Kengard: Creature da oltre i confini

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  1. .
    Gixcaririxen aveva ascoltato Zell che aveva spiegato che cos'era un Rebbit ed aveva confermato che fosse quella creatura la fonte della nebbia. Mentre stava curando i suoi compagni pensò "un licantropo... se è dalla nostra parte perché era rimasto nascosto per tutto questo tempo?, che sia lui quello che sta affrontando la fata e l'elfa? ma la cosa più importante, come ha fatto Rodd a scapare via di qui? anche se temo che sia riuscito a scapare solo lui visto che, ripensando al combattimento, penso che abbiamo affrontato i compagni d'avventura di Rodd che sono morti qui per poi diventare non morti".
    Il dragone finì di curare i suoi compagni ed annuì a Zell ed Aesiril in risposta ai loro ringraziamenti, egli notò che per ora ci fu della calma da parte dei avversari, fu il momento migliore per recuperare le forze e riorganizzarsi. Poi sentì Jill che chiese del diario e disse "che succede? vi è sfuggito qualcosa? pensavo che aveste letto tutto il diario, comunque ci sono cose che mi preoccupano..." poi parlò rivolto all'intero gruppo e cercò di tenere la voce bassa in modo che solo i suoi compagni possono sentirlo "avete sentito la fata? ha detto due nomi dopo che Zell ha detto che lo Shiura ci ha fatto passare, possiamo intuire che ci sono due Shiura una quella che ci ha fatto passare ed un altra che non conosciamo. E anche il comportamento della fata che parla da sola, anche se non si può escludere che sia in contato telepaticamente con qualcuno che sta facendo tutto questo. Infine aveva detto che lei aveva guarito qualcuno, io sospetto che voleva riportare in vita il re Elinas, non come non morto ma come un essere vivente... Mi domando se anche i reggenti sono coinvolti nella faccenda visto che avevano impedito a Rodd e il suo gruppo di venire qui e spedire dei uomini in questo luogo, uomini che sono diventati non morti ed abbiamo combattuto... Comunque io ho il sospetto che la struttura sia la chiave e dobbiamo fare qualcosa lì dentro, forse contiene il corpo di re Elinas, mi è sfuggito qualcosa? I miei sono solo dubbi e sospetti".
    Dopo il dragone rosso rimase in silenzio pensieroso se rivelare quello che temeva per quello che riguardava il gruppo di Rodd oppure no... fu un pensiero essenziale che bisognava essere condivisa in quel momento? Pensò per qualche secondo per poi decidere di tenere per sé il dubbio, non c'erano prove concrete per dire che quelli che avevano affrontato erano i compagni di Rodd, il drago di terra potrebbe essere benissimo un altro drago, quindi aspettò che Jill finisce di chiarire i dubbi, egli rimase in piedi ed in guardia, anche così riuscì a recuperare energie fin quando poteva.
  2. .
    Zenon era così intento a dialogare con il serpente umanoide che si dimenticò totalmente del drago bianco, andando in giro per il bosco a suo rischio e pericolo di imbattersi nell'ammazzadraghi. Sharrak, ovviamente, offrì il suo aiuto nel cercare l'ammazzadraghi citando anche un suo amico e sfoggiando le sue abilità di spadaccino e di creatura velenosa. Il Creimvell fu ancora più incuriosito nel sapere che fosse quel suo amico e sul quale fosse il suo asso nella manica. Fu ancora più sorpreso nel sapere che il serpente umanoide aveva incontrato di persona Meno Zell e ovviamente non fu un incontro piacevole.
    "I miei amici stanno assoldando quante più creature possibili per rendere innocuo Meno Zell e rinchiuderlo in qualche segreta. L'ammazzadraghi umano è meno pericoloso di Meno Zell però dobbiamo comunque trovarlo e neutralizzarlo, anche se io non ho la benchè minima idea di come sia fatto, può anche passare qui davanti a noi senza saperlo riconoscerlo. Per ora vorrei mettere in guardia quanti più draghi possibili! Specialmente le dragonesse che hanno la cova! Uova e cuccioli sono obiettivi purtroppo molto ambiti dagli ammazzadraghi."
    Zenon stava per chiedere a Sharrak maggiori dettagli riguardo al suo amico e al suo asso nella manica ma il felino metallico venne sorpreso dal ritorno del drago bianco che sputò davanti a loro una piccola creatura pelosa del bosco, di aspetto molto buffo e carino.
    "Ma no...che vuoi che faccia un batuffolo di pelo come questo? Dove l'hai trovato? Volevi mangiartelo?" chiese al drago bianco mentre il peloso finì dritto contro del muschio.
    Con delicatezza, Zenon lo mosse piano con la zampa, per capire se fosse stato sbranato dal drago ma ad una prima analisi sembrava intatto.
  3. .

    G R A W O R H O N N


    CITAZIONE
    Fonte immagine: Google immagini
    Immagine a puro scopo illustrativo

    Specie: Drago
    Sesso: Maschio
    Età: 440 anni
    Elemento: Terra
    Aspetto fisico:
    Graworhonn è un drago massiccio, dalla postura ferale. La sua muscolatura ben sviluppata, è coperta dalle sue grigie scaglie. Ma il color predonaminante non è solo il grigio pietra ma anche il verde; dovuto ai muschi, licheni e altri vegetali simili che crescono naturalmente tra di esse. Gli occhi sono gialli. La sua lunghezza dalla punta del muso all'apice della coda è di 7 metri. E la sua altezza è di 5 metri. L'apertura alare di 10 metri. Le sue zampe, tutte artigliate, hanno 5 dita con pollice opponibile per le anteriori. Mentre le posteriori ne presentano solo 4, ma più lunghe e robuste. Possiede due grosse corna rocciose, come tutte le sue scaglie del resto, qualche decina di centimetri dietro agli occhi. E la sua cresta, sempre rocciosa parte dal naso e scorre in verticale sulla schiena fino alla punta della coda. Il naso è un grosso rostro. Sul busto presenta delle scaglie nere nascoste retrattili, che utilizza ed estrae roteandole, insieme al lavoro di scavo con le zampe, per muoversi velocemente nel sottosuolo... Graworhonn può muoversi velocemente o in silenzio anche sottoterra dunque, a patto che il terreno sia costituito da materiale come il terriccio o la sabbia ad esempio. Non può però attraversare rocce e materiali più duri. Nonostante sia un drago massiccio, può anche volare più che bene, grazie alle grandi ali di cui dispone. In condizione di movimento normale, camminata, trotto o corsa, non è proprio velocissimo. Quando si sposta, si sente un rumore di roccie che sfregano, e perde polvere o pulviscolo dal corpo... che in realtà sono polvere di roccia, granelli sabbiosi.

    Vestiario: No
    Armi: Artigli, Zanne, Coda, Ali

    Carattere:
    Il carattere di questo drago roccioso, non presenta, o quasi, eccessi particolari. Di norma è di indole buona, ma non a prescindere e con chiunque. Ha una sua scala di moralità in cui inquadra le varie conoscenze che fa, e le situazioni che gli si prospettano. Rispetta il valore negli altri se lo dimostrano. C'è anche da dire però che non disdegna la filosofia del vivi e lascia vivere.
    Odia la magia, per via del suo passato, e non si fida assolutamente di essa.... tendendo a stare ben attento a chi la pratica. Gli umani li sopporta... ma con riservo. Mentre con le altre creature solitamente non ha problemi.
    Ama le roccie ed i minerali, e ne mangia con gusto, anche per via del suo metabolismo, appena ne ha l'occasione.



    In battaglia:

    Potere speciale:

    KAMHO


    Modificando le sue scaglie, la vegetazione che vi cresce tra esse e producendo terra sabbia minerali o roccia tra di esse; Graworhonn è in grado di mimetizzarsi completamente nell'ambiente circostante.
    Divenendo di volta in volta una parte del paesaggio.... una grossa roccia... un tronco caduto... una collinetta erbosa ecc...
    Può utilizzare questa abilità anche se è addormentato.
    Utilizzabile sia per nascondersi dove non vi sono nascondigli, sia per attaccare a tradimento qualche nemico ignaro della presenza del drago.
    Può essere mantenuta attiva, fintanto che il dragone rimane immobile, una volta mosso, ovviamente si scopre l'inganno.


    Tecnica I:
    ROCK YOU !
    Il soffio infuocato comune ai draghi, in Graworhonn si manifesta nell'elemento terra.
    Grazie al suo metabolismo con la terra, la pietra e i minerali che ingerisce, genera una macigno di circa 2 metri di diametro, che viene scagliato grazie al soffio con estrema potenza e velocità in linea retta o parabolica contro il bersaglio.
    Questa tecnica può essere utilizzata però una volta a post, ed a post alterni, in quanto ha bisogno di un tempo di ricarica per riformare il macigno.

    Tecnica II:
    RESTA DI STUCCO
    Generando una sostanza fangosa ed estramente appiccicosa dalla bocca, prodotta dai succhi gastrici e dalla terra, Graworhonn soffia addosso al bersaglio tale sostanza che colpendolo lo indurrà in una sorta di primo stadio della pietrificazione. Appesantendolo e rallentandolo, invischiandolo e incollandolo. Essendo tale sostanza molto adesiva, il bersaglio colpito potrebbe incollare a se oggetti o incollarsi a ciò che tocca. Ha un tempo di ricarica di ben due post ovvero; un post sì e due no.

    Tecnica III:
    PIETRA PORTENTOSA
    Graworhonn produce una sostanza simile al cemento dalle scaglie che indurisce all'aria, rendole ancora più resistenti ai colpi. Questo indurimento appesantisce il drago e ne limita molto i movimenti.



