possono rendersi utili"
    Non avrebbe mai negato che anche lui, rispettoso della vita e della morte in ugual modo, qualche volta si ritrovava a scacciare un insetto di troppo dalle stanze della biblioteca. Non ricordava di averne uccisi, ma forse perché sapeva comunicare loro che, se avessero infastidito la lettura dei suoi fratelli, avrebbero rischiato di rimanerci secchi per colpa di qualche scappellotto. Forse era per quello che i problemi con Ferglarendir tendevano a non attecchire.
    "Gli insetti sono buoni per essere schiacciati" proruppe una voce pesante, dalle spalle di Leaman e del suo compagno umano.
    Un uomo in armatura fece il suo ingresso nella biblioteca, con passo un po' troppo pretenzioso per gli standard della gente che frequentava Knawr. Aveva una grossa spada ancorata alla schiena, una barba folta e nera e l'espressione di qualcuno che sa perché si trova lì e sa anche con chi sta avendo a che fare.
    "Non mi trovate d'accordo, ma salute a voi" rispose Ferglarendir in tutta calma.
    Forse era vero che i problemi in quel luogo tendevano a non attecchire, questo tuttavia non significava che fossero del tutto inesistenti.
     
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    Quindi anche tu sei un ricercatore? Mio nonno studiava la fauna e la flora di Kengarddisse Nicholas a Lehaman.Se vuoi ti faccio vedere i suoi disegnidisse poi quando il cavallino disse che gli sarebbe piaciuto fare la conoscenza del nonno. Purtroppo lui di persona non posso fartelo conoscere. Smise di parlare notando il suo silenzio e anche il ragazzo stette un attimo zitto in un modo pensieroso. Sì, è deceduto quando io ero più piccoloconfermò. Era tra i ribelli dell'isola quindi io sono onorato di aver avuto un nonno così coraggioso. Certo, alcuni l'avrebbero chiamato imprudente ma non importa. Comunque mi ha lasciato da finire la ricerca che stava facendodisse poi con un sorriso con un misto di malinconia e leggerezza.


    Lehaman si volse verso di lui e Nicholas gli disse: farai sicuramente un' ottima figura con lui. Salve,maestro. Rivolse il suo saluto al Primo Bibliotecario convinto si dovesse chiamare così poi stette in silenzio. Lehaman disse di essere un' Archivista,chissà quante cose interessanti sapeva e cosa doveva catalogare, forse le pietre vista la sua richiesta di aiutarlo nella ricerca. A Nicholas quindi sarebbe piaciuto collaborare con lui.
    Ricambiò lo sguardo del cavallino nero con un sorriso, qualsiasi cosa avrebbe detto al Bibliotecario sarebbe andata bene. Il ragazzo non aveva soggezzione dei personaggi importanti,cosa che a volte gli procurava qualche figuraccia ma per lui la fama non aveva importanza. Trattava quindi con la stessa leggerezza e accoglienza chiunque sia si trattasse di un elfo anziano sia che fosse un demone.
    Lehaman chiese a Ferglarendir se gli piacevano gli insetti, una domanda che andava benissimo per conoscerlo. L'elfo rispose con sincerità e saggezza. Quindi quella era una domanda competente.
    Poi una voce disse che gli insetti erano buoni per essere schiacciati. Io invece penso che siano meritevoli. Anche se pungono, le api sono simpatichedisse brevemente Nicholas sentedo giusto dichiarare la propria opnione a questo punto. Un uomo in armatura proruppe in biblioteca e il ragazzo lo accolse in maniera piuttosto rilassata senza dare traccie di paura o agitazione. E senza neppure cercare di discutere con lui o avere fretta.
     
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    Scusate il ritardo.

    Ho una domanda per Aes. E' possibile spostare cronologicamente questa role affinché si svolga prima di questa? La questione è puramente narrativa. Insomma, non mi pare plausibile che Leamhan sia così, come dire... di buon umore dopo quello che è successo li. XD

    Non credo che ciò creerebbe incongruenze con quest'altra role alla quale Nicholas sta partecipando, e su questo vorrei rassicurare Fantasia dei Colori. Nicholas e Leamhan si sarebbero conosciuti qualche giorno o settimana prima che Leamhan incontrasse Meno Zell a Kerus, per cui se l'argomento uscisse fuori nel corso della nuova role di Nicholas non ci sarebbero cambiamenti.


