Kengard: Creature da oltre i confini

Posts written by Tirannosaurorex

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    ÚTBURÐUR

    disegno di RayEtherna - twitter

    L'útburður è uno spettro del folklore islandese, spesso protagonista di racconti tristi e vicende sfortunate. Può avere l'aspetto di un qualsiasi uccello, ma di solito viene rappresentato come un corvo o un avvoltoio. Ciò che contraddistingue queste creature, però, è la testa: al posto di becco e piume, gli útburðir hanno invece un piccolo teschietto. In alcuni racconti vengono aggiunti altri dettagli che ne indichino l'origine umana, come ginocchia o gomiti che possono utilizzare per svolazzare o gattonare sul terreno. In altri si specifica che possono parlare, ma lo fanno solo di rado: preferiscono piuttosto esprimersi con degli ululati agghiaccianti, soprattutto quando c'è cattivo tempo.

    Il loro teschio ha una caratteristica particolare: è quello di un neonato. Gli útburðir sono infatti fantasmi che nascono dalla morte di un neonato abbandonato, in genere esposto dalla madre nella foresta per disfarsi di un figlio nato fuori dal matrimonio. Il colore del piumaggio ricorda quello dello straccio in cui il neonato è stato avvolto prima di essere lasciato nell'impietoso clima islandese.
    Sono due i comportamenti principali di un útburður: alcuni rimangono nel luogo nel quale sono morti per spaventare i passanti; gli altri tornano dalla famiglia che li ha lasciati a morte certa e ne perseguita i componenti fino a farli impazzire. Sono tante le storie tradizionali che parlano di queste creature, in particolare di quelle più vendicative. Il racconto più famoso ha come protagonista una giovane contadina che, per circostanze precarie, ha dovuto esporre suo figlio appena nato. Dopo del tempo la madre è stata invitata ad una festa e per cercare di declinare l'invito, la donna si è lamentata di non aver nulla da mettersi per ballare. In quel momento una voce si è levata dall'alto, per invitare la donna a partecipare lo stesso.

    CITAZIONE
    Madre mia, nell'ovile delle pecore,
    Non ti preoccupare, non piangere,
    Posso prestarti il mio straccio rosso sangue,
    Per te da indossare, per te da indossare.

    Per quanto fosse gentile da parte del suo útburður prestargli qualcosa per la festa, solo la donna poteva sentire la voce spaventosa del figlioletto morto. E ha continuato a sentirla finché non è finalmente uscita di testa.
    Da questa storia hanno preso spunto numerose canzoni. Provate a copia-incollare su youtube móðir mín í kví kví (= mia madre in una gabbia, secondo google traduttore) e dovrebbero comparirvene parecchi esempi. Il primo risultato: link youtube


    Fonti: (in inglese) https://grapevine.is/mag/articles/2008/09/...eings-utburdur/ - https://grapevine.is/icelandic-culture/art...month-utburdur/
    Immagine: https://twitter.com/RayEtherna/status/1260...0599296/photo/2
  2. .
    LICANTROPO
    L'unico rumore che riusciva a percepire era il suo stesso fiatone. Non sapeva se fosse perché era troppo stanco da ignorare tutto il resto o se fosse perché effettivamente non ci fosse più nulla che valesse la pena ascoltare. Qualsiasi fosse il caso, non era l'udito il senso su cui era focalizzato, ma la vista: davanti a lui il cadavere dell'elfa era steso a terra, fermo e immobile, dilaniato in più punti dalle sue artigliate e dal potere delle sue bombe di oscurità.
    Il licantropo azzardò qualche passo in avanti, ma subito digrignò le zanne. Sconfiggerla non era stato per nulla facile, nemmeno per lui. Le sue membra stanche ricordavano tutti i colpi che aveva subito e la fatica accumulata durante il combattimento. Si costrinse comunque ad approcciarla: se lui era lì, in fondo, lo doveva proprio a lei.
    Non appena le fu accanto, la testa dell'elfa si mosse di scatto. Il cuore del licantropo mancò un battito... gli era rimasta abbastanza energia per abbatterla di nuovo, se fosse stato necessario?
    < R... odd... > sussurrò la non-morta.
    Anche se il volto dell'elfa era rivolto nella sua direzione, non sembrava guardarlo. La sua espressione era triste, come se... come se stesse ricordando? Com'era possibile che avesse mantenuto una certa lucidità nonostante tutto quello che le era successo? Aspettò, non seppe nemmeno lui per quanto tempo. L'elfa però non si mosse più, non disse null'altro. Il suo sguardo si era spento per sempre e, se lui avesse avuto una voce in capitolo, quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe fatto.
    Il licantropo si lasciò scappare un ringhio sommesso. Il solo pensiero di quella dannata fata e di ciò che aveva fatto al suo benefattore gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Sentì le zampe stringersi a pugno, le zanne snudarsi e i muscoli contrarsi pronti all'azione. Non era ancora arrivato il momento della vendetta, però. Se qualcosa aveva imparato in questi anni d'attesa era proprio che ogni cosa aveva il suo tempo. Chiuse gli occhi e si costrinse a respirare profondamente fino a calmarsi. Non poteva permettersi di agire in maniera precipitosa, non poteva permettersi di rovinare tutto quando era ormai a portata di mano.
    Il suo sguardo si abbassò, tornò verso quello di Vexx.
    < Mi dispiace. - le disse chinandosi al suo fianco - Sarei dovuto essere abbastanza forte da proteggervi entrambi. >
    Sapeva che lei non poteva più sentirlo, ma non aveva il coraggio di lasciare in sospeso il suo richiamo: doveva risponderle. Le chiuse gli occhi con una zampa, sperando che fosse sufficiente per dimenticare il suo sguardo vacuo, puntato verso il nulla. La sua tristezza, però, durò solo per qualche istante, non poteva permettersi troppe distrazioni. Girò la testa verso la mano dell'elfa, si costrinse a guardare il suo anello. Lo sfilò dall'anulare e se lo mise al dito. La semplice vera dorata si adattò magicamente alla forma della sua zampa e cambiò colore fino a diventare nero. Si focalizzò sul potere dell'anello e riuscì ad evocare un piccolo pugnaletto dalla lama scura. Suo malgrado, si ritrovò a sorridere: erano diciannove anni che non lo usava, ma si ricordava ancora come funzionava.