    Storia:

    Graworhonn era uno degli ultimi 18 draghi viventi. Nel suo mondo non vi eran razze distinte di draghi; poichè da ogni drago poteva nascerne un altro completamente diverso.
    Gli umani, predominanti nel mondo dal quale il drago roccioso proveniva, erano perfidi... avidi... egoisti... egontrici... ed alla costante ricerca del potere.
    Fù per quello e per il loro innato dono di distruggere qualsiasi cosa, che annientarono tutta o quasi la specie draconica esistente, consapevoli della superiorità sotto ogni aspetto dei draghi.
    I pochi che rimasero divennero leggende, e vennero taggiati dagli umani come mostriose creature divoratrici di mondi!
    Uno stregone chiamato Skold, al servizio del monarca violento della sua nazione, partì alla ricerca di un drago che potesse essere l'arma vincente nelle guerre del suo sovrano.
    Incontrò quindi Graworhonn, e con un potente e bieco incantesimo lo costrinse alla cieca obbedienza.
    Per anni, cosciente di ciò che faceva ma impossibilitato a ribellarsi, Graworhonn sterminò interi eserciti nemici di Skold e del suo sovrano.
    Finchè un giorno, un mago di un regno nemico si presentò davanti a Skold, disse di conoscerne i segreti ed ingaggiò con questi un violento duello magico.
    Alla fine Skold, chiamò in suo aiuto Graworhonn, costretto a combattere il Mago.
    Ne uscì sconfitto, come ne uscì sconfitto lo stesso Skold. Lo stregone fuggì in un boato fumogeno, ma per Graworhonn non fù lo stesso.
    Il mago, che ben conosceva i draghi, si domandò perchè il drago li davanti a lui allora, seguiva gli ordini di quel vecchio pazzo... Esaminando la creatura, si accorse dell'incantesimo che lo imprigionava al volere di Skold e disse: "Solo quando non sarete più entrambi su questo mondo, l'incantesimo si spezzerà. "
    Ma anche se contro la propria volontà, Graworhonn aveva causato troppe morti, e la sua condanna fù la stessa per lui.
    Il giorno dell'esecuzione il mago che lo aveva sconfitto in battaglia gli si avvicinò e gli disse:
    "Tu non hai colpe. Non posso spezzare direttamente l'incantesimo di Skold... ma posso farlo trasversalmente. Ed è l'unico modo che abbiamo per salvarti la vita. "
    Il mago si allontanò 10 passi da Graworhonn, e con le mani disegnò due cerchi nell'aria rivolgendosi al drago. Poi formulò qualche strana parola e fece sempre con le mani dei segni strani.
    "Addio Drago e buona fortuna."
    Dopo che il mago ebbe detto ciò a Graworhonn, sotto il dragone si aprì un cerchio dimensionale che lo inghiottì, chiudendosi non appena il drago fù completamente passato.

    Il cerchio si aprì su di un isola e ne sputò al suo interno Graworhonn. L'incantesimo si ruppe all'istante, ora Graworhonn non era più sotto il controllo di Skold, ma ciò voleva anche dire che non si trovava nello stesso mondo dello stregone Skold!
    Era finalmente libero, in un altra dimensione su di un isola.
    Vagò per qualche giorno, fino a che venne a scoprire che il posto nel quale si trovava, portava il nome di Kengard. Ed ora lui vagava in quel luogo privo di uno scopo.... con una certa diffidenza verso gli umani... e con l'odio per la magia.






    Edited by Kars - 26/7/2022, 22:58
  4. .
    Una cosa finalmente per il verso giusto. Non era chiaro cosa stesse accadendo in quel marasma di canzoni, nebbia, cose che volavano e un "lascia fare a me!" che giungeva dai meandri di non si sa dove, ma un rampino giunse a comando.
    Zakrina si strinse nelle spalle, afferrò con la mano sinistra il proprio braccio destro sopra al gomito e lo strizzò con forza. Sentì il sangue rallentare e il braccio fare un po' meno male, abbastanza meno male da poter utilizzare la mano destra per raccogliere il rampino. Non aveva difficoltà ad alternare l'utilizzo delle due mani in combattimento, ma per quello che doveva fare doveva unire forza e precisione. Con la sola mano sinistra non ci sarebbe riuscita. Gill stava non solo esaudendo i suoi malsani desideri, ma la stava anche proteggendo. Non poteva deluderla. La modalità Zakrina da combattimento era tornata.
    Si concentrò per recepire i messaggi circostanti: il tizio blu non era distante, Gil si era frapposta a sua difesa, la nebbia era fitta, una grande massa si stava avvicinando.
    Perfetto. Tutto perfetto. Si ricordava anche il nome del drago rosso.
    "Gix!" gridò, spostando il rampino nella mano sinistra e lanciandolo come fosse a pesca di draghi. "Afferralo!"
    Avrebbe potuto semplicemente agganciarlo per una squama, una punta, qualsiasi cosa componesse la massa gigantesca del suo corpo, e difficilmente l'avrebbe mancato. Era meglio non rischiare tuttavia, così sperò che lui sfruttasse uno dei suoi grossi artigli per acchiappare il rampino al volo. Sia a causa della nebbia che della confusione non riuscì a capire quale parte del drago l'avesse accontentata, stranamente erano diventati tutti accondiscendenti, l'importante fu sentire trazione solida dall'altra parte. Passò la cima della corda che le era rimasta sulla mano destra, prese la rincorsa e saltò in aria, afferrò sia con la mano sinistra che con i denti la corda al volo e proseguì ad issarsi su alternando dita e molari. Quel che c'era di incredibile in tutto ciò, era che a contarle ricordava di aver già sperimentato altre sei volte quella follia. In nessuna di queste aveva un braccio fuori uso, l'aveva fatto per divertimento. I muscoli del collo erano sufficienti per stabilizzarla, per salire però doveva andare di braccio.
    Fu in cima prima del previsto, giusto il tempo di imprecare fra i denti qualcosa di delirante, e appena trovò le compatte squame di Gix si preparò a colpire. Adesso era lei a poter assistere dall'alto agli eventi, come il musico poco prima improvvisatosi direttore d'orchestra di una banda di scheletri e di casino porco.
    Nella coltre caliginosa sapeva dove si trovasse in quel momento, non l'aveva mai perso d'orecchio e Gill era un buon indicatore di posizione. Per centrarlo però doveva avvicinarsi. Sarebbe stato semplice chiedere a Gix di scendere, ma aveva già perso secondi preziosi e non poteva lasciare altro tempo all'avversario. Gill si era già data da fare abbastanza.
    "Appena strattono dal basso tu lascia andare il rampino" disse al drago in fretta e furia, accorciando la corda di un paio di nodi velocissimi.
    Incastrò l'ancora in una squama di Gix, si lanciò verso terra e quando fu a portata sferrò un calcio volante a girare di Chuck Norris al musico pazzo. Gix aveva avuto tutto il tempo di afferrare il rampino con l'artiglio se non voleva rischiare di perdere una squama per il peso della gravità, quindi non se ne curò. In effetti avrebbe dovuto farlo, perché se la squama si fosse staccata lei sarebbe caduta. Era rimasta appesa con la mano sinistra alla corda a pochi centimetri da terra come previsto. Diede un piccolo strattone e aspettò che Gix le lasciasse il rampino, poi lo scagliò verso il violino del musico per provare a recuperarlo e far ascoltare finalmente a tutti un po' di buona musica: quella dei violini fracassati in fronte agli scorbutici manipolatori di morti. Sicuramente il calcio che gli aveva dato lo avrebbe lasciato rincoglionito per il tempo sufficiente ad improvvisare una ballata.
    Dovette usare la mano destra per lanciare, non era brava con la sinistra. Per strattonare però avrebbe dovuto cambiare braccio, una coordinazione assoluta era cruciale per compiere gli ultimi passi di quella follia.
    Scusa Gix, ho dovuto usare un po' il tuo pg per aggrapparmi U.U
  5. .
    Gixcaririxen dall'alto guardò la situazione della battaglia e notò che la cosa non è confortante, vide che la nebbia continuò ad espandersi. Il drago rosso notò tre punti d'interesse: uno punto egli vide che c'era un alta concentrazione di quella nebbia e ci furono anche delle luci zigzaganti come se ci fosse una tempesta in atto in quella zona. Gix pensò che là potrebbe esserci Zell e la fonte della nebbia. In un altro punto vide delle tre figure che stettero combattendo tra di loro, ma non riuscì a capire chi sta combattendo contro chi a causa della nebbia che stette disturbando la sua vista. Infine in un altra zona vide qualcuno che non stava facendo parte del suo stesso gruppo che stette combattendo contro la fata e l'Elfa, e si chiese chi potrebbe essere e perché stette combattendo i loro stessi nemici. Mentre guardò la situazione il dragone notò una cosa abbastanza importante: tutte le sue ferite ricevute in tutta la battaglia iniziarono a guarire in modo naturale, quindi intuì che la nebbia potrebbe essere la causa del problema della guarigione in modo naturale.
    "Capisco, quindi è la nebbia che ci impedisce le ferite di guarire in modo naturale, allora chi non conosce un modo per guarire con un potere è nei guai, ed anche abbastanza, visto che anche da un taglietto insignificante potrebbe uscire del sangue, ai nostri avversari basta che ci feriscono leggermente in più punti e dopo aspettare che diventeremmo troppo deboli o moriamo perché abbiamo perso troppo sangue, penso che mi conviene avvisare i mei compagni di questa scoperta, dalle informazioni che ho, mi conviene andare prima dalle umane loro potranno essere in pericolo più dei altri, visto che, da quello che so, non posseggono alcun potere curativo" pensò il dragone rosso.
    All'inizio Gix fu un po' indeciso su dove andare, visto che non conosceva dove fossero le umane, ma dopo un ragionamento veloce, ripensando quello che aveva fatto e visto e nella speranza di aver scelto bene, egli volò giù verso le tre figure fino a quando non li distingui chiaramente. Se tra quelle figure ci fosse stato un nemico avrebbe attaccato con una palla di fuoco, provando a colpirlo, stano attento a non colpire gli alleati se ci fossero in quelle tre figure (quindi lo attacca se fosse lontano o stette allontanando dai suoi alleati) e dopo finito il suo attacco si sarebbe rivolto verso i suoi alleati (sempre se ci fossero) per dire "qualcuno è ferito, se sì deve uscire dalla nebbia e subito, essa non vi fa curare senza poteri", il dragone era chiaramente preoccupato, si poteva vederlo chiaramente dalla sua espressione.