    < Oh! >, esclamò Leamhan, rizzando di scatto le orecchie.
    < Tuo nonno era dunque invero dotto ed inoltre coraggioso. Bene. = ) > Sul suo muso, a sostituzione di un’espressività che per era lui impossibile, si delineò il solito disegno abbozzato di un volto sorridente.
    < Mi diletto anch’io nello studio della flora e della fauna, Nicholas Riordan. Gli insetti sono il mio tema favorito al riguardo. >, aggiunse. Il suo entusiasmo nel discorrere di tali argomenti, più che nella voce, si rifletteva sulle movenze fluide e veloci della coda.
    < La matematica è il mio prediletto al di fuori dell’ambito biologico. >, specificò poi.

    Leamhan rimase in silenzio per qualche istante. Lanciò un schiocco di sonar in direzione del giovane fabbro. Sembrava intenzionato ad aggiungere altro, ma esitava.
    < Nicholas Riordan. Mi trovo tuttavia a doverlo rimarcare. >, disse, poi, inclinando leggermente la testa da un lato.
    < Mi è impossibile osservare i disegni di tuo nonno. Mi è impossibile osservare alcunché, essendo io sprovvisto d’occhi. >.
    Prese una breve pausa, durante la quale iniziò a picchiettare sul terreno con la punta della sua zampa anteriore sinistra.
    < Sono di ciò assai desolato Nicholas Riordan. Considerevolmente. = ( >
    Sulla sua maschera, al posto dell’occhio, prese forma un disegno rappresentante un volto triste stilizzato.


    --


    Ferglarendir non aveva neppure finito di parlare, ma Leamhan già non riusciva più a contenere la propria eccitazione; iniziò a zampettare sul posto, sollevando, alternatamente, la zampa anteriore destra assieme a quella posteriore sinistra, e poi quella anteriore sinistra con quella posteriore dal lato opposto. In quel momento tutto, nelle sue movenze, lo faceva rassomigliare ad un piccolo cavallo da circo ammaestrato.
    < Kehehehe! Dunque anche tu apprezzi gli insetti, Ferglarendir. >, disse, interrompendo bruscamente il suo balletto. La piattezza del suo tono di voce stonava tremendamente con il fermento che aveva appena espresso attraverso il corpo, mentre la sua risata, gracchiante come il verso di un corvo, rappresentava un’ulteriore nota stonata.
    < Molto bene! Molto, molto bene. = D > Sulla tavolozza bianca e liscia della maschera che costituiva il suo muso si delineò brevemente il disegno grossolano di un volto gioioso.
    < Ferglarendir. Sarei ben lieto di discorrere dell’argomento. Si. Poiché dalle ricerche che ho svolto sia in letteratura che sul campo ho tratto talune conclusioni che desidero condividere. Il tuo parere è per me inestimabile. Le espongo di seguito. >
    Leamhan inspirò profondamente, come se stesse prendendo fiato prima d’immergersi sott’acqua.
    < I grilli comuni esperiscono i suoni attraverso le zampe. Com’anche noi Teramin! Mirabile. = ) La grande maggioranza delle specie di farfalla trae invece, dalle zampe, informazioni gustative. Invero curioso, si. Le falene rilevano talune informazioni sonore per mezzo delle ali. Kehehe! Esse sono il mio tipo d’insetto favorito. >
    Pur mantenendo la sua consueta inespressività, Leamhan parlava a ritmo incalzante, senza praticamente lasciare spazio tra una frase e l’altra. Pareva quasi che stesse recitando un testo che aveva imparato a memoria. S’interruppe brevemente solo per recuperare, in un solo grande respiro, tutto il fiato che aveva appena speso, dopodiché riprese immediatamente il suo monologo.
    < Codesta varietà m’infonde meraviglia, Ferglarendir. In misura considerevole. Desidero inoltre domandarti la tua opinione in merito alla complessa struttura sociale adottata da svariate specie d’insetto. Quali le api citate da Nicholas Riordan. Si. Ciò è strabiliante invero. Esse sono dotate d’un linguag- >

    L’interminabile disamina del teramin venne bruscamente interrotta da una voce rude e possente, la quale affermava che gli insetti erano buoni solo per essere schiacciati. Udendo queste parole, Leamhan si voltò di scatto verso l’ingresso della biblioteca. Emise alcuni schiocchi di sonar. Constatò che a parlare era stata una creatura dalle fattezze antropomorfe, presumibilmente un umano piuttosto nerboruto. A giudicare dalla pesantezza dei suoi passi e dal clangore metallico che li accompagnava, intuì che l’uomo indossava un’armatura completa.

