Kengard: Creature da oltre i confini

Votes taken by Frigg la Selvaggia

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    Ehi ciao! Sono Frigg, senti ho qualche dubbio relativo ai poteri di Jude. Non ho capito se abbia solo dei poteri seduttivi o anche di terra. La storia è super interessante e ben congeniata, stai attenta magari a qualche orrore ortografico. Sono molto colpita, come sei riuscita ad avere l'idea per questo PG?? Ti giuro mi piace tantissimo :Shiiii:

    PS: sono curiosa di scoprire la storia dietro Charles, il cugino bipolare e del suo gattino :2nan0bd:
  2. .
    Finalmente uso Caliel, appena creato ho subito voluto ruoLare con lui


    Caliel alzò le braccia e si stiracchiò mentre percorreva assonnato e con la sua sacca in spalla il pontile. Il viaggio era stato pesante e non dormiva da almeno 16 ore. Insieme a lui, oltre ai molti demoni cornuti che lo accerchiavano, vi erano molti altri umani, come lui d’altronde. Sì stropicciò gli occhi e sbadigliò con nonchalance. Si fermò davanti ad un cartello bilingue scritto prima in demoniaco e poi nella lingua comune a lui conosciuta: “Festa qui ➡️“. Sorrise in modo ebete, strofinandosi i palmi delle mani. < Ehehehe>. Era la prima volta che giungeva nell’isola di Raizern ma aveva sentito parlare delle sue epiche feste e soprattutto dei suoi vari stand dove ognuno con un po’ di talento poteva esibirsi. Si diede uno schiaffetto incoraggiante, saltò e fece qualche urletto femmineo. Si guardò intorno con un sorrisetto poco convincente e riprese la strada principale.
    Era tutto in festa, le strade piene di gente (vi erano anche tanti umani stranamente, come lui) ognuno spalla a spalla camminava in maniera disordinata, un po’ come andare al mercato il sabato mattina. A volte capitava di sentire qualche skateboarder che sfrecciava sopra di loro. Vi erano buoni odorini e gran bella musica, etnica, assordante, di quelle che ti entrano nell’anima e te la fanno vibrare. Caliel amava la musica e quindi prese la direzione del grande palco, dove un gruppo di Ning si destreggiava in maniera penosa, secondo il suo umile parere. Trovò un banchetto dove una demonessa in camicetta e con il chewing-gum in bocca lo accolse pacatamente < Benvenuto alla festa per i 1000 anni di Raizern > la sua voce cantilenata e senza entusiasmo colpí non poco Caliel, < Se avessi saputo che tutte le fanciulle più belle fossero della razza dei demoni sarei arrivato ben prima del millesimo anniversario, zuccherino. Mi chiamo Caliel, Cal per gli amici, sono un normalissimo umano, ma tu puoi chiamarmi come vuoi. E il tuo nome? >. La demonessa senza reagire minimamente al flirt cringe del nostro eroe senza macchia, gli indicò il cartellino appuntato sul suo petto “Ramona”.
    < Se vuoi iscriverti al Talent Show, amico, devi essere in una band! > una voce impaziente da dietro lo chiamò. < Come in una band! > si portò le mani al viso in una smorfia di sconfitta < Ma non è possibile!!!! Ma come farò! Io sono un lupo solitario!!!! >. Si rannicchiò davanti al banchetto in posizione fetale e le prime lacrime di disperazione iniziarono a colargli giù sulle guance. < Sniff, sniff> tirò su con il naso. Parte degli spettatori che guardava il palco ma che era vicino al banchetto d’iscrizione si girò ed intorno a lui si creò una piccola folla di curiosi. Caliel non si smentiva mai, era e sarebbe sempre stato una DRAMA QUEEN.
  3. .

    CALIEL, il Ramingo

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    Specie: Umano
    Sesso: Maschio
    Età: Imprecisata, sembra essere sulla fine della ventina
    Magia: Psichemanzia

    Aspetto fisico:
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    Caliel si presenta come un bel giovane alto e slanciato. Per il suo aspetto quasi angelico, occhi chiari, volto spigoloso e capelli lunghi ed argentati, è sempre molto popolare con le donne. Il problema si ha quando lo si avvicina: purtroppo il suo aspetto, da lontano, così affascinante e austero viene rimpiazzato dalla sua sbadataggine e timidezza. La sua lingua solitamente inizia ad arrotolarsi e Caliel a balbettare. Fortunatamente quando compie i suoi spettacoli di magia sta sempre il più lontano possibile dalle persone e non rischia di rendersi ridicolo, almeno non troppo. È così che, grazie alla sua apparenza fisica, è sempre benvenuto da tutti, nonostante esso sia un vero e proprio vagabondo.
    É un uomo muscoloso, abituato all’attività fisica e ad allenare il corpo: soprattutto grazie alle fughe, scappare dalle situazioni più pericolose e quasi mai affrontare i nemici che lo attaccano è una delle sue attività principali. Sotto la sua tonaca blu, il corpo tonico è pieno di cicatrici, visibili anche a volte quando il ragazzo si tira su le maniche lunghe o quando lo si becca a lavarsi nei fiumi. Le cicatrici sono una sua caratteristica e quasi, a volte, un vanto che porta con grazia e onore. Non si sognerebbe mai di rinnegarle o nasconderle con vergogna. Il viso invece è senza alcuna imperfezione. Infatti Caliel, vanesio com’è, tiene molto alla sua routine di bellezza e al suo aspetto fisico. Ogni notte, prima di andare a dormire, si strucca, si fa una maschera per il viso, si pettina e si lega i capelli, a lui molto cari.


    Vestiario: Caliel è solito vestirsi con delle tuniche. Il suo colore preferito è il blu, quindi solitamente quando possiede un po’ più di soldini e vede che una delle sue tuniche è usurata, decide di andare da quache sarto a farsi rifare il guardaroba. È sempre povero in canna, ma i suoi abiti blu sono la priorità. Un altro vestito molto importante per lui è il costume di scena, una grande tonaca con un bellissimo mantello, tutto decorato sul petto e sulle maniche. Prima di entrare in scena, oltre a cambiarsi di abito, profumarsi e truccarsi si pone sulla fronte una coroncina decorativa. Caliel è solito portare tutti i giorni anche qualche accessorio alla moda, collane, anellini e braccialetti. E soprattutto orecchini che sfoggia gelosamente. Più va avanti il tempo, più gli orecchini si moltiplicano sulle sue orecchie.
    Caliel si porta sempre dietro un violino, attaccato alle spalle e il quale a volte suona durante i suoi spettacoli di magia. Sfortunatamente Caliel non ha per nulla doti musicali e quindi ogni volta che suona, il pubblico minaccia di farlo stare zitto. Ma Caliel non si dá per vinto e continua perché uno dei suoi sogni è quello di diventare un grande violinista umano. Proprio per questo non è raro vedere gli spettatori riprendersi i propri soldi durante l’esecuzione o essere cacciato e malmenato.
    Essendo un vagabondo, il Ramingo mette tutti i suoi averi dentro una grande coperta che attacca ad un bastone. La coperta, oltre ad essere utilizzata come zaino, è utile nelle nottate più fredde quando il povero ragazzo non trova riparo a casa di qualche benefattore.

    Armi: Il Ramingo non porta con se armi. Le sue uniche difese sono:
    1) La fuga,
    2) la sua magia,
    3) il Kung fu (in realtà no, ma Caliel pensa di poterlo far credere ai suoi nemici).


    Carattere:
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    Bonaccione, irriverente, goloso, idealista e incosciente. Questi sono solo alcuni degli aspetti fondamentali del carattere di Caliel. Il Ramingo, il nome per cui è conosciuto come mago ed intrattenitore sul palco, è un uomo affascinante, dotato di uno spiccato senso dell’umorismo e sempre disposto a dare una mano alle persone in difficoltà. Caliel ha un’anima gentile e disponibile: vegetariano convinto, non riuscirebbe a far male nemmeno ad una mosca. In caso di pericolo per lui o altre persone, il ragazzo si fa difensore dei più deboli e diventa scudo per i più innocenti (a questo si debbono anche tutte le sue cicatrici). Ma non riuscirebbe mai ad arrecare danni mortali. Solitamente però, se lui è l’unico bersaglio di minacce o pericoli, sceglie sempre la fuga, raccattando baracca e burattini o al massimo usa le sue tecniche magiche difensive.
    Caliel è molto vanesio, si trucca, si pettina e cura la pelle e la sua apparenza fisica con grande attenzione. Questa sua cura per il corpo non si accompagna ad una dieta bilanciata, Caliel è infatti molto goloso e ama il buon cibo, soprattutto i dolci e gli alcolici. Purtroppo per lui non lo regge molto e si ubriaca facilmente. Ama le persone, la folla ed il suo pubblico, circondarsi di persone felici, cibo e alcol.
    Caliel è anche molto melodrammatico e teatrale, a volte anche troppo. La sua sensibilità lo porta letteralmente alle lacrime facili mentre il suo carattere da diva dello spettacolo ad esagerare nei gesti e nei comportamenti con le altre persone. Questo suo lato estroverso sul palcoscenico è veritiero fino ad un certo punto; infatti, benché ami circondarsi di persone e presentarsi non invitato a feste di compleanno o sagre locali, in realtà è timido e tende a chiudersi molto con le persone che lo interrogano direttamente e che cercano in qualche modo di conoscerlo più a fondo. Questa riservatezza riguardante il suo passato forniscono al suo personaggio quasi un’aura misteriosa. La sua timidezza però non lo porta mai ad essere schivo o scortese. Un altro tratto fondamentale è l’amore quasi mai corrisposto per le donne. Non si può chiamare Caliel, il Ramingo, Dongiovanni solo per il fatto che ogni volta che lui ci prova con una ragazza, tutte lo rifiutano. Questo rifiuto non è assolutamente dovuto al suo aspetto fisico, bensì alla sua involontaria sbadataggine e bizzarria. Ama i bambini e le cose pucciose e non prova vergogna nell’esternare le sue emozioni, dalla rabbia alla dolcezza paterna.



