Kengard: Creature da oltre i confini

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  1. .
    Da quanto tempo! Riuniamo i post va, così dopo di me sta a Tira e poi a Cassidy.


    "Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è..."
    Il coboldo non riuscì a terminare la frase. In un primo momento rimase semplicemente con l'espressione stralunata persa nel vuoto, poi una smorfia che sapeva di stupore e paura si dipinse rapidamente sul suo muso. Abbassò lo sguardo come a voler nascondere alla propria vista qualunque cosa l'avesse sconvolto e senza aprir bocca indicò oltre Engifer per avvisarla di una presenza alle sue spalle.
    "Se non sopravviveremo sappi che mi sei simpatica" fu tutto ciò che gli uscì dalle labbra dopo qualche secondo di silenzio.
    Una creatura fumosa di volute di tenebra si era generata dove il coboldo spaventato stava puntando l'artiglio. Era fin troppo simile a qualcuno che Engifer già conosceva per non averci niente a che fare. Il suo corpo era più sinuoso e fluttuante della controparte originale, e forse il colore era un tantino più ingrigito, ma quello che si era materializzato alle sue spalle era un drago decisamente molto simile a Aesingr. Non gli somigliava soltanto nell'espressione del muso, congelata nell'oscurità di due occhi neri come la Città dei corvi. Inizialmente era parso di forma eterea, poi si era concretizzato in un Aesingr di squame grigie e senza emettere alcun ruggito aveva sollevato una zampa per abbatterla su Engifer. Il coboldo fece per intervenire, poi capì che non avrebbe fatto in tempo e si ritrasse di colpo.
    "Via!" le gridò, sperando fosse pronta di riflessi.
    Fece per cominciare a correre, ma nel voltarsi scoprì che anche dietro di lui erano sbucate delle presenze. Erano perlopiù coboldi simili a lui, dal corpo nudo e grigio e dall'espressione vuota quanto quella del drago. Due gli saltarono incontro con silenziosa ferocia intenzionati a dilaniarlo. Fu l'adrenalina a permettergli di evitare l'assalto dei loro sottili e affilati artigli, ma sentì lo spostamento d'aria del taglio delle zampe grigie sulle squame. Per poco non piombò addosso a Engifer e non perse l'equilibrio. Riuscì a non travolgerla balzando di lato e facendo perno sulla coda.
    "Loro sono... come... com'è..."
    Cercò di esternare una frase di senso compiuto senza successo, sembrava sprofondato nello sconforto. Roteò gli occhi violacei verso Engifer e il drago ormai completamente materializzato, come anche quelli che stavano per diventare i suoi aguzzini, e dedicò alla strana mezza cobolda uno sguardo di commiserazione. Forse non era esattamente ciò che intendeva esprimere, difficile dirlo quando il terrore e il dispiacere riempono un volto, ma non aveva grande importanza. Non ci sarebbe comunque stato tempo di porsi domande, perché gli altri coboldi che erano almeno una decina si lanciarono verso di lui e lo colsero alla sprovvista. Soltanto due riuscirono a ferirlo, ma fu sufficiente perché un terzo potesse avvicinarsi; poi un quarto, un quinto e...
    Il suo musetto vivace perse improvvisamente di tonalità. Sembrava essersi improvvisamente spento, intristito in un modo quasi agghiacciante. Le ferite causate dai suoi avversari erano leggere, dai tagli stillava solo qualche goccia di sangue. ad esser stato lacerato era qualcos'altro.
    Se il drago ferirà Engifer, i ricordi positivi che lei ha di Aesingr si corromperanno e li vedrà sottoforma di incubi. Se ci sono persone con cui Engifer ha stretto un qualche legame compariranno e accadrà la stessa cosa. Se Engifer non ha amici o niente di simile a cui si è affezionata non comparirà nient'altro. Tanto meno solido è/è stato il legame con Aesingr "secondo lei" tanto più sarà facile distruggerlo e stessa cosa per le altre apparizioni. Puoi interpretare la faccenda come preferisci, per la pietra ho già la trama in mente.


    Doveva ammetterlo, farsi trascinare per le corna da Egenna era una delle cose più strane che potessero accadere a Kengard. Ce n'erano di assurdità, più di quante avrebbe pensato possibile, ma quella ne batteva molte; quasi tutte. Per starle dietro doveva fare attenzione a non strofinare il mento squamoso per terra e allo stesso tempo a non tenere la testa troppo in alto o lei non ci sarebbe più arrivata. In realtà era piuttosto alta come umana, il problema stava nel fatto che tenere il collo dritto in avanti gli faceva venire dei leggeri dolorini alle spalle e per assecondare i suoi movimenti finiva per incurvare il dorso e farsi più piccolo tra le ali. Egenna non se n'era mai accorta, per lei sembrava naturale tirare un drago per le corna. Forse lo faceva di professione!
    Quando arrivarono alla locanda, la fonte del rumore, Aes si accorse della porta in avvicinamento anche con il muso puntato verso il basso. Egenna invece dovette farci caso con un po' di ritardo, perché Aes si ritrovò a sbattere con un corno su uno stipite e sussultò. Il tonfo era stato lieve, ma vicino vicino al suo orecchio destro. Non si tirò indietro per paura di decollare Egenna con un movimento brusco. Zakrina lo oltrepassò sghignazzando mentre Egenna gli suggeriva-Ordinava di cercare una finestra. Ad Aes piacevano le finestre, erano una delle più belle invenzioni per i luoghi chiusi costruiti dai bipedi. Poteva infilarci il muso da dentro e da fuori e appoggiarsi comodamente se la cornice non era troppo sottile. Mentre si allontanava di qualche passo e cercava di capire dove appostarsi, dando anche un'ascoltata rapida nei dintorni giusto per scrupolo, sentì dall'interno un fischio sorpreso di quelli da presa in giro stile umano sobrio solo in parte o troppo birbante per farsi gli affari propri.
    "Una donzella? Due donzelle! Non potrete essere il premio di consolazione stasera, mi dispiace. Solo chi..."
    Aes sentì un frastuono, qualcosa che veniva scagliato e un paio di voci alzarsi seguite dalla discesa lenta ma prepotente del silenzio. Quando riuscì a fare il giro e ad individuare un pertugio che sembrava una finestra anche se occlusa da qualcosa, ancora non si sentivano rumori strani di oggetti contundenti in fase di decollo. Era cessato anche il tintinnare dei bicchieri. Gli tornò in mente la birra infinita. Quando capì che l'ovulo era tappato da un tessuto appositamente installato per non essere spostato proseguì nella sua perlustrazione e infine trovò una vera finestra. Infilò il muso dentro per controllare cosa stesse succedendo e, anche se la cosa non lo stupì, lo scenario che si ritrovò davanti era troppo diverso da quello di qualche secondo prima. Era così facile cambiare la posizione di individui e oggetti? E anche di ribaltarli? :sclero:
    Tira, divertiti tu a descrivere cos'è successo nei... quindici secondi in cui Aes faceva il giro.
  2. .
    Genna aveva già adocchiato una stradina buia e laterale, perfetta per perdersi in quella città piena di gente poco raccomandabile, quando si sentì trascinare esattamente nella direzione opposta. Per "una" volta, il suo acchiappare persone a random le si era rivoltato contro: non si era aspettata che qualcuno reagisse con qualcosa di diverso da una mera reazione di sorpresa, tanto meno approfittarne per spintonarla dove non avrebbe voluto andare. Genna si voltò verso l'altra umana pronta a protestare, a dirle che era stata lei a cominciare a trascinarla e che lei non aveva alcuna intenzione di seguirla, quando venne interrotta dalla sua presentazione. Serrò la mascella con uno schiocco. Zakrina, eh?
    Prima che potesse risponderle, la ragazza si era voltata a fare cenno alla figura incappucciata che era stata catturata poco prima dal drago, per poi girarsi verso Aes e ordinargli di non muoversi da lì. Genna lo osservò mentre veniva trascinata via controvoglia. Si rivolse a Zakrina, era ancora più interdetta di Aes.
    < Cosa? Come è possibile? - chiese all'umana - Perché quando sono io a dirglielo fa sempre l'esatto opposto? >
    L'umana condusse lei e l'altra creatura in una piazza, con al centro una statua di dubbio gusto, ma affine al set tematico della città. Quando venne finalmente liberata dalla sua morsa, Genna si voltò verso la statua e cominciò a osservarla come se fosse la cosa più interessante del mondo. Ascoltò in silenzio tutto ciò che Zakrina aveva da dirle, finché non le spiegò che Aes era morto (morto?) davanti ai suoi occhi. Genna si voltò di colpo verso di lei. I suoi occhietti si erano assottigliati in una fessura e la guardavano dall'alto in basso come se avesse confessato di essere stata lei stessa ad aver ucciso il drago. Il che, sapeva essere assurdo, ma non poteva evitarlo. Si calmò, distolse di nuovo lo sguardo e incrociò le braccia davanti al petto. Tornò a fissare la statua con aria piuttosto imbronciata, mentre Zakrina terminava con la sua spiegazione.
    Aspettò che anche l'altra terminasse di esprimere il suo pensiero senza intervenire e non la fermò quando accennò ad andarsene. Si prese un po' di tempo prima di rispondere a sua volta. Si voltò distrattamente verso Zakrina: la sua espressione non sembrava triste, ma Genna aveva viaggiato abbastanza da una taverna all'altra per riuscire a leggere in lei una certa tensione. Si capiva che era un'argomento che le stava particolarmente a cuore, anche se non voleva darlo a vedere più di tanto.
    Sospirò, prima di prendere parola.
    < Non mi piace molto l'idea di sparlare di Aes alle sue spalle, ma capisco che questo sia piuttosto importante. - il suo sguardo vagò brevemente nella direzione del drago - E non solo per te. >
    E quello era l'unico motivo che l'aveva spinta a non girarle le spalle non appena la ragazza le aveva chiesto informazioni su Aes. Genna si interruppe di nuovo. Nonostante tutto non aveva idea di come continuare o da dove cominciare. Cosa poteva dirle per non intromettersi in affari che non le competevano? Non che si facesse tante remore, di norma, ma questa volta non si parlava di uno sconosciuto e se Aes avesse voluto raccontare qualcosa, lo avrebbe già fatto. Probabilmente. Era difficile dirlo con certezza, trattandosi di Aes.
    < Ti sembrerà una domanda un po' assurda, ma te per caso suoni un qualche strumento musicale? Cioè, nel senso... - portò le mani in avanti come a farle capire che non era sua intenzione prenderla in giro - ok, forse avrei dovuto cominciare dicendo che non so molto del passato di Aes e il poco che so non me la sento di rivelarlo senza il suo consenso. Nessuno mi vieta di darti un suggerimento, però: tutte le volte che Aes mi sentiva suonare, faceva la stessa espressione seria che sta facendo anche adesso. >
    Si grattò la testa e rimase qualche secondo a fissare il drago in lontananza. C'era un solo motivo per cui ci aveva fatto caso.
    < E' destabilizzante vederlo così pensieroso, vero? >
    Tornò a focalizzarsi. Quella era una questione importante.
    < Se tu sei chi penso che tu sia, potresti risolvere molti dei tuoi problemi cercando di cantargli qualcosa piuttosto che chiedere alla prima sconosciuta di turno. Nessuna offesa per la tua amica, eh. - con il pollice accennò alle spalle verso la simpatica creatura incappucciata - Per il momento non ti preoccupare. Forse Aes non ricorda esattamente il tuo viso, non sa di cosa avete parlato l'ultima volta che vi siete visti o quale sia il tuo piatto preferito... ma dubito che abbia dimenticato, se ti conosceva davvero. O per lo meno, sa già che c'è qualcosa che gli manca. >
    Riuscì a mantenere un'espressione vagamente seria solo per qualche altro secondo, poi il sorriso rassicurante che si era stampato in faccia si trasformò in un bieco ghignetto.
    < E con questo consiglio sono due le birre che mi devi offrire! >
    Prese la donna a braccetto e ricominciò a trascinarla - di nuovo - verso Aes. Meglio tornare da quello stupido drago, prima che potesse essere bullizzato da una qualche altra principessa in pericolo. Genna dubitava che avrebbe digerito facilmente un ulteriore allargamento del suo arem. Non senza qualcosa di forte davanti al naso, almeno.
    < E, ti prego, chiamami Genna. Per qualche strana ragione non riesco a non associare "Egenna" al casino in cui quel dannato drago mi ficca ad ogni role. >
    *rumore della quarta parete in frantumi*
  3. .
    Uscirono tutti fuori e si riassettarono, come se quello fosse un gruppo riassettabile, e Zakrina capì subito che quella volta non sarebbe toccato a lei fare da collante-tramite-quella che spiega per gli altri. Meglio così, si sarebbe tolta diverse complicazioni complicate e tutt'altro che indispensabili.
    Aesingr aveva smesso di fare il muso da pesce, ma gli ricomparve un attimo dopo quando si rese conto di esser stato di nuovo sbadato. Quasi sussultò al sentire Engifer urlargli contro, e con delicatezza abbassò la coda per poi lasciarla andare.
    "Oh, scusami"
    Si passò la coda su un fianco con fare imbarazzato e la nascose fra le zampe posteriori, continuando a camminare. Non si era reso conto di aver fatto qualcosa di strano, quindi si limitò ad esibire uno dei suoi sorrisetti.
    Si ritrovò mentalmente a fare il punto della situazione, anche se ancora non era del tutto sicuro di volerlo fare davvero. Sentiva un po' di occhi su di lui, ma soprattutto qualcosa non gli sembrava al proprio posto e non riusciva a capire di cosa si trattasse. Una mezza idea ce l'aveva, ma era troppo complicata per poterla esternare.
    Zakrina dal canto suo osservava sia Aes che Engifer, di tanto in tanto si voltava indietro o cercava qualcosa nei dintorni di oscuro per gli altri. Si erano allontanati abbastanza dall'entrata ma restavano comunque a diverse centinaia di metri dal castello Eclissi; stavano circunnavigando il centro, per citare Fabio Medas (?). E sempre per citare Fabio Medas, Aes non sapeva come fare a vivere: si sentiva molto piccolo con quell'imponente struttura che svettava in lontananza, visibile come un'ombra tetra e gigantesca anche attraverso la nebbia. Non quella argentata, la nebbia proprio!
    Zakrina era stata agguantata da Egenna e non si era per niente scomposta. Nello starle vicino sentiva quasi l'odore di Aesingr, quel tipico odore di chi prende a ginocchiate il fato avverso e si mette nei guai involontariamente pur lasciando pensare che sia tutto calcolato.
    "Naso? Quanti ne vuoi! Tu sei Egenna quindi? Piacere, Zakrina"
    Sorrise, senza neanche capire perché aveva risposto in quel modo. Invertì poi le posizioni e fu lei a cominciare a tirare la ragazza da una parte, o meglio fuori portata orecchie di Aesingr. Il che voleva dire dall'altra parte della città.
    Si prese pure Engifer, ma avendo visto come aveva caziato Aes si limitò a farle cenno di seguirla. Lanciò poi un'occhiata al drago e lo puntò con un dito.
    "Aspettaci lì, torniamo subito"
    Aes rimase un attimo interdetto, poi annuì.
    "Si certo"
    Il drago si sedette in mezzo ad una via, senza accorgersi che forse lì ingombrava il transito, e si domandò quali cose da femmine dovessero trattare così segretamente. Si erano allontanate abbastanza, ma non troppo da essere inudibili. In ogni caso si lasciò distrarre da qualche luce distante e da chiacchere provenienti dalle abitazioni, quindi non prestò loro troppa attenzione.
    Se si erano allontanate dovevano discutere di cose loro, non sarebbe stato carino ficcare il naso. Neanche la curiosità batteva la sua pucciosità. Con un sospiro sbadigliò e le attese tutto paziente e pescioso, seduto con le zampe sul selciato scuro.