    Leamhan esalò un sbuffo d’aria dalle narici; il suono che produsse ricordava molto da vicino quello che avrebbe emesso un cavallo irritato.
    < Ma no! >, sbottò. La sua voce, animata dalla frustrazione, suonava appena un tantino meno piatta e ovattata del solito.
    < Signor Uomo in Armatura. Ma no. Si discorreva d’entomologia e tu ci hai interrotti. >
    La sua zampa anteriore destra iniziò a picchiettare con vigore sulle assi del parquet, tempestandole di tante piccole ammaccature. Non poteva crederci: finalmente incontrava il leggendario Ferglarendir, tra l’altro per discutere di uno dei suoi argomenti preferiti, ed uno sconosciuto veniva ad interromperli.
    < Inoltre gli insetti non debbono essere schiacciati, no. Ma cosa vai dicendo. >. Leamhan, con le lunghe orecchie nere tese verso l'alto, inclinò leggermente la testa da un lato. Sulla machera bianca del suo volto prese forma un disegno, decisamente approssimativo, che avrebbe dovuto rappresentare un’espressione arrabbiata.
    < Molto male, signor Uomo in Armatura. Molto, molto male. >= ( >

    Le cose che dice Leamhan sugli insetti le ho trovate cercando su google "Curiosità sugli insetti", per cui non posso garantire sulla loro veridicità. :asd:


    Edited by -Aleph- - 25/11/2020, 15:20
     
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    L'uomo vestito di metallo si fermò sul posto, osservando il siparietto che si trovò davanti in risposta al suo ingresso. Da prima convinto e austero, di fronte alle parole della strana creatura e del ragazzo che lo avevano preceduto non riuscì a trattenersi.
    Ne seguì un breve silenzio, poi scoppiò a ridere con voce decisamente meno pesante rispetto a prima. Non indossava un elmo, quindi si poté distinguere in ogni sfaccettatura la sincerità della sua espressività.
    "Ti circondi di gente sempre più strana vecchio!"
    L'uomo si avvicinò con un sorrisetto che gli increspava la barba, superando il gruppetto e avvicinandosi ad una delle mensole da cui svettavano titoli bianchi e d'argento su copertine rosse e ruvide come polvere di papavero; che, a dire il vero, non è proprio rossa ma va beh(?).
    Ferglarendir annuì, lasciandolo rovistare tra i libri in cerca di quel che voleva. Quando l'uomo tornò indietro, ne approfittò per presentarlo a Leaman e al giovane che ancora non aveva rivelato il suo nome e che lo aveva chiamato maestro. Non trovò spiacevole quell'appellativo.
    "Lui è mio figlio, Rovres"
    L'uomo scosse il libro che teneva in mano, dal titolo -Flussi-, con sguardo contrariato.
    "Non far sembrare che sia figlio di qualche incrocio raziale illegittimo, caro padre"
    L'elfo scosse il capo, abbozzando un sorriso mentre si portava una mano in grembo e si esibiva in un particolare gesto come di un arco teso.
    "Risulti oltremodo ingiusto e fastidioso, caro figliolo"
    Proseguì poi rivolto ai due nuovi arrivati. "Mi correggo, figlio adottivo. Sia mai mi degni della soddisfazione di chiamarmi papà senza ciuffetti d'ironia"
    Non appariva per niente offeso in realtà. Non era comunque individuo di facile interpretazione Ferglarendir, bibliotecario di Knawr e niente più in apparenza, una storia ricolma di misteri alle spalle.
    "Gli insetti hanno molto più rispetto. Anche le api prima di poggiarsi su un fiore chiedono il permesso" asserì riprendendo il vero argomento principale. "Caratteristiche impressionanti, gli organi di senso di alcune di queste piccole creature hanno di che condividere anche con la tua specie Leaman. Assolutamente affascinante. Alcuni coleotteri sono talmente abili da riuscire a loro volta a produrre suoni che ingannano gli organi di senso altrui, sfruttandoli per mimetizzarsi anche all'interno di un formicaio o di uno sciame, come vi sono falene in grado di anticipare aggressioni proprio grazie a ciò che percepiscono le loro ali"
    Rovres rimase in piedi ad ascoltarli per farsi un'altra risata. Erano imbarazzanti, ma allo stesso tempo geniali. Sembrava quasi, quasi e non del tutto s'intende, intenzionato a dire la sua.
     