    All'improvviso sentì un forte suono gracchiante provenire dall'alto. All'inizio non capì di cosa si trattava, ma quando lo realizzò sentì la stessa cieca furia di prima. Era la fata, ecco chi era, stava sghignazzando come una pazza per chissà quale ragione. Doveva dare il meglio di sé per cercare di trattenersi e saltarle addosso... ma, in fondo, perché costringersi? Il più era fatto, no? Vero che non doveva essere precipitoso, ma adesso non restava altro che rispettare la seconda promessa, quella che più gli premeva, e finalmente avrebbe pagato anche l'ultima parte del suo debito d'onore.
    Dov'era andata a cacciarsi Fata Pressina? Che fine aveva fatto quella sua figura ributtante? A giudicare dalla risata, doveva trovarsi in uno dei pilastri lì attorno...


    FATA PRESSINA
    Erano sulla cima di una di quelle colonne di pietra nera che crivellavano la superficie dell'isola. Pressina era seduta in maniera scomposta, con le gambe a penzoloni nel vuoto e la schiena inarcata pericolosamente in avanti. Non avevano paura di cadere, no, era da molto tempo che nessuno dei due aveva più paura. Eppure quel giorno Pressina si sentiva nervosa. E poteva chiaramente sentire di non essere l'unica.
    < Caro... - bofonchiò sconsolata - cosa ne pensi? Sei sempre stato tu quello che aveva le idee migliori. >
    Pressina stava guardando nella direzione del tempio, dall'altra parte dell'isola. Si stava mangiando le unghie a sangue, senza sapere che fare per rimediare a ciò che vedevano i suoi occhi, abituati ormai a secoli di quell'innaturale penombra. Si guardava attorno alla ricerca di una qualche risposta. Che dovevano fare? Cosa dovevano provare? Non c'era nulla che stesse andando secondo i loro piani. I loro piccoli avrebbero dovuto liberarsi di quei fastidiosi mortali, costringerli ad unirsi alle loro fila e sfruttare il loro potere così da proteggere la loro casa e aiutarli a ritornare quelli che erano un tempo.
    "Pres...sina..."
    Una voce rispose al suo richiamo. No, non poteva essere definita una voce. Probabilmente non lo era davvero e, se avesse fatto attenzione, perfino lei ne ne sarebbe resa conto. Sapeva di essere l'unica a poterlo sentire, ma era sicura che fosse perché era il legame che gli univa ad essere così forte da resistere a tutto. Anche alla sua morte. Non poteva metterla in dubbio proprio ora. Era lei che aveva bisogno di quella voce, dopotutto, altrimenti come sarebbero potuti andare avanti?
    < Caro? Che c'è, caro? Ti sento un po' debole. >
    Aspettò una risposta, ma non ne ottenne nessuna. Cosa era successo? Non era la prima volta che faceva il difficile, ma quello non era il momento ideale.
    < Caro? > lo spronò. Non funzionò.
    Era colpa di quegli intrusi? Non c'era nient'altro che potesse spiegarlo: non era mai stato un chiacchierone, ma non aveva mai evitato di risponderle! Pressina si era alzata in piedi. Era così tesa che riusciva a reggersi in equilibrio su quello stretto pilastro, solo con la forza dei suoi piedi, artigliate contro la nuda roccia. Si guardava attorno senza sapere che fare. Cosa dovevano fare?
    "E' arrivato... momento"
    < Co... cosa? >
    La tensione che la supportava, la abbandonò tutta ad un colpo e si lasciò cadere di nuovo sul pilastro.
    < Davvero, caro? > sussurrò. Non aveva il coraggio di parlare più forte, non riusciva a crederci.
    "S...ì"
    La risposta era stata flebile, ma lei l'aveva sentita chiaramente, come se tutti avessero potuto farlo. Era l'ora? ERA L'ORA, FINALMENTE!
    Scoppiò in una terribile risata. Non aveva nessun motivo per tacere, ormai, non c'era più alcuna ragione per disperarsi per la scomparsa dei piccoli. Se Elinas era guarito, allora tutti erano guariti. Non restava che aspettare che i piccoli si svegliassero e avrebbero potuto tornare tutti a casa! Che bella notizia... chissà quanto era cambiata la loro bellissima città sotterranea da quando se ne erano andati. Non sapevano neanche quanto tempo era passato da quando si erano dovuti rinchiudere lì dentro!