    "C'è un problema" disse Zakrina, lasciando Genna e fermandosi nei pressi di una statua di un corvo appollaiato di fronte ad una fontanella. "Per farla breve, siete in troppi a conoscere Aesingr e a comportarvi troppo naturalmente con lui. Da quanto lo conoscete? Era qui sull'isola quando l'aveve incontrato?"
    Sembrava un po' un mezzo interrogatorio, ma cercò di andare dritta al punto. Non che le avrebbe rassicurate il punto, ma perlomeno poteva mettere in chiaro che non era con loro che ce l'aveva.
    Era il momento della verità. Prese un lungo respiro e si passò una mano fra i capelli, come un gesto nervoso. Non era sicura che avrebbe ottenuto qualche risposta, ma doveva provarci. Temeva di non riuscire più a trattenere l'insieme di emozioni che la stavano accompagnando da quando aveva messo piede nella palude.
    "Io... ho visto Aesingr venire ucciso. Anche se ormai è passato diverso tempo non sono ricordi che si confondono. Com'è possibile che sia lì?" continuò indicando nella direzione da cui erano arrivate. "Mi sembra così assurdo, credevo di averlo scambiato per qualcun altro, che ci fosse un qualche inganno sotto, ma quello è senza dubbio Aes"
    I suoi occhi non tradivano indecisione, accenni di pianto o altro che potessero dar l'impressione che fosse a disagio. Era solo perplessa, come qualcuno che dopo esser venuto a patti con una certezza si ritrova a chiedersi se ciò che aveva sempre creduto fosse spazzatura da cestinare. Non aveva avuto modo di chiarire quei dettagli con Engifer, non voleva coinvolgere Aes finché fosse stato possibile. Le era parso così naturale, così lui stesso eccetto per quel musone un po' pensieroso, che non le andava di rovinare tutto.
    "Non ditegli che lo conoscevo, prima vorrei capire cos'è successo. Qualche mese fà in effetti una creatura nominò Aes e in frangenti piuttosto strani, ma non gli diedi retta. Temevo stesse leggendo i miei pensieri e mi stesse prendendo in giro, o qualcosa di simile. Non capisco la magia e quelle cose complicate"
    In realtà non aveva voluto ascoltarlo, semplicemente. Non solo perché parlava troppo, ma perché aveva paura di ritrovarsi a pensare di nuovo a lui. E ora, proprio quando i suoi sforzi di cercare di accantonare i ricordi dolorosi stavano dando i loro frutti, eccolo lì che ricompariva. Prima con Engifer, poi con Egenna.
    Engifer le aveva detto di averlo incontrato in veste di mercenaria, ma avevano già chiarito che non volesse fargli del male. Egenna sembrava conoscerlo piuttosto bene, si comportava con lui come faceva lei anni prima. Non riusciva a decidere se quella cosa la facesse infuriare o se la facesse sentire bene, nel dubbio rimase tranquilla e neutra come al solito.
    "Scusate, ma penso sia importante. Vorrei chiedere a lui, ma... per qualche ragione non mi riconosce. O se mi ha riconosciuto c'è comunque qualcosa di sbagliato. Non è bravo a fingere o a trattenere le emozioni, quindi significa che non si ricorda di me"
    Non sapeva come comportarsi in effetti, la situazione era complicata. Complicata come quella in cui stavano per ficcarsi tutti, ovviamente...
    alla forgia qualcuno li stava aspettando.
  4. .
    Genna lesse dell'incertezza nel viso degli orchi attorno a lei. Ne contò tre e li osservò mentre si scambiavano rapide occhiate tra loro, come se non capissero chi lei fosse, da dove venisse o perché li avesse disturbati in maniera tanto improvvisa. Anche se cercava di fare di tutto per mantenere quella faccia di bronzo, Genna era altrettanto confusa. Perché tra tutti i tavolini contro cui doveva finire, andava proprio contro quello? Perché quegli orchi se l'erano presa così a male? Non avevano visto il caos che li circondava? Perché a Kengard non esistevano delle locande tranquille?
    Fatidiche domande a parte, l'unico motivo che la salvava dall'essere rastrellata lì su due piedi era l'esitazione dei suoi aguzzini. Genna guardò i tre orchi negli occhi, ad uno ad uno. Non con uno sguardo di aperta sfida, ma dissimulando il terrore di essere letteralmente nelle loro mani.
    < Amica? Noi non ti conosciamo, umana. > disse l'orco che la stava reggendo per aria.
    La sua voce era grave. Il suo alito peggiore.
    < Oh, ma a tutto c'è rimedio! - esclamò allegramente - Piacere di conoscervi, il mio nome è Genna! >
    Alzò un braccio per puntare ad una stretta con almeno uno dei tre, ma nessuno la assecondò. Invece che lasciarla ricadere lungo il fianco con aria sconfitta, la mano proseguì il percorso verso l'alto, si portò verso la testa dell'orco e gli tolse uno spaghetto che gli si era arricciato intorno all'orecchio. Se la sua faccia era così piena di schifezze, Genna non osava immaginare la condizione della sua schiena. Cosa cappero stavano mangiando quei tre dannati orchi?
    < Allora, com'è la cucina in questo posto? C'è tanto da aspettare prima di essere serviti? >
    Nessuna risposta. Genna aprì la bocca di nuovo, ma prima che potesse continuare la sua improvvisazione, un'ombra si avventò contro l'orco che la stava sorreggendo. Non fece in tempo a capire l'intenzione della sua salvatrice, ma solo che il suo intervento costrinse l'orco a mollare la presa e alla gravità di fare il suo corso. Genna si rialzò di scatto, spolverandosi di dosso polvere e detriti, come se nulla fosse successo. La sua espressione sembrava voler dire "tutto calcolato" e solo il naso rosso testimoniava che fosse cascata di faccia.
    Iniziò a scandagliare la folla con i suoi occhietti a fessura più fieri, alla ricerca della pazza che aveva cercato di aiutarla così maldestramente. Non fece in tempo nemmeno ad orientarsi, che venne richiamata all'ordine dai tre orchi: uno di loro le mise la sua enorme mano sulla spalla e la forzò con uno strattone a voltarsi di nuovo verso di loro.
    < Ehi! Non abbiamo ancora finito con t... oh, frak. > le intimò uno dei tre, prima di bloccarsi improvvisamente.
    Tra gli schiamazzi della gente, le urla nelle orecchie degli orchi e la baraonda generalizzata, Genna non aveva fatto caso di essere stata chiamata. Certo, le era sembrato che qualcuno avesse gridato il suo nome, anzi, il nomignolo che un certo drago assolutamente NON presente le aveva affibbiato, ma lasciò perdere. Nella sua testa era semplicemente impossibile averlo sentito veramente. Era più probabile che fosse la sua pazzia a farle sentire le voci.
    Gli orchi non continuarono la loro sfuriata e Genna si voltò incuriosita verso il resto della sala comune. Si girò giusto in tempo per notare un tornado di sedie e tavolini che puntavano dritti dritti nella loro direzione: al centro, c'era quel drago blu che assolutamente NON era Aes. Il drago continuò a muoversi goffamente fino a fermarsi accanto a loro, e Genna non osò muovere un muscolo, se non per alzare un sopracciglio. Per un attimo il tempo sembrò congelarsi: un drago blu le si era appena avvicinato. Se quella fosse stata una situazione normale Genna si sarebbe chiesta che cosa avesse fatto di male nella vita per meritare l'attenzione di così tante creature più grandi di lei e in così breve tempo. Quello, però, non era un drago blu qualunque: era quel drago blu che tanto assomigliava ad Aes. E come Aes serbava quel maledetto silenzio assordante.
    Genna e il drago iniziarono a fissarsi intensamente. Rimasero a fissarsi intensamente. E continuarono a fissarsi intensamente. Sapeva qual era l'ipotesi più semplice per spiegare lo strano comportamento del drago, ma Genna non riusciva a crederci. Aes era assolutamente NON presente in quella stanza, in quella locanda e in quella città. Era assolutamente scappato dalla Città dei Corvi.
    Genna sospirò. Perché allora aveva un comportamento così da Aes? Non restava che confermare quell'impossibile teoria.
    Avvicinò le mani verso il muso del drago. Il movimento era lento, lentissimo, non aveva preso un pavimento in faccia solo per trovarsi con un braccio tra le zanne di un drago. La sua mano superò il muso della creatura e toccò le sue corna. Il drago non fece una piega, ricambiò il suo sguardo con degli occhi così da pesce... così da Aes. Impugnò le due corna con le due mani, fece un respiro più profondo degli altri-
    E cominciò a sceccherare la testa del drago.
    Non era chiaro nemmeno a lei perché i suoi metodi di verifica prevedevano o confermare il peggio o l'essere incenerita, folgorata, disintegrata e fatta a pezzettini. Quando ebbe il coraggio di aprire gli occhi, Genna scoprì di essere ancora viva. Lo sguardo del drago si era fatto confuso, ma era ancora viva. Aveva frullato la testa di un drago, ed era ancora viva!
    Il suo sorriso scomparve. Le sue braccia ricaddero verso terra. Poteva significare una sola cosa.
    Oh, frak. Quello era davvero Aes.
    Con la coda dell'occhio notò uno degli orchi prendere una sedia per le gambe e iniziare ad agitarla nella loro direzione. Genna distolse l'attenzione dal drago giusto in tempo per fulminare l'orco con lo sguardo. Quello si paralizzò sul posto, ancora con la sedia per aria.
    Come potevano pensare di poter vincere contro di lei? Lei era molto più incacchiata di loro. Infinitamente più incacchiata.
    < NON VEDI CHE STIAMO AVENDO UNA CONVERSAZIONE SERIA, QUI? > gli sbraitò contro, scandendo ogni singola sillaba con una potenza che solo la sua furia latente le permetteva.
    Lei ed Aes si stavano a mala pena parlando, ma l'orco non ebbe il coraggio di obiettare. Preso alla sprovvista, sembrò impallidire di colpo e abbassò lo sguardo con aria colpevole.
    < Scusa. > le borbottò, poggiando la sedia dove l'aveva trovata.
    Genna annuì, come ad approvare in gesto dell'orco, tornò a rivolgersi ad Aes e quasi non notò i tre orchi allontanarsi con la coda tra le gambe. Aprì la bocca varie volte, ma la richiuse subito. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Che cosa doveva fare? Una parte di lei continuava a rifiutare l'idea che quello fosse veramente Aes. Per quanto scemo, non poteva davvero essere tornato in quel posto. Se non per l'assaggio precedente di quanto fosse pericolosa la Città dei Corvi, almeno perché era stata lei a dirgli espressamente che non era necessario venirla a cercare. Ma allora perché era tornato? Come aveva fatto a superare le guardie sulle mura? Perché era entrato proprio in quella locanda? E perché lei aveva fatto lo stesso? Genna sospirò di nuovo. Paradossalmente, avrebbe preferito l'idea che quello non fosse Aes e che stesse facendo in realtà un'incredibile, colossale, abissale, figura di merda.
    Deglutì, come a cercare di mandare giù il groppo che le si era formato in gola. Non servì a molto, anzi.
    < Si può sapere che diamine ci fai qui, dannato drago? Ti avevo dato appuntamento a Kerus! > gli chiese.
    Cominciava a non avere più tanta voglia di gridare.
  5. .
    Mi intrometto con Genna ^^ Viene direttamente dal Debutto del Ragnarok.

