Kengard: Creature da oltre i confini

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    Arrivo.

    Punto.

    Sulla pergamena non vi erano altre indicazioni e adesso mi ritrovavo in questo posto dimenticato dagli dei in compagnia di un coboldo che non ne voleva proprio sapere di starsene zitto! Dannazione!
    Iniziai a guardarmi in torno. Non avevo intenzione di entrare là dentro...quel posto cadeva a pezzi, che fosse una trappola?
    << Sicura di voler entrare là dentro?>>, chiese il mio molesto accompagnatore. << Ti pare?>>, sussurrai.
    << Ammetto che non ne so poi molto, cercavo solo una scusa per accompagnarti. Se qualcosa però è ben noto è che la pietra di Ea' che in molti cercavano non è ancora stata ritrovata. Ha un valore inestimabile, sei qui per quella?>> Quelle parole mi fermarono. Avevo registrato solo "pietra" e "inestimabile". La pietra...possibile che si trattasse della stessa gemma? << Di che gemma parli?>> Dovevo saperne di più.
    << È curioso. Molti la cercano ma tutti hanno paura di trovarla, come si trattasse di un tesoro maledetto. Probabilmente sperano di ottenerla per poi sbarazzarsene>>, mi rispose pensoso. << Non ha senso, perché dovrei cercare qualcosa di maledetto? Con quella nomea chi potrebbe mai volerla?>> Fece spallucce e cominciò a gironzolare calciando qualche pezzo di muro caduto sgretolandosi.
    Portai la mano alla tasca contenente la pietra. Mille pensieri mi scorrevano nella mente e quella vibrazione alle squame era tornata più fastidiosa che mai. No, qualcosa non tornava. Lo sapevo sin dall'inizio, però non riuscivo ancora a vederne il disegno generale. Desiderare una pietra per poi sbarazzarsene...non riuscivo davvero a capacitarmene, non aveva senso. Niente aveva senso da quando avevo incontrato quel drago!
    Un dolore lancinante alla testa mi colse alla sprovvista, dandomi anche un senso di nausea. Il coboldo si accorse che qualcosa non andava. << Ehi, tutto bene?>> e si avvicinò. Lo fermai con una mano e scossi la testa. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
    << Sai che aspetto abbia questa pietra?>>, dissi a bassa voce. << Allora, ci ho visto giusto! Stai cercando la famosa pietra di Ea', Ea' e la sua famosa pietr- -lo fulminai con lo sguardo- quella pietra. Beh...ci sono diverse voci, la più accreditata è che sia simile ad un'acquamarina e sono abbastanza sicuro di quello che dico, sissignore, perché si dà il caso che il sottoscritto abbia un'ottima memoria (insieme a tante altre qualità troppo lunghe da elencarti). Sono così sicuro che oserei aggiungere che sia anche orlata di bianco!>> annuì soddisfatto. Stava per aggiungere altro quando gli misi sotto il muso quel maledetto sasso. << Questa pietra?>> << Oh tu guarda, è esattamente così! Tuttavia, cara mia, sono fortemente spinto in cuor mio a dissuaderti dal perseguire quest'impresa, non ne ricaveresti che guai>> concluse. Continuai a fissarlo tendendogli la pietra. Lui guardò me, la pietra e poi di nuovo me. Poi vidi la luce, sprigionata dal suo cervello che si connetteva, risplendere nei suoi occhi. A questo seguì un salto indietro clamoroso << Woah, woah, woah!! Fermi tutti! Cosa hai lì? Dove...dove l'hai raccattata?>>, disse iniziando a guardarsi in giro per terra, come se da un momento all'altro potessero spuntare ovunque pietre maledette (come margherite!!).
    << No -esitai un istante- mi è stato commissionato di freddare il suo proprietario>>. A quel punto il coboldo (com'è che si chiamava?) si calmò dal suo panico e mi guardò con uno sguardo che non mi piaceva per niente. Poi si fissò i piedi scuotendo la testa e frustando nervosamente il terreno con la coda. << Oh mia piccola amica, ti hanno proprio fregata>>.
    Dato che non aggiungeva altro, lo incalzai << Che vorresti dire?>> Temevo già la risposta che stava per giungermi << Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è...

    E con questi bei tre puntini di sospensione saluto tutti quanti, dopo mesi di attesa!
  2. .
    Se qualche giorno fa qualcuno mi avesse detto che avrei dato inizio ad una rissa, penso lo avrei guardato scettica. Non era improbabile causare una rissa, soprattutto se ti consentiva di scappare via, ma provocarne una giusto per il gusto di fare a botte? No, non ero il tipo. O almeno credevo…
    Schivai due goblin che stavano venendomi addosso con una piroetta. Li vidi perdere l’equilibrio e scontrarsi addosso al cameriere coboldo che stava tentando di rialzarsi. Sorrisi. Percepii una presenza sopraggiungermi alle spalle, un orco. Lo afferrai per il polso mentre mi abbassavo. Poi mi spostai alle sue spalle e gli assestai un calcio dietro ad un ginocchio, facendolo cadere. Avevo avuto a che fare già con troppi orchi e sapevo quanto potevano essere insistenti…e stupidi. Mi apprestai ad afferrare una delle bottiglie di liquore da uno dei tavoli per poi rompergliela in testa. Non bastava certo per metterlo K.O. Mi girai con tutta l’intenzione di mescolarmi tra la confusione generale creatasi, quando mi ritrovai faccia a faccia…o per meglio dire la mia faccia contro un petto. Alzando il viso, il mio sguardo incrociò gli occhi sottili e crudeli di un drow. Era di una bellezza glaciale, letale,…venerabile. Avvertii l’orco rimettersi in piedi e riportai l’attenzione al presente.Nel momento in cui l’orco si girò io mi nascosi dietro al drow usandolo come scudo, per poi allontanarmi.
    Un suono cristallino, familiare e al contempo estraneo mi giunse all’orecchie. Mi guardai attorno cercando di individuarne l’origine. Inutilmente. Intorno a me c’era solo una bolgia infernale. Eppure quel suono era così vicino. Mi resi conto allora che ero io stessa a emetterlo. Era una risata! Stavo ridendo. Erano passati anni dall’ultima volta che avevo riso così. Erano passati anni da che non mi divertivo così. Perché in quel momento mi sentivo viva e le voci che mi avevano tormentato sino ad ora, che si erano insinuate nei miei sogni privandomi del sonno. In questo istante tacevano. C’ero solo io e questa corrente che mi chiedeva di agire e sprigionare il caos. Caos che ormai aveva pervaso l’intera taverna. L’aria si era fatta ancor più irrespirabile, tra il calore dei corpi e pietanze e bevande varie sparse per terra (o che continuavano a essere lanciate). I tavoli delle scommesse erano stati rovesciati e c’era chi, approfittando della confusione, aveva provato ad arraffare tutto il banco. Alcuni goblin piccoli e agili avevano raggiunto uno dei due lampadari a candele che illuminavano l’androne, e ne approfittavano per creare ancora più scompiglio. Avevano fatto sparire dei sacchetti di monete ad un gruppo di umani ubriachi, per poi ingannarli e indurli ad attaccare un gruppo di troll che si picchiavano con altri coboldi.
    Fu in quel momento che mi sentii caricare dallo stesso disgustoso cameriere coboldo. Ricevetti una testata nella bocca dello stomaco, che mi tolse il fiato. Poi mi circondò la vita con le braccia per schiantarmi sopra uno dei pochi tavoli, non ancora rovesciato. “Che c****! Levati di dosso!”, gli urlai. Iniziai a dimenarmi, fino a che non riuscii ad assestargli una ginocchiata (in zona pubica…), seguita da una testata. Me lo spinsi via di dosso spingendo col piede. Mi tirai su e, mentre il coboldo era ancora accasciato a terra dal dolore, gli assestai per buona misura anche un calcio al fianco. Questi grugnì ma non sembrò più intenzionato a rialzarsi.
    Al mio fianco si era avvicinata Zakrina, anche lei sembrava aver preso parte attiva alla baraonda. Giusto…non ero sola. Non che fossero miei amici ma la ragazza e il drago mi servivano. Per ora. Presa dal divertimento mi ero completamente scordata però della loro stessa esistenza. Aesingr dov’era? A pensarci, a lui non piaceva la violenza. Mi scocciava pensare che qualcuno potesse avergli dato fastidio. Non servì cercarlo…”Egenna!”. Eccolo dirigersi verso di noi sollevandosi con tanta foga da far volare per aria due sedie con la coda. Il suo sguardo tuttavia non era rivolto a Zakrina o a me, quanto alla ragazza bionda che Zakrina stava liberando dagli orchi della “Salvia del Veggente”. Osservai la scena con curiosità, mentre continuavo a parare pugni e schivare calci. Aes…possibile fosse lo stesso Aes? Era così focalizzato da ignorare il fatto che gli stessero lanciando qualsiasi cosa fosse stata presente nel locale. "Dacci dentro, di solito nessuno esce morto da qui quindi magari non esagerare" bisbigliò Zakrina ridacchiando. Eccola di nuovo accanto a me. Sembrava apparentemente indifferente al cambiamento del drago.
    Continuammo a sbizzarrirci un altro po’. Perché tutto sommato continuavo a divertirmi, ad Aes ci avrei pensato dopo. Per la prima volta in vita mia avevo anche qualcuno con cui sbizzarrirmi. Io e Zakrina avremmo potuto lavorare bene assieme.
    Poi improvvisamente, qualcosa nell’aria cambiò. Mi guardai attorno cercando di individuare la fonte di quella sensazione. Sembrava un’ombra da come si muoveva con naturalezza tale da passare inosservata in mezzo a quella calca e alle panche rovesciate. Indossava un cappuccio ma non in maniera tale da celare completamente il suo volto. Se lo poteva permettere solo chi era incosciente o chi non aveva nulla da temere. Il primo non sarebbe venuto alla Città dei Corvi, proprio nel mezzo di una rissa. Poteva essere solo la seconda, anche solo per come era apparso. Mi si avvicinò senza troppa discrezione. Ero in allerta, pronta a qualsiasi evenienza. Un movimento sotto il manto. Mi apprestai a portare la mano verso uno dei miei pugnali, di quelli che tenevo allacciati dietro la schiena. Estrasse una busta e me la consegnò con un inchino appena accennato. "Per Engifer, la cacciatrice di taglie", disse con voce cupa.
    Poi come era arrivato, scomparve. "Mi sembra roba figa. Però non credo sia saggio aprirla qui, non credi? Io mi sbarazzo di un po' di gente, tu comincia ad allontanarti", disse Zakrina, scrocchiandosi le dita per poi buttarsi nella mischia con espressione soddisfatta. Annuii senza preoccuparmi troppo di risponderle a voce. La gioia di poco fa era scomparsa, soppiantata da una brutta sensazione. Mi ricalcai bene il cappuccio in testa e mi avviai di fretta verso l’uscita. Fuori dalla porta la strada era insolitamente silenziosa e poco frequentata. Della figura incappucciata? Nemmeno l’ombra. Riportai lo sguardo sulla busta. Era nera orlata di bianco. Sembrava carta pregiata…questo non la rendeva altrettanto rassicurante. Che si trattasse di lavoro? Se così fosse stato, come mi avevano trovato? Da chi avevano avuto le informazioni? Ero sempre attenta. Era la mia politica di lavoro essere invisibile, anonima, come acqua che scorre. Doveva trattarsi di altro e Zakrina forse ne avrebbe saputo sicuramente qualcosa. Non so perché ma il mio istinto mi diceva di aspettare lei per aprirla. Tuttavia, la curiosità era intollerabile come anche il disagio. Decisi quindi di rientrare nella locanda per intimarle di muoversi.
    Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia…o per meglio dire ritrovai la mia faccia contro un petto. Alzando il viso, il mio sguardo incrociò degli occhi sottili e crudeli...era lo stesso drow di qualche istante prima.