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    Sì, gli piaceva scoprire le cose così come pure a medisse Nicholas con un moto di orgoglio verso il nonno.Anche io penso che gli insetti siano piuttosto interessanti. Alcuni li trovo intrappolati in qualche pezzo d'ambra che uso per il mio lavoro,poveretti. Chissà perchè vengono a infilarsi nell'ambramormorò Nicholas pensieroso. Gli dispiaceva davvero per quelle povere creature.Cerco sempre di liberarli ma non mi riesce bene. Bè,l'importante è provarcidisse poi citando il suo motto in qualunque situazione. Lui non si perdeva mai d' animo e anche se non riusciva a liberare gli insetti era felice di averci tentato.
    Se ti piace la matematica allora un altro giorno puoi aiutarmi a calcolare le misure di ciò che devo costruire per il lavorogli propose. Lui faceva calcoli assurdi a volte e i clienti gli rimandavano la merce indietro quindi aveva bisogno di imparare un pò di cose.


    Ah, scusa, l'avevo dimenticato.Il candore di Nicholas era palese nel modo in cui spalancava innocetemente gli occhi davanti a qualsiasi sua gaffe. Quella sua espressione poteva far cadere ogni risentimento verso di lui o al contrario irritare di più il suo interlocutore. Lui comunque non si arrabiava ma scrollava mite le spalle.
    Però te li posso descrivere,fin da ora ti invito a casa mia. Ci prendiamo il tè,mi aiuti con la matematica e ti descrivo i disegnidisse con un sorriso. Nicholas si allontava da tutto ciò che lo infastidiva compresa la vergogna.

    Sorrise poi all'eccitazione di Leham nell'incontrare il Primo Bibliotecario. Era felice ed emise la sua tipica risata. Ascoltò poi i risultati delle sue ricerche sperando di apprendere qualcosa di utile anche lui. Ed erano interessanti, Nicholas pensò che se le farfalle traevano informazioni sul sapore dalle zampe allora potevano evitare di essere intrappolate nell'ambra che non era buona da mangiare. O forse era il profumo che le attirava.
    Disse che gli piacevano le api ed era vero, erano gialle,nere e ronzanti ovvero piuttosto originali.
    Quando arrivò l'uomo in armatura Nicholas fu dispiaciuto che interompesse una conversazione così interessante su delle forme di vita altrettanto interessanti. Lehaman espresse il suo fastidio per l'interuzzione. Concordo con il mio amico, gli insetti non devono essere schiacciati e a proposito mi dispiace ogni volta che ne vedo uno intrappolato nell'ambraapprovò il giovane fabbro.

    Sì, siamo strani ma non ci vergogniamo di esserlo. Io almeno non me ne sono mai vergognatodisse Nicholas alle parole che l'uomo in armatura rivolse a un'altra persona. La stranezza faceva parte della vita quindi invece di combatterla bisognava amarla. E Nicholas la amava in ogni sua sfumatura.
    Alla presentazione si avvicinò a Rovès con un ampio sorriso poi gli strinse amichevolmente la mano. Molto piacere Roves, io sono Nicholas e sono fiero di essere strano, come dici tu.
    La sua fierezza di esserlo era evidente nel modo in cui filtrava a volte con chiunque, uomo o donna che fosse e anche con qualche creatura,se gli piaceva. Era anche evidente nel modo in cui usava i propri poteri,sicuro che nessun altro li avesse.Io non ci vedo nulla di male a essere figli di qualche incrocio anche se io non lo sono. Se questo non è il caso,scusatereplicò poi il ragazzo con la disinvoltura che lo contraddistingueva nel parlare di cose che gli altri disprezzavano. Si scusava quindi più per la forma perchè era davvero sincero nel dire quello che pensava. Come sempre.
    Ah, è il vostro figlio adottivo. Ora capiscodisse annuendo senza traccia di imbarazzo.