    Ah, sia lode alla Cuoca Sacra! Era riuscita finalmente ad uscire da quel dannato castello!
    Era passato un po' di tempo da quando aveva messo piede per la prima volta ad Andorix. Nemmeno lei sapeva di preciso quanto ne fosse passato. Tra quello che era successo, i suoi soliti blackout, le ferite ricevute e il fatto che nessuno avesse più il coraggio di avvicinarle un elisir per aiutare la sua rigenerazione naturale, c'era voluto più tempo del previsto perché lei si riprendesse. Questo era anche il motivo per cui Lord Eidous aveva deciso di darle un ampio margine per riprendersi e di non metterla subito all'opera. Anche se non era del tutto entusiasta di aver promesso la sua lealtà a quella strana associazione, qualsiasi cosa era meglio di essere trattata 24/7 come se stesse per sgretolarsi da un momento all'altro...
    O forse annoiarla a morte era la sua punizione per non aver eseguito il semplice ordine di non allontanarsi dal suo studio. Le era sembrato che Eidous fosse abbastanza perverso per capire con una semplice occhiata che, costringerla a non fare nulla, fosse per lei infinitamente peggio che ordinarle di fare qualcosa.
    Sospirò e si concentrò su ciò che la circondava. A cosa serviva scappare dal cupo castello se poi passava quell'attimo di libertà a rimuginare su quanto successo?
    Imboccò una via polverosa che sembrava immettersi nella via principale e continuò a seguire strade a caso finché non arrivò nei pressi di un bazar. Non aveva molte monete con sé, aveva portato solo il suo fedele liuto, ma tanto non desiderava comprare nulla, solo immergersi in quel puzzle di forme di vita. Incontrò orchi, coboldi, drow, goblin, draghi, ma per quanti ne riconosceva, ce n'erano altrettanti che non sapeva neanche a quale razza appartenessero. Superò bancarelle che vendevano armi, armature e altre chincaglierie; cibi che non aveva mai visto e che non voleva assolutamente sapere di cosa si trattasse; libri ricchi di figure e disegni piuttosto esemplificativi; tutine così succinte e strette che non era possibile indossarle davvero... non è che fosse stato un errore avventurarsi per quelle zone? Qualsiasi oggetto di quel posto la metteva in imbarazzo! Forse l'unica cosa che si salvava era una bancherella di lanterne e Genna si focalizzò su quelle, come a volersi riprendere dallo shock culturale. Funzionò, almeno finché il venditore - uno gnomo dall'aria arcigna - non ne accese una con uno schiocco di dita per mostrarla a una coppia di elfi oscuri: sul paralume si illuminarono scene... di vita quotidiana.
    Abbottonandosi la camicia fino al collo, si allontanò rapidamente dalla zona. Una pattuglia di costrutti uscì da una viuzza laterale e Genna si impietrì. Li osservò, seguì i loro movimenti con attenzione e non distolse lo sguardo finché non li vide scomparire dietro una qualche bancherella. I costrutti, dal canto loro, non si accorsero nemmeno della sua presenza e continuarono la loro ronda come se nulla fosse.
    Sospirò, di nuovo. Perché reagire in maniera tanto melodrammatica? In fondo, cosa stava facendo di male se non farsi un giro e conoscere un po' i dintorni? La risposta era semplice: quei costrutti le avevano ricordato Atalanta. Era contenta e tutto di potersi finalmente sgranchire le gambe all'esterno, ma forse - FORSE - si sentiva leggermente in colpa per essersi allontanata dal castello senza neanche avvisarla...
    No ok, non era vero. Ed era per questo che si sentiva in colpa (?). Era da quando era arrivata ad Andorix che Atalanta le si era appiccicata come una cozza sullo scoglio e quello era il primo giorno in cui finalmente era riuscita a scrollarsela di dosso. Non che le stesse antipatica, anzi, ma il suo robotico sguardo scrutatore, i suoi atteggiamenti accondiscendenti e protettivi, la sua forza sovrumana, quella sua logica ferrea del tipo "Genna, usa le scale, non calarti dalla finestra", avevano cominciato a mandarla letteralmente al manicomio. Era come se si fosse assunta il compito di salvarla da qualsiasi cosa, da qualsiasi pericolo. Perfino da sé stessa.
    Era stata costretta ad andarsene. Sarebbe implosa senza quel giorno di pausa.
    Si avvicinò ad un edificio che assomigliava alle locande che era abituata a frequentare. Alzò lo sguardo verso l'insegna e confermò che si trattava davvero di una locanda: la vernice del nome si era scrostato in più punti e sbiadito negli altri, ma si intravedeva ancora la scritta "L'Aragosta nuda del Gerk". Genna inclinò la testa, chiedendosi chi si fosse inventato un nome del genere; poi si avvicinò all'ingresso con una scrollata di spalle. Nome del cavolo o no, quel posto era più che sufficiente.

    Aprì la porta d'ingresso solo per richiuderla immediatamente. Un rumore di vetri infranti le fece intuire di aver fatto la scelta giusta a non aspettare che quella bottiglia la centrasse in pieno. Rimase qualche secondo a contemplare la porta con la maniglia in mano. Entrare o non entrare?
    Spalancò la porta e si fiondò subito a lato della stanza, schivò un paio di altri proiettili improvvisati. Non era così ottimista da credere di trovare pace in un'altra locanda: non ce n'era stata una in cui aveva potuto rilassarsi da quando era approdata a Kengard. Tra risse, nebbie verdi e attacchi random, quella era forse la più tranquilla che avesse mai incontrato.
    Dribblò tra i riottosi, camminò lungo le pareti, superò un tavolino con degli orchi che parlavano di droghe poco legali e di merci non sempre prive di vita, si lasciò alle spalle un'alcova in cui era presente un drago blu e... si fermò. Tornò sui suoi passi. Lanciò un'occhiata verso il drago: squame blu, corna appuntite, ventre azzurro, cuspidi nere. Aveva un aspetto sospettosamente simile ad un certo drago di sua conoscenza.
    Lo studiò per qualche istante.
    I suoi occhi si assottigliarono in due fessure.
    Passò qualche altro istante.
    Incrociò le braccia sul petto.
    Aspettò altri secondi preziosi.
    E arrivò infine ad una conclusione: era impossibile. Distolse lo sguardo e riprese a camminare verso il bancone. Aveva già perquisito tutto il castello insieme ad Atalanta e non aveva trovato neanche mezza traccia di Aes. Si bloccò di nuovo. Aes non era davvero così stupido da tornare in quella città, vero?
    Qualcuno le venne addosso, perse l'equilibrio e finì a gambe all'aria contro un tavolino. Non era stata esattamente la mossa migliore smettere di prestare attenzione ai dintorni e riflettere sui cavoli suoi nell'epicentro di una rissa. Si scrollò di dosso le varie porcherie contro cui era finita ma, prima che potesse rimettersi in piedi, delle grosse mani verdastre la presero per il bavero della giacca e la sollevarono di peso. Che diamine stava succedendo? Si guardò attorno: era volata proprio tra gli orchi che discutevano di droghe poco legali e di merci non sempre prive di vita.
    Ops.
    < Ho sentito che parlavate di Salvia del Veggente: - tentò Genna con un sorriso diplomatico - non è che ne avreste qualcosina di scorta da condividere con un'amica? No, eh? >
  6. .
    Una sorta di chubacabra uccello elettrico stuproso! Mi piace! Voto 10!
  7. .
    In qualche modo, Aes capì. Non di alchimia, non di trasmigrazione di volontà, quei concetti alla sua mente erano completamente estranei; capì cosa doveva fare.
    L'unica cosa che Engifer non gli aveva detto di fare: combattere.
    Si voltò. Si sentiva strano, molto strano. Non si sentiva Aesingr come al solito, non si sentiva intimorito dalla possibilità di ferire il suo avversario. Quella sensazione, non era certo la prima volta che la provava, l'istinto protettivo aveva preso il sopravvento già diverse volte. Con Egenna, con quella strana viverna con cui non era neanche riuscito ad intrattenere una conversazione, con la figura appartenente alle sue reminescenze.
    Troppe volte aveva rinunciato a scavare nei suoi pensieri remoti, ma per un istante gli parve che i flutti stessero facendo scivolare verso di lui quell'unica possibilità di afferrarli. L'unica opportunità che avrebbe avuto di capire, di... ricordare. La rabbia, l'istinto di proteggere qualcuno e il desiderio di combattere non gli erano del tutto estranei, il suo corpo si rifiutava di ammetterlo ma la sua mente lo sapeva.
    I suoi artigli erano a pochi centimetri da quel grumo di sostanza eterea, che ora sentiva di poter ghermire una volta per tutte. Aveva percepito frammenti sfocati nella locanda a Kerus, la mano ed il violino, la voce, la pace, la guerra, il dolore. Finalmente aveva la possibilità di squarciare quello scuro velo di tenebre.
    Volse lo sguardo verso la figura misteriosa, ma non rimase a fissarla a lungo.
    Mentre Engifer scendeva dal suo dorso e gli lasciava la scheggia a portata di zampa per distruggerla, la sua aura si faceva sempre più gelida e candida. Come fredde fiamme che abbracciavano il colore del cielo all'alba, non il plumbeo cielo della palude di Andorix, si estendeva in un flusso sempre più ampio e sempre più vivido.
    Sotto le zampe ora tratteneva entrambe le schegge che Dree gli aveva diretto contro, quella che Engifer gli aveva appena tolto dalla spalla e quella che era riuscito a fermare prima. Non aveva capito se intingerla nel sangue fosse servito ad impedirne il controllo da parte dello stregone, ma per quanto gli impòortava adesso avrebbe anche potuto comandare a tutto il metallo dell'isola di trafiggerlo. Non si sarebbe fermato.
    Chinò il muso, mentre si chiedeva quanto i suoi sentimenti sarebbero potuti rimanere congelati al punto di permettergli un attacco senza ripensamenti. Sapeva che se avesse dato fondo alla sua potenza tutta in una volta Dree non sarebbe riuscito a fermarlo. Era proprio quello che in un diverso frangente gli avrebbe impedito di colpire, ma ora quel suo limite era cristallizzato sugli argini di un lago che non era più in grado di ritirare le acque al proprio interno.
    Prese un lungo respiro, per poi non incanalare aria nei polmoni per diversi secondi. Il corpo era in apnea, come la mente. Il suo stesso rinnovato potere glaciale pareva averlo gelato sul posto.
    Si allontanò di qualche passo, strinse le schegge fra gli artigli e le portò alle fauci. Stava rischiando che Dree lo trafiggesse alla gola, ma fu veloce. Le sue zanne si chiusero su entrambi i pezzetti di metallo e le ridussero in fine polvere d'argento, dopo che con un paio di morsi le ebbe sbriciolate. Soffiando una leggera fiammella gelida dalle fauci si liberò dei residui che si erano depositati fra i denti, per non rischiare che anch'essi costituissero un pericolo, e li dissolse come un grumo di sabbia in mezzo ad una bufera di neve.
    Solo alcuni frammenti erano ancora integri, per qualche motivo che non riusciva a comprendere. Ancora una volta però non gli importava. Li raccolse ed evocò fra le proprie zampe una piccola sfera d'acqua che li inglobò. Dovette poggiare il ventre a terra per concentrarsi, steso e a contatto con il suolo riusciva ad esercitare più potenza.
    Aumentò la pressione all'interno della piccola sfera, sempre di più, sempre di più. Gli arti presero a duolergli. Ignorando le proteste del suo corpo mise tutta la sua forza di volontà nel tentativo di annientare quella diabolica arma, e quando lasciò andare, la sfera d'acqua esplose senza lasciare traccia del metallo.
    Si rialzò ed osservò Engifer lanciarsi su Dree.
    Gli aveva detto di andare il più lontano possibile, ma non voleva lasciarla da sola. Era ancora lì, in piedi sulle quattro zampe, che con il suo ingenuo sguardo di draghetto marino pescioso osservava il loro avversario senza esser sicuro di come agire.
    Di una cosa però finalmente era sicuro: dovevano fermarlo. Corse verso Engifer e la affiancò per l'ennesima volta
    Combattere. Uccidere. Sopravvivere...
    no, per Aes quelli non erano pensieri concepibili; per lui quell'attacco aveva un significato molto diverso.
    "Ho deciso che non voglio lasciarti sola, non puoi tenermi lontano dallo scontro adesso. Le schegge sono distrutte"
    Un impetuosa energia travolse Dree quando Aesingr lo raggiunse, bastò una semplice sferzata di coda per proiettarlo a qualche metro di distanza ed allontanarlo da Engifer. Non sapeva quante altre sorprese potesse nascondere quel maledetto, ma era intenzionato letteralmente a congelarlo per sempre in quel corpo.
    Si portò con le zampe anteriori ai lati della creaturina, che se avesse alzato il muso avrebbe visto unicamente il ventre e il collo del drago blu sovrastarla. Anche Engifer avrebbe percepito il freddo tocco di quell'aura che scaturiva dal corpo di Aesingr, ormai quasi un tutt'uno con le sue membra.
    Quasi...
    il processo non era ancora completo. Doveva sbrigarsi, ma ancora c'era qualcosa che non andava. Il lago era cristallizzato, il ghiaccio era solido, ma qualcosa nel più recondito anfratto del suo essere continuava a lottare contro il suo intento di sferrare il colpo di grazia.
    Dree si stava rialzando in quel momento, e lui poteva colpirlo. poteva scagliare il suo alito di ghiaccio su di lui, e avrebbe concluso quell'insulsa battaglia.
    Aprì le fauci, ma quello che ne uscì non fu ghiaccio. Furono scuse.
    "Engifer... non ci riesco. So che dovrei ucciderlo, e non sono neanche sicuro che basterebbe, ma non riesco a colpirlo. Non... non ho paura ad ammettere che ho terrore di farlo, mi dispiace"
    Il suo corpo era ghiaccio, ma la sua anima rigettava quel potere. Non era ancora pronto. Probabilmente, non lo sarebbe mai stato.
    Accettare di combattere nonostante i propri limiti autoimposti; non riusciva a comprenderlo.
    "Non c'è un'altra soluzione, vero?" chiese infine, abbassando il muso su Engifer.
  8. .
    La figura passò oltre. Lasciò le due bestiole stecchite per terra, senza curarsi minimamente del fatto che uno dei due non fosse del tutto privo di coscienza e si stava lamentando rumorosamente.
    Rimase in piedi, impassibile per qualche secondo ad osservare i dintorni, cercando con lo sguardo altri segni di movimento. Ci sarebbe stato decisamente da lavorare nei prossimi minuti.
    Proseguì a passo adagio, senza fretta né eccessiva pacatezza. L'aroma palustre inebriava la zona, mischiandosi al soffice e gradevole tanfo di troll che niente aveva da invidiare ai Piedi Di Montevarchi. Si aggiustò la fastidiosa veste nera cercando di non pestarla, ogni volta che compieva un movimento non necessario le finiva sotto ai piedi e doveva inveire contro le sacrestie di ogni antica civiltà. Quel barone non poteva trovare niente di più agevole e adatto ai lunghi tragitti?
    Con uno dei suoi canonici brontolii di stomaco, canonici almeno quanto gli sbadigli di Liya e i sorrisetti pesciosi di Aes, si avvicinò alla più vicina fonte di potenziale cibo. C'era odore di pesce...