    In Battaglia:

    Potere speciale: Mutaforma
    In realtà, Caliel, non è un umano bensì un mutaforma. Egli, sebbene non sappia quale sia la sua vera forma, ama alla follia gli umani, le loro tradizioni e soprattutto il cibo. Per questo motivo utilizza soltanto la sua forma umana. Nonostante questa Caliel potrebbe benissimo cambiare forma e prendere qualsiasi egli voglia: l’importante è che egli abbia toccato la creatura in cui voglia trasformarsi. Il processo di trasformazione impiega una decina di minuti e rilascia delle scorie biologiche, come una specie di muta dei serpenti.

    Tecnica I: Moltiplicazione
    Caliel si sdoppia ed il nemico non sa quale sia il suo vero corpo. Questa tecnica, come la maggior parte delle sue tecniche, sono usate quasi esclusivamente come difesa. Solitamente Caliel la usa per scappare o confondere i vari nemici che lo attaccano ma, essendo il suo clone un’illusione intangibile, non può attaccare direttamente il nemico.

    Tecnica II: Elementi
    Caliel può manipolare gli elementi, ma sono delle mere illusioni, infatti nessuna di queste ha un effetto dannoso e reale.
    - Fuoco: egli può creare delle illusioni con il fuoco, dalle palle che usa per la giocoleria alle lingue di fuoco dalle dita, molto efficaci per sbalordire i bambini. Caliel, utilizza questa abilità anche per spaventare i nemici e confonderli durante la fuga.
    - Vento: uno dei suoi elementi preferiti è proprio il vento poiché questa illusione è utile con le donne. Caliel riesce a far sembrare che i suoi capelli vengano mossi dolcemente dal vento e affascinare così tutte le signore. Oppure può usarlo in combattimento, creando dei forti rumori minacciosi di tempesta per spaventare i nemici.
    Purtroppo gli altri elementi li sta ancora cercando di padroneggiare, ma ci arriverà.

    Tecnica III: Telecinesi
    Caliel ha sviluppato anche questa abilità: egli può far fluttuare, con la forza del pensiero, un oggetto o anche più. Ovviamente non è ancora così capace da poter spostare oggetti più pesanti di lui. Meno gli oggetti pesano, più può spostarne. Caliel infatti usa questa sua abilità soprattutto durante i suoi spettacoli di magia, oppure per alzare le gonne delle signore.

    Tecnica IV: Suono fantasma
    Caliel può imitare un repertorio limitato di bestie, creature, umani e altri suoni. Per esempio, durante le sue esibizioni musicali, quando vede che nessuno lo vuole ascoltare, cerca di sistemiste are il suono del suo violino per renderlo più piacevole. Questa tecnica però ha molto spesso degli esiti inaspettati: a volte, dopo il suo uso, Caliel rimane senza voce; altre volte il suono non è quello sperato.

    Tecnica V: Empatia
    Caliel è molto sensibile ai sentimenti che provano le altre persone, con questa abilità egli riesce a percepire gli stati d’animo delle persone accanto a lui o di quelle che potrebbero nascondersi vicino a lui per attaccarlo. Se si trova all’interno di una folla è difficile per lui riuscire a distinguere quale sentimento corrisponde a chi. Per essere sicuro può toccare la persona che pensa stia provando quella data emozione.

    Tecnica VI: Invisibilità
    Il Ramingo riesce a schermare la luce e quindi diventare invisibile per un tempo limitato. Questa sua abilità viene utilizzata anche per barare nel gioco dei tre bicchieri, oppure in qualche suo trucco di magia. Purtroppo è ancora poco abile e non riesce a rendere invisibile oggetti di dimensioni eccessive, oltre a se stesso.


    Storia:
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    Caliel giunse ormai parecchi anni or sono sull’isola di Kengard, violino sulle spalle, sogno di diventare un grande umano intrattenitore e di fare del bene nel cassetto. Fin da subito iniziò a girovagare cercando di farsi un nome tra i vari intrattenitori di strada. Un po’ di magia d’illusione, qualche suonata con il suo violino e dopo qualche anno, tutti quelli che lo vedevano lo riconoscevano: il Ramingo, lo chiamavano. Non stava mai in una sola città, la sua vita edonistica era basata sul viaggiare, spostarsi, scroccare buoni pasti e conoscere il più possibile le culture e le tradizione autoctone. Capitava molto spesso che durante il suo cammino entrasse a contatto con predoni o assisteva a ruberie su altri pellegrini. In questi casi, se nessuno dei presenti era in pericolo di vita, scappava; ma se si compiva un’ingiustizia o dei poveri innocenti venivano minacciati, Caliel si lanciava, impavido al loro aiuto. Queste interazioni lo avevano portato a tante tante botte, poiché egli credeva che nessuna vita andasse presa e che tutti meritassero una seconda chance, anche coloro che erano crudeli e avidi. Così non raramente veniva lasciato esangue o derubato, ma per quelli che aveva difeso diventava un eroe. Egli non voleva essere pagato, chiedeva solo un pasto caldo ed un giaciglio per riposarsi. E più di tutto, intrattenere e vedere il sorriso sulle persone a cui mostrava i suoi trucchi. Certo, non era proprio un genio della magia, con la sua sbadataggine, però piano piano stava diventando sempre più abile. Molto spesso quando capitava a Kerus andava alla taverna di una sua amica che la ospitava o a volte trovava abbastanza denaro per poter pagare veramente una stanza da qualche parte, ma ancora più di frequente era solito dormire nel bosco.


    STORIA IN GAME
    Linka qui le role che ha fatto il personaggio.

    Scheletro scheda by Dekken.



    Edited by Frigg la Selvaggia - 7/9/2020, 11:47
  4. .
    Sorry per l’attesa ma è stata fruttuosa :please:


    Mavet aiutò Kesya a slacciarsi l’imbragatura. < Non so se sia la cosa migliore che tu vada lì dentro da sola, sarebbe meglio rimanere uniti... percepisco una presenza malvagia! > urlò la maga alla Maleyes che intanto era entrata nella grotta, ignorandola beatamente ed era già stata inghiottita dall’oscurità. Mavet guardò Maddyn con una faccia interrogativa, poi i cuccioli. < Kesya? Signorina Kesya Maleyes? Ma dove è scomparsa? >. La ragazza si grattò la testa, aspettò altri 2 minuti e poi prese lo zaino dal carretto, se lo mise in spalla e tese la mano all’altra umana. < Prendi la mia mano Maddyn! Partiamo per cercare la tua mamma e ora anche Kesya! Piedino! Vieni anche tu, ci serve almeno qualcun altro, voi, altri cuccioli state in guarda del carretto: è il nostro unico mezzo di ritorno e poi l’ho costruito io e mi piace molto>.
    Le tre figure si inoltrarono nella coltre oscura, improvvisamente una fievole lucina illuminò per qualche secondo la via e Mavet aspirò avidamente dalla sua pipa. < Ora va meglio >, disse ricercando il braccio di Maddyn da cui si era staccata per accendere la pipa. Si sbracciò un paio di volte in avanti a tentoni, cercando un appiglio di qualche tipo. < Ehilà!!! Maddyn!!! Piedino!! Ma dove sono finiti, erano accanto a me un momento fa >. Era completamente da sola. Un’altra volta. Fece qualche passo in avanti e sentì degli scalini, così iniziò a scendere con qualche remora. La maga continuava a borbottare, finché in lontananza, molti e molti passi più in là intravide un qualche tipo di luminescenza accesa, quasi verdina. “Molto, molto interessante” pensò cercando di affrettare il passo per quanto la stradina immersa nel buio e ile sporgenze del tunnel le permettesse di accelerarlo. Solo dopo un po’ si accorse che intorno a lei le luminescenze iniziavano ad aumentare, erano delle specie di macchie di luce attaccate a quasi tutte le pareti rocciose della grotta. < Un ottimo oggetto di studio se la mia nonnina fosse qui con me > si esaltò la ragazza. Ad un certo punto entrò in una sala enorme, il tetto da quanto alto non si vedeva nemmeno e sopra di lei solo l’oscurità. La sala era già più illuminata del resto della grotta e tutto dipendeva dalle macchie lichenose alle pareti. Mavet fece qualche passo in mezzo alla stanza e rischiò quasi di inciampare su un ostacolo nel sue percorso. Si girò e tastò il terreno roccioso, sembrava fosse solo una roccia, ma era grande e aveva una forma stranissima, un buco in mezzo? Era cavo? Mavet si era altamente scartavetrata i gomiti sulla scopa (gergo da maga per dire che aveva perso la pazienza) a causa di tutta quella oscurità e voleva iniziare a vederci chiaro ( pun intended). Si sedette per terra nel freddo della grotta e aprì lo zaino. Infilò tutta la mano dentro e iniziò a cercare. < Questo no, aspetta questo cos’è? > tirò fuori un giocattolo per cani, una paperella, un elmetto, dei fogli di carta, tutto continuava ad accumularlo dietro di lei. <uhh e questa pozione? > disse aprendo il tappo di una boccetta e annusandola, < Oddio mai l’avessi fatto, non sia mai! > e la lanciò addosso dietro di sè. La boccetta si spaccò addosso ad una delle macchie luminescenti sul muro ed iniziò a corroderla. Un fischio disumano avvolse la sala con grande orrore di Mavet che dovette tapparsi le orecchie. Aveva ancora la mano dentro lo zaino e riuscì finalmente a trovare ciò che stava cercando, una bellissima lanterna ad olio di balena. Fortunatamente lei era sempre rifornita. La accese cercando di tapparsi le orecchie come meglio poteva. Solo allora si accorse che tutte le altre macchie del muro avevano virato il proprio colorito sul rosso e non più sul verde e che la loro luminescenza sembrava di accesa. L’urlo di dolore della macchia era cessato, svanito nell’acido come la sua proprietaria ne era stata disciolta. La ragazza si guardò attorno e solo allora si ricordò dello strano sasso cavo e dalla forma strana su cui aveva urtato. I suoi occhi si aprirono di incredulità quando vide, grazie alla luce che emanava ora dalla lanterna che aveva in mano, il sasso non era altro che un cestino, o meglio una roccia a forma di cestino. Come se in qualche modo l’oggetto si fosse cristallizzato in quella forma della materia.
    Improvvisamente sentì dei rumori di passi provenire da un cunicolo sul limitare della sala, con la lanterna da una parte e una palla oscura dall’altra, Mavet si preparò a sorprendere l’avversario. Fu molto sollevata quando riconobbe Maddyn. < Maddyn! Sei tu! Sono io, tua sorella di nome! Mavet!!! Sono così felice che tu mi abbia trovata, è stata la luce della mia lanternino o le urla agghiaccianti che ti hanno portata da me? > chiese chiamandola a sé. Le due ragazze si stavano per ricongiungere quando un urletto stridulo si levò sopra le loro teste. Mavet spinse Maddyn sopra il mucchio di oggetti che aveva tirato fuori dallo zaino e cercò di nascondersi dietro una stalagmite che cresceva dal terreno. Ma fu tutto inutile perché un tentacolo viscido la stritolò e la trascinò nell’oscurità in alto da dove era comparso. < Non ti pre.. per m.. tornerò...tie..d’occh..ainetto... ddyn!! >.

