Kengard: Creature da oltre i confini

Votes given by Aesingr

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    Gixcaririxen sentì urlare Zakrina che lo chiamò per poi dirgli di pigliare una cosa. si voltò nella direzione in cui provenne la voce e vide un rampino che andò contro di lui, lo afferrò subito con la sua zampa. Il dragone rosso si domandò cosa volesse fare l'umana con il rampino e se era meglio potarle via lui stesso.
    "è anche vero che bisogna far fuori il prima possibile quel maledetto bardo, che faccio?" pensò il drago, poi vide Zekrina che stette salendo fino a raggiungerlo. nel mentre con la coda nell'occhio vide che l'attenzione del bardo non morto fu rivolto verso Jill che era rimasta da sola ad affrontare il non morto.
    Gix in quel momento avrebbe potuto prendere le umane e rovinare qualunque piano avesse in mente Zakrina oppure lasciarla fare, sperando che funzionasse, al massimo sarebbe intervenuto per prendere i suoi alleati per metterli in groppa e volare fuori dalla nebbia.
    Gixcaririxen scelse di lasciar fare all'umana che disse cosa il dragone rosso doveva fare, egli la guardò, vedendo l'umana che stette accorciando la corda ed iniziò a capire il piano dell'umana, poi disse "va bene". Gix vide l'umana cadere giù, nel mentre egli continuò a tenere l'estremità del rampino, ora tra i suoi artigli della sua zampa, e poi la vide tirare un calcio contro il bardo, infine sentì la corda tirare verso il basso e la molò nel mentre vide della luce che uscì dal non morto e poi sentì il silenzio.
    "ho paura che la fata Pressina non ci piegherà molto tempo prima di capire cosa è successo ai non morti superiori e poi fare qualcosa che potrebbe peggiorare la nostra situazione, spero che il nostro alleato misterioso riesca a tenerla a bada il più possibile" pensò il dragone rosso nel mentre atterò vicino al corpo del non morto bardo, poi disse "allontanatevi" ed infine soffiò il suo fuoco contro il bardo non morto fino a ridurre un mucchio di cenere, per sicurezza, non si sa mai.
    Il drago rosso sentì Zell che lo chiamò e poi lo vide venire incontro, infine lo ascoltò. Gixcaririxen disse "sempre pronto a spaccare qualche osso ai dei non morti, comunque hai detto che hai sconfitto un Rebbit? che cos'è? è la fonte della nebbia?, comunque ho paura che non abbiamo molto tempo prima che la fata decida di prendere la situazione in mano e non so per quanto tempo il nostro alleato misterioso possa trattenerla insieme all'elfa, quindi chi ha bisogno di cure si raggruppi, così con un solo singolo soffio posso curare tutti quanti".
    Il dragone aspettò, se i suoi compagni avessero fatto quello che aveva chiesto allora avrebbe usato la sua tecnica Luce di vita il gruppo formato, se non lo avessero fato allora sarebbe costretto a curare uno a uno i componenti del gruppo che aveva bisogno di cure.
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    Devo fare qualcosa, per queste notificazioni:il mio indirizzo email non mi avvisa più come una volta. Comunque...eccomi ordunque finalmente qui, a rispondere...

    Fortunatamente, da quella discussione fu trovata almeno una, soluzione concreta, anche se Lesothos la trovò... lievemente affrettata, e presentante poca fiducia per il seppur "imputato" Kestrel, per cui lui credeva fermamente avrebbero dovuto concentrarsi di più nel comprendere, poiché chiaramente più fornito di sfumature di quanto si sarebbe potuto intuire, ma...oh beh:la decisione era stata presa, e almeno i soggetti sarebbero stati avvisati non solo quella di Kestrel, ma anche(personalmente il candido sperava solo) di quella di altri individui che chiaramente non intendevano intavolare nessun genere di discorso, e che ancora più chiaramente volevano massacrarli per chissà quali ragioni. Così, anziché dedicarsi a questo precoce, ma in un certo qual modo giusto avviso...decise di concentrarsi nuovamente sull"ammazza-draghi". E dopo averlo fatto, sebbene potesse essere comunque una decisione controversa, da intraprendere...sapeva, ormai che non si parlava di una situazione in nero e bianco, ma di un grigio... possibilmente tenue, nello spettro del ragazzo. Fu con tali considerazioni, che prese infine parola...
    Il rischio è...assai grave, per un individuo di cui non abbiamo l'assoluto vantaggio di riconoscere totalmente...ed almeno una buona dose di tutti noi ha avuto la sfortuna, ma anche l'opportunità di apprendere il prezzo dell'eccessiva fiducia, e assai...ma è altrettanto giusto ragionare su un ulteriore particolare, che i molti, in codeste terre non riescono spesso a ricordare, o a prendere semplicemente nella propria considerazione:che la terra di Kengard...non si compone soltanto di estremi dello spettro della giustizia e delle varie reputazioni, ma anche di tonalità assai grigie, talvolta tendenti da una parte, ma talvolta così indistinguibili da non essere decifrabili. Ciò che voglio a tutti enunciare, con questa mia minuscola considerazione, perciò...è che le voci vi precedono, ragazzo, e fino ad ora non avete dimostrato, nemmeno nei più ridotti momenti la malignità che molti temono possa da te e dal tuo compagno provenire. È altresì vero che possediamo i nostri interessi:interessi del cui compimento potrebbe derivare un vostro futuro prossimo, di conseguenza, perciò anche di vostra rilevanza, ma per cui in fondo non avete alcun obbligo a prender parte. Se desideri il nostro sostegno, in qualche modo dovrai prenderti l'impegno morale e spirituale di seguirci in questo compito, poiché se non dovessi rispettarlo...vivresti con la consapevolezza di non esser degno della fiducia che anche per errore persone che non sono consapevoli di te potrebbero darti:questa, aldilà di una vendetta più diretta sarebbe una punizione più che sufficiente, per te. Perdona la mia apparente mancanza di tatto...ma comprenderai anche tu la posizione in cui i miei alleati scrutano il vostro essere, spero. In ogni caso, se intenderai procedere in solitudine...puoi sempre ritirarti concluse il mezzo grifone, con una delle due tante...risposte brevi, e non del tutto programmate, ma che riteneva necessarie, sperando nel raccoglimento interiore di colui che principalmente era andato a ricercare...che tuttavia non stava tanto dimostrando, nell'interagire con quella dragonessa:Zephiros...era assolutamente irritato, da quelle sue ultime insinuazioni, e per qualche breve momento...si poterono vedere le punte dei suoi denti, altrimenti ben coperte sotto le sue squame e piume nere...mentre il suo corpo, contraendosi lievemente sembrò quasi emanare...del vapore, per qualche vago secondo? Difficile a dirsi, visto quanto la cosa fosse poco percettibile...ma certamente era chiaro che stesse "fumando", in un certo qual senso, anche a dimostrazione del suo sguardo giallo che stava mostrando...diversi riflessi verdi, suscitando la sempre crescente preoccupazione del suo compare più riflessivo...
    Che vengano:ho delle conseguenze da affrontare. In ogni caso... disse lui, che poi continuò, giocandola su una carta che mai, mai prima di allora aveva davvero utilizzato, nemmeno quando aveva saputo delle particolari attitudini di quella che sarebbe dovuta essere la sua fidanzata ad interim:buttarla in extremis...su una strana forma di personale presa in giro.
    ...non che possa giovarmi poi tanto, fare l'azzurrino:è un miracolo che mi sia anche solo spiumato. Non so nemmeno dire delle buone battute, per dirne una. Eheheheheh...sai che noia, che sarebbe stata per lei, giusto? disse lui, alquanto...strambo, ed in un evidente tentativo forzato di dialogo, con un...assai strano sorrisetto:qualunque bizzarro stato lo stesse prendendo era chiaro che cercava di trattenersi, e l'essere il più ragionevole possibile, in un modo o nell'altro, per qualcosa che sapeva chiaramente essere colpa sua, e che...davvero lo colpiva, in un periodo in cui si stava sentendo nuovamente solo, per un motivo o per un altro. Era alquanto chiaro, che era tutto un suo tentativo di non incavolarsi con le provocazioni di lei...
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    Buon pomeriggio e buon Natale, ho pensato di approfittare di questo angolo perchè a me piace la grafica e infatti sto meditando di riprendere il corso sui codici che dopo la quarantena ho lasciato. Ma di solito faccio cose più semplici come gli aesthetic sui pg,role e coppie quindi ecco qua uno di questi che è un regalo per il player di Lehaman. Nicholas\Lehaman:
    nicholaslehaman
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    Agharavel

    Specie:Drago
    Sesso:Femmina
    Età:16 anni umani
    Elemento: Acqua
    Aspetto fisico:
    Dragonessa massiccia, ma ancora in via di sviluppo. Ha un fisico dalle proporzioni armoniose, seppur ancora un po' immature per via della giovane età, ha una muscolatura tonica, per via della sua passione per il nuoto. Le sue squame, più dure del diamante, sono di un affascinante blu zaffiro, con delle parti argentate, come tante stelle, e quattro stelle più grandi sul petto, posizionate a forma di diamante (♦️). Le sue punte dorsali sono di un argento chiarissimo, quasi bianco, e sono tanto belle quanto letali: provate pure a beccarvi un suo colpo di coda dalla parte delle punte, vi sfido! I denti sono come quelli di tutti i draghi, bianchissimi e affilati come spade. I suoi occhi sono molto particolari, blu lapislazzuli cerchiati d'argento, capaci di scrutare nell'anima. Ha un'apertura alare notevole e massiccia, dato che sfrutta le ali per nuotare oltre che nuotare.

