Kengard: Creature da oltre i confini

Posts written by Rectina

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    Proverò a rispondere alle role entro domenica, ma tra lo studio, lo sport e un progetto di teatro a cui sto lavorando, sono impegnata. Cercherò di trovare un equilibrio tra le varie attività. Ad ogni modo, dal 28 dicembre al 22 gennaio sarò completamente inattiva sul forum.
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    Felthsar si offrì di andare per primo verso il palazzo dove si teneva il consiglio degli elfi. Ad E’riso scappò una risatina ingenua quando sentì il Maleyes lanciare dei latrati per richiamare l’attenzione degli occupanti dell’edificio.
    Un attimo dopo un elfo biondo vestito di verde e con una spada si parò davanti al gruppo.
    Ci fu un rapido giro di presentazioni e di scambi di battute tra il lupo e l’elfo che fece loro strada all’interno del porticato che abbelliva l’interno del luogo.
    A quanto pareva, il consiglio degli elfi non aveva sottovalutato i tragici eventi verificatisi i giorni precedenti; bene, ciò significava che non era necessario che il centauro e i suoi compagni di viaggio fornissero spiegazioni.
    L’interno dell’atrio del palazzo era interamente in pietra, con graffiti e decorazioni in muschio alle pareti. Dinnanzi a loro si trovava un massiccio portone di quercia che la guardia sospinse senza fatica.
    “Entrate pure, accomodatevi dove più vi aggrada!” Li invitò il biondo mentre si dirigeva a passo svelto verso un altro elfo dai capelli lunghi color cenere che gli ricadevano sulla schiena e sulle spalle.
    Ci fu un breve scambio di frasi tra i due, con l’elfo più anziano che annuiva ripetutamente, dondolandosi avanti e indietro nella poltrona. Indossava una lunga veste color porpora ed aveva una vistosa collana di cuoio al collo.
    Nel frattempo, la comitiva prese posto in un angolo della sala: chi più vicino al consiglio degli elfi, come E’riso; chi più lontano, come Grift che mostrava una certa timidezza.
    Tutti si guardavano intorno con circospezione, mentre gli elfi studiavano accuratamente i nuovi arrivati, cercando di capire le loro intenzioni.
    All’improvviso, il capo del consiglio si alzò in piedi e si schiarì la voce prima di proferire parola.

    Scusa il ritardo. A te l’onore del discorso. ;)
    Ti è scappato un Ashnaeris, anziché Ahsnaeris. È peccato! XD Scherzo. :D
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    Non potrò rispondere alle role dal 3 dicembre all’11 dicembre compreso.
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    I due Maleyes si offrirono per andare a cercare le altre creature che avrebbero potuto collaborare con loro. Kesya accennò alla presenza di tribù di elfi della natura che avrebbe potuto aiutarli a piantare le piante Bioluminescenti.
    “Va bene.” Disse il Kitsune alfa: “Grift e Fist,” aggiunse chiamando i due suoi figli: “Andate ad avvisare l’anziano capo Kitsune e gli altri. Noi quattro ci recheremo dagli elfi.”
    Detto ciò, coloro che avevano un compito da svolgere fuori dalla caverna misero il muso fuori, per poi dividersi.
    “Il villaggio si trova a mezza giornata di viaggio.” Precisò il Kitsune alfa.
    La pioggia cadeva fitta fitta, tuttavia era un piacere sentirsela addosso. Il centauro benedì dentro di sé quell’acqua, altro che pioggia incandescente.
    Procedevano spediti, con E’riso che di tanto in tanto si fermava per staccare qualche rametto di foglie commestibili. Purtroppo però non ce n’erano tanti come quando era entrato nella foresta: infatti, man mano che proseguivano, trovavano sempre zone più rase al suolo e creature morte stecchite che giacevano a terra.
    Gli uccelli non si azzardavano a cinguettare. Il viaggio si svolse completamente in silenzio; troppa era l’angoscia per tutta quella flora e quella fauna devastate. Si sentivano solo le gocce d’acqua che cadevano.