    ZELL, AESIRIL, GIX, ZAK e JILL
    Gli occhi di Jill erano chiusi: stava aspettando che il violino del bardo calasse su di lei. Perché tardava ad arrivare? Sbirciò da un occhio solo per scoprire che quella pazza di Zakrina era già là accanto a lei: aveva colpito il non-morto prima che potesse avventarsi su di lei. Jill si tirò su a sedere perplessa, reggendo il suo braccio destro con quello sano. Il combattimento non era ancora finito, ma a giudicare dal tonfo a breve distanza che le segnava l'arrivo del drago, ormai non doveva mancare tanto. Un suo ulteriore intervento era più che superfluo.
    Jill si limitò a trascinarsi da parte, fino a trovare una roccia contro cui sedersi. Si sentiva tutta dolorante, come non le succedeva da tempo. Era stanca e probabilmente Zakrina le aveva pure passato un po' della sua fame, perché anche lei si sentiva più vuota che mai. Osservò gli ultimi istanti della battaglia e non disse nulla quando Zakrina le si avvicinò. Non rispose nemmeno a Zell che si accertò delle loro condizioni. Era solo incredibilmente sollevata che nessuno degli altri fosse stato ferito seriamente... o peggio.
    Il drago direzionò un fascio di luce verso di loro. Jill si sentì subito meglio, anche se non le fece passare del tutto il fastidio al braccio intirizzito. Non che avesse così importanza, tanto era il sinistro quello con cui impugnava il pugnale. Che non aveva più, tra l'altro.
    Jill sospirò. Alzò lo sguardo verso l'elfo.
    < Aesiril, hai te il diario di zio Rodd? > disse lei, di punto in bianco.
    Era un momento di riposo? Tanto valeva sfruttarlo per confermare i suoi... sospetti. Sapeva che quella situazione non era finita finché la fata non li avrebbe lasciati andare o lei non sarebbe morta, ma per il momento aveva bisogno di riprendere il fiato. Tutti loro ne avevano bisogno.


    Scusate il ritardo. All'inizio avevo deciso di... far accadere altre "cose" in questo messaggio e mi ero presa un po' di tempo per scrivere tutto. Mi sono accorta però che avrei dato troppe info tutte assieme e ho deciso di spezzarlo in due.
    In fondo, è da un sacco di tempo che abbiamo cominciato, un turno in più di attesa cosa volete che sia? ^^ Anche se dura un mezzo secolo? ^^" Se il vostro pg ha domande sulla trama è questo il momento per farle. E se voi giocatori volete dei remainder sulla trama per sapere che domande fare, vi scrivo qui sotto i link di alcuni post in cui vengono detti gli indizi più eclatanti. Non serve leggere tutto il post, ma solo i dialoghi o altri piccoli dettagli (specificato tra parentesi).