    Salve a tutti, come sempre mi scuso per l'attesa! Ma meglio fuori che dentro!...no aspetta, forse in questi casi si usa altro....*mumble mumble*...Ah! Giusto! Meglio tardi che mai!
    Attendo ansiosa di sapere il contenuto della lettera!!! E chissà chi è questo drow?...insomma fateci ciò che vi pare. Alla prossima!! Annyeo!!
  3. .
    Continuammo a procedere per le strade di Città dei Corvi, con molta più cautela da parte mia. Me ne stavo vicina a Zakrina, riparata da Aesingr. Mi sentivo strana e non era solo il timore di fare incontri sgradevoli. C’era una tensione elettrica dentro di me e non riuscivo a capirne il motivo. Forse era colpa delle strade che si intricavano in maniera confusionaria o gli edifici…che non lasciavano trasparire cosa avveniva davvero al loro interno.
    Fu così che mi ritrovai, quasi all’improvviso, davanti ad un’insegna alquanto malandata in cui si poteva leggere “L’Aragosta nuda del Gerk”. Che nome insensato…che aspetto poteva mai avere un’aragosta nuda…e che posto era mai il Gerk…sempre che si trattasse di un luogo…
    Persa in queste considerazioni, mi accorsi che a quanto pareva Zakrina aveva deciso di fermarsi proprio qui. La porta mezza marcia e con i cardini arrugginiti e cigolanti potevano solo arricchire il senso di abbandono che pervadeva quel luogo. Quasi quasi facevo a meno di scoprire le nudità del crostaceo…se voleva mangiare potevamo approfittare del mercato…perché entrare in un locale. Non era per nulla una buona idea. Le volte in cui ero entrata in quella di Itios era sempre una buona occasione per fare a botte, rubare o uccidere. Tutto sommato, in altre occasioni erano posti decisamente stimolanti…che stavo pensando?

    Mio malgrado dovevo ammettere che nonostante la luce accecante e la troppa gente che affollava il locale, il posto non era male…meglio dell’esterno. Inoltre nessuno pareva aver fatto caso al nostro ingresso. Sembravano molto presi dal bere, il mangiare e le scommesse. Come in una qualsiasi locanda. Aesingr mi spinse in avanti mentre sporgeva il muso dentro per osservare meglio anche lui. Mi scansai di lato per fargli spazio, giusto prima che si ritraesse e si strofinasse le ali. Una ventata di pesce mi travolse. Arricciai il maso mio malgrado. Il viaggio nella palude non aveva certo anestetizzato il mio olfatto al suo odore.
    << Avranno le alghe?>>, chiese. Zakrina si volse verso di me prima di rispondergli, << Hanno di tutto qua dentro>>. Detto questo entrammo. Senza ulteriore indugio. Come se la priorità fosse solo la presenza o meno delle alghe!
    Zakrina si addentrò, muovendosi come se il luogo le appartenesse, non che ci fosse qualcuno ad accoglierci (dove era l’oste? Chi gestiva quel posto? Troppo losco), ma era una cosa che avevo iniziato a notare da un po’. Non che potessi “ribellarmi” o che cos’altro, però un po’ mi infastidiva. Io ero abituata alla mia speciale solitudine. Sceglievo posti affollati solo per lavoro, altrimenti mi beavo della tranquillità di zone meno frequentate…magari sotto il sole cocente dei tetti, o nell’ombrosità dei rami di un albero…
    Avevo voglia di tornare a “casa”. Tutta questa…questa…qualunque cosa fosse mi stava spossando, senza contare quanto ero dolorante. Ora che ci pensavo ero anche a corto di scorte, dovevo procurarmene, magari al mercato o in qualche bottega…Le mani mi prudevano.
    Ci accomodammo in un angolo opposto all’ingresso, che permetteva una buona visuale di tutto l’androne che costituiva il locale. Era anche ottimo per Aes che evitava di essere di intralcio, disteso in un pertugio con le ali raccolte e un fianco contro la parete. Un flash doloroso mi colpì. Aes in quella stessa posizione con i suoi enormi occhioni che mi guardavano spaventati e traditi, il mio pugnale tra le sue squame. Mi irrigidii e al contempo mi si bloccò il respiro. Distolsi lo sguardo alle mani che tenevo in grembo e sperai che la ragazza non si fosse accorta del mio cambiamento d’umore. Era stato un incidente. Era passato. Aesingr sembrava non portarmene rancore eppure i miei sensi ora erano in allarme. Sentii la tensione presente da prima aumentare.

    Deglutii. Mi guardai intorno nella stanza per tentare di distrarmi e ricompormi…per pentirmene quasi subito. Il posto pullulava di orchi, e ne avevo avuto abbastanza, ma soprattutto c’erano un sacco di coboldi! Rabbrividii disgustata. Ed ecco che con la mia solita fortuna mi ritrovai anche un coboldo come cameriere. Magnifico! Mi calai ancor più il cappuccio sugli occhi, notando mio malgrado i suoi vestiti succinti che lasciavano ben poco all’immaginazione, mettendo in penosa mostra il suo corpo squamoso verde-marrone.
    << Gradireste?>>, ci chiese.
    << Stufato, di qualsiasi cosa. Un barile di alghe di palude con un po' d'acqua e un boccale di birra per noi>> rispose Zakrina, riferendosi anche a Aesingr. Oh, no! Toccava a me ora. Mi schiarii la voce, ce la potevo fare << Ehm…A-anche per me dello stufato e…una bottiglia di assenzio.>> Il cameriere prese nota e se ne andò. Tirai un sospiro di sollievo. Alzai lo sguardo e osservai Zakrina, rilassata alla parete (l’esatto opposto di come mi sentivo io), che osservava il drago. Chissà cosa provava in quel momento. Probabilmente soffriva…di solito è questo che succedeva alla gente quando teneva a qualcuno senza essere ricambiata. Aes non sembrava interessato alle attenzioni che gli riservava la ragazza. Io non avevo mai vissuto situazioni simili…potevo imitarle ma di certo non comprenderle.
    << Sei a disagio?>> Mi accorsi che la ragazza mi stava scrutando con lo sguardo e accennai un no con la testa. Lei indicò verso destra dove alcuni orchi confabulavano apertamente di droghe poco legali e di merci non sempre prive di vita, abbassando il braccio solo dopo che l'ebbero vista. Quelli ricambiarono per un momento al suo sguardo, poi tornarono a concentrarsi sulle loro conversazioni. << Qui è più semplice finire nei guai cercando di nascondersi, non vale la pena di rischiare. Puoi stare tranquilla, sembra siano in diversi a fidarsi di me. Ovviamente non è gente a posto col cervello, o non si fiderebbero certo di me, ma bisogna al massimo stare atten...>> In quel momento scattò di lato, sporgendosi pericolosamente da quelle sedie traballanti per fermare un bicchiere volante che era stato lanciato nella loro direzione, e che avrebbe rischiato di colpire Aesingr, che dal canto suo continuava a contemplare l’infinito, ignaro di ciò che gli accadeva attorno. Il colpevole fu individuato subito da Zakrina, che rilanciò il calice contro la parete sopra alla testa dello sventurato. Ne seguì una pioggia di schegge che suscitò la brilla ilarità dei commensali che si trovavano nei pressi. << Visto? Funziona così>> disse rivolgendosi di nuovo a me, sorridendo. A stento trattenevo la smorfia che si voleva tratteggiare sul mio viso. << Non ho ancora capito, eri da queste parti solo per lui?>>, con un dito indicò Aes. Di nuovo quella sua preoccupazione. Presi aria. << Te l’ho già detto: faccio solo ciò che mi viene detto dietro un compenso. Non ho niente contro Aes. Se non paghi, non muovo nemmeno un’unghia. Il tizio che mi aveva avvicinata mi aveva già offerto una bella somma, l’altra metà me l’avrebbe data a lavoro compiuto. Che fosse morto o vivo non gli interessava… Non che lo avrei mai ammazzato, siamo intesi. Sarà pure di stazza piccola ma è pur sempre un drago. Decisamente un problema trasportarselo dietro per tutta la palude…credimi, errori da apprendista da non ripetere>>. Mi scappò una mezza risata, che smorzai con un sorso di assenzio. Smisi di parlare mentre il cameriere coboldo finiva di servire le altre pietanze. Attesi. Per quanto quel posto avesse i suoi modi di fare non avevo intenzione di parlare rischiando di essere ascoltata da altre orecchie, diverse da quelle della mia interlocutrice. Peccato che il coboldo non sembrava essere intenzionato ad andarsene nell’immediato. Eppure...non mancava nulla…che si dovesse già pagare? Comprensibile senza un oste che sorvegliasse la sala, chiunque avrebbe potuto tentare lo scrocco. Allora perché Zakrina non si muoveva? Solo lei aveva i soldi (anche io ne avevo ma questo lei non lo poteva sapere). Alzai lo sguardo e notai il volto lucertoloso del coboldo. E mio malgrado l’occhiolino rivolto verso di me. La lingua che passava languida sulle sue labbra squamose.

    Come una molla la tensione accumulata finora scattò e non ci vidi più. Anni di ostilità nei confronti di quella razza che era parte di me e che pur essendo stata la mia rovina non mi aveva mai offerto soccorso. La mia parte di fata ribolliva dal disgusto e dalla rabbia. Come osava provarci? Non pensai. Gli lanciai in faccia l’assenzio. Non se lo aspettava. Colsi l’attimo e gli sganciai un destro dritto in faccia, spedendolo contro un tavolo dove un orco e un altro coboldo facevano braccio di ferro, circondati da una piccola folla che puntava scommesse. Stupii anche me stessa. Guardai incredula la mia mano. Ero riuscita a stendere qualcuno. Una corrente mi scorreva dentro, riempiendomi di vita. La mia gioia delirante durò poco. Mi stavo, infatti, per girare verso i miei compari quando sentii qualcuno caricarmi alle spalle. Mi abbassai appena in tempo per evitare di essere afferrata dal coboldo a cui feci sgambetto mandandolo nuovamente a gambe all’aria.

    Alcune sedie strusciarono per terra e per la prima volta in vita mia diedi il via a una rissa a cui volevo partecipare attivamente.