    Quando riaprì gli occhi la ragazza riuscì solo a vedere il buio che la circondava, si sentiva come ricoperta da una melma. Provo a grattarsi il viso ma le sue mani erano imprigionate, il suo intero corpo sembrava come dentro un bozzolo, imprigionata in una melma oscura e appiccicosa. Si sentiva come sbronza, stanca, quasi senza energie. Da entrambe le mani la maga creò delle palle d’oscurità che iniziarono a bruciare il contenitore fangoso che la opprimeva. Come da una specie di ragnatela compatta la ragazza riuscì ad uscire e cadde ansimante sul terreno roccioso, era ancora dentro la grotta. Intorno a lei la materia luminescente era ovunque ed era possibile vedere con orrore come non solo lei fosse stata imprigionata nel bozzolo di melma: vi erano molti altri contenitori. Fu così che vide un grandissimo bozzolo ricoperto di licheni fosforescenti. Prese dalla cinta uno dei suoi pugnali e lo aprí. Scavò affondando le mani e solo dopo un po’ riuscì ad intravedere della pelle squamosa chiara, forse bianca. < Kesya? >. Riuscì a toccarla e iniziò ad infondere in lei della nuova energia, curandola e dandole un minimo di forza come poteva. Dopo qualche secondo, il guscio iniziò a creparsi e da esso uscì anche la Maleyes. < L’avevo detto io che era meglio non dividerci! >
  5. .
    Mentre Izumaksian le spiegava come si fosse affezionato ad una bambina umana (patetico!) e a come avesse fatto di tutto per non farla uccidere dal principe Cessian, il "falso principe" come l'aveva chiamato Izu (ora finalmente diceva che non era degno di potersi chiamare con tale nome), Padme si rese conto quanto i sacchi di pelle fossero veramente degli esseri infimi: perfino tra di loro, all'interno della propria razza, minacciavano e uccidevano. E per di più, minacciavano esseri che, per quanto rimanevano mediocri essendo umani, erano innocenti come i cuccioli di uomo. Almeno in parte, si sa che superati i 16 anni, dopo il bar/bat-mitzvah o quinceñera o come diavolo gli umani viscidi chiamassero quel rito di passaggio che segnava l'età nel quale il cervello dei sacchi di pelle non riusciva più a metabolizzare la violenza. Infatti dopo i 16 anni gli umani diventavano invasivi, conquistatori e pericolosi, verso i draghi, verso gli altri umani e verso tutto ciò che li circondava, persino il loro stesso pianeta. Padme si stupiva ancora dell'esistenza di erba, alberi e verde nei luoghi dove vivevano gli uomini.
    Questo pensiero portava alle parole di Izu e della caccia a delle creature molto nobili (non così nobili come i draghi OBVY) ma nobili abbastanza da ritenerle tali come le Fenici. Quando Izumaksian le riferì che gli uomini erano lì per cercare le piume di quella meravigliosa creatura, Padme sbuffò e si irritò. < Non possono! Quei balordi non riusciranno mai a prenderLe! Avreste dovuto ribellarvi già da un pezzo! Il vostro comportamento è stato ed è tuttora inaccettabile, la vostra affezione per quella piccola sanguisuga umana non vi fa troppo onore, sappiatelo! Avete preferito farvi soggiogare da un falso principe umano per salvare un cucciolo d'uomo, irrazionale e patetico! Questo siete! >.
    I passi dei soldati iniziavano a farsi sentire in quello che sembrava un sentiero impervio e molto stretto lungo la montagna. Padme venne attirata dal rumore e si affacciò sul precipizio. Vide dei puntini in fondo che come formiche si muovevano in fila indiana una dietro l'altra nel sentiero. < Io non fuggo, ho passato troppo tempo a fuggire! Gli umani mi hanno strappato tutto ed è ora che qualcuno li insegni quanto fragile e quanto meschina sia la loro razza! Non mi avranno mai, perché li estirperò dal primo all'ultimo, feccia! > e con questo decise di buttarsi a capofitto giù dal precipizio. Sorvolò sulla fila di soldati che aveva preso il sentiero strettissimo e con la coda ne buttò giù più che poté. Alcuni cadevano con un grande rumore di ferraglia e si spappolavano con soddisfazione su qualche roccia appuntita, altri cercavano di reggersi agli altri e portavano i loro compagni giù nel baratro, il tutto addobbato con un grande fragore di grida spaventate e urli poco maschili. Padme si aggrappò alla roccia sopra di loro, scioccati e non ancora pronti al contrattacco, i soldati si fermarono terrorizzati cercando di proteggersi con gli scudi e quel che avevano. La dragonessa li ruggì addosso e quasi tutti iniziarono a darsela a gambe, chi preferiva tornare indietro e scendere la montagna, chi inconsapevolmente decise di rischiare e coraggiosamente cercare di salire fino alla cima. Padme, soddisfatta per ora, raggiunse nuovamente la cima. < E' stato divertente! Devo ammetterlo! Poco decoroso, certamente, ma efficace, almeno per ora! >.
  6. .
    Kesya aveva appena iniziato a trainare il carretto e Mavet sembrava ancora più felice, era così contenta di poter aiutare qualcuno, soprattutto Maddyn che era sua sorella di nome, una delizia! Andò in visibilio quando, arrivati sopra una duna di sabbia, si poté scorgere la battaglia, quello che sarebbe potuto essere il fratello della Maleyes, un draghetto tutto sale e cenere che sembrava essere molto puccioso (e stupidino) e soprattutto Zarthial, il suo più migliore amico! < E'il mio più migliore amico > urlò gridando a tutti e sbracciandosi in cerca di un saluto dall'amico. < L'ho aiutato ad uccidere un demone grande così !> spiegò a tutti i presenti mostrando con le braccia quanto grande fosse stata la minaccia < Ed aveva una faccia più o meno così > disse guardando i cuccioli con una smorfia tale da poter spaventare la più coraggiosa delle creature. < Non potete nemmeno immaginare quanto sia forte, e poi è un DRAGO! Non potete capire quanto sia fortunata ad avere un drago per amico: ti porta a fare compere volando, se c'è qualche bullo che ti dà fastidio lui lo arrostisce, quando hai bisogno di cuocere il pollo lo arrostisce, quando hai bisogno di calore e hai la legna lui la arrostisce, insomma arrostisce un po' tutto e tutti, cavoletti fritti perché non sono un drago! Sarei una grande piromane! >. Senza riuscire a finire il suo discorso, Kesya partì e il carretto si mosse verso ovest. Mavet si alzò in piedi sul carretto e iniziò a salutare il drago in lontananza < CIAO ZARTHIAL! TRANQUILLO TORNO PRESTO!!! >.
    Mavet si sedette con un sorrisone a 26 denti, tutta contenta di aver potuto vedere e salutare prima di partire per una nuova avventura il suo bff. < Perfetto, piccoli amici del carretto 33669285, è il capitano Mavet che vi parla, siamo appena partiti da *mhh coff coff* Maddyn dove eravamo prima? Ah bene, qui il capitano Mavet informa voi tutti che non si sa da dove siamo partiti ma che arriveremo puntuali al luogo di arrivo che è *mhh coff* il luogo dove si trova la mamma di Maddyn, spero sarà un viaggio tranquillo, i vagoni di testa sono quelli con il ristorante e il bar, ma non vi conviene andarci perché lì fa un po' freddino, eh niente qui il capitano Mavet dal carretto 33669285 vi augura buon viaggio! >. < Non ci crederete mai, piccoli, ma questa non è la mia prima volta come capitano di un carretto, o come capitano di una macchina di ferro. E'una storia alquanto interessante, avevo appena raggiunto un'età ragionevole per far credere a tutti che fossi adulta e competente in cose, e così, ero a...nella città di Capona, si! Una bellissima città di mare, molto come dire, fumosa. Lì sono molto avanti e usano quasi per qualsiasi cosa il ferro e delle specie di macchine che sputano vapore e creano movimento, insomma una grande figata, ovvio è tutta magia, infatti ero giunta in città pensando di iscrivermi alla locale scuola di magia che lì chiamano Università di Capona in ingegneria tranviara. Ovviamente non avevo soldi e loro ne chiedevano così tanti che io non avevo mai nemmeno sognati così tanti. Però a qualche lezione sono andata in losca e quindi niente ho scoperto che era una magia superrr noiosa, una di quelle magie tipo l'alchimia > scoppiò a ridere a crepapelle e guardò verso il fondo del carretto < Sì nonna, tranquilla! Lo sanno tutti che l'alchimia non è magia! Sono troppo simpatica! > si asciugò le lacrime dal viso. Si alzò in piedi sul carretto pericolante e verso Kesya, guardò la mappa, < Ok ora un po' verso destra, pochino pochino, perfetto! > e tirò su il pollice. Nel mentre il paesaggio era diventato un po' più collinare, era difficile con il carretto riuscire a percorrere tutte quelle diverse altezze della terra. < Tra un pochino dovremo essere quasi in quel punto, tranquilla Maddyn ci siamo quasi. Intanto, come stavo dicendo, ho vissuto per qualche tempo in quel di Capona, città carina, sebbene così piena di fumo, ma il pesce era moltooo buono, mille scoiattoli in salamoia se era buono! Così croccante e pieno di vita! E niente un giorno stavo cercando qualcosa da mangiare in una questa specie di casetta pubblica dove passavano un sacco di persone, tutte entravano in questa macchina di ferro vaporosa. Ogni volta che una machina del genre partiva diceva cose molto buffe, numeri a caso, che partiva da Capona per andare chissà dove, era tutto così confortante. Ovviamente all'inizio non volevo molto stare a contatto con le persone però boh, dopo aver rubato un po' e dopo aver spacciato pozioni decisi che sarebbe stato meraviglioso essere una di quelle voci che nell'autoparlante ti dice come tutto sarebbe andato secondo i piani. Così un giorno salì in uno di quei carretti super lunghi, tutto costruito in ferro, così pesante da non poter essere nemmeno spostato da un gigabitante o perfino da un drago! Cosa che in realtà non pensai subito, perché erano anni che non vedevo un drago, però ci ho pensato ora e mi sembra lo stesso poco probabile né. Comunque, salì e decisi di andare in testa al treno, dove ci stanno i comandi. Erano anni che non vedevo così tante persone tutte ammucchiate in un solo posto, nelle proprie cabine sembravano tutte come in vendita, ma non ci feci molto caso in realtà perché avevo un solo scopo: arrivare alla cabina di pilotaggio o come si chiama e assicurarmi un posto per parlare nell'autoparlante. Un giochetto da ragazze, direte! > Mavet si stoppò e diede qualche altra indicazione a Kesya guardando la mappa, poi si risistemò comodamente con le gambe fuori dal carretto. Prese la sua pipa dallo zainetto e iniziò a fare dei grandi cerchi di fumo < Ecco più o meno era così il fumo che usciva dalle macchine di ferro, ma facevano anche un grande chiasso, tipo CIUFFFFFFF CIUFFFFFFFFF, TO TO TO TO TO TO TO TO TO CIUFF CIUFFFF!!!!! > Mavet si stava divertendo così tanto a spiegare come, secondo lei, funzionasse una macchina di ferro. < Ero così concentrata nel mio obbiettivo che non mi accorsi che un uomo, vestito con una divisa blu mi stava inseguendo, mi afferrò per un braccio e mi chiese se fossi una passeggiata, penso fosse proprio questa la parola che mi disse, e se avessi un biglietto. Gli risi in faccia e gli ringhiai contro e continuai la mia scalata verso l'inizio del treno. Ad un tratto venni bloccata da una porta, chiusa. > Mavet guardò di nuovo la mappa e disse < Abbiamo sbagliato, devi tornare indietro e seguire quella fila di alberi dall'apparenza divertente, si quelli con il ciuffo colorato, no! Non sono uccelli! Sono alberi! >.
    Si sedette di nuovo e riniziò a raccontare < Bussai alla porta ma non ricevetti nessuna risposta. Così uscì da una delle finestre e iniziai ad arrampicarmi in una specie di montagnola di sassi, sassi neri, molto molto sporchi e puzzavano gradevolmente in modo pungente. Dopo la collina di pietre nere arrivai tutta sporca in una carrozza molto diversa dalle altre, era la prima! C'erano due persone, solo due! Uno di sicuro era quello che parlava nell'autoparlante, così andai da lui, tutta sporca di nero, quasi irriconoscibile e lui, forse perché mi aveva riconosciuta come una delle streghe più temibili della zona (sono molto brava in effetti, la mia nonnina mi ha insegnato un sacco di cose) prese paura e per poco non cadde fuori dalla finestra, ma prima di poter essere sbalzato fuori lo presi per la maglietta e lo feci ricadere dentro il vagone. Erano molto spaventati e io cercai ti tranquillizzarli ma non servì a molto, iniziarono ad urlar.. >.
    Mavet guardò la mappa < Ohh siamo arrivati! > devi solo girare qua sulla destra, dietro quella grande collina e dovremo esserci! Piccoli, ve la finirò un'altra volta la storia, ora è meglio se ci prepariamo, sento una presenza molto oscura >. Kesya, Maddyn e il carretto 33669285 con i passeggeri si fermò davanti l'apertura di una grande grotta buia. < Maddyn, penso che la tua mamma sia lì dentro quella grotta buia > la aiutò a scendere dalla groppa di Kesya ed a togliersi il giubottino. La prese per mano e si girò verso il resto del gruppo < Io sono pronta, e voi? >