    Aes si portò il più distante possibile dalla minaccia di quelle ninja-mazze, con lo sguardo perso nelle immagini di alghe, delfini e altre cose belle. Teoricamente il suo primo pensiero sarebbe dovuto essere Egenna, e in un certo senso lo era, ma con tutto quello che era accaduto nelle ultime ore non sapeva più a cosa dare la priorità. Considerando poi che era quasi del tutto sicuro di rimanerci secco la prospettiva non era delle migliori.
    Sospirò stizzito. Era convinto di aver trovato in sé l'istinto necessario a ribellarsi alla morte, agli eventi nefasti. In quel momento però si sentiva svuotato, l'energia di cui fino a qualche minuto prima era stato saturo adesso era evaporata nell'etere infinito. Fisicamente stava messo abbastanza male, non tanto per le ferite dello scontro precedente quanto per la fatica che ormai lo stava per sopraffare; il suo cervellino gli suggeriva di non restarsene imbambolato ad aspettare l'ultimo istante per reagire, a non procrastinare anche in quel momento, ma non ne aveva voglia. Non aveva voglia di reagire, Engifer gli aveva ricordato perché era sempre risultato impassibile di fronte a simili situazioni di pericolo. Quando l'aveva pugnalato, gli aveva mostrato quello che ogni individuo può essere, può diventare. E lui era sempre stato troppo stupido per fare del male, troppo pigro per combattere il destino. Una lingua più analitica avrebbe potuto definire la sua eccessiva bontà come una ferrea svogliatezza di vivere.
    Perché, perché ancora non sentiva quello stimolo in maniera costante, quel desiderio di combattere per proteggere ciò che aveva? Eppure ne aveva avuti di motivi per reagire, dov'era finito il ghiaccio di prima?
    Rimase immobile, ascoltandosi attorno. Anche la palude poteva involvere suoni piacevoli, simili ad un autunno fresco ed umido, incorniciato da una bassa eufonia di gracidii e vegetazione accarezzata dal vento.
    Il troll era su di lui, e i suoi compari incombevano alle sue spalle. E nonostante tutto la prima cosa che riuscì a dire fu:
    "Un attimo, mi prude il collo!"
    Sarebbe potuta sembrare un'astuta mossa per vincere l'ingenuità di quei bestioni con altrettanta scemenza, ma Aes era davvero stupido. Invece di approfittarne per... boh, fare qualsiasi cosa, si grattò davvero il collo con fare distratto e tranquillo.
    Solitamente riusciva a contrattaccare se la voce del suo avversario gli trasmetteva brividi di rabbia, paura e vigliaccheria, ma quegli affari erano soltanto scemi quanto lui! Non gli facevano paura, forse avrebbe potuto convincerli a paro...
    Un tonfo, due tonfi, tre tonfi. Anche un quarto, un quinto e probabilmente un venticinquesimo. Ottimo. E ora che altro stava capitando?
    Una corta ombra annunciò i passi di un individuo dall'aria tremendamente losca, dalle fattezze occultate da indumenti che gli ricordavano non proprio vagamente la strana gente di Andorix.
    Aes reclinò il collo. Si rese conto che i troll erano finiti scarabentati un po' da per tutto, con le mazze che si erano conficcate in mezzo alle rocce o erano finite a Kerus, passando per le Isole fluttuanti senza fare neanche scalo alla Ginestra d'ambra.
    Socchiuse leggermente le palpebre, emettendo un grugnito dal dubbio significato anche per lui stesso. Chiunque fosse, l'aveva salvato.
    Averlo salvato non significava esattamente -avergli salvato la vita-, piuttosto gli aveva impedito di ricorrere al suo lato istintivo per riversare zanne e artigli su quelle creature dalla mente poco sviluppata. Per questo non poteva che essergli grato.
    "Che tempismo" disse mentre si risollevava sulle zampe. "Non sono le ballate eroiche a dover raccontare di guerrieri che arrivano all'ul..."
    Un altro tonfo. Questa volta però il colpo lo riguardava direttamente. Una fitta lancinante sulla fronte lo costrinse ad abbassare la testa con un guaito.
    Ma che accidenti era successo?
    Non aveva visto assolutamente nulla, la botta però l'aveva sentita e come. Si portò le ali sul muso emettendo un lamento contrariato, mentre con la coda si stringeva una zampa posteriore.
    Quando riaprì le ali trovò la figura intenta a fissarlo da sotto la sua maschera bianca. Portò il collo indietro e si ricompose, drizzando le zampe e bilanciando il peso spingendo con la coda sul terreno. La testa gli pulsava dal dolore, non era sicuro che sarebbe rimasto in piedi a lungo.
    "Mi... mi hai colpito?" domandò, con un'espressione a cui mancava solo il punto interrogativo fra le corna per scalare la classifica delle espressioni più confuse del mondo.
    Quello non si mosse. Neanche Aesingr fece alcun che, limitandosi a non interrompere quell'intenso e pungente scambio di sguardi che racchiudeva molte più emozioni di quanto chiunque avrebbe potuto comprendere. Neanche il drago stesso se ne rendeva del tutto conto, ciò nonostante anche in lui qualcosa stava vibrando.
    Dopo un'altra manciata di secondi l'individuo mascherato si voltò, cominciando a correre nella direzione verso cui si erano diretti gli altri troll con Engifer.
    Aes aveva molte domande, i punti interrogativi si stavano affollando un po' ovunque, ma non riuscì a chiedere niente di concreto. Lo seguì come meglio poteva, facendo di tutto per non crollare di nuovo al suolo. Nonostante le due zampe in più non riusciva a tenere il passo a causa dello stordimento e delle ferite, forse doveva imparare a non essere stupido il prima possibile.
    Il suono di una voce a diversi metri di distanza gli fece poi drizzare tutte le squame.
    Com'era possibile? Ancora quell'umano?
    Non poteva essersi sbagliato, quando percepiva ed odiava una voce non riusciva a dimenticarla. Come animate da nuovo vigore le sue zampe accelerarono, l'andatura claudicante si trasformò in un trotto sostenuto con il preciso obbiettivo di raggiungere Engifer.
    Sentiva di nuovo le priorità fare a cazzotti nella sua mente, spintonandosi per arrivare in cima ad una scala fatta di situazioni troppo articolate e rapide perché lui potesse anche solo provare a capirle.
    Era iniziato tutto da quando aveva incontrato Egenna. Certo, lei avrebbe potuto dire lo stesso di lui, stava di fatto che l'incrociarsi dei loro sentieri aveva dato vita ad una serie di eventi che definire folli non avrebbe reso l'idea manco per un ca...
    OK AES CALMO NON CALARTI TROPPO NELLA PARTE DEL PERSONAGGIO SCLERATO CHE ESCONO PAROLACCE OUT OF CHARACTER

    L'oscura figura arrivò comunque prima di lui. Non si precipitò direttamente addosso a Dree, ne cercò di portare Engifer lontana dalle sue grinfie. Si fermò invece ad una distanza facilmente copribile dal lancio di una freccia.
    Non si mostrò ostile, né imbracciò un'arma. Aveva anzi riposto nella veste quelle con cui aveva malmenato i troll senza ritegno alcuno.
    Osservò come la creaturina si dimenasse fra le braccia dell'uomo, cercando di assestargli morsi e ceffoni. In effetti la cosa appariva anche abbastanza divertente.
    "Engifer!"
    Aes invece si precipitò verso i due, fierissimo come non mai. Caricò verso Dree a testa bassa, senza curarsi di possibili conseguenze o altro. Si, Aes era sempre Aes, c'era poco da fare.
    L'impeto non gli permise di concentrarsi su una qualunque cosa che non fosse il proprio corpo, ma si rese conto di una piccola differenza che non si aspettava di incontrare: Engifer stava lottando.
    Perché tutti trovavano la forza di lottare per se stessi, tranne lui?
  9. .
    Non si aspettava nulla. Non si era messo a pensare a cosa avrebbe perso se l'avessero ucciso, a cosa non avrebbe ritrovato, a cosa avrebbe comportato la sua fine.
    Non pensò. Soltanto a Egenna riuscì a rivolgere qualche pensiero, ma anche ciò che di più razionale si trovava nella sua mente sprofondò nel vuoto quando si rese conto di quanto fosse poco attaccato alla vita.
    Sospirò, Engifer l'avrebbe colpito. Non sarebbe sopravvissuto ad un altro paio di pugnalate come quella di prima, se avessero centrato i punti giusti.
    Non la fissò. Sentiva che l'avrebbe messa in difficoltà così. Non riusciva a concepire che fosse sbagliato preoccuparsi per qualcuno che sta per ammazzarti, perché se lo stava per fare doveva esserci un motivo.
    Poi però lei disse qualcosa
    "Non lo so"
    ... non lo so? Non sapeva perché lo stava facendo?
    Ad Aes, improvvisamente, crebbero artigli e zanne. Non che non li avesse mai avuti, ci era nato con artigli e zanne, ma i nquel momento finalmente la sua mente inviò al suo corpo l'impulso di usarle per quello a cui servivano: fare del male.
    Com'era ovvio aspettarsi ignorò quell'impulso, ascoltando le successive parole di Engifer con tutta l'attenzione di cui era capace. Successero molte cose, e molto rapidamente. Da prima sorsero i dubbi, poi le lacrime, le spiegazioni e i singhiozzi. Ogni cosa si mischiava all'altra, in un incomprensibile sequenza di scuse celate dalla tristezza.
    Non era giusto. Ogni volta che aguzzava le orecchie fra le onde o cercava di scrutare oltre qualche corazza sentiva quell'insormontabile e profonda tristezza logorare qualcuno. Ogni volta che si concentrava, che si fermava in silenzio ad ascoltare, trovava sempre molto più dolore di quello che si sarebbe aspettato. Fin troppo spesso era più la sofferenza del piacere, questo non era giusto.
    La ferita faceva male, e perdeva altro sangue; Engifer disse che non era grave e gli consegnò un'erba per curarsi.
    Aes, a suo malgrado, riuscì a percepire un sentimento negativo e di incertezza in quel momento. Nessuno poteva assicurargli che Engifer non avesse infierito ancora perché davvero voleva risparmiarlo, pensò piuttosto che l'avesse fatto perché si era accorta che il primo colpo non era bastato per stecchirlo.
    Non erano da lui tali pensieri, non accettava di sentirsi così sfiduciato. Quel ghiaccio... che avesse parzialmente gelato anche il suo cuore?
    Qualcosa di sbagliato in lei... se era in lei qualcosa di sbagliato, in lui cosa c'era? L'essenza stessa dell'errore?
    Aes allungò il muso e afferrò la foglia, la masticò, e poi la lasciò ricadere a terra. era davvero amarognola, con un sentore abbastanza disgustoso. Brontolò leggermente con la gola, ma non era certo quello il problema. In quel momento per alleviare il dolore avrebbe fatto qualunque cosa; non il proprio dolore, non quello della sua ferita.
    Non gli era chiaro niente di quanto fosse accaduto, e soprattutto non gli era chiaro del perché il suo corpo stesse manifestando così tante sensazioni discordanti e sentimenti contrapposti.
    Si alzò sulle zampe e ruotò il collo. Aiutandosi con l'artiglio in cima all'ala riuscì a portare la foglia sulla ferita, che prese a bruciare intensamente. Questa volta non lasciò andare nessun gemito, sia perché il peggio probabilmente era passato sia perché la stanchezza per assurdo aveva lenito anche il dolore fisico.
    "Aspetta... solo un attimo, per favore"
    Engifer aveva preso a correre. Non la inseguì, fece solo qualche passo e la osservò allontanarsi. Per una manciata di secondi fu convinto di essere sul punto di mettersi a correrle dietro, ma le sue zampe rimasero al loro posto.
    "Engifer" continuò, semplicemente. "Non... non è niente, se non volevi ferirmi non hai motivo di andartene"
    Avanzò di qualche altro passo, uscendo dalla caverna. "Se non lo sai, cerchiamo di capire insieme perché l'hai fatto"
    Fu l'unica cosa che la sua piccola pesciosa mente fu in grado di produrre. Non c'era altro, in effetti, che potesse dire o pensare.
    Non avrebbe cercato di curarlo se davvero avesse voluto ferirlo, non avrebbe allungato la mano verso di lui per poi ritrarla spaventata. Sarebbe scappata, e basta. O avrebbe semplicemente tentato l'affondo finale.
    Farsi avanti o tirarsi indietro. Engifer forse aveva attuato entrambe le cose, ma con scopi chiaramente ben diversi da quelli che Aesingr aveva immaginato istintualmente.
    E lui, di nuovo, non aveva tenuto abbastanza a se stesso da imporsi di reagire. Stava, pian piano, riuscendo a sentirsi stupido.
    Davvero stupido.
    La ferita stava smettendo di gocciolare sangue.
    Ma Engifer no;
    Non la sua anima almeno.
  10. .
    I famosissimi FETALI xD

