Kengard: Creature da oltre i confini

Votes taken by Tirannosaurorex

  1. .
    LICANTROPO
    L'unico rumore che riusciva a percepire era il suo stesso fiatone. Non sapeva se fosse perché era troppo stanco da ignorare tutto il resto o se fosse perché effettivamente non ci fosse più nulla che valesse la pena ascoltare. Qualsiasi fosse il caso, non era l'udito il senso su cui era focalizzato, ma la vista: davanti a lui il cadavere dell'elfa era steso a terra, fermo e immobile, dilaniato in più punti dalle sue artigliate e dal potere delle sue bombe di oscurità.
    Il licantropo azzardò qualche passo in avanti, ma subito digrignò le zanne. Sconfiggerla non era stato per nulla facile, nemmeno per lui. Le sue membra stanche ricordavano tutti i colpi che aveva subito e la fatica accumulata durante il combattimento. Si costrinse comunque ad approcciarla: se lui era lì, in fondo, lo doveva proprio a lei.
    Non appena le fu accanto, la testa dell'elfa si mosse di scatto. Il cuore del licantropo mancò un battito... gli era rimasta abbastanza energia per abbatterla di nuovo, se fosse stato necessario?
    < R... odd... > sussurrò la non-morta.
    Anche se il volto dell'elfa era rivolto nella sua direzione, non sembrava guardarlo. La sua espressione era triste, come se... come se stesse ricordando? Com'era possibile che avesse mantenuto una certa lucidità nonostante tutto quello che le era successo? Aspettò, non seppe nemmeno lui per quanto tempo. L'elfa però non si mosse più, non disse null'altro. Il suo sguardo si era spento per sempre e, se lui avesse avuto una voce in capitolo, quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe fatto.
    Il licantropo si lasciò scappare un ringhio sommesso. Il solo pensiero di quella dannata fata e di ciò che aveva fatto al suo benefattore gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Sentì le zampe stringersi a pugno, le zanne snudarsi e i muscoli contrarsi pronti all'azione. Non era ancora arrivato il momento della vendetta, però. Se qualcosa aveva imparato in questi anni d'attesa era proprio che ogni cosa aveva il suo tempo. Chiuse gli occhi e si costrinse a respirare profondamente fino a calmarsi. Non poteva permettersi di agire in maniera precipitosa, non poteva permettersi di rovinare tutto quando era ormai a portata di mano.
    Il suo sguardo si abbassò, tornò verso quello di Vexx.
    < Mi dispiace. - le disse chinandosi al suo fianco - Sarei dovuto essere abbastanza forte da proteggervi entrambi. >
    Sapeva che lei non poteva più sentirlo, ma non aveva il coraggio di lasciare in sospeso il suo richiamo: doveva risponderle. Le chiuse gli occhi con una zampa, sperando che fosse sufficiente per dimenticare il suo sguardo vacuo, puntato verso il nulla. La sua tristezza, però, durò solo per qualche istante, non poteva permettersi troppe distrazioni. Girò la testa verso la mano dell'elfa, si costrinse a guardare il suo anello. Lo sfilò dall'anulare e se lo mise al dito. La semplice vera dorata si adattò magicamente alla forma della sua zampa e cambiò colore fino a diventare nero. Si focalizzò sul potere dell'anello e riuscì ad evocare un piccolo pugnaletto dalla lama scura. Suo malgrado, si ritrovò a sorridere: erano diciannove anni che non lo usava, ma si ricordava ancora come funzionava.

    All'improvviso sentì un forte suono gracchiante provenire dall'alto. All'inizio non capì di cosa si trattava, ma quando lo realizzò sentì la stessa cieca furia di prima. Era la fata, ecco chi era, stava sghignazzando come una pazza per chissà quale ragione. Doveva dare il meglio di sé per cercare di trattenersi e saltarle addosso... ma, in fondo, perché costringersi? Il più era fatto, no? Vero che non doveva essere precipitoso, ma adesso non restava altro che rispettare la seconda promessa, quella che più gli premeva, e finalmente avrebbe pagato anche l'ultima parte del suo debito d'onore.
    Dov'era andata a cacciarsi Fata Pressina? Che fine aveva fatto quella sua figura ributtante? A giudicare dalla risata, doveva trovarsi in uno dei pilastri lì attorno...


    FATA PRESSINA
    Erano sulla cima di una di quelle colonne di pietra nera che crivellavano la superficie dell'isola. Pressina era seduta in maniera scomposta, con le gambe a penzoloni nel vuoto e la schiena inarcata pericolosamente in avanti. Non avevano paura di cadere, no, era da molto tempo che nessuno dei due aveva più paura. Eppure quel giorno Pressina si sentiva nervosa. E poteva chiaramente sentire di non essere l'unica.
    < Caro... - bofonchiò sconsolata - cosa ne pensi? Sei sempre stato tu quello che aveva le idee migliori. >
    Pressina stava guardando nella direzione del tempio, dall'altra parte dell'isola. Si stava mangiando le unghie a sangue, senza sapere che fare per rimediare a ciò che vedevano i suoi occhi, abituati ormai a secoli di quell'innaturale penombra. Si guardava attorno alla ricerca di una qualche risposta. Che dovevano fare? Cosa dovevano provare? Non c'era nulla che stesse andando secondo i loro piani. I loro piccoli avrebbero dovuto liberarsi di quei fastidiosi mortali, costringerli ad unirsi alle loro fila e sfruttare il loro potere così da proteggere la loro casa e aiutarli a ritornare quelli che erano un tempo.
    "Pres...sina..."
    Una voce rispose al suo richiamo. No, non poteva essere definita una voce. Probabilmente non lo era davvero e, se avesse fatto attenzione, perfino lei ne ne sarebbe resa conto. Sapeva di essere l'unica a poterlo sentire, ma era sicura che fosse perché era il legame che gli univa ad essere così forte da resistere a tutto. Anche alla sua morte. Non poteva metterla in dubbio proprio ora. Era lei che aveva bisogno di quella voce, dopotutto, altrimenti come sarebbero potuti andare avanti?
    < Caro? Che c'è, caro? Ti sento un po' debole. >
    Aspettò una risposta, ma non ne ottenne nessuna. Cosa era successo? Non era la prima volta che faceva il difficile, ma quello non era il momento ideale.
    < Caro? > lo spronò. Non funzionò.
    Era colpa di quegli intrusi? Non c'era nient'altro che potesse spiegarlo: non era mai stato un chiacchierone, ma non aveva mai evitato di risponderle! Pressina si era alzata in piedi. Era così tesa che riusciva a reggersi in equilibrio su quello stretto pilastro, solo con la forza dei suoi piedi, artigliate contro la nuda roccia. Si guardava attorno senza sapere che fare. Cosa dovevano fare?
    "E' arrivato... momento"
    < Co... cosa? >
    La tensione che la supportava, la abbandonò tutta ad un colpo e si lasciò cadere di nuovo sul pilastro.
    < Davvero, caro? > sussurrò. Non aveva il coraggio di parlare più forte, non riusciva a crederci.
    "S...ì"
    La risposta era stata flebile, ma lei l'aveva sentita chiaramente, come se tutti avessero potuto farlo. Era l'ora? ERA L'ORA, FINALMENTE!
    Scoppiò in una terribile risata. Non aveva nessun motivo per tacere, ormai, non c'era più alcuna ragione per disperarsi per la scomparsa dei piccoli. Se Elinas era guarito, allora tutti erano guariti. Non restava che aspettare che i piccoli si svegliassero e avrebbero potuto tornare tutti a casa! Che bella notizia... chissà quanto era cambiata la loro bellissima città sotterranea da quando se ne erano andati. Non sapevano neanche quanto tempo era passato da quando si erano dovuti rinchiudere lì dentro!