    E' un po' lunga ma boh, una storiella per passare il tempo ci stava, abbiamo fatto un viaggetto parecchio lungo
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    Sono viva <3 e di nuovo fra voi...grazie per la pazienza


    La situazione si era capovolta in un istante. Da tutte le parti si riversavano uomini in divise protettive scintillanti, sembrava quasi avessero scuoiato mille draghi per ricoprirsi delle loro squame. Padme era sul punto di prendere il volo, nonostante gli avvertimenti del drago che le aveva preannunciato il pericolo. Le si era presentato con il nome di Izumaksian e aveva iniziato a spingerla verso la foresta, gli alberi. Per quanto vecchio e vissuto in cattività, Izu era sorprendentemente forte e le sue spinte verso la foresta molto convincenti.
    L'esercito guidato da un certo Principe Cessian il quale titolo per Padme, essendo una principessa, (una di quelle vere) sembrava solo una bazzecola, si stava avvicinando e la sua marcia produceva con l'incessante rumore di ferro, un ritmico suono di morte e paura. Solo i sacchi di pelle, per quanto si vantassero della propria intelligenza e delle proprie virtù così speciali, erano riusciti a creare un concetto tale come quello della Guerra, un'idea di Potere, di Dominio dovuto a conquista del territorio e non ad eredità per diritto di nascita, come poteva essere quella naturale dei Draghi, creature esponenzialmente superiori, se non per i sacchi di pelle, almeno per tutte le altre creature del mondo. Gli umani erano riusciti anche, per la prima volta, ad associare al concetto di Morte, in natura necessaria e pacifica, in qualche modo un passaggio nella vita di ogni creatura, una connotazione maledetta, ingiusta, quasi un torto che la Natura faceva ai sacchi di pelle. Essi non avevano nessun tipo di gratitudine nei confronti di Madre Natura, nei confronti della Dea Creatrice che, chissà per quale motivo, si chiedeva Padme, aveva creato degli esseri così mostruosi, dannosi per gli altri e l'ambiente stesso del mondo e infinitamente superbi! INCOMPRENSIBILE! si diceva spesso.
    Il Principe Cessian stava quasi raggiungendo i due draghi. Izu sembrava quasi più grande di lei, come se si fosse gonfiato il petto, si poteva forse scorgere anche in lui la grandiosità dei Draghi, per quanto la cattività e l'educazione prettamente umana avessero indebolito il legame con le sue caratteristiche d'origine. Così dopo qualche spintone all'interno della foresta fitta fitta, Izu si fermò e si girò dalla parte dei rumori prodotti dai passi dei soldati che si avvicinavano minacciosamente. Padme non riusciva a capire cosa stesse succedendo fino a che, in pochi secondi, il drago si rannicchiò e in posizione di difesa mutò le sue squame. Padme indietreggiò, spalancò gli occhi stupita e rilasciò dalla bocca un suono che poteva sembrare di sgomento o forse era più di sollievo, come quando ti accorgi che l'oggetto che hai trovato in fondo ad una scatola della soffitta nella casa che stai per vendere, in realtà apparteneva a qualcuno a te caro e che ora non c'è più. Un misto di nostalgia, ricordi e dolore la fecero trasalire.

    Izumaksian era un DRAGO DI TERRA? *gridolini scioccati*

    Le proferì qualche parola prima di scappare cercando di attirare tutto il battaglione all'inseguimento. Inizialmente sotto shock, la dragonessa si guardò intorno, era sola, come lo era da anni. Era molto disorientata, non capiva cosa fosse successo, a come si fosse trovata in quella situazione paradossale: non vedeva un suo simile da troppo tempo e ora che ne aveva incontrato uno, era in prigione! Ma non solo rinchiuso in gabbia, viveva lì per sua volontà! O forse no, forse stava cercando di dirle qualcosa e lei non era riuscita a capirlo! Stupida, stupida e stupida! Padme Radschen la stupida, altro che principessa, nobile dragonessa di terra. Improvvisamente rinsavì, doveva fare qualcosa, seguire i consigli del drago? Mhh non era il suo stile lasciare uno dei suoi simili in pericolo! Non era per nulla una codarda, stupida forse sì! Ma suo padre non aveva istruito una vile!!!
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    Chiedo un sacco di venia per il ritardo. Mi dispiace enormemente di aver scritto così poco e anche di averci messo così tanto. Veramente mi dispiace moltissimo :a23n60:

    Mavet si spaventò sentendo l'enorme boato da dietro gli alberi. Forse doveva andare ad aiutare Zarthial. Poteva aver bisogno di aiuto, certo era un grande e grosso drago verde smeraldo e di sicuro sapeva cavarsela da solo, ma magari anche un qualche tipo di distrazione sarebbe bastato per distruggere i nemici e doveva ammettere che lei come esca non era niente male. Ovviamente però, ormai, aveva capito che quei nemici dovevano essere estremamente grandi e potenti e in effetti lei non avrebbe potuto fare molto. In più doveva cercare di contenere l'ira e la distruzione del Dibbuq. L'ultimo combattimento era riuscita per un pelo a non perdere completamente il controllo. E soprattutto aveva promesso a Maddyn che l'avrebbe aiutata a trovare sua madre e lei teneva sempre fede alle promesse, o almeno ci provava con tutta se stessa. Sospirò. Guardò la ragazza e le fece un grandissimo sorrisone e a denti stretti farfugliò < Ti sto facendo un grandissimo sorrisone! >. Si alzò con la mappa in mano e gliela porse < Questa, Maddyn, è la mappa che ci porterà da tua madre. E' segnato il punto nel quale si trova e noi dobbiamo solo partire e la troveremo in men che non si dica, te lo prometto >.
    Si guardò intorno, si grattò la testa e poi guardò la mappa e di nuovo fece le tre cose in ordine e poi disse < Mhh..è un po' distantuccio, ora che mi fai notare. Non so quanto sia brava tu a camminare ma non penso che con questi cuccioli andremo molto lontano. Forse ci converrebbe chiedere un passaggio. Con questo non dico che sia infattibile, solo un po' più lungo del previsto. >.
    Si girò verso Kesya < Ehilà, amica di Zarthial! > la salutò con la manina e le si avvicinò < Per caso non conosci qualcuno che abbia voglia di aiutare me e la mia sorella di nome, qui > e la indicò in modo scenico < Maddyn ha tanto bisogno di un passaggio. Chiederei a Zarthial, è un così bravo drago, un grande amico e compagno di viaggio, un gran bel chiacchierone oserei dire, ma sai, chi sono io per giudicare, no? Forse è meglio aspettare che il combattimento sia finito e chiedere a lui e ai suoi amici >. Tirò sul con il naso e andò verso il suo zaino.
    < Qualcuno ha fame? Ho della buonissimissima carne essiccata, se non volete sapere cosa c'è dentro, non chiedete >. Prese dallo zainetto di cuoio delle striscette di carne che porse a Maddyn < Spero tu non sia vegetariana, bisogna sempre stare attenti a chi non mangia carne, sai, è gente di cui non fidarsi, troppe fibre in corpo. Un po' come la gente che si lava sempre, o quelli che vivono in acqua. Prendi le sirene! Ecco io di una sirena non mi fiderei mai, MAI! Sono così viscide e puzzano, ma non puzzano in modo terreno, in modo marino, acquatico, quella puzza di freschino che non ti togli più nemmeno dalle ossa. Ohhh si te lo dico per esperienza, e non solo mia. La mia cara nonnina mi raccontava sempre di quando una di quelle sirene, si una di quelle con la coda, reggipetto e tutto, aveva cercato di sedurre mio nonno. Ahh puoi pure dire che fossero altri tempi, che una signorina tutta così svestita avrebbe fatto colpo su chiunque. Ma in verità ti dico che cercava solo di farsi un nome quella e per farlo voleva arpionare io nonno, ah scusa troppi giochi di parole marinareschi. Per fortuna però mia nonna le tolse la coda, le mise delle normalissime gambe e le tolse la voce, sì! Così non avrebbe più provato a sedurre il nonno e, cosa ancora più importante, le mise qualcosa addosso aahahaha >. Mavet si girò verso i cuccioli e guardò tutti i presenti, iniziò a rotolarsi dal ridere, prendendosi la pancia e battedo i pugni sulle cosce. Stava ridendo tantissimo ed era da così tanto tempo che non si faceva una risata così sonora. Si tirò fuori della birra e iniziò a scolarsela < Ne vuoi un po' Maddyn o ti fa male? >. Dopo qualche ruttò qua e là, iniziò a fumare con la sua pipa.
    < Quindi direi di aspettare e vedere se c'è qualcuno disposto ad accompagnarci, sennò è meglio riprendere le forze e andare per conto nostro, però te lo dico sis, sarà un lungo viaggio! >.

    Edited by Tirannosaurorex - 11/7/2019, 21:43
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    Eccomi :Shiiii:


    Mavet si avvicinò a Maddyn: < Ma certo, non avevo pensato ai capelli, che stupida che sono > disse ad alta voce ridacchiando con se stessa. < Posso tagliarti una ciocca di capelli? > chiese cortesemente alla ragazza e ricevendo un cenno di assenso prese uno dei pugnali dalla cintura e tagliò una ciocca dalla testa della ragazza. < Tranquilla, non te li ho tagliati molto, non si vede! > disse cercando di consolare la sua perdita. Lei non poteva sopportare di tagliarsi i capelli e ogni volta che lo faceva, doveva farlo per praticità, poi stava sempre delle ore a piangere davanti al posto dove li seppelliva. Eh si, perchè lei seppelliva i suoi capelli dopo averli tagliati, le pareva proprio una tragedia ed un funerale per i suoi capelli le sembrava la condizione migliore per superare il trauma della divisione. Questa tradizione naturalmente l'aveva iniziata la sua cara nonnina, ah quanto le mancava la sua nonnina. Proprio dopo averle tagliata la ciocca ebbe un attimo di nostalgia e un brivido le corse lungo la schiena. Si liberò subito da quel turbamento e posizionò la ciocca in centro al glifo. Sotto i capelli mise una mappa che aveva preso dallo zaino. Uscì dal cerchio e lo guardò < Mah, poteva venirmi meglio >.
    Poco dopo arrivarono i cinque cuccioli che portavano con sé tanti rami e un grosso tronco cavo in cui vi erano tantissime bacche. < Wow > esclamò Mavet con un grandissimo salto di felicità < Maddyn, non puoi nemmeno immaginare quante belle bacche colorate abbiano portato i cuccioli >, così dicendo prese qualche bacca e la guardò, la annusò e ne mangiò una. < Questa è commestibile, almeno credo > disse sorridendo. < Accatastate vicino a Maddyn la legna, tra poco verrà il freddo e non possiamo stare qui senza una fonte di calore >.
    Improvvisamente Mavet sentì un fruscio dal limitare della foresta, si girò lentamente per vedere cosa fosse e un drago spuntò dal verde degli alberi.
    < Ciaooo > urlò estasiata appena la vide. E quando si sentì apostrofare come "l'amica di Zarthial" i suoi occhi si spalancarono e un grandissimo sorriso di felicità le solcò il volto. Si avvicinò alla nuova arrivata e si presentò: < Ehii, io sono Mavet e sono proprio l'amica di Zarthial, lui come sta? Sei qui perché sei venuta a chiedermi aiuto? Oh ma che sbadata, qual è il tuo nome, ma soprattutto perché hai delle rune sulle tue squame? Sei veramente strana per essere un drago, lo sai? Ma perché sei qui? No aspetta te l'ho già chiesto questo. Ah ma non ti ho presentato la mia sorella di nome! Lei è Maddyn! > cercò di avvicinarsi il più possibile alle sue orecchie e le sussurrò < E' cieca, quindi non ti vede, non fare gaffes >.
    Dopo un po' si avvicinò a Maddyn e tirato fuori un acciarino dal suo zaino cercò di accendere il fuoco con le foglie secche. Lo accese e decise di entrare nel glifo e disse a tutti di tenersi a distanza. Si posizionò nel centro, si mise carponi e respirò profondamente, prese il pugnale e trattenendo il respiro si fece un taglio sulla mano. Rinfoderò il pugnale e con la mano ferita strinse il pugno. Fece scendere alcune gocce di sangue e intanto iniziò a ripetere delle frasi in greco. Questo incantesimo di ritrovamento era molto antico e antiche erano le parole per compierlo. Quando la prima goccia di sangue cadde al centro del glifo, la polvere da nera, si colorò pian piano di rosso a partire dal centro e in pochi secondi tutti il glifo era rosso. Una specie di energia salì dal suolo e fece alzare in aria anche i capelli della ragazza. Improvvisamente finì la formula e i capelli insieme alla mappa presero fuoco. Dopo che la mappa fu totalmente bruciata, dalle sue ceneri, Mavet ripescò una mappa identica a quella che era bruciata se non per il fatto che era tutta scura e che aveva un puntino rosso al centro. < Perfetto! >.
    Si avvicinò vicino a Maddyn sventolando la mappa e gliela diede < Ecco, eccola, appena uscita dal forno > disse ridacchiando tra se e se. < Con questa troveremo la tua mamma, Maddyn!! >
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    Dopo la risposta secca del nuovo sacco di pelle, Padme fece un sorrisetto soddisfatto. In effetti lei non si aspettava nulla di diverso: faceva parte di una delle razze più fiere e temute dalle altre creature e la sua stirpe era una delle più nobili, nessuno avrebbe avuto la faccia tosta di negarle ciò che lei chiedeva.
    Naturalmente Kestrel, essendo un normalissimo sacco fatto di pelle, un misero comune umanucolo, lui rimase sorpreso e i suoi dubbi, secondo la dragonessa, si mutarono in leggera preoccupazione; lo si poteva leggere nei suoi occhi che non sapeva a cosa stessero andando incontro, lei invece era sicura che tutto sarebbe andato secondo la sua volontà. Kestrel le parlò e in qualche modo selvaggio e poco carino, le disse che l'avrebbe aiutata. 'WOW, ora sì che sarebbe stata al sicuro e che non avrebbe avuto problemi. Ora che un nanetto di pelle l'avrebbe aiutata', pensò ironicamente.
    Padme gli passò accanto senza nemmeno rivolgergli uno sguardo e giratasi verso i due sacchi di pelle, sussurrò con gelo <fatemi strada>. Lo strano gruppo iniziò una camminata per le stradine sterrate, verso non si sa quale luogo. Padme si guardava attorno e qualche volta si girava indietro per vedere se Kestrel fosse ancora presente. Non era sicura di potersi fidare di quel piccolo e arruffato umano. La dragonessa camminava con lentezza cercando di stare al passo con gli umani ma nonostante questo la sua andatura e la sua postura rimanevano eleganti e molto lineari, sembrava fosse stata creata da una qualche divinità (alata ovviamente, un dio dracomorfo per intenderci).
    Padme pensava a cosa avrebbe detto al suo amico di razza. Un altro drago, erano passati mesi da quando aveva potuto godere della compagnia di un suo simile. Questa cosa la stava dilaniando da dentro, avrebbe dovuto comportarsi con una certa etichetta, anche se in realtà non conoscendo tutte le tradizioni dei draghi di questo luogo, avrebbe benissimo potuto fare delle sonore gaffes e questo era uno dei suoi incubi peggiori. Peggio, pensava, se avesse incontrato uno di quei draghi zotici, quelli che non hanno un minimo di intelligenza ( si, gli stupidi ci sono in ogni razza, anche se era difficile ammetterlo per Padme).
    Tutti questi pensieri però non la distraevano dal paesaggio (dopo tutto era un drago e si sa che i draghi hanno il multitasking) e così in mezzo a tutti quei cupi pensieri, il sole, le nuvole e l'erba verde sul limitare del sentiero, i fiori e le foglie degli alberi che cadevano al suo passaggio, quasi a renderle omaggio, tutto questo le metteva felicità. L'attesa non fu lunga e dopo un percorso in salita si iniziò ad intravedere tra qualche ramo e l'altro una costruzione di pietra. Si vedevano da quella distanza soprattutto le cime delle torri, alte e spigolose. Era tutto così nuovo ed esaltante che la dragonessa non riuscì a trattenere un risolino elettrizzato, anche se dopo poco si ricompose e riprese il suo sguardo serio e concentrato di sempre. Era un salvataggio dopotutto!
    Giunsero in un grandissimo giardino, perfettamente regale ed ordinato. Tutto aveva una sua logica, era organizzato in modo così impeccabile e nobile. Ad un certo punto, un luccichio sotto una delle tre torri raccolse la sua attenzione: era una gabbia, molto simile a quella in cui l'avevano imprigionata, uguale a quelle che quei maledetti sacchi di pelle avevano utilizzato per catturare, rapire e distruggere la sua famiglia e tutto il suo popolo!
    Guardò da un'altra parte cercando di nascondere la lacrima che le scendeva da uno dei due occhi. Chiuse gli occhi e chiese a chissà quale parte di se stessa di darle la forza, la stessa forza che aveva avuto quando era riuscita a scappare da quella trappola mortale. Furente di rabbia e con gli occhi iniettati di sangue, comandò seccamente: <voglio che apriate la cella, immediatamente! O dovrete vedervela con la mia furia distruttiva>. Detto ciò camminò verso la gabbia e con un gesto del capo porse i suoi saluti al compagno drago.
    <compagno, il mio nome è Padme Radschen, dragonessa di Corindone, ultima principessa della famiglia reale del clan Fiore di Loto, unica erede al trono di Minyaer , giusta protettrice dei draghi e migliore arrampicatrice di pareti. Sono qui per rendere giustizia a voi e alla nostra nobilissima specie. E' inammissibile che un drago come voi sia rinchiuso ingiustamente e contro la sua volontà in una cella. Qual è il vostro nome? Di dove siete? Perché vi hanno rinchiuso e come? Vi hanno portato qui con un inganno?>.
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    Dopo qualche lamentela da parte della ragazzina, Kestrel si avvicinò alla dragonessa senza fare movimenti bruschi e con un gesto della mano le fece segno di abbassare la testa. Padme incredula, lo guardò male ma poi, quasi rassegnata dalla situazione imbarazzante, decise di avvicinarsi per sentire cosa aveva da dire quel dannato sacco di pelle ruffiano. "La stava avvertendo? Di quella piccola pallina difettosa di pelle umana? Cosa avrebbe fatto senza armi? Avrebbe fatto da 'esca'? E come? Avrebbe provato a morderla? A graffiarla con chissà quali artigli retrattili? Ma avevano almeno gli artigli retrattili gli umani?". Prima di poter fare quella domanda a Kestrel, il ragazzo decise di prendere in mano la situazione e rivolgersi direttamente alla bambina difettosa. E commise un grossissimo errore nelle sue parole: < "Il tuo drago"? > scattò con voce acuta, Padme, < Inammissibile > iniziò a brontolare < Ma chi ti credi di essere, i draghi sono creature libere, voi ... voi non dovreste poter camminare in giro liberi, umani! Così dannosi anche per la propria specie! Maledetti sacchi di pelle inutili, ABOMINI!! > continuò a brontolare tra sé e sé, senza rendersi conto di quello che stava succedendo intono a lei.
    Improvvisamente comparve un altro umano, un altro ancora. Stava diventando un luogo troppo affollato quello. Si avvicinò alla bambinetta, la conosceva. Padme mostrò le zanne aguzze e si preparò a prendere il volo, ne aveva fin sopra le orecchie di quelle persone! In più si era accorta che ora, Kestrel e il nuovo arrivato, lì uno accanto all'altro, si assomigliavano parecchio, o almeno per lei. Insomma in caso di possibile minaccia dal nuovo sacco di pelle, lei non avrebbe esitato ad attaccare e in realtà, senza contegno, stava ammettendo a se stessa che anche se avesse sbagliato umano e avesse colpito per errore Kestrel, questa cosa non le avrebbe fatto provare rimorso. Erano praticamente uguali! Il loro Creatore avrebbe potuto costruirli in modo diverso se avesse voluto che lei non li scambiasse, d'ah! Ma immaginava che il loro Creatore, se mai fosse veramente esistito, sarebbe stato antropomorfo e quindi di conseguenza, pur essendo un qualche tipo di ente superiore, MEDIOCRE!
    Il nuovo arrivato, almeno dalla voce aveva capito che fosse lui, si scusò per l'inconveniente. Gentile pensava Padme fino a quando non menzionò quel drago di cui parlava la difettosa e soprattutto non la interpellò, definendola il drago di Kestrel. < COSA!!! > urlò a pieni polmoni il drago, diventando ancora più rossa per la rabbia di quello che era normalmente. < Nessuno, soprattutto un umano, può imporsi sulla libertà di un essere così nobile come il drago! Io non sono di nessuno, specialmente di questo esserino inutile! >. Padme stava per tagliare la corda e utilizzare semplicemente il suo alito di fuoco per polverizzare via tutti, quando improvvisamente si rese conto che un compagno drago aveva bisogno del suo aiuto. Era intrappolato, imprigionato e asservito sotto gli umani. La schiavitù era peggiore di qualsiasi tortura per un drago e lei lo avrebbe impedito!
    < Voi, sacchi di pelle. Ora siete miei prigionieri e dovrete portarmi nel vostro rifugio e lì, IO, Padme Radschen, dragonessa di Corindone, ultima principessa della famiglia reale del clan Fiore di Loto, unica erede al trono di Minyaer , giusta protettrice dei draghi e migliore arrampicatrice di pareti, salverò questo mio compagno drago! Perché sia compiuta giustizia per il mio nobile amico drago. La sua libertà è ora la mia priorità e se questo non lo aveste ancora capito, non esiterò ad uccidere uno di voi due per riuscire nel mio intento! >.
    Con sguardo fiero ed impassibile guardò i tre sacchi di pelle < Vale anche per te, Kestrel, se in qualche modo cercherai di ostacolarmi > minacciò senza riuscire a capire a chi tra le due figure con i capelli neutri doveva riferirsi. Per fortuna la difettosa aveva i capelli rossi, chissà come avrebbe fatto sennò. Due simili poteva dividerli, mettere su uno dei due un segno identificativo, ma tre uguali! No, non avrebbe mai potuto distinguerli.
  12. .
    Quell'umano stava tentando in tutti i modi di farle perdere la pazienza. Come faceva a sapere tutte quelle cose? < Questo luogo è il primo che ho visto, stavo viaggiando da così tante ore che non sapevo più quanto avrei potuto resistere ancora. Comunque non preoccuparti, sacco di pelle maleodorante e impudente che non sei altro! Non mi tratterrò per molto! >. Quando Kestrel però osò addirittura iniziare a darle del tu, Padme stava proprio per sbroccare di brutto. Dalle sue narici del fumo aveva cominciato ad uscire e ad ogni parola di quel piccolo umano inutile si aggiungeva il sospiro di fastidio della dragonessa che stava proprio iniziando a dare in escandescenza.
    Kestrel stava ancora parlando quando si sentì, in lontananza, una voce, stava dicendo qualcosa di incomprensibile e stava venendo verso di loro. Padme girò il muso verso quella direzione, mentre l'umano smise di parlare e anche lui, a quanto pare sorpreso, tacque per ascoltare. Dopo poco una bambinetta vestita di stracci si avvicinò a Padme. La dragonessa lanciò un'occhiata a Kestrel cercando risposta, cosa voleva quella cosa da lei? E cos'era un Izuu? Padme non capiva proprio cosa volesse quel piccolo sacco di pelle, anche se doveva riconoscere che stranamente, le faceva tenerezza per quanto minuscolo fosse. Avrebbe benissimo potuto tirare su la zampa in modo elegante e semplicemente schiacciarla in un gesto. Un'altra caratteristica del piccolo umano che la fece ridacchiare a denti stretti, oltre naturalmente alla sua voce squillante, fu quella strana zazzera di peli scomposta che aveva in testa: "Perché hai i peli rossi, tu? E' una cosa normale o sei solo difettosa?" le chiese quasi preoccupata. Padme non capiva come un sacco di pelle potesse portare un colore così fiero come il rosso del fuoco, elemento imprescindibile per un drago e quindi incontrovertibilmente non adatto alla peluria sulla testa umana, soprattutto per il fatto che Padme non aveva ancora del tutto capito lo scopo della sua esistenza. Il mistero si infittì di più quando capì che la nuova arrivata si stava riferendo a lei con quel nome così banale e che le stava dando delle indicazione per andare da qualche parte insieme a lei. Le fece un paio di giri intorno e poi si fermò a fianco di Kestrel, qualche spanna lontano da lui e si sedette ancora confusa. La coda, durante i suoi pensieri, si muoveva ritmicamente spostando l'erba del prato.
    "Sei un cucciolo d'uomo, vero? Certo che voi sacchi di pelle avete proprio un modo strano per interagire con noi draghi, almeno qui! Hai qualche arma con te? L'hai infilata in qualche tua sacca segreta? Non mi sembri così pericolosa, sembri solo...piccola!" le disse ruotando la testa e aspettando una risposta. "Cosa vuoi da me? Siete così civilizzati che siete riusciti a creare una forma di governo? Vuoi portarmi dal tuo principe? Non penso che questo sia un vero principe poiché non vi è nulla di nobile nella vostra maledetta razza, siete solo dei flaccidi senza squame" sorrise mostrandole i denti.
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    < Piacere di conoscerti, Maddyn Tress! Siamo quasi sorelle di nome io e te! Sai, la prima sillaba del nostro nome è uguale, wow, non pensi sia una cosa veramente dettata dal destino? Che bello! >. Le due ragazze si erano dette il proprio nome, Mavet era così eccitata per la notizia, aveva appena conosciuto un'altra umana, era sicura che sarebbero diventate buonissime amiche. Prospettava una lunga e grandissima amicizia!
    < Conosci Zarthial? Maddai! Non mi è mai successo di conoscere qualcuno che conosceva anche qualcun'altro! Pazzzesco, Maddyn, Maddyn > iniziò a ripetere il nome della ragazza canticchiandolo e nel mentre saltellava in maniera convulsa in una specie di danza per accompagnare la sua cantilena. Si girò verso quella e le disse < Ma lo sai che hai un nome bellissimo! Non lo dico solo per il fatto che siamo sorelle di nome, veramente non lo dico per questo! Ma chi te l'ha dato? Per esempio il mio nome l'ha scelto la mia nonnina. Ah sapessi com'era la mia nonnina, una delle streghe più temibili che io abbia mai conosciuto. Ma non temibile perché fosse spaventosa, anzi era la donna più dolce del mondo. Se non mi avesse cresciuta lei e non mi avesse insegnato tutte le magie che sapeva, io non sarei diventata la maga che sono! > e così facendo schioccò le dita e una piccola scintilla di oscurità divampo dalla mano, creando una piccola pallina nera. < Diciamo che lei ci sapeva fare ecco > guardò la palla oscura con un sorriso amaro in viso, ma appena si ricordò che la ragazza non poteva vederla, la palla oscura si smaterializzò e Mavet si mise la pipa in bocca per aspirarne un po' e si avvicinò a lei, toccando la spalla della ragazza con la sua. Guardavano tutte e due il luogo dello scontro dal quale provenivano urla indistinte e rumori di colpi.
    Mavet la guardò di sottecchi, senza far capire che la stava fissando e disse < La battaglia dici? Io sono sicura che se avessero voluto il mio aiuto, me l'avrebbero chiesto > tolse i rimasugli del tabacco battendo sul tronco di un albero e infilò nella pipa spenta le dita sporche per cercare di pulirla al meglio. Mise la pipa al suo posto dentro lo zaino e masticando della carne essiccata le chiese < Tu di cosa hai bisogno? Sono qui per aiutarti, se vuoi, Maddyn! >.