    Vestiario:Indossa sempre al collo un ciondolo con una gemma a forma di goccia, un lapislazzuli con particelle d'oro, simili a tante stelle nel cielo notturno. Non se ne separerebbe per nulla al mondo, è un regalo della sua migliore amica Yhana, che l'ha fatta incantare in modo da non rompersi né perdersi mai.
    Armi: Non le servono armi!
    Carattere:
    Una dragonessa socievole con gli amici, ma rigida, fredda e distaccata con gli estranei. È molto saggia, e anche se si definisce pacifica, basta poco per farla scattare e sarà subito pronta ad attaccare briga. Con l'amica Yhana è molto protettiva, ed è l'unica a cui mostra il suo lato tenero e sciocco, che tiene nascosto agli altri, come se fosse l'altra faccia della Luna. Ama principalmente due cose, oltre all'amica Yhana: l'acqua e lo spazio. È capace di stare ore a contemplare le stelle, persa nei suoi pensieri, finché Yhana non la riporta alla realtà, allora mette il broncio per finta e comincia a scherzare. Ma se è qualcun altro a interromperla... Sono sicura che non volete saperlo. Consiglio: non fatelo.
    Invece quando nuota sprizza gioia da tutti i pori, infatti non è raro vederla giocare con l'acqua, grazie alla sua idrocinesi, mentre Yhana fa crescere piante nei dintorni. Se beccata in questi momenti si imbarazza, ma se la giornata è davvero ottima si mette a ridere e scherzare.


    In battaglia:

    Potere speciale:
    Ha la capacità insolita, anche per quelli del suo elemento, di respirare sott'acqua e di camminare sopra essa come se niente fosse.

    Tecnica I: idrocinesi
    Sfrutta il suo elemento per creare degli oggetti di "acqua solida" che scaglia contro gli avversari.

    Tecnica II: Alta marea
    Crea delle onde che travolgono gli avversari, spazzando via una decina di metri più avanti, però viene anche lei spazzata indietro di qualche metro.

    Tecnica III: Geyser
    Emette dalle fauci un getto d'acqua calda che ustiona gli avversari, ma che la prosciuga di ogni calore, "congelandola" sul posto per un turno, incapace di muoversi.


    Storia:

    Agharavel nasce da un uovo blu striato d'argento sulle isole fluttuanti, dove trascorre la prima infanzia, e conosce Yhana, una mezz'elfa orfana cresciuta dai draghi, che diventa la sua migliore amica. Orfana anche lei, ama le sue isole, ma ha il desiderio di viaggiare e conoscere Kengard, quindi una volta abbastanza grande prende una Yhana di dieci anni in groppa e parte con lei. Viaggiano per sei anni per tutto Kengard, finché non sentono che la nebbia si sta diffondendo, e si stabiliscono a Kerus, Agharavel al nido di stelle e Yhana in città, come erborista, però sono ancora inseparabili.


    Edited by Aesingr - 2/1/2022, 21:40
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    Nicholas non temeva la morte. Anzi dal suo punto di vista morire in certe circostanze poteva avere una qualche sua utilità. Ma non in quel momento in mezzo alla battaglia eppure lui non si sentiva in colpa. Morire in battaglia era una cosa che capitava. No, era più dispiaciuto per Lehaman perchè avrebbero potuto avere davvero un'ottima e lunga amicizia. E pensava a cosa avrebbe potuto lasciargli in eredità perchè ci teneva comunque che avesse qualcosa di lui quando vide un coltello infilarsi nel corpo del demone. Il giovane fabbro emise un sospiro di sollievo, dopotutto non avrebbe dovuto preuccuparsi di cosa lasciare in eredità all'amico. Osservò interessato tutto il processo della morte del demone seguendolo con lo sguardo rallentare il volo e poi atterare nella pila di cadaveri. Quel pezzetto di pergamena era davvero potente e Nicholas ne era impressionato non avendo mai visto nulla di simile.

    Lehaman si mise vicino a lui. Suppongo che il coltello sia merito tuo quindi grazie mille,mi hai salvato la vita.Gli scompigliò affetuosamente la criniera pensando di organizzare una cena per l'amico prima che si dedicassero all'ultimo scontro. Il pipstrello demone però sembrava non aver molta voglia di combattere.Nicholas pensò che era anche ora perchè le battaglie lo divertivano ma lo spaventano e lo stancavano allo stesso tempo. Erano un mix di emozioni e lui adesso aveva un'immensa stanchezza. Anche la sua magia sembrava essersi fatta più debole quindi non era attento quanto gli altri. Forse però il trucco dell'avversario sarebbe stato quello di attaccare all'imprvviso quindi doveva essere pronto. Con un sospiro di rassegnazione raccolse le sue ultime energie magiche restando allo stesso tempo fermo. Quindi quando il demone spalancò le ali Nicholas si mise in posizione con le mani verso di lui. Prima di fare un'espressione dispiaciuta e un pò disgustata di fronte all'attacco di Lehaman. La soluzione è l'acqua disse agli altri quindi si diresse veloce a prendere un pò d'acqua dal fiume con una ciotolo che si portava dietro. La riempì poi corse a versala sul terhamin pensando fosse l'occasione di salvargli la vita a sua volta. Bene, ho bisogno del vostro aiuto. L'acqua spegnerà il fuoco e poi dovremmo solo togliere i pezzi di ceppo da Lehaman
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    Era uno spettro. Sì ne era consapevole già da un po'... Ma continuava a pensarci e starci male.
    Quando atterrarono in quella desolata landa desolata di ghiaccio gli venne in nodo alla gola, gli mancava il respiro e quando si accorse che nemmeno stava respirando la gola gli si strinse forte... Si sentiva male anche al solo pensiero. Il casinista ed estroverso lemure era più silenzioso che mai, ma la sua testa era come lo scrosciante rombo di pensieri nefasti e tossici man mano che prendeva consapevolezza della propria morte. "oh miei dei! Che cosa ho fatto!? Come mi sono ridotto??! Come ho fatto a ridurmi in questo modo!? Dovrei essere morto ma vivo, dovrei non esistere più, ma esisto! Come mi sono ridotto... Perché non posso semplicemente dormire e riposare per sempre!?" pensava l'anima in pena, ma doveva pensare alla missione, non poteva lasciarsi marcire dentro così. Vampiri, sono vampiri i suoi nemici ora e non si sarebbe arreso così dai propri traumi, e Anna senza saperlo lo aiutò molto alleviandolo da quei pensieri nel cercare di calmarlo. In quel momento Void mentre levita in quella tundra leggiadro, senza atterrare, ma comunque li seguiva. Mentre si avviavano verso la tana di vampiri esaminò la propria mannaia per assicurarsi che fosse in buone condizioni generali, si rese conto che la mannaia era in ottime condizioni e quindi sospirò tranquillo dandosi dello stupido poiché l'arma era in grado di autoripararsi da sola.
    "Sarebbe ora che smetta di usare armi non mie Questa mannaia me la porto dietro da un po', Ma un giorno vorrei un arma mia... Una a qui dare un nome, anche se questa è utile senz'altro."
    Pensò risistemava l'arma pronto a usarla.
    Anna gli chiese di pensare alle retrovie e lui per non perdere quel minimo di etichetta di qui poteva vantarsi fece un inchino elegante (e un po' buffo viste le circostanze) accompagnato con un: si signora. intanto si adentrarono nel buiume assoluto, di certo a un vampiro non servivano torce. Sperava solo che poi la nebbia lo avrebbe perdonato per essere stato fino a ora un coglione completo e che avrebbe potuto stare meglio con loro, si era reso conto che non erano così diversi infondo, quella gente moriva anche per i loro ideali e sentiva che era qualcosa... Qualcosa migliore per tutti, tanto lui era morto, non aveva nulla da perdere, e ora sarebbe morto mille volte per chi moriva per gli altri... Perché tanto non sarebbe mai morto definitivamente, l'unica cosa che ora temeva era che fosse troppo tardi per redimere i propri sbagli.
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    JILL
    Jill distolse lo sguardo, ma l'esplosione di luce delle sue boccette finì comunque per abbagliarla. La testa del drago non-morto scartò di lato e, anche se l'umana si aspettava che non sarebbe rimasto inerte dopo quel colpo diretto, l'appiglio di roccia che aveva previsto di utilizzare di smussò all'improvviso e non fece in tempo a trovarne un altro decente: venne sbalzata via. Jill franò verso il basso, giù lungo il collo del drago. Con le mani tentò di aggrapparsi come poteva, ma la roccia del drago sembrava impazzita e non appena riusciva a trovare qualcosa per rallentare la discesa, subito scompariva e perdeva di nuovo aderenza. Provò pure a conficcare la lama arrugginita nella pietra, ma si infranse in mille pezzettini, insieme alla sua speranza di trovare un appiglio.
    Atterrò in malo modo sulla roccia del dorso. Cercò di alzarsi, ma tra la caduta e la pietra fuori controllo, era troppo instabile per procedere. Sentì il drago sbattere le zampe con violenza contro il terreno... non c'era molto che potesse fare, se non aspettare di essere sbalzata di nuovo alla prima occasione... o forse era degli attacchi dei suoi alleati a cui doveva fare attenzione? Sentiva improvvisamente molto caldo... Gix non stava mirando a lei, giusto?
    Jill chiuse gli occhi e si preparò all'impatto. Eh... niente, RIP Jill.
    O forse... no? ^^"