    Abbiamo anche un topic a riguardo qui, per una role potrebbe essere sicuramente intrigante ma non è una modifica al GdR.
    Comunque si, vanno bene anche proposte di questo tipo.
    Se ci sono più persone interessate si può pensare ad una grande role ambientata ai giorni nostri, di cui già si era parlato tempo adddddietro.
  11. .
    Tutto sembrava lontano, come se si trovasse immerso sotto metri d'acqua e all'esterno le voci e i movimenti cercassero di comunicare con lui. Non c'era niente aldilà della sua percezione, tutto sembrava convergere in un unico, soffocante, acutissimo dolore.
    Non ricordava di essersi mai sentito così... non lo ricordava, ciò non voleva dire che non fosse mai accaduto. Non ne aveva memoria, tutto qui.
    Solitamente trovandosi in un sogno da cui non ci si vuole svegliare cerchiamo di aggrapparci ad un qualsiasi appiglio, ma è molto più difficile, se non impossibile, rimanere all'interno del sogno di quanto lo sia uscirne volontariamente.
    Prendere consapevolezza di sé e di ciò che si sta manifestando all'interno della propria mente rende un essere vivente in grado di manipolare il tessuto del sogno, a volte parzialmente a volte completamente; questo può portare anche ad interrompere il sogno stesso, in alcuni casi. Eppure l'opposto è quasi impossibile, voler rimanere dormienti quando uno stimolo cerca di destarci porta inevitabilmente ad un fallimento.
    La sua mente vagava, si aggrappava e balzava, nuotava e planava. Fra una sensazione e l'altra non si era neanche reso conto di aver perso conoscenza, ma soprattutto non si era reso conto che alcune tra quelle visioni fossero radicate in qualche remoto anfratto della sua mente. Gli passarono davanti, ma neanche se ne accorse.
    In un qualsiasi altro momento si sarebbe sentito terribilmente stupido, vedendosi ignorare l'obbiettivo di una disperata ricerca che lo aveva martoriato per anni. Eppure ignorò tutto: la mano della ragazza, il suono del violino, quel prato così verde e soleggiato. Infondo aveva già ricordato qualcosa, ma non era stato capace di collegare il tutto. Grazie alla musica di Egenna, al loro cantare insieme e a quei giorni passati in totale armonia aveva sentito un guizzo riaffiorare, ma la goccia non era mai esplosa del tutto, era rimasta una semplice goccia. In quel momento fu quasi certo di averla sentita scivolare a terra, per infrangersi sul suolo di una caverna vuota ed immersa nell'ombra.
    La goccia formò una pozza, non così ampia da poter inondare l'intera grotta ma abbastanza da umettarne il centro.
    "Aes"
    Lo stava chiamando.
    ...
    "Aes"
    Due voci lo chiamarono, prima una e poi l'altra. Una la riconobbe, l'altra la udì troppo ovattata per poter essere distinta. Eppure le sue orecchie funzionavano piuttosto bene.
    Di nuovo dolore. Questa volta non era una fitta, ma un dolore discontinuo che gli stava dilaniando tutto il corpo.
    La zampa, la sentiva in fiamme. Cercò di spostarla senza capire se c'era effettivamente riuscito, mentre la voce di prima comunicava con lui attraverso gli strati dell'incoscienza. Non seppe quanti secondi passarono, ma ad un certo punto si ritrovò ad aprire di scatto gli occhi come colto da uno spavento improvviso.
    Dree. Li aveva raggiunti.
    L'esplosione di sensazioni fu troppo repentina perché potesse decifrarla, e come prima mossa scelse quella di rimanere immobile. Richiuse le palpebre, strizzando gli occhi a causa della forte luce, ma rimase perfettamente fermo. Non v'era un reale motivo per cui lo fece, semplicemente non si mosse. Cercò di decifrare tutto attraverso l'udito, dopo aver lentamente avvicinato la coda alle zampe posteriori per esser sicuro che le percezioni tattili non fossero andate a gamberetti e anguille (è diventato il motto ufficiale di Aes ormai U.U).
    Il cielo, il suolo, la montagna. I seguenti istanti gli servirono per fare mente locale e rendersi conto che a svegliarlo era stato l'urlo di Engifer. Per un attimo arrivò a chiedersi chi fosse questa fantomatica Engifer, poi si ricordò che ci aveva messo mezz'ora per capire come diamine si chiamasse e quindi ora non poteva scordarselo!
    Attorno a sé percepiva come una sottile fresca membrana. Emanava un piacevole odore di erbetta profumosa, e lo faceva sentire bene. Talmente bene che per poco non si lasciò andare di nuovo al sonno.
    No, non poteva assolutamente lasciarsi andare. Non si erano accorti di lui? Avevano veramente chiesto dove si trovava il drago o era un'altra allucinazione?
    Forse era quella sostanza che lo circondava a renderlo invisibile. Il problema era che non avrebbe potuto captare i dettagli della situazione circostante se non si fosse alzato.
    O forse si?
    Digrignò le zanne, con un mezzo sorriso ad increspargli le labbra. Qualunque cosa fosse successa, per qualunque motivo stesse ancora succedendo, si trovava vicino alle creature della palude cacciatrici e loro non l'avevano individuato. Questo significava che era in netto vantaggio.
    Trattenne il respiro.
    1... 2... 3... 4...
    L'intera palude? No, era un bugiardo. Aveva già capito che quell'umano diceva le bugie, non lo avrebbe ascoltato.
    5... 6... 7..
    Espirò un po' daria. Rilassò i muscoli, distendendo di nuovo il torace, e poi inspirò ancora.
    8... 9.
    Erano nove, nove battiti di cuori escluso quello di Dree. Uno era irregolare, era più accelerato degli altri, ed era molto più piccolo e morbido. Avrebbe dovuto escluderlo.
    Non erano tutta la palude intera, e quel tipo non poteva aver pagato nessuno in quel breve lasso di tempo. Non era certo di quanti minuti fossero passati, ma sicuramente non abbastanza per pagare tutta Andorix intera!
    Inoltre... pagare? Quali bestie si sarebbero fatte pagare? Il denaro per quelle creature che valore doveva avere?
    Qualcosa non andava. Anche se entrambi avevano mentito, Engifer sembrava aver detto molte meno falsità di quel tizio. Aes odiava le cose false.
    Non capiva mai se vi fosse un motivo alle menzogne, ma doveva pur esistere un perché. Esisteva per tutto.
    Ringhiò, cercando di alzarsi. La zampa tornò a lamentarsi come poco prima. Il dolore però sembrava molto più lieve, molto più attenuato, o almeno non gli era d'ostacolo quanto si sarebbe aspettato dopo essersi ricordato che si era sfracellato sulle rocce.
    Non poteva esser stata altri che Engifer ad averlo aiutato.
    Non aprì gli occhi, si sarebbe soltanto stordito da solo.
    L'energia che prima aveva accumulato ormai se n'era andata, e non gliene rimaneva molta. Strano, non pensava di averne consumata così tanta; che fosse stata la sostanza che lo aveva ridotto in quel modo a sottrargliene ancora?
    Ad ogni modo doveva attaccare. Sentiva distintamente dove si trovasse Engifer, ma sapeva anche che l'avrebbe coinvolta.
    Non poteva aiutarla senza rischiare di ferire anche lei. Forse qualche giorno prima quella consapevolezza lo avrebbe fatto desistere dall'attaccare, ma dopo lo scontro con Maledet aveva capito che rimanere sempre e comunque passivi nei confronti degli eventi, solo per paura di far male a qualcuno, avrebbe potuto far ancora più male a chi non lo meritava.
    Continuò a rimanere in quella posizione mentre concentrava tutte le sue energie, sia quelle che sapeva di avere che quelle sepolte negli angolini più oscuri del suo spirito. Tutta quella prorompente potenza inumata dal timore di ferire qualcuno, che per una volta sarebbe potuta esplodere senza alcun rimorso.
    Quella persona... era cattiva. E a lui non andava bene.
    Lo videro. Videro l'acqua che si generava e ruotava attorno alla sua figura, videro una pioggerella generarsi sopra di lui e creare una pozza sotto il suo ventre. Lo videro anche mentre si alzava e balzava in avanti per riversare su di loro la forza del suo elemento.
    "Eccolo! Attaccate senza ucciderlo!"
    Non ce l'avrebbero fatta, ne era certo. Lo scatto lo portò di fronte alle creature, che stridettero confuse e sorprese da quell'assalto repentino. Con uno scroscio fece esplodere il vortice d'acqua attorno a sé, scarabentandone alcune a diversi metri di distanza.
    Vennero colti abbastanza di sorpresa da permettergli di guadagnare una manciata di secondi, che sfruttò per dirigersi sul punto in cui credeva si trovasse Engifer. Ormai lo stato di concentrazione non poteva più aiutarlo, non udiva più il battito del suo cuore, e voleva evitare di dover perdere tempo ad abituare gli occhi alla luce.
    Fortunatamente il primo tentativo fu anche quello giusto, e con sollievo si accorse di esserle atterrato esattamente accanto. Engifer si trovava alla sua sinistra, sotto alcuni strani fili di metallo. Cosa le avevano fatto?
    Le creature si erano allontanate grazie al suo impeto, ma ora stavano di nuovo per balzargli addosso. Non ebbe tempo per ragionare né per fare altro: si gettò di lato ed evitò per un istante la prima aggressione, afferrando il mostro-corvo con la coda e trattenendolo a mezz'aria.
    Era inutile, non riusciva ad assestargli il colpo di grazia. La sua mente gli suggeriva di farsi ammazzare piuttosto che ucciderli, ma fortunatamente ci pensò l'istinto a spiegargli quanto fosse stupido preoccuparsi di quegli abomini in quel momento.
    Poteva farcela, poteva fermarli senza ucciderli. Doveva tenere sotto orecchio solo otto bestie e quel maledetto umano. Trovò la forza di sbattere a terra quello che era riuscito a catturare e sperò con tutto se stesso di averlo soltanto stordito, mentre si voltava e con una zampata deviava l'attacco di un secondo.
    Per loro non era semplice intuire quale punto attaccare, Aes non li stava guardando e si limitava a difendersi. Le energie erano sul punto di svuotarsi, ma non si sarebbe fermato.
    Due di loro provarono ad afferare Engifer, ma lui le si posizionò sopra e impedì a qualunque assalitore di toccarla. Ne arrivarono altri, in massa, e perse temporaneamente la cognizione degli spazi. Le zampe gli facevano un male pescecane.
    Un altro avversario gli si parò davanti, e si ritrovò a proteggersi il collo con un'ala senza neanche capire come avesse fatto a respingerlo. Tentò di ghermirlo, ma qualcosa gli si conficcò sulla membrana fra le dita quando cercò di stringere la zampa su di lui.
    Un tintinnio portò la sua attenzione su una sottile scheggia di metallo appuntita, che era uscita dal corpo dell'uccello cadendo a terra, non appena aveva ritratto la zampa. Che roba era? Eppure non sembrava ferito.
    Ma che accidenti gli importava in quel momento? Sapeva quanti ne rimanevano, ma adesso era difficile prevedere da dove avrebbero colpito. Non se ne curò, continuando a reagire ad ogni loro fendente e ad ogni loro picchiata con la forza dei soli arti, senza attingere ancora all'acqua per mantenere il più possibile il flusso d'energia attivo.
    In breve i tagli cominciarono a sommarsi. Difendersi e stare attento a non ferire gravemente era l'accoppiata meno vincente a cui potesse pensare. Tuttavia insisté con tutta la convinzione di cui era capace. Sentì il becco di uno dei corvi sfiorargli una spalla, mentre gli artigli di un altro solcavano il suo fianco sinistro.
    Con uno scatto delle fauci intrappolò fra le zanne la bestia più vicina per il collo, sentendo il sapore disgustoso del sangue imbrattargli le fauci. Non voleva ucciderlo, ma temeva di aver colpito l'unica zona irreparabile del corpo e le riaprì di scatto per l'orrore.
    Quando lo lasciò cadere a terra ebbe quasi l'impulso di vomitare, invece ad uscire dalla sua gola fu un ruggito di veemenza assoluta. Se glielo avessero raccontato, non avrebbe mai creduto di aver ruggito in quel modo.
    Quella distrazione gli sarebbe potuta essere fatale, se solo anche le creature mostruose non fossero rimaste terrorizzate da quella manifestazione di possanza e non fossero indietreggiate.
    Accadde tutto molto rapidamente. Sentì la coda venir afferrata da qualcosa, e la ignorò; si ricordò che Engifer si trovava svenuta sotto di lui, e cercò di afferrarla con una zampa anteriore; strattonò in avanti, lacerandosi le squame e ruggendo ancor più prepotentemente; avvicinò Engifer al petto, e fece esplodere tutta la rabbia accumulata in un singolo, devastante fiume in piena.
    Qualunque cosa si trovasse lì attorno venne travolta e spazzata via, dai sassolini alle creature pronte a riversarsi su di loro per un attacco definitivo.
    Soltanto una delle bestie non venne sommersa dall'acqua, ma per qualche motivo non attaccò. Si era stranamente allontanata, sollevandosi di un paio di metri in volo.
    Lo riconobbe, era lo stesso da cui aveva estratto la scheggia di metallo. Pensò che stesse per scagliarglisi addosso da quell'altezza, mirando al suo dorso, ma non accadde nulla.
    Si voltò quindi verso l'uomo, ancora con le palpebre abbassate. Non poteva vederlo ma lo sentiva chiaramente: questo teneva una mano puntata verso di lui, mentre lo fissava con odio ormai non più celato dalle pregiate vesti. Solo in quel momento Aes si accorse che la rete metallica stava cercando di avvolgerlo, e che non era solo la coda ad esservi rimasta impigliata.
    Si agitò con tutte le sue forze, concentrandosi sulle maglie della rete che circondavano Engifer e riuscendo a spezzarle con gli artigli. La tirò su facendo attenzione a non ferirla più di quanto non fosse già, ed ebbe un attimo di titubanza.
    Adesso cosa gli rimaneva da fare? Sentiva di non avere alcuna speranza di proteggerla, la rete ormai gli aveva stretto un'ala e nonostante cercasse di dimenarsi prima o poi avrebbe dovuto cedere. Se gli fosse bastato scuotersi forse sarebbe riuscito a fuggire, in fondo i suoi erano i muscoli di un fottuto drago d'acqua, ma aveva soltanto una zampa su cui fare perno considerando che quelle posteriori erano quasi del tutto bloccate e una di quelle anteriori sorreggeva Engifer molto precariamente. A causa della conformazione palmata della zampa faceva molta fatica a tenerla schiacciata contro il proprio petto per non farla cadere.
    Alzò lo sguardo. Eccolo lì il corvo, stava scendendo. Non c'era più speranza.
    Mentre con frustrazione si rendeva conto di trovarsi in una situazione senza via d'uscita, si avvide di quanto effettivamente Engifer fosse ferita. I tagli non erano poi molti, ma quelli presenti erano notevoli.
    Con le ultime energie residue bagnò il suo corpo con l'acqua che utilizzava per darsi sollievo quando si faceva male, sperava sarebbe servita almeno per aiutarla. La fece scivolare sulle zone scoperte e danneggiate, dalle sue spalle alle sue zampe, mentre ancora si divincolava dalla morsa del metallo sul proprio corpo.
    Sentiva quell'acqua molto fredda. Non aveva mai percepito una temperatura così bassa nell'acqua generata dal suo corpo.
    Si rese conto che anche dal suo naso stava uscendo dell'aria gelida, che formava delle piccole nuvolette di brina attorno al suo muso. Cosa stava succedendo?
    La goccia.