    - origine del libretto (seconda parte): #entry606470611
    - entrata secondaria della cripta (estratto taccuino in corsivo all'inizio): #entry611073522
    - shiura (dialogo): #entry612807434
    - licantropo (seconda parte + estratto taccuino in corsivo della terza parte): #entry614193865
    - teorie sulla origine della cripta (dialogo): #entry628360088
    - teorie 2 (dialogo): #entry628640517
    - fine prova individuale licantropo (seconda parte): #entry637161768
    - fata 1 (dialogo): #entry638104152
    - fata 2 (dialogo): #entry639489728
    - fata 3 (dialogo): #entry640219714
    - fata 4 (dialogo della parte Zakrina): #entry642254504
    - Vexx (parte elfa): #entry646082004
    - licantropo 2 (parte Zell): #entry650308996
  3. .
    Era probabile che sia il gatto che il serpentone avessero qualcosa da obiettare riguardo al passatempo del drago bianco di tormentare il povero procione. Peccato che Rek non li ascoltò minimamente: tutta la sua attenzione era rivolta verso quella strana piantina dalle foglie marroni.
    < Ehi procione, quello lo chiami nasconderti? > lo derise il drago con un sorrisetto sornione.
    Il procione rilasciò la trasformazione, perfino lui aveva dimenticato i due spettatori attorno e concentrò tutta la sua irritazione verso il drago.
    < Beh, credi di poter fare di meglio, lucertolone? > lo sfidò.
    Rek alzò gli occhi al cielo, come per riflettere. Poi, con un sorriso, indietreggiò di qualche metro a piccoli balzi e si accucciò a terra. Portò la coda in avanti, come a volersi abbracciare da solo, e arruffò le ali a terra, in modo che fossero il più aderenti possibili al corpo. Piano piano il colore delle squame cambiò, virando prima dal bianco a un grigio uniforme, e assumere quindi tutte le tonalità di colori necessari per simulare quelli di un qualsiasi masso incastonato nel terriccio del sottobosco.
    Il procione serbò un astioso silenzio per qualche istante, ma riprese subito a bofonchiare tra sé e sé. Zampettò vicino al drago-roccia e scoppiò a ridere dopo averlo guardato attentamente. Rek aprì un occhio, che risaltò di un bianco accesissimo contro il grigio della finta pietra.
    < Che c'è? Perché sghignazzi? >
    < Si vede benissimo che non sei una roccia: si notano i bordi delle ali a terra! >

    Rek aprì le fauci per commentare, ma si trattenne. Forse non era il caso di dirgli che - di solito - le sue prede non avevano abbastanza tempo di osservarlo. Tendeva ad azzannare prima che notassero quei piccoli particolari...

    Scusate l'estremo ritardo!
  4. .
    Per un paio di settimane sarò all'estero e dubito che riuscirò a connettermi facilmente. Per eventuali role recupererò tutto quando torno!
  5. .
    Lo sguardo di Rek vagò dal gatto al serpente e dal serpente al gatto, alternativamente. All'inizio il drago era il ritratto spiccicato dell'allegria, ma più osservava gli altri due e più aumentava la sua confusione. In che senso batuffolo di pelo? Non riuscivano anche loro a notare le pericolose insidie che che quel meticoloso individuo aveva in serbo per loro? Era forse perché le sue fastidiose lucine avevano disturbato solo il suo di sonno?
    < Perché dovrei mangiarlo? Ho appena mangiato... > borbottò crucciato, dopo la carrellata di domande che gli fece il gatto blu.
    Rek si sedette a terra pesantemente. Il suo sguardo era perplesso, la coda si muoveva nervosa a destra e sinistra, come se nemmeno lei sapesse cosa dovesse fare.
    < Ed è stato il procione a cominciare! > sussurrò tra i denti. Che ingiustizia, perché ce l'avevano con lui? Aveva solo cercato di aiutarli!
    Alla parola "procione", una delle zampine della piccola creature ebbe un tic. Dopo poco, il procione si mise a sedere con un balzo. Si guardò attorno frettolosamente e, quando il suo sguardo trovò quello del drago bianco, alzò un pugnetto contro di lui e iniziò a fissarlo bellicosamente. L'unica reazione del drago fu di inclinare la testa da un lato, sempre più confuso.
    < Non sono un procione, dannato lucertolone troppo cresciuto! - sibilò il procione - Io sono un tanuki. Un TANUKI! >
    Rek rimase qualche secondo a fissarlo, senza realizzare di cosa la creatura stesse parlando.
    < Ehi! Non sono un lucertolone troppo cresciuto! - distolse lo sguardo - O quanto meno, credo di poter crescere ancora... >
    Solo in quel momento il procione si rese conto di quello che c'era attorno, in particolare dei due strani spettatori alle sue spalle. Con un *GASP!* la creatura schioccò le dita e un fumo denso avvolse la sua piccola figura. La nebbia si diradò in pochi istanti: al suo posto c'era un piccolo cespuglio dalla forma tonda, quasi del tutto indistinguibile da qualsiasi altro arbusto dei dintorni. Solo un piccolo particolare lo distingueva dal resto...
    < Ehi, procione! Perché le tue foglie sono di colore marrone? >
    < Sono un tanuki, smettila di chiamarmi "procione"!
    - rispose il cespuglio - E non mi parlare. Non vedi che mi sto nascondendo? >
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    Mi dispiace solo di non aver aspettato di nuovo il 5 di dicembre ^^"