    I miei messaggi sono sempre più corti, chiedo venia, però aggiungere gli spoiler mi piace troppo. Ha un che di misterioso :dewvip:
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    Samuel entrò in uno dei bordelli più rinomati di Città Sotterranea, infatti l'edificio si prolungava su fino alla parte del Distretto della Terra. Oltre a soddisfare ogni piacere di coloro che mettevano piede lì, al suo interno, erano messe a disposizione per i clienti più facoltosi salette private. I due gemelli erano quasi sempre al verde e quando avevano qualche spicciolo da spendere non esitavano a fiondarsi in quel luogo, all'inizio avevano provato a svignarsela senza pagare ma erano stati massacrati di botte dal proprietario. Così dopo qualche minaccia e tante belle scazzottate, i due avevano fatto amicizia con il proprietario, Dugnus Fass, un grosso e rude nano, più alto della norma. Si diceva in giro che il nano fosse in realtà un mezzuomo e la sua altezza ne fosse la prova. Era molto affascinante e bonaccione ma quando si trattava di soldi diventava violento e questo era uno dei tratti che aveva fatto capire ai due gemelli che avrebbero sempre dovuto pagare, a meno di non finire sgozzati e in pasto ai pesci, letteralmente. Si misero d'accordo sui prezzi e da allora divennero clienti speciali e amici di Dugnus, anche se in sua presenza bisognava essere molto cauti alle parole, era un 'tantino' irascibile. La parte del bordello di Distretto dell'Acqua era però diretto da Madama Maev, un'attraente naga che aveva lavorato tanto per Dugnus e che ora si era guadagnata la sua parte nella direzione del posto. Per Samuel i due avevano una tresca e Maev era diventata Madama proprio per la sua relazione con il proprietario, però non era nulla di sorprendente in quell'ambiente.
    La sala principale era come al solito buissima, tavoli attorniati da sedie che guardavano verso un palco e le luci dei cristalli particolari illuminavano di rosso le ragazze che ballavano sensualmente su esso. Si fece spazio tra le figure marine e tentacolose e arrivò verso il bancone. Madama Maev gli sorrise con i suoi denti aguzzi, Samuel la salutò con un bacio su una mano e con alcuni semplici gesti le disse di avvertire suo fratello che l'avrebbe aspettato su. La ringraziò e si avviò verso le scale, salutando nella strada le ballerine che lo conoscevano. Salì le scale e si ritrovò finalmente in superficie nella parte del Distretto della Terra.
    < Sono tornato!> disse euforico ascoltando il melodioso suono della sua voce. Come tutti e tre i fratelli Blake il suono della sua voce compiaceva il suo lato narcisista. Arrivò al bancone e ordinò della birra dal barista. Seduto sullo sgabello, trasse fuori dalla tasca il biglietto che gli aveva dato la sirena Gunhil e lo rimirò pensando a quello che avrebbero potuto fare per rubare l'anello.


    < Thyen? Ma che razza di nome è Thyen? > sbottò Herb sputacchiando rimasugli di carne putrida dai denti affilati. < Cosa vuoi Ben? > continuò guardando la piccola volpe con interesse < Sei venuto per riciclare qualche creaturina? Non mi sembra male, ti potrei fare un buon prezzo, sai, niente male davvero >. Seguì con gli occhi i movimenti dell'animaletto con il suo bofonchiare inquietante. < Behhh... > ci pensò su Benjamin. In realtà il capitano non aveva detto nulla sul fatto che non si potessero vendere i nuovi arrivati, non vi era nessuna regola per questo, però il piccoletto per quanto inutile, era carino. Se non avessero avuto Spooky sarebbe potuto essere la nuova mascotte della ciurma. < No, per tutte le leghe del Mar Bianco! Ho bisogno delle Snail Rattle per la scimmia. Solo tu le vendi a buon prezzo > disse gesticolando come se non fosse uscito dall'acqua. < Ohh certo, perché non l'hai detto subito maaa e le paghi stavolta? Costano 3 al chilo, lo sai, ma non puoi lasciarmi ancora senza un compenso. Il Capitano ha un debito molto alto ormai. Mi sono stufato di avere il conto aperto con voi. Sarai della Bloody Odin ma qui è da qualche tempo ormai che il Capitano non mette più piede e tu, Ben, detto sinceramente, non mi fai paura. Rivoglio tutti i mie soldi. Lo sai che se ci fosse lei qui, farei balzi e capovolte... > fece una pausa inaspettata perché qualcosa gli era andato di traverso e così dopo qualche secondo sputò una palletta di carne e lische e riprese a parlare < Il conto ormai è di 104 monete >.
    < 104? Ma brutto ratto di sentina! E' impossibile! > sbottò Benjamin agitato. Sentiva di aver bisogno di alcol nel suo corpo, era da troppo tempo senza e non sarebbe riuscito a contrattare in quella condizione insopportabile: cioè da sobrio. Herb non aveva molte espressioni facciali, essendo una specie di incrocio tra una rana pescatrice ed un crostaceo con i tentacoli, così sorrise mostrando i denti. Prese con i suoi lunghi tentacoli il piccolo Thyen e glielo sventolò davanti < Puoi sempre vendermi lui, scommetto che pagherà tutto il prezzo > disse con voce cadenzata e quasi ipnotica. < Mhh > ci pensò un altro po', era allettante come proposta. 104 monete non ne aveva mai avute tutte insieme e il conto da Herb prima o poi avrebbero dovuto pagarlo. Ad un certo punto si riprese dallo stupore e si fece furbo, come solo un pirata poteva fare, come gli aveva insegnato Freya. < Tu cerchi di fregarmi, Herb! Noi siamo amici! >. Intanto il piccoletto era riuscito ad uscire dalle grinfie viscide del ning. < IO? > sbottò lui < Fregarti? Ma se siamo come parenti? >. < Questo essere è più prezioso di 104 misere monete, tu non sai di cosa è capace, è un animaletto veramente prezioso. Parla! Vola! Può perfino cucinare, ballare e suonare. Thion qui è bravissimo con il suo flautino. E poi con queste orecchie sproporzionate è proprio un tesoro. E non è tutto! Ha anche l'età per bere, dovevi vederlo prima come beveva, come quel maledetto Davy Jones, aahhah! > rise spavaldo dando qualche colpetto sulla schiena del fennec, incitandolo a dire qualcosa di entusiasmante sulla sua moltitudine di capacità. < Non ci crederai mai, ma è facilissimo riprodurre questo animale. Basta avere un po' del pelo della sua collottola, piantarlo in terra asciutta e aria e farlo crescere in ambiente non troppo umido e dopo qualche mese, forse poco meno di un anno, avrai un Thelen tutto tuo, però devi stare attento a tutte le procedure, è molto difficile ma sono sicuro che tu riuscirai, sei un abile coltivat..allevatore di animali, avrai un Tolhen tutto tuo in qualche settimana, vero piccoletto? >. Il ning sembrava turbato, lui se ne intendeva di animali, alla fine ne aveva un negozio pieno! Con occhi sospetti guardò l'umano e poi la volpetta. Era vero anche che di animali di terra non sapeva molto. < Ti dò anche 7 monete! Ma solo perché non sei convinto, Herb, dimmi, ti ho mai fregato? Rispondi sinceramente >. < Si, si, Ben, tutte le fottute volte che sei stato qui, tutte! > rispose con la voce alterata. < Ma ti sto dando la mia parola! > disse Benjamin mentre Herb continuava a guardare l'animaletto < La parola di un pirata, Ben, sei e sempre sarai solo questo! >. < Non un pirata qualsiasi > disse il giovane sputandosi sulla mano < Un Blake dopo tutto, appartenente alla ciurma della Bloody Odin >. Herb si sputò della maleodorante saliva sul suo tentacolo dominante, quello che usava per strozzare le prede e prese la mano del pirata < Che ti venga a prendere Eshlis, dannazione a te, Ben, sto diventando troppo vecchio per queste cose, e 7 monete ehh, ormai me le hai promesse > e così dicendo gli stritolò la mano. Il ragazzo riuscì a non fare troppe smorfie di dolore e ritrasse la mano agitandola come se l'avesse schiacciata una balena. Strappò senza troppe cerimonie una ciocca di pelo da Thyen. Fece un gesto rassicurante al piccoletto che si era girato verso di lui e molto elegantemente prese una boccetta da una tasca e ce li infilò dentro. < Tutti per te. Dove sono le mie Snail Rattle? >. Fece ripartire l'aggeggio e pian piano la camera iniziò nuovamente a riempirsi d'acqua. < 3 chili come sempre, vero? > chiese il ning poco prima che l'acqua arrivasse al capitello della colonna. Il ragazzo annuì. Dopo che la camera si riempì totalmente d'acqua, Herb nuotò verso la porta e la aprì ed entrò dentro una stanza adiacente. Benjamin prese l'animale per mano e se lo tirò dietro vicino al bancone. Herb tornò verso i suoi clienti con un sacchetto fatto di alghe contenente il cibo per la scimmia. Il ragazzo trasse fuori 8 monete e indicò una scatoletta sul bancone di legno. Herb gli diede la scatoletta e lo salutò guardandolo con malocchio. "Mi raccomando, ti uccido se mi stai prendendo per le scaglie" gli disse gesticolando con i tentacoli viscidi.
    Finalmente erano liberi e forse per un paio di mesi avrebbero potuto tenere sotto controllo Herb. Il bello di essere un pirata era anche questo, non avere il rimorso di aver ingannato un "amico". Benjamin stava benissimo con se stesso e proprio questo lo spingeva a sorridere mentre, a manina con Thyen, si trascinava per le strade oscure e straripanti ancora di gente, con i frutti della missione in mano. Fu così che arrivò sulla soglia del bordello. Guardò l'animaletto così innocente e rise da solo mostrando i denti, cercando di non ingerire troppa acqua e gli aprì la porta facendogli segno di entrare. Tutto ciò che avrebbe visto lì dentro, avrebbe cambiato quel piccoletto per la vita.