    La goccia era scivolata sul pavimento della caverna, e ne aveva bagnato il pavimento. Non l'aveva inondata, ma qualcosa era accaduto.
    Si era espansa fino alle pareti, cominciando a salire lentamente di livello, fino a creare un piccolo lago. Il lago non si era espanso, era rimasto completamente immoto.
    Talmente immoto e trasparente, da cristallizzarsi.

    Il dolore se n'era andato.
    Più simile ad un torpore, ogni sensazione si era tramutata in un sussurro.
    Dalle sue fauci, quel gelo si stava manifestando per la prima volta. Non sapeva come fosse accaduto, ma sapeva assolutamente come utilizzarlo.
    Come fosse la cosa più naturale del mondo, come l'avesse sempre fatto, reclinò il muso su Engifer e accostò le labbra alla sua zampa piegata in maniera innaturale. Soffiò delicatamente fra le zanne, ed un'azzurra voluta d'aria gelida avvolse l'intero arto della creaturina squamosa.
    Almeno in quel modo sarebbe riuscita ad allontanarsi. Contava sul fatto che Dree, impegnato con lui, non avrebbe potuto colpirla e l'avrebbe lasciata stare.
    La rete l'aveva quasi catturato. Una strenua resistenza la sua, ma sufficente per prendere ancora tempo.
    Fece del suo meglio, curando e anestetizzando quante più lesioni sul corpo di Engifer, mentre il mostruoso volatile nero atterrava su una pozza formatasi al suo fianco dopo l'esplosione d'acqua.
    Il corvo si avvicinò ed afferrò Engifer per le spalle, stringendola con gli artigli mentre Aes faceva di tutto per tenerla lontana dalle sue grinfie. La sensazione che ebbe in quel momento però non fu di vero pericolo.
    Quando cercò di tirarsi indietro, il mostro piumato invece di lacerarla per tirarla verso di sé emise un suono stridente e contrariato, senza infierire.
    Allora il drago la lasciò andare.
    Fu uno scambio di messaggi paraverbale, consumatosi in un unico istante. Quel corvo non era più loro nemico.
    Perché? Che accidenti stava succedendo?
    Finalmente si costrinse ad aprire le palpebre. Digrignò le zanne, ringhiando contrariato quando la luce lo travolse. Le sagome delle montagne si fecero sempre più nitide, assieme al disastro che aveva combinato e alle pozze circostanti che ricoprivano gran parte degli anfratti fra i massi.
    Un leggero scintillio attirò il suo sguardo a qualche metro dalle sue zampe.
    La scheggia di metallo. Che fosse a causa di quella che...
    Non aveva tempo per pensare granché. Probabilmente era finita. Che lo volesse vivo o morto ora Dree poteva scegliere, e non aveva più la forza di ribellarsi.
  12. .
    Salve!

    Tempo fà uscì la top 10 dei personaggi più fieri secondo me, piena di fierezza e convinzione... da allora sono passati diversi mesi, alcuni personaggi sono spariti e altri sono arrivati. Quindi quale miglior occasione per stilare una top 10 "aggiornata" se non quella del natale 2018? Di quelle fiere e convinte ovviamente?
    Sono cattivo a bestia, ma non mi va di spostare le posizioni della lista precedente perché qualcuno potrebbe rimanerci male. Scriverò quindi semplicemente una nuova toppppps, senza andare a toccare l'altra di cui, in ogni caso, assolutamente confermo tutt'ora le prime tre posizioni come i miei tre pg preferiti e confermo pure le altre ma leggermente scambiate xD così tanto per:
    10-David
    9-Mitar
    8-Elenthyr
    7-Kenshin
    6-Nivael
    5-Zakrina
    4-Nessuno
    3-Zarthial
    2-Eidous
    1-Beppegrillo/Genna


    Perché faccio la top nuova dite?
    Perché mi piace fare le top dei pg, semplicemente ^_^ e sappiate che è colpa vostra, perché mi è venuto in mente parlando con un paio di vosotros!
    N.B. alcuni dei personaggi erano già stati creati al tempo della vecchia top, e ne approfitterò per includerli questa volta dato che li ho esclusi per mancanza di spazio :yea: quindi questa è un altra top 10 parallela per farsi due risate xD


    in 10° posizione:
    Khensit
    Si, adoro Khensit. Non la capisco, neanche lei si capisce a volte, ma è così ambivalente da essere innaturalmente fiera. Mi piacciono le sue abilità, e soprattutto mi piace la dualità con Flauros che non risulta banale nonostante il doppio mentale cattivello si sia già visto altrove. Certo, Emy rovina tutto rispondendo ogni 19 LOL e mezzo, ma la perdono :dragongrin: mi ispira un sacco fiducia la creazione di fiamme viola a partire da quelle rosse e blu, mi ricorda la mia vecchia fan fiction di Malefor. Poi è troppo sfrontata per non meritarsi un posto nella top!

    In 9° posizione:
    Miren
    Il fratelluzzo di Kestrel. Miren avrebbe bisogno di mooolti molti approfondimenti, ma non per questo manca di lati davvero godibili. La rivalità formatasi con Kestrel mi piace, perché Miren ha una personalità che si presta bene al ruolo che ha e Kazeyomi è la ciliegina sulla torta. Certo "color salvia" mi fa sorridere, ma è comunque un personaggio fighissimo, con cui è divertente sia fare a botte che conversare, punzecchiarsi e tirar fuori scene sia epiche che comiche. Magari un pochino spavaldo, giusto un po', ma può andare U.U

    In 8° posizione:
    Parilin
    Di questo personaggio ho apprezzato particolarmente l'attenzione dedicata alle tecniche, più in generale all'utilizzo dell'alterazione in tutte le sue sfaccettature. Il trovare materiali inorganici da manipolare non è un giochino così banale, e Parilin presenta uno degli arsenali più strani ma anche più originali del GdR. Alcune tecniche non hanno alcun senso, ma va bene dato che in questo forum ci sono poche cose che hanno senso alla fin fine :Vashnarak:
    Non mi sono mai piaciuti i personaggi strega, con tappetino volante e quant'altro, ma lei da l'idea di essere una femme fatale che si distacca dallo stereotipo a cui appartiene per diventare un cazzuto personaggio tendenzialmente malvagio, per quanto non sia questa l'unica impronta che penso possa prendere. A livello caratteriale non mi affascina, ma sono folle e mi piacciono i pg folli e quindi yea U.U
    Anche se le noci di cocco sono organiche (?)

    In 7° posizione:
    Furyo
    La settima posizione come sempre è la più figa quindi complimenti al tassone :sclero: seriamente, ma a chi potrebbe venire in mente un Kaku obeso con non trascurabili problemi d'appetito? Mi piacciono gli yokai (YONKAISECONDOTIRA), e anche se non sono un grande appassionato di personaggi grossi fino a questo punto apprezzo la scelta del potenziamento, l'ottimo utilizzo che ne fa ed in generale l'essere un pg che riesce ad essere simpatico nella sua "malvagità". Lo si può davvero definire malvagio? Cioè ma boia, sembra la fusione ninja-cattiva tra Banga di The Lion Guard e Winnie de Pooh! :paninozzo:

    In 6° posizione:
    Padme
    No ma cioè, quanto cavolo è pucciosa Padme?
    Per capirsi, Padme è questa "tipica" dragonessa della terra, che spara cristalli dalla coda e che parla effettivamente un po' troppo, con un odio ossessivo per il genere umano.
    "Eh si sarà il classico drago che odia gli umani col passato triste e quant'altro..."
    ... si! Ed è per questo che è adorabile! Il suo odio per i "sacchi di pelle" è tipo la roba più puccia del mondo, e giuro che se stessi usando Aes anziché Kestrel con lei li avrei fatti sposare! Cioè lo so che i draghi non si sposano, ma va beh avete capito. Poi Aesingr è tipo attualmente in 91 role diverse, aggiungergliene un'altra non penso sia la più saggia delle mosse ^_^ voglio ruolare ancora troppo con Padme perché è troppo simpatica!