    Favolose, le tecniche di sopravvivenza di questi coleottori. Io non mi intendo di insetti come voi ma ne sono un estimatore. Mi piacciono, credo siano una delle categorie di esseri viventi più originali e geniali al mondo quindi sono felice di scoprirne di piùdisse poi alle parole del Primo Bibliotecaro con un sorriso.
     
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    < Trovo gli insetti invero mirabili, Nicholas Riordan. Molto. >, rispose Leamhan, asettico come sempre.
    Quando Nicholas gli chiese di aiutarlo ad effettuare i calcoli necessari per completare il suo lavoro con la Pietra Cantante, il teramin dal manto nero rizzò di scatto le orecchie verso l’alto.
    < Oh! >, esclamò, compiendo un piccolo saltello.
    < Sarei ben lieto di fornirti il mio supporto per l’esecuzione dei calcoli che ti sono necessari, Nicholas Riordan. Si. Berremo del tè assieme ed eseguiremo conteggi, ed inoltre mi descriverai i disegni. Eccellente. = ) >

    Leamhan continuava a fissare il ragazzo con quel suo volto privo d’occhi e incapace di qualsiasi espressività, emettendo, ad intervalli regolari, un singolo schiocco di sonar. Sembrava costantemente sul punto di aggiungere dell’altro, ma non si decideva a farlo.

    < Nicholas Riordan. >, esordì infine.
    < Mi rallegro d’averti incontrato. Si. Avvertivo la mancanza di.... >
    Leamhan esitava. La punta della sua zampa anteriore destra scorreva veloce sul selciato seguendo le fughe del mattonato in pietra, come un aratro che solchi il terreno di un campo da coltivare.
    < Di condivisione. >
    Quella che il teramin sentiva addosso era una sorta di trepidazione mista ad ansia, come se fosse sul punto di fare una scoperta che, nel bene o nel male, era destinata a cambiare per sempre la sua vita. Era senza dubbio una novità, per lui: nonostante il vasto repertorio di vocaboli in suo possesso, non riusciva a trovarne uno che riuscisse a descrivere adeguatamente quello che stava provando.

    Fallita la via dell’espressione verbale, Leamhan tentò quella dell’azione: protese la sua lunghissima coda prensile verso Nicholas e la usò per arruffargli i capelli. Non disse nulla, ma sulla superficie bianca e liscia del suo muso si delineò un disegno rappresentante un volto gioioso.
    < = D >


    --


    Leamhan si volse prima verso Ferglarendir, poi verso Rovres, e poi, di nuovo, verso il bibliotecario.
    < Oh. Siete dunque uniti da un legame parentale adottivo. >, disse senza alcun tono in particolare.
    Rimase in silenzio per qualche istante, limitandosi ad emettere un paio di schiocchi di sonar. Non sapeva bene cosa dire, in verità.
    < Comprendo. >, fu il suo unico, laconico, commento al riguardo.

    < Signor Rovres. >, disse, poi, orientando le orecchie in direzione dell’uomo in armatura; a muoversi furono solo quelle, mentre il muso continuava a puntare Ferglarendir.
    < Sarei lieto di tenere seduta stante, assieme al tuo genitore adottivo, una breve dissertazione di entomologia. Si. Tu e Nicholas apprendereste svariate nozioni d’indubbio interesse ed inoltre divertenti. Molte. >
    Leamhan, finalmente, si voltò verso Rovres.
    < Potreste farne uso per catturare con effetto immediato l’interesse del vostro interlocutore nel corso di situazioni di svago. Si. In maniera strategica! Funzionerebbe senza dubbio. = ) >

    Fatta la sua proposta, Leamhan rimase in silenzio per un po’, presumibilmente in attesa di una replica dei diretti interessati. Si sarebbe detto che non avesse altro da aggiungere, ma poi, come colto da un pensiero improvviso, si voltò di scatto verso Nicholas.
    < Nicholas Riordan! Quasi lo dimenticavo. Tu ritieni dunque che noi due siamo dei tipi strani? >, gli domandò, piegando leggermente la testa da un lato. Sulla superficie bianca e liscia che costituiva il suo volto, al posto del tipico disegno stilizzato dell’occhio, comparve un punto interrogativo.
    < Oh. Ciò è invero curioso ed inatteso. Si. >