    Spero non ci siano errori. E' tardi...non connetto :z79zc:
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    << Serve aiuto?>>, chiese Zakrina. Non feci in tempo a rispondere che aggiunse sorridendo << Comunque non chiedere perché vi abbia aiutati, ero solo di ritorno da una missione e un po' di esercizio non fa mai male.>> Poi allungò una mano verso il mio braccio e mi obbligò a seguirla. Notai che nonostante la delicatezza del gesto, non avrei potuto opporre alcuna resistenza. Dovevo seguirla. Punto.
    Ci fece allontanare di diversi metri, a ridosso di un masso da cui aguzze ombre si gettavano sulle ninfee dell'acquitrino. Solo lì mi lasciò andare con un sospiro, alzando lo sguardo a fissare le nuvole che si addensavano all'orizzonte. Continuavo a osservarla, a studiarla. La mia attuale condizione non mi consentiva di fare di più.
    << Quello è veramente Aesingr?>> chiese abbassando il tono di voce, senza perder tempo. La domanda mi sorprese. Allora era una sua vecchia conoscenza? Interessante...dato che ci aveva "aiutato" poteva trattarsi di una sua amica. << Dove l'hai incontrato? Perché eravate insieme?>> Era incalzante e, per quanto irritante, non faceva che confermare la mia precedente ipotesi. Era una sua amica. Magari potevo sfruttarli per uscire da questo buco infernale. Doveva aver notato il mio silenzio perché riportò il suo sguardo aggrottato su di me. << Scusa questo interrogatorio, ma credo ci sia qualcosa che non va. Quello che ho affrontato non era un corpo vivente, piuttosto un troll redivivo o qualcosa del genere. Ultimamente ho molto avuto a che fare con creature a metà tra la vita e la morte, alcune fin troppo... vivaci... per esser davvero passate a miglior vita, e mi chiedevo se quel drago fosse uno di loro>> Ah!...dunque era questo che la preoccupava. Dovevo comunque prestare attenzione alla mia risposta, non mi pareva una sprovveduta come Aes.
    << Non posso dire se quello laggiù sia o meno lo stesso drago che conoscevi, ma posso confermarti che sì è il drago che vive sotto il nome di Aesingr. Ero sulle sue tracce. Mi avevano promesso un'ottima ricompensa, purtroppo caso ha voluto che lui non fosse altro che un'esca. Il tizio che hai ucciso, un alchimista che padroneggiava l'elemento del metallo, era...diciamo che aveva un conto in sospeso con me>>. Avevo scelto di essere onesta -non ci guadagnavo niente a mentire se poi rischiavo di essere sbugiardata dal drago- ma forse avevo finito per fare peggio? Ultimamente capitava spesso.
    Notai che qualcosa sembrava non andare. Quella tizia mi aveva lasciato parlare senza mai interrompermi. Percepivo chiaramente un lato minaccioso e selvaggio che tentava di venir fuori. C'era qualcosa dentro di lei. Arretrai, mettendomi sulla difensiva.
    << Ehi! Ti assicuro che non ho intenzione di torcere una singola squama al tuo amico. Voglio solo andarmene da qui. Posso esserti più utile da viva, credimi. So dove trovare e anche come ottenere ciò che cerchi .>> Non sapevo nemmeno io se stavo mentendo o meno, ma non potevo permettermi di ingaggiare una nuova battaglia e se l'unica opzione era allearsi con questa bizzarra compagnia, avrei fatto e detto di tutto pur di farmi accogliere.

    Forse lei non avrebbe ottenuto ciò che voleva, io sì però.
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    Tutta l'aura intorno al drago sembrava essere mutata nell'esatto istante in cui comprendevo il mio puerile errore.
    Un istante in cui respirare divenne più difficile. Un istante in cui l'aria attorno a me divenne più fredda. Era opera di Aes? O è quello che si prova quando la propria fine è vicina?
    Ciò che accadde dopo fu abbastanza confuso. Il drago di fronte a me parve adirarsi e dire qualcosa. "Cosa...? Che hai detto, non ho capito"...non capivo. I suoni erano ovattati...poi c'era questo ronzio di sottofondo.
    Poi una zampa del drago mi strappò dalle grinfie di Dree e mi mise fuori dalla sua portata facendomi da scudo. Il movimento improvviso mi fece levare un gemito. Tutto intorno a me iniziò a ruotare vorticosamente e, all'improvviso, stare in piedi era diventato faticoso. Le mie palpebre erano pesanti, tanto che le immagini che si snodavano di fronte ai miei occhi perdevano il nesso...non vi trovavo alcun filo logico. La figura misteriosa! Eccola che avanzava e si fermava a scambiare parole con Aesingr. Perché era così difficile seguire il loro discorso? Provai ad alzarmi e a parlare. Mi sforzai, per ritrovarmi a usare il corpo del drago come sostegno e le parole mai pronunciate bloccate nelle mie corde.

    Patetica.

    Dovevo aver sottovalutato la mia condizione fisica per essere ridotta in uno stato così pietoso. Impensabile che Dree fosse riuscito a ferirmi così. MAI. Mai mi era capitata di ritrovarmi in una situazione simile...nemmeno agli inizi, quando ero solo una semplice apprendista.

    << Ricorda il tuo nome>>

    Anche ora che le forze mi abbandonavano il mio incubo si ripresentava come un'ossessione. Digrignai i denti. Non potevo arrendermi. Non sarebbe stato un meschino alchimista redivivo-barra-elementale-barra-troll a farmi fuori e in modo così scadente. Trovai la forza per guardare la battaglia che si stava svolgendo poco più lontano da me e il drago. Era fin troppo evidente chi avrebbe vinto. La figura ammantata non lasciava il minimo spazio per un eventuale contrattacco né lasciava al troll un attimo di riposo per poter tirare su una qualsiasi forma di difesa. Era imbarazzante vedere uno scontro simile. Penoso...e se lui era penoso...io che mi ero lasciata sopraffare...cosa ero?
    Scivolai a terra. Stanchezza, dolore, rabbia, amarezza. Frustrazione.
    Basta. Era tempo di cambiare. Era un boccone difficile e amaro da buttar giù, dovevo ammetterlo: ero ancora troppo immatura. Era facile vincere contro i più deboli o in modo subdolo ma in un corpo a corpo ero una frana. Per non parlare di quanto l'emotività influisse nel mio mantenere la calma e la lucidità.
    Ero sicura che ovunque fosse il maestro si stesse facendo delle grasse risate.
    Dovevo cambiare. Diventare più forte e potevo farlo solo mettendomi alla prova, confrontandomi con altri.

    Dree ormai non si muoveva più. Sperai con tutto il cuore che non si rialzasse di nuovo...forse dovremmo bruciare il cadavere. Presi un respiro profondo e mi misi in ginocchio. Quando alzai lo sguardo due paia di occhi mi fissavano. Ero stanca, sfinita, però la voce sembrava essere tornata e, per la prima volta in vita mia, mi sentii pronunciare sinceramente la parola "Grazie".


    Mi scuso prima per il ritardo, per eventuali errori causati dal mio cervello esaurito e poi per la brevità. Spero ti piaccia (e anche a chi altro ha seguito la prima role di Engie).
    Potremmo considerarla conclusa anche così? Non so se c'è bisogno di aggiungere altro...fai un po' te...solo una cosa...Dree è muerto
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    Le parole di Aesingr mi stupirono. Fino ad ora si era dimostrato un po' ingenuo...e patetico nel suo modo di evitare in ogni modo qualsiasi lotta. Senza contare il suo ostinato rifiuto all'uccidere era stata un ostacolo non da poco. Chissà cosa lo stava animando proprio adesso. Un'aura azzurrina iniziò ad avvolgerlo...che quella forza misteriosa e fredda, che lo aveva ammantato nello scontro precedente, si stesse risvegliando?
    Sarebbe stato perfetto.
    Lui il corpo e io la mente contro un Dree, che avanzava incerto e intimorito, forse da quello che potevo aver intuito.
    Potevamo farcela. Le nostre possibilità di prevalere non erano poi più così minime. Nel frattempo la figura misteriosa continuava a restare in disparte, mera spettatrice della nostra lotta. Meglio...una seccatura era più che sufficiente.
    Dalla mia posizione seduta in groppa al drago, mi sporsi verso il suo muso << Ascoltami bene Aes. Dree non controlla solo i metalli ma è anche un alchimista. Credo, e temo di aver ragione, che in uno dei suoi esperimenti sia riuscito a trovare un modo in cui trasmigrare la sua volontà in delle schegge di metallo, simili a questa. Ne hai notate altre, per caso, quando lo abbiamo affrontato la prima volta? >> chiesi in un sussurro, mentre mostravo la sottile lama che gli avevo estratto << Dobbiamo distruggerle, evitando di essere colpiti, hai capito? Potrebbe altrimenti prendere il controllo del nostro corpo, della nostra mente, come sta facendo ora con quel troll>>. Sperai con tutta me stessa che il drago avesse capito e che magari mi potesse aiutare...perché sebbene avessi scoperto il segreto del nostro avversario, restava ancora da capire come sconfiggerlo.
    Odiavo questo genere di situazioni, per questo ero diventata un'assassina...specializzata in veleni. Semplice, veloce, letale, privo di scontri frontali. Minima percentuale di essere colta impreparata.
    "Pensa..." mi ripetei per l'ennesima volta.
    << Ho in mente un piano. Tenterò un nuovo corpo a corpo. Verificherò la mia ipotesi cercando la scheggia che sta manipolando il troll>> Scesi a terra. Poi un po' reclutante mi misi di fronte a lui, nascondendo ciò che stavo facendo alla vista di Dree, e gli porsi la lama che gli avevo estratto. << Vedi di andartene da qui...lontano...dove lui non riesca a controllarla e trova un modo per distruggerla>>, deglutii, << poi torna indietro. Sei già riuscito a trovarmi una volta, ci riuscirai anche una seconda>> Con l'altra mano mi avvicinai lentamente al muso e glielo accarezzai con le punte delle dita. Era una sensazione strana, difficile da descrivere. Sentii le squame, fredde. Durò un attimo. Lo guardai un'ultima volta nei suoi enormi occhi verde-acqua, prima di voltarmi verso il mio persecutore.
    Stavo seriamente per affidarmi ad un drago come Aesingr? Da quando mi fidavo di qualcuno? Da quando ne sentivo la necessità? Eppure non era proprio quello che stavo facendo?
    Aes era imprevedibile...poteva anche non rispettare il piano e agire...o scappare e non tornare più. Era un'incognita imprevedibile, che però era diventata una costante (XDXD) nei miei pensieri.
    Estrassi dei pugnali dalla casacca e li afferrai come fossero artigli.
    Chissà da quando avevo iniziato a pensare che non era poi male ragionare seguendo un "noi" piuttosto che solo un "io".
    Fu l'ultimo quesito che mi posi prima di scagliarmi contro Dree. La testa, ormai libera da ogni altro pensiero, era rivolta allo scontro.
    Combattere. Uccidere. Sopravvivere.

    Mi scuso per il ritardo e la brevità :sclero:
    Non sono brava negli scontri :mc9jxe: per questo nella parte finale...non sono stati narrati... :Vashnarak: :155ryj7: :2mz37p:
    Inooooltre...Engifer ha la tendenza a fare ciò che le pare e a pensare ciò che vuole a dispetto della volontà dell'autrice stessa...mi fa seriamente dannare


    Edited by Cassidy - 2/6/2019, 23:22
  7. .
    "Grunt grunte groan, dro gret gru gran
    go gren di grat gagundre drirà
    gatride gatride derunde durà"

    Fece Tark, il troll "pulce"

    "Griende gorende guruffe gragrà
    gron grondette gorende gruan
    goriette goreno gortaro"

    Rispose la nasale voce di Noro (il troll col setto nasale deviato)

    Stavano andando avanti ripetendo la stessa canzone da...chessò mezz'ora? A me pareva un'eternità. Silenzio. Non feci in tempo a ricordarmi della mia parte (a quanto pare, trovavano entusiasmante il mio coinvolgimento nel loro coretto) che mi arrivò una sonora pacca sul sedere da parte di Tok (fratello di Tark, cugino di Guruk e...dalla intelligenza inversamente proporzionale alla sua stazza). Emisi un "Gruff" infastidito che, come era già avvenuto le trenta volte prima, suscitò una roboante risata collettiva. Non che fosse mia intenzione, avevo provato a rispondere in modi diversi all'inizio ma che fossero parole/versi la loro reazione era sempre la stessa. Ammetto che ero grata in parte di non avere la più pallida idea di cosa stessero cantando.