    Finalmente giunsero nei pressi del villaggio, un insieme di casette di legno, pietra e terra cotta, disposte l’una accanto all’altra. Il posto era completamente deserto, ma del resto, stava piovendo forte, perciò i suoi abitanti avrebbero potuto benissimo trovarsi nelle proprie abitazioni.
    Il Kitsune alfa li esortò a procedere, indicando con lo sguardo una specie di palazzo che sovrastava per dimensioni le altre case.
    “Lì risiede il consiglio degli elfi. C’è sempre un custode di guardia per ogni necessità.”
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    Il giorno seguente E’riso fu svegliato da un chiacchiericcio di sottofondo, ma soprattutto, da qualcuno che gli leccò la faccia con fare genuino.
    Non appena aprì gli occhi, si accorse che si trattava del piccolo Kitsune.
    “Ehi amico!” Lo salutò in tono gioviale schiarendosi la voce: “Giorno anche a te! Complimenti per i giacigli, sono troppo comodi!” Aggiunse.
    -Ma cos’è questa moda del leccarsi a vicenda in viso? Mi sa tanto che sono rimasto indietro con i tempi. Non Wo mai visto niente di più bizzarro. Ad ogni modo, meglio lasciar stare.- pensò il centauro quando vide che anche i due Maleyes si diedero il buongiorno leccandosi amorevolmente i musi.
    “Buondì a voi!” ricambiò il loro saluto. Dopo di che si tirò su in piedi, sgranchendosi gli zoccoli, la schiena e il collo.
    “Io propongo di fare una bella colazione e poi andare a piantare un po’ di alberi Bioluminescenza, oltre ovviamente a vedere come sta messo questo posto dopo la catastrofe di ieri.” Disse in tono pacato.
    “Sono d’accordo.” Rispose il Kitsune alfa: “Tuttavia ritengo sia meglio non spostarsi per conto proprio, perciò qualcun altro vada con lui. Io, intanto, andrò ad avvisare le altre creature in modo da iniziare con l’opera di pattugliamento.”
    “Posso venire con voi, Kitsune padre?” Chiese E’riso cogliendo la palla al balzo.
    “Certo, ma facciamo attenzione.” Rispose mentre spostava i pesanti massi posti all’entrata della caverna e che servivano ad impedire che ospiti non desiderati vi facessero irruzione. Il giovane gli diede una mano, quindi fece cenno ai due lupi per invitarli ad unirsi a lui se mai avessero voluto.
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    Il Kitsune diede loro il benvenuto nella tana di famiglia. Famiglia che apparve al completo pochi istanti dopo.
    Ci fu un breve dialogo tra il Kitsune, che si scoprì chiamarsi Grift, e suo padre. E’riso si esibì in un lieve inchino rispettoso dinnanzi al Kitsune alfa, il quale sembrava avere da dire qualcosa di molto importante in merito a tutta quella faccenda.
    “Ascoltatemi bene.” Ribadì il capofamiglia dalla roccia in cui si trovava. “La faccenda è molto seria e noi da soli non possiamo far niente.” Aggiunse in tono autorevole. “Questa non è opera della lucertola puzzolente; si tratta di creature che puntano a dominare sulla foresta per distruggerla e ricostruirla a loro piacimento. Da quello che so, sono degli esseri capaci di scatenare catastrofi a decine di metri di distanza da dove si trovano. Ciò permette loro di non essere visti, in quanto le altre creature, spaventate, pensano unicamente a fuggire. Non sappiamo che sembianze abbiano, ma è probabile che non possano volare, dal momento che Sfirt ha notato delle impronte nelle vicinanze di luoghi dove si erano verificati eventi come la pioggia incandescente.” Concluse, indicando con una zampa uno dei figli.
    “Al momento non sappiamo altro, perciò l’unica soluzione che mi viene in mente adesso, e che forse confermerebbe quanto detto da Sfirt, è attendere l’arrivo di un’altra catastrofe e chiedere alle creature che sono in grado di volare di tenere d’occhio eventuali esseri malvagi che si trovano nei paraggi.”
    “Forse dovremmo far piantare più alberi con foglie bioluminescenza. Crescono in fretta.” Propose la compagna del Kitsune alfa; aveva una voce soave.