    GIX
    Gix si alzò in volo, così da compensare il vantaggio che il suo nemico aveva sul terreno. Dall'alto poteva apprezzare una visione più d'insieme dei dintorni: anche se la nebbia nascondeva ancora parte dell'isola, il movimento delle sue ali l'aveva diradata a sufficienza per consentirgli di capire dove fossero la maggior parte dei suoi alleati. Una delle due umane era comparsa prima per qualche istante quindi non doveva essere andata troppo lontano; Zell era spuntato dal nulla e aveva cominciato ad aiutarlo con il drago di terra; poteva notare l'elfo che si stava sbarazzando di tutta una serie di scheletri ad una ventina di metri rispetto al drago di terra... solo Zakrina non riusciva a vederla da nessuna parte, ma secondo i suoi calcoli non doveva trovarsi troppo distante dal tempio nero su cui avevano visto la fata per la prima volta. Si voltò verso il fondo dell'isola: il tetto del tempietto era l'unica cosa che emergeva dalla nebbia, come una nave lugubre che scivolava su un mare grigiastro. Avrebbe potuto chiedersi che fine avesse fatto lei o la fata, ma non aveva molto tempo da perdere: meglio occuparsi di un problema alla volta. E il drago non-morto non era un avversario da prendere così alla leggera, in fondo.

    Non appena Jill riuscì a colpire grosso drago con... gli Dei sapevano cosa, l'avversario cominciò a dimenarsi come un ossesso. Era evidente che il drago fosse sensibile all'elemento luce... se si riusciva a colpirlo. Gix non stette con le zampe in zampa (?): partì subito all'attacco. Planò per avvicinarvisi, così da essere certo di colpirlo il più precisamente possibile. Mirò al collo è sparò un alito di fiamme, facendo attenzione a sincronizzare l'attacco con quello di Zell.
    Si rialzò in volo sentendo il primo vero ruggito di dolore del suo nemico. Poteva essere contento: lui e l'ibrido erano finalmente riusciti a scalfire la sua armatura naturale! Yeah!
    ...
    Mh. Ma in tutto questo, che fine aveva fatto l'umana?


    ZELL
    Sì, gli umani erano pazzi. Altrimenti come poteva giustificare il poco istinto di sopravvivenza che stava dimostrando quella dannata umana? Non aveva ali per poter scappare, non aveva artigli con cui scalfire la pietra del nemico, non aveva un cervello per pensare ad una strategia decente... e cos'è che si metteva a fare? Ovvio, si infilava sulla sua linea di tiro.
    AWH, CLASSIC HUMANS.
    Fortuna che aveva il volto scoperto, altrimenti l'avrebbe presa in pieno più volte di quante l'umana avrebbe voluto sapere...
    Gix, d'altro canto, aveva capito subito cosa l'ibrido positivo avesse in mente e si coordinò perfettamente ai suoi sforzi: non appena l'umana iniziò a scivolare giù dalla testa del drago e la perse di vista, entrambi spararono i loro attacchi. Non aveva bisogno di voltarsi nella sua direzione, bastavano i ruggiti di dolore del suo nemico per capire che i loro attacchi erano andati a segno!
    Distratto e incapace di controllare il suo elemento, quella era l'occasione perfetta per continuare a pressare il nemico! Zell fece una rapida virata in volo, pronto ad attaccare di nuovo il grosso non-morto. Preparò nelle fauci un nuovo fulmine, ma pure questo morì sul nascere: un'ombra nera era schizzata sulla groppa del drago di terra e si era tuffata alla base del collo. Zell aveva già visto quell'ombra, era la stessa in cui si era trasformato il lic...
    Aspetta, che fine aveva fatto l'umana? E dov'era finito il licantropo?
    Ehi, ma il licantropo aveva davvero appena catturato l'umana sotto i suoi occhi? WTH


    ELFA
    Si acquattò nella nebbia, appena dietro una roccia scura. L'elfa non-morta non aveva idea da dove fosse spuntata quella coltre fumogena, ma non poteva che essere grata a chiunque fosse stato ad averla avviata: le offriva il nascondiglio perfetto per allontanarsi d quell'elfo fastidioso. Aveva un che di famigliare, quella nebbia, ma era da quando la Madre le aveva dato la sua prima missione e l'aveva risvegliata che continuava a provare quelle strane sensazioni. Da un lato la certezza della missione, e dall'altro... cos'erano tutti quei deja vu che stava provando? E cos'era invece che stava dimenticando?
    Un'ombra violacea le passò vicina: stava balzando da una roccia all'altra, diretta nella direzione in cui aveva lasciato l'elfo. Si alzò in piedi, uscì dal nascondiglio di qualche passo. Non poteva avere la certezza... ma lei conosceva quel rebbitt! L'aveva già visto muoversi prima di allora... anche se non le sembrava per nulla simile a quello che la sua mente si aspettava. Era più... morto?
    < Rob... ik... > tentò di dire.
    La sua voce era rauca, bassissima. Se non avesse saputo di aver aperto bocca, non ci avrebbe nemmeno fatto caso. Quanto tempo era passato da quando aveva parlato l'ultima volta? Sapeva di averlo fatto almeno in un'occasione... ricordava di averlo fatto, almeno...
    < Oh caro... - disse una voce alle sue spalle - sembra proprio che abbiamo una figlia ribelle! >
    L'elfa si voltò: la Madre la stava fissando con le braccia incrociate. Le ali riposavano alle sue spalle, il viso non tradiva nessuna espressione, anche se le sue labbra stavano sorridendo. Non sembrava né arrabbiata né amareggiata, ma il suo sguardo la terrorizzò. In quel momento l'elfa ricordò, sapeva cosa era successo a lei e ai suoi compagni o il perché di quelle sensazioni. Lei capì chi stava cercando di ricor... ah, ma perché pensare era diventato così difficile?
    Gli occhi di fata Pressina erano diventati di ghiaccio.
    < Ah, quindi tu credi che sia per quello? Per il suo elemento? - la fata sospirò - Beh, non ci resta che rimediare allora, giusto caro? Basterà vegliare su di lei più attentamente che sugli altri... >


    AESIRIL
    Niente, sparita... l'elfa era riuscita a scappare! Si avviò verso l'unica direzione che poteva aver preso, liberandosi degli scheletri che incrociava lungo il percorso. La foschia che aleggiava ancora intorno a lui, non era così fitta da impedirgli di vedere dove stesse mettendo i piedi, ma era comunque troppo fastidiosa per seguire le tracce con agio. Che avesse sbagliato una svolta? Che avesse mancato la giusta strada? Il terreno cominciò a vibrare, in maniera sempre più evidente man mano che si avvicinava nella direzione dove aveva lasciato Gix. Se lui fosse stato in lei, non sarebbe mai andato in quella direzione... ma lui cosa poteva saperne di quello che pensava un non-morto?
    Scrutò l'orizzonte, alla ricerca di qualcosa... qualsiasi cosa si potesse muovere che non avesse il costato a vista: notò un'ombra grossa e scura atterrare non molto distante. Socchiuse gli occhi, ma la figura scomparve dopo poco... era davvero un licantropo, quello? Non aveva senso. Doveva avvertire gli altri: c'era un essere misterioso che si aggirava nei dintorni... sia che fosse un non-morto o che li avesse seguiti fino a lì, non poteva significare nulla di buono.
    Una voce famigliare rispose al suo richiamo molto prima di quello che si sarebbe aspettato.
    < Elfo, sei tu che hai gridato? > riconobbe la voce prima di riuscire a vederla nella nebbia.
    Si avvicinò di qualche passo, verso dove aveva avvistato la sagoma del licantropo. Jill era accucciata a terra terra e stava rovistando in un mucchietto di armi arrugginite probabilmente lasciate da qualche scheletro sfortunato. Scelse uno grosso spadone a due mani prima di alzarsi e voltarsi nella sua direzione.
    < Hai visto anche tu il licantropo? Non ti preoccupare di lui: ho capito chi è e non intende farci del male... > lo rassicurò Jill, sospirando.
    L'espressione dell'umana sembrava intristita, i suoi movimenti leggermente più rigidi del normale... cosa poteva essere successo? Chi era quel licantropo?


    ZAK
    Nel frattempo, dall'altra parte dell'isola...

    Sbam...bam! Crack! POW-POW-POW-POW! SOK! Bam biiim BOOM!
    Ra-ta-ta-ta-ta-ta... bang! CRASH, SPLASH!
    CA-CHIIINCK!
    POW-bum! Crack, crash... POW-CRACK!
    RUUUUUMBLE, slam! Pew-pew! SCRASH!
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    Io invece sto probrabilmente per tornare, finire il pg e iniziare la prima role qui.:)
  9. .