    Due erano le informazioni che il committente aveva condiviso con lei: una descrizione sommaria dell'oggetto che Jill doveva procurargli e uno schizzo della mappa dei tre piani del palazzo. Certo, era più di quanto aveva di solito con cui cominciare, ma era un altro piccolo dettaglio che la infastidiva. Era appena un dubbietto, neanche degno di essere menzionato. Eppure...
    Eppure, di tutti i momenti, era proprio quello in cui stava riemergendo.
    < Aspetta, in che senso? > aveva chiesto a Velka, dopo aver "sentito" la sua spiegazione. Si era focalizzata sulla mappa e non l'aveva ascoltata davvero.
    Velka aveva alzato gli occhi al cielo, ma le aveva fatto la grazia di non commentare.
    < Il committente, no? Ha detto che nel palazzo c'è uno strano sistema di difesa che si attiva contro chi non è autorizzato ad entrare. >
    < Che genere di sistema? >
    < Non ha voluto specificarlo.
    - scrollata di spalle - Non ho capito se è perché non lo sapesse o perché non volesse dirmelo. Non lo ha detto con molta convinzione, comunque, lo ha solo accennato. >

    Quando Jill aprì la porta, pensò che il committente non le avesse fornito informazioni così attendibili. Aveva memorizzato la piantina ed era abbastanza certa che quella stanza dovesse affacciarsi su un corridoio, non su un'altra stanza. L'ambiente davanti a lei era riccamente decorato, con mobili antichi, intarsi preziosi e suppellettili che si sarebbe aspettata da un salotto signoresco dove invitare gli ospiti, non da una camera da letto dei piani superiori. Oltre alla porta dalla quale era entrata, ce n'erano altre due. Forse la mappa non era aggiornata? Avevano aggiunto dei muri da quando era stata disegnata?
    Jill ricacciò il dubbio da dove era venuto e si guardò attorno. Chiuse delicatamente la porta alle sue spalle, si portò in punta di piedi verso quella dritta davanti a lei. Il corridoio doveva essere in quella direzione, no? Nop, finì in un'altra stanza. Chiuse la porta senza nemmeno sbirciare al di là della soglia e andò verso l'altra. Strano, perché le era così difficile orientarsi? Non era la prima volta che si aggirava in palazzi del genere, eppure... il dubbio tornò ad insinuarsi nella sua mente.
    La seconda porta dava effettivamente in un corridoio. Tirò un sospiro di sollievo virtuale. Non che si stesse impanicando, ma odiava quando la situazione andava storta fin dall'inizio: l'esperienza le aveva insegnato che raramente poteva aspettarsi una soluzione felice. Non doveva scoraggiarsi, però. Per il momento era di gran lunga più semplice seppellire quel dubbio sul fondo-fondo della sua mente, per quanto le risultasse strano che una camera da letto fosse attaccata direttamente ad un salotto. Ma in fondo... non era ben tre piani di palazzo? Ci stava che l'interior designer avesse perso ispirazione ad una certa. Lei non era capace nemmeno di scegliere come disporre due quadretti random nelle sole quattro pareti della sua stanza, figurarsi un intero palazzo!
    Chiuse la porta e si diresse con cautela verso destra, verso il suo obiettivo, pronta a confondersi tra le ombre al primo rumore sospetto. Non era ancora il momento di valutare se le cose stessero procedendo bene o male..
  7. .
    Rek si girò su se stesso un paio di volte, si guardò attorno senza sapere su cosa focalizzarsi. Della dispettosa ombra che lo aveva tormentato, non era rimasta nessuna traccia. Che senso aveva andare in giro a cercarla? L'aveva persa, ormai, e non avrebbe mai capito da dove venivano quelle misteriose lucine. La sua coda si muoveva nervosamente a destra e sinistra, spazzolando in tutte le direzioni gli aghi del sottobosco. Quando si sedette a terra sconsolato, però, sentì un urletto soffocato provenire dalle sue spalle. Rek si rialzò e si voltò di scatto.
    No, non capiva. Perché al posto della strana roccia rotondeggiante c'era una piccola creatura? Vero che la sua intelligenza non era tra le più luminose del firmamento, ma non era possibile che avesse scambiato quella voluminosa pelliccia marrone per pietra. Non era ancora a quei livelli, dai. La creatura davanti a lui era un piccolo mammifero di color marrone, con zampe tozze e una lunga coda di un marroncino tenue con delle striature più scure. Anche le orecchie e la pelliccia più vicina agli occhi erano di un marrone quasi nero, così come l'estremità delle zampe. Mmh, Rek aveva sentito già sentito parlare di animali simili, con quelle chiazze così simili a una maschera... doveva esserci almeno qualche storia che li aveva come protagonisti.
    < Un... procione? > chiese Rek.
    < Ta- tanuki... > bofonchiò la creatura, ancora mezza-stordita dal peso-non-piuma del drago.
    Rek non lo ascoltò. Che fosse quello il meticoloso individuo che il gatto e il serpente avevano avvertito di non approcciare? Peccato che non sembrava stare troppo bene per poterglielo chiedere. Ma forse c'era comunque un modo per saperlo!
    Facendo attenzione a non fargli male, Rek gli morse delicatamente la collottola e lo sollevò da terra. Trotterellò indietro sprizzando gioia da tutte le squame. I due che aveva incontrato prima stavano ancora parlando tra loro. Non si erano mossi da dove li aveva visti l'ultima volta.