    ZELL, AESIRIL, GIX, ZAK e JILL
    Gli occhi di Jill erano chiusi: stava aspettando che il violino del bardo calasse su di lei. Perché tardava ad arrivare? Sbirciò da un occhio solo per scoprire che quella pazza di Zakrina era già là accanto a lei: aveva colpito il non-morto prima che potesse avventarsi su di lei. Jill si tirò su a sedere perplessa, reggendo il suo braccio destro con quello sano. Il combattimento non era ancora finito, ma a giudicare dal tonfo a breve distanza che le segnava l'arrivo del drago, ormai non doveva mancare tanto. Un suo ulteriore intervento era più che superfluo.
    Jill si limitò a trascinarsi da parte, fino a trovare una roccia contro cui sedersi. Si sentiva tutta dolorante, come non le succedeva da tempo. Era stanca e probabilmente Zakrina le aveva pure passato un po' della sua fame, perché anche lei si sentiva più vuota che mai. Osservò gli ultimi istanti della battaglia e non disse nulla quando Zakrina le si avvicinò. Non rispose nemmeno a Zell che si accertò delle loro condizioni. Era solo incredibilmente sollevata che nessuno degli altri fosse stato ferito seriamente... o peggio.
    Il drago direzionò un fascio di luce verso di loro. Jill si sentì subito meglio, anche se non le fece passare del tutto il fastidio al braccio intirizzito. Non che avesse così importanza, tanto era il sinistro quello con cui impugnava il pugnale. Che non aveva più, tra l'altro.
    Jill sospirò. Alzò lo sguardo verso l'elfo.
    < Aesiril, hai te il diario di zio Rodd? > disse lei, di punto in bianco.
    Era un momento di riposo? Tanto valeva sfruttarlo per confermare i suoi... sospetti. Sapeva che quella situazione non era finita finché la fata non li avrebbe lasciati andare o lei non sarebbe morta, ma per il momento aveva bisogno di riprendere il fiato. Tutti loro ne avevano bisogno.


    Scusate il ritardo. All'inizio avevo deciso di... far accadere altre "cose" in questo messaggio e mi ero presa un po' di tempo per scrivere tutto. Mi sono accorta però che avrei dato troppe info tutte assieme e ho deciso di spezzarlo in due.
    In fondo, è da un sacco di tempo che abbiamo cominciato, un turno in più di attesa cosa volete che sia? ^^ Anche se dura un mezzo secolo? ^^" Se il vostro pg ha domande sulla trama è questo il momento per farle. E se voi giocatori volete dei remainder sulla trama per sapere che domande fare, vi scrivo qui sotto i link di alcuni post in cui vengono detti gli indizi più eclatanti. Non serve leggere tutto il post, ma solo i dialoghi o altri piccoli dettagli (specificato tra parentesi).