    Se c'è il nemico ed è fuori portata dai suoi alleati (sempre se ci sono) Gix usa la tecnica II
  6. .
    Il turno curativo dei due amici bipedi fu fondamentale ma "la barra verde dell'HP che si vede nei videogiochi" non si riempì come loro due avrebbero sperato. Zell ed Aesiril si sentirono meglio e videro parte delle loro ferite rimarginarsi ma non come avevano previsto. Ovviamente, sia i vestiti dell'elfo che le scaglie dell'ibrido positivo attenuarono gli attacchi del rebbit.
    "Va meglio ma non è abbastanza!" disse Aesiril controllandosi le ferite.
    Intanto, la situazione attorno a loro non migliorò, anzi tutt'altro. Sentirono le ali del drago rosso sbattere nell'aria, segno che Gix aveva abbandonato la sua posizione e che si era spostato in un altro angolo del campo di battaglia e questo fece defluire i fastidiosi scheletri verso loro due, distogliendoli dal loro obiettivo: il rebbit. Come se non bastasse, sia la fastidiosa musica che la nebbia aumentarono ancora, distraendoli e mettendo alla dura prova la pazienza e i nervi dei due guerrieri.
    "Mi è venuta un'idea ma ho bisogno che tu mi faccia da scudo contro questi scheletri schifosi!" annunciò Zell mentre guardava nella direzione verso la quale doveva trovarsi il rebbit nascosto dalla nebbia.
    "Lascia fare a me!" l'elfo della Natura annuì deciso ponendosi tra il draghelfo positivo e il reggimento di scheletri che affluiva nella loro direzione.
    All'inizio sembrò non succedere niente ma lentamente il terreno sotto gli scheletri, da roccioso e compatto, si tramutò in una sorta di fango paludoso, che fece impantanare e rallentare gli scheletri. Quelli che defluivano da dietro spinsero tutti gli altri, facendoli cadere nel fango e più ne giungevano e più finivano distesi in quella sorta di sabbie mobili letali. Quei pochi scheletri che riuscirono a superare la palude vennero prontamente falciati dalla spada verde di Aesiril. Dall'altra parte, Zell non perse tempo e plasmò un fulmine globulare sul palmo della mano sinistra (dato che con la destra reggeva la spada) concentrandosi per pochi attimi (in maniera anche pericolosa per lui) ad occhi chiusi per percepire l'aura elettrica del rebbit, individuandolo in un punto in alto a destra sulla parete rocciosa. Anche se era accecato dalla nebbia, il draghelfo riuscì a "vedere" l'avversario attraverso il suo elemento e, prima che potesse muoversi, lanciò il fulmine globulare nella sua direzione, pronto a muoverlo a comando se il rebbit si fosse spostato.
    Gli scheletri finiti nella palude, invece, vennero incontro ad una fossilizzazione precoce; quando tutto il reggimento finì nel terreno molle e fangoso, Aesiril interruppe la sua tecnica, facendo tornare la terra al suo stato naturale, bloccando così gli scheletri dentro la dura roccia. A guardarli, le ossa e i crani che affioravano sembravano spuntoni di roccia bianca.
    "Per un pò non ci daranno più fastidio..." fu il commento di Aesiril, rimirando il suo lavoro, per poi voltarsi verso Zell che stava dirigendo un fulmine globulare al comando della sua mano, si vedeva benissimo il bagliore dietro la cortina di nebbia.

    Aesiril usa la tecnica VII: Zero coesione
    Zell usa la sua tecnica VI: Fulmine globulare
  7. .
    Abagizal

    Specie: Ibrido (Gnomo/Drago)
    Sesso: Maschio
    Età: 40
    Elemento: Acqua
    Aspetto fisico:
    Dello gnomo ha i tratti più comuni in assoluto, il cappello a punta rossa, la barba di un colorito madreperlaceo e un’altezza di circa trenta centimetri per trecentottanta grammi e una mente scaltra e ingegnosa. Fine della storia! Tutto il resto è il retaggio del padre, la forza che sprigiona il piccolo ibrido è pari a quella di un uomo medio o la capacità di respirare sott’acqua. La pelle è coperta di scaglie color blu fiordaliso. Scaglie non durissime, ma flessibili e rilucenti, piccole triangolari e leggermente affilate. Due piccole corna spuntano dalla fronte, non più lunghe di tre centimetri. Occhi lilla dalla pupilla rettiliana, si incastonano in un viso allungato, non rettiliano ma nemmeno umanoide, un misto come se un dio pigro si fosse fermato a metà dell’opera. I capelli, anche loro di un grigiore perlaceo, sono tenuti in una lunga treccia che scende fino al sedere. Mani e piedi, sono anche loro coperti di scaglie e le unghie sono dure come scaglie di un vero drago. Solo le mani hanno i palmi sprovvisti di scaglie, all’altezza dei polpastrelli, dove uno spesso strato di carne ruvida alloggia. L’ultima particolarità dell’ibrido è la presenza di una coda prensile, lunga quindici centimetri, sinuosa e terminante in una specie di pinna verticale.

    Vestiario: Cappello a punta rossa ma con un’ampia visiera, come un cappello di stregone, casacca verde smeraldo, pantalone grigio, cintura con vari attrezzi.
    Armi: Un tridente e una rete
    Carattere:
    Il suo carattere si è forgiato nell’essere un misto mai visto nel mondo degli gnomi. Una creatura diversa, rispettata e ben voluta, ma difficile da poter classificare come gnomo, o come drago. Mostra una compassione immensa per gli animali e la natura. Poco loquace, ama il silenzio e il rumore del mare, anche se ogni tanto non disdegna immergersi in bagni di folla. Ha un’avversione per gli umani, di cui diffida e tende ad evitare. Ama il legno e la manualità, con una predilezione per falegnameria e il taglio delle pietre. Adora la precisione nel lavoro e i pisolini sull’amaca installata sul suo catamarano.


    In battaglia:


    Potere speciale: Erede di Virsnaq – Con il retaggio paterno, quello del drago acquatico Virsnaq, l’ibrido ha potere sull’acqua. Tale potere gli permette di camminare sopra le acque, anche le più violente, come fosse sulla terra ferma o nuotarci dentro senza avere problemi a respirare. Può anche comunicare con tutta la fauna acquatica, comprendendone il linguaggio.

    Tecnica I:
    Scudo d’acqua – L’ibrido comanderà l’acqua intorno a sé -atmosfera, piante, liquidi vari- per creare un muro d’acqua che resisterà a massimo tre attacchi.

    Tecnica II:
    Lama d’acqua – L’ibrido manipolerà l’acqua creando un getto ad altissima pressione, capace di tagliare metalli e pietre dure. Gittata massima cinquanta centimetri, più è lontano il bersaglio meno potente è l'attacco.

    Tecnica III:
    Prigione d’acqua – L’ibrido, manipolando l’acqua intorno a sé, creerà una sfera d’acqua dalle dimensioni variabili che intrappolerà il bersaglio per un massimo di tre turni.


    Storia:

    La voce della gnoma è dolce e calma, mentre delicatamente accarezza la testa del figlio: <<vorrei dirti che tuo padre era uno gnomo favoloso o un costruttore infallibile, vorrei poterti dire che la sua barba era la più soffice e meglio curata. Ma non posso, lo sai, ma posso dirti di come lo ho amato, di come ci abbia amato e di come ora sia lontano, proteggendo questa terra e il suo popolo.>> Un grande sorriso si stampa sulle guance paffute, sotto un paio di occhi lilla. <<tuo padre, Virsnaq, non è stato sempre un drago. Prima era una magnifico serpente d’acqua, dalle scaglie color del cielo, un Imugi che regnava sovrano sulle sponde del mare. Ma chi dice mare, dice pirati. Umani della peggiore specie, sporchi, falsi, derubano e uccidono per il piacere di distruggere l’equilibrio. Sono esseri spregevoli, pronti a tradire per denaro o convenienza, non hanno il senso del branco come il lupo, o il coraggio del cinghiale, o l’intelligenza del corvo. E’ stato dopo uno scontro tra Virsnaq e i Teschi danzanti, che ci siamo conosciuti. Era ferito, debole, sdraiato sulla spiaggia come un pasto offerto ai granchi e ai gabbiani. Noi gnomi -e la mano pizzica la guancia di Abagizal, per fargli capire che anche lui è uno gnomo- siamo votati a proteggere gli animali, che siano piccoli topi o enormi Imugi.>> La voce si spegne mentre la gnoma fissa lontano nei ricordi, le punte delle dita accarezzano il mento del figlio. <<l’ho curato, insieme agli altri gnomi lo abbiamo protetto e portato al sicuro. Unguenti e magia, tempo e fatica. Eppure Virsnaq, non ha mai smesso di cercare di proteggere il mare e noi, che viviamo qui, su queste coste meravigliose.>> Dalla finestra socchiusa, in uno spiraglio di cielo stellato, l’odore salmastro del mare entra nella casa rendendo l’aria frizzante e quasi elettrica. <<era un’anima tormentata, sempre alla ricerca dello scontro, cercava di provare a sé stesso che era degno di essere un drago. Eppure a me sarebbe bastato fosse stato uno gnomo. Ma non si può avere sempre quello che si desidera, o almeno è quello che pensavo. Una notte d’estate, dopo una pioggia di stelle, ho trovato due cofanetti sulla spiaggia con dentro una perla in ognuno. Sul momento non credevo fossero importanti, li portati a casa e lasciati sul camino.>> La mano destra si solleva, indicando i due cofanetti vuoti, di pietra con incisioni misteriose. <<la prima perla si dissolse una mattina, quando guardando il mare desiderai che tuo padre diventasse uno gnomo. Ci volle tutta la buona volontà dei delfini per ripescarlo una volta trasformato. Era uno gnomo meraviglioso, bluastro e muscoloso, una barba perlacea una voce che sembrava la risacca del mare. Capii cosa era successo, nascosi la perla restante e aprii casa nostra per accoglierlo. Furono gli anni più belli della mia vita, e spero che lo stesso sentimento sia nel cuore di tuo padre. Fu un sogno meraviglioso, come l’incarnazione del paradiso, ma ogni sogno che si rispetti ha un suo risveglio. Il mare, senza il suo protettore, divenne caotico. Pirati, mostri, altre creature che aspiravano a diventare i signori delle acque. Tuo padre, nel suo silenzio pacato, nascondeva un dolore immenso come le profondità più nascoste. Di notte usciva e cantava con le balene o i delfini, versando lacrime salate che rendevano ancora più salato il mare. Non potevo legarlo a me per sempre, non era quello il suo destino, così con la seconda perla gli diedi la libertà e la forma che più era giusta per lui. E lui, senza che lo sapessimo, mi aveva donato l’essere più fantastico possibile, tu>> le dita della gnoma pizzicano il naso squamoso <<quindi non piangere, è vero che sei diverso, ma è vero che in te c’è il sangue di un drago. Quanti gnomi possono dire la stessa cosa?>>
    Anni più tardi Abagizal lascia la casa di famiglia, dove sua madre vive con un bravo gnomo e due gnometti. Un onesto falegname che ha insegnato al ragazzo tutto quello che sa, senza mai trattarlo come un mostro né come una stranezza. Sua sorella e suo fratello, molto piccoli d’età, spesso vedendolo scoppiano a ridere, chiamandolo il drago in miniatura. Parole che potrebbero ferire, se non fossero dette mentre gli saltano a collo per abbracciarlo. Una famiglia meravigliosa, ma il mare, quella forza sovrannaturale lo chiama come chiamava suo padre prima di lui. Dalle sirene e i tritoni ha imparato a leggere le correnti marine, a capire i segni per predire il tempo e a combattere usando tridente e rete; dai pescatori umani, nascondendosi tra i barili e le sartie sulle barche, ha imparato le tecniche di navigazione.
    Ed è così, ad oggi, che l’ibrido naviga lungo le coste con un catamarano. La barca è frutto del suo ingegno e della sua maestria gnomica. Due grosse botti modificate come scafi; quella a tribordo contiene la cucina, un bagno e due camere da letto, la botte a babordo contiene una camera da letto e lo stoccaggio di materiali e attrezzi. Per collegare le botti un ponte in legno, la cui prua, è una rete abbastanza fitta tirata a formare una sorta di amaca gigante. L’albero maestro svetta fiero e le vele, di un color crema e ruvide al tatto, sono pronte ad essere issate in qualsiasi momento.


    Edited by ceresfero - 3/5/2022, 20:57
  8. .
    Gixcaririxen stava continuando a combattere contro gli scheletri mentre si accorse di alcuni fattori che stettero caratterizzando il combattimento, infatti ebbe notato che le sue cure non funzionano al meglio contro quei scheletri, quelle poche ferite che ebbe ricevuto non vennero rimarginate naturalmente ed infine notò che gli scheletri sembrarono meno agguerriti del solito, ora che musica era molto bassa e pensò "che tutto questo sia l'opera di un bardo? da quello che so essi possono aiutare i loro alleati grazie alla loro musica, aiutandoli in diversi modi... no, sembrerebbe di no, se tutto questo fosse l'opera del bardo allora oltre il rallentamento degli scheletri le mie ferite si sarebbero guarite in modo naturale, quindi penso che sia qualcos'altro la causa del problema della guarigione delle ferite in modo naturale. Comunque il bardo sta potenziando gli scheletri con la sua musica, questo è siccuro" pensò il drago rosso mentre con un colpo di coda spazzò via un gruppo di scheletri che si trovassero dietro di se, distruggendoli e facendo volare lontano i loro frammenti ed usò le sue potenti zampe anteriori per schiacciare gli scheletri che si trovassero di fronte a se. Dopo il suo attacco Gix sentì la musica del bardo aumentare di volume per poi ritornare di nuovo bassa.
    Dopo aver visto il comportamento degli scheletri dalla musica, egli ebbe avuto conferma della sua teoria, quindi capì che se volle fare qualcosa dovrebbe approfittare del momento in cui la musica è bassa, ma cosa fare mentre la musica è bassa?
    "non posso restare qui ad affrontare questi scheletri, questo è certo. Vero che se ci sono io a tenere impegnati questi mucchio d'ossa non andrebbero contro ai miei compagni, ma visto che sembra che il bardo aiuta gli scheletri, prima lo togliamo meglio è, infine c'è qualcosa di molto strano qui visto che le mie ferite non si rimargino in modo naturale, e penso che anche i miei compagni avranno capito che anche loro ferite non guariscono in modo naturale... ed ora che ci penso, penso che le due umane possono essere in pericolo, visto che sembra che non abbiano poteri magici che possano far curare le ferite... per quello che riguarda Zell ed Aesiril, durante i combattimenti non li ho visti usare nessuna tecnica curativa, almeno, se la avessero usata io non ci ho fato caso, che fare?
    Il drago rosso ci rifletté per qualche secondo e poi prese una decisione: trovare quello che aiuta gli scheletri con la musica, in modo che quei mucchio d'ossa siano più facili a sconfiggerli, in più se ci fossero anche qualche compagno di squadra allora sarebbe ancora meglio, visto che così egli potrà guarirli.
    Quando gli scheletri ritornarono ad essere goffi e scoordinati Gix se ne approfittò della situazione: prese la ricorsa, schiacciando gli scheletri che si trovassero nel suo camino, per poi saltare in aria. Mentre saltò egli aprì le sue ali e li sbatté in modo da iniziare a volare, poi prese quota il più velocemente possibile.
    Se fosse riuscito nel suo intento e senza incidenti, il drago rosso avrebbe sparato una palla di fuoco contro i non morti per distruggere alcuni in più, per poi volare verso in su. Dopo aver raggiunto una certa quota di altitudine il drago rosso volò nalla zona del campo di battaglie mentre, usò i suoi sensi per localizzare il bardo e tutti i suoi compagni.

    mi scuso per il ritardo, visto che lavoro e studio non ho moltissimo tempo per passare qui
  9. .
    Yhana

    Specie: Mezzelfa
    Sesso: Femmina
    Età: 16 anni
    Elemento/Magia: Natura
    Aspetto fisico:
    Mezzelfa alta e dalla muscolatura armoniosa ma sviluppata, ha un fisico snello che la fa sembrare ancora più alta di quanto già non sia: infatti supera quasi tutti gli uomini. Ha una carnagione colore caffellatte, e dei capelli corvini invidiati da tutti, inoltre si tinge una ciocca dorata e una verde. Ma la sua particolarità più grande sono gli occhi: il sinistro verde, il destro dorato. Ha un'ottima velocità e una discreta resistenza, grazie alla corporatura e alle abilità fisiche della madre elfa. Dal padre umano ha invece ereditato l'altezza superiore alla media, e la forza eccezionale, oltre c'è all'occhio sinistro verde. Quello dorato l'ha invece preso dalla nonna materna, oltre alla carnagione bruna. Ha forme armoniose e ben sviluppate, ma rifiuta tutte le avance che ne conseguono: ha ben altri interessi in mente lei! I tratti facciali sono elfici, ha le orecchie a punta e gli occhi a mandorla.

    Vestiario: Sceglie vestiti comodi per lavorare con abilità, ma che rendano giustizia alle sue forme, di solito stretti alla radice e larghi alle estremità. I colori di solito sono sullo spettro del verde e del dorato, ma il beige non lo disdegna certo, proprio come il turchese. Porta al collo un ciondolo gemello a quello di Agharavel, ma dorato e con una foglia in agata verde.
    Armi: Ha una spada dall'Elsa dorata e l'elsa verde, con incastonato uno smeraldo, lasciatale dalla madre, che a sua volta l'ebbe dalla nonna, e così via di madre in figlia per generazioni.
    Carattere:
    È una mezzelfa molto altruista e gentile, se c'è qualcosa che può fare per aiutare la fa, sempre aiutata da Agharavel. Ha la caratteristica di sapere accettare ciò che non può cambiare, cambiare ciò che può essere cambiato e distinguere le due cose. Essendo cresciuta circondata da draghi ha difficoltà a relazionarsi con la sua specie, o meglio, le sue specie, e in questo il suo lavoro di erborista l'aiuta molto: dovendo interagire con clienti di ogni tipo è diventata più sciolta nel linguaggio e rilassata nell'atteggiamento. È sempre mite e gentile, e ci vuole molto per farla arrabbiare, al contrario di Agharavel, infatti si bilanciano, dato che lei è l'unica che riesce a calmare la dragonessa e a farle ritrovare il buonsenso. Essendo cresciuta con Agharavel, non la considera più un'amica, bensì la sua sorella drago.