    Edited by -Aleph- - 1/12/2020, 16:11
     
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    [SPOILER]Scusate ragazzi non ho molto tempo, volevo fare un post più lungo per mandare avanti ma intanto rimando a voi poi nel prossimo introduco un po' di casino[/SPOILER ]

    Il ragazzo si era presentato come Nicholas. Rovres rimase alcuni istanti in silenzio, poi scosse il capo.
    "Felice tu non l'abbia presa male" replicò, scrollando le spalle in un tintinnare di ferraglia. "Ammiro inoltre il vostro entusiasmo, qua dentro sono tutti un po' addormentati"
    Si voltò verso Leaman e con curiosità lo studiò, cercando di leggerne gli insoliti movimenti e gli atteggiamenti tipici da teramin. Non che ovviamente conoscesse le gestualità dei teramin, né sapeva in realtà che quello fosse un teramin, né sapeva che esistessero i teramin. Non indugiò troppo su di lui, non c'era da escludere che detestasse essere osservato e che non gli fosse difficile percepire se qualcuno lo stava scrutando con insistenza.
    "Devo però interrompere il vostro allegro parlar di insetti, disegni e allegre amicizie, i pipistrelli stanno arrivando. E quegli insetti non sono proprio mirabili come voi dite, non sono neanche insetti suppongo"
    Ferglarendir si incupì. Si avvicinò di un passo; la sua espressione si era fatta più scura, come improvvisamente tutta la serenità nel sentir due possibili nuovi allievi interloquire gioiosi fosse sfumata in un batter di ciglia.
    "Non ne percepisco la presenza"
    "Per forza" rispose Rovres secco. "Stanno arrivando separatamente e molto velocemente. A quanto pare neanche tu riesci ad individuarli se si muovono in quella strana nebbia, sono più intelligenti del previsto. La dragonessa blu delle tempeste tua amichetta si è diretta verso i monti e deve averne mancati un bel po'"
    Ferglarendir si fece pensieroso.
    "Qualcuno di voi si è fatto male?"
    Rovres attese un istante.
    "Solo due di noi sono morti. Erano andati in perlustrazione ma si sono avvicinati troppo"
    L'anziano elfo storse il naso al sentire quel -solo-, come la morte di -due soli- abitanti di Knawr fosse cosa di poco conto.
    Qualche mormorio si levò dall'interno della biblioteca. Alcuni degli allievi di Ferglarendir in silenzio uscirono e si allontanarono. La gran parte rimasero dov'erano, con rinnovato interesse.
    Rovres poi riprese, dando le spalle ai tre.
    "Anziché ciarlare di api e coleotteri, vi consiglio di dare un'occhiata a qualche manuale su come disinfestare da pipistrelli giganti demoniaci e parecchio infastiditi dalla vita altrui dato il modo in cui aggrediscono. Non ne sono rimasti molti, a quanto pare gli Scalmanati si sono dati da fare come avevano detto e hanno ucciso diverse progenitrici. A noi non resta che difenderci e finire il lavoro"
     
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    Anche io. Bene, allora un weekend ci possiamo incontrare a casa mia. Cerco di dedicarmi al lavoro durante la settimana anche se i clienti scarseggiano comunque sto nel mio laboratorio quindi un sabato sarebbe adatto per incontrarci di nuovodisse Nicholas con un sorriso quando Lehaman accettò il suo invito. I clienti scarseggiavano forse per via della sua inettudine o della poca durata dei suoi poteri. Lui non ci poteva fare nulla se una sua riparazione durava venti minuti comunque non se la prendeva con nessuno.
    Non badava troppo ai dettagli essendo superficiale. Certo,i bambini sarebbero stati dei buoni clienti però non capitavano mai nel suo negozio. Avrebbe potuto costruire un cesto di caramelle da mettere in vetrina e cominciò a pensare all'idea.

    Anche io sono felice di averti incontratodisse poi tutto felice a Lehaman con un ampio sorriso.Sentivi la mancanza di...?chiese poi:qualunque cosa sia, sono contento che non ne senti più la mancanza. Ah, era la condivisione a mancarti. Bè,in due possiamo fare una squadra. Batti la zampa!e Nicholas alzò una mano davanti al piccolo cavallino. Dammi una leggera pacchettasi spiegò. Poi Lehaman gli arruffò i capelli e lui pensò che era un modo di ricambiare il suo gesto del batticinque.