    CALIEL, il Ramingo

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    Specie: Umano
    Sesso: Maschio
    Età: Imprecisata, sembra essere sulla fine della ventina
    Magia: Psichemanzia

    Aspetto fisico:
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    Caliel si presenta come un bel giovane alto e slanciato. Per il suo aspetto quasi angelico, occhi chiari, volto spigoloso e capelli lunghi ed argentati, è sempre molto popolare con le donne. Il problema si ha quando lo si avvicina: purtroppo il suo aspetto, da lontano, così affascinante e austero viene rimpiazzato dalla sua sbadataggine e timidezza. La sua lingua solitamente inizia ad arrotolarsi e Caliel a balbettare. Fortunatamente quando compie i suoi spettacoli di magia sta sempre il più lontano possibile dalle persone e non rischia di rendersi ridicolo, almeno non troppo. È così che, grazie alla sua apparenza fisica, è sempre benvenuto da tutti, nonostante esso sia un vero e proprio vagabondo.
    É un uomo muscoloso, abituato all’attività fisica e ad allenare il corpo: soprattutto grazie alle fughe, scappare dalle situazioni più pericolose e quasi mai affrontare i nemici che lo attaccano è una delle sue attività principali. Sotto la sua tonaca blu, il corpo tonico è pieno di cicatrici, visibili anche a volte quando il ragazzo si tira su le maniche lunghe o quando lo si becca a lavarsi nei fiumi. Le cicatrici sono una sua caratteristica e quasi, a volte, un vanto che porta con grazia e onore. Non si sognerebbe mai di rinnegarle o nasconderle con vergogna. Il viso invece è senza alcuna imperfezione. Infatti Caliel, vanesio com’è, tiene molto alla sua routine di bellezza e al suo aspetto fisico. Ogni notte, prima di andare a dormire, si strucca, si fa una maschera per il viso, si pettina e si lega i capelli, a lui molto cari.


    Vestiario: Caliel è solito vestirsi con delle tuniche. Il suo colore preferito è il blu, quindi solitamente quando possiede un po’ più di soldini e vede che una delle sue tuniche è usurata, decide di andare da quache sarto a farsi rifare il guardaroba. È sempre povero in canna, ma i suoi abiti blu sono la priorità. Un altro vestito molto importante per lui è il costume di scena, una grande tonaca con un bellissimo mantello, tutto decorato sul petto e sulle maniche. Prima di entrare in scena, oltre a cambiarsi di abito, profumarsi e truccarsi si pone sulla fronte una coroncina decorativa. Caliel è solito portare tutti i giorni anche qualche accessorio alla moda, collane, anellini e braccialetti. E soprattutto orecchini che sfoggia gelosamente. Più va avanti il tempo, più gli orecchini si moltiplicano sulle sue orecchie.
    Caliel si porta sempre dietro un violino, attaccato alle spalle e il quale a volte suona durante i suoi spettacoli di magia. Sfortunatamente Caliel non ha per nulla doti musicali e quindi ogni volta che suona, il pubblico minaccia di farlo stare zitto. Ma Caliel non si dá per vinto e continua perché uno dei suoi sogni è quello di diventare un grande violinista umano. Proprio per questo non è raro vedere gli spettatori riprendersi i propri soldi durante l’esecuzione o essere cacciato e malmenato.
    Essendo un vagabondo, il Ramingo mette tutti i suoi averi dentro una grande coperta che attacca ad un bastone. La coperta, oltre ad essere utilizzata come zaino, è utile nelle nottate più fredde quando il povero ragazzo non trova riparo a casa di qualche benefattore.

    Armi: Il Ramingo non porta con se armi. Le sue uniche difese sono:
    1) La fuga,
    2) la sua magia,
    3) il Kung fu (in realtà no, ma Caliel pensa di poterlo far credere ai suoi nemici).


    Carattere:
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    Bonaccione, irriverente, goloso, idealista e incosciente. Questi sono solo alcuni degli aspetti fondamentali del carattere di Caliel. Il Ramingo, il nome per cui è conosciuto come mago ed intrattenitore sul palco, è un uomo affascinante, dotato di uno spiccato senso dell’umorismo e sempre disposto a dare una mano alle persone in difficoltà. Caliel ha un’anima gentile e disponibile: vegetariano convinto, non riuscirebbe a far male nemmeno ad una mosca. In caso di pericolo per lui o altre persone, il ragazzo si fa difensore dei più deboli e diventa scudo per i più innocenti (a questo si debbono anche tutte le sue cicatrici). Ma non riuscirebbe mai ad arrecare danni mortali. Solitamente però, se lui è l’unico bersaglio di minacce o pericoli, sceglie sempre la fuga, raccattando baracca e burattini o al massimo usa le sue tecniche magiche difensive.
    Caliel è molto vanesio, si trucca, si pettina e cura la pelle e la sua apparenza fisica con grande attenzione. Questa sua cura per il corpo non si accompagna ad una dieta bilanciata, Caliel è infatti molto goloso e ama il buon cibo, soprattutto i dolci e gli alcolici. Purtroppo per lui non lo regge molto e si ubriaca facilmente. Ama le persone, la folla ed il suo pubblico, circondarsi di persone felici, cibo e alcol.
    Caliel è anche molto melodrammatico e teatrale, a volte anche troppo. La sua sensibilità lo porta letteralmente alle lacrime facili mentre il suo carattere da diva dello spettacolo ad esagerare nei gesti e nei comportamenti con le altre persone. Questo suo lato estroverso sul palcoscenico è veritiero fino ad un certo punto; infatti, benché ami circondarsi di persone e presentarsi non invitato a feste di compleanno o sagre locali, in realtà è timido e tende a chiudersi molto con le persone che lo interrogano direttamente e che cercano in qualche modo di conoscerlo più a fondo. Questa riservatezza riguardante il suo passato forniscono al suo personaggio quasi un’aura misteriosa. La sua timidezza però non lo porta mai ad essere schivo o scortese. Un altro tratto fondamentale è l’amore quasi mai corrisposto per le donne. Non si può chiamare Caliel, il Ramingo, Dongiovanni solo per il fatto che ogni volta che lui ci prova con una ragazza, tutte lo rifiutano. Questo rifiuto non è assolutamente dovuto al suo aspetto fisico, bensì alla sua involontaria sbadataggine e bizzarria. Ama i bambini e le cose pucciose e non prova vergogna nell’esternare le sue emozioni, dalla rabbia alla dolcezza paterna.



    In Battaglia:

    Potere speciale: Mutaforma
    In realtà, Caliel, non è un umano bensì un mutaforma. Egli, sebbene non sappia quale sia la sua vera forma, ama alla follia gli umani, le loro tradizioni e soprattutto il cibo. Per questo motivo utilizza soltanto la sua forma umana. Nonostante questa Caliel potrebbe benissimo cambiare forma e prendere qualsiasi egli voglia: l’importante è che egli abbia toccato la creatura in cui voglia trasformarsi. Il processo di trasformazione impiega una decina di minuti e rilascia delle scorie biologiche, come una specie di muta dei serpenti.

    Tecnica I: Moltiplicazione
    Caliel si sdoppia ed il nemico non sa quale sia il suo vero corpo. Questa tecnica, come la maggior parte delle sue tecniche, sono usate quasi esclusivamente come difesa. Solitamente Caliel la usa per scappare o confondere i vari nemici che lo attaccano ma, essendo il suo clone un’illusione intangibile, non può attaccare direttamente il nemico.

    Tecnica II: Elementi
    Caliel può manipolare gli elementi, ma sono delle mere illusioni, infatti nessuna di queste ha un effetto dannoso e reale.
    - Fuoco: egli può creare delle illusioni con il fuoco, dalle palle che usa per la giocoleria alle lingue di fuoco dalle dita, molto efficaci per sbalordire i bambini. Caliel, utilizza questa abilità anche per spaventare i nemici e confonderli durante la fuga.
    - Vento: uno dei suoi elementi preferiti è proprio il vento poiché questa illusione è utile con le donne. Caliel riesce a far sembrare che i suoi capelli vengano mossi dolcemente dal vento e affascinare così tutte le signore. Oppure può usarlo in combattimento, creando dei forti rumori minacciosi di tempesta per spaventare i nemici.
    Purtroppo gli altri elementi li sta ancora cercando di padroneggiare, ma ci arriverà.

    Tecnica III: Telecinesi
    Caliel ha sviluppato anche questa abilità: egli può far fluttuare, con la forza del pensiero, un oggetto o anche più. Ovviamente non è ancora così capace da poter spostare oggetti più pesanti di lui. Meno gli oggetti pesano, più può spostarne. Caliel infatti usa questa sua abilità soprattutto durante i suoi spettacoli di magia, oppure per alzare le gonne delle signore.

    Tecnica IV: Suono fantasma
    Caliel può imitare un repertorio limitato di bestie, creature, umani e altri suoni. Per esempio, durante le sue esibizioni musicali, quando vede che nessuno lo vuole ascoltare, cerca di sistemiste are il suono del suo violino per renderlo più piacevole. Questa tecnica però ha molto spesso degli esiti inaspettati: a volte, dopo il suo uso, Caliel rimane senza voce; altre volte il suono non è quello sperato.