    - origine del libretto (seconda parte): #entry606470611
    - entrata secondaria della cripta (estratto taccuino in corsivo all'inizio): #entry611073522
    - shiura (dialogo): #entry612807434
    - licantropo (seconda parte + estratto taccuino in corsivo della terza parte): #entry614193865
    - teorie sulla origine della cripta (dialogo): #entry628360088
    - teorie 2 (dialogo): #entry628640517
    - fine prova individuale licantropo (seconda parte): #entry637161768
    - fata 1 (dialogo): #entry638104152
    - fata 2 (dialogo): #entry639489728
    - fata 3 (dialogo): #entry640219714
    - fata 4 (dialogo della parte Zakrina): #entry642254504
    - Vexx (parte elfa): #entry646082004
    - licantropo 2 (parte Zell): #entry650308996
  2. .
    Lo sguardo di Rek vagò dal gatto al serpente e dal serpente al gatto, alternativamente. All'inizio il drago era il ritratto spiccicato dell'allegria, ma più osservava gli altri due e più aumentava la sua confusione. In che senso batuffolo di pelo? Non riuscivano anche loro a notare le pericolose insidie che che quel meticoloso individuo aveva in serbo per loro? Era forse perché le sue fastidiose lucine avevano disturbato solo il suo di sonno?
    < Perché dovrei mangiarlo? Ho appena mangiato... > borbottò crucciato, dopo la carrellata di domande che gli fece il gatto blu.
    Rek si sedette a terra pesantemente. Il suo sguardo era perplesso, la coda si muoveva nervosa a destra e sinistra, come se nemmeno lei sapesse cosa dovesse fare.
    < Ed è stato il procione a cominciare! > sussurrò tra i denti. Che ingiustizia, perché ce l'avevano con lui? Aveva solo cercato di aiutarli!
    Alla parola "procione", una delle zampine della piccola creature ebbe un tic. Dopo poco, il procione si mise a sedere con un balzo. Si guardò attorno frettolosamente e, quando il suo sguardo trovò quello del drago bianco, alzò un pugnetto contro di lui e iniziò a fissarlo bellicosamente. L'unica reazione del drago fu di inclinare la testa da un lato, sempre più confuso.
    < Non sono un procione, dannato lucertolone troppo cresciuto! - sibilò il procione - Io sono un tanuki. Un TANUKI! >
    Rek rimase qualche secondo a fissarlo, senza realizzare di cosa la creatura stesse parlando.
    < Ehi! Non sono un lucertolone troppo cresciuto! - distolse lo sguardo - O quanto meno, credo di poter crescere ancora... >
    Solo in quel momento il procione si rese conto di quello che c'era attorno, in particolare dei due strani spettatori alle sue spalle. Con un *GASP!* la creatura schioccò le dita e un fumo denso avvolse la sua piccola figura. La nebbia si diradò in pochi istanti: al suo posto c'era un piccolo cespuglio dalla forma tonda, quasi del tutto indistinguibile da qualsiasi altro arbusto dei dintorni. Solo un piccolo particolare lo distingueva dal resto...
    < Ehi, procione! Perché le tue foglie sono di colore marrone? >
    < Sono un tanuki, smettila di chiamarmi "procione"!
    - rispose il cespuglio - E non mi parlare. Non vedi che mi sto nascondendo? >
  3. .
    Rek si girò su se stesso un paio di volte, si guardò attorno senza sapere su cosa focalizzarsi. Della dispettosa ombra che lo aveva tormentato, non era rimasta nessuna traccia. Che senso aveva andare in giro a cercarla? L'aveva persa, ormai, e non avrebbe mai capito da dove venivano quelle misteriose lucine. La sua coda si muoveva nervosamente a destra e sinistra, spazzolando in tutte le direzioni gli aghi del sottobosco. Quando si sedette a terra sconsolato, però, sentì un urletto soffocato provenire dalle sue spalle. Rek si rialzò e si voltò di scatto.
    No, non capiva. Perché al posto della strana roccia rotondeggiante c'era una piccola creatura? Vero che la sua intelligenza non era tra le più luminose del firmamento, ma non era possibile che avesse scambiato quella voluminosa pelliccia marrone per pietra. Non era ancora a quei livelli, dai. La creatura davanti a lui era un piccolo mammifero di color marrone, con zampe tozze e una lunga coda di un marroncino tenue con delle striature più scure. Anche le orecchie e la pelliccia più vicina agli occhi erano di un marrone quasi nero, così come l'estremità delle zampe. Mmh, Rek aveva sentito già sentito parlare di animali simili, con quelle chiazze così simili a una maschera... doveva esserci almeno qualche storia che li aveva come protagonisti.
    < Un... procione? > chiese Rek.
    < Ta- tanuki... > bofonchiò la creatura, ancora mezza-stordita dal peso-non-piuma del drago.
    Rek non lo ascoltò. Che fosse quello il meticoloso individuo che il gatto e il serpente avevano avvertito di non approcciare? Peccato che non sembrava stare troppo bene per poterglielo chiedere. Ma forse c'era comunque un modo per saperlo!
    Facendo attenzione a non fargli male, Rek gli morse delicatamente la collottola e lo sollevò da terra. Trotterellò indietro sprizzando gioia da tutte le squame. I due che aveva incontrato prima stavano ancora parlando tra loro. Non si erano mossi da dove li aveva visti l'ultima volta.
    < Ehho! Ho trovah h'ahhahza-hahi! > esclamò, annunciando agli altri il proprio ritrovamento.
    Sputò davanti a loro il povero procione, che fece un paio di capitomboli davanti agli altri due prima di fermarsi di faccia su un cuscinetto di muschio. Per qualche strana ragione sembrava più stordito di prima.. Rek non se ne curò.
    < E' lui, vero? Il tizio che stavate cercando? >
    E come avrebbero potuto dire di no a quei due occhioni da cucciolo? Anche se non lo era per davvero, doveva per forza essere un ahhahza-hahi, eh
  4. .
    GIX, ZAK E JILL
    Perché lo aveva fatto? Perché si era parata in mezzo? Vero che la strategia non era più di attaccare il nemico, ma i suoi riflessi erano abbastanza per sopravvivere un tempo sufficiente e permettere a Zak di fare... qualunque cosa intendesse fare? Sospirò, era evidente che lo avrebbe scoperto presto. Che senso aveva preoccuparsene?
    All'improvviso, un riflesso di luce attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo e, quello che all'inizio era un semplice bagliore filtrato dalla foschia, divenne ben presto un conglomerato di fiamme, sempre più grandi e sempre più vicine. La luminosità e il calore le fecero distogliere lo sguardo e celarlo sotto il cappuccio: la palla di fuoco impattò poco più avanti, proprio dove il nahrd si era allontanato per rinnovare la melodia.
    Tutto quello che Jill notò prima che il fumo e le fiamme si diradassero, era che la canzone non si era interrotta. Quando finalmente riuscì a vedere le condizioni del nemico, Jill sperò di non averlo fatto. Metà del volto e del torso del nahrd era scomparso ed era stato sostituito da carne bruciata. Il violino d'osso era fisso sotto al mento, perfettamente intatto, e risaltava bianchissimo contro l'osso esposto e annerito dalle fiamme. L'archetto scorreva a destra e sinistra sulle corde, come se il bardo non si fosse nemmeno accorto di cosa gli fosse appena successo... ecco, dopotutto era stata una cattiva idea pararsi in mezzo. Se quello era stato un attacco del grosso drago rosso, forse avrebbe potuto pensarci lui al nahrd?
    Stava per nascondersi di nuovo nella nebbia, quando il bardo finì di suonare e si voltò nella sua direzione. La caricò e Jill scartò di lato per evitare che il violino la colpisse in pieno. La puzza di bruciato era fortissima, Jill fece un paio di balzi indietro, come per mettere un po' di distanza tra lei e la fonte di quell'odore pungente. Il nahrd recuperò terreno velocemente e cercò di sorprenderla con un rapido fendente. Non c'era il tempo per schivare, ma riuscì comunque a intromettere il braccio tra l'archetto e il suo collo, per sospingerlo appena al di sopra della testa.
    Ecco che si ricominciava, un balletto impazzito con il peggior sottofondo sonoro e odoroso di sempre. Non che l'alternativa fosse meglio, eh, ci teneva ancora all'interezza della sua zucca. Il problema era che più combatteva e più aveva la possibilità di esaminare da vicino il nuovo aspetto ributtante del bardo. Ok, anche gli altri scheletri non avevano molti muscoli su cui contare, ma una dannata palla di fuoco gli era appena andata addosso! Eppure la sua velocità non accennava a diminuire, la sua precisione era comunque millimetrica e il suo violino calava sempre con la stessa dannata forza. Come aveva fatto a non scomporsi per aver perso metà della faccia, un braccio e una spalla? I danni erano evidenti: tutte le volte che muoveva il violino, Jill poteva vedere chiaramente quanto fosse vuoto e roso dalle fiamme. Attraverso le ossa della spalla riusciva quasi a vedere... vedere l'interno? Una strana idea cominciò a formarsi nella testa di Jill, un'idea di cui era certa che si sarebbe pentita presto.
    Schivò l'ennesimo colpo e infilò una mano nel marsupio. Recuperò una delle fialette e aspettò il momento più propizio. Si abbassò un paio di volte, scartò di lato, balzò all'indietro. Quando il non-morto calò il violino, Jill contrattaccò: saltò sopra il violino, gli girò a lato e con uno scatto ficcò la fialetta dentro al corpo del nahrd. Tutti sapevano che i non-morti erano sensibili alla luce, no? Perché non approfittare dell'apertura sulla spalla per attaccarlo da dentro?
    O almeno, questo nella teoria. La fialetta non esplose nel flash di luce che si aspettava, il nahrd non si frammentò nei mille pezzettini che avevano caratterizzato gli altri scheletri degli altri corridoi. Il bardo voltò la testa nella sua direzione, puntò le sue orbite vuote contro di lei. Dannazione! La boccetta non doveva essersi rotta, forse si era solo crepata. Una luce tenue aveva cominciato ad emanare dal non-morto, fuoriuscendo dalla spalla, dalle orbite, dalla bocca e qualsiasi ferita. Per quanto suggestivo, non aveva fatto nessun danno al nahrd. Anzi, semmai il contrario..
    Rapido, il bardo fece una giravolta e, con il pugno chiuso sull'archetto, la colpì sul fianco ferito. Jill si piegò in due per il dolore, ma riuscì a reagire all'attacco successivo parando il violino con un braccio. Ouch, quello lo avrebbe sentito anche domani, ma meglio che farsi colpire sulla tempia, no? Con una pedata sul torace, il non-morto la mandò a terra. Jill alzò lo sguardo. Lo avrebbe sentito, sempre che ci fosse stato un domani...