    "Karam grette garin gheretta
    gron drak gredo koren
    gurande grink go gren"

    Ed ecco che partiva la seconda parte...sospirai mestamente...non sembravano affatto intenzionati ad abbandonare il loro tempo nell'immediato. Inevitabilmente mi ritrovai a pensare a tutto ciò che mi era capitato da quando avevo aperto gli occhi e a cosa avrei potuto fare per non ritrovarmi ora...qui...in spalla ad un peloso e puzzolente troll come se fossi un sacco di patate, circondata da altri cinque rozzi troll, legata da una corda ai polsi e alle caviglie. Mi lasciai sfuggire un altro sospiro. Valutai la situazione. Allora: ero persa nella palude ma fortunatamente avevo trovato un modo per uscirne, grazie alla mia nuova compagnia; ero stanca, affamata e ammaccata...meno male che venivo trasportata; non potevo combattere, sarebbe stato del tutto inutile, non che ce ne fosse vero bisogno...per ora niente e nessuno sembrava voler avere a che fare con quel gruppo di troll; non sapevo bene dove stessimo andando ma sinceramente non mi importava granché...volevo solo andarmene da quel posto e dimenticare. Dai...dopotutto non ero messa così male...ahahahah...sul serio ero simpatica. Sbuffai un altro "Gruff" prima di ricevere un altro sculaccione, dato che anche la seconda strofa era finita. Tok ne sembrò piacevolmente soddisfatto e lo dimostrò dandomi una calorosa scrollata che non fece che farmi ricadere pesantemente sulla sua spalla, conficcandomela nell'addome.
    Tark stava per iniziare per la sedicesima volta la prima parte della canzone quando venne interrotto da una voce...ahimè...familiare. << Ehii! Scusate, potete rallentare? Dove state andando? Potete...potete trasportare anche me?>> si annunciò un Aesingr zompettante e evidentemente a corto di fiato (questo è ciò che riuscii a vedere prima che Tok si girasse) La prima cosa che mi venne in mente ripresami dalla sorpresa iniziale fu "Ma è scemo?"; seriamente non capiva in che situazione mi trovassi? Pensava fossi in gita? E poi che ci faceva lì? Stava bene? Che fosse una coincidenza? O mi stava cercando? Questo pensiero mi stupì...soprattutto per il battito che perse il mio cuore non appena lo formulai. Mi sollevai dalla spalla del troll per cercare di guardare dietro, dove si trovava il drago. I miei occhi incontrarono quelli enormi e verde-acqua di Aes che confermò i miei dubbi quando disse: << Perché te ne sei andata così? Se non volevi davvero farmi male... non c'era bisogno che scappassi>>. A me mancò il fiato. Tutto ciò che era accaduto poche ore fa esplose in un'immagine caotica dentro la mia testa. Vergogna, paura...e altri sentimenti a cui non ero avvezza, a cui non sapevo dare un nome, mi travolsero nuovamente con la loro forza. Inutile dire che non riuscii a sostenere la sincerità e innocenza del suo sguardo, motivo per cui mi riabbandonai nella mia posizione da sacco di patate (forse era più aggraziato definirmi come una fascina?). Pregai una qualsiasi di quelle divinità inesistenti nella speranza che il drago se ne andasse senza provocare altri danni (a me e a se stesso); magari il mio silenzio era valso più di mille parole. Ovviamente no. Non per nulla gli dei non esistevano.
    << Salve. Molto piacere, io sono Aesingr>>, lo sentii presentarsi. Mi coprii il volto con le mani. Non era possibile. Tutto intorno a loro stava dicendo che tirava una brutta aria, possibile che non la percepisse nemmeno un po'? Come era sopravvissuto finora?
    I troll risero. Tutti ad eccezione di Guruk. Fece cessare il chiasso alzando una mano. << Per chi ci hai presi, cerchi rogne? Guarda che ti squamo vivo!>>, fece Noro. Ciò suscitò un altro moto di ilarità. Di nuovo Guruk intervenne. Quando parlò era infastidito e lo si capiva anche senza vederlo direttamente. << Cosa vuoi?>>, disse incrociando le braccia al petto. << Hai qualche affare a mezzo con la lucertolina? Mi dispiace ma sei arrivato tardi il bottino sarà nostro>>. << Già, sei arrivato tardi, ormai è nostra>>, sghignazzò Tark. Sentii il corpo di Tok rombare di approvazione alle parole del fratello. << Non abbiamo tempo da perdere, non voglio essere dentro la palude quando calerà la notte. Forza Noro, Gronta e Dran sistematelo, recuperate ciò che potete dalla sua carcassa, potremmo rivendere qualcosa, e poi raggiungeteci. Andiamo Tok>>. Pronunciate queste parole riprendemmo ad avanzare, tranne per i tre troll che erano stati nominati. Li vidi con la clava e le mazze chiodate approcciarsi minacciosi ad Aes. Aesingr che erano ancora ferito, lo si vedeva dalla postura. Aesingr che nonostante tutto era venuto a cercarmi. Aesingr che era troppo ingenuo.
    Non so perché ma non ci pensai due volte ad urlargli: << Aes, scappa! Vattene! Non fare cazzate!>>
  8. .
    Corsi senza una meta. Senza avere la più pallida idea di dove stessi andando. Lasciai che fosse la disperazione a guidarmi, a farmi inoltrare più in profondità nella palude. Da quanto tempo scappavo? Non avrei saputo dirlo forse...da qualche ora...forse da solo pochi minuti.
    Mi fermai quando sentii le mie gambe che iniziavano a cedere sotto il peso della fatica. Incespicai un po' verso un gruppo di carici e lì mi lasciai definitivamente crollare a terra esausta. Tremavo come una foglia e il mio respiro era affannoso. La costrizione che mi affliggeva al petto rendeva doloroso ogni nuova boccata d'aria che anelavano disperatamente. Perché? Perché mi stava succedendo tutto questo? Le voci nella testa mi stavano facendo impazzire. Ricordi di un passato e un presente fatto di dolore, rabbia e vendetta si accavallavano gli uni sugli altri senza darmi tregua. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro se non all'inferno che si stava avvicendando dentro di me. Avevo dolore in tutto il corpo, ero priva di forze, non sapevo dove fossi finita e, nonostante fossi in parte consapevole dei pericoli che il luogo serbava, mi lasciai vincere dalla stanchezza senza alcuna voglia di mettermi in alcun modo al riparo. Chiusi gli occhi e rividi Aesingr...il grande drago che avevo sorpreso e ferito nel sonno. Il drago che non mi aveva aggredito neppure per difendersi e che ora ricambiava il mio sguardo aspettando la sua fine. Affondai il pugnale che mi era comparso in mano, ma invece che nel corpo della creatura scomparve come tutto intorno a me. Tutto divenne divorato dall'oscurità per poi ritrovarmi a cadere, ma prima che potessi scontrarmi col terreno questo inizio ad allontanarsi da me sempre più velocemente. Sentivo qualcosa di estraneo all'altezza delle scapole e dall'ombra sotto di me, distinsi la forma di un paio d'ali. Non mi sorpresi, era come se fosse la cosa più normale per me poter volare...quando era mai successo? L'aria mi sferzava il viso e i miei capelli si muovevano liberi nel vento come raggi di sole al tramonto. Ero felice...libera...un senso di completezza mi pervadeva da dentro e lassù, tra le nuvole, nulla sembrava poter nuocermi. All'improvviso comparvero dei tralci verdi che mi si avvilupparono attorno alle gambe e alle braccia. Mi strattonarono verso terra e ogni mio tentativo per liberarmi fu completamente inutile. Erano più forti. Mi ritrovai in poco tempo bloccata e schiacciata contro il tronco spezzato di un albero. La ruvida corteccia che mi graffiava la pelle. Sentii dei passi avvicinarsi e riconobbi un paio di scarpe di foglie dorate, di chiara fattura datata. Poi ci fu l'ordine secco:
    << Strappatele le ali>>

    Mi riscossi improvvisamente urlando per il dolore. Avevo la fronte madida di sudore e il cuore mi batteva all'impazzata. Con le mani andai a toccarmi la schiena, ma come era ovvio non c'era niente, neppure una ferita, solo le vecchie cicatrici. Pian piano mi tranquillizzai, chiudendo gli occhi e facendo profondi respiri. Era la prima volta in vita mia che sognava di volare,...che mi ricordavo di quelle che una volta erano state tra le parti più intime della mia essenza. Deglutii e la mia pancia si fece risentire gurgle. Non avevo niente da mangiare. Che palle. Se tutto fosse andato secondo i piani sarei già dovuta essere ai limitari della palude e invece mi ero stupidamente persa correndo alla cieca...stavo proprio perdendo colpi. Se non fosse che non credevo minimamente in cose come la sorte o il fato, come la si vuol chiamare, avrei detto che il mio incontro con Aesingr mi aveva portato sfiga. Dal momento che, però, ero dell'idea che ognuno fosse artefice delle proprie disgrazie, eccomi vittima della mia stessa idiozia.
    Mi misi faticosamente in piedi. Non avevo più energie. Mi guardai attorno senza riconoscere nulla di familiare (nemmeno la strada da cui ero arrivata) e senza trovare alcun indizio con cui orientarmi. Semplicemente splendido! Per non parlare del fatto che il sole doveva aver raggiunto lo zenit. Eccellente! Sospirai per poi avviarmi nella direzione che mi pareva meno ostile (ahahah). Come questa mattina, mi accompagnavano l'odore nauseante del posto e il rumore dei suoi abitanti. Unica differenza? Lo spirito con cui ora avanzavo. Totalmente priva di ulteriori prospettive pensai che la cosa migliore una volta uscita di lì fosse di trovare un serio rimedio al mio problema...che ne so...magari avrei potuto pagare un mago per farmi cancellare i ricordi. Perché no? Infondo avrei avuto anche un po' di soldi nascosti per permettermi qualcuno di bravo, che facesse un lavoro a modo. Ahhh...Dannato Mòsel...sempre a dare informazioni a metà, che senso aveva andarsene in modo così criptico? Solo per infastidirmi.
    Continuai ad avanzare lentamente...prestando attenzione ad evitare eventuali minacce. Non avrei potuto affrontarli. Quanto sarebbe stato utile avere il drago...ma no! Dovevo fare casino, svalvolare e accoltellarlo nel sonno...assolutamente dovevo liberarmi di tutta quella roba inutile che partoriva la mia mente malata (come poteva essere altrimenti?).
    Ad un certo punto notai un riflesso, ne cercai l'origine con lo sguardo per rimanere rapita dal gioco di luce di alcuni raggi intrufolatisi tra il fogliame. Migliaia di sfaccettature di verde e giallo. Per un attimo la palude non mi parve un posto così brutto, ma quella che era definitivamente iniziata come una giornataccia si riconfermò tale quando la mia gamba sprofondò nel terreno. Provai a tirarla fuori ma più cercavo di liberarmi più questa veniva stretta dalla morsa gelida delle sabbie mobili in cui ero capitata. Persi l'equilibrio e fu così che ci caddi per intero dentro. Fantastico! Ora sì che ero f****ta! Come facevo a venirne fuori? Sapevo solo che più mi muovevo, più peggioravo la situazione. Il luccichio di uno dei raggi mi colpì il viso e ne avvertii il calore, prima che il sole smettesse di illuminare quel luogo. Smisi di muovermi e mi abbandonai alla sua carezza e, nonostante tutto, i miei pensieri si fermarono. Sorrisi chiudendo le palpebre. Dovevo rimanere calma e pensare. Iniziai a fare piccoli spostamenti e movimenti. Poi sentii che mi stavo liberando mentre muovevo le gambe, come a voler pestare la sabbia, e camminando all'indietro...evviva! Mi scappò una mezza risata. Tuttavia, dovetti ricordarmi che era una giornata di merda, pur non credendo nella sfortuna ne stavo avendo in abbondanza.
    << Ehi, lucertola! Serve una mano?>>, disse una voce bassa e gracchiante, seguita da altre che ridevano sguaiatamente.
    << No, mi sono goduta un po' di fanghi. Fanno bene alla pelle...forse ne dovreste approfittare un po' anche voi. Non mi pare abbiate un bell'aspetto>>, risposi acida. Costatai la presenza di sei troll, orridi e armati di mazze. Avevano più o meno tutti la stessa altezza tranne uno che era di qualche spanna più piccolo. Era difficili distinguerli, sembravano tutti uguali. Forse quello acconto al piccoletto aveva gli occhi più piccoli e l'altro ancora il naso più bitorzoluto e arcigno. Uno, quello che aveva parlato, aveva lo sguardo più sveglio, rispetto a quello che stava alla sua destra che si stava piacevolmente gustando...una...caccola? Bleah!
    La mia risposta non parve renderli granché felici...anzi...sembrarono addirittura offesi, ed io che pensavo di fargli un favore con i miei consigli di bellezza!
    << Ti credi forse spiritosa?>>, disse quello che sembrava sveglio (forse il capo) e che portava una collana di ossa a tre fili...com'era cliché...
    << Beh...non che possa dire di avere amici che lo confermino, ma sì spesso riesco a farmi ridere con le mie battute>>, risposi. Questo sembrò farli andare su tutte le furie. Mi ritrovai scaraventata contro un albero da una mazzata in pieno stomaco in un battito di ciglia, meno male che ero digiuna. Provavo un forte senso di nausea aggravata dalla puzza rivoltante che avvertii, prima di sentirmi afferrare per i capelli e sollevare in aria. Gemetti. Gli occhi iniziarono a lacrimarmi per il dolore. Pensa...pensa...
    << Ehi, Guruk aspetta! Non ti pare familiare?>>, disse il piccoletto fermando il caccoloso che mi teneva in pugno (che schifo). A quanto pare "Guruk" era il nome del capo, perché fu lui a rispondere << Che vuoi dire? La conosci?>> << Certo che no! - fece l'altro - ma guarda qua!>>. Vidi che gli mostrava un pezzo di carta...era un mandato di cattura...ca***! Vaff***** a Dree, non aveva bluffato! Guruk scrutò il foglio poi me, poi di nuovo il foglio. Mi chiesi da quando in qua i troll sapessero leggere e da quando poi sapevano comunicare così bene?...questi non dovevano essere tipi comuni. Il capoccia si grattò la testa, gli altri cinque rimanevano in attesa. Alla fine sbuffò.
    << Portala in spalla, Tok. Magari ci faranno un bel prezzo...dopotutto non sembra granché commestibile>>.
    Fu così che mi ritrovai prigioniera. Non provai a ribellarmi anche perché avrei avuto più possibilità di uscire dalla palude con loro. Avrei pensato dopo al da farsi. E nel mentre che venivo sballottata e inebriata dalle loro fragranze, mi chiesi sospirando se Aes si fosse curato e cosa stesse facendo...certo era che avevo fatto un bell'affare ad incontrarlo!