    In battaglia:

    Potere speciale: Empatia
    È letteralmente empatica, riesce a percepire le emozioni altrui.

    Tecnica I: Non c'è rosa senza spine
    Evoca dei roseti dalle spine velenose, che stordiscono gli avversari per due turni.

    Tecnica II: Rimasto al verde?
    Con il suo potere evoca liane che avvolgono gli avversari per poi diventare legno, tecnica che le fa rallentare i movimenti per un turno.

    Tecnica III: Guarigione
    Con delle erbe curative da lei chiamate cura le ferite di un alleato, però sente il dolore di quelle ferite al posto dell'alleato.


    Storia:

    Yhana nacque nelle isole fluttuanti, da un'elfa e un umano che pochi giorni dopo sparirono. E fu così che crebbe circondata dai draghi, veniva considerata una dragonessa travestita da elfa, ma la dragonessa con cui legò di più era Agharavel, un'orfana come lei. Presto divennero migliori amiche, e quando lei compì dieci anni Agharavel le offrì di viaggiare, dato che lei era fisicamente capace di trasportarla per molto tempo, e il suo fisico era già come quello di un'adolescente umana, quindi accettò. Dopo aver passato anni a viaggiare, si trasferirono a Kerus, dove attualmente vive e lavora come erborista.


    Edited by Aesingr - 2/1/2022, 21:38
  10. .
    Da quanto tempo! Riuniamo i post va, così dopo di me sta a Tira e poi a Cassidy.


    "Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è..."
    Il coboldo non riuscì a terminare la frase. In un primo momento rimase semplicemente con l'espressione stralunata persa nel vuoto, poi una smorfia che sapeva di stupore e paura si dipinse rapidamente sul suo muso. Abbassò lo sguardo come a voler nascondere alla propria vista qualunque cosa l'avesse sconvolto e senza aprir bocca indicò oltre Engifer per avvisarla di una presenza alle sue spalle.
    "Se non sopravviveremo sappi che mi sei simpatica" fu tutto ciò che gli uscì dalle labbra dopo qualche secondo di silenzio.
    Una creatura fumosa di volute di tenebra si era generata dove il coboldo spaventato stava puntando l'artiglio. Era fin troppo simile a qualcuno che Engifer già conosceva per non averci niente a che fare. Il suo corpo era più sinuoso e fluttuante della controparte originale, e forse il colore era un tantino più ingrigito, ma quello che si era materializzato alle sue spalle era un drago decisamente molto simile a Aesingr. Non gli somigliava soltanto nell'espressione del muso, congelata nell'oscurità di due occhi neri come la Città dei corvi. Inizialmente era parso di forma eterea, poi si era concretizzato in un Aesingr di squame grigie e senza emettere alcun ruggito aveva sollevato una zampa per abbatterla su Engifer. Il coboldo fece per intervenire, poi capì che non avrebbe fatto in tempo e si ritrasse di colpo.
    "Via!" le gridò, sperando fosse pronta di riflessi.
    Fece per cominciare a correre, ma nel voltarsi scoprì che anche dietro di lui erano sbucate delle presenze. Erano perlopiù coboldi simili a lui, dal corpo nudo e grigio e dall'espressione vuota quanto quella del drago. Due gli saltarono incontro con silenziosa ferocia intenzionati a dilaniarlo. Fu l'adrenalina a permettergli di evitare l'assalto dei loro sottili e affilati artigli, ma sentì lo spostamento d'aria del taglio delle zampe grigie sulle squame. Per poco non piombò addosso a Engifer e non perse l'equilibrio. Riuscì a non travolgerla balzando di lato e facendo perno sulla coda.
    "Loro sono... come... com'è..."
    Cercò di esternare una frase di senso compiuto senza successo, sembrava sprofondato nello sconforto. Roteò gli occhi violacei verso Engifer e il drago ormai completamente materializzato, come anche quelli che stavano per diventare i suoi aguzzini, e dedicò alla strana mezza cobolda uno sguardo di commiserazione. Forse non era esattamente ciò che intendeva esprimere, difficile dirlo quando il terrore e il dispiacere riempono un volto, ma non aveva grande importanza. Non ci sarebbe comunque stato tempo di porsi domande, perché gli altri coboldi che erano almeno una decina si lanciarono verso di lui e lo colsero alla sprovvista. Soltanto due riuscirono a ferirlo, ma fu sufficiente perché un terzo potesse avvicinarsi; poi un quarto, un quinto e...
    Il suo musetto vivace perse improvvisamente di tonalità. Sembrava essersi improvvisamente spento, intristito in un modo quasi agghiacciante. Le ferite causate dai suoi avversari erano leggere, dai tagli stillava solo qualche goccia di sangue. ad esser stato lacerato era qualcos'altro.
    Se il drago ferirà Engifer, i ricordi positivi che lei ha di Aesingr si corromperanno e li vedrà sottoforma di incubi. Se ci sono persone con cui Engifer ha stretto un qualche legame compariranno e accadrà la stessa cosa. Se Engifer non ha amici o niente di simile a cui si è affezionata non comparirà nient'altro. Tanto meno solido è/è stato il legame con Aesingr "secondo lei" tanto più sarà facile distruggerlo e stessa cosa per le altre apparizioni. Puoi interpretare la faccenda come preferisci, per la pietra ho già la trama in mente.


    Doveva ammetterlo, farsi trascinare per le corna da Egenna era una delle cose più strane che potessero accadere a Kengard. Ce n'erano di assurdità, più di quante avrebbe pensato possibile, ma quella ne batteva molte; quasi tutte. Per starle dietro doveva fare attenzione a non strofinare il mento squamoso per terra e allo stesso tempo a non tenere la testa troppo in alto o lei non ci sarebbe più arrivata. In realtà era piuttosto alta come umana, il problema stava nel fatto che tenere il collo dritto in avanti gli faceva venire dei leggeri dolorini alle spalle e per assecondare i suoi movimenti finiva per incurvare il dorso e farsi più piccolo tra le ali. Egenna non se n'era mai accorta, per lei sembrava naturale tirare un drago per le corna. Forse lo faceva di professione!
    Quando arrivarono alla locanda, la fonte del rumore, Aes si accorse della porta in avvicinamento anche con il muso puntato verso il basso. Egenna invece dovette farci caso con un po' di ritardo, perché Aes si ritrovò a sbattere con un corno su uno stipite e sussultò. Il tonfo era stato lieve, ma vicino vicino al suo orecchio destro. Non si tirò indietro per paura di decollare Egenna con un movimento brusco. Zakrina lo oltrepassò sghignazzando mentre Egenna gli suggeriva-Ordinava di cercare una finestra. Ad Aes piacevano le finestre, erano una delle più belle invenzioni per i luoghi chiusi costruiti dai bipedi. Poteva infilarci il muso da dentro e da fuori e appoggiarsi comodamente se la cornice non era troppo sottile. Mentre si allontanava di qualche passo e cercava di capire dove appostarsi, dando anche un'ascoltata rapida nei dintorni giusto per scrupolo, sentì dall'interno un fischio sorpreso di quelli da presa in giro stile umano sobrio solo in parte o troppo birbante per farsi gli affari propri.
    "Una donzella? Due donzelle! Non potrete essere il premio di consolazione stasera, mi dispiace. Solo chi..."
    Aes sentì un frastuono, qualcosa che veniva scagliato e un paio di voci alzarsi seguite dalla discesa lenta ma prepotente del silenzio. Quando riuscì a fare il giro e ad individuare un pertugio che sembrava una finestra anche se occlusa da qualcosa, ancora non si sentivano rumori strani di oggetti contundenti in fase di decollo. Era cessato anche il tintinnare dei bicchieri. Gli tornò in mente la birra infinita. Quando capì che l'ovulo era tappato da un tessuto appositamente installato per non essere spostato proseguì nella sua perlustrazione e infine trovò una vera finestra. Infilò il muso dentro per controllare cosa stesse succedendo e, anche se la cosa non lo stupì, lo scenario che si ritrovò davanti era troppo diverso da quello di qualche secondo prima. Era così facile cambiare la posizione di individui e oggetti? E anche di ribaltarli? :sclero:
    Tira, divertiti tu a descrivere cos'è successo nei... quindici secondi in cui Aes faceva il giro.
  11. .
    Arrivo.

    Punto.