    E poi, beh niente. Zak volò contro il nahrd. Nel senso, l'umana volò letteralmente addosso al non-morto, centrandolo in pieno e arrivando da chissà dove. L'impatto fu sufficiente per destabilizzare l'avversario e rompere del tutto la boccetta: l'esplosione di luce che si era già aspettata prima, uscì finalmente da tutti i pori del non-morto, lasciando il nemico leggermente stordito. Se non era ancora sconfitto, non doveva mancare tanto. Jill lo sentì cadere a terra non troppo distante da lei.



    ZELL E AESIRIL
    Il rebbitt si era attaccato su una parete rocciosa. Grazie ai suoi artigli, poteva osservare passivamente l'ambiente attorno a lui, seppur in quella posizione antigravitaria. Il suo sguardo vacuo era rivolto verso l'elfo: lo fissava mentre si sforzava di annientare il mare di ossa e ferraglia davanti a lui. Più combatteva e più ferite avrebbe collezionato. Più ferite aveva e, per quanto piccole, più ne avrebbe risentito della nebbia. Non doveva essere per forza lui a infliggerle, poteva anche solo limitarsi a guardarlo: qualsiasi fosse il taglio, avrebbe continuato a sanguinare.
    Era un po' deluso dall'altro avversario, invece. Non capiva perché stesse fermo e immobile, perché non aiutasse il suo alleato sommerso dai nemici. Non vedeva la situazione davanti a lui? Non vedeva la mole imponente di scheletri che li fronteggiavano. No, ovvio che no. C'era la nebbia. Aveva pure gli occhi chiusi, per qualche strana ragione. Forse aveva paura. Forse era disperato. Forse il rebbitt aveva già vinto e la Signora avrebbe riconosciuto il suo merito! Sorrise sardonico, anche se la lingua incastrata fuori a penzoloni non gli rendeva le cose facili.
    Ad una certa, l'ibrido in standby esplose in un globo elettrico. Con la sua strepitosa capacità di reazione, il rebbitt aspettò l'ultimo istante prima di balzare di lato, così da dare l'impressione di averlo beccato e potersi dirigere contro l'ibrido e fargli almeno qualche taglietto. Fu il globo che lo sorprese, però: non si schiantò contro la roccia su cui era appoggiato fino all'istante prima, seguì il suo movimento. Il rebbitt era in aria, non c'era alcun modo per poter schivare il colpo. Le sue ali non era fatte per volare, ma solo aiutarlo a balzare meglio. Il globo elettrico lo prese in pieno e cadde a terra con un tonfo secco. Rotolò un paio di volte, fino a fermarsi sul fianco. Cercò di alzarsi rapidamente, ma riuscì solo a scalciare in maniera scoordinata. Ohi ohi, l'elettricità del globo lo aveva paralizzato sul posto? Oh, ma non sarebbe durata per molto... per ogni istante che passava e più percepiva le forze tornare...

    Sia Aesiril che Zell sentirono la musica di sottofondo che si interruppe bruscamente. Che fosse successo qualcosa al bardo? Che gli altri lo avessero finalmente sconfitto? I pochi scheletri scampati all'attacco di Aesiril non avevano più un alone rosso attorno alle orbite e sembravano anche molto meno aggressivi di prima. Sembrava quasi che non fossero più intenzionati ad attaccarli, sempre che non si fossero avvicinati troppo a loro.
    Ok, se il bardo era stato sconfitto, mancavano solo l'elfa e la fata! Il rebbitt era alla loro mercé, ormai.