    “Crescono in fretta, ma non abbastanza in fretta per noi.” le rispose il capofamiglia con fermezza. “Sicuramente è una buona idea; tuttavia, sarebbe meglio organizzare delle ronde con le altre creature nostre alleate. All’alba darò il segnale per mandare loro un messaggio per organizzarci. Non faremo delle ricerche, perché daremmo troppo nell’occhio e sprecheremmo energie; dirò agli altri di tenere d’occhio ciascuno il proprio territorio.”
    Detto ciò, il Kitsune balzò giù dalla roccia e con fare paterno invitò tutti a riposare, ivi compresi i tre ospiti che sistemarono su dei giacigli di paglia e muschio loro offerti.
    Perdonami se sono puntigliosa, forse è solo un errore di battitura, ad ogni modo si scrive “malvagie” con la I.^^
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    “Figo, una tana sotterranea!” Esclamò E’riso, incapace di trattenersi; d’altronde per lui ogni momento era buono per stupirsi di qualcosa, anche in caso di pericolo imminente.
    Il piccolo Kitsune li guidò verso il suddetto nascondiglio, facendosi strada tra alberi caduti ed animali che passavano per andare dove ritenevano potesse esserci per loro un riparo o che semplicemente fuggivano spaventati senza una meta.
    Finalmente giunsero tutti e quattro a destinazione, sani e salvi.
    La tana sotterranea era una grotta scavata in discesa che sembrava essere molto lunga, forse arrivava fino alle viscere della terra, o forse terminava sotto il fondale marino. Al momento non era dato saperlo.
    Le pareti erano affrescate con schizzi e ghirlande di foglie intrecciate dai colori più disparati.
    “Magnifico!” Disse il centauro guardandosi intorno mentre riprendeva fiato. Dopo di che si rivolse agli altri. “Che cosa proponete di fare? Certo non sapere con chi abbiamo a che fare di preciso non ci aiuta. Forse dovremmo chiedere alle altre creature della foresta se hanno notato cose strane di recente.” Ipotizzò. Non gli piaceva quando non sapeva con chi avrebbe dovuto combattere o da chi doveva tenersi alla larga, non gli piacevano i “nemici” indefiniti.
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    La sua esortazione venne recepita immediatamente dai due lupi che presero a correre insieme a lui in una direzione non ben definita, poiché l’importante era allontanarsi dalla radura.
    Felthsar e Kesya emisero degli ululati per avvisare gli altri lupi della foresta ed infatti alcuni sbucarono da diverse parti e si unirono a loro. Sorprendentemente si fece vivo anche il cucciolo di Kitsune che avevano incontrato all’inizio del loro viaggio.
    Galoppò come se non ci fosse un domani, mentre intorno a lui e ai suoi compagni d’avventura continuavano a cadere alberi e sempre più creature spuntavano da tutte le zone per lanciare suoni di allarme.
    “Dobbiamo pensare a una specie di piano.” Disse il centauro. “Si stanno aggiungendo altre creature. Stiamo scappando senza sapere dove andare di preciso.” Aggiunse con una risatina di scherno, della serie: “Wow! Sto facendo la pensata più grande della mia vita.”
    Attese che i fratelli rispondessero con qualche idea, convinto che essendo loro abili predatori, magari riuscivano a tirare fuori un piano brillante.
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    Potenziata per la prima volta la sesta tecnica.
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    Potenziata per la prima volta l'ottava tecnica.
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    Salve!
    Compro 2 tomi: uno per E’riso e uno per Parilin.
    Grazie in anticipo!
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    “Capisco.” Si limitò a dire Parilin alle parole di Kestrel. Dopo di che eseguì il suo ordine, avvicinandosi con il tappeto all’albero stregato. Non fu per niente facile, poiché dei rami spuntati all’improvviso li stavano attaccando di fronte. Cercò di accostarsi alle radici del mostro che scagliò un’altra sfera di energia che si schiantò contro il terreno, producendo un boato assordante e una coltre di polvere che impediva ancora di più di vedere.