    Nicholas poi fece la sua considerazione sull'essere degli ibridi senza pensare che le sue parole potevano venire mal intepretate non badando a queste sottigliezze come le chiamava lui. Rovers disse di essere felice che il giovane fabbro non avesse preso male la faccenda della parentela adottiva.Grazie dell'ammirazione e bè di solito le biblioteche sono silenziose ma quando c'è tanta gente mi piacciono. Questa poi è nella anche per l'aspettoosservò guardandosi intorno. Nicholas non faceva mai complimenti programmati, gli era solo venuto spontaneo dirlo. Lui non aveva bisogno di nulla per fare bella figura, solo del suo naturale attegiamento amichevole e aperto. Nella sua modestia sapeva essere educato senza fronzoli.
    Pipistrelli in una biblioteca? Questo sì che è interessante. Ditemi, c'è qualche caverna nelle vicinanze?. Essendo attratto da ogni cosa bizzarra e diversa. Nicholas era molto curioso riguardo alla questione. Adorava i pipistrelli. Non sono mirabili? Questione di gusti,a me piaccionoaggiunse poi desideroso di saperne di più. Flendigar però disse di non avvertine la presenza e lo stesso Nicholas volse lo sguardo da ogni parte come per vederli.Quindi sono avvolti da una nebbia, questo è davvero curiosoosservò. Chissà che specie di pipistrelli erano e quali poteri avevano. Poi i suoi occhi verdi si splancarono nella sua tipica espressione di innocente sorpresa. Sembrava quasi che Nicholas fosse sempre in grado di stupirsi del mondo e ciò perchè conservava il suo lato infatile.
    Morti? Non qui in questa città, speroesclamò poi riprese il suo solito ottimismo e un'espressione speranzosa. Comunque si rendeva conto di essere lontano a dove c'erano stati quegli omicidi.
    Poi sentì qualche mormorio levarsi.
    Qualcuno si allontanò ma lui rimase. Forse vogliono ucciderci per mangiarci. In questo caso mi dispiace ma non ho della carne di qualche animale con me. Comunque forse posso dare una mano con i miei poteri
     
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    < Si. >, rispose Leamhan senza specificare con cosa, esattamente, si trovasse d’accordo.
    < Mi allieta che anche tu sia contento d’avermi incontrato. Si. Poiché tu sei il mio primo amico, Nicholas Riordan. = ) >

    --

    Leamhan assistette in silenzio al breve scambio che avvenne tra Rovres e Ferglarendir, dove il primo avvertiva il bibliotecario dell’imminente attacco di creature da lui definite “pipistrelli”. Il teramin non sembrava, in verità, particolarmente catturato dalla conversazione: volgeva continuamente le orecchie a destra e a sinistra, forse attratto da qualche suono che solo lui poteva udire, mentre la punta della sua zampa anteriore destra scorreva lentamente lungo le assi di legno del pavimento seguendone le venature, così come farebbe l’ago di un grammofono sulla superficie rigata di un disco in vinile.
    < Si tratta di una quercia. > borbottò tra sé e sé a voce molto bassa.

    Fu solo quando tutti ebbero finito di parlare che Leamhan uscì finalmente dal suo apparente stato di estraniamento.
    < Debbo supporre che non si tratti di comuni pipistrelli. Che peraltro sono dei mammiferi. >, commentò con la sua consueta inespressività, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
    < Signor Rovres e signor Ferglarendir. Sono anch’io disponibile a fornirvi supporto in codesta situazione. Si. Ne sarei onorato, molto. > Parlava senza curarsi di volgere il muso in direzione di uno dei suoi interlocutori, mentre la punta della sua zampa anteriore destra continuava a solcare in maniera lenta e metodica le assi di legno del pavimento.
    < Se necessitate d’un aiuto sul campo, il mio udito sensibile potrebbe agevolarvi. Si. Giacché la nebbia scherma gli avversari alla vostra vista. Debbo tuttavia desumere che i pipistrelli siano dotati di abilità percettive simili alle mie. In quanto pipistrelli. >
    Leamhan si volse verso Ferglarendir, ma le sue orecchie erano invece orientate in direzione di Rovres; era, probabilmente, il suo modo per “guardare” contemporaneamente due persone differenti.
    < Qualora riteniate più utile svolgere un’indagine bibliografica, sarei ben lieto di condurla. Molto! Tuttavia Ferglarendir non ha richiesto ulteriori dettagli sui pipistrelli. Dunque egli possiede informazioni sulla loro natura avendo presumibilmente già svolto una ricerca in passato. Essa sarebbe in tal caso ridondante. >
    Il discorso del teramin dal manto nero terminò così com’era iniziato, in maniera tanto brusca quanto anticlimatica. In silenziosa attesa di una risposta, Leamhan volgeva la testa a turno verso ciascuno dei presenti, emettendo ogni volta un paio di schiocchi di sonar prima di passare al prossimo.