    Scusate il ritardo, ma è stato un periodo un po' impegnato ^^
  5. .
    Yep, senza dubbio!

    Chiamami pure Tira, non vorrei sottoporre nessuno alla tortura di dover scrivere ogni volta tutti quei caratteri ^^
  6. .
    Ehilà! Benvenutissimo in questa gabbia di matti!
    Di solito sono sempre l'ultima che si accorge di un nuovo utente, ma è la prima volta che mi capita di rispondere a domande prima di dare il benvenuto... e sono comunque riuscita a non vedere la nuova discussione ^^"
  7. .
    Sì, certo. Puoi aprire la discussione nella sezione apposita con la scheda non ancora completata e riempirla quando vuoi. Magari quando la finisci manda un segnale di fumo in tag o con un altro messaggio sotto. No problemo!
  8. .
    Piano, piano... Rek si mosse nella direzione del gattone blu in punta di zampe, come se non volesse spaventare quella dannatissima e sfuggente luce. La sua attenzione era del tutto concentrata sul muso della creatura e sul riflesso che lo illuminava. Non si accorse e nemmeno si preoccupò di essere osservato da qualcun altro: la sua missione era una sola, la luce, e finché non fosse riuscito a pigliarla, non si sarebbe interessato ai dintorni!
    Il gatto, purtroppo, non aveva la stessa dedizione di Rek: nonostante fosse stato avvertito, si voltò in un'altra direzione. Oh no... si era mosso!
    Prima ancora di pensare a come rimediare, i muscoli del drago scattarono: balzò addosso al gatto e lo atterrò. Cercò la luce a destra e sinistra, nei dintorni e in tutte le direzioni... solo quando si accorse che pure questa volta l'impresa era fallita, si scostò di lato sbuffando sconsolato.
    < Uffa... ma ti sei mosso! > esclamò il drago.
    Lo cercò con lo sguardo. Aspetta, ma che fine aveva fatto il gatto? Abbassò il muso. Ehi, ma ci faceva stiracchiato a terra? Oh no...
    < Ops... scusa! Non l'ho fatto apposta! - si rizzò sulle zampe - Non ti ho fatto male, vero? >
    Inclinò la testa di lato. Se fosse stato una creatura a sangue caldo, probabilmente sarebbe arrossito a morte dall'imbarazzo. Per fortuna non lo aveva visto nessuno, a parte il gatto s'intende... alzò lo sguardo mortificato, pronto a sciorinare un vocabolario di scuse e giustificazioni. Fu una risata che lo bloccò: prima lieve, appena un sottofondo e quasi strozzata; poi aumentò di volume e diventò una risata di gusto, come se non fosse più possibile trattenerla. Durò per molto, troppo tempo a parere del drago. Un eco terrificante per il suo imbarazzo...
    Si guardò intorno quasi intimorito di scoprire che ci fosse davvero qualcuno che assisteva alla scena. Ehi, toh guarda, c'era una persona-serpente che lo fissava.
    < Ehm, sei te che stai ridendo? > gli chiese, titubante.

    Edited by Tirannosaurorex - 3/5/2022, 19:39
  9. .
    Rek zampettò di qualche metro per allontanarsi dall'umidità di un vicino ruscello e si lasciò cadere di lato, pronto a sonnecchiare un poco. La carcassa di un grosso cervo del tutto spolpata riposava poco più in là, dimostrando a lui e al mondo quanta fame avesse avuto fino alla mezz'oretta precedente. A sua discolpa, era da settimane che non mangiava decentemente: tra la gita alla Tundra e quella in altri ambienti altrettanto inospitali, aveva trovato difficoltà a cacciare prede adatte per soddisfare il suo appetito. Era una sorpresa che il suo scarso spirito organizzativo non lo avesse ancora lasciato mezzo morto in un qualche angolo remoto di Kengard, ma Rek era troppo stupido per rendersene conto. Aveva la pancia piena e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era la piacevole sensazione di torpore essa che gli dava.
    Si accoccolò a terra con la testa appoggiata sulle zampe anteriori, cambiò posizione un paio di volte per trovare quella più comoda, si apprestò a chiudere gli occhi, e... qualcosa passò sopra il suo muso, disturbando il suo relax. Era una... una luce?
    Con un grugnito, Rek si girò dall'altro lato, ma la lucina tornò all'attacco. Rek aprì gli occhi esasperato e si rizzò sull'attenti: la luce era a qualche metro di distanza da lui, proiettata contro il terreno del sottobosco che il drago aveva scelto per riposare. I suoi movimenti erano irregolari, si portavano prima da un lato e poi dall'altro, senza alcuna apparente logica. Era di un freddo azzurrino e di forma rotondeggiante, nulla che potesse essere spiegata come un normale riflesso della luce filtrata tra le chiome degli abeti attorno a lui.
    Rek seguiva con attenzione i movimenti della lucina e quando questa si spostò vicino al drago, Rek cercò con uno scatto repentino di prenderla con la zampa. La luce continuò imperterrita con la sua traiettoria, ma Rek non si diede per vinto: rotolò con il sedere, piantò ben bene le zampe nel terreno e aspettò che la luce si avvicinasse ancora. Rek non perdeva neanche un movimento, la seguì senza neanche sbattere le palpebre e, quando finalmente si spostò nella sua direzione, Rek balzò in avanti per catturarla. Ora non poteva averla mancata... era sicuro di essere atterrato esattamente sulla luce! Scostò piano piano le zampe per poter sbirciare se l'avesse effettivamente presa...
    NO! Cosa! Perché non era lì sotto?
    Alzò la zucca di scatto. La luce era più avanti che dondolava dolcemente a destra e manca, come a deriderlo dei suoi vani sforzi e a sfidare il suo istinto di cacciatore. Rek non se lo fece ripetere due volte - partì all'inseguimento della luce!
  10. .
    Va bene. Visto che è una mezza-demone, ci sta che usi la magia nera. Purtroppo, alla creazione della scheda è concessa una sola magia e se le tecniche di Elle usano la magia nera, non può avere anche spirituale e natura. Dato che l'unica eccezione è il "potere speciale", ti consiglio di mettere la trasformazione in lepre come potere speciale e lasciare il resto dei suoi poteri che usino la magia nera.
  11. .
    Il rampino si stagliò contro il cielo stellato per qualche istante, per poi entrare nella finestra aperta con una parabola perfetta. Jill tirò la corda, così da tenderla il più possibile, e ne legò l'estremità opposta sul camino dietro cui si era riparata fino a quel momento. Si accertò che il suo cappuccio fosse calato sul viso e che la maschera fosse ben aderente. Al suo fianco la fialetta aperta avrebbe nascosto il suo odore a chiunque l'avesse cercata e, se fosse andato tutto liscio, non avrebbe avuto bisogno di tirare fuori dal marsupio altri dei suoi gadget. Un lavoro pulito, sarebbe dovuto essere. Entrare e uscire con la refurtiva. Semplice.
    Non sarebbe mai potuta essere più pronta di così, si disse mentalmente. Eh.
    Poteva essere pronta quanto voleva, eppure non si sentiva così sicura: aveva la sensazione persistente che ci fosse qualcosa a cui non aveva pensato. Nonostante le informazioni e le risorse fornite dal misterioso committente, sentiva che non le sarebbero bastate ad uscirne indenne con ciò che cercava. Ok che era da parecchi mesi che non vestiva i panni del pesce pagliaccio, ma era la prima volta che non aveva un chiaro obiettivo in mente.
    Sospirò e scosse la testa. Era colpa di Velka, senza dubbio. Il suo ritorno improvviso l'aveva scossa più di quello che avrebbe mai voluto ammettere... in ogni piano c'era sempre un dettaglio che sfuggiva, che fosse un errore imprevedibile o la sfortuna del momento. Anche questa consapevolezza non l'aveva mai fermata. E cos'era cambiato dall'ultima volta? Il fatto di non farlo per se stessa ma per qualcun altro? E allora!? Se era riuscita nell'impresa di organizzare quel colpo senza che zio Rodd si rendesse conto delle sue intenzioni, allora era in grado di fare qualsiasi cosa.
    Forse. Probabilmente.