    :Thyen!: Non so dove stiano andando...sono in balia della sorte...anche se Engifer non ci crede :P
  9. .
    Guardavo il drago dormire.
    Come se nulla fosse, si era accucciato e aveva chiuso gli occhi. Il respiro era diventato profondo e regolare pochi istanti dopo. Io invece ero sveglia. Non avevo alcuna intenzione di abbandonarmi al mondo dei sogni. Non dopo ciò che era successo.

    Aes non mi aveva rivolto altra parola oltre a quel "Tutto bene?", privo di qualsiasi giudizio. Come se fosse la cosa più ovvia da chiedermi. E io non ero riuscita a trovare altre risposta che distogliere lo sguardo. Tutto pur di non specchiarmi ulteriormente nei suoi occhi così limpidi. Cosa potevo dire? Nemmeno io sapevo dire come mi sentissi. Non avevo la più pallida idea di cosa fosse successo. Mi piaceva svolgere il mio lavoro (uccidere) in maniera pulita...senza sporcarmi troppo le mani. Lasciavo che ci pensassero i miei veleni a sistemare tutto. Questa volta...questa volta invece...questo...questa...non ero io.
    << Allontaniamoci da qui, non vorrei che qualcuno ci stesse davvero cercando>>, aveva detto Aesingr, per poi avviarsi verso una grotta, che notavo solo ora. Sembrava esausto. Avevo quindi lanciato un ultimo sguardo verso il corpo di Dree. L'ombra di un corvo vi si stava già approcciando, pregustandosi il banchetto. Mi ero tirata su il cappuccio e avevo seguito il drago. Il tutto nel più totale silenzio.

    Aes si mosse un attimo e sbuffò. Trasalii, per poi rendermi conto che stava ancora dormendo. Nonostante ora il suo fiato non fosse più freddo e anzi fosse un po' caldo/umido, io continuavo a tremare e a stringermi nella mia giacca alla ricerca di un calore che sapevo di non avere. La mia metà cobolda non era in grado di tollerare granchè le temperature basse. Decisi di perlustrare la grotta per tenermi impegnata e per assicurarmi che non fosse già occupata da qualche altro inquilino. C'erano due cunicoli. Li esplorai entrambi ma sembravano essere deserti, o per lo meno privi di una qualsivoglia minaccia. In uno c'era uno specchio d'acqua. Rimasi stupita dalla purezza di quell'acqua, così limpida, che faceva dubitare di trovarsi ancora nei pressi della palude. Scrutai la superficie più da vicino cercando di ignorare il mio riflesso. Tuttavia fu impossibile. Mi vidi: i capelli scarmigliati, le macchie di sangue nel viso,...quel viso deturpato da squame

    << Ugh!>>...<< Che orrore!>>...<< Cosa è?>>...
    << Vattene di qua!>>...<< Tu non sei una di noi>>...
    << Ah! Mi ha morso!>>...<< Attento, potrebbe avere qualche malattia>>...

    << Con il suo aspetto ci credo che l'hanno lasciata qua...di sicuro è maledetta...te lo dico io, quella porta solo rogne>>


    Iniziai a colpire a vuoto l'acqua. Tutto pur di far svanire quell'immagine, pur di farli tacere.

    << E' una bellissima bambina! Sembra una bambolina!>>
    << Così educata e brava! Hai visto come se la coccolano i suoi genitori?>>
    << Vorrei ben vedere! Quella creatura non potrà che migliorare crescendo e farà sicuramente grandi cose. E' un po' l'orgoglio di tutto il paese>>
    << Hai ragione. Ahahahah>>

    ---------------------

    << Avete sentito la notizia?>>
    << Sì! Terribile! Povera bambina>>
    << Chi mai avrebbe potuto fare una cosa simile? Arrivare non solo ad ucciderla ma addirittura a sfregiarla...non posso...>>
    << Pensa a quei poveri genitori...Comunque io credo di sapere chi è il responsabile...>>
    << Ah sì? Chi?...Aspetta...non vorrai dire?>>
    << Certo che sì! Ha sempre odiato tutti e quella bambina in particolar modo. L'ho sempre detto che un giorno ne avrebbe combinata una grossa, dopo tutte le mascalzonate già commesse. Non è altro che una bestia>>


    Le voci e i ricordi non volevano saperne di lasciarmi in pace. Mi portai le mani al volto mentre un urlo esplodeva dal mio petto nel tentativo di soffocare ogni altro suono. Sentivo le lacrime bagnarmi il viso. Era stato un "incidente". Non volevo uccidere quella bambina - o forse sì?- men che meno sfregiarla - ne ero sicura?-, ma lei rideva spensierata e felice. Era orgogliosa dei complimenti che le venivano rivolti e dell'affetto che la circondava. A quel punto...a quel punto cosa era successo? Non riuscivo a ricordare. Forse lo avevo rimosso. Nella disperazione avevo iniziato grattarmi le squame sulla guancia e sul collo nel tentativo di strapparmele via ma senza successo. Mi ferii soltanto le dita. Ripresi la mia testa fra le mani e continuai a singhiozzare.
    Sarà stato il freddo, le lacrime o la stanchezza che finalmente mi sopraffaceva, ma dopo un po' tenere gli occhi aperti si fece sempre più difficile. Mi addormentai. Ero di nuovo al buio. Tuttavia, stavolta non ero da sola; infatti, la bambina che avevo ucciso tanti anni fa era ora di fronte e mi guardava. Con i suoi capelli setosi, la pelle perfetta baciata dal sole, gli enormi occhi azzurro cielo. Era perfetta e mi faceva ribrezzo. "Cosa vuoi? Lasciami in pace". Lei rimase lì dov'era. "Non mi hai sentito? Vattene". Questa volta scosse la testa e parlò: "Tanto non puoi uccidermi. Lo hai già fatto. Puoi riprovarci sempre che tu riesca a prendermi, mostro". Pronunciò quelle parole con scherno e poi corse via, dentro un tunnel comparso dal nulla, lasciandosi dietro una fastidiosa risata squillante. Sentii la rabbia montarmi dentro...qualcosa di simile alle fiamme che già avevo percepito. Le corsi dietro, estraendo uno dei miei pugnali. "Mi libererò di te e di tutti gli altri una volta per tutte, maledetta mocciosa". Continuavo a sentire la sua risata "~Mostro, mostro, pelle di squame. Chi al mondo ti potrebbe mai amare? Sei brutta ed odiosa. Tra i ratti e il liquame dovresti restare...~" Era una canzone dolorosamente familiare, ma nonostante le lacrime la rabbia non faceva che aumentare. Finalmente scorsi la sua figura e con un ultimo slancio le fui addosso. Lei lanciò un grido. "Ah-ah! Ti ho preso finalmente, stronzetta". Le tenni bloccato il corpo con le gambe. Con una mano le premetti la testa a terra, afferrandola per i capelli, mentre con l'altra mi preparavo a pugnalarla.
    Lei mi guardò ma i suoi occhi non erano più pezzi di cielo.
    Erano verde-acqua ed erano gli occhi di un drago.