    In 5° posizione:
    Engifer
    Ci sta tutta signore e signorotti, Engifer sbuca dal nulla e già subisce il fascino della pucciosità di Aes! Sarò franco (come dice Near in Death Note), sta così in alto soprattutto perché ho sempre sognato di impucciosire qualcuno nel GdR con Aes :patpat: L'ho creato praticamente per questo, e siccome la role attualmente alla palude (fra l'altro la prima di Engifer) si sta rivelando perfetta per lo scopo intrinseco di Aes, Engifer si merita tutta la sua quinta posizione! Che poi sia un personaggio originale, che abbia il fascino del cattivo che usa il veleno, che sia estremamente versatile all'interno di una role grazie alle sue peculiarità comportamentali e alla sua storia... questo ovviamente non lo consideriamo; l'importante è che serva perché la pucciosità di Aes possa dominare il fmondo!!!11!!1! <3<3<3<3! Dai, punticino anche sulla fiducia U.U magari tra tre post la declasserò al più puzzofilo, chi sa!

    In 4° posizione:
    Snaar
    Già, non potevo non mettere Zanzan fra i miei pg preferiti. Zanzan è un... non lo so, "drago minore" non rende l'idea, quindi è un Michael Jackson volante con problemi seri con l'italiano e quindi con il kengardiano. Si dice kengardiano? Si vero? Non è kengardesimo? No quella è la religione di chi prega Kengard (?)
    E nulla, se Snaar smettesse di lavorare e rispondesse alle role entro sei mesi da quando tocca a lui, invece di farci aspettare gli eoni, lo vedremmo potenziarsi di più... ma bisognerà accontentarci per ora :yea:. Mi piace la sua storia e la sua strana parlantina, il suo modo di fare indecifrabile e il suo stiloso stile di combattimento stileggiante. Mi piace l'idea della katana avvelenata con l'anestetico, il suo usare molto l'ambiente e l'indossare il suo celleberrimo ed ormai temutissimo "mantello da 90 kg" con cui sbaraglierà eserciti e divinità :theend:

    In 3° posizione:
    Thyen
    L'avevo detto l'altra volta che l'avrei incluso se ci fosse stato spazio (questa cosa dello spazio nella top 10 mi fa ridere, non so perché mi immagino i pg stipati nell'ascensore :patpat:), ed eccolo qua! L'h penso di averla messa giusta nel nome, considerando che i nomi più impronunciabili li ho creati io dovrei starmene zitto.
    Che dire del volpino più puccio del GdR? Che violava il regolamento perché non si potevano fare i furry? xD come potevo andare sotto la scheda di questo volpacchiotto a dire a Tira "no guarda, mi sembra di aver vietato gli animali comuni antropomorfi"?
    Va beh, il regolamento si è evoluto quindi mal di poco ^_^ vedrete sempre Thyen cercare di volare, di integrarsi (va beh più o meno) e di intenerococcolosire tutti, quindi assolutamente terza posizione tutta la vita!

    In 2° posizione:
    Makon
    Che nessuno me ne voglia a male, non metto Makon in seconda perché conosco il suo creatore dal vivo (che deve rispondere ad Itios... :dragonfierce:), bensì perché la sua favella ormai è diventata leggenda. Ci ho fatto pure una canzone, chi la vuol sentire mi contatti in privato (?)
    e dai, che si può dire di Makon se non "oiboh"? Lui è l'epicità, lui è la follia, lui è l'indiscussa supponenza; I SUOI OCCHI NELLA NOTTE SON FAVELLE CHE RISPLENDONO E IL BENE E IL MALE ACCENDONO!!!!!
    Mi sfondo dalle risate ogni volta che apre bocca, non ha alcun senso dall'inizio alla fine e non posso non consegnargli almeno la medaglia d'argento!

    In 1° posizione:
    ...
    ...
    ...Makon di nuovo!
    Avevo detto almeno! Quindi doppia posizione si può! No scherzo dai, la prima posizione è dedicata ad un altro.
    Si lui è l'unico, inimitabile ed integerrimo... lui è il massimo, lui è la veemenza, lui è la possanza... lui è la virtù, lui è l'eleganza... la leggiadria... l'incommensurabilità... lui... è...
    Vashnarak!
    Il bestemmiatore supremo! Lui raggiunge il pari di Egenna nell'altra top, perché lui porta un bestemmione a Binx e...
    va bene la smetto :asd:

    La prima posizione resterà un mistero. Si accettano speculazioni, chi indovinerà qua sotto il nome del mio pg preferito alla prima vincerà un punto nel botteghino. Si, 1! Un punto! Che bello eh?

    Minzioni onirevoli:
    -Nevith: ci ho pensato se aggiungerlo o no, e non l'ho aggiunto solo perché Bad è cattivo U.U troppo! Mi piace Nevith, sia per le sue abilità, anche se basilari, che per la sua intrinseca cattiveria radicata nel profondo. Sarebbe all'undicesima posizione, lo dico così per sfizio ;) se Bad lo ruolasse un po' di più magari! *picchia Bad anche se sa di rischiare tantotanto*
    -Piedino: lui anche è molto puccio, molto tanto puccio. Però non è ancora abbastanza puccio da raggiungere il livello di altre pucciosità in gioco xD
    -Rek: Rek mi sta troppo simpatico ma neanche lui è ancora al livello di pucciosità necessario per scalare le vette U.U
    -Oiboh: no spetta, ho sbagliato mi sa ^_^ si, intendevo Makon!
    -Sephtis: alla sua creazione mi piaceva davvero un sacco, sia perché un pg barghest non si vede molto spesso sia perché le sue abilità erano piuttosto singolari, ma è uscito troppo presto. Durante il VS che lo riguardava, quello contro Zenon in cui Zell sclerò e fece il draghettominchia perché cambiammo tutti voto :dragongrin:, uscirono un sacco di tattiche fighe, più improntate sull'aspetto mentale e psicologico rispetto a quello fisico. Quindi nada, posticino onorevole ci sta :)
    -Roxium: Questo personaggio è ancora agli inizi inizi, ma promette assai bene. Non per altro, ma se leggo cose tipo "beh andiamo con loro, potrei trovare un po' di denaro e di fama" così, dal nulla, senza il benché minimo ripensamento, senza capire perché e percome stia facendo quella data cosa... come faccio a non adorarlo? Lui sembra il più classico pg del più classico gioco di ruolo: elfo, bel maschietto avvenente, elemento fuoco. E poi così a random, combatte senza sapere perché lo sta facendo ma lo fa, segue gente a caso così perché gli gira e via col vento. Cavolo è così che si ragiona! Quali articolati ed occulti dedali di pensieri potrebbero indurre un personaggio a gettarsi in una situazione armato di buon senso? Ma ovviamente quelli sbagliati! Uniamoci a guardie a caso durante una rivolta contro Klenrung, picchiamo gente ad Itios perché lo fanno Makon
    e Kestrel, chi se ne frega!
    -Zorais: la sua storia mi piace, anche se continua a stonarmi quella vena furry... vena furry è brutto! :patpat2: lo spogliarsi dell'armatura e l'essere così maestrino, oltre al suo duello morale con Nivael lo rendono assai particolareggiato e divertente, più che del saggio fa la fine del Maestro del vuoto! Però Zorais mi sta più simpatico del Maestro xDDDDD Void non ti arrabbiare scherzo ^_^

    Come extra, che avevo già citato sotto l'altra, ripeto anche
    -Zenon e Aidal; Zenon perché è fuffo ed è il primo pg di una specie endemica di Kengard e Aidal perché per quanto mi stia antipatica è troppo figa e cazzuta!

    Indizio per la prima posizione
    Ad aprile loro lo sconfiggeranno di nuovo, ma lui l'ha già sconfitto, grazie alla sua proverbiale...


    La top 3 comunque resta:
    Zarthial...
    Eidous...
    e...
    Genna!
    Egenna può ^_^


    E poi ovviamente Setran, lui può ancor di più :) non è che se Vulnus va via Setran sparisce, le sue eroiche gesta rimarranno indelebilmente impresse in noi!

    Edited by Aesingr - 4/1/2019, 03:23
  13. .
    Il fumo lentamente si diradò. Le sagome dello sconosciuto e della piccola creatura squamosa si fecero sempre più vivide, in mezzo ad un silenzio carico di tensione.
    "Engifer! Allora è così che ti chiami"
    Aesingr riportò la zampa a terra, e batté la coda sul suolo umettato dai muschi sgocciolanti della palude. Fece un passo indietro e fissò l'uomo con un'espressione in parte vuota in parte triste, come ad indicare che neanche lui era del tutto sicuro di come agire.
    Forse era abituato a non contrattaccare, forse il suo fare passivo lo aveva messo in pericolo più volte; in ogni caso non avrebbe lasciato che quei due si ammazzassero, a costo di rimetterci le squame.
    "Mi state mentendo entrambi, quindi non posso permettere a nessuno dei due di fare del male all'altro"
    Portò il collo in avanti, dischiudendo le ali. Non si prese la briga di proteggersi, né di analizzare la ferita che si era procurato. Il dolore però arrivò, seppur non da subito prorompente, e lo costrinse a schiacciarsi la zampa squarciata contro il terreno con l'altra.
    Sulla zampa anteriore sinistra, utilizzata per arrestare l'impeto di Engifer, si era procurato un taglio non proprio trascurabile che stava cominciando a bruciare più di quanto avrebbe dovuto. Pensò che la lama avesse centrato un tessuto sensibile, e si limitò a grugnire trattenendosi dall'esprimere la sua disapprovazione in altro modo.
    Si voltò verso Engifer.
    Buono, cattivo... amico, assoldata. Alghe. Alghe? Buone le alghe!
    Qualcuno che gli proponeva alghe non poteva essere cattivo, no? No, non era il momento.
    Purtroppo anche Aesingr, finalmente, entrò in modalità Non-Aesingr. Riconosceva quella sensazione, quel che di sbagliato farsi strada su per la sua gola, quel pizzicore fastidioso che ronzava nelle sue orecchie ed in cima alla sua coda.
    Il formicolio scaturito dalla pungente sensazione di voler fare qualcosa, qualcosa che odiava fare. Strinse gli artigli, inspirando con vigoria e distendendo le membra.
    A Kerus ci era riuscito. Era stato capace di intimidire quel cacciatore. Nuovamente l'oblio, la breccia delle scintille che solcavano scuri dedali immersi nell'ombra. Di nuovo, stava per accadere.
    Ma prima che il suo pensiero si ottenebrasse gli tornarono in mente alcune strofe. Di nuovo, come per la sua dimenticanza non era affatto la prima volta che accadeva. Eppure quello era un ricordo recente, vivido e soprattutto chiaro:


    < Ed ecco che cominciava ad emergere da una scura foschia,
    un vecchio e una giovane, che nella sua strana fantasia
    somigliavano tantissimo al vecchio del carro e sua nipote.
    Anzi, erano loro! Cosa ci facevano tra quelle sale ormai vuote?

    Ma il drago non voleva mostrarsi troppo sorpreso,
    così rispose semplicemente: "Non si era già inteso?"
    Il vecchio sbuffò irritato, ma bastò un piccolo istante,
    perché, guardando la regina, si facesse quasi titubante.

    "Drago, hai superato la mia prova: so che userai il pugnale con onore.
    Ma prima di cederti il fardello, metterti in guardia mi sta a cuore:
    se accetti, potrai disporre del suo pugnale come ti fa più comodo,
    Se accetti, la tua vita precedente dovrai appendere ad un chiodo.>


    Sorrrise, digrignando le zanne mentre il dolore alla zampa lo manteneva coscente.


    <salvare l'amata era sua intenzione,
    Ma necessitava di qualche spiegazione.
    Era disposto a tutto, però ad ogni modo,
    La vita doveva appendere a quale chiodo?

    "Che succederà quando avrò promesso?"
    "Avrai accettato di offrire te stesso"
    Di enigmaticho quelle parole avevano ben poco
    Il pugnale di Ravenfort non era certo un gioco.

    "Il miracolo gratuito non esiste,
    Ma il tuo animo, che di fronte al dolore non desiste,
    Senza timore può brandire quel pugnale
    E combattere ad armi pari ogni male">

    Cominciò a respirare con energia, quasi affannosamente. Percepiva il corpo non rispondere in maniera ottimale, ma non se ne curò. La canzone lo manteneva a galla.

    <levatosi nell'azzurro infinito, ormai solo,
    Assaporò ogni singolo istante del suo ultimo volo
    Il sole sulle scaglie, le ali squarciavano il vento
    Era con quell'ultimo ricordo che si sarebbe spento.

    Il suo cuore era sereno perché la compagna avrebbe salvato
    Ad attenderlo c'era Solkan'an il drago dorato
    La lama scura gli mostrò con fierezza,
    Mentre davanti alla grotta spirava una cupa brezza.

    Solkan'an annuì lasciando sgombro il cammino
    Così che il drago fronteggiasse il suo destino
    Nessun consiglio, parola o comando...
    Lei era lì che lo stava aspettando>


    Certo, come sempre. Il finale delle canzoni non cambiava mai. Si, poteva cambiare, ognuno la interpretava a suo modo; l'originale però rimaneva quella dell'autore, e il significato poteva essere solo distorto ma non ribaltato.
    Avrebbe proposto ad Egenna un'alternativa a quella ballata, gli si era troppo radicata in testa per non sfruttarla come futuro diletto per qualche locandiere come quel simpatico uomo che li aveva ospitati.