    Sulla pergamena non vi erano altre indicazioni e adesso mi ritrovavo in questo posto dimenticato dagli dei in compagnia di un coboldo che non ne voleva proprio sapere di starsene zitto! Dannazione!
    Iniziai a guardarmi in torno. Non avevo intenzione di entrare là dentro...quel posto cadeva a pezzi, che fosse una trappola?
    << Sicura di voler entrare là dentro?>>, chiese il mio molesto accompagnatore. << Ti pare?>>, sussurrai.
    << Ammetto che non ne so poi molto, cercavo solo una scusa per accompagnarti. Se qualcosa però è ben noto è che la pietra di Ea' che in molti cercavano non è ancora stata ritrovata. Ha un valore inestimabile, sei qui per quella?>> Quelle parole mi fermarono. Avevo registrato solo "pietra" e "inestimabile". La pietra...possibile che si trattasse della stessa gemma? << Di che gemma parli?>> Dovevo saperne di più.
    << È curioso. Molti la cercano ma tutti hanno paura di trovarla, come si trattasse di un tesoro maledetto. Probabilmente sperano di ottenerla per poi sbarazzarsene>>, mi rispose pensoso. << Non ha senso, perché dovrei cercare qualcosa di maledetto? Con quella nomea chi potrebbe mai volerla?>> Fece spallucce e cominciò a gironzolare calciando qualche pezzo di muro caduto sgretolandosi.
    Portai la mano alla tasca contenente la pietra. Mille pensieri mi scorrevano nella mente e quella vibrazione alle squame era tornata più fastidiosa che mai. No, qualcosa non tornava. Lo sapevo sin dall'inizio, però non riuscivo ancora a vederne il disegno generale. Desiderare una pietra per poi sbarazzarsene...non riuscivo davvero a capacitarmene, non aveva senso. Niente aveva senso da quando avevo incontrato quel drago!
    Un dolore lancinante alla testa mi colse alla sprovvista, dandomi anche un senso di nausea. Il coboldo si accorse che qualcosa non andava. << Ehi, tutto bene?>> e si avvicinò. Lo fermai con una mano e scossi la testa. Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
    << Sai che aspetto abbia questa pietra?>>, dissi a bassa voce. << Allora, ci ho visto giusto! Stai cercando la famosa pietra di Ea', Ea' e la sua famosa pietr- -lo fulminai con lo sguardo- quella pietra. Beh...ci sono diverse voci, la più accreditata è che sia simile ad un'acquamarina e sono abbastanza sicuro di quello che dico, sissignore, perché si dà il caso che il sottoscritto abbia un'ottima memoria (insieme a tante altre qualità troppo lunghe da elencarti). Sono così sicuro che oserei aggiungere che sia anche orlata di bianco!>> annuì soddisfatto. Stava per aggiungere altro quando gli misi sotto il muso quel maledetto sasso. << Questa pietra?>> << Oh tu guarda, è esattamente così! Tuttavia, cara mia, sono fortemente spinto in cuor mio a dissuaderti dal perseguire quest'impresa, non ne ricaveresti che guai>> concluse. Continuai a fissarlo tendendogli la pietra. Lui guardò me, la pietra e poi di nuovo me. Poi vidi la luce, sprigionata dal suo cervello che si connetteva, risplendere nei suoi occhi. A questo seguì un salto indietro clamoroso << Woah, woah, woah!! Fermi tutti! Cosa hai lì? Dove...dove l'hai raccattata?>>, disse iniziando a guardarsi in giro per terra, come se da un momento all'altro potessero spuntare ovunque pietre maledette (come margherite!!).
    << No -esitai un istante- mi è stato commissionato di freddare il suo proprietario>>. A quel punto il coboldo (com'è che si chiamava?) si calmò dal suo panico e mi guardò con uno sguardo che non mi piaceva per niente. Poi si fissò i piedi scuotendo la testa e frustando nervosamente il terreno con la coda. << Oh mia piccola amica, ti hanno proprio fregata>>.
    Dato che non aggiungeva altro, lo incalzai << Che vorresti dire?>> Temevo già la risposta che stava per giungermi << Tutti a Città dei Corvi sanno che il proprietario della pietra di Ea' è...

    E con questi bei tre puntini di sospensione saluto tutti quanti, dopo mesi di attesa!
  12. .
    Sono felice di essere il tuo primo amicodisse Nicholas all'affermazione di Lehaman. Proprio perchè non aveva pregiudizi il ragazzo faceva amicizia con qualsiasi creatura. Un pò garantiva anche la sua visione ottimista del mondo come un posto in cui ognuno era buono. Era ingenuo ma questo gli permetteva di vedere il mondo con gli occhi di un bambino.

    Quindi ascoltò la spiegazione sui pipistrelli di Roves stando ben attento a seguirne ogni passaggio.Non ho mai sentito di creature simili,interessanti quanto letali. Quindi mangiano la linfa delle piante e il terreno. Bene,
    questo mi suggerisce già un modo di rendermi utile perchè uno dei miei poteri è quello di ricostruire la materia ossia riparare il terreno. Inoltre posso rendere forse i batuffoli in condizioni di non nuocere rivestendoli di ferro.Però non l'ho mai fatto su un essere vivente ma ci posso provare.

    Nicholas non era un supereoe e non aveva neanche fatto una prova prima ma era impulsivo quindi tentare a usare i suoi poteri in quel modo gli sembrava una buona idea. Anche se alla fine l'avrebbe stancato quel lavoro ripetitivo sperava comunque che i cuccioli di pipistrello fossero pochi.
    Sì, Flendigar, conosco i posti di cui parlate,anche mio nonno diceva lo stesso della Ginestra d' Ambra quindi io non ho motivo di credere il contrario. Uhm, del Volto di Meridia anche lui ha scritto però io non mi ricordo cosa...fu interotto da Rovers il quale disse che non c'era tempo per le spiegazioni.
    Giusto, dobbiamo combattere, io sono pronto. E quando avrò impiegato le mie energie nel combattimento sarò solo felice di mettermi in poltrona e starvi ad ascoltaredisse all'anziano elfo.
  13. .
    GLI SLIME:

    f2b028d6a0be943997fe2ab6e2767f86Slime radioattivo al limone.


    BIOLOGIA: Gli slime sono organismi molto primitivi, asessuati e monocellulari.
    essi solitamente posseggono limitate capacità intellettive, anche se ci sono stati casi di slime iper intelligenti in passato, ma sono molto sensibili emotivamente e non hanno una forma definita forma poiché come amebe possono modificare la loro membrana cellulare in varie forme, solitamente le forme che assumono sono puramente funzionali e ricordano quello che vedono in una versione approssimativa: per esempio non possono diventare un cavallo. ma possono trasformasi in un essere quadrupede che corre o non possono trasformarsi in un essere umano, ma possono assumere forma umanoide con braccia per pendere le cose e gambe su qui camminare... malgrado ciò non possono mutare dimensione, se non crescendo o riproducendosi per mitosi e quindi dividendosi in due, e colore, vanno sempre considerati ferali anche se assumono sembianze umanoidi poiché si tratta di una copia aprossimativa e imperfetta.
    Malgrado non abbiano una forma standard di solito gli slime si presentano come delle palline colorate e molliccie. Il loro corpo al tatto è morbido, odorano della tipica fragranza della loro specie, di qui hanno anche il sapore. Solitamente presentano occhi, che sono immersi nel plasma interno alla membrana e non presentano palpebre, poiché essendo immersi nel loro corpo semi trasparente non necessitano di lubrificazione, e a volte una bocca che altro non è se non una piega nella membrana cellulare che usano per fagocitare il cibo. Tali tratti somatici costituiscono la loro basica faccia.
    possono sentire sapori, suoni e odori tramite dei recettori sulla membrana che funge da naso, timpano e lingua.
    solitamente si muovono saltellando, rotolando, strisciando o generando pseudo-arti su qui camminare, non possono nuotare poiché il loro corpo galleggia in modo tale da rendergli quasi impossibile immergersi, cosa molto utile visto che altrimenti affogherebbero non potendo assorbire ossigeno attraverso la loro membrana cellulare. non è raro che gli slime approdino dal mare, ma a volte cadano dal cielo poiché lanciati in aria da trombe d'aria o forti raffiche di vento, tale fenomeno è noto come pioggia slime, ed è un evento piuttosto raro, ma al contempo affascinate.
    gli slime emettono spesso dei vocalizzi facendo vibrare la loro membrana, tali vocalizzi ricordano gorgoglii, gargarismi, urletti, gridolini, canticchi, o comunque vocine e versetti simili a quelli di un un bambino, ma sono in grado di apprendere altri versi e imparare a parlare con il tempo, tali versi emessi dagli slime vengono solitamente definiti Gorgheggi.
    gli slime potrebbero vivere per sempre... semplicemente quando invecchiano e diventano troppo grandi si scindono in due individui.
    dentro la membrana vi è un liquido nutritivo in qui sono immersi i vari organelli, invisibili a occhio nudo, a differenza del nucleo.
    il nucleo è il centro del loro corpo che contiene sia il loro cervello, che il cuore, nonchè anche il loro DNA.
    il nucleo è il loro punto debole e possono rigenerare il loro intero corpo da esso nel giro di qualche giorno se il resto del corpo muore se esso è in salute, è molto simile alla spora di un batterio e al nucleo di una cellula normale.

    alimentazione: mangiare e una delle cose che di certo gli slime amano di più in assoluto: non hanno stomaco o intestino, ma si limitano a inglobare il cibo dissolverlo nel loro corpo gelatinoso che secerne sostanze corrosive nel vaquolo in qui hanno fagocitato l'alimento e lo dissolvono per poi assorbirlo. ogni razza di slime ha un alimento preferito diverso, ma se molto affamati e privati di cibo attaccano le persone e ricorrono persino al cannibalismo. le loro feci sono commestibili e sembrano caramelle gommose alla frutta. sembra però che tutti gli slime amino i dolci e la carne anche se alcuni più di altri.

    COMPORTAMENTO: solitamente giocano e saltellano in giro con espressione ebete, le persone spesso li allevano poiché emettono gelatine gommose commestibili come feci e sono in grado di sollevare il morale delle persone, malgrado ciò gli slime selvatici spesso sono aggressivi e attaccano per cacciare attivamente le prede, è noto che in sotterranei molti avventurieri siano morti tra le fauci del cugino della razza slime comune: i temuti cubi slime che sono più aggressivi e grandi della versione comune.
    solitamente gli slime vivono in gruppi anche molto numerosi e hanno solitamente un esemplare più grande e forte come "re", ovvero il capo del branco.