    Lascio volutamente non chiarito se Engifer si sia svegliata o no,perchè finire così è figo
  10. .
    Per l'ennesima volta, quel giorno, mi ritrovai scaraventata a terra. Stava diventando una brutta abitudine. L'impatto non fu dei migliori ma nemmeno dei peggiori. Aprii lentamente gli occhi. La mia visuale era intralciata dalla macchia scomposta e rossa dei miei capelli. Richiusi gli occhi e mi misi a pancia in su, in ascolto. Sentivo le botte, che avrebbero causato più di qualche livido all'indomani, e la caviglia destra pulsarmi fastidiosamente. Mi sentivo inoltre stranamente debole. Attorno a me c'erano solo l'ululare del vento, alcuni sassolini che si rotolavano e...rantoli. Mi alzai con cautela in piedi e venni colta da un violento giramento di testa insieme ad una fitta lancinante alla gamba destra appena provai a metterci peso. "Merda!", imprecai tra me e me...dovevo essermi slogata la caviglia con l'ultima caduta. Portai una mano alla testa e notai come il sangue ricoprisse il mio braccio. Ah già, avevo usato Costritio in maniera massiccia. A quel punto mi tornò alla mente. La fuga. Il volo. L'acqua che mi circondava ma che mi proteggeva.
    Aesingr!
    Mi aveva...salvata o, meglio, prima quasi mi ammazzava poi ci faceva scappare. Perché lo aveva fatto?
    Un altro rantolo sofferente interruppe il filo dei miei pensieri. Mi girai verso il suono. Eccolo il drago, giacere a qualche metro di distanza, ai piedi della parete rocciosa contro cui ci eravamo schiantati. Immobile, fatta eccezione per qualche fremito che scuoteva il corpo possente. Era ancora vivo. Iniziai ad approcciarmi, per quanto me lo consentisse il dolore che attraversava la mia gamba ad ogni passo. Arrivatagli di fronte mi accasciai esausta davanti a lui. << Aes?>>, tentai titubante. Nessuna risposta. Guardai alla ricerca di eventuali ferite. Non c'era garanzia che Dimple si sarebbe arreso per così poco...con i soldi che disponeva poteva metterci contro tutta Kengard, perciò dovevo rimettere in sesto il drago il prima possibile. Era la mia unica via di fuga, considerata la situazione.
    "Poi dovrei ricambiare" scacciai via quel pensiero molesto. Aesingr mi serviva e basta. Notai il modo con cui si teneva una delle zampe. Se la stringeva e a ragione, dato il grosso graffio che la percorreva, ma il poco sangue che ne era fuoriuscito si era come cristallizzato. Mi era familiare quella reazione. "deBoia". C***o! Mi avvicinai lentamente alla zampa per osservarla più da vicino. Con rammarico notai la punta spezzata del mio pugnale, impregnato del mio sangue, conficcata all'interno della ferita, come un insetto imprigionato dentro un pezzo d'ambra...Doveva ringraziare la sua stazza se ancora respirava, ma se non fossi intervenuta al più presto...la morte non sarebbe stata la cosa peggiore. C'erano gli spasmi, le allucinazioni...
    Aprii la borsetta (niente di rotto, ottimo lavoro, mia fedele borsetta) e mi apprestai a trattarlo. Appena mi avvicinai alla zampa lui cercò di ritrarla. << Aesingr>>, non aveva senso parlargli ma ci provai ugualmente, << ascoltami, devo togliere il veleno o morirai soffrendo>> feci una pausa << lascia che ti aiuti>>. Sembrò tranquillizzarsi. Continuai a parlargli il più dolcemente possibile mentre rompevo la barriera di sangue e riaprivo il taglio. Presi delle pinze e iniziai ad estrarre il pugnale. << Sei proprio bravo. Così, va tutto bene. Vedrai che passerà presto. Pensa a qualcosa di bello>>, non so davvero perché mi stessi preoccupando così.

    << Ma fa maleeeee!>>
    << Shh...stringi la mano della mamma mentre qui ci pensa il babbo a scacciare il male>>
    La figura che doveva essere mio padre, estrasse lentamente la spina continuando a sussurrare parole di conforto, mentre lacrimoni continuavano a solcarmi il viso. Il calore di mia madre che mi avvolgeva in un abbraccio.
    << Bravissima così, piccola! Sei molto coraggiosa. Va tutto bene, abbiamo quasi finito. Pensa a qualcosa di bello>>


    Un ricordo che avrei preferito dimenticare, come tanti altri. Scrollai la testa come a tentare di scacciarlo, insieme al fastidioso pizzicore agli occhi, e mi concentrai su ciò che dovevo fare. Allora...avevo degli antidoti da preparare. Guardai il taglio nel mio braccio, che continuava a perdere un po' di sangue, e le boccette con il necessario per preparare gli antidoti...bastavano per una piccola dose che lo avrebbe salvato ma bloccando solo momentaneamente l'avanzare dei sintomi. A casa avevo delle altre scorte. Sospirai...a me bastava che sopravvivesse per portarmi via da lì, poi le nostre strade si sarebbero separate. Inoltre non ero sicura di quanto avrei durato dopo aver usato tanto sangue.
    Ci volle un po' per preparare il tutto (considerando che il drago aveva due veleni in corpo). Iniettai parte dell'antidoto incidendo le squame. Aesingr parve riscuotersi un po' ed emise un lamento/brontolio/ringhio << Shh...calmo>>. Dopodiché pulii tutta la zona e la fasciai. Zoppicando, mi misi di fronte alla sua testa. Gli accarezzai il muso, ammirandolo nei colori e nell'aspetto. Avevo inconsapevolmente steso una creatura simile...se lo avessi lasciato morire e le voci si fossero diffuse...la mia nomea sarebbe aumentata...

    Presi il resto della dose e la guardai...dovevo farglielo ingerire perché facesse effetto più velocemente. Provai ad aprirgli le fauci ma in vano. Ci provai ancora e ancora. Scivolai a terra sulla caviglia slogata. A stento trattenni un urlo di dolore. Alla fine mi arresi, avrei dovuto aspettare che si riscuotesse. Il pericolo maggiore forse era scampato. Tuttavia, lo sforzo mi aveva lasciato completamente priva di forze. Mi trascinai contro il collo di Aes e mi misi a sedere con la testa fra le ginocchia. Respirai. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Chiusi gli occhi e li riaprii. Quando il dolore diminuì di intensità e ripresi lucidità, ragionai sul da farsi.
    Ero stanca, non dormivo bene da mesi. Avevo abusato con Costritio. Non potevo muovermi con una caviglia slogata, che iniziavo a sospettare potesse essere anche rotta. Le mie scorte si stavano esaurendo perché mi ero messa in testa di fare la buona samaritana. Il drago mi era inutile se non si riprendeva...la dose poteva bastare...doveva bastare. Eravamo in pericolo e totalmente allo scoperto. Eravamo un bersaglio facile e non solo per chi ci inseguiva.
    Stancamente presi dell'essenza di Belladonna. Dovevo cospargerla intorno ad Aesingr...poi mi sarei nascosta sotto la sua ala e avrei sperato che ci facesse passare inosservati.
    Con enorme sforzo mi rimisi in piedi. Il dolore alla gamba e la mancanza di forze mi facevano vedere le stelle. Iniziai a bagnare il drago con l'essenza. "Speriamo basti, ti prego, fa che sia sufficiente", pregavo. Il tempo continuava a scorrere ma sentivo che era ormai agli sgoccioli. Le mie scaglie frizzavano sentendo che qualcosa stava per accadere. Dopo aver percorso tutto il perimetro dell'area occupata da Aes, mi allontanai di qualche passo per vedere il risultato. La puzza di pesce era ancora presente sebbene attenuata. Come temevo non lo copriva come avrebbe dovuto, ma per lo meno il suo aspetto appariva un po' più confuso. Perché facevo tutto questo? Perché ti serve...perché ti ha salvata, nonostante non ne avesse motivo...perché mi serve...mi serve.
    Un altro giramento di testa. Caddi in ginocchio. Ero allo stremo. In quel momento sentii un battito di ali. Alzai lo sguardo e vidi le creature simili a corvi che ci avevano inseguito. Tra loro ve5 ne era uno più grande, cavalcato da niente meno che Dimple stesso. << Prendetela>>. Una sola parola (non sembrava aver notato il drago) e una rete mi venne lanciata addosso e non potei evitarla. Poi un dolore bruciante mi attanagliò ovunque le corde metalliche erano venute a contatto con il mio corpo. Urlai. Tentai inutilmente di liberarmene, disperata. << Ti avevo consigliato di non opporre resistenza, ma tu non mi hai voluto ascoltare. Ora fai la brava e dimmi dove è il drago? Sappi che tanto è spacciato. Ho pagato l'intera palude perché lo rintraccino. Ha le ore contate>>
    A stento lo ascoltavo, il dolore era insopportabile, sentivo quella trappola mangiarmi la pelle. Quelle nere creature erano atterrate e la tiravano da ogni parte costringendomi a terra. Dimple continuava a parlare ma i rumori si facevano sempre più confusi, fino a che non sentii più niente. Niente dolore, solo torpore. I suoni da soffusi divennero ovattati. La vista si annebbiò.
    C'ero solo io e i miei respiri irregolari.
    Io che guardavo la parete rocciosa. Io che guardavo in direzione di Aes...la cosa mi sembrava familiare.
    Ad un certo punto persi conoscenza.
    L'ultimo mio pensiero fu "Se Aes..."
  11. .
    "Non mi chiamo Eccelso Drago, mi chiamo Aesingr! Aes per amici... e nemici. Io mangio solo alghe, è brutto mangiare la carne. E poi non mi piace. Ti serve aiuto per cercarla? Sinceramente non penso di poter essere d'aiuto in questo, non sono capace neanche di individuare la città in mezzo a questa nebbia. Se però vuoi aiuto per scacciare queste strane creature posso provarci! Sali, se ti porto sul dorso è probabile che ci pensino due volte ad attaccare."

    A quelle parole alzai la testa da terra e guardai quella creatura, nonostante avessi la vista offuscata dalle lacrime, dato che l'acqua della palude mi stava bruciando gli occhi. Aes, ora sì che non vi erano dubbi, era proprio lui! Inoltre non potevo fare a meno di trovarlo sempre più bizzarro a ogni secondo che passava. Un drago che non mangiava carne! Ma davvero? Nemmeno del pesce si cibava? Eppure, sembrava sincero e volenteroso nello "aiutarmi". Oioi...sarebbe stata così facile? Sembrava di avere a che fare con un cucciolo, altro che bestione di sei metri! A stento riuscivo a non far trapelare la mia euforia. Stava andando tutto secondo il piano! Ero riuscita a farmi offrire addirittura il suo aiuto! Lo avrei condotto verso la sua stessa rovina. Sicuramente il mio cliente sarebbe stato più che contento di ricevere la sua merce ancora calda (per qualsiasi cosa lo avesse voluto usare) e io avrei avuto un passaggio gratis fuori da quella palude.
    Mi strofinai gli occhi ma il bruciore non accennava ad attenuarsi, in aggiunta il naso prese a gocciolarmi. Continuando a tamponarmi gli occhi con la manica (ahimè, bagnata!) della giacca e tirando su col naso, mi rivolsi ad Aesingr.
    "Saresti davvero, così gentile?" Il fastidio agli occhi non passava...cosa diamine c'era nell'acqua? "Nessuno si è mai mostrato gentile con me! Ho avuto davvero paura di quel mostro. Poi sono giorni che cammino e sono molto stanca! Sarei davvero sollevata di avere qualcuno al mio fianco. Però devo avvisarti che non ho molto da darti in cambio, la mia maestra è crudele e di sicuro si arrabbierà...Oh povera me!" A questo punto mi coprii il viso con entrambe le mani nel tentativo di dare sollievo agli occhi...era davvero insopportabile! Forse era il caso di usare un po' dell'acqua potabile che avevo con me, anche se ne avevo poche scorte. Diedi le spalle al drago e aprii la borsetta, colta da un'idea. Mi pareva infatti di avere un po' di mocallami, che trovai con gioia. Presi un pezzo di stoffa e lo bagnai con un po' di estratto, poi me lo passai sugli occhi chiusi come a pulire delicatamente tutta la zona. Rimasi qualche secondo con le palpebre ancora abbassate. Il prurito sparì pian piano. Rimisi tutto apposto con il dolce odore del mocallami che mi avvolgeva per qualche altro istante. Colsi anche l'occasione per prelevare un po' dell'acqua della palude.
    Mi voltai nuovamente verso il drago e, avvicinandomi cautamente, aprii la bocca per continuare nel mio patema quando venni interrotta dal brusco muoversi della foglia su cui galleggiavamo. Istintivamente, mi avvicinai di più ad Aesingr, in caso fossi rifinita in acqua. Da questa provenivano delle bollicine, che aumentavano di numero all'aumentare delle increspature sulla sua superficie. Con mio grande orrore vidi il kappa riemergere. Tutto il suo corpo era scosso da forti tremori intermittenti. Ogni sua fibra si contraeva e contorceva in maniera dolorosa. La bestia riusciva ad emettere solo qualche verso strozzato, mentre dalla bocca a becco fuoriusciva saliva. A quanto pare, durante la collutazione lo avevo preso il bastardo e il veleno stava ormai facendo effetto...peggio per lui, Costritio non perdona. Peccato però che la sua comparsa rischiava di rovinare il piano, sarebbe stato un bel guaio se ora il drago avesse voluto soccorrerlo...dato che io ero una "guaritrice" buona e indifesa...Dovevo scegliere: salvarlo (mostrandomi misericordiosa e geniale) o lasciarlo morire? Ugh...la scelta era evidente...per la prima volta in vita mia avrei dovuto fare una cosa così meschina e ripugnante!
    Presa questa decisione, sospirai e ripresi la messinscena. "Oh, no!" Mi avvicinai un po' riluttante al Kappa, che mi guardava con occhi strabuzzanti. Quando fui abbastanza vicina gli sussurrai "Non sai chi ti sei fatto nemica. Questa volta ti salvo perché mi serve, ma la prossima volta che rivedrò te o un della tua specie giuro che io, Engifer, vi farò fuori". A quel punto mi feci una piccola puntura nel dito, giusto per avere una goccia del mio sangue che mischiai con una delle mie boccette, per poi versarne il contenuto nel becco di quell'essere. Adesso, non restava che aspettare.
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    Doppelgänger





    Il termine Doppelgänger indica, in lingua tedesca, il sosia, il doppio, la dualità dell’essere: etimologicamente, il vocabolo è composto da doppel, che significa "doppio", e Gänger, che vuol dire “colui che se ne va”; comunemente il vocabolo è identificato con la figura del “gemello cattivo”, se non anche come l’infausto presagio di morte.
    È proprio da questo legame tra sosia e morte che Otto Rank sviluppò la sua analisi nell’opera Il Doppio (Der Doppelgänger, pubblicato nel 1914 sulla rivista “Imago”).
    Egli ci fornisce un ottimo sunto di come, psicanalisi a parte, l’archetipo del doppio sia largamente diffuso nel folklore, riportandone vari esempi.