    Si girò di scatto e stese la coda verso Engifer, afferrandola con forza e traendola verso di sé. Non aveva idea di quale sostanza avesse cosparso sul pugnale, ma minacciava di farlo impazzire. Ringraziò la destabilizzazione causata dal dolore, perché la sua mente non perse lucidità neanche per un momento.
    Se la issò sul dorso e con un ruggito fece esplodere sotto di sé una prorompente massa d'acqua.
    Vennero sollevati rapidamente a diversi metri da terra. Sentì la voce dell'uomo levarsi assieme ai grugniti e aimormorii delle bestie, alcune delle quali si lanciarono in volo per afferrarlo da ogni direzione. Creature alate simili a corvi tentarono di ghermirlo con artigli rapaci, mentre i loro becchi acuminati lo puntavano bramosi di... qualsiasi cosa di cui fossero bramosi, non ce ne frega nulla. :yea:
    Un'esplosione d'acqua proruppe tutt'attorno, sbalzando via i mostruosi volatili nelle strette vicinanze e allontanando temporaneamente quelli in seconda fila, alcuni dei quali sbatterono sui loro compagni con violenza. Aes si piegò in avanti, curvando il getto sotto di sé e balzando in aria, spiegando le ali e cercando di accogliere una rada folata di vento che non lo tradisse proprio sul punto di spiccare il volo.
    Non poteva affidarsi unicamente alle sue ali. In volo era troppo precario, senza la giusta quantità di vento sarebbero colati a picco.
    Non appena si scagliò dalla colonna d'acqua le bestie furono loro addosso. C'era una sola cosa che Aes sapeva fare bene, difendersi.
    Convogliò quanta più energia possibile attorno a sé e ad Engifer, seduta sulla sua schiena, generando un vortice turbinante d'acqua in movimento. Due corvacci impattarono sulla barriera e vennero scagliati a diversi metri di distanza, mentre l'assalto di un terzo venne respinto senza troppa difficoltà. Dovette rallentare il volo. Mantenere la barriera in aria era estremamente faticoso, ma non poteva lasciar andare.
    Un'improvvisa fitta gli ricordò che il suo corpo era debilitato, anche se non era del tutto consapevole di cosa lo stesse corrodendo a tal punto da inviare così pesanti scariche di dolore al suo cervello. Emise un basso guaito, intirizzendo la coda e dispiegando le ali. All'interno della barriera Engifer poteva respirare e difficilmente sarebbe potuta cadere, quindi non si preoccupò per lei durante le brusche cabrate successive, tuttavia sentiva che non avrebbe resistito per molto.


    "In città stavano per giungere decine di persone
    Armati da sembrar uno sconfinato plotone
    Anche se non sperava certo in un'alleanza,
    Niente poteva infrangere la sua speranza

    Mentre il sole lo baciava con il suo calore,
    Si gettò verso di loro senza alcun timore
    I corvi si scrutarono, dubbiosi sul da farsi
    Impicciarsi del destino del drago o ritirarsi?

    Il nero delle loro piume la via avrebbe oscurato
    O la creatura il suo desiderio avrebbe realizzato?
    Anche la sua stessa vita era disposto ad offrire,
    Per annientare ciò che la sua amata aveva dovuto soffrire"


    Già, proprio così. Ma perché non si faceva mai gli affaracci suoi? Doveva fare la fine dei draghi delle ballate per un'Engifer a caso sbucata dal nulla, e che da quanto aveva capito non teneva esattamente ad aiutarlo?
    "Cre... credo tu debba aiutar..."
    Si interruppe. Portò la zampa vicino alle fauci, mordendola con un ennesimo grugnito. "Credo tu debba aiutarmi!"
    Alzò la voce per farsi udire oltre gli scrosci d'acqua. "Se si avvicinano quando la barriera è abbassata, colpiscili con quella cosa che hai usato prima!"
    Doveva scendere, non poteva farcela.
    Sicuramente l'umano non poteva averlo seguito, non era veloce quanto un fiume in piena. Sperava non stesse sfruttando una cavalcatura volante per raggiungerli, ma confidò nel fatto che molti si erano ritirati e i pochi rimasti trovavano difficoltà a superare la sua barriera.

    Fu un minuto di volo interminabile. Si ritrovò a scendere in picchiata senza neanche capire come. D'improvviso lo scudo doveva essersi annullato e le sue forze esser venute meno, ma se ne rese conto solo quando vide il terreno roccioso avvicinarsi pericolosamente sotto di sé.
    Non sapeva su quale elemento affondare i propri pensieri: doveva essere grato di trovare suolo compatto sotto di sé? Certo non avrebbe potuto gettarsi nella palude, lo avrebbero attaccato da ogni parte. In città probabilmente Xarza lo avrebbe punito per tutti i problemi che le aveva causato, e altri luoghi in cui andare non c'erano.
    C'era solo un problema. Per quanto resistenti, anche le ossa dei draghi si spezzavano se impattavano contro qualcosa di più duro. E, probabilmente, la roccia era un po' più dura. Considerando poi che le sue più che squame di drago erano scaglie di pesce...
    Le sue palpebre si abbassarono per un istante. Quando le riaprì di scatto, con orrore si accorse di trovarsi con il versante di una montagna a pochi metri dal muso.
    Si ributolò a mezz'aria, afferrò Engifer con la forza di non sapeva neanche lui quale disperazione (forse quella dovuta alla scemenza del cacciarsi sempre nei guai) e si riversò di schiena, facendo in modo che la creaturina squamosa non si scontrasse direttamente con la nuda terra.
    Lui invece intrattenne un rapporto decisamente molto intimo con la madre terra, e nonostante avesse attutito la caduta a picco spalancando le ali e la coda non riuscì ad evitare la botta.
    Si ritrovò a capitombolare di lato, mentre percepiva Engifer staccarsi da lui a causa dell'impatto.
    Rimase a terra.
    Non era del tutto sicuro di essere ancora vivo.
    Era ancora vivo?
    Si, perché sentiva male un po' da per tutto, e poi se mi crepa Aes io come faccio a ruolare i personaggi scemi? Gli altri sono tutti troppo seri! :sclero:

    Edited by Aesingr - 19/12/2018, 11:06
  14. .
    Il cielo plumbeo di quel luogo lo disorientava a tal punto da fargli perdere anche la cognizione del tempo. Già lui era portatore indiscusso del senso del disorientamento!
    Scosse il musino, sollevando il collo e guardandosi attorno. Sperava che quella ninfea non ruotasse su se stessa, o in breve non avrebbe più capito un accidente di dove si trovasse. Deconcentrarsi da quelle parti risultava piuttosto fatale, e non avendo lui cercato un punto di riferimento prima di sonnecchiare un po', stava rischiando grosso. Le direzioni possibili comunque erano sostanzialmente quattro, tre di queste l'avrebbero portato fuori dalla palude e l'altra da Egenna, o perlomeno verso la città.

    Non provò neanche a fare mente locale. Se ne sarebbe curato in seguito, come al solito.
    Ripensò a ciò che gli aveva detto il drago nero durante il loro scontro: "Mi hanno gettato qui solo per aver rubato un po' di cibo"; che quel luogo non facesse per lui?
    Non era certo il tipo da atteggiarsi a giudice, tuttavia se bastava così poco per condannarli ad un tanto elevato rischio di morte doveva fare attenzione. Più che per se stesso aveva avuto paura per il suo avversario, che fortunatamente si era dimostrato tutt'altro che indifeso.
    Un fremito del suo lettuccio improvvisato lo riportò bruscamente allerta. Qualcuno stava facendogli visita.
    Tirò indietro le zampe anteriori e il collo, lasciando uno spazio sufficente tra sé e l'intruso per potersi allontanare in tempo. Non distinse nient'altro che una sagoma, ma il suono di qualcosa che attraversava la carne fu inconfondibile alle sue orecchie.
    Quell'individuo non era ferito, l'odore del sangue misto all'aroma putriscente dell'acquitrinio non l'aveva raggiunto in un primo momento. Perché mai impugnava una lama? E perché gli era sembrato che si fosse ferito da solo? Quel luogo dava pure le allucinazioni?
    Fece per sporgersi verso di lui, per poterlo scrutare più attentamente in mezzo alla foschia; purtroppo questo scomparve dalla sua visuale in un istante, con un urlo intriso di terrore. Almeno così gli era parso di capire.
    Qualcosa l'aveva trascinato sott'acqua. Non ragionò su alcuna possibile conseguenza: si gettò all'inseguimento e si immerse a sua volta, seguendo il movimento dell'acqua scura e i suoni sotto di sé per raggiungerli.
    Si spinse vigorosamente verso il basso, impattando con le zampe sul corpo di qualcuno. Difficile dire se fosse il cacciatore o la preda. Infondo sapeva di non doversene curare, per sopravvivere chiunque aveva il diritto di procacciarsi il cibo. Eppure non poteva farci niente, era irrimediabilmente impiccione.
    Ritraendo gli artigli per non ferire nessuno si aggrappò a qualunque cosa avesse raggiunto, tastando rapidamente con le zampe per valutare dove iniziasse il corpo di uno e dove finisse quello dell'altro. Si, lo fece anche in maniera abbastanza invadente, senza nemmeno rendersene conto.
    Gli schiamazzi ovattati dall'acqua lo convinsero che doveva trattarsi di una femmina, gli umani e i simil-umani possedevano una voce acuta come quella. Con poca convinzione assestò un morso all'altra bestiaccia, giusto quanto bastava per invitarla ad allontanarsi senza farle del male. Questa reagì con la consueta reazione di chi si trova di fronte un drago che lo sta minacciando di morte, come se Aesingr ne fosse capace, e fuggì lasciando andare il suo pranzetto. O Cenetta forse? Era mattina o sera? Giorno o notte? Bah, tra le nubi che offuscavano il sole e la sua caparbia e rinomata dimenticanza v'era un'ottima intesa.

    Trascinò la creatura in superficie, riportandola sulla ninfea. Si aggrappò con le zampe anteriori sulla grande foglia e ve la poggiò sopra con la coda, che aveva utilizzato per trasportarla fuori mentre usava il resto degli arti per muoversi in fretta.
    Finalmente poteva osservarla meglio. Aveva dei peli rossi sulla testa, squame simili alle sue anche se di colore verde e parte del suo corpo era coperto di nuda pelle. Bene, ottimo... fantastico...
    Che diavolo era quella cosa?
    "Sei un'Egenna drago?" chiese, con il proverbiale sorrisetto dragoso Aes-style.
    Non somigliava neanche un po' ad Egenna, ma aveva visto quella ragazza fare cose ben più complesse ed assurde di una metamorfosi.
    Attese un istante.
    "Tutto bene?"
    Salì sulla ninfea con lei e si sedette. Non era mai stato il più giganorme dei draghi, ma quella creaturina gli sembrava decisamente molto piccola. Osservarla dalla sua prospettiva lo faceva sentire a disagio, quasi minaccioso.
  15. .
    A bestia! I tuoi occhi nella notte son favelle che risplendono e il bene e il male accendonooo!
    Approvata

    Sotto spoiler il testo:
    Dio Makon...
    Dio Makon
    Dio makon...
    Dio Makon

    Dopo un primo colpo,
    tu e solo tu
    ti guardi un poco a torno
    e il delirio è emerso già.
    Un errore non hai fatto,
    ma adesso c'è la polizia.
    Tu li guardi e gli rispondi:
    "Oiboh quant'armonia!"

    Sei...
    eleganza e virtù
    perché sei...
    supponente sempre più!

    Uoouoooo!
    I tuoi occhi nella notte
    son favelle che risplendono
    e il bene e il male accendono

    Uoouoooo!
    Quando affronti le tue lotte
    tu fai sempre tutto quel che puoi
    per non sporcare i panni tuoi.

    È un'impronta l'oiboh
    lasci il segno Makoon... Makon!
    È un'impronta l'oiboh
    lasci il segno Makoon... Makon!
    È un'impronta l'oiboh

    ...
    ...
    Dio Makon
    ...

    Ti muovi con destrezza
    e con agilità!
    Con la tua supponenza
    ti aggiri in città.
    È così non hai paura
    nulla ad Itios resterà
    Li hai messi tutti in fuga
    e ora un bel brendy ci sta

    Sei...
    terrore delle locande,
    perché fai...
    volar bistecche e mutande!

    Uoouoooo!
    I tuoi occhi nella notte
    son favelle che risplendono
    e il bene e il male accendono

    Uoouoooo!
    Quando li riempi di botte
    tu fai sempre tutto quel che puoi
    per non sporcare i panni tuoi.

    Del tuo passato non ne parli quasi mai...
    se aspetti Stif col cazzo che lo farai! Yeaaa!

    Uoouoooo!
    I tuoi occhi nella notte
    son favelle che risplendono
    e il bene e il male accendono

    Uoouoooo!
    Quando li riempi di botte
    tu fai sempre tutto quel che puoi
    Per dare stiaffi un po' a chi vuoi

    È un'impronta l'oiboh
    lasci il segno Makoon... Makon!
    E ora anche il capitano
    lasci il segno Makoon... Makon!

    Sta arrivando!
    È il dio Makon!
    Il dio Makon!
29 replies since 7/11/2018
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