    RIPRODUZIONE E AFFINITA': gli slime non hanno un sesso definito, ne organi riproduttivi, ma possono trasmettersi DNA in modo simile a batteri strofinandosi tra loro o usando dei tentacoli in modo simile a lumache, sono inoltre quasi tutti omosessuali avendo tutti un solo sesso. possono accoppiarsi con organismi non slime e riprodursi generando caratteristiche sessuali opposte a quelle del partner. gli ibridi figli hanno sempre la razza del genitore non slime, ma avrannò gli occhi del colore del genitore slime ed è comune che abbiano il loro elemento.
    gli slime non si legano quasi mai per la vita se non a gruppi di altri slime con qui convivono, ma provano affetto per i loro simili e si prendono cura della loro prole che solitamente si nutre delle loro feci simili a caramelle gommose, insetti e del cibo procurato dagli adulti.

    TIPI DI SLIME:

    slime arancione di fuoco all'arancia:
    carattere: estroverso.
    al tatto: caldi, umidi, un pò oleosi (attenzione, possono macchiare). la membrana non è ne troppo sottile che troppo spessa e ne troppo resistente che troppo debole.
    habitat: zone tropicali e vulcani. ovunque in estate.
    alimentazione: cenere di piante e animali, carbone, maeriale organico carbonizzato e qualsisi combustibile.
    abilità: sono forti, agili e guariscono in fretta in zone calde. Si scaldano se provano emozioni forti e prendono fuoco se arrabbiati.

    slime blu d'acqua alla prugna
    carattere: tranquillo.
    al tatto: freschi, perennemente bagnati, necessitano come le lumache di acqua e idratazione, hanno la loro membrana è molto fragile, però si rigenera molto rapidamente e resiste bene agli urti.
    habitat: mari, fiumi e laghi. ovunque se piove.
    alimentazione: pesce, crostacei, molluschi, meduse, placton e alghe.
    abilità: nuotano velocissimi assumendo la forma di una goccia, possono non galleggiare, guariscono estremamente in fretta la loro membrana e respirano sott'acqua.

    slime giallo di fulmine alla mela
    carattere: iperattivo.
    al tatto: scivolosi come saponette, superfice umida che può secernere sorstaze lubrificanti per non creare eccessivo atrito sulle superfici, superficie liscia e gommosa per conservare la corrente e non diffonderla nell'ambiente.
    habitat: ovunque in zone sopraelevate, soprattuto se c'è tempesta.
    alimentazione: piccoli animali, verdura e frutta.
    abilità: possono compiere enormi salti e muoversi rapidissimi pure su acqua e pareti verticali, come correndo su esse.

    slime dorato di terra alla cioccolata
    carattere: maturo.
    al tatto: secchi, freschi e ruvidi. sono gli slime con la membrana più spessa, ed è molto resistente.
    ambiente: ovunque, soprattutto nel sottosuolo.
    alimentazione: materiale vegetale e animale in via di decomposizione, minerali che assorbono dal terreno, radici e piccoli animali nel terreno.
    abilità:si muovono velocissimi sottoterra e hanno una forza fisica enorme. inoltre ribalzano bene e sono ottimi se usati come pallone.

    slime argentato-trasparente d'aria al cocco
    carattere: infantile.
    al tatto: incredibilmente lisci, freschi e morbidi, al tatto la membrana ricorda seta e l'umidità della membrana varia in base all'umidità dell'ambiente circostante.
    habitat: ovunque, soprattuto all'aperto in zone ventose.
    alimentazione: uccelli, insetti e semi portati dal vento.
    abilità: sono agilissimi e in grado di volare velocissimi generando protoali, sono in grado inoltre di riempirsi d'aria e levitare in giro portati dal vento.

    slime bianco di luce alla crema
    carattere: affettuoso.
    al tatto:caldi, morbidi, secchi e con una membrana brillante e sottile, ma molto resistente. stringerne uno a sè è piacevole, ricorda una sacca per l'acqua calda.
    habitat: ovunque di giorno, di notte dormono in zone sicure, ma sono attratti dalla luce come falene.
    alimentazione: frutta e verdura, sembra che mangi la carne solo in mancaza di altro.
    abilità: sono molto agili, forti e veloci. Sono capaci di guarire molto in fretta e accellerare i processi di guarigione delle creature vicine.

    slime nero d'oscurità al caffè
    carattere: capriccioso.
    al tatto: membrana sottile ma molto resistente, freschi, viscidi e carnosi. stringerne a uno a se crea disagio... sembra una sanguisuga.
    habitat: ovunque di notte, di giorno dormono in zone sicure. ovunque durante le eclissi di sole.
    alimentazione: carne e sangue, parasitizzano altre creature più grandi generando tentacoli con cui succhiano il sangue.
    abilità: estremamente forti, resistenti e agili, sono in grado di succhiare il sangue ad'altre creature per guarire.

    slime beije di sabbia all'ananas
    carattere: curioso.
    al tatto: molto lisci, secchi e levigati, la membrana è molto resistente e crea pochissimo atrito.
    habitat:deserti, luoghi sabbiosi e spiagge. ovunque se c'è una tempesta di sabbia.
    alimentazione: radici, insetti, ma perlopiù piccoli animali e foglie di piante.
    abilità:agilissimi e molto veloci, ma deboli fisicamente. sono capaci di "nuotare" rapidissimi nella sabbia e scivolare o rotolare molto in fretta.

    azzurro di ghiaccio alla menta
    carattere: introverso.
    al tatto: freddi, lisci, mebrana molto resistente e morbidissimi. normalmente sono secchi in ambiente freddo, ma diventano umidi in ambienti temperati. detestano il caldo, cercano spesso ombra e acqua in estate.
    habitat: tundre, taighe, mari congelati e cime innevate. ovunque in inverno.
    alimentazione: animali e pinte che congelano per conservalli meglio.
    abilità:sono forti, agili e guariscono in fretta in zone fredde, si muovono velocissimi sotto la neve e sul ghiaccio, sono anche molto veloci a muoversi sull'acqua creando uno strato di ghiaccio su di essa mentre ci si muovono sopra.

    slime rosa di suono alla fragola:
    carattere: dispettoso.
    al tatto: tiepidi, morbidi e vibranti. la membrana è sottile, resistente, molto tesa e compatta: ricorda la pelle di un tamburo.
    habitat: città, villaggi e zone urbanizzate.
    alimentazione: mangiano di tutto, ma per lo più rovistano nei rifiuti come procioni. amano il cibo cucinato.
    abilità:agilissimi e relativamente veloci, ma deboli fisicamente. guariscono velocemente in zone rumorose come le città.

    slime rosso di metallo alla ciliegia
    carattere: fiero.
    al tatto: freddi, lisci e secchi. non hanno una membrana molto spessa, ma è la più resistente in assoluto.
    habitat:sottosuolo, rari in superficie.
    alimentazione: sangue, carne, metalli nel terreno e radici.
    abilità: estremaente coriacei e resistenti rotolano molto velocemente in superficie e scavano altrettanto rapidamente sottoterra assumendo la forma di una trivella, ma sono poco agili e molto goffi.

    slime verde di chiaro radianza al limone
    carattere: intraprendente
    Al tatto: caldi, umidi, molto morbidi. Posseggo una spessa membrana cellulare ricca di minerali e metalli che preservano le radiazioni all'interno del corpo fingendo da batterie.
    habitat:sottosuolo, rari in superficie.
    alimentazione: sali minerali nel terreno che convertono in nutrimento sfruttando le radiazioni, si nutrono anche di carne, frutta e verdura, ma preferiscono le sostanze del terreno.
    abilità: sono molto forti e agili, ma non sono molto veloci. Curano costantemente gli esseri vicini, ma danneggiano lievemente e costantemente avvelenando con le radiazioni, chi li fa arrabbiare. Si curano assorbendo radiazioni e se feriti possono provocare esplosioni.

    slime verde scuro di natura al pistacchio
    carattere: istintivo.
    al tatto: ruvidi, freschi, membrana fragile, ma spessa
    habitat: boschi, foreste, prati, paludi, praterie e luoghi ricchi di vegetazione.
    alimentazione: insetti, vegetali, ma perlopiù sali minerali nel terreno, possono inoltre fare la fotosintesi.
    abilità: molto forti e resistenti, ma un pò lenti. guariscono velocemente se sono direttamente esposti ai raggi solari, guariscono inoltre gli esseri vicini.

    slime viola di uva veleno
    carattere: cauto.
    al tatto:viscido, bitorzoluto per via di sacche velenose, membrana molto fragile e sottile, ma che si rigenera in fretta ed è disposta a strati come una cipolla.
    habitat:paludi, fogne, acquitrini e zone umide in generale. ovunque se piove.
    alimentazione: insetti e cibo marcio, perlopiù vegetali decomposti e carne avariata, pare amino le camole nella carne decomposta.
    abilità: agili e veloci, ma deboli e fragili, avvelenano chiunque toccano causando danni corrosivi se sono arrabbiati, ma curano tutti gli esseri che toccano se vogliono, il loro morso può paralizzare chi ne è vittima e sono bravi a galleggiare come ninfee e nuotano bene vivendo in zone umide.