    Tecnica V: Empatia
    Caliel è molto sensibile ai sentimenti che provano le altre persone, con questa abilità egli riesce a percepire gli stati d’animo delle persone accanto a lui o di quelle che potrebbero nascondersi vicino a lui per attaccarlo. Se si trova all’interno di una folla è difficile per lui riuscire a distinguere quale sentimento corrisponde a chi. Per essere sicuro può toccare la persona che pensa stia provando quella data emozione.

    Tecnica VI: Invisibilità
    Il Ramingo riesce a schermare la luce e quindi diventare invisibile per un tempo limitato. Questa sua abilità viene utilizzata anche per barare nel gioco dei tre bicchieri, oppure in qualche suo trucco di magia. Purtroppo è ancora poco abile e non riesce a rendere invisibile oggetti di dimensioni eccessive, oltre a se stesso.


    Storia:
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    Caliel giunse ormai parecchi anni or sono sull’isola di Kengard, violino sulle spalle, sogno di diventare un grande umano intrattenitore e di fare del bene nel cassetto. Fin da subito iniziò a girovagare cercando di farsi un nome tra i vari intrattenitori di strada. Un po’ di magia d’illusione, qualche suonata con il suo violino e dopo qualche anno, tutti quelli che lo vedevano lo riconoscevano: il Ramingo, lo chiamavano. Non stava mai in una sola città, la sua vita edonistica era basata sul viaggiare, spostarsi, scroccare buoni pasti e conoscere il più possibile le culture e le tradizione autoctone. Capitava molto spesso che durante il suo cammino entrasse a contatto con predoni o assisteva a ruberie su altri pellegrini. In questi casi, se nessuno dei presenti era in pericolo di vita, scappava; ma se si compiva un’ingiustizia o dei poveri innocenti venivano minacciati, Caliel si lanciava, impavido al loro aiuto. Queste interazioni lo avevano portato a tante tante botte, poiché egli credeva che nessuna vita andasse presa e che tutti meritassero una seconda chance, anche coloro che erano crudeli e avidi. Così non raramente veniva lasciato esangue o derubato, ma per quelli che aveva difeso diventava un eroe. Egli non voleva essere pagato, chiedeva solo un pasto caldo ed un giaciglio per riposarsi. E più di tutto, intrattenere e vedere il sorriso sulle persone a cui mostrava i suoi trucchi. Certo, non era proprio un genio della magia, con la sua sbadataggine, però piano piano stava diventando sempre più abile. Molto spesso quando capitava a Kerus andava alla taverna di una sua amica che la ospitava o a volte trovava abbastanza denaro per poter pagare veramente una stanza da qualche parte, ma ancora più di frequente era solito dormire nel bosco.


    STORIA IN GAME
    Linka qui le role che ha fatto il personaggio.

    Scheletro scheda by Dekken.



    Edited by Frigg la Selvaggia - 7/9/2020, 11:47
  10. .

    EUfg




    Aglio, signore delle bruschette e degli spaghetti di mezzanotte!: Come usarlo oltre che per mangiare.

    Calli: Unguento - mischiare la polpa dell'aglio schiacciato a comune olio d'oliva. L'unguento così ottenuto si spalma sul callo, fasciare con una pezza di lino e lasciare agire; ripetere l'operazione se necessario.

    Disturbi respiratori, ipercolesterolemia, iperlidemia, ipertensione: Infuso - pestare due o tre bulbilli (spicchi) e aggiungere acqua calda (100ml). Lasciarein infusione e bere una o due tazzine al giorno.

    Sciroppo - 10 g di bulbi tritati in 20 ml di acqua e lasciare in macerazione per 12 ore. Aggiungere infine tanto zucchero quanto è possibile scioglierne. Consumare 1/2 cucchiai al giorno.

    Tintura - vedi reumatismi. Per una cura ipotensiva e contro colesterolo e trigliceridi assumere per almeno 30 giorni, ma si può prolungare fino a tre mesi (quindi fare un intervallo di 20 giorni prima di continuare). Controllare sovente la pressione e i valori del sangue.

    Insonnia: Infuso - schiacciare uno spicchio di aglio in una tazza di latte caldo. Lasciare in infusione per circa 10 minuti e bere.

    Reumatismi: Cataplasma - si prepara schiacciando e spremendo bene alcuni spicchi d'aglio, stendendone la polpa su un panno di lana caldo e applicando il cataplasma sulla parte colpita da dolori reumatici.

    Tintura - sbucciare e tritare finemente 25 g di aglio secco, poi mescolare la poltiglia a 60 ml di alcol finissimo di frutta e riporre il tutto in una bottiglietta fornita di tappo con il contagocce. Le dosi della cura solo le seguenti: 15 gocce al mattino a digiuno in un dito di acqua, aumentando la quantità di un paio di gocce al giorno fino a raggiungere il numero di 25. Esaurita la bottiglietta, si interrompe la cura per riprenderla, con le stesse dosi, dopo una settimana.

    Vermi: Decotto - si fa bollire qualche spicchio d'aglio, preventivamente schiacciato, per un minuto in latte caldo zuccherato. Due o tre cucchiai al giorno di questo preparato casalingo combattono e eliminano i vermi dei bambini.
    Infuso - mettere in infusione 15g di aglio in acqua sufficiente per un clistere. Servirsene quando il liquido è tiepido.

    IMPIEGHI CASALINGHI

    Aceto antisettico "dei quattro ladri di Marsiglia" - narra la leggenda che verso il 1300, mentre infuriava una terribile pestilenza, quattro manigoldi marsigliesi (buaahahahahhahahahahah XD) compivano scorribande nei paesiinfestati dalla peste e svaligiavano case e negozi rubando a man salva. Restava però un mistero come potessero passare indenni nelle contrade infestate dal terribile male senza caderne mai vittime. Si dice che il loro segreto fosse un miracoloso miscuglio che essi preparavano prima di iniziare le scorrerie, con il quale si sciacquavano la bocca e si pulivano le mani. La loro ricetta, chiamata appunto "aceto dei quattro ladri di Marsiglia", è giunta sino a noi. Si tratta di un ottimo disinfettante che tutti faremo bene ad avere a casa. Eccone la formula: 20g grammi di cime fiorite di assenzio romano, 20g di rosmarino, 20g di salvia, 20g di menta, 20g di ruta, 20g di fiori di lavanda, 30g di corteccia di cannella, 30g di calamo aromatico, 30g di noce moscata, 30g di chiodi di garofano, 30g di aglio, 5g di canfora e 1,25 litri di aceto purissimo di vino bianco.Gli ingredienti devono essere lasciati macerare nell'aceto per una decina di giorni. Filtrare il liquido e conservarlo in una bottiglia con un tappo smerigliato. Serve per detergere le ferite e disinfettare le mani.

    Aceto "dei dieci aromi" - questo aceto squisito per condire l'insalata è da raccomandare a tutti i buongustai. Si prepara con 15 g di aglio tritato, 10g di cipolla tritata, 10g di acido acetico cristallizzato, 30g di sommità fiorite essiccate di assenzio, 15 g di rosmarino secco, 15g di erba ruta secca, 15g di salvia secca, 10g di sommità fiorite di lavanda essiccate, 8g di corteccia di cannella, 3g di noce moscata e un litro di aceto purissimo bianco. Versare l'aceto in un recipiente assieme ai fiori e alle erbe secche e lasciare in infusione per circa 10 giorni. Filtraree aggiungere al liquido tutti gli altri ingredienti. Dopo una decina di giorni filtrare nuovamente e conservare l'aceto aromatico in una bottiglia chiusa ermeticamente. Deve essere usato in piccole dosi nella preparazione di insalate e in aggiunta all'aceto normale.

    Mastice - per attaccare i vetri a piccole cornici o orologi, usare il seguente mastice a base di aglio. Prenderne alcuni spicchi, schiacciarli accuratamente con una lama di coltello per spremere il succo: a questo mescolare un pizzico di finissimo gesso in polvere. La pasta così ottenuta servirà per far aderire i vetri a cornicette in metallo, orologi e occhiali da sole.
  11. .
    @Gix. Se volete prendervi qualche libertà con i nemici, nessun problema: sono pur sempre non-morti, mal che vada li faccio tornare in vita ^^" L'unica che mi potrebbe servire è la fata, ma con gli altri potete fare quello che vi pare.