    Lanciò un'ultima occhiata verso il basso, così da accertarsi che la freccia non avesse allertato nessuno. Per esperienza sapeva che le guardie avevano la stupida tendenza a non guardare mai verso l'alto, ma era meglio evitare di farsi scoprire in modo tanto idiota. Recuperò un manubrio di legno portato apposta per l'occasione e lo passò sopra la corda. Si lanciò nel vuoto reggendosi al manubrio e si lasciò trasportare silenziosamente fino all'altro edificio, attutendo poi l'impatto con le gambe. Dopo un'ultima occhiata verso il basso, si issò su e dentro la finestra.
    L'aria nella stanza era tanto fredda quanto quella all'esterno e, mentre si guardava attorno, si chiese se non avesse sbagliato ad aspettare così tanto prima di entrare: sarebbe stato difficile trovare un nuovo accesso se qualcuno della servitù se ne fosse accorto e l'avesse chiusa.
    La stanza era una camera da letto vuota e la poca luce che la illuminava filtrava direttamente dall'esterno. I pochi elementi del mobilio che si intravedevano apparivano disposti con eleganza, anche se l'oscurità li dipingeva più tetri di quello che sarebbero dovuti essere. Non sembrava che fosse stata utilizzata di recente; il letto era fatto e sembrava pronto per l'uso, ma probabilmente le lenzuola erano state aggiunte da tempo e solo per evitare che il materasso prendesse polvere.
    Jill si avvicinò alla finestra aperta, tagliò la corda che l'aveva condotta nel palazzo e ne osservò il moncone che si perse nell'oscurità, fino alla facciata dell'altro edificio usato come rampa di lancio. Era vero che le guardie si aspettavano solo attacchi frontali, ma non voleva rischiare di essere scoperta solo per un caso fortuito. Se un qualche uccello notturno si fosse appollaiato là sopra, avrebbe allertato anche le sentinelle più tonte.
    Si chiuse la finestra alle spalle e nascose rampino, arco, corda e manubrio, pronti per essere utilizzati per scappare a furto compiuto. Erano troppo ingombranti da portare appresso, e aveva studiato la mappa del palazzo a sufficienza per sapere come ritrovarli.
    Sospirò, non restava altro che avventurarsi per i corridoi del palazzo. Temporeggiò giusto mezzo secondo davanti alla porta, prima di aprirla e uscire dalla stanza.

    Chiedo venia per il ritardo, ma almeno sono dentro all'obiettivo di una risposta per anno ^^"

    Per coerenza con quanto ho scritto nello scorso messaggio, Jill è arrivata 20-30 minuti dopo Lyuda. Dato che è rimasta appollaiata sul tetto per un po' e non ha visto nulla, non potevo inventarmi ora che si era appisolata per quei due minuti che servivano al tuo pg di intrufolarsi. Non ha nessun motivo di sospettare qualcun altro possa essersi infiltrato oltre a lei, è l'ultima cosa che le verrebbe in mente.