    Senza chiedere il permesso, la donna prese di mano la pietra di luce che teneva. Il ragazzo. La scrutò per un istante, quindi estrasse un coltellino dalla borsa. A prima vista sembrava un vecchio coltello dalla lama arrugginita, ma ciò che lo rendeva interessante era il manico: infatti, su di esso vi erano delle pietre incastonate, simili per forma alla pietra in loro possesso.
    “La luce che emana questa pietra è in realtà energia pura.” Spiegò, mentre risalivano per un attimo verso l’alto, in attesa che la polvere si diradasse. “La lama di questo coltello magico può forare la pietra, così che l’energia contenuta in essa si riversi nel cuore dell’albero e lo distrugga.” Continuò. “Occorre solo forare la pietra in modo netto e lasciare che l’energia cada dritta nella bocca dell’albero, che penso sia il punto migliore per arrivare a quello che potremmo definire il suo cuore.” Concluse in fretta, prima di attendere una risposta da parte del suo interlocutore. Forse quello non era il momento più appropriato per dilungarsi in spiegazioni, ne era cosciente, ma daltro canto non c’erano alternative.
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    E’riso si ridestò dal sonno una seconda volta, sentendosi finalmente riposato. Gli incubi avevano smesso di tormentarlo per quella notte.
    Si stiracchiò per qualche secondo, poi mosse gli zoccoli avanti e indietro, finché non ebbe la sensazione di essere completamente sveglio. Fatto ciò, si diresse accostò al luogo in cui si trovavano i due fratelli. Subito notò che a fare la guardia vi era Kesya.
    “Ciao!” La salutò a bassa voce per non svegliare il Maleyes maschio: “Se vuoi, rimango io. Vai pure a dormire.” Aggiunse con un largo sorriso sincero, mentre prendeva posto al suo fianco.
    Cercò di trovare un modo per passare il tempo che non fosse pensare; non gli piaceva lasciare vagare la mente, perché prima o poi essa s’incastrava in ricordi brutti. Decise, dunque, di fare un giro per la radura, senza allontanarsi dai suoi compagni di viaggio.
    Si avviò lentamente verso il centro della distesa verdeggiante, fino a superarlo e passare oltre. Man mano che procedeva scorgeva solo ed unicamente alberi. Non c’era traccia di animali.
    Poi, tutt’ad un tratto, udì un boato assordante. Si voltò indietro e galoppò verso i due lupi senza badare a cosa stesse effettivamente succedendo.
    La terra prese a tremare e poco a poco gli alberi caddero a sul terreno come pietre.
    Il centauro riuscì a raggiungere Felthsar e la sorella.
    “Via di qui!” Disse, senza neppure aspettare che il lupo maschio potesse svegliarsi.
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    Benvenuto fra noi!^^
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    Kestrel la sollevò dall’incarico di doversi liberare con le proprie forze dalla gabbia di rami in cui era finita: infatti, riuscì a tranciare a metà un ramo per poi tirarla per il tappeto (nuovo modo di dire XD).
    Il ragazzo le disse di reggersi, evidentemente sperava di fuggire, peccato che a sbarrare loro la strada c’era un gigantesco albero spuntato dal sottosuolo ad una velocità irreale.
    Una sfera di energia verde venne scagliata contro di loro dalla grossa pianta.
    “Sali!” gridò la strega, afferrando il giovane per un braccio e spingendolo verso di sé. Dopo di che comandò al tappeto di dirigersi verso l’alto, precisamente nel punto dov’erano stati distrutti alcuni dei rami pericolosi.
    Riuscirono a levarsi in volo prima che un’altra sfera di energia più grande potesse colpirli. Parilin si sforzò di vincere le forti raffiche di vento che tentavano di spingerli verso l’albero.
    “Qui c’è da sradicare questa pianta marcia.” Disse. “Bisogna colpire le radici, magari così si presenta anche chi ha creato quell’abominio. Tanto succede sempre così.” Concluse con una risatina di scherno.
    L’istinto le suggeriva che qualora avessero scelto di allontanarsi dalla scena, si sarebbe manifestato un altro evento potenzialmente mortale, perciò tanto valeva sradicare l’albero ed attendere l’eventuale sadico di turno con manie di grandezza e di distruzione.
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