    Edited by Master of Void - 1/11/2020, 21:04
  14. .
    I fuochi fatue nella loro adorabile ingenuità credettero alle parole di Egenna, e ora restavano solo loro tre nel buio, e di certo quel mostro sarebbe stato visibile anche se i suoi occhi non fossero divenuti più sensibili a causa dell'Elixir, poiché l'alone radioattivo di colore lime che avvolgeva a strisce il suo corpo nelle giunture dei segmenti dorsali, e che era onnipresente sulle chele la rendeva ben visibile.
    Scorn ridacchiava in modo rantolante, mentre la sua orrenda massa di zampe scricchiolava in modo disturbante.
    "Che carina, non hai paura di mammina Scorn? Hihihi, che carina! Comunque non per vantarmi, ma quello che dici è vero: ne ho sentite parecchie: Studi su cavie umane, traffici di sostanze per uso "ricreativo", crimine organizzato, traffico d'armi e... Oh giusto la prostituzione. Hehehe, immagino che però a te non interessino certi gossip."
    Lei scricchiolò e si avvicinò sollevando la coda da scorpione minacciosamente, non era sicura se la ragazza dicesse la verità o no. Di certo entrambe volevano fuggire, ma nulla impediva a lei o alla ragazza di tradirsi reciprocamente, anche perché non sapeva chi tra lei e Egenna "la padellatrice poco silente" fosse la più folle.
    "Non puoi fidarti di lei! Ci terminerà appena ne avrà l'occasione... Se non farà di peggio."
    Fece Atalanta in apprensione guardando male pure lei Scorn, che le fissava a testa in giù strofinandosi le zampe sotto le chele come una enorme mosca.
    Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, e non fidarsi di Scorn era solo buonsenso.
    "Oh, parli proprio tu? Una macchina che pensa con la sua testa per loro non è un mostro diverso da me. Ahahah! Pensi che ti accetterebbero e rispetterebbero come sei? Ahaha! È dei corvi che parliamo... Loro sanno solo odiare, altrimenti perché mi avrebbero creata? Che ingenua! Ahahah!"
    Ridacchiò canzonario il grosso insettoide, Atalanta dava idea di essere sul punto di un sovraccarico per la rabbia e tiro altre frecce per tenerla lontana.
    "STA INDIETRO! Persino le tue parole sono veleno!"
    Fece lei furiosa, ma con una nota d'agitazione al pensiero che quel mostro potesse aver ragione.
    Scorn sbuffo infastidita, ma torno a ridacchiare quando la ragazza umana che amava di più (e non è un amore piacevole) formulò la sua domanda.
    Quelle sue avevano molto in comune penso l'insetto: soprattutto l'ingenuità.
    "Hihi, dolcezza... Avvicinati di più e sentirai quanto sa essere semplice la mia soluzione!"
    Non era chiaro se per soluzione scorn si riferisse a una reale soluzione dei problemi o una soluzione di tossine chimiche concentrate, ma il fatto che avesse sollevato nuovamente la coda minacciosamente restringeva il cerchio.
  15. .
    Sorry per l’attesa ma è stata fruttuosa :please:


    Mavet aiutò Kesya a slacciarsi l’imbragatura. < Non so se sia la cosa migliore che tu vada lì dentro da sola, sarebbe meglio rimanere uniti... percepisco una presenza malvagia! > urlò la maga alla Maleyes che intanto era entrata nella grotta, ignorandola beatamente ed era già stata inghiottita dall’oscurità. Mavet guardò Maddyn con una faccia interrogativa, poi i cuccioli. < Kesya? Signorina Kesya Maleyes? Ma dove è scomparsa? >. La ragazza si grattò la testa, aspettò altri 2 minuti e poi prese lo zaino dal carretto, se lo mise in spalla e tese la mano all’altra umana. < Prendi la mia mano Maddyn! Partiamo per cercare la tua mamma e ora anche Kesya! Piedino! Vieni anche tu, ci serve almeno qualcun altro, voi, altri cuccioli state in guarda del carretto: è il nostro unico mezzo di ritorno e poi l’ho costruito io e mi piace molto>.
    Le tre figure si inoltrarono nella coltre oscura, improvvisamente una fievole lucina illuminò per qualche secondo la via e Mavet aspirò avidamente dalla sua pipa. < Ora va meglio >, disse ricercando il braccio di Maddyn da cui si era staccata per accendere la pipa. Si sbracciò un paio di volte in avanti a tentoni, cercando un appiglio di qualche tipo. < Ehilà!!! Maddyn!!! Piedino!! Ma dove sono finiti, erano accanto a me un momento fa >. Era completamente da sola. Un’altra volta. Fece qualche passo in avanti e sentì degli scalini, così iniziò a scendere con qualche remora. La maga continuava a borbottare, finché in lontananza, molti e molti passi più in là intravide un qualche tipo di luminescenza accesa, quasi verdina. “Molto, molto interessante” pensò cercando di affrettare il passo per quanto la stradina immersa nel buio e ile sporgenze del tunnel le permettesse di accelerarlo. Solo dopo un po’ si accorse che intorno a lei le luminescenze iniziavano ad aumentare, erano delle specie di macchie di luce attaccate a quasi tutte le pareti rocciose della grotta. < Un ottimo oggetto di studio se la mia nonnina fosse qui con me > si esaltò la ragazza. Ad un certo punto entrò in una sala enorme, il tetto da quanto alto non si vedeva nemmeno e sopra di lei solo l’oscurità. La sala era già più illuminata del resto della grotta e tutto dipendeva dalle macchie lichenose alle pareti. Mavet fece qualche passo in mezzo alla stanza e rischiò quasi di inciampare su un ostacolo nel sue percorso. Si girò e tastò il terreno roccioso, sembrava fosse solo una roccia, ma era grande e aveva una forma stranissima, un buco in mezzo? Era cavo? Mavet si era altamente scartavetrata i gomiti sulla scopa (gergo da maga per dire che aveva perso la pazienza) a causa di tutta quella oscurità e voleva iniziare a vederci chiaro ( pun intended). Si sedette per terra nel freddo della grotta e aprì lo zaino. Infilò tutta la mano dentro e iniziò a cercare. < Questo no, aspetta questo cos’è? > tirò fuori un giocattolo per cani, una paperella, un elmetto, dei fogli di carta, tutto continuava ad accumularlo dietro di lei. <uhh e questa pozione? > disse aprendo il tappo di una boccetta e annusandola, < Oddio mai l’avessi fatto, non sia mai! > e la lanciò addosso dietro di sè. La boccetta si spaccò addosso ad una delle macchie luminescenti sul muro ed iniziò a corroderla. Un fischio disumano avvolse la sala con grande orrore di Mavet che dovette tapparsi le orecchie. Aveva ancora la mano dentro lo zaino e riuscì finalmente a trovare ciò che stava cercando, una bellissima lanterna ad olio di balena. Fortunatamente lei era sempre rifornita. La accese cercando di tapparsi le orecchie come meglio poteva. Solo allora si accorse che tutte le altre macchie del muro avevano virato il proprio colorito sul rosso e non più sul verde e che la loro luminescenza sembrava di accesa. L’urlo di dolore della macchia era cessato, svanito nell’acido come la sua proprietaria ne era stata disciolta. La ragazza si guardò attorno e solo allora si ricordò dello strano sasso cavo e dalla forma strana su cui aveva urtato. I suoi occhi si aprirono di incredulità quando vide, grazie alla luce che emanava ora dalla lanterna che aveva in mano, il sasso non era altro che un cestino, o meglio una roccia a forma di cestino. Come se in qualche modo l’oggetto si fosse cristallizzato in quella forma della materia.
    Improvvisamente sentì dei rumori di passi provenire da un cunicolo sul limitare della sala, con la lanterna da una parte e una palla oscura dall’altra, Mavet si preparò a sorprendere l’avversario. Fu molto sollevata quando riconobbe Maddyn. < Maddyn! Sei tu! Sono io, tua sorella di nome! Mavet!!! Sono così felice che tu mi abbia trovata, è stata la luce della mia lanternino o le urla agghiaccianti che ti hanno portata da me? > chiese chiamandola a sé. Le due ragazze si stavano per ricongiungere quando un urletto stridulo si levò sopra le loro teste. Mavet spinse Maddyn sopra il mucchio di oggetti che aveva tirato fuori dallo zaino e cercò di nascondersi dietro una stalagmite che cresceva dal terreno. Ma fu tutto inutile perché un tentacolo viscido la stritolò e la trascinò nell’oscurità in alto da dove era comparso. < Non ti pre.. per m.. tornerò...tie..d’occh..ainetto... ddyn!! >.

    Quando riaprì gli occhi la ragazza riuscì solo a vedere il buio che la circondava, si sentiva come ricoperta da una melma. Provo a grattarsi il viso ma le sue mani erano imprigionate, il suo intero corpo sembrava come dentro un bozzolo, imprigionata in una melma oscura e appiccicosa. Si sentiva come sbronza, stanca, quasi senza energie. Da entrambe le mani la maga creò delle palle d’oscurità che iniziarono a bruciare il contenitore fangoso che la opprimeva. Come da una specie di ragnatela compatta la ragazza riuscì ad uscire e cadde ansimante sul terreno roccioso, era ancora dentro la grotta. Intorno a lei la materia luminescente era ovunque ed era possibile vedere con orrore come non solo lei fosse stata imprigionata nel bozzolo di melma: vi erano molti altri contenitori. Fu così che vide un grandissimo bozzolo ricoperto di licheni fosforescenti. Prese dalla cinta uno dei suoi pugnali e lo aprí. Scavò affondando le mani e solo dopo un po’ riuscì ad intravedere della pelle squamosa chiara, forse bianca. < Kesya? >. Riuscì a toccarla e iniziò ad infondere in lei della nuova energia, curandola e dandole un minimo di forza come poteva. Dopo qualche secondo, il guscio iniziò a creparsi e da esso uscì anche la Maleyes. < L’avevo detto io che era meglio non dividerci! >
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