    In Austria, Germania e ex-Jugoslavia si crede che chi, la sera di San Silvestro o della Vigilia di Natale, all’accendersi delle luci non proietta l’ombra sulla parete, o la proietta ma senza testa, morirà entro l’anno. La stessa credenza la ritroviamo tra gli Ebrei, solo che deve avvenire nella settima notte di Pentecoste. In alcuni paesi tedeschi si crede che osserva inoltre che sia vicino alla morte chi calpesta la sua ombra o chi, alla Calderola, vede la sua ombra doppia.
    Se inizialmente poteva essere uno spirito protettore e presto diventato uno spettro persecutore. Potremmo parlare di sacralità dell’ombra dal momento che molte popolazioni primitive ritenevano che qualsiasi ferita inflitta all’ombra colpisse anche l’uomo che la possedeva. Come riportato da Pradel: “Chi non proietta ombra, muore; chi ha un’ombra piccola o non nitida, è ammalato; un’ombra netta è indice di salute.” Alcuni abitanti delle isole dell’equatore evitavano di uscire di casa a mezzogiorno, perché a quell’ora l’ombra scompariva e temevano così di perdere l’anima.


    Si credeva inoltre, secondo alcuni primitivi, che se il figlio assomigliava troppo al padre, quest’ultimo sarebbe morto presto dal momento il bimbo aveva attirato a sé l’immagine e l’ombra. Ugual valore aveva il nome. Questo elemento si è mantenuto anche nella cultura europea, per cui, se nella stessa famiglia c’erano due bambini omonimi, uno era destinato a morire presto.
    Esiste un mito di Tahiti secondo cui la dea Hina rimase incinta perché su di lei era caduto l’ombra di un albero del pane che il padre Ta'aroa aveva scrollato. E dal momento che ogni mito fonda verità, ecco che alcuni indigeni in Australia sudorientale si separavano se l’ombra di un uomo cadeva sulla suocera. Nell’India centrale, per il timore della fecondità, le donne incinte evitano di passare sull’ombra di un uomo perché poi il bimbo potrebbe rassomigliarvi.
    È chiaro come per molti popoli “anima” e “ombra” vengano quindi indicati con la stessa parola. Gli indigeni della Tasmania usano lo stesso termine, nella lingua quichè usano la parola nahib, il termine neja in arawachi significa “ombra”, “anima”, “immagine”; gli abiponi usano solo loàkal per indicare l’ombra, l’anima, l’eco, l’immagine…I basuti definiscono lo spirito che sopravvive alla morte suiti o “ombra” (essi temono che un coccodrillo possa catturare un uomo che passeggia sulla riva di un fiume afferrandone il riflesso nell’acqua).


    Lo stesso vale anche per i massim della Nuova Guinea britannica, i kai della Nuova Guinea tedesca, e nella Melanesia del nord. Anche secondo Omero l’uomo aveva una duplice presenza sulla terra, una nell’apparizione percettibile, l’altra nella sua immagine invisibile che si libera solo nella morte, la psiche. Per cui nell’uomo vivente, in cui l’anima è integra, abita un ospite sconosciuto che ha il suo regno nel mondo dei sogni. Se l’io cosciente dorme, il suo Doppio si risveglia e agisce. Anche l’εἴδωλον (immagine), che è una ripetizione dell’io visibile e costituisce un secondo io è, nel suo significato originario, il Genio dei Romani, la Fravauli dei Persiani, il Ka degli Egizi. Dal momento che anima e ombra sono la stessa cosa, l’anima dei defunti non proietta ombra. Si riteneva che non soltanto le anime non avessero l’ombra, ma anche i loro simili, gli elfi, i demoni, i fantasmi e gli stregoni. Anche il diavolo non ha ombra e per questo desidera quella degli uomini. Chi ha ceduto la propria anima, resta dunque senza ombra.
    Altre leggende mostrano come nei paesi tedeschi non si possa mettere un cadavere di fronte ad uno specchio; secondo una superstizione dalmata, chi si guarda in uno specchio, quando in casa c’è un morto, ha vita molto breve. Da qui l’abitudine fortemente diffusa (in Germania, Francia, tra gli Ebrei, i Lituani e altri) di velare gli specchi quando vi è un cadavere in casa, in modo tale da impedire che la sua anima rimanga nell’abitazione. In Prussia si vietava di specchiarsi di notte per paura di perdere il proprio riflesso e di veder apparire il diavolo. In Germania se uno specchio si rompe non porta semplicemente sfortuna ma è bensì presagio di morte.
    Gli zulù non guardano nelle acque della palude perché potrebbe esserci un mostro che si approprierebbe del loro riflesso uccidendoli. Anche i Greci vietavano di riflettersi in acqua. Chi si impadronisce di un’immagine di una persona, può danneggiarla o annientarla. Per questo vi è il timore della propria immagine, perché si ritiene che l’anima si trovi in tutte le raffigurazioni della persona umana e sarebbe meglio evitare di farsi fare ritratti (in Germania, in Grecia, in Russia, in Albania, in Inghilterra e in Scozia).
    Ovviamente questa ricca tradizione folkloristica la si può ritrovare in un sacco di opere e miti ben più conosciuti: come Narciso o Dorian (in fondo non è stata proprio la loro immagine a provocarne la morte?). Secondo una visione psicanalitica il Doppio non sarebbe altro che un modo, narcisistico, di esorcizzare la morte. Amo troppo il mio Io per poterlo nuocere, perciò creo un suo alter ego che però riconosco come estraneo a me e la cui morte non mi tange minimamente. Tuttavia, essendo il Doppio parte di me, che io stesso ho creato, nuocendogli non faccio che nuocere me stesso (paradosso del suicida). Altri scorci sull’argomento, che la letteratura ci offre sono: Elena di Euripide, Il Fu Mattia Pascal di Pirandello, Lo strano caso del Dr Jeckill e Mr Hyde di Stevenson, Il Sosia di Dostovjeskj, scritti di Poe e Maupassant, etc…)
    Particolarmente esilarante è la commedia di Plauto l'Anfitrione. La storia, ormai risaputa, si verifica quando Giove vuole congiungersi con Alcmena. A reggergli il gioco chiama Mercurio che vestirà i panni del servo del re...appunto lo sventurato Sosia. Il lato quasi tragicomico è l'incontro tra i due Sosia (quello vero, che doveva avvisare del ritorno a casa del padrone, e quello falso, che faceva da palo). Dallo scontro il vero Sosia ne uscirà dopo averne prese e nel tentativo di spiegare al re l'accaduto non farà altro che causare ancor più confusione: "quis te verberavit?" (chi ti ha picchiato?) "egomet memet, qui nunc sum domi" (io stesso ho picchiato me stesso, io che ora sono a casa)

  13. .
    Engifer entra in gioco per la prima volta. Viene da Klenrung dove ha preso residenza


    "Engifer! Cosa pensavi di fare cercando di uccidermi?" La voce di maestro Mòsel era a metà tra l'infuriato e l'incredulo. "Cosa volevi dimostrare?" "Che non ho bisogno di nessuno"

    Aprii lentamente gli occhi. Ecco una nuova giornata di merda. Era la settantasettesima volta che sognavo il mio maestro. La settantasettesima volta che non riuscivo a riposare a dovere. Sospirando mi tirai su a sedere dal mio giaciglio improvvisato. La palude si mostrava in tutto il suo magnifico ed inquietante squallore. Odiavo quel posto...mi faceva schifo. Le creature, le persone che vi si aggiravano facevano schifo. Mi venne da ridere...dal momento che io stessa frequentavo puntualmente quel posto, mi ero appena detto che mi schifavo...comunque...basta sciocchezze! Due giorni fa una figura incappucciata mi aveva avvicinata a Klenrung per un incarico, anzi una tale seccatura e ad una simile cifra!