    < Ehho! Ho trovah h'ahhahza-hahi! > esclamò, annunciando agli altri il proprio ritrovamento.
    Sputò davanti a loro il povero procione, che fece un paio di capitomboli davanti agli altri due prima di fermarsi di faccia su un cuscinetto di muschio. Per qualche strana ragione sembrava più stordito di prima.. Rek non se ne curò.
    < E' lui, vero? Il tizio che stavate cercando? >
    E come avrebbero potuto dire di no a quei due occhioni da cucciolo? Anche se non lo era per davvero, doveva per forza essere un ahhahza-hahi, eh
  8. .
    GIX, ZAK E JILL
    Perché lo aveva fatto? Perché si era parata in mezzo? Vero che la strategia non era più di attaccare il nemico, ma i suoi riflessi erano abbastanza per sopravvivere un tempo sufficiente e permettere a Zak di fare... qualunque cosa intendesse fare? Sospirò, era evidente che lo avrebbe scoperto presto. Che senso aveva preoccuparsene?
    All'improvviso, un riflesso di luce attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo e, quello che all'inizio era un semplice bagliore filtrato dalla foschia, divenne ben presto un conglomerato di fiamme, sempre più grandi e sempre più vicine. La luminosità e il calore le fecero distogliere lo sguardo e celarlo sotto il cappuccio: la palla di fuoco impattò poco più avanti, proprio dove il nahrd si era allontanato per rinnovare la melodia.
    Tutto quello che Jill notò prima che il fumo e le fiamme si diradassero, era che la canzone non si era interrotta. Quando finalmente riuscì a vedere le condizioni del nemico, Jill sperò di non averlo fatto. Metà del volto e del torso del nahrd era scomparso ed era stato sostituito da carne bruciata. Il violino d'osso era fisso sotto al mento, perfettamente intatto, e risaltava bianchissimo contro l'osso esposto e annerito dalle fiamme. L'archetto scorreva a destra e sinistra sulle corde, come se il bardo non si fosse nemmeno accorto di cosa gli fosse appena successo... ecco, dopotutto era stata una cattiva idea pararsi in mezzo. Se quello era stato un attacco del grosso drago rosso, forse avrebbe potuto pensarci lui al nahrd?
    Stava per nascondersi di nuovo nella nebbia, quando il bardo finì di suonare e si voltò nella sua direzione. La caricò e Jill scartò di lato per evitare che il violino la colpisse in pieno. La puzza di bruciato era fortissima, Jill fece un paio di balzi indietro, come per mettere un po' di distanza tra lei e la fonte di quell'odore pungente. Il nahrd recuperò terreno velocemente e cercò di sorprenderla con un rapido fendente. Non c'era il tempo per schivare, ma riuscì comunque a intromettere il braccio tra l'archetto e il suo collo, per sospingerlo appena al di sopra della testa.
    Ecco che si ricominciava, un balletto impazzito con il peggior sottofondo sonoro e odoroso di sempre. Non che l'alternativa fosse meglio, eh, ci teneva ancora all'interezza della sua zucca. Il problema era che più combatteva e più aveva la possibilità di esaminare da vicino il nuovo aspetto ributtante del bardo. Ok, anche gli altri scheletri non avevano molti muscoli su cui contare, ma una dannata palla di fuoco gli era appena andata addosso! Eppure la sua velocità non accennava a diminuire, la sua precisione era comunque millimetrica e il suo violino calava sempre con la stessa dannata forza. Come aveva fatto a non scomporsi per aver perso metà della faccia, un braccio e una spalla? I danni erano evidenti: tutte le volte che muoveva il violino, Jill poteva vedere chiaramente quanto fosse vuoto e roso dalle fiamme. Attraverso le ossa della spalla riusciva quasi a vedere... vedere l'interno? Una strana idea cominciò a formarsi nella testa di Jill, un'idea di cui era certa che si sarebbe pentita presto.
    Schivò l'ennesimo colpo e infilò una mano nel marsupio. Recuperò una delle fialette e aspettò il momento più propizio. Si abbassò un paio di volte, scartò di lato, balzò all'indietro. Quando il non-morto calò il violino, Jill contrattaccò: saltò sopra il violino, gli girò a lato e con uno scatto ficcò la fialetta dentro al corpo del nahrd. Tutti sapevano che i non-morti erano sensibili alla luce, no? Perché non approfittare dell'apertura sulla spalla per attaccarlo da dentro?
    O almeno, questo nella teoria. La fialetta non esplose nel flash di luce che si aspettava, il nahrd non si frammentò nei mille pezzettini che avevano caratterizzato gli altri scheletri degli altri corridoi. Il bardo voltò la testa nella sua direzione, puntò le sue orbite vuote contro di lei. Dannazione! La boccetta non doveva essersi rotta, forse si era solo crepata. Una luce tenue aveva cominciato ad emanare dal non-morto, fuoriuscendo dalla spalla, dalle orbite, dalla bocca e qualsiasi ferita. Per quanto suggestivo, non aveva fatto nessun danno al nahrd. Anzi, semmai il contrario..
    Rapido, il bardo fece una giravolta e, con il pugno chiuso sull'archetto, la colpì sul fianco ferito. Jill si piegò in due per il dolore, ma riuscì a reagire all'attacco successivo parando il violino con un braccio. Ouch, quello lo avrebbe sentito anche domani, ma meglio che farsi colpire sulla tempia, no? Con una pedata sul torace, il non-morto la mandò a terra. Jill alzò lo sguardo. Lo avrebbe sentito, sempre che ci fosse stato un domani...