    Lo so che questo post è un po' sottosopra, con questo messaggio che non c'entra nulla fuori dallo spoiler e la sostanza all'interno, ma vorrei provare un piccolo esperimento, se vi va di assecondarmi. Che ne dite se nel lavorare alla vostra risposta, leggiate solo la parte che è di vostra competenza (con il nome del vostro pg)? Quando avete finito potete pure leggere anche il resto, ma mi sembrerebbe più realistico se i vostri pg agiscono senza avere conoscenza di ciò che succede agli altri o delle conseguenze delle loro azioni... in fondo vi siete separati ^^"
    Non è una proposta obbligatoria, eh, potete anche dirmi "Tira, no, è una cazzata". Non mi offendo, è pur sempre un'idea delle 4 di mattina XD

    JILL
    Jill sentiva gli echi della battaglia dall'altra parte del rilievo, gli strepiti dei colpi, le grida del rettile, lo sferragliare delle armi e i tonfi della roccia che impattava sulla roccia. Intorno a lei c'era il disastro. Davanti a lei, invece, la situazione era estremamente calma, quasi piatta: né lei né il rebbitt osavano muoversi. Entrambi sapevano che l'altro avrebbe approfittato di una qualsiasi apertura per attaccare o scappare. Rimanevano a studiarsi, uno davanti all'altro, con i muscoli tesi e pronti a caricare l'avversario. In quei pochi istanti si erano già scambiati abbastanza colpi per capire che non potevano sottovalutare l'avversario davanti a loro.
    Fu il terremoto ad accelerare le cose.
    Jill era riuscita a mantenere la concentrazione sul nemico nonostante la strana musica che strideva in lontananza, nonostante i continui flash che sbucavano dall'alto del rilievo. Il terremoto, però, le fece perdere stabilità sotto le gambe e la costrinse a cercare un appiglio per non cadere. Quando rialzò lo sguardo, il rebbitt non era più davanti a lei e il fianco iniziò a bruciarle.
    < Mannaggina! > esclamò a denti stretti. Era riuscito a ferirla di nuovo.
    Strinse i denti e si tirò giù il cappuccio per evitare che potesse limitare la sua visibilità. Cominciò a guardarsi attorno, a cercare il suo nemico: fu più per fortuna che per altro, se riuscì ad intercettare la bestiola con la coda dell'occhio. Il rebbitt balzò da una roccia all'altra fino scagliarsi contro di lei. Anche se Jill non riuscì a bloccare in tempo l'attacco appena sopra la caviglia destra, si preparò comunque per il successivo e l'accolse con il taglio del suo pugnale. Percepì la lama entrare nella carne del rebbitt per almeno una decina di centimetri, ma altrettanto chiaramente capì che la creatura non si era preoccupato per nulla della ferita che le era appena stata inferta. Dal suo sguardo vitreo non sembrava nemmeno che gli importasse granché il perché stesse combattendo contro di lei...
    La traiettoria del non-morto venne deviata dal contrattacco dell'umana e il rebbitt finì per scontrarsi contro il fianco del rilievo. Riuscì ad attutire parte dello schianto sfruttando le sue piccole ali e si aggrappò alla roccia senza cadere a terra. Jill era decisa a non lasciargli nessun attimo di tregua, adesso che era riuscita a fermare il suo continuo ronzare non poteva permettersi di lasciarselo sfuggire: era finalmente arrivato il suo turno di attaccare.
    Con il pugnale testo in avanti, riuscì appena a fare un passo prima di spostare il pugnale per schermarsi il viso: aveva agito per istinto e probabilmente era stato proprio quello che le aveva salvato la vita. In un misto di sorpresa e disappunto, osservò la lingua del rebbitt avvinghiata intorno all'arma. Prima si sciolse la pittura nera che nascondeva gli eventuali riflessi della lama d'acciaio, poi fu il pugnale stesso che cominciò a fondersi. All'inizio Jill aveva cercato di sottrarsi a quella spira corrosiva, ma quando aveva capito che la sua unica arma (o quello che ne rimaneva) era incastrata e ormai inutilizzabile, la spinse contro la creatura con tutta la forza di cui era capace. Non poté accertarsi se il suo colpo fosse riuscito nell'intento di neutralizzare o danneggiare il nemico, fu costretta a mollare la presa prima che l'acido e il metallo fuso potessero colarle sulla mano.
    Ficcò la mano destra nel marsupio e scappò, lasciandosi alle spalle una nube di fumo densa per nascondere la sua fuga. Non aveva idea se quella mossa l'avrebbe veramente aiutata, ma le serviva un diversivo: aveva bisogno di un'altra arma e lì non c'erano abbastanza scheletri a cui rubarla.


    ZAK
    Le cinque frecce che Zakrina aveva lanciato, si alzarono in volo in una parabola perfetta. Non appena Pressina si accorse che si stavano dirigendo nella sua direzione, la sua espressione sembrò mutare: la spensieratezza che l'aveva caratterizzata fino a quell'istante, lasciò spazio a una vaga preoccupazione. Lo sguardo, però, durò non durò più di un battito di ciglia e chiunque lo avesse notato avrebbe potuto reputarlo solo un gioco delle ombre che oscuravano il tempietto, se non dubitare proprio che fosse mai esistito.
    Invece che teletrasportarsi via, la fata si parò in mezzo, intromettendosi tra il nahrd e le frecce. Si sollevò con un colpo d'ali per proteggere meglio il menestrello più alto di lei e riparò il volto dietro le braccia incrociate. Anche se sperati, i risultati dell'attacco furono piuttosto inattesi: una freccia si conficcò sulla coscia della fata, una seconda le trafisse invece l'avambraccio destro, due rimbalzarono sulla roccia del tetto e solo l'ultima superò Pressina al di sopra della spalla per impattare contro il petto del nahrd. Se il non-morto si accorse di avere una freccia che gli protrudeva dal torace, non lo diede minimamente a vedere. Venne leggermente sbilanciato all'indietro e forse il violino emise una nota leggermente più stridula delle altre, ma entrambe potevano benissimo essere parte della melodia o dell'esecuzione.
    Paradossalmente, era la fata che aveva risentito maggiormente dell'attacco: dei rivoli di sangue stavano scorrendo lungo la pelle nuda del braccio e della gamba colpiti. Un liquido denso e nerastro, che con il sangue aveva in comune solo la provenienza.
    Se Zakrina avesse dedicato la sua attenzione sulla fata, invece che cercare di attirare quella dell'ibrido, avrebbe notato la sua nemica abbassare le braccia lentamente, fino a portarle lungo i fianchi, e rivelare un'espressione estremamente irritata. L'avrebbe vista che tornava con i piedi per terra, che si accingeva vicino al bordo del tetto per ricambiare un suo eventuale sguardo. L'avrebbe osservata mentre tendeva il braccio ferito in avanti, mentre le iridi dei suoi occhi freddi viravano per qualche istante ad un azzurrino brillante. Avrebbe visto il suo sangue viscoso gocciolare sul tetto prima, sulla roccia del terreno poi.
    Tuttavia, quello di cui si poteva accorgersi anche se si fosse completamente isolata in un mondo a parte, era che tutti gli scheletri si erano voltati verso di lei, in sincrono. Decine di orbite vuote e infiammate di una luce innaturale si erano focalizzate su di lei nello stesso identico istante. Avevano interrotto qualsiasi attività per fissare lei e soltanto lei, in un silenzio di tomba.
    E avano poi cominciato a marciare nella sua direzione.


    AESIRIL
    Per qualche strana ragione, gli scheletri intorno a lui avevano cominciato a marciare nella direzione del tempietto. Anche se la questione avrebbe potuto interessarlo, Aesiril non aveva il tempo di investigare il perché. Dopo aver frettolosamente neutralizzato l'elfa, aveva guadagnato abbastanza spazio per tentare di zittire il menestrello nemico e non poteva perdere quell'occasione: direzionò contro il nahrd e la fata sul tetto alcuni dei frammenti di roccia già usati contro l'esercito di non-morti. L'attenzione di entrambi sembrava rivolta da tutt'altra parte, ma non appena le pietre furono lanciate, Pressina si voltò di scatto verso l'elfo e lo squadrò da capo a piedi con un'espressione parecchio infastidita. Nei pochi secondi che i sassi ci misero a volare contro di loro, la fata ebbe tutto il tempo di allungare una mano verso la spalla del nahrd e scomparire di nuovo. Non era riuscito nel suo intento. La musica stava continuando, non era cessata. Non proveniva più dal tempietto, ma da tutt'altra parte. Si erano teletrasportati... alle sue spalle?
    Prima che potesse accertarsene, due fasci di luce blu partirono dal basso per mirare al centro del suo petto. Aesiril abbassò lo sguardo e notò che l'elfa non era ancora stata sconfitta: il suo volto era sì, stato in parte sfigurato dal fendente dell'elfo, ma l'avversaria riusciva comunque a muoversi come se nulla fosse successo. La sua espressione era vuota, non provava né dolore né gioia per ciò che stava facendo. Ormai era oltre quelle emozioni, era oltre a qualsiasi emozione.
    Con un agile scatto, l'elfa riuscì a rimettersi in piedi. Reggeva in entrambe le mani due sottili bacchette (molto diverse dai tozzi del bastone che Aesiril credeva di aver spezzato) e le utilizzò per riversare contro l'elfo una serie di fasci di luce in rapida successione, così da costringerlo a stare sulla difensiva e potersi allontanare ad una distanza di sicurezza. Smise di attaccarlo solo quando si avvicinò ad un manipolo di scheletri: per un istante i suoi occhi si illuminarono di una nuova luce, più fredda, azzurra, e fece un cenno con la mano nella direzione di Aesiril. Un gruppetto di cinque non-morti si staccò degli altri e caricò l'elfo per distrarlo dai suoi movimenti. L'elfa sapeva di non essere molto forte negli scontri ravvicinati, doveva sfruttare altri sistemi per tenerlo a distanza. Avvicinò le basi delle due bacchette gemelle: il legno dei due bastoncini si unì assieme e si allungò di una ventina di centimetri per lato. Cominciò ad assottigliarsi, a incurvarsi all'indietro. Un sottile filo dello stesso blu dei suoi precedenti attacchi si proiettò al centro della curva, come a completare l'immagine di un arco luminoso.
    L'elfa puntò l'arma verso Aesiril e mirò alla sua testa. Tirò la corda verso di sé e una freccia luminosa si materializzò. Lasciò la presa e scoccò. Non controllò se il suo attacco andò a segno: doveva cambiare posizione, rendersi invisibile al suo nemico, confondersi tra gli altri non-morti attorno a lei e attaccarlo di nuovo. Sapeva che... qualcuno, di cui non riusciva più a ricordare il nome o il volto, sarebbe stato fiero di lei per la sua strategia.