    Edited by Tirannosaurorex - 5/12/2021, 16:30
  12. .
    JILL E ZAK
    Jill scartò di lato per schivare il violino che puntava contro la sua tempia. Dopo il colpo andato a vuoto, il nahrd fece perno su una delle zampe e, con una piroetta, continuò la rotazione della sua arma puntando di nuovo contro Jill. L'umana balzò all'indietro per schivare come meglio poteva, ma il nahrd la seguì e continuò a pressarla, minacciando prima il collo con il filo dell'archetto, per poi mirare ancora al volto con il violino. Con un gesto istintivo Jill si parò il volto con una mano: riuscì a intromettere il braccio giusto in tempo per evitare che l'archetto nemico potesse raggiungere il collo. Le corde tese dell'archetto attraversarono il cuoio della sua protezione come se fosse burro, ma Jill riuscì ad allontanarsi all'ultimo, prima che raggiungesse la pelle. Per quanto fosse lieta di avere ancora la mano attaccata al braccio, non era felicissima di sapere che il violino non fosse l'unica arma su cui il nemico poteva contare...
    Anche se avesse avuto delle armi, Jill non aveva abbastanza spazio per azzardare una controffensiva. Il nahrd non le lasciava un secondo per reagire o riposare: eseguiva rapide sequenze di attacchi, dimostrando una certa predisposizione a focalizzare i suoi colpi contro organi vitali o ferite doloranti. Tutto quello che le rimaneva era di arretrare quando possibile e deviare disperatamente gli altri attacchi con pacche precise sulle braccia del non-morto. Aveva tentato solo in un'occasione di sbilanciarlo con un calcio sul lato della gamba, ma il nahrd era riuscito a schivarla senza troppe difficoltà e a sfruttare la sua offensiva per attaccarla con più ferocia di prima.
    All'ennesimo fendente, Jill percepì un movimento al suo fianco, ma lo ignorò e balzò all'indietro per schivare il violino. Quando non percepì alcun spostamento d'aria a pochi centimetri dalla faccia, ci rimase quasi male: era così concentrata sul cercare di schivare che ci mise qualche secondo a capire cosa fosse successo. C'era qualcun altro che si era intromesso tra lei e il nemico, bloccando l'attacco a lei destinato... ma che diamine..? Chi era quella quella seconda figura che emergeva dalla foschia?
    < Zak! Che ci fai qui? - le urlò contro quando realizzò chi fosse - Tu dovresti riposare! >
    Il nahrd non fece una piega per l'arrivo di una seconda avversaria e mirò al braccio ferito di Zakrina con un rapido colpo di violino. Dopo un altro paio di attacchi frettolosi, il non-morto balzò all'indietro e si allontanò di qualche passo da loro. Jill prese Zak per la maglietta, trattenendola vicino a sé prima che potesse fare casino senza alcun piano in mente.
    Per quanto le dispiaceva ammetterlo, nella breve schermaglia Jill aveva capito di non essere abbastanza forte per sconfiggerlo da sola, soprattutto senza armi e già fiaccata da altri combattimenti. Le dispiaceva dipendere da Zak ferita com'era, ma aveva la sensazione che avrebbero dovuto collaborare, se volevano uscire vive da lì.
    Jill non aveva perso di vista il non-morto neanche per un istante: non aveva ripreso subito ad attaccarle e la sua sagoma si stagliava nettamente nella foschia. Anche se la distanza non le permetteva di capire cosa stesse facendo di preciso, sembrava che il violino fosse sotto il mento, come se stesse tornando ad utilizzarlo nella sua maniera più consona. La musica attorno a loro crebbe gradualmente di volume... o forse era prima ad essere calata e adesso tornava normale? Non che fosse importante: sopravvivere quel combattimento richiedeva tutta la sua attenzione e ipotizzare una strategia per sconfiggere il nahrd era la massima priorità. Nemmeno lei capiva il perché di un pensiero tanto randomico... oppure era un dettaglio che avrebbe dovuto considerare? Era... era difficile pensarci. Sentiva la testa un po' leggera... perché le sembrava di far fatica a pensare con coerenza?
    Scosse la testa. Non poteva permettersi distrazioni.
    Ficcò una mano nel marsupio e ne tirò fuori tre fialette. Ne aveva già utilizzate parecchie da quando era cominciata quell'avventura, ormai pure gli scheletri che attorno a loro avevano capito come usarle per rilasciare un flash di luce. Ne porse una a Zakrina.
    < Io provo da dietro. > le disse, sbrigativamente.
    Il nahrd aveva terminato di suonare, ma melodia rimaneva nell'aria come se non avesse mai interrotto. Fece un ultimo cenno di assenso all'altra umana, prima di accucciarsi e sparire nella nebbia.

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    PS. Aes puoi andare un po' avanti con il combattimento, se ti va (usa pure Jill come ti pare). Ogni trentina di secondi il narhdr cerca di allontanarsi dagli avversari per "rinnovare" la canzone, ma quando combatte lo fa con una velocità e precisione millimetrica. Il suo stile lo spinge ad attaccare sempre i punti più critici dell'avversario.
    Se anche Zak rimane per un po' nella nebbia, potrebbe cominciare a sentirsi indebolita e rendersi conto che la ferita al braccio non sta per nulla guarendo... anzi, nemmeno la medicazione la sta aiutando più di tanto.



    GIX
    Gli scheletri continuavano a piovere addosso al grosso drago come se non ci fosse un domani. Solo dopo aver esaurito la sua trasformazione con un'esplosione di fiamme, Gix ottenne un minimo di sollievo. Non durò che qualche istante: tornarono ben presto a pressarlo. Anche ora che la pioggia di massi era terminata, rimanevano molti i non-morti che minacciavano il suo fianco. Per quanto arrugginite e spuntate, le spade che portavano potevano comunque danneggiare la sottile membrana delle sue ali, anche se non direttamente le squame: se il drago si fosse arrischiato ad aprirle per andarsene via, c'era il serio rischio che potessero compromettere la sua abilità di volare. E c'era anche un'altra variabile da considerare: se lui se ne fosse andato, quell'orda di scheletri si sarebbe riversata sicuramente contro qualcun altro dei suoi alleati... quei non-morti erano sì deboli presi singolarmente, ma come potevano i suoi minuscoli alleati gestirne un numero così impressionante?
    Senza più l'aura infuocata attiva, non c'era più nulla che impedisse ai non-morti più audaci di arrampicarsi sulla sua groppa. Tra scrollarseli di dosso prima che potessero fare i loro comodi e schiacciare malamente tutti gli altri, più il combattimento procedeva e più Gix aveva la possibilità di osservare meglio quegli stupidi scheletri. Era la prima volta da quando erano arrivati in presenza della Fata Pressina che aveva la possibilità di studiarli così da vicino: il suo nemico precedente era stato un drago non-morto ricoperto interamente di roccia, in fondo, e il suo guscio protettivo lo aveva schermato da ben di più dei suoi attacchi!
    Grazie agli scheletri aveva notato soprattutto tre caratteristiche:
    1) Le sue cure non erano tanto efficaci contro questi scheletri, o per lo meno, molto meno di quanto si sarebbe aspettato da dei non-morti qualunque;
    2) Le poche ferite inferte da quegli stuzzicadenti spuntati, non si rimarginavano finché non era lui a guarirle con i suoi poteri curativi;
    3) Mano a meno che lo scontro procedeva e più andava a scemare l'offensiva degli scheletri. Non era che il numero si fosse finalmente ridotto, era solo che... sembravano più stupidi? Possibile?
    Non aveva idea di come giustificare le prime due teorie, ma la terza doveva per forza essere correlata alla musica di sottofondo. Il bardo nemico si era imboscato all'inizio del combattimento e, da allora, la musica aveva sempre continuato a risuonare in tutta la sua misteriosa cacofonia. I non-morti avversari non sia erano più fermati, coordinati in qualche modo ad attaccare in massa, come in un'unica marea infinita. Da quando la melodia aveva cominciato a scendere di tono, però, i movimenti degli scheletri si erano fatti più indolenti, la loro strategia più trasparente e i loro sforzi più pigri... era come se avessero perso la coordinazione che li aveva caratterizzati fino a quel momento!
    Certo, forse erano solo inezie o magari qualcun altro dei suoi alleati era arrivato alle sue stesse conclusioni, ma che importanza aveva? Doveva essere contento lo stesso: un'informazione in più su un nemico, era sempre qualcosa di guadagnato.
    La musica nell'aria tornò agli stessi livelli iniziali e gli scheletri ricominciarono a comportarsi in maniera pericolosa, come a voler confermare la sua ultima teoria. Non aveva mai sentito parlare di abilità che permettessero a scheletri di rianimarsi a suon di musica, ma non era difficile incontrarne alcune che permettessero ai bardi di potenziare le prestazioni fisiche e mentali dei propri alleati. Ok, non aveva idea del perché l'intensità della musica salisse o scendesse ad intervalli regolari, ma di una cosa non aveva alcun dubbio: doveva approfittarne.