    E poi, beh niente. Zak volò contro il nahrd. Nel senso, l'umana volò letteralmente addosso al non-morto, centrandolo in pieno e arrivando da chissà dove. L'impatto fu sufficiente per destabilizzare l'avversario e rompere del tutto la boccetta: l'esplosione di luce che si era già aspettata prima, uscì finalmente da tutti i pori del non-morto, lasciando il nemico leggermente stordito. Se non era ancora sconfitto, non doveva mancare tanto. Jill lo sentì cadere a terra non troppo distante da lei.



    ZELL E AESIRIL
    Il rebbitt si era attaccato su una parete rocciosa. Grazie ai suoi artigli, poteva osservare passivamente l'ambiente attorno a lui, seppur in quella posizione antigravitaria. Il suo sguardo vacuo era rivolto verso l'elfo: lo fissava mentre si sforzava di annientare il mare di ossa e ferraglia davanti a lui. Più combatteva e più ferite avrebbe collezionato. Più ferite aveva e, per quanto piccole, più ne avrebbe risentito della nebbia. Non doveva essere per forza lui a infliggerle, poteva anche solo limitarsi a guardarlo: qualsiasi fosse il taglio, avrebbe continuato a sanguinare.
    Era un po' deluso dall'altro avversario, invece. Non capiva perché stesse fermo e immobile, perché non aiutasse il suo alleato sommerso dai nemici. Non vedeva la situazione davanti a lui? Non vedeva la mole imponente di scheletri che li fronteggiavano. No, ovvio che no. C'era la nebbia. Aveva pure gli occhi chiusi, per qualche strana ragione. Forse aveva paura. Forse era disperato. Forse il rebbitt aveva già vinto e la Signora avrebbe riconosciuto il suo merito! Sorrise sardonico, anche se la lingua incastrata fuori a penzoloni non gli rendeva le cose facili.
    Ad una certa, l'ibrido in standby esplose in un globo elettrico. Con la sua strepitosa capacità di reazione, il rebbitt aspettò l'ultimo istante prima di balzare di lato, così da dare l'impressione di averlo beccato e potersi dirigere contro l'ibrido e fargli almeno qualche taglietto. Fu il globo che lo sorprese, però: non si schiantò contro la roccia su cui era appoggiato fino all'istante prima, seguì il suo movimento. Il rebbitt era in aria, non c'era alcun modo per poter schivare il colpo. Le sue ali non era fatte per volare, ma solo aiutarlo a balzare meglio. Il globo elettrico lo prese in pieno e cadde a terra con un tonfo secco. Rotolò un paio di volte, fino a fermarsi sul fianco. Cercò di alzarsi rapidamente, ma riuscì solo a scalciare in maniera scoordinata. Ohi ohi, l'elettricità del globo lo aveva paralizzato sul posto? Oh, ma non sarebbe durata per molto... per ogni istante che passava e più percepiva le forze tornare...