    Iniziai ad incamminarmi mentre succhiavo assorta una radice di liquirizia. Ero stufa di camminare, certo ero abituata alla fatica ma avrei di gran lunga apprezzato potermi spostare con più rapidità e in un posto più pulito...e invece eccomi qua a calpestare questo terreno melmoso e puzzolente. Mi concentrai sul dolce sapore amaro della mia colazione, come a cercarvi conforto, e sui dettagli della commissione. Allora: il cliente aveva detto che l'obiettivo era un drago di corporatura massiccia, interamente coperto di squame blu scuro, eccetto per il ventre di colore celeste; alto poco più di due metri, lungo cinque e con una apertura alare di sette; presenza sul dorso di nere cuspidi ossee, tre artigli in ogni zampa, due aguzze corna e al culmine della coda un aculeo. Certamente un soggettino non semplice, ma che per fortuna pareva non essere un campione di intelligenza...un credulone di buon cuore...ahahah...i miei preferiti! Il drago si stava dirigendo a Kwar, motivo principale per cui ora mi trovavo qua, avvolta da umidità soffocante e aria tossica.
    Tirai fuori un'altra bacchetta di liquirizia, pensando a come potevo agire...La stazza (sebbene non fosse dei più grossi), gli artigli, le corna e l'aculeo mi preoccupavano. Sicuramente non andavano a mio vantaggio. Inoltre la dose dei miei veleni doveva essere ben più massiccia. Mi fermai un attimo a controllare il mio armamentario. I pugnali erano tutti al loro posto e ben affilati, nella borsa che portavo legata al fianco i veleni erano pronti nelle loro boccette e, sì, ce n'erano abbastanza. Anche le erbe medicinali e gli unguenti erano sufficienti. L'ordine e l'organizzazione erano tra le mie parole preferite. Mentre rimettevo tutto a posto notai come ci fosse uno strano silenzio. Non che la palude di Andorix fosse un posto rumoroso, anzi. Tuttavia c'era sempre un leggero movimento o delle piante o delle altre creature che si aggiravano nei d'intorni. Cosa che, invece, mancava al momento. A quanto pare c'era qualcuno che aveva deciso di importunare la ragazza sbagliata. Che bella giornata! Un ghigno comparve sul mio volto, per poi tornare nuovamente serio. Non avevo voglia di giocare al gatto col topo, ma non potevo altrimenti.
    Feci finta di guardarmi attorno allarmata. Prima a destra, poi a sinistra. Girai anche su me stessa, guardando in ogni direzione. "C-chi c'è? Io...io non ho paura", dissi con voce strozzata. Un movimento tra il folto delle piante, ed ecco apparire un kappa adulto. Suvvia! Io odio i Kappa! "E va bene", sospirai. Mi voltai e iniziai a correre. Dovevo essere nel suo territorio perciò dovevo allontanarmi e dovevo trovare un modo per sbarazzarmene senza ricorrere ai veleni (non avevo ancora deciso come eliminare il draghetto infondo). Peccato che la palude fosse tutta uguale...con quella dannata nebbia.
    Ammisi di essere anche un po' curiosa di sapere se quell'essere fosse all'altezza della preda che si era scelto. Mi piacciono le sfide e già mi pregustavo il momento in cui lo avrei fatto diventare la mia di preda.
    Mentre proseguivo in quella palude sempre più bagnata, sentivo il suo respiro sempre più vicino. All'improvviso inciampai in delle canne , lasciandomi scappare un urlo, e mi ritrovai a cadere in dell'acqua stagnante con delle bioluminescenze. Una forte puzza di pesce mi pervase le narici ma in quel momento ero più che mai concentrata ad affrontare il kappa, che ormai mi era addosso. Chissà, magari ero pure finita nella sua tana ("cazzo")! "Pensa! Dannazione"...potevo usare "Costritio" ma mi serviva una superficie solida per poter estrarre uno dei miei pugnali. Nell'acqua ero in svantaggio e non sapendo nuotare bene, la maggior parte della mia concentrazione era fissa nel rimanere a galla. Sentivo il kappa sghignazzare, non mi aveva ancora trovato però .
    Ad un certo punto dietro di me sentii qualcosa sbattermi contro la schiena. Mi girai e vidi il bordo gigante di una foglia di ninfea. Perfetto! Non ci pensai un attimo e mi ci inerpicai, solo che...non ero l'unica inquilina. La foschia mostrava un'ombra, grande. Sfoderai un pugnale e subito mi ci ferii la mano per imbrattarlo col mio sangue. Quando la foschia si diradò un po', fissai ad occhi aperti il drago che avevo di fronte, dall'aspetto familiare, e che a quanto pare si stava svegliando da un sonnellino.
    Presa com'ero dalla creatura di fronte a me, non mi accorsi della mano palmata che mi afferrava per poi strattonarmi giù. Come riscuotendomi dal torpore, urlai mentre finivo sott'acqua.

    Edited by Cassidy - 5/12/2018, 23:46
  14. .


    Titolo: The Wingfeather Saga – On the Edge of the Dark Sea of Darkness
    Autore: Andrew Peterson
    Anno: 2008
    Trama:
    Una volta, in un cottage situato sopra le colline a strapiombo sull’Oscuro Mare dell’Oscurità, vivevano tre bambini e il loro fidato cane Nugget. Janner, Tink e Leeli Igiby – questi i loro nomi – erano speciali come tutti i bambini possono esserlo. La loro vita scorreva tranquilla circondati dall’amore della madre e del nonno ex-pirata, nonostante si trovassero in un mondo tutt’altro che pacifico. Da quando, infatti, le Zanne di Dang (soldati dall'aspetto di lucertole antropomorfe) avevano attraversato il mare oscuro, questi avevano governato con violenza e malvagità quelle terre alla celata ricerca dei leggendari Gioielli perduti di Anniera, per ordine del temuto Senza Nome, Gnag.

    L'annuale festival dei Draghi di mare sancirà per sempre la rottura di questo fragile equilibrio.
    A causa di una serie di eventi i tre fratellini e la loro famiglia si troveranno costretti a scappare in un viaggio pieno di (dis-)avventure e colpi di scena. Insieme i ragazzi dovranno imparare a combattere e svelare il mistero che si cela nel loro passato e nelle intenzioni di Gnag, per poter fermare lui e i suoi scagnozzi dal distruggere tutta Aerwiar.



    Ho amato molto questa saga, al punto di leggermela tutta d’un fiato. Può apparire come un semplice libro per bambini ma a me ha ricordato sotto certi aspetti “Made in Abyss” (chi ha presente il manga o l’anime, sicuramente capirà). Sinceramente ci sono state delle parti in cui ci sono rimasta molto male, altre che mi hanno fatto ridere di cuore, perché questo è Andrew Peterson. Ve lo consiglio caldamente se avete un po’ di dimestichezza con l’inglese ( purtroppo non è stato tradotto in italiano…unica pecca).

    In totale sono 4 libri:

    1. “North or Be Eaten!”

    2. “The Monster in the Hollows”

    3. “The Warden and the Wolf King”

    Più una “Creaturepedia” (solo in e-book), vi è anche un sitocon varie cosucce.

    Altro punto in più è la colonna sonora “My love has gone across the sea” scritta dall'autore stesso.
    Per chi fosse interessato ma non è ancora convinto vi lascio il link per vedere l’animated short film, che riassume il primo capitolo del primo volume (grazie al quale ho conosciuto, io stessa, la saga). Fidatevi, i Draghi di mare avranno un ruolo importante.
  15. .

    Engifer
    per gli amici (che non ha) Ginger

    Beppeturbodama

    Specie:fata coboldo
    Sesso: femmina
    Età: sconosciuta
    Elemento: veleno

    Aspetto fisico:
    "Engifer” è piccola di statura (non supera 1,50cm) e minuta. Gli occhi sono sottili e color ghiaccio contornati da folte ciglia. Lo sguardo è per lo più cupo e torvo; se necessario riesce ad essere più malizioso rivelando la sua natura fatata. Le labbra piccole e carnose sono perennemente imbronciate (nessuno pare averla mai vista ridere). Ha i capelli rossi come lo zenzero, da cui il nome, e mossi. Il più delle volte preferisce tenerli legati in malo modo lasciando che alcune ciocche le coprano il volto. Quest’ultimo mostra i segni della sua doppia natura; infatti, come anche altre parti del suo corpo, è in parte ricoperto da squame color verde smeraldo che risaltano sulla pelle altrimenti diafana. La corporatura all’apparenza esile e delicata nasconde invece fasci di nervi e muscoli pronti a scattare in ogni istante. Non si può certo dire che il suo corpo sia attraente dal momento che le forme sono poco accentuate. Alcune fonti (non meglio specificate) insinuano che abbia una sottospecie di coda da rettile che però non ha fatto in tempo a svilupparsi.

    Vestiario: preferisce abiti leggeri, comodi, aderenti. Il minimo indispensabile per coprire il suo aspetto e non intralciare i suoi movimenti. Al 90% indossa una giacca con un cappuccio, pantaloni e stivali. In ogni capo che indossa ha la premura di crearsi delle tasche e dei foderi per inserire le sue armi. Al fianco porta un astuccio in cui vi è il necessario per preparare i veleni, alcune pomate, garze, monete.
    Armi: pugnali, cerbottana, veleni in diversi formati.

    Carattere:
    Poco socievole, cinica e caustica. Non si aspetta nulla dal mondo, dal momento che questo non le ha mai dato nulla. Osserva attentamente tutto ciò che la circonda e analizza sempre la situazione prima di agire: ciò l’aiuta ad essere un’assassina più che qualificata. Nel profondo rabbia e gelosia nei confronti di chi è felice, perché ritiene che la pace e la gioia le siano precluse per sempre. Non ha amici o parenti. Ha solo se stessa. Odia il suo aspetto e per questo evita tutte le superfici in cui questo si possa riflettere.
    Ostenta sicurezza in tutto iò che fa ma non in ciò che è.
    Avrebbe bisogno di una possibilità.


    In Battaglia:
    Potere speciale: Sconosciuto
    Ancora non si sa ancora quale sia, pare che sia legato al suo
    vero nome

    Tecnica I: Belladonna
    usata soprattutto per reperire informazioni, le permette di confondere i sensi del suo avversario attraverso un profumato miasma dagli effetti tossici ed allucinogeni; il suo aspetto, agli occhi del bersaglio, apparirà distorto grazie agli effetti ammalianti e inibenti del profumo che indurranno un breve stato di confusione e annebbiamento nella sua mente.
    (gli effetti durano 2 post)

    Tecnica II: Costritio
    usata soprattutto durante le torture e le intimidazioni, può essere altresì fatale se in ingenti dosi poiché provoca dolorose contrazioni muscolari fuori controllo. Il veleno, prodotto dalle sue mani, può sia impregnare punte di freccia, che di spada o pugnale. Per entrare in circolo ed avere effetto necessiterà di almeno qualche minuto (un post), gli effetti si protrarranno per un massimo di tre minuti se non si riuscirà a sbarazzarsene o a iniettarsi un tempestivo antidoto (due post).

    Tecnica III: DeBoia
    Se entrerà a contatto con il sangue della vittima, un'arma imbevuta con questo veleno potrà aumentare la densità del fluido indurendolo e rendendone difficile ed impedito il flusso. Questo causerà forti dolori, difficoltà di respirazione e, se iniettato in grandi quantità ed in prossimità di organi vitali, può portare il soggetto allo svenimento e conseguentemente alla morte (almeno 10 post, ma solo se il contatto tra il veleno e il sangue sarà di almeno due post).


    Storia:
    Io sono nessuno. Io sono la tua ultima speranza tra la vita e la morte. Mi chiamano Engifer. Sono nata dal rapporto tra una fata della Corte e un coboldo. Pare che il re delle fate non abbia tollerato l’affronto (mia madre era una Preferita) e che per questo mi abbia punito. Sono stata derisa per il mio aspetto “abominevole”, mi sono state strappate le ali ed infine mi hanno esiliato a Kengard. Ad accogliermi c’era solo un uomo, maestro Mòsel, che mi ha insegnato come combattere, come sopravvivere. Egli mi ha raccontato, inolt e, la mia storia dal momento che io non ho nessun altro ricordo se non del dolore e della
    rabbia, profonda e accecante. Mi ha procurato i primi lavori da
    mercenaria. Uccidere mi fa sentire forte, combattere mi dà soddisfazione. Il momento che preferisco è quello in cui vedo la
    consapevolezza della fine inevitabile negli occhi della mia preda.
    Certo, anche la caccia è piuttosto divertente. Non sempre la gente commissiona morte però…si accontentano di informazioni, furti, rapimenti, mutilazioni, torture. Il fatto che siano disposti a pagare
    tanto per i miei servigi rende l’idea di quanto sia marcio il mondo e come non ci si possa fidare di nessuno.
    Io sono nessuno. Posso camminarti affianco e non mi noteresti. Sempre che tu non sia un mio obiettivo. Anche in quel caso potresti non
    accorgerti di me. Non mi importa chi tu sia, cosa tu abbia fatto, perché mi abbiano fatto una richiesta. Eseguo, non mi interessa nient’altro.
    Non ho legami. Mòsel è mio informatore…sa che gli conviene avermi
    amica…non ha nulla da insegnarmi…l’ho quasi ucciso solo per fargli capire quanto per me possa essere facile. Purtroppo è passato un anno da quando ho perso le sue tracce. Ha lasciato solo un biglietto in cui mi ha ordinato di ricordarmi il mio nome. Sono alla sua ricerca. Sto iniziando a fare sogni strani.
    Io sono nessuno. Nessuno. Nessuno. Nessuno.
    Allora…qual è il mio nome?



    STORIA IN GAME
    Linka qui le role che ha fatto il personaggio.

    Scheletro scheda by
    Dekken.


    [/CODE][/SPOILER]

    Edited by Aesingr - 1/6/2020, 23:15
16 replies since 7/11/2018
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