    Il primo a farsi avanti fu Mephisto che, forse per galanteria si mise davanti a Freya e insultò pesantemente l'intelligenza del capitano del Cerchio. < Non necessario > sussurrò all'angelo < Ma apprezzo > disse sorridendo dolcemente. L'elfo si scompose solo per un momento perché fu preceduto dalla reazione dei suoi compagni. Gli accoliti dell'elfo pirata infatti si fecero avanti e in poco tempo accerchiarono l'angelo. Dopo poco, attaccata, anche Akira si buttò nella mischia ma senza usare colpi letale. Lo scontro era appena iniziato.
    I due capitani sguainarono le spade e iniziarono a girare in cerchio a debita distanza. Spooky scese dalla spalla della sua padrona e partì all'attacco degli altri elfi. Si arrampicò agilmente su un edificio in pietra non lontano e da lì, prendendo la mira con la sua cerbottana e sputando sui bersagli la saliva velenosa.
    < Lo sai benissimo, Capitano Freya, perché ieri ti ho avvicinato > iniziò Taron < Volevo sapere dove avevi messo la mappa >. < Mappa? Mappa, mappa, di quale mappa stai parlando, Tallin? > disse prepotentemente e arricciando le labbra. < Lo sai benissimo, quella che segna il punto esatto del tesoro, quella di cui ti sei vantata a Kerus arrgh! Lo sanno tutti che ce l'hai tu, non si faceva altro che parlare di questo alla taverna del Pellegrino e soprattutto: il mio nome è Taron! Quel tuo bel visetto verrà sfigurato ancora di più se non vuoti il sacco, è una minaccia! Dov'è?? > proruppe l'elfo con un'affondo che non andò a segno perché la donna la parò. < Buuuuhh che paura > disse ironica Freya, trattenendo la spada dell'avversario, < Siete troppo lento > disse, lasciò andare il nemico e con un calcio sull'addome, lo allontanò nuovamente. < Sapevo che il Cerchio avesse spie dappertutto ma non pensavo che ciò, con voi a capo, fosse verità ma leggenda > scoppiò a ridere la ragazza, facendo solo infuriare di più l'altro pirata. Dopo qualche colpo da parte del nemico il Capitano decise di contrattaccare, non erano nel suo stile le chiacchierate superflue, aveva voglia di divertirsi. Il combattimento di Freya sembrava una danza, la ragazza era leggiadra ed elegante e sembrava volteggiare tra un colpo e l'altro, sospesa con un filo. Freya ci prendeva gusto, le piaceva giocare con la propria preda, perché quello non era più un vero nemico bensì un giocattolo con cui divertirsi, da studiare, come fanno i gatti con i poveri topolini caduti nella loro trappola. Solo allora vide che in lontananza, sopra il tetto di un ponte più rialzato rispetto a loro, si stavano posizionano degli elfi arcieri che avrebbero difficilmente mancato il bersaglio. C'era bisogno che qualcuno aiutasse Spooky a sistemarli. Per fortuna lei era più o meno riparata dallo scontro molto ravvicinato con Taron e non pensava avrebbero cercato di colpire lei, minacciando anche l'incolumità del capitano della loro nave. Lo scontro era senza esclusione di colpi e ad ogni attacco dell'elfo, la piratessa attaccava con doppia foga e forza. Improvvisamente una degli accoliti del Cerchio, dopo essere stata atterrata da Akira, si girò verso i due capitani e visto scoperto un fianco della donna, presa da uno scatto d'ira irragionevole, si buttò a capofitto su Freya. Il Capitano si trovò sopraffatta dall'attacco, l'elfa, minuta com'era, non riuscì a far cadere la piratessa ma riuscì a sbilanciarla tanto da farle cadere la zanna dei mari a terra. Con un bel pugno sul muso dell'elfa riuscì a metterla al tappetto. Si girò verso Taron e con le braccia aperte gli chiese < Tua amica? >, < Mia moglie > rispose arrossendo imbarazzato lui. Freya alzò gli occhi al "cielo" e con un colpo secco si scrocchiò il collo e si sfilò la sciabola taglia gola dalla cintola. < Ora ci divertiamo > e gli fece cenno con le dita di avvicinarsi.

    Divertitevi con gli elfetti che poi arriverà qualcosa di più pericoloso :28qpvyf:
  15. .
    Mavet aveva ancora la mano tesa quando quella invece di stringerla le mise le sue mani sul volto. Era un pochino imbarazzante che una sconosciuta le toccasse il volto. Quando le sfiorò il mento, Mavet stava per irrompere in una risata dovuta al solletico ma fu interrotta dalle mani di quella sulla sua bocca. Annuí imbarazzata al suo rimprovero e distolse lo sguardo. Aveva le guance rosse, se le sentiva bruciare dalla vergogna per non aver capito che quella ragazza era cieca e per il fatto che, per la prima volta dopo così tanto tempo che incontrava un’altra persona, non si era comportata nel modo giusto. “Stupida, stupida, stupida” pensò. Ad un certo punto però le venne un’illuminazione, aveva capito ciò che poteva fare per lei, sarebbe stata i suoi occhi!
    Intanto però venne distratta da uno dei piccoli draghi che si avvicinò al grande casco di banane, < Prendete pure > disse, si inginocchiò e staccando una banana dal casco, la porse alla bestiolina < Noi umani non mangiamo la buccia ma non penso ci siano problemi per voi, se la mangerete >.
    Si tolse lo zaino, tirò fuori da esso la pipa e iniziò a fumacchiare, guardando verso il campo di battaglia. Proprio in quel momento sentì un grandissimo boato simile a quello che Zarthial aveva scatenato precedentemente con quella assurda palla di fuoco. Mavet fu investita da uno spostamento d’aria non indifferente, di sicuro un riflesso del colpo del drago.
    Mavet si girò con un gesto vivace verso la ragazza e quelle creaturine < Avete sentito questa fortissima esplosione? > urlò entusiasta < È di sicuro il mio amico Zarthial! Voi non potete sapere quanto forte sia il mio amico, l’altro giorno ci ha attaccato un demone! Anzi non era un demone qualsiasi, era veramente il re dei demoni. E pensate un po’! Lo ha buttato dentro un vulcano! Un vulcano incandescente, con la lava bollente e il fumo! > prese un respiro dalla sua pipa e vide che la ragazza non era stata contagiata dal suo entusiasmo. Così capì di aver parlato ancora una volta a sproposito e decise di non continuare e di cambiare argomento: avrebbe fatto come le aveva chiesto la ragazza prima e soprattutto si sarebbe finalmente comportata in maniera normale con un’altra persona, o almeno ci avrebbe provato. < Ecco be’, comunque > esordì dopo una leggera pausa. Raccolse le idee e si schiarì la voce < Ti dirò volentieri quello che sta succedendo, però non conosco ancora il tuo nome e nemmeno il vostro, mhh piccoli draghetti? > disse dubbiosa rivolgendosi anche alle creature quadrupedi.
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