    GIX
    Il grosso nemico dietro di lui si era rivelato essere un suo simile di elemento terra, ma come ogni non-morto che si rispettava, doveva per forza avere una debolezza verso luce. Nonostante la sua palese imponenza, Gix non si scoraggiò e soffiò un fascio luminoso diretto contro il muso dell'avversario. Sfruttare i punti deboli dei nemici era una delle regole più basilari di un combattimento, e non era poi così incredibile se avesse avuto successo. Purtroppo, se c'era una cosa in cui i draghi di terra eccellevano, era difendersi.
    Il fascio di Gix venne previsto dal non-morto, che manipolò la roccia che avvolgeva il proprio corpo fino a riuscire a schermarsi completamente. Il fascio venne assorbito dalle sue pietre e ben presto, dell'attacco del drago rosso, non rimase altro che un alone più scuro nel punto in cui il raggio era impattato direttamente. Sulla pietra nera dell'avversario si formò una crepa, che si allargò quanto bastava per mostrare le due orbite vuote e rosse del drago non-morto. Il terreno ricominciò a tremare, seppur più debolmente rispetto a prima: nel giro di pochi istanti, delle cuspidi di roccia iniziarono a formarsi davanti a lui, sempre più numerose, sempre più alte e appuntite. Gix poteva calcolare facilmente che nel giro di qualche secondo, quelle stalagmiti sarebbero sorte nella sua esatta posizione!

    I due draghi stavano combattendo tra loro da una trentina di secondi, quando il campo di battaglia venne invaso da una nebbiolina sottile. All'inizio non era niente di cui preoccuparsi, non appariva nulla di più che una bruma un po' densa del normale; poi, quando ebbe modo di crescere, si rivelò una vera e propria coltre di fumo, che filtrava e assorbiva la poca luce dell'acqua circostante. Anche se era meno fitta rispetto a quella che evocata dall'umana all'inizio dell'avventura, era comunque piuttosto fastidiosa: ok che si poteva respirare senza nessun problema, ma era anche vero che quella caverna non esisteva un grande ricircolo d'aria... ci sarebbe stato un modo per liberarsene?
    < Gix, sei tu? - sussurrò una vocina poco più avanti - Per la luna nera, qui non si vede niente... >
    Una figura completamente bardata di nero emerse dalla nebbia. Era difficile da notare, sia per la sua dimensione ridotta che per il colore delle sue vesti. Se non avesse parlato, Gix non avrebbe mai notato la sagoma girarsi nella sua vaga direzione: il cappuccio abbassato permetteva di vedere un piccolo rettangolo di pelle olivastra, tra i capelli scuri e la maschera nera; gli occhi sembravano strizzati in una sottile fessura, come se cercasse di scoprire un qualunque segno di vita nell'oscurità attorno a lei. Anche se non c'era molto altro di riconoscibile, era abbastanza per capire che si trattava di una delle umane che lo aveva accompagnato in quella avventura. Ma cosa ci faceva lì, tra tutti i dannati posti in cui poteva finire? E cos'era quella nebbia? Un altro degli scherzi di quel posto, dopo la musica, le luci e il terremoto?
    Un paio di occhi rossi si illuminarono nella penombra della coltre di fumo, esattamente alle spalle dell'umana. Ecco un'altra presenza che non aveva bisogno di nuove presentazioni: il drago non-morto contro cui stava combattendo! E anche lui, come l'umana, era ricoperto di un materiale nero che lo rendeva difficile da riconoscere...
    La musica che si era diffusa nell'aria, sembrò tutt'a un tratto molto più vicina, come se la sua fonte si fosse spostata all'improvviso. Ora non proveniva più dalla direzione del tempio, ma da poco oltre il drago non-morto. No, la cosa non poteva avere senso. La nebbia rendeva difficile orientarsi, ma di certo non avrebbe potuto interferire tanto sui suoi sensi da non permettergli più di distinguere la direzione di un suono, no?
    Pure Jill si voltò, attirata quanto lui dal repentino cambio nella musica. Il poco di pelle esposta sbiancò di colpo. Che avesse intuito quanto sarebbe stato difficile per lui evitare di colpirla e stava tentando di assumere una tonalità più chiara? No, aspetta. Per gli umani non era normale cambiare colore a piacimento, giusto?


    ZELL
    Gli scheletri attorno a lui non si erano aspettati che l'ibrido potesse alzarsi in volo all'improvviso: in primis, perché Zell fino a quel momento non aveva dimostrato alcun desiderio di fare altro se non spaccare crani a destra e manca; e secondo, perché erano dei dannati non-morti senza più alcuna materia grigia che potesse ragionare per loro. Tutto quello di cui furono capaci per impedirgli di alzarsi in volo e scappare, fu quello di agitare nella sua direzione le loro lame scompagnate, senza però incontrare altro che aria. Se Zell si fosse voltato avrebbe scoperto che gli scheletri avevano continuato a seguire i suoi movimenti per qualche altro istante, come se fossero delusi di aver perso il loro compagno di giochi, finché non si erano voltati tutti assieme nella direzione del tempio.
    Sorvolò l'esercito di ossa che aveva circondato lui e i suoi compagni. Percepì qualcosa di troppo leggero per essere un attacco, finire contro le sue squame. Si voltò e... ehi, era la signorina degli ordegni, quella? Ma perché gli stava lanciando della robaccia addosso? Un tonfo attirò la tua attenzione appena alle spalle dell'umana: una pioggia di pietre era appena caduta sul tetto del tempio, distruggendo parte della copertura scura, senza però riuscire a demolire l'edificio. Cosa stava succedendo? Zell era abbastanza certo che la fata fosse stata in quel punto fino all'attimo prima, ma che fine aveva fatto? Era stata schiacciata da quelle misteriose rocce?
    No, non riusciva più a capirci niente. Aveva bisogno di una visuale d'insieme.
    Volò nella direzione dalla quale erano arrivati e atterrò su una delle terrazze rialzate che si affacciavano nell'enorme caverna. Se non fosse stata esattamente quella da cui erano arrivati, aveva una cascata e una piattaforma molto simile a quella da cui erano usciti. Da quel punto aveva una buona vista sul campo di battaglia: Aesiril era nel punto dove gli scheletri erano più folti, anche se la maggior parte di loro continuavano a marciare verso il tempio, ignorando completamente il suo amico; Zakrina era troppo lontana per poterla scorgere bene, ma secondo i suoi calcoli doveva trovarsi proprio nel punto in cui gli scheletri erano diretti; il drago, infine, si intravedeva attraverso una coltre di fumo scuro che si era espansa nella parte più centrale dell'isola, fino a comprendere sia il drago che il suo avversario. Solo l'altra umana non era visibile da nessuna parte, così come la fata. Che si fossero entrambe nascoste nella strana nebbia scura? O erano da tutt'altra parte? Non che la sua alleata fosse tanto facile da vedere con quei suoi vestiti scuri, nemmeno con la sua vista acuta... ma la fata, per lo meno, poteva essere importante capire dove si trovasse la loro nemica principale, giusto?
    Dei rumori provenienti da un altro terrazzamento attirarono la sua attenzione. Zell non aveva idea di come interpretare il suono... ricordava in parte il rumore degli artigli che graffiavano la roccia ad intervalli regolari. Forse era qualcuno che si stava precipitando nella caverna da una delle altre entrate? Qualcuno che vi stava seguendo?
    Zell si voltò nella direzione del rumore: un grosso licantropo dalla pelliccia folta e scura si ergeva sul bordo di un'altra piattaforma. Stava guardando verso il basso, con lo sguardo teso e concentrato rivolto ai vari combattimenti che costellavano l'isola. Se l'ibrido fosse stato più vicino forse lo avrebbe sentito grugnire qualche imprecazione tra sé e sé, ma non era poi così distante da non poter distinguere la linea rigida della mascella, i denti snudati e l'espressione decisa ma torva.
    Non sembrava aver notato l'ibrido che lo stava fissando dal lato. Prima però che Zell potesse capire se il nuovo arrivato fosse un nemico o un amico, la creatura svanì. Al suo posto comparve una fitta nebbiolina nera, che sembrò procedere a grande velocità verso il basso. Verso la battaglia. E verso i suoi alleati.
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    Gixcaririxen guardò il suo nuovo avversario: un drago non morto. Il drago rosso ringhiò nel vedere un drago non morto, la cosa lo disgustò molto, egli sentì anche i rumori di battaglia dei suoi compagni, sopratutto le grida di battaglia di Zell e sentì anche una strana melodia.
    "dannazione, non posso andare ad aiutare i miei compagni, ho già miei problemi con questo drago zombi... che essere disgustoso... comunque a prima vista mi viene a pensare che lui un tempo era un drago di terra, almeno da quello che ho potuto capire da quello che ho visto, ma ora è un non morto, e come ha detto Aesiril la cura e la luce sono i loro punti deboli... e visto il tipo di drago, almeno il tipo di drago che io penso chi sia, penso che è molto efficace usare il mio elemento di luce che il mio elemento di fuoco" pensò.
    Gix fu molto irritato nel trovarsi ad affrontare quella situazione, infatti egli mosse violentemente la sua lunga e potente coda, qualunque non morto che fosse stato alla portata della sua coda venne colpito, costringendoli ad indietreggiare, infine il drago rosso continuò a ringhiare ed esporre le sue zanne affilate, subito dopo Gix prese fiato e sparò un raggio di luce contro il suo avversario drago non morto, provandolo a colpire. Mentre attaccò il dragone rosso restò attento al suo avversario per un possibile contrattacco, in modo da evitarlo o subbie meno danni possibili