    < Oh! >, esclamò dopo un po’, rizzando di scatto le orecchie verso l’alto.
    < Sono spiacente per le due persone che sono decedute. Molto. = ( >, disse con il suo solito tono privo di espressività; per compensare, sulla maschera ossea che costituiva il suo volto comparve un disegno stilizzato rappresentante un'espressione triste.

    Edited by -Aleph- - 10/12/2020, 12:20
     
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    Ferglarendir annuì alle parole di Leaman e al contempo portò lo sguardo sugli allievi che si stavano allontanando. La cosa lo coinvolgeva più di quanto desse a vedere.
    "A Knawr tutti, o quasi, cercano di aiutare" spiegò abbassando leggermente la voce. "Ma non vi posso nascondere che queste creature sono particolarmente pericolose. Sembra che alcune progenitrici, così le chiamiamo noi che abbiamo potuto vederle da vicino, generino i loro figli come fossero uova. Sono piccoli batuffoli neri, talmente fragili e dolci in apparenza che da gran pena doverli uccidere. Purtroppo nel momento in cui sviluppano il proprio corpo, muovendosi con un adulto femmina, vagano circondati da una sottile nebbia che impedisce sia alla vista che ad una qualunque influenza mentale di raggiungerli... dove arrivano divorano, nutrendosi della linfa di piante e del suolo stesso"
    Ferglarendir raccontava in tono rilassato e lento, ma palesemente allarmato. Rovres uscì svelto dall'ingresso principale e sostò sulla soglia senza voltarsi. Di spalle, il suo spadone appariva ancor più imponente.
    L'anziano elfo riprese a spiegare, muovendo passi leggeri e quasi impercettibili sul legno echeggiante del pavimento.
    "Non ne sono rimasti molti, la minaccia sembra quasi domata. Purtroppo qualche progenitrice potrebbe ancora annidarsi nell'ombra. Finché non verranno eliminate Kengard sarà in pericolo. Non sappiamo ancora come si siano originate, anche se i sospetti ricadono sulla fonte di energia che risiede ad Ahsnaeris" A quelle parole, volle puntualizzare qualcosa che in passato, a volte, aveva dato per scontato e non voleva che suoi possibili futuri allievi ne rimanessero all'oscuro per una sua mancanza. "Kengard è viva, in tutti i granelli di sabbia, fili d'erba e frammenti di mondo di cui è composta. La Ginestra d'ambra non è una pianura di cristallo, è una creatura vivente e avara per quanto gentile; la Foresta di Ahsnaeris sembra altrettanto silenziosa, ma non ha bisogno di occhi e orecchie per ascoltare le nostre parole; il Volto di Meridia, forse racchiude più misteri di quanti io stesso ne abbia potuti svelare nelle centinaia di anni trascorsi. Questo è..."
    Rovres si immise, voltandosi per metà e fissandoli con un solo occhio scuro.
    "Non c'è tempo per bazzecolare! Se volete seguirmi ne sarò ben lieto, ma come ha detto il vecchio non è roba per i deboli di cuore e di braccia"
    Così dicendo scomparve dalla loro vista incamminandosi nel viale antistante la grossa quercia. Non aveva approfondito l'argomento -morti-, sapeva che l'elfo avrebbe avuto di che ridire. Era vero, non avevano tempo per tergiversare.
    Ferglarendir dedicò loro un inchino.
    "Se andrete con Rovres probabilmente conoscerete alcuni nostri alleati in questo scontro, spero possiate tornare vittoriosi. Vi prego di fare attenzione, così che quando tornerete possiate deliziarmi con le vostre imprese. Io dovrò narrarvi della Nebbia argentata"
     
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