    ZELL E AESIRIL
    Zell cercò di colpire il rebbitt con un fulmine ben mirato, focalizzato sul pugnale che protrudeva dal fianco nemico. Con uno scatto altrettanto fulmineo, il rebbitt balzò contrò un'altra parete rocciosa e l'elettricità dell'attacco si scaricò a terra. Tra la nebbia e lo sfondo scuro era difficile concentrarsi sui movimenti del rebbitt, che riprese a girare loro attorno. Era quasi impossibile tenere di conto come si spostava e prevedere dove sarebbe atterrato: i suoi balzi apparivano assolutamente casuali. Prima balzava a destra contro una pietra, poi a sinistra per tornare da dove era venuto. Poteva balzare con altrettanta facilità contro il pavimento o scattare verso l'alto per cercare di prenderli all'improvviso piombando loro addosso. Il periodo che intercorreva tra una attacco all'altro era irregolare: poteva essere dopo più di una dozzina di balzi oppure a distanza di un rimbalzo...
    Quel dannato rebbitt sembrava una pericolosa palla impazzita. Anche se i suoi attacchi non facevano mai più di un graffietto, era comunque frustrante non avere idea di cosa fare per catturarlo. Nel tempo che occorreva loro per individuarlo, il rebbitt era già andato a rimbalzare contro un'altra superficie. Quando erano pronti a lanciargli contro degli attacchi, nessuno dei due aveva abbastanza tempo per mirare. Se cercavano di acchiapparlo, il piccolo non-morto ne approfittava per graffiarli con i suoi artigli affilati. Cosa avrebbero dovuto fare?
    Solo quando Aesiril e Zell stavano vicini senza muoversi, il rebbitt smetteva di saltare e si aggrappava su una qualche roccia per fissarli con i suoi occhietti rossi, pronto a balzare via al primo segnale di pericolo. Anche se all'inizio le pause servivano solo per elaborare un piano più efficace per sconfiggere il rebbitt, ben presto diventarono quanto mai gradite. Per qualche strana ragione, quel combattimento li stava fiaccando più di quanto avrebbero ritenuto possibile...
    Un attimo, qualche strana ragione?
    Il rebbitt si stava comportando in maniera effettivamente strana... per quanto un non-morto non potesse stancarsi, il suo modo di combattere era altamente inefficiente: l'unica strategia del rebbitt consisteva nel graffiarli e creare quella stupida nebbia per impedire di localizzarlo. Come poteva pensare di riuscire a sconfiggerli entrambi in modo così banale? Con la sua velocità sarebbe potuto andarsene senza troppi problemi... che stesse facendo qualcosa di più di quello che trasparisse a prima vista? O stava solo temporeggiando?
    No, in effetti, c'era qualcosa di strano anche nelle ferite che avevano collezionato nel corso di quel combattimento: com'era possibile che non si fossero ancora rimarginate? Di norma graffi così sottili non avrebbero impensierito né l'elfo né tantomeno le dure squame dell'ibrido, ma doveva esserci un motivo se tutte avevano un costante rivoletto di sangue che scivolava lento verso il terreno...
    Che fosse per quella ragione che il licantropo aveva chiesto a Zell di liberarsi del rebbitt il prima possibile? Di portare fuori dalla nebbia chiunque fosse già stato ferito? Se i loro sospetti erano fondati, dovevano sbrigarsi!


    Scusate l'immenso ritardo. Ho avuto poco tempo per scrivere ultimamente e devo ammettere che non mi ha stimolato molto vedere il forum così poco popolato negli ultimi tempi...

    Edit: mi sono dimenticata di postare la mappa aggiornata con la posizione di tutti. Sorry
    https://upload.forumfree.net/i/ff3772449/Immagine1_0.png

    Edited by Tirannosaurorex - 8/12/2021, 18:23
  13. .
    Potresti fare una demonessa in tutto punto ma con delle corna un pelo più corte, e dedicare l'abilità speciale alla sua capacità di trasformarsi in lepre. Poi quanto riguarda i poteri c'è sempre la possibilità di farli incentrati sulla magia nera, sono indipendenti dal potere speciale ^^
  14. .
    Certo, non c'è alcuna limitazione sulle razze o sulle abilità che vuoi dare al tuo pg ^^
    Al massimo i dettagli si possono sistemare nel momento in cui viene approvata la scheda.
  15. .
    Va bene, come preferisci. Sposto la scheda nel grimorio.
260 replies since 1/11/2008
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