    Gix usa Luce di vita
    Tira, una domanda: gli avversari li controlli tu giusto
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    L'azione era frenetica, i nemici potenti e il livello di delirio era schizzato alle stelle, ma nonostante ciò, oltre ogni previsione concepita dal master della role, i tre se la stavano cavando egregiamente. Roxium vide che la dragonessa si stava impegnando al massimo per cercare di uccidere il più alto numero di nemici e allo stesso tempo di non far cadere i suoi alleati, ma durante una brusca virata, l'elfo non riuscì ad avvisare l'umano di reggersi con tutte le forze e così, cadde a gambe all'aria.
    "Liya , acciuffa Edwin, prima che si sfracelli al suolo!!!!" Urlò l'elfo in tutta agitazione per la vita del suo alleato, ma a quanto pare la dragonessa sembrava impassibile alle sue grida, visto che si era messa a constatare se i nostri attacchi fossero andati a segno oppure no. Stava quasi per urlargli di nuovo, ma di punto in bianco la dragonessa si gettò in picchiata rovesciandosi verso il basso per lanciarsi contro Edwin e afferrarlo al volo, ma col fare ciò, l'elfo venne scaraventato giù dal dorso e urlò così tante imprecazioni verso di lei, che se stessi qui a scriverle, finirei nel duemila mai XD.
    Il povero Roxium si stava per sfracellare malissimo contro una staccionata a millantamila chilometri orari, ma per gentile concessione/compassione della dragonessa, lo riprese al volo con la coda, dopo essere uscita da un gorgo oscuro... rapidamente e mentalmente la ringraziò per il salvataggio e d'istinto, rafforzò la presa sulla coda e dopo un breve momento, riuscì di nuovo a toccare terra.
    Dopo l'atterraggio rocambolesco, l'elfo si stiracchiò come un gatto e allo stesso tempo stava per chiudere gli occhi per ricaricarsi un po', quando vide delle bellissime ninfe dirigersi proprio nella sua direzione e una di loro, una ninfa dai capelli rosso fiamma, gli chiese di andare con lei non si sa dove con un tono molto sensuale e accompagnato da uno sguardo penetrante, ma nello stesso tempo, la dragonessa lo trafisse con i suoi occhi d'ametista e l'elfo si trovò in conflitto con sé stesso, poiché da una parte voleva seguire senza indugi la giovane fanciulla, ma dall'altra parte, aveva paura delle terribili conseguenze delle azioni della dragonessa nei suoi confronti se l'avesse lasciata lì da sola a combattere.
    "Guarda, in condizioni normali, accetterei di buon grado di seguire una giovane e bella ninfa come te, ma purtroppo siamo nel bel mezzo di una battaglia, quindi di grazia, mi scuserai se sono un po' diffidente nei tuoi confronti e che ti voglia chiedere dove hai intenzione di portarmi". Detto ciò, l'elfo mentalmente si meravigliò di aver utilizzato una così raffinata domanda, visto che con il passare degli anni si era abituato a utilizzare di più il gergo moderno, ma a quanto pare le sue radici da elfo non erano morte completamente.
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    Mostri Giapponesi


    Premetto che questo libro non l'ho mai letto, lo acquistai 2 anni fa come regalo per il mio ragazzo, ma da quel che ho visto è un libro che parla di tutti i mostri giapponesi ed è anche illustrato ^_^ ve lo consiglio comunque!

    CITAZIONE
    State per entrare in un mondo che non è né fiaba né leggenda. Potreste considerare questo, libro una sorta di "elenco degli avvistamenti", poiché si basa su narrazioni popolari e credenze, ma anche su antichi documenti ufficiali che spesso risultano più inquietanti di un racconto dell'orrore. Questa sorta di bestiario non raccoglie semplicemente le descrizioni delle creature mitologiche del Giappone, ma cerca piuttosto di metterci al corrente degli stati d'animo, delle situazioni e dei luoghi che le hanno partorite, in bilico fra luce e ombra, fra ciò che si sa e non viene detto per timore e ciò che non si sa ma si vorrebbe scoprire. Per gustare queste pagine è sufficiente liberarsi di alcuni preconcetti e lasciarsi guidare in un mondo in cui, per esempio, un oggetto o un animale ottengono il potere di evolversi in creature mostruose se superano una certa età, un certo peso o una certa dimensione; in cui i cani-procione sono i detentori dell'arte della metamorfosi e le volpi hanno abitudini e cerimonie simili a quelle degli esseri umani; un mondo in cui una lanterna stregata può farti perdere la via, o in cui puoi morire dal terrore per aver visto il volto ghignante di una vecchia che lava i fagioli in un fiume; un mondo in cui chiedersi costantemente se ciò che abbiamo visto è reale o il frutto della nostra immaginazione, della nostra paura del buio, della nostra repulsione per lo sporco, della nostra diffidenza per il diverso.

    Oltre a questo, sta anche Spiriti giapponesi, sempre dallo stesso illustratore e autore!
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    C'erano molte cose che Thyen non capiva. Dall'enorme quantità di acqua che lo aveva circondato da quando aveva abbandonato il suo deserto al perché fosse l'unico di sua conoscenza a poter capire cosa gli animali dicessero, erano davvero un sacco le questioni che non riusciva a spiegarsi. Una di queste era: come era finito in quella situazione? Com'è che quei pirati lo avevano condotto davanti ad una delle sue nemesi? Perché lo volevano costringere a salire su una... nave?
    Dopo aver teso la scatola verso il capitano ed essere stato bellamente ignorato sia da lei che dai suoi due scagnozzi, seguì i tre umani verso la locanda dove li aveva incontrati per la prima volta. Non fecero nemmeno in tempo ad entrare che il raggiunsero all'esterno un gruppetto di loschi individui, tutti accomunati da uno sguardo piuttosto preoccupato. Thyen riconobbe la scimmia che salì sulla spalla del capitano come uno dei membri della ciurma pirata (in bocca sentiva ancora il gusto della bevanda terrificante che gli aveva servito nella locanda). Tra i tizi che Thyen non riconobbe (neanche lui sapeva se era perché non ci avesse fatto caso o se non fossero stati presenti), c'era anche un enorme serpentone con uno strano accento sibilante. Dal modo in cui si riferiva alla capitana, Thyen capì che anche lui faceva parte della ciurma... poi stop. Non ascoltò nient'altro.
    Per tutti i granelli di sabbia su cui aveva zampettato, ma quanto aveva da parlare? A sua discolpa, quello strano serpente non era tanto bravo a raccontare le storie. Le sue S rendevano il discorso un po' troppo complesso da seguire e pur di non ascoltare quello che diceva, Thyen si intrattenne osservando l'ambiente circostante mentre seguiva gli altri correndo sulle quattro zampe. Non che bocciasse completamente il povero serpente, eh, ma doveva lavorare un po' sul modo in cui raccontava: per esempio, si supponeva che il protagonista vincesse contro i cattivi, non che perdesse conoscenza in un vicolo! Quello che era perso veniva sempre ritrovato alla fine di tutto e non era mai successo che il racconto terminasse con il furto della propria nave! Il marinaio che aveva incontrato nel deserto invece... oh, lui sì che era stato un genio nel raccontargli le meraviglie di quello strano mondo sull'acqua!
    Il racconto finì e ben presto anche la loro corsa. Thyen, distratto com'era, finì per scontrarsi contro uno dei due pirati che lo avevano accompagnato nei meandri del lago, ma si allontanò prima che il pirata potesse voltarsi e capire cosa lo avesse urtato. Li raggiunsero prima un omone peloso che la piccola volpe doveva aver già visto nella locanda e da un ragazzino poco più alto di lui, che scarabocchiò qualche strano ghirigoro su un suo quadernetto.
    Fu solo quando la capitana indicò una nave lì vicino che Thyen cominciò a dimostrare le prime perplessità. Guardò tutti i presenti con uno sguardo imbronciato, sperando di attirare l'attenzione di almeno qualcuno.
    < Ehm, abbiamo davvero bisogno di una nave per andarci? Non è che vi posso raggiungere a piedi o qualcosa del genere? > chiese Thyen con titubanza, a nessuno in particolare.
    Ricordava ancora cosa aveva provato il suo stomaco su una di quelle cose: non era esattamente quel genere di esperienze che voleva replicare.
584 replies since 21/7/2013
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