    Sia Aesiril che Zell sentirono la musica di sottofondo che si interruppe bruscamente. Che fosse successo qualcosa al bardo? Che gli altri lo avessero finalmente sconfitto? I pochi scheletri scampati all'attacco di Aesiril non avevano più un alone rosso attorno alle orbite e sembravano anche molto meno aggressivi di prima. Sembrava quasi che non fossero più intenzionati ad attaccarli, sempre che non si fossero avvicinati troppo a loro.
    Ok, se il bardo era stato sconfitto, mancavano solo l'elfa e la fata! Il rebbitt era alla loro mercé, ormai.

    Scusate il ritardo, ma è stato un periodo un po' impegnato ^^
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    Yep, senza dubbio!

    Chiamami pure Tira, non vorrei sottoporre nessuno alla tortura di dover scrivere ogni volta tutti quei caratteri ^^
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    Ehilà! Benvenutissimo in questa gabbia di matti!
    Di solito sono sempre l'ultima che si accorge di un nuovo utente, ma è la prima volta che mi capita di rispondere a domande prima di dare il benvenuto... e sono comunque riuscita a non vedere la nuova discussione ^^"
  11. .
    Sì, certo. Puoi aprire la discussione nella sezione apposita con la scheda non ancora completata e riempirla quando vuoi. Magari quando la finisci manda un segnale di fumo in tag o con un altro messaggio sotto. No problemo!
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    Qualcosa nell'aria gli stava dicendo che il gatto e il serpente stavano parlando proprio con lui. Prima di addentrarsi troppo nel folto della foresta, Rek si voltò verso i due, inclinò la testa perplesso e cercò di capire cosa gli avessero appena detto. Avrebbe dovuto ascoltare... chi? Cosa? Quando? Dove? *sbuffo*
    < Certo, ho capito! >
    Non era vero. Parlavano di un meticoloso... ammassa-che? Ammassa-laghi?
    < Farò attenzione! >
    Nope, non l'avrebbe fatto. Se mai lo avesse incontrato, gli avrebbe sicuramente chiesto come si faceva a diventare meticolosi nell'ammassare laghi. Probabilmente era una storia interessante da sentire. E memorizzare.
    < Ehi, ma chi è Zenon? > domandò, così di punto in bianco.
    Non aspettò che i due gli rispondessero. Il movimento delle fronde si allontanava sempre di più e se avesse perso altro tempo, non sarebbe più riuscito a recuperare la creatura che lo stava provocando. Si affrettò tra gli alberi con lo sguardo puntato verso l'alto, verso l'obiettivo. Inciampò solo in un paio di radici e non andò a sbattere col muso nemmeno una volta, una piccola vittoria considerando la sua goffaggine.
    Avanzò di una decina di metri, finché non percepì la creatura balzare da un ramo a un tronco e notò un'ombra scendere frettolosamente lungo la corteccia. Con un ghigno soddisfatto, Rek si fiondò verso la creatura, convinto di averla ormai nelle zampe. Svoltò l'angolo e-
    NADA! Com'era possibile!? Solo il sottobosco ricambiò il suo sguardo!
    Il drago si guardò intorno, a destra, sinistra, in alto, in basso... nulla! Non c'era nessun arbusto dentro cui nascondersi, nessuna radice abbastanza voluminosa, nessuna tana, nessun buco nel terreno e nessun pertugio nell'albero. Non c'era nemmeno un'impronta o un rumore che indicavano che la creatura fosse scappata!
    L'unico elemento che sembrava vagamente fuori contesto era una grossa pietra rotondeggiante, con dei bordi lisci e levigati. Aveva un colore marroncino e neanche una macchia di muschio a coprirne la superficie. Era come se fosse appena stata appoggiata e abbandonata sul posto. Rek la annusò per qualche istante, finché non si rese conto che... stava annusando una roccia e non sapeva nemmeno lui perché lo stesse facendo.
    < UFFA! L'HO PERSO DI NUOVO! >
    Ah, era come se la creatura fosse svanita nel nulla!

    Edited by Tirannosaurorex - 18/6/2022, 08:37
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    No problemo!
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    Ehm, ci sarebbe il piccolo problema che Elle non è ancora stata convalidata ^^"
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    Per chiudere una role devi essere d'accordo con gli altri giocatori, in modo che tutti abbiano scritto e concluso quello di cui volevano parlare.
    Altrimenti c'è sempre la possibilità di far uscire il tuo pg dalla role, senza chiuderla in maniera definitiva. Questo permette di passare a qualcos'altro e di lasciar procedere gli altri da soli. In questo caso basta descrivere nel gioco che il proprio pg se ne va.
1867 replies since 1/11/2008
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